domenica 30 ottobre 2011

L'uomo invisibile (The invisible man)

anno: 1933   
regia: WHALE, JAMES  
genere: fantastico  
con Claude Rains, Gloria Stuart, William Harrigan, Henry Travers, Una O'Connor, Forrester Harvey, Holmes Herbert, E.E. Clive, Dudley Digges, Harry Stubbs, Donald Stuart, Merle Tottenham, John Carradine, Dwight Frye  
location: Usa
voto: 8

Uno scienziato (Rains) si fa prendere la mano dai suoi esperimenti fino a diventare invisibile. In quelle condizioni comincia a seminare il panico in una cittadina, fino a provocare un eccidio.
Apologo sulle responsabilità della scienza nei giochi di potere, con effetti, per i tempi, di assoluta originalità e avanguardia.

sabato 29 ottobre 2011

Drive

anno: 2011       
regia: WINDING REFN, NICOLAS  
genere: gangster
con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Bryan Cranston, Albert Brooks, Oscar Isaac, Ron Perlman, Christina Hendricks, James Biberi, Kaden Leos, Tiara Parker, Cesar Garcia, Christian Cage, Chris Muto, Chris Smith, Jeff Wolfe, Tina Huang, Joe Pingue  
location: Usa
voto: 7

Innominato (Gosling). Ha sempre uno stuzzicadenti in bocca ed è di pochissime parole. Lavora in un'officina losangelina, occasionalmente fa lo stuntman nei film e a ancora più occasionalmente guida auto per le rapine. Il solito tran tran viene interrotto quando conosce Irene (Mulligan), vicina di casa con figlioletto al seguito e marito in gattabuia. Quando la malavita organizzata, a causa di vecchi debiti del marito, comincerà a infastidire la donna, il pilota scatenerà un inferno di sangue.
Più splatter di Tarantino e più granguignolesco di Scorsese, il danese Nicolas Winding Refn si è aggiudicato a Cannes il massimo alloro per la regia con un film che alterna atmosfere rarefatte, percorse da una tensione perenne, con esplosioni di inusitata violenza iperrealista. Prodotto di genere che miscela stilemi tipicamente europei con ingredienti hollywoodiani (da mandare a memoria le scene di inseguimento), il film tratto dal romanzo omonimo di James Sallis ha più di un debito con Driver l'imprendibile. C'era un Ryan (O'Neal) anche lì.    

venerdì 28 ottobre 2011

Lasciami entrare (Låt den rätte komma in)

anno; 2008       
regia: ALFREDSON, TOMAS  
genere: horror  
con Kåre Hedebrant, Lina Leandersson, Per Ragnar, Henrik Dahl, Karin Bergquist, Peter Carlberg, Ika Nord, Mikael Rahm, Karl-Robert Lindgren, Anders T. Peedu, Pale Olofsson, Cayetano Ruiz, Patrik Rydmark, Johan Sömnes, Mikael Erhardsson, Rasmus Luthander, Sören Källstigen, Malin Cederblad, Berndt Östman, Kajsa Linderholm, Adam Stone, Ingemar Raukola, Kent Rishaug, Linus Hanner, Thomas Ljungman, Fredrik Ramel, Christoffer Bohlin, Julia Nilsson, Elin Almén, Bengt Bylund, Bengt Lindström, Susanne Ruben  
location: Svezia
voto: 6

In un quartiere operaio della Stoccolma del 1982 un dodicenne (Hedebrant) è vittima di bullismo da parte di alcuni coetanei. Una strana ragazzina (Leandersson) che vive nel suo palazzo si allea con lui e costruisce un solido legame.
Originalissima storia di vampiri ambientata in un contesto "normale" e priva delle consuete atmosfere gotiche, totalmente spogliata dalla dimensione fiabesca ma carica al tempo stesso di simbolismi di non facile lettura, Lasciami entrare - tratto dal romanzo omonimo di John Ajvide Lindqvist - è un film intelligente, ambizioso, ma non sempre all'altezza delle aspettative.    

lunedì 24 ottobre 2011

La vita facile

anno: 2011       
regia: PELLEGRINI, LUCIO 
genere: commedia 
con Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Vittoria Puccini, Camilla Filippi, Angelo Orlando, Ivano Marescotti, Pietro Ragusa, Djibril Kébé, Souleymane Sow, Eliana Miglio, Max Tardioli 
location; Kenya, Italia
voto: 5

Specialista della commedia intelligente e impegnata, dopo i fatti di Genova del 2001 (Ora o mai più) e le morti bianche sul lavoro (Figli delle stelle), Lucio Pellegrini commette un passo falso mettendo in scena due medici che lavorano in un ospedale del Kenya con mezzi minimi. Tra i due ci sono vecchie questioni aperte e il volontariato apparente di uno di loro (Favino), normalmente incline alla vita facile, nasconde dei seri guai giudiziari. Ma a rendere difficile la loro convivenza c'è anche una vecchia storia di corna…
Le intenzioni del regista sono sempre encomiabili ma stavolta Pellegrini inciampa nei cliché, imbastisce una trama improbabile che vira improvvisamente verso il thriller sentimentale e si serve di un cast dove lo scarto tra Favino e gli altri è troppo pronunciato: Accorsi sta sempre con la giugulare gonfia; la Puccini ci fa la solita figura da raccomandata da papà. E la parafrasi del titolo di un grande film di Dino Risi, Una vita difficile, la dice lunga sullo scarto tra la commedia all'italiana che fu e quella dei giorni nostri.    

domenica 23 ottobre 2011

La strategia degli affetti

anno: 2008
regia: FIORI, DODO
genere: drammatico 
con Paolo Sassanelli, Marta Iacopini, Davide Nebbia, Nina Torresi, Joe Capalbo, Dino Abbrescia, Lucia Modugno, Remo Remotti 
location: Italia
voto: 5,5

Il precario equilibrio di una famiglia romana straricca collassa quando nella loro villa viene ospitata l'adolescente Nina (Torresi), figlia di un mezzo fallito (Capalbo) al quale il padrone di casa (Sassanelli) in passato aveva affidato alcuni "lavoretti" non andati a buon fine.
Racconto di formazione che gravita intorno a un ragazzone con lo sguardo da stoccafisso e l'identità sessuale confusa (l'efficace Davide Nebbia), l'opera seconda di Dodo Fiori ha il pregio di centellinare i retroscena che stanno alla base delle tante relazioni malate dei vari personaggi (tra fratelli, tra genitori e figli, tra cugini, tra amici) ma scade spesso nella morbosità e in una rappresentazione manichea della lotta di classe.    

venerdì 21 ottobre 2011

Cara, ti amo...

anno: 2011       
regia: VALLATI, GIAN PAOLO
genere: commedia
con Angelo Orlando, Luciano Scarpa, Alessandro Procoli, Massimiliano Franciosa, Elda Alvigini, Sara Ricci, Nina Torresi, Gianmarco Tognazzi, Emma Nitti, Lidia Vitale, Elisabetta Pellini, Elisa Alessandro, Virginia Raffaele
location: Italia
voto: 6

Cosa si dicono gli uomini quando parlano di donne? La risposta prova a darla questa spiritosissima commedia situazionista, priva di una vera e propria trama, che gravita intorno alle vicissitudini di quattro amici romani sulla quarantina. C'è il minipimmer che frulla qualsiasi femmina gli capiti a portata di mano (Franciosa) e lo sfigato che non batte chiodo da oltre un anno (Scarpa), lo scapolone incallito (Procoli) e l'ingenuo (Orlando). Cinema low budget solo in apparenza misogino (come la canzone che ne ispira il titolo, di Elio e le storie tese) in cui si ride senza che il film scivoli mai nel pecoreccio, come accade sempre più spesso nelle commedie italiane, grazie a uno script intelligente, inzeppato di battute che sembrano mettere insieme il Woody Allen dei tempi d'oro con l'ironia velatamente cinica e disfattista, tipicamente romana. Da non perdere.    

Kung Fu Panda

anno: 2008   
regia: OSBORNE, MARK * STEVENSON, JOHN 
genere: animazione 
con Fabio Volo (voce) 
location: Giappone
voto: 3

Poteva accadere soltanto in un paese egemonizzato dalla cultura televisiva che un panda giapponese parlasse in bresciano. Quel paese è l'Italia e la voce del protagonista di questo pessimo cartoon targato Dreamworks è quella di Fabio Volo: priva di colori, di toni, di sfumature e incredibilmente penalizzata dall'accento lombardo. Non è il solo difetto di un film che rinnova una tendenza secondo la quale prodotti del genere sono sempre meno adatti a un pubblico di bambini e sempre più destinati a quello degli adulti. Lo dicono le citazioni da Tarantino, Bruce Lee e Matrix, che un infante certo non può cogliere, e la quota impressionante di violenza che il film sprigiona. La storia - di fortissima impronta americana - non potrebbe essere più banale: un panda sogna di diventare un asso del kung-fu. Quando, per caso, viene investito del compito di liberare la popolazione dalla minaccia di un essere pericolosissimo, saprà assolvere il compito nonostante gli innegabili deficit iniziali. Morale scontata: anche se non hai alcun talento, puoi arrivare in cima al mondo.
Animazioni come sempre ragguardevoli, ma niente altro: la fantasia dei cartoonist americani è ormai a secco da tempo.    

martedì 18 ottobre 2011

Innocenti bugie (Knight and Day)

anno: 2010   
regia: MANGOLD, JAMES  
genere: thriller  
con Tom Cruise, Cameron Diaz, Peter Sarsgaard, Jordi Mollà, Viola Davis, Paul Dano, Falk Hentschel, Marc Blucas, Lennie Loftin, Maggie Grace, Rich Manley, Dale Dye, Celia Weston, Gal Gadot, Jack O'Connell, Trevor Loomis, Nilaja Sun, Tommy Nohilly, Taylor Treadwell, Christian Finnegan, Nicholas Art, Brian Dykstra, Brian Tarantina, Natasha Paczkowski, Jerrell Lee, Matthew Lawler, Ronn Surels, Eric Robert Bradshaw Bennett, Scott Wahle, Sara Underwood, Helen L. Welsh, King Orba, Adam Gregor, Mitch E. Bowan, Gerry Carbajal  
location: Austria, Germania, Spagna, Usa
voto: 7

Ve li ricordate i trucchi dei film di 007 durante la guerra fredda? C'era sempre qualcuno che inventava qualcosa che avrebbe potuto rinforzare la potenza militare di qualcun altro. In Knight and day (titolo incommensurabilmente più riuscito del rozzissimo Innocenti bugie), con qualche variante, il meccanismo è lo stesso: un ragazzo prodigio (Dano) inventa un generatore perpetuo di energia. Un agente della CIA (Cruise) lo prende sotto scorta portandosi appresso una ragazza (Diaz) conosciuta apparentemente per caso in aeroporto. Ma un malavitoso spagnolo e la CIA stanno dando la caccia al trio.
Fumettone pirotecnico e adrenalinico pieno di trovate, il film di Mangold si muove a metà tra commedia grottesca, spy-story ed action movie. Tutto è assolutamente implausibile ma le scene memorabili non si contano, a cominciare da quella con inseguimento tra moto e auto durante la corsa dei tori a Pamplona.    

venerdì 14 ottobre 2011

This must be the place

anno: 2011       
regia: SORRENTINO, PAOLO
genere: grottesco
con Sean Penn, Judd Hirsch, Eve Hewson, Kerry Condon, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, David Byrne, Olwen Fouéré, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Frances McDormand, Seth Adkins
location: Irlanda, Usa
voto: 3

L'America: deve essere questo il posto che Paolo Sorrentino, uno dei più innovativi e geniali registi italiani, dovrebbe evitare di frequentare per ragioni artistiche e andarci soltanto da turista. Già, perché dopo avere infilato un capolavoro dietro l'altro, l'autore de Il divo va incontro alla sorte che fu già di De Sica (Sette volte donna) e Scola (Permette? Rocco Papaleo): un capitombolo clamoroso nella terra per eccellenza della settima arte. Inerte e senza idee, This must be the place sembra soltanto voler dar sfogo alla capacità del regista campano di curare le immagini (la fotografia è di Luca Bigazzi) e assemblare gustose colonne sonore (qui firmate da David Byrne). La storia è imperniata su uno dei due espedienti classici dei registi a corto di idee: il road movie (l'altro è quello del regista in crisi). Sean Penn, che recita come se avesse ingerito quantitativi industriali di bromuro e non è mai stato così sprecato, è una rockstar cinquantenne che si è ritirata dalla scena. Vive con la moglie in una specie di reggia a Dublino ed esibisce costantemente un orrendo mascherone bistrato. Alla morte del padre, scampato ai campi di concentramento, viene a sapere che il genitore aveva dato la caccia al suo aguzzino nazista per tutta la vita. Allora torna negli States e si mette in marcia per portare a termine l'opera. Psicologia d'accatto, racconto fumoso, dialoghi grotteschi, intellettualismo esasperato ed esasperante, scantonamenti narrativi ed esplosioni comiche sono la cifra stilistica di un film da dimenticare al più presto.    

giovedì 13 ottobre 2011

Motel Woodstock (Taking Woodstock)

anno: 2009       
regia: LEE, ANG  
genere: commedia  
con Henry Goodman, Edward Hibbert, Imelda Staunton, Demetri Martin, Emile Hirsch, Paul Dano, Kelli Garner, Clark Middleton, Bette Henritze, Sondra James, Jeffrey Dean Morgan, Christina Kirk, Gail Martino, Lee Wong, Adam LeFevre, Eugene Levy, Andy Prosky, Dan Fogler, Carmel Amit, Zachary Booth, Jennifer Merrill, Ivan Sandomire, Matthew Shear, Darcy Bledsoe, Halley Cianfarini, Jesse Kile, Ashley Middlebrook, Bec Stupak, Gabriel Sunday, Jonathan Groff, Mamie Gummer, Stephen Kunken, Adam Pally, Kevin Sussman, Pippa Pearthree, Skylar Astin, Daniel Eric Gold, Leonard Berdick, Sharon J. Giroux, William B. Ward Jr., Louisa Krause, Spadaque Volcimus, Bill Coelius, Nick Taylor, Michael Izquierdo, Katherine Waterston, Will Janowitz, Jeremy Shamos, Malachy Cleary, Richard Thomas, Sebastian Beacon, Kelly Klein, Garett Ross, Darren Pettie, Andrew Katz, Patrick Cupo, Boris McGiver, Liev Schreiber, Caitlin Fitzgerald, Michael J. Burg, Stefano Da Fre, Taunia Hottman-Hubbard, David Lavine, Michael Zegen, Andrew Zox, Angus Hamilton, Christopher Meier, Richard Phelan McGreal, Casson Rugen, Joseph Ulmer, Harry Zittel, Alyssa May Gold, Gaston Jean-Baptiste, Michael McGinnis, Dan Knobler, Jon Seale, David Wilson Barnes, James Hanlon, Don Puglisi, Kirsten Bach, Kevin Chamberlin, Rachel Morrall, Anthoula Katsimatides, Marjorie Austrian, Kyle Plante, Lew Zucker  
location: Usa
voto: 5,5

Perché affidare a un signore di Taiwan il racconto di uno dei momenti topici della storia culturale americana? Probabilmente perché Ang Lee, uno dei registi più sopravvalutati della storia del cinema, offre sempre garanzie al botteghino.
Motel Woostock racconta come nacque il più famoso festival della storia del rock, quello di Woodstock, quali vicissitudini organizzative ci furono dietro e come si arrivò a quella gigantesca kermesse che in tre giorni di pace, amore e musica raccolse oltre mezzo milione di ragazzi, per lo più hippy, diventata un pezzo di storia d'America. Lee parte bene quando racconta la parabola del piccolo imprenditore locale (Goodman), un 27enne gestore di un motel insieme ai genitori, che nei panni di presidente della camera di commercio prende al balzo la palla per portarsi a casa gente come Janis Joplin e Jimi Hendrix. Se il ritratto della famiglia ebrea emigrata nelle zone rurali degli States funziona, il resto attinge a piene mani dagli stereotipi: gli hippy sono tutti accaniti consumatori di droghe, il teatro d'avanguardia è una buffonata che si rappresenta con provocazioni in costume adamitico, la bisessualità è un dogma, la protesta contro la guerra in Vietnam un'accozzaglia di slogan. Lee porta a casa il pingue compenso col minimo sforzo sindacale, arrivando addirittura a replicare sfacciatamente lo split screen che Michael Wadleigh utilizzò abbondantemente per documentare il festival nell'omonimo film. Dalla sua, un paio di scelte coraggiose: quella di aver puntato su attori poco noti e quella di aver lasciato il concerto sempre fuori campo.    

domenica 9 ottobre 2011

Inside job

anno: 2010   
regia: FERGUSON, CHARLES  
genere: documentario  
con William Ackman, Daniel Alpert, Jonathan Alpert, Sigridur Benediktsdottir, Ben Bernanke, Willem Buiter, George W. Bush, John Campbell, John Campbell, Satyajit Das, Jerome Fons, Barney Frank, Timothy Geithner, Alan Greenspan, Christine Lagarde, Andrew Lo, Lee Hsien Loong, Frederic Mishkin, Barack Obama, Eliot Spitzer, Dominique Strauss-Kahn, Scott Talbott, Gillian Tett, Paul Volcker, Henry Waxman, Ann Curry  
location: Islanda, Usa
voto: 7

Cartolarizzazioni, derivati, bond, subprime, rating, bolla speculativa e bonus sono tutti termini entrati di forza nel nostro vocabolario e che avremmo preferito continuare a ignorare. E invece dal 2008 queste parole evocano spettri inquietanti, si annodano ad altri vocaboli come recessione, crisi, disoccupazione, pignoramento, fallimento, chiusura. Il documentario che, nell'apposita sezione, ha vinto l'Oscar nel 2011 prova a raccontare - senza grandi pretese di originalità e con uno stile che non è certo quello di Michael Moore - cosa e come è successo che i pescecani della finanza, con speculazioni folli e giocando sui risparmi del ceto medio e di chi ha quasi nulla, si siano spropositatamente arricchiti con la complicità di governi fantoccio, compresi quelli di Clinton e Obama. Non è un mistero per nessuno che la crisi finanziaria più disastrosa dal 1929 sia nata dalle liberalizzazioni assicurate al sistema finanziario e che queste siano figlie a loro volta del capitalismo pregiudicato degli anni '80, voluto da Reagan e dalla Thatcher. Forse invece pochi sanno che una società modello come quella islandese - che non arriva a 400mila abitanti - ha funzionato a meraviglia finché il governo non ha deciso che la finanza creativa avrebbe potuto prosperare anche lì: provocando immediatamente il collasso. Il liberismo economico e finanziario sono pura ideologia, strumenti per divaricare a dismisura la forbice sociale, rendendo i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Fidatevi.    

venerdì 7 ottobre 2011

Il nuovo linguaggio dei piskelli romani

Quel vocabolario per non farsi capire dagli adulti. Maledetto chi “s’accolla”, va immediatamente “pisciato”. Ma forse manca il gusto per l’invenzione pura, quel giro di parole tra popolare e barocco del dialetto di venti anni fa di MARCO LODOLI
ABBIAMO tanti difetti, noi romani, ma di sicuro non ci manca il dono meraviglioso della sintesi linguistica: una parola e tutto è chiaro, le lungaggini sono bandite, a volte persino il ragionamento viene evitato se si può stringere tutto in una sola espressione o in una battuta fulminante. I ragazzi, poi, da sempre hanno un loro privato vocabolario, costruito proprio per non farsi capire dagli adulti.
Ogni nuova generazione conia i suoi modi di dire, che appaiono, trionfano, declinano, scompaiono. E’ raro oggi trovare un ragazzetto che dica di aver avuto “strizza”, “d’aver smartito”, che una cosa “je rimbalza”, che “sta alla frutta” o a “carissimo amico”, che ha preso “na tortorata o na sdrumata” da qualcuno, che ieri “s’è tajato dalle risate”. Queste sono espressioni di dieci o venti anni fa, scolorite, dimenticate. Roba da vecchi, da quarantenni. Oggi altre parole sono sulla bocca dei ragazzi, e spesso sono parole più dure di una volta, il presente è spigoloso, sbrigativo, cattivello.
Maledetto chi “s’accolla”, va immediatamente “pisciato”, la Roma “me fomenta”, in discoteca c’è sempre qualcuno che vende “na pasta” o che “spigne er fumo”, la racchietta è addirittura “na busta de…” e non voglio scrivere cosa contiene quella busta. Forse manca il gusto per l’invenzione pura, quel giro di parole tra popolare e barocco che voleva lasciare a bocca aperta gli ascoltatori, tipo “te pijo e t’arzo pe le recchie come la Coppa Campioni”, oppure “tu sei uno che se vola no schiaffo in terrazza te fai dà le chiavi dar portiere”, “Te prenno per naso e me te porto sulla spalla come na giacchetta estiva”: costruzioni verbali da grandi architetti del romanesco. Il timore è che tutto il vocabolario, italiano e romano, si riduca a pochissime frasi di slang: pare che nei quartieri periferici di Londra i ragazzi parlino e comunichino utilizzando il cellulare con cinquanta parole. In classe leggo spesso qualche sonetto del Belli, ma nessuno lo capisce.
(da La Repubblica, 6 ottobre 2011)

giovedì 6 ottobre 2011

É arrivata la felicità (Mr. Deeds goes to town)

anno: 1936   
regia: CAPRA, FRANK  
genere: commedia  
con Gary Cooper, Jean Arthur, George Bancroft, Lionel Stander, Douglass Dumbrille, Raymond Walburn, H.B. Warner, Ruth Donnelly, Walter Catlett, John Wray  
location: Usa
voto: 5,5

Frank Capra è il più degno erede della cosmogonia dei padri fondatori degli Stati Uniti d'America, l'ideale trait-d'union con Washington e Benjamin. I suoi film sono la summa del pensiero liberale americano e l'incarnazione del suo sogno. Non fa eccezione questo Mr. Deeds goes to town, tradotto banalmente con È arrivata la felicità, titolo che ammicca ironicamente alle disgrazie di un americano medio semplice e buono (Cooper), dotato di saldissimi principi, che si vede arrivare una eredità miliardaria da uno zio semisconosciuto. Speculatori e parenti alla lontanissima vorrebbero succhiargli il sangue, una giornalista (Arthur) approfitta della sua ingenuità per ritrarlo come uno stupido bonaccione ma l'uomo, con la sua dignità e i suoi principi chiarissimi, mette a posto tutti persino in tribunale e regala la sua fortuna ai poveri.
Peccato che nella versione italiana siano andate perse ampie tracce del doppiaggio, lasciando spazio alla calata slang del protagonista e rendendo poco chiari alcuni passaggi cruciali, perché il film è un apologo sulla bontà disinteressata e sul bene comune che trasuda idealismo e scivola su qualche banalità, muovendosi tra melodramma e commedia. A Capra valse l'Oscar per la regia.
Curiosità: il film è uno dei casi in cui il cinema influenza la lingua. Da allora il termine picchiatello vene acquisito anche nei nostri vocabolari.    

sabato 1 ottobre 2011

Margherita Gauthier (Camille)

anno: 1936   
regia: CUKOR, GEORGE 
genere: sentimentale 
con Greta Garbo, Robert Taylor, Lionel Barrymore, Elizabeth Allan, Jessie Ralph, Henry Daniell, Laura Hope Crews, Rex O'Malley, Elsie Esmond, Joan Leslie, June Wilkins, Sibyl Harris, Russel Hardie, Marion Ballou, John Bryan 
location: Francia
voto: 5

La più lunga partita a ping pong della storia del cinema non si gioca in Cina, ma in Francia. Protagonisti ne sono Margherita Gauthier (Garbo), arrampicatrice sociale con interferenze sentimentali, e Armando Duval (Taylor), pollo e rampollo di buona famiglia, disposto a subire di tutto pur di fare breccia nel cuore della donna. Per 100 minuti i due si inseguono, si amano e si lasciano perché il pollo rampollo ha un concorrente sleale (Barrymore), un ricchissimo barone che si è comprato il comprabile nei dintorni di Parigi. La donna è troppo attaccata alle comodità della vita da signora per rinunciare a tanto benessere ma il ripensamento arriva a tempo scaduto.
Melodrammore ad altissimo tasso glicemico, il film tratto dal celeberrimo La signora delle camelie di Alexandre Dumas figlio è un feuilleton di ambientazione ottocentesca ben diretto e piuttosto misogino (le donne che non sono cacciatrici di dote starnazzano come anatre) a uso e consumo di un pubblico in cerca di sentimentalismo spicciolo.