sabato 31 dicembre 2011

Welcome to Collinwood

anno: 2002       
regia: RUSSO, ANTHONY & JOE  
genere: commedia  
con William H. Macy, Isaiah Washington, Sam Rockwell, Michael Jeter, Luis Guzmán, John Buck Jr., Patricia Clarkson, Andy Davoli, Brett C. Leonard, Frank O'Donnell, Peter Veneziano, Bernard Canepari, Art Oughton, Ray Calabrese, George Clooney, Annie Kitral, Lissy Gulick, Dorothy Silver, Maryanne Nagel, David Warshofsky, Jennifer Esposito, Gabrielle Union, Don Kost, June Lang, Basil Russo, Angela Russo-Otstot, Wayne S. Turney, Rohn Thomas  
location: Usa
voto: 2

È questo sarebbe il remake de I soliti ignoti? Che soddisfazione vedere attori come Totò, Gassman, Mastroianni, Salvatori, persino Tiberio Murgia e Memmo Carotenuto surclassare Macy, Rockwell e Clooney! La trama più o meno è la stessa: un detenuto (Guzman) riceve una soffiata (la chiamano "il mio Bellini") su un colpo facile facile che da un appartamento li collegherebbe con la cassaforte dell'istituto di pegni. Ma i ladri sono troppo scalcagnati e l'operazione finisce miseramente.
Non c'è traccia di comicità in questo Welcome to Collinwood (che poi sarebbe Cleveland) e quello che nel film di Monicelli faceva ridere qui si converte in una commedia amara e grottesca, molto urlata, compiaciuta degli eccessi coprolalici. Il modo migliore, insomma, per far passare la voglia a qualsiasi spettatore americano di andarsi a rivedere l'originale. Sempre però avendo ben chiare le differenze antropologiche tra Italia e Stati Uniti…    

venerdì 30 dicembre 2011

Tu mi turbi

anno: 1983   
regia: BENIGNI, ROBERTO 
genere: comico 
con Roberto Benigni, Olimpia Carlisi, Giacomo Piperno, Nicoletta Braschi, Claudio Bigagli, Carlo Monni, Alessio Marconi, Nicoletta Amadio, Mariangela D'Abbraccio, Germana Di Giannicola, Enio Drovandi, Serena Grandi, Lavinia Grizi, Nicoletta Amodio, Tamara Triffez 
location: Italia
voto: 1,5

Il comico che proviene da Cioni Mario, dalla factory de L'altra Domenica e che al cinema si era fatto dirigere da Giuseppe Bertolucci (che qui lo affianca nella stesura del copione) e da Ferreri, esordisce dietro la macchina da presa con un film che, col senno di poi, propone con urgenza un interrogativo insolubile: come ha fatto Benigni a diventare Benigni? Tu mi turbi si compone di quattro episodi accomunati dalla tematica a sfondo religioso. Nel primo (Durante Cristo) un pastore si ritrova a fare da baby sitter a Gesù bambino; nel secondo (Angelo), il protagonista convive col suo angelo custode ma non vuole farlo sapere in giro; nel terzo (In banca) un balordo va a chiedere un prestito in banca (il direttore si chiama Diotaiuti) senza garanzie; nel quarto (I militi) due bersaglieri che stanno di guardia al monumento al milite ignoto, presso il Vittoriano, prima scherzano e poi discettano sull'esistenza di dio. Non una sola risata, non un sorriso: soltanto tediosissimi monologhi e la totale assenza di scrittura filmica.

giovedì 29 dicembre 2011

Breaking news

anno: 2005   
regia: TO, JOHNNIE  
genere: poliziesco  
con Richie Jun, Kelly Chen, Nick Cheung, Lam Suet, Cheung Siu-Fai  
location: Hong Kong
voto: 4

A seguito di una rapina gli uomini di una banda si rifugiano all'interno di un palazzone, proprio dove altri rapinatori hanno già trovato riparo. Sollecitata da una consulente d'immagine, la polizia, per sedare le voci di inefficienza e insicurezza che vengono dall'opinione pubblica di Hong Kong, opta per un'operazione spettacolare che coinvolge direttamente i media. Ma l'irruzione si rivela un disastro.
Questi asiatici sono talmente schiavi dell'apollineo che si preoccupano soltanto della messa in scena, sia cha girino un poliziesco, sia che vadano a rovistare nella filosofia zen. Sicché è impossibile non riconoscere anche a Johnny To, regista del film, di saperci fare con la macchina da presa, a cominciare dallo spettacolare piano sequenza iniziale. Ma si tratta pur sempre di un cinema estetizzante che si risolve soltanto a suon di split screen, ralenty, effettacci speciali ed esplosioni a gogo, tutto infilato in una serie di sparatorie infinite che non variano mai il ritmo, non creano suspense e appiattiscono l'opera al livello di un qualunque b-movie.    

mercoledì 28 dicembre 2011

Il delitto di via Poma

anno: 2011   
regia: FAENZA, ROBERTO
genere: giallo
con Silvio Orlando, Giulia Bevilacqua, Michele Alhaique, Astrid Meloni, Giorgio Colangeli, Rosa Pianeta, Claudio Botosso, Imma Piro, Lorenzo Lavia, Fabrizio Traversa, Angelo Maggi, Paolo Buglioni, Alessio Caruso, Alessandro Giuggioli, Luca Cimma, Vittorio Ciorcalo, Maria Laura Rondanini, Sergio Graziani, Daniela Piperno, Paolo Maria Scalondro, Milena Miconi, Paolo Bernardini, Sebastiano Lo Monaco, Massimo Popolizio
location: Italia
voto: 5

Nell'agosto del 1990 un'impiegata ventenne (Meloni) fu uccisa all'interno di un ufficio nel quartiere Prati, a Roma. I sospetti caddero inizialmente sul portinaio dello stabile (Colangeli), quindi sul nipote di un architetto che abitava nella stessa palazzina e infine - dopo una clamorosa riapertura del caso a distanza di quasi vent'anni - sul fidanzato della ragazza. Roberto Faenza, che non è nuovo a raccontare fatti di cronaca in chiave di finzione (Alla luce del sole), dirige questo film per la televisione che si attiene con grande fedeltà ai fatti, mette al centro della scena un ispettore risoluto e integerrimo (l'unico personaggio di rilievo inventato di sana pianta e interpretato col la consueta bravura da Silvio Orlando) e lascia trapelare la possibilità di un complotto ad alti livelli che avrebbe potuto coinvolgere persino i servizi segreti, come in effetti fu. Il delitto, passato alle cronache come quello di via Poma, è a tutt'oggi senza un vero colpevole e nel frattempo alcuni personaggi sono spariti dalla scena, a cominciare da quel Pietrino Vanacore, il portinaio, che si suicidò alla notizia della riapertura dell'inchiesta. Il film ha un andamento assai classico e didascalico e il cast, con l'eccezione di Orlando, Alhaique, Colangeli e pochi altri, trova soprattutto nelle interpreti femminili un fondatissimo sospetto che il reclutamento sia stato fatto con la tecnica Berlusconi-Saccà. Con ottimi voti alla prova microfono.    

martedì 27 dicembre 2011

La vita è un romanzo

anno: 1983       
regia: RESNAIS, ALAIN 
genere: commedia
con Vittorio Gassman, Ruggero Raimondi, Geraldine Chaplin, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Sabine Azéma, Robert Manuel, Martine Kelly, Samson Fainsilber, Véronique Silver, André Dussollier, Guillaume Boisseau, Sabine Thomas, Bernard-Pierre Donnadieu, Rodolphe Schacher, Jean-Claude Arnaud, Lucienne Hamon, Jean-Louis Richard, Hélène Patarot, Flavie Ducorps, Jean-Claude Corbel, Jean-Michel Dupuis, Michel Muller, Philippe Laudenbach, Cathy Berberian, Marc Adjadj, Nelly Alard, Tony Ammirati, Sébastien Angebault, Jérôme Anger, Michel Batilliet, Francine Bergé, Jean-Noël Bert, Philippe Besson, Tomasz Bialkowski, Patricia Bilal, Charlotte Bonnet, Bérangère Bonvoisin, Valérie Bousquet, Michel Brinquier, Linda Bruno, Robert Cantarella, Catherine Cauwet, Elisabeth Chailloux, Pierre Charras, Raphaëline Chauvière, Eve Cotton, Jean Crubelier, Yann Dedet, Garrick Dowhen, Jean-Pierre Dravel, Valérie Dréville, Nicolas Dumayet, Michelle Dumon, Jean-Marie Duprez, Thierry Ferrer, Serge Feuillard, Eric Franklin, Pierre Frano, Marie Gascon, François-Eric Gendron, Marjorie Godin, François Guétary, Jean Henry, Hervé Hiolle, Bernard Hug, Louis Julien, Pierre Julien, Laura Koffler, Chantal Ladesou, Kristine Lamouret, Jean-Claude Lecas, Noëlle Leiris, Annie Le Youdec, Jean-Pierre Lituac, Carole Lixon, Pierre Londiche, Ham-Chau Luong, Janine Magnan, Fabienne Mai, Madette Marion, Anne-Marie Mayfair, Antoine Mikola, Françoise Morhange, Pierre Namia, Svetlana Novak, Charlène Paquette, Valérie Pascale, Jean-Pierre Pauty, Guylène Péan, Isabelle Pichaud, Odile Poisson, Luc Ponette, Françoise Rigal, Danièle Rimbaud, Marie Rivière, Yannick Rocher, Jean-Louis Rolland, Violetta Sanchez, Gabriella Sheer, Caroline Sihol, Laurent Spielvogel, Valérie Stroh, Alexandra Szypulska, Nicolas Tronc, Jacques Vrignaud, Jean-Claude Weibel, Fabienne Guyon, Nathalie Holberg, Martine Guillaud 
location: Francia
voto: 2

Nel 1914 un magnate utopista e visionario (Raimondi) investe tutti i suoi averi per erigere un castello destinato a diventare la casa della felicità per tutti i suoi amici. Gli eventi bellici cambiano il corso delle cose e anni dopo quella stessa reggia, diventata un centro educativo, ospita un convegno fallimentare sul tema dell'educazione. Nel frattempo alcuni bambini immaginano mondi fantastici.
Delirante, presuntuosissimo, il film di Resnanis è uno sterile esercizio di boria intellettuale articolato in tre episodi malamente intrecciati tra loro, gonfiato da riferimenti dotti e messaggi cifrati, con inascoltabili inserti canori con tanto di coro greco e sterili divagazioni sui massimi sistemi ricavati da un "copione un po' sfilacciato, d'un didascalismo sofistico" (Grazzini). Il peggio della spocchia francese in salsa cinematografica.    

lunedì 26 dicembre 2011

La vera leggenda di Tony Vilar

anno: 2006   
regia: GAGLIARDI, GIUSEPPE 
genere: documentario 
con Peppe Voltarelli, Totonno Chiappetta, Cristina Mantis, Dario De Luca, Saverio La Ruina, Antonio Aiello, Roy Paci 
location: Argentina, Usa   
voto: 5

Negli anni '60 un certo Tony Vilar - al secolo, Antonio Ragusa - lasciò l'Italia per emigrare in Argentina, dove ebbe un successo incredibile come crooner. Poi, nel pieno della popolarità, sparì improvvisamente al punto che neppure la ex moglie ne seppe più nulla. Peppe Voltarelli, musicista anch'egli e parente alla lontana di Vilar, si mette sulle tracce dell'uomo per trovare una soluzione al mistero. Il suo viaggio è l'occasione per un ritratto degli italiani all'estero, tra Argentina e Stati Uniti: uomini con i patacconi al mignolo, colletti spropositati fuori dalla giacca, catene, catenine, bracciali e broccolino, facce che farebbero sentire chiunque più al sicuro all'Ucciardone. Il mockumentary firmato da Giuseppe Gagliardi e nato da un'idea dello stesso Voltarelli, con qualche intermezzo dichiaratamente ludico, la tira però troppo per le lunghe e in più occasioni perde colpi, nonostante il motivo incredibile che ha determinato la sparizione di Vilar, che ovviamente è vietato svelare.

domenica 25 dicembre 2011

La storia del cammello che piange (Die Geschichte vom weinenden Kamel)

anno: 2005   
regia: BYAMBASUREN, DAVAA * FALORNI, LUIGI  
genere: documentario  
con Janchiv Ayurzana, Chimed Ohin, Amgaabazar Gonson, Zeveljamz Nyam, Ikhbayar Amgaabazar, Odgerel Ayusch, Enkhbulgan Ikhbayar, Uuganbaatar Ikhbayar, Dogo Roljav, Ariunjargal Adiya, Munkhbayar Lhagvaa, Chuluunzezeg Gur, Guntbaatar Ikhbayar  
location: Mongolia
voto: 5

Dai tempi di Bambi, il cinema non ha mai smesso di  riproporre il tema dell'amore materno in tutte le sue salse. A questo giro è il turno di mamma cammello, che nel bel mezzo del deserto mongolo ha messo al mondo un piccolo albino. La genitrice non vuole saperne di allattarlo e gli sforzi propiziatori dei mandriani per avvicinare il cucciolo alla tetta materna sembrano inutili. Fino al prevedibile epilogo.
Ciò che più sorprende di questo semidocumentario tirato per le lunghe per un'ora e mezza è che non si capisce cosa avrebbe fatto la troupe se anziché un cammello albino fosse nato uno normale. Avrebbe girato i tacchi e sarebbe tornata in Europa (il film è una coproduzione italo-tedesca)? O avrebbe imbastito un qualsiasi altro documentario di taglio etno-antropologico sulla tosatura dei cammelli e la fabbricazione di corde? L'operazione nel complesso resta un mistero ma alcune scene, come quella del canto con strumento a corda, così accorato e ancestrale da convincere anche mamma cammello a donare un po' del suo latte, sono davvero toccanti e gli scenari naturalistici ritratti con gusto.    

domenica 18 dicembre 2011

El Alamein – La linea del fuoco

anno: 2002   
regia: MONTELEONE, ENZO  
genere: guerra  
con Paolo Briguglia, Pierfrancesco Favino, Luciano Scarpa, Emilio Solfrizzi, Thomas Trabacchi, Sergio Albelli, Piero Maggiò, Antonio Petrocelli, Giuseppe Cederna, Roberto Citran, Silvio Orlando  
location: Egitto
voto: 7

Bisogna guardarlo, questo El Alamein, opera terza di Enzo Monteleone, per capire cosa fossero le smanie espansionistiche e criptoimperialiste del fascismo persino davanti agli occhi ingenui di uno studente di lettere che, per amor patrio, parte come volontario per raggiungere un contingente di disgraziati nel bel mezzo del deserto africano, presso il presidio di El Alamein, dove una milizia colabrodo, senza acqua né viveri, ha l'assurdo compito di sfondare la linea di difesa inglese. Bisogna guardarlo per capire quanto ingenuo fanatismo, quanta ignoranza, quante stramberie potessero ingurgitare, ieri come oggi, anche le persone con qualche mezzo culturale in più.
Il romanzo di formazione che ha per protagonista Paolo Briguglia è la storia di una fine senza fine, una vicenda umana dove la convivenza con la dissenteria e gli scarafaggi è all'ordine del giorno, la propria pipì l'unica risorsa idrica, le pretese degli stati generali dell'esercito irragionevoli, la lotta per la sopravvivenza una scommessa a cui votarsi sperando nei miracoli (non più di tre a testo, però). Tanto chi comanda - siamo nel 1942 e a palazzo Venezia c'è Mussolini - sta comodamente a casa a dare ordini.
Prova convincente diretta come un'opera corale, con gli scenari del deserto (quello egiziano ma anche quello del Marocco) a suggerire immagini bellissime e inquietanti. Peccato che, di tanto in tanto, faccia capolino un po' di retorica. Cammei per Orlando, Cederna e Citran.    

sabato 17 dicembre 2011

Midnight in Paris

anno: 2011       
regia: ALLEN, WOODY
genere: commedia fantastica
con Owen Wilson, Rachel McAdams, Kurt Fuller, Mimi Kennedy, Michael Sheen, Nina Arianda, Carla Bruni, Maurice Sonnenberg, Thierry Hancisse, Guillaume Gouix, Audrey Fleurot, Marie-Sohna Conde, Yves Heck, Alison Pill, Corey Stoll, Tom Hiddleston, Sonia Rolland, Daniel Lundh, Laurent Spielvogel, Thérèse Bourou-Rubinsztein, Kathy Bates, Marcial Di Fonzo Bo, Marion Cotillard, Léa Seydoux, Emmanuelle Uzan, Adrien Brody, Tom Cordier, Adrien de Van, Serge Bagdassarian, Gad Elmaleh, David Lowe, Yves-Antoine Spoto, Laurent Claret, Sava Lolov, Karine Vanasse, Catherine Benguigui, Vincent Menjou Cortes, Olivier Rabourdin, François Rostain, Marianne Basler, Michel Vuillermoz
location: Francia
voto: 5,5

Dopo il tributo a Barcellona e Londra, Woody Allen rende omaggio a Parigi con una commedia leggerissima al centro della quale c'è uno scrittore americano (Wilson) in vacanza con la fidanzata (McAdams), con cui è in procinto di sposarsi. L'uomo, che è uno sceneggiatore di successo, sta concludendo il suo primo romanzo e all'ombra della Torre Eiffel trova l'ispirazione per il guizzo finale grazie ai magici incontri che fa dopo la mezzanotte con il milieu culturale della Parigi anni '20. Ecco allora che nelle sue serate passate lontane dall'infida fidanzata incontra Scott Fitzgerald, Hemingway, Picasso, Buñuel, Dalí, Gertrud Stein, Cole Porter e Toulouse Lautrec.
Si respira un'aria lieve e frizzante in questo Midnight in Paris che, senza insistere eccessivamente sui paradossi temporali, ci elargisce un messaggio da terza elementare: la nostalgia e la fuga dal presente sono solo i segni della nostra insoddisfazione.     

venerdì 16 dicembre 2011

Là dove scende il fiume (Bend of the river)

anno: 1952   
regia: MANN, ANTHONY 
genere: western 
con James Stewart, Arthur Kennedy, Julie Adams, Rock Hudson, Lori Nelson, Jay C. Flippen, Chubby Johnson, Henry Morgan, Royal Dano, Frances Bavier, Frank Ferguson, Jack Lambert, Stepin' Fetchit, Cliff Lyons, Frank Chase, Petrie Howard 
location: Usa
voto: 3,5

Nel 1880 una carovana muove da per andare verso l'Oregon, guidata da un bandito che si è redento (Stewart). Interessi economici, tradimenti e carenza di viveri renderà molto difficile la traversata di questi bravi pionieri.
Road movie a briglia di cavallo con punte di comicità parodistica, ingenuità a gogo, scene d'azione dilettantesche e intermezzi gratuiti con gli indiani all'attacco. Dicono che Anthony Mann sia uno specialista del genere e in effetti con Lo sperone nudo ha centrato l'obiettivo. Ma qui bisogna essere più stolidi di un Candide per mandare giù questa storiellina.    

domenica 11 dicembre 2011

Il tigre

anno: 1967   
regia: RISI, DINO
genere: commedia
con Vittorio Gassman, Ann-Margret, Eleanor Parker, Fiorenzo Fiorentini, Antonella Steni, Luigi Vannucchi, Caterina Boratto, Jacques Herlin, Eleonora Brown, Giambattista Salerno, Nino Segurini, Consalvo Dell'Arti, Franco Gulà, Egidio Casolari, Ruggero Orlando, Giovanni Ivan Scratuglia
location: Italia
voto: 7

L'ingegner Francesco Vincenzini (Gassman), uomo tutto d'un pezzo a capo di una grossa azienda romana in affari col Vaticano, prende una sbandata per una ragazzina (Margret) rischiando così di rimetterci il posto.
Gassman, il grande mattatore, scioglie le briglie a tutto il suo talento istrionico nel suo settimo film sotto la regia di Dino Risi. Age e Scarpelli firmano un copione al centro del quale c'è la satira sul perbenismo borghese, la senilità incipiente, la subordinazione della donna all'uomo (per cui una qualsiasi moglie preferiva essere cornuta piuttosto che abbandonata) nonché lo smarrimento davanti alla scelta tra una vita facile e un diversivo appagante.

giovedì 8 dicembre 2011

Electra Glide

anno: 1973       
regia: GUERCIO, JAMES WILLIAM 
genere: poliziesco 
con Robert Blake, Royal Dano, Peter Getera, Billy Green Bush, Katherine Kath, Lee Loughnane, Jeannine Riley, Mitch Ryan, Elisha Cook Jr., David J. Wolinski 
location: Usa       
voto: 5,5

Sembra di vedere Easy rider dall'altra parte della barricata davanti alle immagini dell'unico film dell'oriundo siciliano Guercio, che racconta di come un poliziotto zelante e muscoloso (Blake) riesca a stare sempre dalla parte sbagliata e si cacci costantemente nei guai. Questo apologo sul crollo del sogno americano, girato interamente nella Monument Valley che ha fatto spesso da sfondo all'epopea western, è la quintessenza del cinema indipendente a stelle e strisce degli anni '70.    

martedì 6 dicembre 2011

Il testamento del Dottor Mabuse (Das testament des Dr. Mabuse)

anno: 1933   
regia: LANG, FRITZ 
genere: poliziesco 
con Rudolf Klein-Rogge, Oscar Beregi, Georg John, Karl Meixner, Theodor Loos, Otto Wernicke, Klaus Pohl, Vera Liessem, Gustav Diessl, Camilla Spira, Rudolf Schundler, Theo Lingen, Paul Oskar Hocker 
location: Germania   
voto: 3,5

Undici anni dopo il primo episodio avente come protagonista il diabolico dottor Mabuse, Lang, prima di dover riparare in America, torna sul suo personaggio mefistofelico per un'avventura che risente irrimediabilmente dell'usura del tempo. Rinchiuso in una clinica psichiatrica, il dottor Mabuse ipnotizza le sue vittime a distanza e riesce a dirigere una rapina senza essere fisicamente presente. La polizia, come da copione, brancola nel buio ma un commissario pertinace riuscirà a sbrogliare la matassa. Continue oscillazioni di tensione, plot narrativo farraginoso e troppi personaggi periferici sono i limiti di questo film che si fa apprezzare per l'atmosfera da incubo che riesce a creare ma che è ancora molto lontano da quel capolavoro che sarebbe stato l'episodio successivo, Il diabolico Dr.Mabuse.
Facile leggerci una allegoria di ciò che stava accadendo in Germania in quegli anni.   

domenica 4 dicembre 2011

Quando la città dorme (While the city sleeps)

anno: 1956   
regia: LANG, FRITZ 
genere: poliziesco 
con Dana Andrews, Rhonda Fleming, George Sanders, Howard Duff, Thomas Mitchell, Vincent Price, Sally Forrest, John Barrymore Jr., James Craig, Ida Lupino 
location: Usa   
voto: 6

Un figlio di papà scialbo e ottuso (Price) si ritrova a dover dirigere un grande giornale newyorchese dopo la morte del genitore. Non sapendo quali pesci pigliare, decide di mettere tre caporedattori in competizione tra loro proprio nei giorni in cui un serial killer se ne va in giro per la città a strangolare ragazze sole. Esito a sorpresa.
Magistrale come sempre nel raccontare i moti più bassi della folla, il cicaleccio malevolo e i sentimenti più spregiudicati, Lang firma il suo penultimo film americano con un'indelebile impronta al vetriolo, prendendo spunto dal romanzo di Charles Einstein.     

sabato 3 dicembre 2011

Le grandi manovre (Les Grandes Manoeuvres)

anno: 1956   
regia: CLAIR, RENÉ 
genere: sentimentale 
con Gerard Philipe, Michèle Morgan, Magali Noël, Brigitte Bardot, Jean Desailly, Pierre Dux, Bruno Balp, Dany Carrel, Catherine Anouilh, Simone Valere, Arlette Thomas, Jacqueline Marbaux, Olivier Hussenot, Jacques François, Gabrielle Fontan, Jacques Fabbri, Helene Duc, Raymond Cordy, Georges Bever, Madeleine Barbulée, Maxwell Anderson 
location: Francia
voto: 4


Il primo uomo di cinema divenuto accademico di Francia, lo sperimentatore degli anni '20, firma uno dei suoi film più noti raccontando una storiellina sentimentale adatta a un fotoromanzo. Ne è protagonista un ufficiale dell'esercito francese (il simpatico Philipe) in procinto di partire per la guerra (siamo nel 1914), infaticabile playboy, che per scommessa abborda a sorte la prima che capita (Morgan). Gli succede però di innamorarsi sul serio ma quando la sua bella viene a conoscenza dell'origine della loro relazione perde ogni fiducia nel rapporto.
Da uno spunto così esile, dilatato per quasi due ore, esce un film il cui unico motivo di interesse sta nel modo con cui Clair tratteggia l'ambiente sociale dell'epoca: le pressioni della collettività sull'individuo, il conformismo taroccato e l'imperterrito cicaleccio sia femminile che maschile.    

giovedì 1 dicembre 2011

Le dame e il Cavaliere

anno: 2010   
regia: FRACASSI, FRANCO 
genere: documentario 
con Silvio Berlusconi, Patrizia D'Addario 
location: Italia
voto: 6

Non è un horror di George Romero e non è ambientato in un altro pianeta. È tutta italiana e per niente fantascientifica la storia cucita come la più normale delle inchieste televisive da Franco Fracassi, che racconta i nessi tra la politica e i prudori senili di un vecchio bavoso che si chiama Silvio Berlusconi. I nomi dei protagonisti di questa storia li conosciamo tutti: oltre a quello del Caimano, ci sono quelli di Patrizia D'Addario, Barbara Montereale, Noemi Letizia, Mara Carfagna e moltissime altre. È quella che Paolo Guzzanti ha chiamato la mignottocrazia: un sistema basato su uno scambio tra favori sessuali e posti in politica. Tutte storie che chi legge i giornali e non si limita al teatrino di Emilio Fede ben conosce: le telefonate a Saccà per piazzare qualche ragazzina pur di fare contento qualche politico e assicurarsi "la maggioranza in senato" (parole registrate); festini con decine di ragazzine; il satrapo che passa la notte con una escort quando gli Stai Uniti stanno eleggendo il primo presidente nero della loro storia. È una vicenda a dir poco avvilente, raccontata montando immagini di repertorio e testimonianze. Lo stile è lontanissimo dal paradigma Michael Moore e il sonoro è montato in maniera dilettantesca ma il pregio sta in una serie di accostamenti arditi tra il "prima" (le ninfette in mutande) e il "dopo" (le stesse in parlamento o simili). Il più agghiacciante è quello che riguarda Mara Carfagna in veste di cubista a cosce aperte. Qualcuno magari se l'è scordato, ma è diventata ministro della Repubblica.    

domenica 27 novembre 2011

Il buio oltre la siepe (To kill a mockingbird)

anno: 1962   
regia: MULLIGAN, ROBERT
genere: drammatico
con Gregory Peck, John Megna, Frank Overton, Rosemary Murphy, Brock Peters, Mary Badham, Phillip Alford, Robert Duvall, Paul Fix, Collin Wilcox Paxton, Alice Ghostley, William Windom, James Anderson
location: Usa
voto: 8,5

Viene da romanzo d'esordio di Harper Lee l'apologo morale di Robert Mulligan, che aggiorna lo spirito democratico di Frank Capra con un film ambientato durante la Grande Depressione. Né è protagonista un avvocato che tutti chiamano Atticus (Peck), vedovo e padre di due ragazzini, chiamato a difendere un nero (Peters) da un'ingiusta accusa di stupro. Per i suoi figli e per l'intera comunità di cui fa parte sarà l'occasione per una grande lezione morale.
Con Il buio oltre la siepe Mulligan firma il suo film migliore, muovendosi su diversi piani narrativi, mettendo ora al centro della storia i due piccoli protagonisti, ora il loro salomonico padre e costruendo l'intreccio su un doppio caso di pregiudizio: quello verso il "diverso", solo perché strano - un vicino di casa del quale si raccontano leggende di pura fantasia, interpretato da un giovanissimo Robert Duvall, il quale avrà un ruolo di punta nel finale  - e quello verso il nero in una società ancora fortemente razzista. L'esempio di Furia di Fritz Lang è sotto le righe della sceneggiatura (di Horton Foote); la bella prova d'attori, la cura del dettaglio e il pregevole bianco e nero fanno il resto, facendo meritare al film ben 3 premi Oscar: miglior attore protagonista, sceneggiatura e scenografia.

sabato 26 novembre 2011

Miracolo a Le Havre (Le Havre)

anno: 2011       
regia: KAURISMÄKI, AKI 
genere: grottesco 
con André Wilms, Kati Outinen, Jean-Pierre Darroussin, Blondin Miguel, Elina Salo, Evelyne Didi, Quoc Dung Nguyen, François Monnié, Roberto Piazza, Pierre Étaix, Jean-Pierre Léaud 
location: Francia
voto: 3

19 anni dopo Vita da Bohème, il finlandese Kaurismaki torna in Francia per raccontare, con toni inusitatamente più leggeri rispetto ai recenti Le luci della sera e L'uomo senza passato, un mondo ai margini che vuole anche essere anche un tributo - in parte esplicito, a cominciare dal nome del protagonista, Marcel Marx - a Marcel Carnè, ai fratelli Marx, ma anche a Tati e Bresson. Lo schema è il solito: una storia fuori dal tempo, facce irregolari, attori chiamati alla non recitazione, macchina da presa immobile, regia straniata, ritmo lentissimo, improvvisi scantonamenti tra l'onirico e il grottesco, dropout al centro della narrazione e persino un siparietto rockettaro con un Little Bob (Piazza) molto vicino alle stramberie dei Lenigrad Cowboys. Ma stavolta la fiaba di Aki Kaurismaki manca il bersaglio e la vicenda di Idrissa (Miguel), ragazzino partito dall'Africa per raggiungere in Inghilterra i suoi genitori con la benemerenza di un lustrascarpe (Wilms) e dei suoi sodali, è uno spunto narrativo davvero troppo esile.    

venerdì 25 novembre 2011

Sguardo nel vuoto (The lookout)

anno: 2007       
regia: FRANK, SCOTT
genere: thriller
con Joseph  Gordon-Levitt, Jeff  Daniels, Matthew  Goode, Isla  Fisher, Carla  Gugino, Bruce  McGill, Alberta  Watson, Alex  Borstein, Sergio  Di Zio, David  Huband, Laura  Vandervoort, Greg  Dunham, Morgan  Kelly, Aaron  Berg, Tinsel  Korey, Leslie  Bais, Brian  Roach, Suzanne  Kelly, Marc  Devigne, Janaya  Stephens, Ofield  Williams
location: Usa
voto: 3

Una ragazzata con l'auto a fari spenti nella notte - nemmeno fosse Battisti - e Chris (Gordon-Levitt) si schianta facendo secchi due suoi amici e rimanendo permanentemente senza memoria. Tramontata ogni velleità in ambito sportivo, il ragazzo trova un'occupazione come uomo delle pulizie in una banca e un piccolo malavitoso locale (Goode) ne vuole approfittare per fare un colpo e sistemarsi. Sarà una carneficina ma forse Chris troverà finalmente la via d'uscita ai sensi di colpa per quel terribile incidente.
Questa sorta di Memento in versione teen-movie, servito da un cast di quart'ordine (con la sola eccezione di Jeff Daniels), sembra avere la pretesa di mirare in alto con la favoletta della redenzione e l'excursus in chiave socio-psicologica sulla famiglia castrante e sopraffattrice. Ma è soltanto la scialba fotocopia di mille altri film.    

martedì 22 novembre 2011

I primi della lista

anno: 2011       
regia: JOHNSON, ROAN 
genere: commedia 
con Claudio Santamaria, Francesco Turbanti, Paolo Cioni, Sergio Pierattini, Daniela Morozzi, Fabrizio Brandi, Capovilla 
location: Austria, Italia
voto: 5,5

Nel giugno 1970, dopo una fuga di notizie, il cantautore pisano Pino Masi (Santamaria) si convince, insieme a due compagni d'avventura (Turbanti e Cioni, entrambi ottimi eosrdienti), che in Italia, dopo la Grecia, è imminente il colpo di Stato militare. I tre decidono così di riparare in Austria per chiedere asilo politico. Vengono invece arrestati per poi tornare in patria con la coda tra le gambe.
Tratto dal racconto autobiografico dell'allora liceale Renzo Lulli, uno dei tre protagonisti della vicenda, il film dell'italo-inglese Roan Johnson, che aveva già firmato un episodio di 4-4-2, è un road movie spiritoso e garbato ma imperniato su uno spunto esilissimo che alla fine risulta stiracchiato. A una seconda lettura potrebbe sembrare il ritratto di un ragazzo paranoico ma talmente visionario che soltanto 6 mesi più Valerio Borghese avrebbe davvero tentato il golpe.
Imperdibile sia la versione volutamente fasulla di Quello che non ho, di De André (sarebbe arrivata 11 anni più tardi) che le brevissime scene in cui i veri protagonisti dell'avventura di 40 anni prima incrociano gli attori che li impersonano.    

lunedì 21 novembre 2011

L'immortale (L'immortel)

anno: 2010   
regia: BERRY, RICHARD
genere: gangster
con Jean Reno, Kad Merad, Jean-Pierre Darroussin, Marina Foïs, Luc Palun, Richard Berry, Joey Starr, Dominique Thomas, Martial Bezot, Daniel Lundh, Joséphine Berry, Max Baissette de Malglaive, Gabriella Wright, Fani Kolarova, Claude Gensac, Venantino Venantini, Moussa Maaskri, Catherine Samie, Jessica Forde, Philippe Magnan
location: Francia
voto: 6

Marsiglia come Napoli e Palermo. Mafia, droga, sporchi giri d'affari, corruzione. Charly Matteï (Reno) non ne vuole sapere più di questo ciarpame e vorrebbe starsene in pace con la sua famiglia. Ma il passato ritorna e nel chiuso di un grande parcheggio gli sgherri di Tony Zacchia (Merad) lo crivellano di colpi. Non bastano una ventina di proiettili a finirlo: l'uomo si ristabilisce e pianifica la sua vendetta contro quello che era l'amico di un tempo.
Richard Berry frulla il modello Hollywoodiano stile Ronin con il bessoniano Leon (che infatti è qui in veste di produttore), entrambi con Jean Reno nel ruolo da protagonista. Il killer dal cuore tenero (la piantina da salvare a tutti i costi in Leon, qui l'opera lirica) si fa in quattro per la famiglia, non tollera il tradimento nell'amicizia e procede come un carro armato per concretizzare il suo obiettivo. Violentissimo, girato e montato con un occhio al videoclip e l'altro al piazzamento virtuosistico della macchina da presa, il film tratto dall'omonimo romanzo di Franz-Olivier Giesbert è un buon prodotto di genere che non aggiunge nulla a film come L'uomo dal braccio d'oro, L'uomo dalla due ombre o A history of violence.    

domenica 20 novembre 2011

Scialla!

anno: 2011       
regia: BRUNI, FRANCESCO
genere: commedia
con Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Filippo Scicchitano, Vinicio Marchioni, Giuseppe Guarino, Prince Manujibeya, Arianna Scommegna, Giacomo Ceccarelli, Raffaella Lebboroni
location: Italia
voto: 8


Scialla, lascia perdere, non te la prendere. È questa la diffusissima espressione romanesca del neo-linguaggio giovanile che meglio condensa l'atteggiamento di questa generazione Y, che come unica risposta a una condizione esistenziale intollerabile ha l'anestetico del nichilismo. La rappresenta benissimo il quindicenne Luca (Scicchitano), cresciuto da una madre in procinto di partire per l'Africa (Scommegna), la quale lo affida a Bruno (Bentivoglio), ghostwriter per gente di spettacolo e pornodive, che ha abbandonato l'insegnamento e che fa ripetizioni private per arrivare alla fine del mese. In occasione del passaggio di testimone, Bruno apprende di essere il padre di Luca, nato dall'avventura di una sera. A Luca, ragazzo sveglio ma difficile e con pochissima voglia di studiare, Bruno impartirà una lezione di vita che lo rimetterà in carreggiata.
Passato per la prima volta dietro la macchina da presa, il livornese Bruni, fidatissimo sceneggiatore di Paolo Virzì, firma un film di notevole acutezza sociologica, nel quale il messaggio sul valore della cultura come unica via d'uscita dalla dimensione ovattata di un perenne presente arriva forte e chiaro tra registri da commedia, script eccellente, una breve quanto implausibile divagazione thriller e qualche concessione favolistica. Bravo l'esordiente Sciacchitano. Bentivoglio, invece, merita la standing ovation: recita con viso, voce e corpo in una performance assolutamente memorabile.

venerdì 18 novembre 2011

La visita

anno: 1964   
regia: PIETRANGELI, ANTONIO 
genere: commedia 
con Sandra Milo, François Périer, Mario Adorf, Gastone Moschin, Nando Angelini, Ettore Baraldi, Giancarlo Bellagamba, Bruno Benatti, Didi Perego, Carla Vivian, Abele Reggiani, Angela Minervini, Paola Del Bon, Ferdinando Guerra 
location: Italia
voto: 6,5

Quando ancora non c'erano le chat lines esisteva il fermo posta. È lì che si scrivevano anonimi cuori solitari in cerca dell'anima gemella o di qualche avventura mordi e fuggi. Antonio Pietrangeli firma il suo film migliore con una storia piccolissima, tutta girata in unità di tempo e di luogo, su due persone che si sono conosciute scrivendosi e che finalmente hanno l'occasione per conoscersi direttamente. Lei (Milo) è una ragazzotta del ferrarese prossima alla quarantina, buona e ingenua e con una discreta dote; lui (Périer) un commesso di libreria romano, parassita, meschino e razzista, che in occasione della visita darà prova di tutta la sua bassezza.
Girato in chiave di commedia, il film di Pietrangeli, tratto da un racconto di Cassola e sceneggiato da Scola e Maccari, è una riflessione amarissima sulle illusioni dell'amore, che anticipa il penetrante ritratto di donna realizzato con Io la conoscevo bene.    

domenica 13 novembre 2011

Una separazione - Nader and Simin: A Separation (Jodaeiye Nader az Simin)

anno: 2011       
regia: FARHADI, ASGHAR  
genere: drammatico  
con Leila Hatami, Peyman Moadi, Shahab Hosseini, Sareh Bayat, Sarina Farhadi, Babak Karimi, Ali-Asghar Shahbazi, Shirin Yazdanbakhsh, Kimia Hosseini, Merila Zarei  
location: Iran
voto: 6,5

Nader (Moadi) e Simin (Hatami) si separano. Lei ha un'occasione di lavoro altrove, lui non se la sente di lasciare a chissà chi il padre ammalato di Alzheimer (Shahbazi). Decidono di separarsi ma prima che il giudice (Karimi) possa mettere la parola fine alla loro vicenda un altro impedimento giudiziario li unirà di nuovo: l'accusa rivolta a Nader di avere fatto perdere, con una spinta, il nascituro a Razieh (Bayat), badante del padre, durante un alterco.
Il film vincitore al festival di Berlino è un film di grande complessità, centrato sulle tematiche dell'orgoglio, della religione come potente elemento coercitivo, dei rapporti di genere e famigliari, con scelte narrative tanto originali quanto imprevedibili, addirittura ellittiche. Eppure l'opera nel suo insieme rimane fredda, estremamente cerebrale, troppo "scritta" per risultare vera.   

Campo de' fiori

anno: 1943   
regia: BONNARD, MARIO
genere: commedia
con Aldo Fabrizi, Caterina Boratto, Peppino De Filippo, Anna Magnani, Olga Solbelli, Cristiano Cristiani, Rina Franchetti, Guglielmo Barnabò, Ciro Berardi, Olga Vittoria Gentilli, Gorella Gori, Gioconda Stary, Checco Rissone, Pina Piovani, Guido Morisi, Alfredo Martinelli, Enrico Luzi, Luana Lori, Saro Urzì, Lia Campomori, Olga Capri, Giulio Calì
location: Italia
voto: 6


In continua competizione con l'amico barbiere (De Filippo) sulle proprie capacità seduttive, un pescivendolo del mercato rionale di campo de'Fiori (Fabrizi), a Roma, si invaghisce di una donna dell'alta società (Boratto, inguardabile quanto a recitazione). Ne rimarrà deluso, ma la donna che fa per lui (Magnani) è a portata di mano.
Spaccato di una Roma semplice e ingenua, ruspante, il film di Bonnard, con Fellini impegnato in sede di sceneggiatura a tradurre il soggetto di Marino Girolami, si muove tra commedia e melò, con momenti diseguali ma sostenuto da un'ottima prova di Fabrizi e De Filippo.

sabato 12 novembre 2011

Pina

anno: 2011       
regia: WENDERS, WIM 
genere: documentario 
con Pina Bausch, Regina Advento, Malou Airaudo, Ruth Amarante, Jorge Puerta Armenta, Rainer Behr, Andrey Berezin, Damiano Ottavio Bigi, Ales Cucek, Clémentine Deluy, Josephine Ann Endicott, Lutz Förster, Pablo Aran Gimeno, Mechthild Grossmann, Silvia Farias Heredia, Barbara Kaufmann, Nayoung Kim, Daphnis Kokkinos, Ed Kortlandt, Eddie Martinez, Dominique Mercy, Thusnelda Mercy, Ditta Miranda Jasjfi, Cristiana Morganti, Morena Nascimento, Nazareth Panadero, Helena Pikon, Fabien Prioville, Jean-Laurent Sasportes, Franko Schmidt, Azusa Seyama, Julie Shanahan, Julie Anne Stanzak, Michael Strecker, Fernando Suels Mendoza, Aida Vainieri, Anna Wehsarg, Tsai-Chin Yu, Alexeider Abad Gonzales, Stephan Brinkmann, Meritxell Checa Esteban, Paul Hess, Rudolf Giglberger, Chrystel Wu Guillebeaud, Mu-Yi Kuo, Szu-Wei Wu, Tomoko Yamashita, Sergey Zhukov, Andy Zondag 
location: Germania
voto: 6,5

Amici di lungo corso, entrambi tedeschi, Wim Wenders e Pina Bausch si incontrano finalmente al cinema in un'opera che è più merito della seconda, morta di cancro nel 2009, che del primo. Wenders sperimenta per la prima volta il cinema in 3d, esalta le straordinarie coreografie dell'artista di Wuppertal, condisce tutto con una straordinaria colonna sonora ma firma un'opera che non è cinema. Al regista, da anni a corto di guizzi, va il merito di aver dato vitalità ai non luoghi, contesto tipico del suo cinema nell'ultimo decennio, attraverso soluzioni visivamente ardite, giocate su fortissimi contrasti. Ma gran parte della meraviglia che suscitano molte delle coreografie prese dagli spettacoli più noti della Bausch, da Cafè Müller a Le sacre du printemps, va alla straordinaria potenza delle immagini create a teatro, alla loro forza evocativa, all'estrema originalità del componimento teatrale. Wenders evita comunque l'agiografia, lascia qualche (inutile) testimonianza ai ballerini del Tanztheater, tenendosi lontano da qualsiasi tentazione documentaristica tradizionale.    

martedì 8 novembre 2011

Antonio + Silvana = 2

anno: 2011       
regia: ALEANDRI, SIMONE * GANDOLFO, VANNI * ONORATI, LUCA
genere: documentario
con Silvana Basile, Antonio Catalini, Luciano Piastra
location: Italia
voto:2

Presentato fuori concorso (e meno male!) al Festival del cinema di Roma, Antonio + Silvana = 2 insegue con la videocamera le stramberie di una dropout trasteverina sulla sessantina (Basile), improvvisatasi stalker ai danni di un placido vecchietto (Catalini) che vive in una casa di riposo e che è continuamente oggetto delle sue bramosie. Il cuoco di un ristorante locale (Piastra) fa da testimone alla vicenda, snocciolando aneddoti privi di interesse mentre i tre registi si affannano nel tentativo di strappare la risata filmando le bizzarre scritte che Silvana lascia sui muri all'indirizzo dell'amato. Perché i tre giovani registi abbiano girato un film del genere resta un mistero: non c'è approfondimento psicologico, non viene stimolata l'empatia con la scapestrata e mostruosa protagonista, manca persino la satira grottesca, incapace di cattiveria.    

lunedì 7 novembre 2011

Tournèe

anno: 2011       
regia: AMALRIC, MATHIEU
genere: grottesco
con Miranda Colclasure, Suzanne Ramsey, Dirty Martini, Julie Atlas Muz, Angela de Lorenzo, Alexander Craven, Mathieu Amalric, Damien Odoul, Ulysse Klotz, Simon Roth, Joseph Roth, Aurélia Petit, Antoine Gouy, Pierre Grimblat, Jean-Toussaint Bernard, Anne Benoît, Florence Ben Sadoun, Erwan Ribard, Julie Ferrier, Franzo Curcio, André S. Labarthe, Jean-François Marquet, Laurent Roth, Alexia Crisp-Jones, Hélène Houël, Feriel, Erick Lenoir, Xavier Pottier
location: Francia
voto: 1

Un impresario (Amalric) torna nella "sua" Francia con un corpo da ballo di donnone americane che parlano come Stanlio e Ollio, per imbastire uno spettacolo di new burlesque in giro per il Paese. Sarà l'occasione per fare i conti col passato.
All'esordio dietro la macchina da presa, Amalric gira un road movie che non riesce a tenere neppure per un attimo il flusso narrativo. Tutto è divagazione, dalle singole scenette alla macchina da presa che se ne va per conto suo lasciando gli attori fuori campo. Inutile e disperato tentativo di dirigere un film originale che gravita intorno all'esuberanza dei corpi ma che fa solo incetta di sbadigli.    

martedì 1 novembre 2011

Io sono un autarchico

anno: 1976   
regia: MORETTI, NANNI
genere: grottesco
con Nanni Moretti, Fabio Traversa, Paolo Zaccagnini, Giorgio Viterbo, Luigi Moretti, Alberto Flores D'Arcais, Franco Moretti, Benedetta Bini, Simona Frosi, Roberto Pizza, Beniamino Placido, Luciano Agati, Paolo Flores D'Arcais, Stefano Bergesio, Stefano Brasini, Enrico Proietti, Fabio Sposini, Guido Valesini, Alberto Abruzzese, Piero Galletti, Lori Valesini, Lucio Ravasini, Andrea Pozzi, Andrea Parlatore, Lorenza Codignola, Mauro Fabretti
location: Italia
voto: 6,5

C'è la summa di tutta una generazione, quella che nel 1976 aveva 23 anni come l'esordiente regista e attore Nanni Moretti, in questo film eterodosso e dissacrante girato in super 8 da una compagnia di non attori, tutti amici (e qualche parente del regista). Al centro della vicenda c'è un regista underground (Traversa) che vorrebbe allestire uno spettacolo in uno dei tanti teatrini off della capitale. Per farlo, costringe i suoi sodali a grotteschi tour de force, soprattutto fisici, e a discussioni collettive. Dal film d'esordio di Moretti esce un ritratto generazionale sghembo, tra il teatro dell'assurdo di Jonesco e la docufiction amatoriale. Sono le prove generali per Ecce bombo: molta autoironia, l'ossessione per il cinema, la militanza politica, le critiche alla sinistra (mentre legge Marx, Moretti esclama "non sto capendo niente! Devo avere sbagliato ideologia!") e ai cliché della controcultura, la complicità di alcuni intellettuali (Abruzzese e Placido), i continui scantonamenti grotteschi. Indubbiamente datato, ma con spruzzate di autentico genio.

domenica 30 ottobre 2011

L'uomo invisibile (The invisible man)

anno: 1933   
regia: WHALE, JAMES  
genere: fantastico  
con Claude Rains, Gloria Stuart, William Harrigan, Henry Travers, Una O'Connor, Forrester Harvey, Holmes Herbert, E.E. Clive, Dudley Digges, Harry Stubbs, Donald Stuart, Merle Tottenham, John Carradine, Dwight Frye  
location: Usa
voto: 8

Uno scienziato (Rains) si fa prendere la mano dai suoi esperimenti fino a diventare invisibile. In quelle condizioni comincia a seminare il panico in una cittadina, fino a provocare un eccidio.
Apologo sulle responsabilità della scienza nei giochi di potere, con effetti, per i tempi, di assoluta originalità e avanguardia.

sabato 29 ottobre 2011

Drive

anno: 2011       
regia: WINDING REFN, NICOLAS  
genere: gangster
con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston, Albert Brooks, Oscar Isaac, Ron Perlman, Christina Hendricks, James Biberi, Kaden Leos, Tiara Parker, Cesar Garcia, Christian Cage, Chris Muto, Chris Smith, Jeff Wolfe, Tina Huang, Joe Pingue  
location: Usa
voto: 7

Innominato (Gosling). Ha sempre uno stuzzicadenti in bocca ed è di pochissime parole. Lavora in un'officina losangelina, occasionalmente fa lo stuntman nei film e a ancora più occasionalmente guida auto per le rapine. Il solito tran tran viene interrotto quando conosce Irene (Mulligan), vicina di casa con figlioletto al seguito e marito in gattabuia. Quando la malavita organizzata, a causa di vecchi debiti del marito, comincerà a infastidire la donna, il pilota scatenerà un inferno di sangue.
Più splatter di Tarantino e più granguignolesco di Scorsese, il danese Nicolas Winding Refn si è aggiudicato a Cannes il massimo alloro per la regia con un film che alterna atmosfere rarefatte, percorse da una tensione perenne, con esplosioni di inusitata violenza iperrealista. Prodotto di genere che miscela stilemi tipicamente europei con ingredienti hollywoodiani (da mandare a memoria le scene di inseguimento), il film tratto dal romanzo omonimo di James Sallis ha più di un debito con Driver l'imprendibile. C'era un Ryan (O'Neal) anche lì.    

venerdì 28 ottobre 2011

Lasciami entrare (Låt den rätte komma in)

anno; 2008       
regia: ALFREDSON, TOMAS  
genere: horror  
con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist, Peter Carlberg, Ika Nord, Mikael Rahm, Karl-Robert Lindgren, Anders T. Peedu, Pale Olofsson, Cayetano Ruiz, Patrik Rydmark, Johan Sömnes, Mikael Erhardsson, Rasmus Luthander, Sören Källstigen, Malin Cederblad, Berndt Östman, Kajsa Linderholm, Adam Stone, Ingemar Raukola, Kent Rishaug, Linus Hanner, Thomas Ljungman, Fredrik Ramel, Christoffer Bohlin, Julia Nilsson, Elin Almén, Bengt Bylund, Bengt Lindström, Susanne Ruben  
location: Svezia
voto: 6

In un quartiere operaio della Stoccolma del 1982 un dodicenne (Hedebrant) è vittima di bullismo da parte di alcuni coetanei. Una strana ragazzina (Leandersson) che vive nel suo palazzo si allea con lui e costruisce un solido legame.
Originalissima storia di vampiri ambientata in un contesto "normale" e priva delle consuete atmosfere gotiche, totalmente spogliata dalla dimensione fiabesca ma carica al tempo stesso di simbolismi di non facile lettura, Lasciami entrare - tratto dal romanzo omonimo di John Ajvide Lindqvist - è un film intelligente, ambizioso, ma non sempre all'altezza delle aspettative.    

lunedì 24 ottobre 2011

La vita facile

anno: 2011       
regia: PELLEGRINI, LUCIO 
genere: commedia 
con Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Camilla Filippi, Angelo Orlando, Ivano Marescotti, Pietro Ragusa, Djibril Kébé, Souleymane Sow, Eliana Miglio, Max Tardioli 
location; Kenya, Italia
voto: 5

Specialista della commedia intelligente e impegnata, dopo i fatti di Genova del 2001 (Ora o mai più) e le morti bianche sul lavoro (Figli delle stelle), Lucio Pellegrini commette un passo falso mettendo in scena due medici che lavorano in un ospedale del Kenya con mezzi minimi. Tra i due ci sono vecchie questioni aperte e il volontariato apparente di uno di loro (Favino), normalmente incline alla vita facile, nasconde dei seri guai giudiziari. Ma a rendere difficile la loro convivenza c'è anche una vecchia storia di corna…
Le intenzioni del regista sono sempre encomiabili ma stavolta Pellegrini inciampa nei cliché, imbastisce una trama improbabile che vira improvvisamente verso il thriller sentimentale e si serve di un cast dove lo scarto tra Favino e gli altri è troppo pronunciato: Accorsi sta sempre con la giugulare gonfia; la Puccini ci fa la solita figura da raccomandata da papà. E la parafrasi del titolo di un grande film di Dino Risi, Una vita difficile, la dice lunga sullo scarto tra la commedia all'italiana che fu e quella dei giorni nostri.    

domenica 23 ottobre 2011

La strategia degli affetti

anno: 2008
regia: FIORI, DODO
genere: drammatico 
con Paolo Sassanelli, Marta Iacopini, Davide Nebbia, Nina Torresi, Joe Capalbo, Dino Abbrescia, Lucia Modugno, Remo Remotti 
location: Italia
voto: 5,5

Il precario equilibrio di una famiglia romana straricca collassa quando nella loro villa viene ospitata l'adolescente Nina (Torresi), figlia di un mezzo fallito (Capalbo) al quale il padrone di casa (Sassanelli) in passato aveva affidato alcuni "lavoretti" non andati a buon fine.
Racconto di formazione che gravita intorno a un ragazzone con lo sguardo da stoccafisso e l'identità sessuale confusa (l'efficace Davide Nebbia), l'opera seconda di Dodo Fiori ha il pregio di centellinare i retroscena che stanno alla base delle tante relazioni malate dei vari personaggi (tra fratelli, tra genitori e figli, tra cugini, tra amici) ma scade spesso nella morbosità e in una rappresentazione manichea della lotta di classe.    

venerdì 21 ottobre 2011

Cara, ti amo...

anno: 2011       
regia: VALLATI, GIAN PAOLO
genere: commedia
con Angelo Orlando, Luciano Scarpa, Alessandro Procoli, Massimiliano Franciosa, Elda Alvigini, Sara Ricci, Nina Torresi, Gianmarco Tognazzi, Emma Nitti, Lidia Vitale, Elisabetta Pellini, Elisa Alessandro, Virginia Raffaele
location: Italia
voto: 6

Cosa si dicono gli uomini quando parlano di donne? La risposta prova a darla questa spiritosissima commedia situazionista, priva di una vera e propria trama, che gravita intorno alle vicissitudini di quattro amici romani sulla quarantina. C'è il minipimmer che frulla qualsiasi femmina gli capiti a portata di mano (Franciosa) e lo sfigato che non batte chiodo da oltre un anno (Scarpa), lo scapolone incallito (Procoli) e l'ingenuo (Orlando). Cinema low budget solo in apparenza misogino (come la canzone che ne ispira il titolo, di Elio e le storie tese) in cui si ride senza che il film scivoli mai nel pecoreccio, come accade sempre più spesso nelle commedie italiane, grazie a uno script intelligente, inzeppato di battute che sembrano mettere insieme il Woody Allen dei tempi d'oro con l'ironia velatamente cinica e disfattista, tipicamente romana. Da non perdere.    

Kung Fu Panda

anno: 2008   
regia: OSBORNE, MARK * STEVENSON, JOHN 
genere: animazione 
con Fabio Volo (voce) 
location: Giappone
voto: 3

Poteva accadere soltanto in un paese egemonizzato dalla cultura televisiva che un panda giapponese parlasse in bresciano. Quel paese è l'Italia e la voce del protagonista di questo pessimo cartoon targato Dreamworks è quella di Fabio Volo: priva di colori, di toni, di sfumature e incredibilmente penalizzata dall'accento lombardo. Non è il solo difetto di un film che rinnova una tendenza secondo la quale prodotti del genere sono sempre meno adatti a un pubblico di bambini e sempre più destinati a quello degli adulti. Lo dicono le citazioni da Tarantino, Bruce Lee e Matrix, che un infante certo non può cogliere, e la quota impressionante di violenza che il film sprigiona. La storia - di fortissima impronta americana - non potrebbe essere più banale: un panda sogna di diventare un asso del kung-fu. Quando, per caso, viene investito del compito di liberare la popolazione dalla minaccia di un essere pericolosissimo, saprà assolvere il compito nonostante gli innegabili deficit iniziali. Morale scontata: anche se non hai alcun talento, puoi arrivare in cima al mondo.
Animazioni come sempre ragguardevoli, ma niente altro: la fantasia dei cartoonist americani è ormai a secco da tempo.    

martedì 18 ottobre 2011

Innocenti bugie (Knight and Day)

anno: 2010   
regia: MANGOLD, JAMES  
genere: thriller  
con Tom Cruise, Cameron Diaz, Peter Sarsgaard, Jordi Mollà, Viola Davis, Paul Dano, Falk Hentschel, Marc Blucas, Lennie Loftin, Maggie Grace, Rich Manley, Dale Dye, Celia Weston, Gal Gadot, Jack O'Connell, Trevor Loomis, Nilaja Sun, Tommy Nohilly, Taylor Treadwell, Christian Finnegan, Nicholas Art, Brian Dykstra, Brian Tarantina, Natasha Paczkowski, Jerrell Lee, Matthew Lawler, Ronn Surels, Eric Robert Bradshaw Bennett, Scott Wahle, Sara Underwood, Helen L. Welsh, King Orba, Adam Gregor, Mitch E. Bowan, Gerry Carbajal  
location: Austria, Germania, Spagna, Usa
voto: 7

Ve li ricordate i trucchi dei film di 007 durante la guerra fredda? C'era sempre qualcuno che inventava qualcosa che avrebbe potuto rinforzare la potenza militare di qualcun altro. In Knight and day (titolo incommensurabilmente più riuscito del rozzissimo Innocenti bugie), con qualche variante, il meccanismo è lo stesso: un ragazzo prodigio (Dano) inventa un generatore perpetuo di energia. Un agente della CIA (Cruise) lo prende sotto scorta portandosi appresso una ragazza (Diaz) conosciuta apparentemente per caso in aeroporto. Ma un malavitoso spagnolo e la CIA stanno dando la caccia al trio.
Fumettone pirotecnico e adrenalinico pieno di trovate, il film di Mangold si muove a metà tra commedia grottesca, spy-story ed action movie. Tutto è assolutamente implausibile ma le scene memorabili non si contano, a cominciare da quella con inseguimento tra moto e auto durante la corsa dei tori a Pamplona.    

venerdì 14 ottobre 2011

This must be the place

anno: 2011       
regia: SORRENTINO, PAOLO
genere: grottesco
con Sean Penn, Judd Hirsch, Eve Hewson, Kerry Condon, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, David Byrne, Olwen Fouéré, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Frances McDormand, Seth Adkins
location: Irlanda, Usa
voto: 3

L'America: deve essere questo il posto che Paolo Sorrentino, uno dei più innovativi e geniali registi italiani, dovrebbe evitare di frequentare per ragioni artistiche e andarci soltanto da turista. Già, perché dopo avere infilato un capolavoro dietro l'altro, l'autore de Il divo va incontro alla sorte che fu già di De Sica (Sette volte donna) e Scola (Permette? Rocco Papaleo): un capitombolo clamoroso nella terra per eccellenza della settima arte. Inerte e senza idee, This must be the place sembra soltanto voler dar sfogo alla capacità del regista campano di curare le immagini (la fotografia è di Luca Bigazzi) e assemblare gustose colonne sonore (qui firmate da David Byrne). La storia è imperniata su uno dei due espedienti classici dei registi a corto di idee: il road movie (l'altro è quello del regista in crisi). Sean Penn, che recita come se avesse ingerito quantitativi industriali di bromuro e non è mai stato così sprecato, è una rockstar cinquantenne che si è ritirata dalla scena. Vive con la moglie in una specie di reggia a Dublino ed esibisce costantemente un orrendo mascherone bistrato. Alla morte del padre, scampato ai campi di concentramento, viene a sapere che il genitore aveva dato la caccia al suo aguzzino nazista per tutta la vita. Allora torna negli States e si mette in marcia per portare a termine l'opera. Psicologia d'accatto, racconto fumoso, dialoghi grotteschi, intellettualismo esasperato ed esasperante, scantonamenti narrativi ed esplosioni comiche sono la cifra stilistica di un film da dimenticare al più presto.    

giovedì 13 ottobre 2011

Motel Woodstock (Taking Woodstock)

anno: 2009       
regia: LEE, ANG  
genere: commedia  
con Henry Goodman, Edward Hibbert, Imelda Staunton, Demetri Martin, Emile Hirsch, Paul Dano, Kelli Garner, Clark Middleton, Bette Henritze, Sondra James, Jeffrey Dean Morgan, Christina Kirk, Gail Martino, Lee Wong, Adam LeFevre, Eugene Levy, Andy Prosky, Dan Fogler, Carmel Amit, Zachary Booth, Jennifer Merrill, Ivan Sandomire, Matthew Shear, Darcy Bledsoe, Halley Cianfarini, Jesse Kile, Ashley Middlebrook, Bec Stupak, Gabriel Sunday, Jonathan Groff, Mamie Gummer, Stephen Kunken, Adam Pally, Kevin Sussman, Pippa Pearthree, Skylar Astin, Daniel Eric Gold, Leonard Berdick, Sharon J. Giroux, William B. Ward Jr., Louisa Krause, Spadaque Volcimus, Bill Coelius, Nick Taylor, Michael Izquierdo, Katherine Waterston, Will Janowitz, Jeremy Shamos, Malachy Cleary, Richard Thomas, Sebastian Beacon, Kelly Klein, Garett Ross, Darren Pettie, Andrew Katz, Patrick Cupo, Boris McGiver, Liev Schreiber, Caitlin Fitzgerald, Michael J. Burg, Stefano Da Fre, Taunia Hottman-Hubbard, David Lavine, Michael Zegen, Andrew Zox, Angus Hamilton, Christopher Meier, Richard Phelan McGreal, Casson Rugen, Joseph Ulmer, Harry Zittel, Alyssa May Gold, Gaston Jean-Baptiste, Michael McGinnis, Dan Knobler, Jon Seale, David Wilson Barnes, James Hanlon, Don Puglisi, Kirsten Bach, Kevin Chamberlin, Rachel Morrall, Anthoula Katsimatides, Marjorie Austrian, Kyle Plante, Lew Zucker  
location: Usa
voto: 5,5

Perché affidare a un signore di Taiwan il racconto di uno dei momenti topici della storia culturale americana? Probabilmente perché Ang Lee, uno dei registi più sopravvalutati della storia del cinema, offre sempre garanzie al botteghino.
Motel Woostock racconta come nacque il più famoso festival della storia del rock, quello di Woodstock, quali vicissitudini organizzative ci furono dietro e come si arrivò a quella gigantesca kermesse che in tre giorni di pace, amore e musica raccolse oltre mezzo milione di ragazzi, per lo più hippy, diventata un pezzo di storia d'America. Lee parte bene quando racconta la parabola del piccolo imprenditore locale (Goodman), un 27enne gestore di un motel insieme ai genitori, che nei panni di presidente della camera di commercio prende al balzo la palla per portarsi a casa gente come Janis Joplin e Jimi Hendrix. Se il ritratto della famiglia ebrea emigrata nelle zone rurali degli States funziona, il resto attinge a piene mani dagli stereotipi: gli hippy sono tutti accaniti consumatori di droghe, il teatro d'avanguardia è una buffonata che si rappresenta con provocazioni in costume adamitico, la bisessualità è un dogma, la protesta contro la guerra in Vietnam un'accozzaglia di slogan. Lee porta a casa il pingue compenso col minimo sforzo sindacale, arrivando addirittura a replicare sfacciatamente lo split screen che Michael Wadleigh utilizzò abbondantemente per documentare il festival nell'omonimo film. Dalla sua, un paio di scelte coraggiose: quella di aver puntato su attori poco noti e quella di aver lasciato il concerto sempre fuori campo.    

domenica 9 ottobre 2011

Inside job

anno: 2010   
regia: FERGUSON, CHARLES  
genere: documentario  
con William Ackman, Daniel Alpert, Jonathan Alpert, Sigridur Benediktsdottir, Ben Bernanke, Willem Buiter, George W. Bush, John Campbell, John Campbell, Satyajit Das, Jerome Fons, Barney Frank, Timothy Geithner, Alan Greenspan, Christine Lagarde, Andrew Lo, Lee Hsien Loong, Frederic Mishkin, Barack Obama, Eliot Spitzer, Dominique Strauss-Kahn, Scott Talbott, Gillian Tett, Paul Volcker, Henry Waxman, Ann Curry  
location: Islanda, Usa
voto: 7

Cartolarizzazioni, derivati, bond, subprime, rating, bolla speculativa e bonus sono tutti termini entrati di forza nel nostro vocabolario e che avremmo preferito continuare a ignorare. E invece dal 2008 queste parole evocano spettri inquietanti, si annodano ad altri vocaboli come recessione, crisi, disoccupazione, pignoramento, fallimento, chiusura. Il documentario che, nell'apposita sezione, ha vinto l'Oscar nel 2011 prova a raccontare - senza grandi pretese di originalità e con uno stile che non è certo quello di Michael Moore - cosa e come è successo che i pescecani della finanza, con speculazioni folli e giocando sui risparmi del ceto medio e di chi ha quasi nulla, si siano spropositatamente arricchiti con la complicità di governi fantoccio, compresi quelli di Clinton e Obama. Non è un mistero per nessuno che la crisi finanziaria più disastrosa dal 1929 sia nata dalle liberalizzazioni assicurate al sistema finanziario e che queste siano figlie a loro volta del capitalismo pregiudicato degli anni '80, voluto da Reagan e dalla Thatcher. Forse invece pochi sanno che una società modello come quella islandese - che non arriva a 400mila abitanti - ha funzionato a meraviglia finché il governo non ha deciso che la finanza creativa avrebbe potuto prosperare anche lì: provocando immediatamente il collasso. Il liberismo economico e finanziario sono pura ideologia, strumenti per divaricare a dismisura la forbice sociale, rendendo i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Fidatevi.    

venerdì 7 ottobre 2011

Il nuovo linguaggio dei piskelli romani

Quel vocabolario per non farsi capire dagli adulti. Maledetto chi “s’accolla”, va immediatamente “pisciato”. Ma forse manca il gusto per l’invenzione pura, quel giro di parole tra popolare e barocco del dialetto di venti anni fa di MARCO LODOLI
ABBIAMO tanti difetti, noi romani, ma di sicuro non ci manca il dono meraviglioso della sintesi linguistica: una parola e tutto è chiaro, le lungaggini sono bandite, a volte persino il ragionamento viene evitato se si può stringere tutto in una sola espressione o in una battuta fulminante. I ragazzi, poi, da sempre hanno un loro privato vocabolario, costruito proprio per non farsi capire dagli adulti.
Ogni nuova generazione conia i suoi modi di dire, che appaiono, trionfano, declinano, scompaiono. E’ raro oggi trovare un ragazzetto che dica di aver avuto “strizza”, “d’aver smartito”, che una cosa “je rimbalza”, che “sta alla frutta” o a “carissimo amico”, che ha preso “na tortorata o na sdrumata” da qualcuno, che ieri “s’è tajato dalle risate”. Queste sono espressioni di dieci o venti anni fa, scolorite, dimenticate. Roba da vecchi, da quarantenni. Oggi altre parole sono sulla bocca dei ragazzi, e spesso sono parole più dure di una volta, il presente è spigoloso, sbrigativo, cattivello.
Maledetto chi “s’accolla”, va immediatamente “pisciato”, la Roma “me fomenta”, in discoteca c’è sempre qualcuno che vende “na pasta” o che “spigne er fumo”, la racchietta è addirittura “na busta de…” e non voglio scrivere cosa contiene quella busta. Forse manca il gusto per l’invenzione pura, quel giro di parole tra popolare e barocco che voleva lasciare a bocca aperta gli ascoltatori, tipo “te pijo e t’arzo pe le recchie come la Coppa Campioni”, oppure “tu sei uno che se vola no schiaffo in terrazza te fai dà le chiavi dar portiere”, “Te prenno per naso e me te porto sulla spalla come na giacchetta estiva”: costruzioni verbali da grandi architetti del romanesco. Il timore è che tutto il vocabolario, italiano e romano, si riduca a pochissime frasi di slang: pare che nei quartieri periferici di Londra i ragazzi parlino e comunichino utilizzando il cellulare con cinquanta parole. In classe leggo spesso qualche sonetto del Belli, ma nessuno lo capisce.
(da La Repubblica, 6 ottobre 2011)

giovedì 6 ottobre 2011

É arrivata la felicità (Mr. Deeds goes to town)

anno: 1936   
regia: CAPRA, FRANK  
genere: commedia  
con Gary Cooper, Jean Arthur, George Bancroft, Lionel Stander, Douglass Dumbrille, Raymond Walburn, H.B. Warner, Ruth Donnelly, Walter Catlett, John Wray  
location: Usa
voto: 5,5

Frank Capra è il più degno erede della cosmogonia dei padri fondatori degli Stati Uniti d'America, l'ideale trait-d'union con Washington e Benjamin. I suoi film sono la summa del pensiero liberale americano e l'incarnazione del suo sogno. Non fa eccezione questo Mr. Deeds goes to town, tradotto banalmente con È arrivata la felicità, titolo che ammicca ironicamente alle disgrazie di un americano medio semplice e buono (Cooper), dotato di saldissimi principi, che si vede arrivare una eredità miliardaria da uno zio semisconosciuto. Speculatori e parenti alla lontanissima vorrebbero succhiargli il sangue, una giornalista (Arthur) approfitta della sua ingenuità per ritrarlo come uno stupido bonaccione ma l'uomo, con la sua dignità e i suoi principi chiarissimi, mette a posto tutti persino in tribunale e regala la sua fortuna ai poveri.
Peccato che nella versione italiana siano andate perse ampie tracce del doppiaggio, lasciando spazio alla calata slang del protagonista e rendendo poco chiari alcuni passaggi cruciali, perché il film è un apologo sulla bontà disinteressata e sul bene comune che trasuda idealismo e scivola su qualche banalità, muovendosi tra melodramma e commedia. A Capra valse l'Oscar per la regia.
Curiosità: il film è uno dei casi in cui il cinema influenza la lingua. Da allora il termine picchiatello vene acquisito anche nei nostri vocabolari.    

sabato 1 ottobre 2011

Margherita Gauthier (Camille)

anno: 1936   
regia: CUKOR, GEORGE 
genere: sentimentale 
con Greta Garbo, Robert Taylor, Lionel Barrymore, Elizabeth Allan, Jessie Ralph, Henry Daniell, Laura Hope Crews, Rex O'Malley, Elsie Esmond, Joan Leslie, June Wilkins, Sibyl Harris, Russel Hardie, Marion Ballou, John Bryan 
location: Francia
voto: 5

La più lunga partita a ping pong della storia del cinema non si gioca in Cina, ma in Francia. Protagonisti ne sono Margherita Gauthier (Garbo), arrampicatrice sociale con interferenze sentimentali, e Armando Duval (Taylor), pollo e rampollo di buona famiglia, disposto a subire di tutto pur di fare breccia nel cuore della donna. Per 100 minuti i due si inseguono, si amano e si lasciano perché il pollo rampollo ha un concorrente sleale (Barrymore), un ricchissimo barone che si è comprato il comprabile nei dintorni di Parigi. La donna è troppo attaccata alle comodità della vita da signora per rinunciare a tanto benessere ma il ripensamento arriva a tempo scaduto.
Melodrammore ad altissimo tasso glicemico, il film tratto dal celeberrimo La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio è un feuilleton di ambientazione ottocentesca ben diretto e piuttosto misogino (le donne che non sono cacciatrici di dote starnazzano come anatre) a uso e consumo di un pubblico in cerca di sentimentalismo spicciolo.    

mercoledì 21 settembre 2011

Marcello, una vita dolce

anno: 2006   
regia: CANALE, MARIO * MORRI, ANNAROSA  
genere: documentario  
con Marcello Mastroianni, Barbara Mastroianni, Chiara Mastroianni, Armando Trovaioli, Ettore Scola, Philippe Noiret, Lina Wertmuller, Mario Monicelli, Alfredo Bini, Claudia Cardinale, Giuseppe Rotunno, Anouk Aimee, Luigi Magni, Marco Bellocchio, Liliana Cavani, Giovanna Cau, Jean Sorel, Angela Anzimani, Roberto Faenza, Giuseppe Tornatore, Sergio Rubini, Francesca Archibugi, Sandrine Bonnaire, Suso Cecchi D'Amico, Vittorio Taviani, Nicoleta Ercole, Tonino Guerra; voce narrante di Sergio Castellitto  
location: Italia
voto: 5,5

Bello, bravo, bis. Marcello Mastroianni è stato questo e moltissimo altro: innanzitutto uno smisurato contenitore di talento. Ma anche un antidivo semplice e schivo, umile, umanissimo. Il documentario girato da Annalisa Morri e Mario Canale a 10 anni dalla morte ne celebra i (pochi) vizi e le (moltissime) virtù in un affresco piuttosto ordinario, nel quale a farla da padrone sono le testimonianze, rilasciate per l'occasione o montate ad arte dai filmati di repertorio, dei moltissimi grandi che hanno lavorato con lui: da Fellini, che nel Marcello nazionale ebbe un vero e proprio alter ego, a Visconti, da Tornatore alla Archibugi, passando per le due figlie avute da Flora Carabella e Catherine Deveuve, e poi Liliana Cavani, Germi, Scola, Monicelli, Rubini. Ne esce il ritratto di un attore capace di faticare moltissimo sul set ma pigro nella vita, con la fissazione per il telefono, elegante, molto amante delle donne e con un'attitudine al canto mai espressa fino in fondo. La voce off di Castellitto, che episodicamente entra nel campo visivo, raccorda un materiale raccolto senza grande originalità, che lascia pochissimo spazio alle doti d'attore del mattatore di Isola Liri.    

domenica 18 settembre 2011

Piccoli equivoci

anno: 1988   
regia: TOGNAZZI, RICKY  
genere: commedia  
con Sergio Castellitto, Nancy Brilli, Pino Quartullo, Nicola Pistoia, Lina Sastri, Roberto Citran  
location: Italia
voto: 6

Paolo (Castellitto) ama Francesca (Sastri) che si è messa con Piero (Quartullo), che non conosce Sophie (Brilli), che sta con Giuliano (Citran) che è amico di Paolo che pensa che Francesca lo abbia tradito con Giuliano ma che invece lo ha tradito con Enrico (Pistoia) che è amico anche lui di Paolo. Lo so, non si è capito nulla. E infatti conta ben poco la "trama" di questo film piccolo piccolo come la sua durata e l'ambiente (una casa) dove è girato integralmente, tratto dall'omonima commedia teatrale scritta da Claudio Bigagli. Contano invece le dinamiche di questi trentacinquenni in crisi, tutti gravitanti intorno al mondo del cinema. Preso per il suo valore strettamente cinematografico, il film non è altro che una commedia garbata interpretata da attori naturali e credibili. Visto in retrospettiva, è invece un film-rivelazione, uno di quelli che, insieme a Sembra morto ma è solo svenuto e pochi altri, segnò l'alba di quell'interminabile stagione sociale che sarebbe confluita nella modernità liquida e il momento topico della chiusura del nostro cinema nello spazio placentare delle mura domestiche.
David 1990 per il miglior regista esordiente (Ricky Tognazzi) e la migliore attrice non protagonista (Nancy Brilli).

sabato 17 settembre 2011

Il debito (The debt)

anno: 2011       
regia: MADDEN, JOHN  
genere: thriller  
con Helen Mirren, Sam Worthington, Jessica Chastain, Jesper Christensen, Marton Csokas, Ciarán Hinds, Tom Wilkinson, Romi Aboulafia, Alexander E. Fennon, Nitzan Sharron  
location: Israele, Germania, Ucraina
voto: 8

Freud diceva che i medici non sono altro che dei sadici che sono riusciti a canalizzare correttamente i loro impulsi. A qualcuno, come al famigerato chirurgo di Birkenau (Christensen), la cosa è riuscita particolarmente bene, visti i suoi esperimenti irriferibili sugli ebrei durante il nazismo. Nel 1967 tre membri del servizio segreto israeliano partono in missione per Berlino, dove l'uomo continua indisturbato a esercitare la sua professione, per catturarlo e farlo processare in Israele. Trent'anni dopo la figlia di due di quei tre agenti scrive un libro che ricostruisce quella missione. Ma la verità è un'altra…
Remake del film israeliano Ha-Hov di Assaf Bernstein, inedito per il pubblico italiano, Il debito è un thriller spionistico di ottima fattura, capace di muoversi in perfetto equilibrio tra due piani temporali e servito da un cast all'altezza. I numerosi colpi di scena, la tensione costante e il triangolo amoroso fanno del film di Madden una delle sorprese di questa stagione cinematografica.    

venerdì 16 settembre 2011

Carnage

anno: 2011       
regia: POLANSKI, ROMAN
genere: commedia
con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly
location: Usa
voto: 7,5

Lo sapevamo dai tempi di Rosemary's baby e L'inquilino del terzo piano: tra le mura domestiche possono annidarsi i sentimenti più gretti e belluini. Roman Polanski sembra volercelo ribadire portando sullo schermo la pièce di Yasmina Reza, tornando al cinema di impronta teatrale che avevamo già visto ne La morte e la fanciulla. Due adolescenti si picchiano in un parco di New York. I quattro genitori si incontrano per un accordo cordiale che, col passare dei minuti, degenera in una zuffa di tutti contro tutti. Tra commedia e dramma, momenti esasperati come quello del vomito sul tavolo inzeppato di libri d'arte ed altri esilaranti, il dio del massacro (questo il titolo originale della commedia teatrale) miete vittime a suon di giochi di alleanze e controalleanze, insofferenza reciproca, nichilismo, banalità del bene e sadismo. Polanski - servito da un cast da standing ovation - ci squaderna davanti il cinismo e l'ipocrisia della cosiddetta gente perbene, mantenendo sempre altissima la tensione. Tra chi alza troppo il gomito, chi se ne infischia del dolore della figlia e fa sparire un criceto, chi specula su farmaci che provocano pesanti effetti collaterali e chi si ripulisce la coscienza scrivendo saggi sul Darfur, i caratteri sono perfettamente definiti, le dinamiche iperrealiste, i tic di ciascuno - a cominciare da un Christoph Waltz phone-addicted che batte gli altri ai punti - plausibilissimi e motivo di trovate al alto tasso umoristico.    

giovedì 15 settembre 2011

A domani

anno: 1999   
regia: ZANASI, GIANNI 
genere: grottesco
con Stefania Rivi, Andrea Corneti, Wilson Saba, Paolo Sassanelli, Mimmo Mancini, Lorenzo Viaconzi, Umberto Fraschini, Cordelio Sacco, Cesare Bocci, Aurora Cretaro, Nicola Degli Espositi 
location: Italia
voto: 2

4 anni dopo il delicato e convincente esordio avvenuto con Nella mischia, Gianni Zanasi continua a mantenere al centro dei suoi interessi, come farà anche in seguito, l'adolescenza. Il protagonista di A domani è un quindicenne di Vignola (Corneti), nel modenese, che con i suoi sogni ad occhi aperti scansa l'ordinarietà della vita di provincia. Quando viene a sapere che la sorella (Rivi), maggiore di due anni, ha progettato una fuitina a Bologna in occasione del Motor Show, la segue e, agli stand, si spaccia per il figlio di un grosso nome della Formula Uno.
Suscita simpatia questo piccolissimo, infinitesimale film di Zanasi, tanto è sgangherato e senza senso, tanto sono improbabili le situazioni che mette in scena, tanto sono sconnessi, banali  e vuoti i dialoghi. Se non merita la bocciatura completa è soltanto perché qualche produttore ha avuto il coraggio di investirci dei soldi: ma non siamo neppure a livello di cinema amatoriale.    

lunedì 12 settembre 2011

Che bella giornata

anno: 2010       
regia: NUNZIANTE, GENNARO
genere: comico
con Checco Zalone, Isabelle Adriani, Nabiha Akkari, Michele Alhaique, Matteo Reza Azchirvani, Anna Bellato, Caparezza, Annarita del Piano, Rita del Piano, Luigi Luciano, Mehdi Mahdloo, Ivano Marescotti, Rocco Papaleo, Michele Salvemini, Tullio Solenghi, Hossein Taheri
location: Italia
voto: 5

Luca Medici, alias Checcho Zalone, è il Re Mida dei botteghini, il fenomeno da blockbuster assicurato e le ragioni non sono difficili da capire. Il personaggio che incarna rappresenta, al tempo stesso, la scaltrezza e la dabbenaggine tipica dell'italiano medio, quello che ha in tasca il diploma di scuola superiore e una cultura da terza elementare. In più, Zalone si incapsula perfettamente in quella zona liminare tra ignoranza delle regole, nepotismo e opportunismo divertito che fa di gran parte degli italiani un riconosciuto popolo di cialtroni. Dopo il successo di Cado dalle nubi, Medici/Zalone torna a sdoganare l'italiano medio del duemila incarnando i panni di un aspirante all'arma dei Carabinieri, costretto a ripiegare - grazie a una raccomandazione - su un posto di vigilante presso il Duomo di Milano. All'ombra della Madonnina, Checco viene circuito da una ragazza araba (Akkari), che vorrebbe approfittare dell'ingenuità del ragazzo per far scoppiare un ordigno nel centro meneghino.
Prototipo del truzzo meridionale, al comico pugliese vanno riconosciuti una buona capacità di scrittura (sua la sceneggiatura) e di entrata nel personaggio e un certo acume antropologico . Più che suscitare risate, il film, che pure ha un buon ritmo, fa sorridere, e la gag con Ratzinger, sulla scena di chiusura, da sola vale il prezzo del biglietto.