lunedì 28 ottobre 2013

Captain Phillips - Attacco in mare aperto

anno: 2013       
regia: GREENGRASS, PAUL
genere: thriller
con Tom Hanks, Barkhad Abdi, Barkhad Abdirahman, Faysal Ahmed, Mahat M. Ali, Michael Chernus, Catherine Keener, David Warshofsky, Corey Johnson, Chris Mulkey, Yul Vazquez, Max Martini, Omar Berdouni, Mohamed Ali, Issak Farah Samatar, Thomas Grube, Mark Holden, San Shella, Terence Anderson, Marc Anwar, David Webber, Amr El-Bayoumi, Vincenzo Nicoli, Kapil Arun, Louis Mahoney, Peter Landi, Angus MacInnes, Ian Ralph, Kristian Hjordt Beck, Kurt Larsen, Bader Choukouko, Idurus Shiish, Azeez Mohammed, Abdurazak Ahmed Adan, Duran Mohamed Hassan, Nasir Jama, Kadz Souleiman, Scott Oates, Dave Meadows, Shad Jason Hamilton, Adam Wendling, Billy Jenkins, Mark Semos, Dean Franchuk, Rey Hernandez, Christopher Stadulis, Roger Edwards, John Patrick Barry, Raleigh Morse, Dale McClellan, Hugh Middleton, Raymond Care, Stacha Hicks, Will Bowden, Len Anderson IV
location: Emirati Arabi, Oman, Somalia, Usa
voto: 8

"Ammazza 'so forti 'sti americani, aho!". Nemmeno fossimo in un film di Alberto Sordi, dal regista segnalatosi per due episodi di Jason Bourne (The Bourne supremacy e The Bourne ultimatum) e per un altro film muscolare che inscenava il braccio di ferro tra americani e terroristi (Green zone) ci viene proposta un'ulteriore variante dello strapotere strategico-militare a stelle e strisce, epigono di quel cinema patriottico e tendenzialmente di destra che ha trovato in John Ford e nella serie di Rambo i suoi più illustri antenati.
Stavolta siamo nel 2009 (la storia è realmente accaduta), quando una nave cargo battente bandiera americana e trasportante viveri per gli aiuti umanitari (dettaglio propagandistico non secondario) venne attaccata da un commando di pirati indigeni al largo delle coste somale. Il comandante della nave, Rich Phillips (Hanks), venne preso in ostaggio a bordo della scialuppa con la quale i pirati si misero in fuga. Le forze speciali americane fecero il resto. La messa in scena è impeccabile e al film, sotto il piano dello spettacolo, non si potrebbe chiedere di più: non un solo momento che smorzi la fortissima tensione, non un'inquadratura meno che professionale ed enorme dispendio di mezzi, uomini e location. Un blockbuster, dunque, ad altissimo impatto spettacolare, affidato all'ennesima prova gigantesca di Tom Hanks. Sul piano dei contenuti, però, è tutt'altra storia: i somali per poco non hanno l'anello al naso; il loro comandante (Abdi) picchia sul quadro di comando della nave cargo nemmeno fosse una bertuccia e più in generale il divario - di mezzi, intelligenza, strategia - è artificialmente sottolineato in tutti i modi possibili, come quando il cinema western si ostinava a rappresentare i pellerossa come i rissosi usurpatori dei diritti dei bianchi.    

domenica 27 ottobre 2013

Oh Boy, un caffè a Berlino

anno: 2012       
regia: GERSTER, JAN OLE  
genere: grottesco  
con Tom Schilling, Katharina Schüttler, Justus von Dohnányi, Andreas Schröders, Katharina Hauck, Marc Hosemann, Friederike Kempter, Arnd Klawitter, Inga Birkenfeld, Ulrich Noethen, Leander Modersohn, Martin Brambach, Rolf Peter Kahl, Lis Böttner, Theo Trebs, Alexander Altomirianos, Steffen Jürgens, Ellen Schlootz, Frederick Lau, Jakob Bieber, Robert Hofmann, Tim Williams, Michael Gwisdek, Sanne Schnapp, Silvaine Faligant, Annika Ernst, Victor Ellinghaus, Paul von Habsburg-Lothringen, Helen Kühn, Joachim Gern, Lina Kramer, Tim Wustrack, Kathryn Fischer  
location: Germania
voto: 4

A Berlino Niko (Schilling) da un paio d'anni vive alla giornata: ha smesso di studiare, non ha ancora finito di sistemare l'appartamento e campa futilmente concedendosi incontri fortuiti. Fino a quando la fortuna sembra voltargli le spalle: nelle 24 ore durante le quali seguiamo la sua traiettoria esistenziale, la storia con la sua ragazza finisce, la patente che gli era stata sospesa per ubriachezza non gli viene riconcessa e suo padre, venuto a sapere che il ragazzo ha interrotto gli studi, gli taglia i fondi. E in città sembra che nessuno possa dargli una tazza di caffè.
Girato in un bianco e nero che fa molto cinema d'essai (con tanto di sottofondo jazzato), il film dell'esordiente Gerster, pluripremiato agli Oscar tedeschi, sembra voler aggiornare la lezione di Wenders, Fassbinder e Reitz con un'opera che racconta in un accumulo rapsodico il nichilismo disarmato e disarmante dei giovani d'oggi in una prospettiva di realismo cinematografico che però lascia piuttosto freddi. Partenza fulminante: peccato che il regista si giochi tutte le idee migliori nel primo quarto d'ora.    

Buffalo girls

anno: 2012       
regia: KELLSTEIN, TODD 
genere: documentario 
con Stam Sor Con Lek, Pet Chor Chanachai, Jid, Lek, Walee Niyom, Nong, Torn 
location: Thailandia
voto: 3

In Thailandia, famiglie poverissime mandano le loro piccole figlie - ragazzine tra gli otto e i dieci anni - a combattere la violentissima boxe thailandese, dietro la quale gravita un consistente giro di scommesse. Impermeabili ai danni che questo sport può provocare a corpi così piccoli e fragili (le due protagoniste pesano intorno alla ventina di chili), le famiglie sperano di poter uscire dalla povertà grazie ai successi che le bambine possono raggiungere.
Il documentario di Todd Kellstein, pur nel suo encomiabile intento di denuncia, manifesta un livello talmente dilettantistico da lasciar naufragare qualsiasi buona intenzione. Lo schema narrativo è retorico e ripetitivo, la vicenda si avvita intorno a un'alternanza di spezzoni di interviste, combattimenti sul ring e scene di ordinario degrado quotidiano in un loop talmente ossessivo che l'intera operazione non può far altro che annoiare.    

sabato 26 ottobre 2013

Cose nostre - Malavita (The Family)

anno: 2013       
regia: BESSON, LUC
genere: commedia nera
con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Dianna Agron, John D'Leo, Tommy Lee Jones, Jimmy Palumbo, Domenick Lombardozzi, Stan Carp, Vincent Pastore, Jon Freda, Michael J. Panichelli Jr., Paul Borghese, Anthony Desio, Ted Arcidi, David Belle, Raymond Franza, Barbara Bolotner, Jan Hammenecker, Paulette Frantz, Claudine Acs, Christopher Craig, Cédric Zimmerlin, Tonio Descanvelle, Christophe Kourotchkine, Dominique Serrand, Serge Tranvouez, Caroline Arrouas, Sophie Froissard, Patrick Sueur, Régis Royer, Michel Aymard, Florent Guyot, Matthew Luret, Laurent Claret, Chloé Oliver, Françoise Gazio, Sissi Duparc, Mario Pecqueur, Bernadette Paviot, Christophe Reymond, Bruno Fleury, Abigail Boucher, Leslie Menu, Jacques Fontanel, Xavier Brossard, Nicolas Wanczycki, Jean-Claude Bohbote, Gaëlle Jeantet, Oisin Stack, Annie Mercier, Florence Muller, Jonas Bloquet, Simon Krel, Martin Goutry, Rebecca Shang, Victoire Du Bois, Jérémy Jean, Côme Levin, Camille Gigot, Vincent Claude, Robin Rafoni, Jimmy Loehler, Maïté Blanco, Léo-Paul Salmain, Bruno Cadillon, Catherine Schaub-Abkarian, Charles Derondel, Alexandre Piot, Tom Hudson, Solal Forte, Jim Schachmes, Frédéric Dockès, Raphaël Boshart, Terron Jones, Cortez Nance, Dominic Chianese, Louis Arcella, Thierry Pietra, Steven Lyon, Kresh Novakovic, Marie-Anne Mestre, Paul Bandey, Peter Hudson, Alain Barbier, Marie Guillard, Alice Allwright, Lorenzo Montalbanc, Samira Sedira, Moussa Maaskri, Mour, Abdelaziz Doukali, Joseph Perrino, Anthony Mangano, Vincent Riviezzo, Lou Patane, Steven Randazzo, Steven Rattazzi, Gino Cafarelli, Anthoula Katsimatides, Elba Sette-Camara, Ricardo Cordero, Mike Bocchetti, Dave Bobb, Kevin Kolack, Mark E. Phillips, Dante Bruzzese, Patrick Médioni, David Salles, François Rabette, Giovanni Cirfiera, Nathan Rippy, Emmanuelle Moreau, Dan Cade, Virginia Di Leo, Charles Di Leo, Stosh Zona, Peter Falcetti, Matthew L. Imparato
location: Francia, Usa
voto: 5

Giovanni Manzoni, alias Fred Blake (De Niro), sua moglie (Pfeiffer) e i suoi due figli sono oggetti di un programma di protezione testimoni che dopo tanto girovagare li fa approdare in Normandia. Qui i quattro non si risparmiano nel replicare i metodi mafiosi che usavano negli Stati Uniti: botte da orbi, esplosioni, bullismo a scuola e amenità di altro tipo. Ma il caso vuole che i boss mafiosi che li vogliono morti scoprano del tutto accidentalmente dove i quattro sono nascosti.
Besson, con la produzione esecutiva di Martin Scorsese (esplicitamente citato nel film in una delle scene migliori, nella quale De Niro si improvvisa commentatore di Quei bravi ragazzi in un cineclub) firma una commedia nera tratta dal romanzo di Tonino Benacquista che assembla le iperboli di Leon con quella stessa ironia mordace a cui proprio De Niro aveva già dato corpo in Terapia e pallottole, azzeccatissima commedia che, come questa, prendeva in giro la mafia. Confezione impeccabile, ma prodotto prevedibilissimo.    

venerdì 25 ottobre 2013

Cani sciolti (2 Guns)

anno: 2013       
regia: KORMAKUR, BALTASAR
genere: poliziesco
con Denzel Washington, Mark Wahlberg, Paula Patton, Bill Paxton, Fred Ward, James Marsden, Edward James Olmos, Robert John Burke, Greg Sproles, Patrick Fischler, Edgar Arreola, Derek Solorsano, Kyle Russell Clements, Christopher Matthew Cook, Tim Bell, Tait Fletcher, Jesus Jr., Azure Parsons, John McConnell, Jack Landry, Ritchie Montgomery, Ambyr Childers, Robert Larriviere, Lucy Faust, George Wilson, Yohance Myles, Evie Thompson, Samuel Baca-Garcia, Michael Beasley, Christopher Dempsey, Bill Stinchcomb, Mark Adam, David Kency, Gilbert Rosales, Peter Gabb, Jason Kirkpatrick, Tony Sanford, Lucky Johnson, Lindsey G. Smith, Lindsey Gort, Hillel M. Sharman, Aaron Zell, Henry Penzi
location: Messico, Usa
voto: 5

Per incastrare alcuni narcotrafficanti, Bobby Trench (Washington) e Michael Stigman (Wahlberg), uno infiltrato della DEA, l'altro della Marina Militare ciascuno a insaputa dell'altro, inscenano una rapina. Ma il "bottino" è di gran lunga superiore alle aspettative e si scopre che quei soldi appartengono ad alcuni intoccabili che manovrano nella stanza dei bottoni. Sicché i due dovranno vedersela non soltanto con i malviventi che danno loro la caccia, ma con i loro stessi colleghi, gente corrotta, doppiogiochista e agenti della CIA tutt'altro che super partes.
Dopo il riuscito Contraband, l'islandese Kormakur si affida ancora una volta alla prova muscolare di Mark Wahlberg, affiancandogli un Denzel Washington col quale viene fuori il classico buddy-movie basato sulla complementarità dei caratteri. Tratto dal fumetto creato da Steven Grant, tradotto sullo schermo con una netta dominante ocra, Cani sciolti è un western poliziesco che omaggia esplicitamente Chi ucciderà Charley Varrick? (nome della banca e luogo sono gli stessi del film con Walter Matthau), miscelando una buona dose di ironia con le iperboli di violenze che sembrano ricordare più Peckinpah che Tarantino.    

lunedì 21 ottobre 2013

Ebrei a Roma

anno: 2012   
regia: PANNONE, GIANFRANCO
genere: documentario
con David Limentani, Micaela Pavoncello, Giovanni Terracina, Roberto Calò, Leonello Del Monte, Claudio Di Segni, Yael Finzi, Hamos Guetta, Evelina Meghnagi, Alberto Pavoncello, Claudio Procaccia, Daniele Regard, Angelo Sermoneta, Bianca Sonnino, Giancarlo Terracina, Daniele Terracina, Tobia Zevi, Riccardo Di Segni, Riccardo Pacifici, Alberto Funaro, Benchabat Amram
location: Italia
voto: 3

A Roma risiede la più antica comunità ebraica d'Europa. Con l'eccezione degli ebrei di provenienza etiope, che hanno trovato il loro quartier generale nella zona di Piazza Bologna, la comunità è storicamente quasi tutta radunata in quel fazzoletto di terra che sta tra l'isola Tiberina e Largo di Torre Argentina. È qui che il documentarista Gianfranco Pannone, già autore di interessanti approfondimenti sui mali d'Italia (Ma che storia…, Il sol dell'avvenire e Scorie in libertà), ha effettuato gran parte delle riprese e intercettato storie e umori di questi ebrei romani, immortalandone i riti e le abitudini. Tra curiosità urbanistiche e architettoniche (la fontana delle tartarughe ridisegnata dal Bernini), ampi cenni storici (quello noto come ghetto è stato chiuso per circa 350 anni e diventato oggetto del rastrellamento nazista nel 1943) e spigolature onomastiche (i cognomi che provengono dalle città, come Terracina e Sermoneta, o quelli notissimi come Limentani e Meghnagi), il documentario si limita a fornire una svogliata testimonianza in merito al rapporto degli ebrei con la capitale, il loro sentirsi radicati sul territorio, l'importanza del commercio e il rapporto con la terra di Israele. Nell'insieme, uno spaccato di un'oretta che fornisce un'idea appena bozzettistica degli ebrei romani.    

domenica 20 ottobre 2013

Una fragile armonia (A Late Quartet)

anno: 2012       
regia: ZIBERMAN, YARON  
genere: drammatico  
con Catherine Keener, Christopher Walken, Philip Seymour Hoffman, Mark Ivanir, Imogen Poots, Madhur Jaffrey, Liraz Charhi, Wallace Shawn, Pamela Quinn, Brooklyn Parkinson Group, Cristian Puig, Rebeca Tomas, Megan McQuillan, David Redden, Ted Hartley, Stephen Payne, Alyssa Lewis, Attacca String Quartet, Keiko Tokunaga, Luke Fleming, Andrew Yee, Amy Schroeder, Anne Sofie von Otter, Nina Lee  
location: Usa
voto: 5

Proprio quando stanno per celebrare il quarto di secolo di attività concertistica insieme, Robert (Hoffman), Juliette (Keener), Daniel (Ivanir) e Peter (Walken), hanno una brusca battuta d'arresto: alla notizia della malattia di Peter (parkinsonismo, che per un violoncellista non è il massimo), si aggiunge quella della relazione tra Daniel e Alexandra (Poots), che è figlia degli altri due membri del quartetto, e un inutile tradimento da parte di Robert che mina alle fondamenta la tenuta della coppia.
Cinema cameristico tanto quanto lo è la musica (con Beethoven in primissima fila), servito da interpreti che gareggiano non soltanto sui palcoscenici della finzione ma anche per bravura: si rovista tra le intermittenze del cuore delle quattro personalità, i loro egoismi e la loro smania di primeggiare. Nel film d'esordio di Yaron Zilberman tutto è di un'eleganza quasi british, ma anche piuttosto freddino, con un finale commovente che riscatta la carenza di pathos dell'opera.    

mercoledì 16 ottobre 2013

Anni felici

anno: 2013       
regia: LUCHETTI, DANIELE
genere: commedia
con Kim Rossi Stuart, Micaela Ramazzotti, Martina Gedeck, Samuel Garofalo, Niccolò Calvagna, Pia Engleberth, Benedetta Buccellato, Angelique Cavallari, Ivan Castiglione, Sylvia De Fanti
location: Francia, Italia
voto: 3

Fidatevi: quando un autore racconta di un regista in crisi che non sa quale film intentarsi o rovista nel baule dei ricordi, non è (quasi) mai un buon segno. Non fa eccezione questo film semi-autobiografico di Daniele Luchetti, regista non proprio prolifico (una decina di film in oltre 25 anni di carriera), che proprio con Anni felici firma, insieme a La settimana della sfinge e Dillo con parole mie, uno dei suoi film meno riusciti.
La porzione di memorie che va in scena è quella del 1974, affidate alla voce off del figlio maggiore ormai cresciuto, il decenne Dario (Garofalo), nel quale si identifica il regista e al quale sarebbe arrivata una cinepresa in Super8 in dono. È l'anno in cui il padre del piccolo protagonista (Rossi Stuart), artista d'avanguardia velleitario e pochissimo ispirato, usava il suo laboratorio più come palestra erotica che come luogo creativo, tra una lezione e l'altra sulla storia dell'arte. Tradimento dopo tradimento, la moglie (Micaela Ramazzotti, che torna a recitare con Kim Rossi Stuart a 4 anni da Questione di cuore) sbotta, fino a cedere alle lusinghe di una gallerista dalle inclinazioni saffiche (Gedeck). A quel punto la coppia scoppia.
Abbandonata da tempo la strada della riflessione sul sociale (I piccoli maestri, La scuola, Arriva la bufera, Il portaborse), Luchetti insiste sul suo cinema da tinello con la quarta opera consecutiva che va a collocare la famiglia al centro della scena. E ancora una volta (con la sola eccezione de La nostra vita) registriamo l'inconsistenza del copione (scritto con Rulli & Petraglia), la pochezza dei contenuti, la superficialità dei caratteri psicologici dei diversi personaggi. La ricostruzione del passato qui si fa caricatura, l'arte d'avanguardia non è diversa né meno ridicola da quella del Sordi alla biennale veneziana nell'episodio di Dove vai in vacanza?, i clichè dell'epoca (con i figli che chiamano i genitori per nome anziché mamma e papà) sanno di precotto e molti personaggi, dalla gallerista ai due figli della coppia (peraltro pessimi interpreti) sono confinati al ruolo di tappezzeria. Ma ancora una volta a dare un minimo di spessore a un'opera del tutto inconsistente contribuisce la prova sovrumana di Kim Rossi Stuart, che si conferma uno dei migliori attori della sua generazione.    

domenica 13 ottobre 2013

Il cacciatore di donne (The frozen ground)

anno: 2013       
regia: WALKER, SCOTT 
genere: poliziesco 
con Nicolas Cage, Vanessa Hudgens, John Cusack, Dean Norris, Gia Mantegna, Robert Forgit, Brad William Henke, Michael McGrady, Katherine LaNasa, Ryan O'Nan, Kevin Dunn, Connor Rockom, Radha Mitchell, Matt Gerald, Jodi Lyn O'Keefe, 50 Cent, Olga Valentina, Jason Collins, Kurt Fuller, Craig Blair, Hillarie Putnam, Ron Holmstrom, Leo Grinberg, Katie Wallack, Jeff Bell, Brett Baker, Mark Robokoff, Clara Danielle Engstrom, Leonardo Walker, Jill Bess, Teresa Koop, Tim Lacatena, Jonathan Minton, A.J. Seims, Tom Skore, Princess Lucaj, Julie Hasquet, Lauren Maxwell, Sunny Alexander, Christopher Murray, Danielle Lyons Gonzales, Shilo K. Thorp, Savanah Graham, Lydia Hull, Seneca Paris, Amy Litson, Bostin Christopher, Joshua Ball, Kiki Warren, Mark Rhino Smith, Jekka Rodriguez, Taylor Ann Tracy, Lucy, Kili, Kaya 
location: Usa
voto: 4

Tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, in Alaska Robert Hansen (Cusack), all'apparenza buon padre di famiglia, aveva trovato un divertente passatempo: adescava prostitute, poi le segregava per periodi a suo piacimento, dopo di che le liberava nei boschi per dare loro la caccia come fossero animali. Dopo decine di omicidi arriva finalmente quella che riesce a scappare (Hudgens). Siccome però tra droghe e prostituzione la ragazza non ha esattamente la fedina penale immacolata, rischia di perdere l'unica chance di salvezza che avrebbe: quella di affidarsi alle cure del premuroso poliziotto Jack Halcombe (Cage), tanto più che il serial killer continua a darle la caccia. Ad Halcombe interessa soprattutto che la donna testimoni in tribunale, nella speranza di interrompere la serie di omicidi.
Poliziesco senza suspense, con brusche virate narrative che non accompagnano mai lo spettatore in quella tensione che ti aspetteresti da un thriller. È questa la cifra meno consonante di un film diretto con sufficiente mestiere dall'esordiente Scott Walker, ma nel quale lo svolgimento della trama è talmente prevedibile da lasciare indovinare con larghissimo anticipo l'esito finale. Cage e Cusack rovesciano i ruoli che avevano avuto in Con Air.    

giovedì 10 ottobre 2013

Mood Indigo - La schiuma dei giorni (L'écume des jours)

anno: 2013       
regia: GONDRY, MICHEL
genere: fantastico
con Romain Duris, Audrey Tautou, Gad Elmaleh, Omar Sy, Aïssa Mäiga, Charlotte Le Bon, Sacha Bourdo, Philippe Torreton, Vincent Rottiers, Laurent Lafitte, Natacha Régnier, Zinedine Soualem, Alain Chabat, Frédéric Saurel, Wilfred Benaïche, Tilly Scott Pedersen
location: Francia
voto: 4

Il jazz, la scrittura debordante, l'ossessione per la tecnologia, la follia allucinata: c'è tutto Boris Vian, scrittore, trombettista jazz e critico musicale (in Italia qualcuno lo ricorderà anche per lo splendido adattamento che Ivano Fossati ha fatto di una sua canzone, Il disertore), portato sul grande schermo da un regista che, quanto a visionarietà, gli tiene perfettamente il passo, quel Michel Gondry che aveva già mostrato la sua vocazione a cimentarsi con opere impossibili come in Se mi lasci ti cancello, il film che, insieme a La tigre e il dragone, più di ogni altro è riuscito a farmi vivere la sala cinematografica come penitenziario e luogo di espiazione dal quale non vedevo l'ora di fuggire.
Il miracolo si è ripetuto con questo Mood indigo (il titolo riprende una celeberrima composizione di Duke Ellington). È la storia di Colin (Duris), giovane ultrabenestante con tanto di valletto a servizio, che si innamora di Chloe (quella Audrey Tautou che da Il favoloso mondo di Amèlie ha sempre la stessa espressione). Quando nel polmone di quest'ultima, durante la luna di miele, penetra una ninfea, la ragazza si ammala, la casa dei due comincia a diventare sempre più piccola, la vita perde letteralmente colore (con viraggio della pellicola sul bianco e nero) e i loro amici iniziano ad accumulare disgrazie e tutto andare.
A chi, come chi scrive, ha sempre anteposto il realismo dei Lumiere alla potenza immaginativa di Melies, La schiuma dei giorni pare un guazzabuglio di trovate che stanno tra il demenziale e il grottesco, un bric-à-brac di stampo tecnologico, un racconto che sembra partorito da un Terry Gilliam dopo una massiccia ingestione di LSD. Le invenzioni visive sono straordinarie dal primo all'ultimo fotogramma, ma alla lunga stancano e sembrano fini a esse stesse e il racconto non riesce a emozionare neppure per un attimo. Così, a noi poveracci che la fantasia non sappiamo neppure dove sia di casa, il film non lascia che la sensazione di un florilegio di virtuosismi della messa in scena, acrobazie con la macchina da presa, effetti speciali a gogo che tuttavia tradiscono anche una massiccia dose di manierismo.    

mercoledì 9 ottobre 2013

Le radici e le ali

anno: 2010       
regia: CAMARCA, CLAUDIO * PARSI, MARIA RITA
genere: documentario
voto:3,5

Parte subito male il documentario di Claudio Camarca e Maria Rita Parsi. Il primo si presenta con un curriculum di fiction non proprio di livello: suoi due mediocri lungometraggi come Quattro bravi ragazzi e Rumori di fondo, entrambi già portatori di uno spiccato interesse nei riguardi della condizione giovanile. La Parsi, psicologa e assidua frequentatrice dei salotti televisivi, attacca dal canto suo con un pistolotto di diversi minuti in cui riesce a produrre un florilegio di luoghi comuni che avrebbe suscitato l'invidia del Massimo Catalano più in forma, pace al'anima sua.
Il tema è quello della condizione giovanile, esaminata secondo i canoni delle radici (le origini, le certezze, la famiglia, gli amici) e le ali, cioè le aspettative, i sogni. Scandito dai temi della moda, dell'anoressia, della droga, della scuola, delle amicizie, della famiglia, della politica e dell'impegno sociale, il documentario - che si mantiene su un registro cinematografico elementare - lascia la parola agli stessi ragazzi, ai quali vengono rivolte domande marzulliane dalle quali scaturiscono risposte ancora più insignificanti e disarmanti. Chiusura con Don Ciotti che straparla.
Se lo scopo del documentario era quello di introdurci nell'universo giovanile, allora poveri ragazzi: fossero davvero tutti così ci sarebbe di che averne paura. E se le radici e le ali di una generazione sono queste, tra abbuffate di televisione, concorsi di bellezza, ossessioni estetiche e droghe, questa generazione non avrebbe veramente un futuro, a dispetto delle sciocchezze che la Parsi spiattella spacciandole per relativismo culturale.    

domenica 6 ottobre 2013

Cognome e nome: Lacombe Lucien

anno: 1974       
regia: MALLE, LOUIS  
genere: drammatico  
con Pierre Blaise, Aurore Clément, Holger Löwenadler, Therese Giehse, Stéphane Bouy, Loumi Iacobesco, René Bouloc, Pierre Decazes, Jean Rougerie, Cécile Ricard, Jacqueline Staup, Ave Ninchi, Pierre Saintons, Gilberte Rivet, Jacques Rispal, Jean Bousquet, Franz Rudnick, Jean-Louis Blum, Claude Marcan, Jean Maurat, Gabriel Cabessut, Mimi Juskiewenski, Albert Tillet, René Thauran  
location: Francia
voto: 4

Chiariamolo subito: questo film di Louis Malle è considerato un capolavoro, "una della sue prove migliori" (Maltin), "uno dei migliori risultati di Malle" (Morandini), "il film più magistrale, più perfetto e senza dubbio più importante di tutta l'odierna produzione" (Le Monde). A chi scrive pare che invece il film di Malle abbia molti difetti. La vicenda raccontata - che in un clima surriscaldato come quello post-sessantottino non mancò di sollevare polemiche - è quella di un giovane contadinotto rozzo (come suggerisce anche il fatto stesso di presentarsi prima per cognome e poi per nome, tipico delle classi sociali più incolte), un tonto di mamma al quale piace uccidere gli animali da cacciagione e tirare il collo alle galline, che, nella Francia del 1944 occupata dai nazisti, vorrebbe arruolarsi nella Resistenza. Rifiutato, si trasforma in un collaborazionista. Invaghitosi della coetanea France (Clement), figlia di un sarto ebreo, cercherà di metterla in salvo.
Lo spunto più interessante, seppur discutibile, del film, sta nel mostrare l'appartenenza ideologica come impulso dalle origini più diverse. Ma al di là dei contenuti, la vicenda viene tirata troppo per le lunghe, gli attori - a partire dal protagonista Pierre Blaise, del quale non si sentirà più parlare - inadeguati e, come ha scritto Kezich, se il regista "voleva farci versare una lacrima sulla fucilazione di Lucien ha proprio sbagliato indirizzo".    

sabato 5 ottobre 2013

Redemption – Identità Nascoste

anno: 2013       
regia: KNIGHT, STEVENS 
genere: gangster 
con Jason Statham, Agata Buzek, Vicky McClure, Benedict Wong, Ger Ryan, Youssef Kerkour, Anthony Morris, Victoria Bewick, Christian Brassington, Danny Webb, Sang Lui, Bruce Wang, David Bradley, Siobhan Hewlett, Steven Beard, John Killoran, Lillie Buttery, Adam Skeats, Macey Chipping, Jason Wong, Emaa Hussen, Ed Gaughan, Ian Pirie, Sheng-Chien Tsai, Josef Altin, Christopher Logan, Jeff Mirza, Emily Lue Fong, Michelle Lee, Joseph Long, Joe Kallis, Anna Maria Everett, Cesare Taurasi, Rosemary Annabella, Andrew Ellis, James Bye, Chris Streeks, Bahaa Nasser, Aklima Begum, Tony Hoy 
location: Afghanistan, Regno Unito
voto: 4

Lui (Statham) è un ex combattente in Afghanistan con qualche cicatrice sulla coscienza. Lei (Buzek) è una suora di origini polacche che avrebbe voluto continuare a studiare danza classica e che invece sfama i drop outs come lui, gente costretta non solo a vivere in strada, ma anche a subire le angherie di qualche sgherro. Finché un giorno lui, con una generosissima quanto implausibile mano data dal caso, non inizia a rifarsi una vita come uomo di fiducia di un capomafia cinese. E a mettersi alla ricerca dell'assassino della sua amica clochard, trasformandosi nell'ennesima reinvenzione de Il giustiziere della notte.
Thriller completamente inverosimile che inanella cliché sulla redenzione a tutto spiano: dalla suorina quattrocchi e inguardabile al reduce vittima dei complessi di colpa per la malefatte in trasferta. Se ci si accontenta di qualche scazzottata, una manciata di scene a suon di arti marziali e un paio di inseguimenti a piedi lo si può anche vedere, ricordandosi però che la regia (stiamo parlando di un esordio) è quasi inesistente e che chiamare "attore" il protagonista è un'offesa a tutta la categoria.    

mercoledì 2 ottobre 2013

In trance

anno: 2013       
regia: BOYLE, DANNY  
genere: giallo  
con James McAvoy, Vincent Cassel, Rosario Dawson, Danny Sapani, Matt Cross, Wahab Sheikh, Mark Poltimore, Tuppence Middleton, Simon Kunz, Michael Shaeffer, Tony Jayawardena, Vincent Montuel, Jai Rajani, Spencer Wilding, Gursharan Chaggar, Edward Rising  
location: Regno Unito
voto: 5,5

Durante una battuta d'asta londinese, un commando superorganizzato ruba un quadro di Goya dal valore di 25 milioni di sterline. O, almeno, crede di rubarlo, visto che, una volta aperta la refurtiva, il capo dell'organizzazione (Cassel) si accorge che la cornice è vuota e la tela sparita. La colpa ricade subito sul battitore d'asta (James McAvoy, che ricordiamo come coprotagonista de L'ultimo re di Scozia) che era d'accordo con i fuorilegge: l'uomo ha però ricevuto un colpo alla testa e non ricorda dove ha nascosto l'opera d'arte. La soluzione è quella di andare da una ipnotista (Dawson) che lo metta nelle condizioni di ricordare. Ma nella mente dell'uomo le cose sono ben più ingarbugliate del previsto e la terapia del ricordo lascia affiorare ben altre vicende.
Nonostante si confermi un film maker di prim'ordine, capacissimo di qualsiasi virtuosismo con la macchina da presa così come nell'assemblaggio delle sue opere, stavolta Danny Boyle scivola su un copione troppo "scritto", che alla mezz'ora iniziale fa seguire una trama molto cerebrale che abbandona la traccia dell'action movie per seguire quella del thriller psicologico. Alla lunga i 100 minuti di film sembrano interminabili, nonostante i numerosi cambi di rotta in sottofinale, e la trama stagna a lungo nella zona mediana del film, con una sovrapposizione dello schema seduta/abreazione a suon di flashback che risulta noioso e confuso. Con Millions, il film finora meno riuscito di questo grande regista.