lunedì 30 ottobre 2017

Mistero a Crooked House (Crooked House)

anno: 2017       
regia: PAQUET-BRENNER, GILLES 
genere: giallo 
con Glenn Close, Terence Stamp, Max Irons, Gillian Anderson, Christina Hendricks, Stefanie Martini, Julian Sands, Amanda Abbington, Christian Mckay, Honor Kneafsey, Roger Ashton-Griffiths, John Heffernan, Preston Nyman, Andreas Karras, Gino Picciano, Jacob Fortune-Lloyd, David Kirkbride, Petros L. Ioannou, Tina Gray, Jenny Galloway, David Cann    
location: Egitto, Regno Unito
voto: 3 

Inghilterra, anni Cinquanta. L'anziano magnate Aristide Leonides (Picciano) viene trovato morto nella sua faraonica residenza, nella quale vivono come parassiti la sua seconda, giovane moglie (la giunonica Christina Hendricks), i due figli con le rispettive consorti, tre nipoti, una governante e una cognata malaticcia e avanti con gli anni (Close). La più grande delle nipoti (Martini), che in seguito a un accertamento si scoprirà essere l'unica erede dell'enorme patrimonio del tycoon, ingaggia un ispettore di Scotland Yard (lo scialbo Max Irons) col quale, tempo prima, aveva avuto una breve relazione a Il Cairo. Il giovane investigatore, come da protocollo, interroga tutti, scoprendo che ognuno di loro aveva una potenziale buona ragione per assassinare l'anziano plutocrate.
Tratto da quello che Agatha Christie considera il suo romanzo giallo migliore, il film di Gilles Paquet-Brenner (La chiave di Sara, Dark places), ci propone i topoi consolidati dello stile narrativo dell'autrice: spargimento a pioggia dei sospettati, omertà, cospirazione. L'insieme viene confezionato in una veste elegante, con scenografie sontuose in ambienti damascati, ma senza alcun guizzo, piatta e verbosa fino all'esasperazione, con una brusca agnizione che arriva su un finale che cambia improvvisamente di ritmo.    

venerdì 27 ottobre 2017

La ragazza nella nebbia

anno: 2017       
regia: CARRISI, DONATO   
genere: giallo   
con Toni Servillo, Alessio Boni, Lorenzo Richelmy, Galatea Ranzi, Michela Cescon, Lucrezia Guidone, Daniela Piazza, Ekaterina Buscemi, Thierry Toscan, Jacopo Olmo Antinori, Marina Occhionero, Sabrina Martina, Antonio Gerardi, Greta Scacchi, Jean Reno    
location: Italia
voto: 6,5   

Nel paesino di Avechot, in mezzo alle Alpi, l'ispettore Vogel (Servillo) si presenta nel mezzo della notte al cospetto di uno psichiatra (Reno). C'era nebbia, ha avuto un incidente ma dice di non ricordare nulla. Dietro c'è una complessa storia - raccontata anche con lunghi flashback - che parte dalla sparizione di una quindicenne dalla comunità montana, passa per la congregazione religiosa che rende omertoso l'intero paese e arriva a un professore (Boni) stabilitosi lì da poco con la famiglia, l'unico a finire sul banco degli imputati.
Tratto - come recitano con magniloquenza i titoli di coda - dal best seller "internazionale" di Donato Carrisi, La ragazza nella nebbia viene portato sul grande schermo dallo stesso autore, il quale dimostra ampie capacità narrative e di sapere dare una cospicua dose di suspense al racconto. Il tema è quello della vanità, mescidato in chiave di apologo con quello della dialettica tra apparenza e realtà con riflessioni non banali. I problemi sono due: la sceneggiatura, arzigogolata in maniera compiaciuta e capace di arrivare a un finale davvero deludente e, ancor di più, la direzione degli attori: Toni Servillo continua a fare Toni Servillo in qualsiasi film, gli altri sono diretti con mano da mestierante e solo Alessio Boni ci mette un po' di impegno, insieme a Jean Reno che recita nel nostro idioma in presa diretta.    

giovedì 26 ottobre 2017

In arte Nino

anno: 2017   
regia: MANFREDI, LUCA   
genere: biografico   
con Elio Germano, Miriam Leone, Stefano Fresi, Anna Ferruzzo, Duccio Camerini, Barbara Ronchi, Vincenzo Zampa, Flavio Furno, Roberto Citran, Arianna Battilana, Roberto Giordano, Sara Lazzaro, Massimo Wertmuller, Paola Minaccioni, Maria Torres, Gennaro Di Biase, Guido Roncalli, Vincenzo Nemolato, Emanuel Caserio, Luca Di Giovanni, Fulvia Lorenzetti, Cinzia Mascoli, Giancarlo Previati, Pietro Ragusa, Leo Gullotta, Giorgio Tirabassi    
location: Italia
voto: 7   

Quando Manfredi non era ancora Manfredi. La biopic televisiva sull'immenso Nino Manfredi (all'anagrafe Saturnino), che il figlio Luca gli dedica a oltre due lustri dalla morte (avvenuta nel 2004), si concentra infatti sugli anni che precedono l'affermazione - prima televisiva, poi in teatro e al cinema - del padre.
Cresciuto a causa di una pleurite in un sanatorio, durante il fascismo, il giovane Saturnino si dimostrò fin da subito sagace, intelligente, ironico, incline alo scherzo, amante della musica e con un vero talento attoriale. Tuttavia il padre, un carabiniere ciociaro, aveva in programma per lui una laurea in giurisprudenza - titolo che Nino effettivamente riuscì a prendere - mostrandosi totalmente refrattario alla vocazione artistica del figlio. È sulla dialettica di odio e amore tra i due che si gioca una buona parte del film, al quale pure non mancano i riferimenti al casuale e progressivo inserimento nel teatro, agli iniziali difetti di dizione, all'alba di quel grande amore che Manfredi avrebbe poi avuto con Erminia (Leone), sua moglie per cinquant'anni.
Se l'impronta da sceneggiato televisivo è ben visibile nell'uso delle luci, in una certa povertà scenografica e in un cast complessivamente non proprio di primissimo livello, al film va riconosciuto un registro non agiografico, un ritmo notevole ma, più di tutto, la performance assolutamente maiuscola di Elio Germano, capace di appropriarsi di tutti i tratti espressivi e prosodici dell'attore di Castro dei Volsci, una prova di mimetismo talmente potente che non fa che ribadire che il 37enne romano è uno dei più grandi talenti che il nostro cinema abbia espresso da vent'anni a questa parte.    

martedì 24 ottobre 2017

Brutti e cattivi

anno: 2017       
regia: GOMEZ, COSIMO
genere: grottesco
con Claudio Santamaria, Marco D'Amore, Sara Serraiocco, Simoncino Martucci, Narcisse Mame, Aline Belibi, Giorgio Colangeli, Filippo Dini, Fabiano Lioi, Rosa Canova, Maria Chiara Augenti, Adamo Dionisi, Rinat Khismatouline, Shi Yang, Guo Qiang Xu    
location: Italia, Svizzera
voto: 4,5

Piccoli Jeeg Robot crescono. Dopo I peggiori, ecco che anche l'esordiente Cosimo Gomez  ci propina la sua versione lisergica di un genere che vorrebbe scimmiottare il capolavoro di Mainetti, guardando al cinema dei Maestri (l'omaggio a Scola è palese fin dal titolo) ma un po' anche al pulp di Alex De La Iglesia e alla lezione di Freaks di Browning. Brutti e cattivi è un film acefalo che mostra soltanto i muscoli di una ragguardevole capacità di stare dietro alla macchina da presa e di montare (fulminante l'incipit), dimenticando però tutto il resto. L'accetta che taglia il braccio del protagonista (un Santamaria con tanto di riporto) in uno dei tanti momenti splatter del film, evidentemente deve essere servita anche per disegnare i caratteri dei personaggi. I quali altro non sono che quattro freaks (uno nato senza gambe, l'altra senza braccia, un nano e un tossico stile rastaman) che a Roma vogliono mettere a segno una rapina milionaria ai danni di alcuni cinesi. Tutti fanno il doppiogioco per tenersi l'ingente malloppo e alla fine soltanto uno la spunterà, ma a caro prezzo.
Il film di Gomez è la testimonianza della ricerca spasmodica di una nuova via alla commedia italiana. Il risultato, in questo caso, è che tanto talento visivo venga messo al servizio di una totale carenza di idee in fase di sceneggiatura, a cui si aggiunge un cast nient'affatto all'altezza, nel quale spicca, in negativo, la prova del sopravvalutato Marco D'Amore.
Originale invece la scelta della location: parte del film è stata infatti girata in zona Casal Bernocchi/Malafede, periferia sud-occidentale della capitale, vicino alla chiesa di San Pio da Pietrelcina.    

lunedì 16 ottobre 2017

Mr. Ove (En man som heter Ove)

anno: 2017       
regia: HOLM, HANNES 
genere: grottesco 
con Rolf Lassgård, Bahar Pars, Ida Engvoll, Filip Berg, Catharina Larsson, Klas Wiljergård, Börje Lundberg, Tobias Almborg, Simon Edenroth, Poyan Karimi, Stefan Gödicke, Johan Widerberg    
location: Svezia
voto: 5 

Mr. Ove (Lassgård) ha 59 anni portati malissimo. lavora da più di quaranta alle ferrovie ma viene mandato in pensione anzitempo. È solo l'ultima tegola di una vita composta da un susseguirsi di eventi tragici: la morte della madre quando ancora era bambino, poi quella terribile del padre, il tremendo incidente della moglie e la malattia di quest'ultima, che lo ha lasciato vedovo anzitempo. Tutti questi eventi hanno fatto di Ove una persona misogina, insofferente agli altri, ossessionata dalle regole, pignola, ma anche stanca di vivere e decisa al suicidio. Qualcosa cambierà quando nella sua vita entra una vicina di casa siriana (Pars), capace di far emergere il lato più umano della personalità di Ove.
Favola buonista per famiglie dal registro grottesco, il film dello svedese Hannes Holm, tratto dal best seller scandinavo L'uomo che metteva in ordine il mondo di Fredrik Backman, inanella una tale serie di eventi tragici da rendere parossistico il racconto biografico non del tutto inedito al cinema (A proposito di Schmidt, Il centenario che scavalcò  la finestra e scomparve). Qui tutto diventa edulcorato, carezzevole, annacquato da un mare di melassa che lascia naufragare i pochi momenti davvero divertenti del film. A dispetto di ciò, Mr. Ove ha ricevuto una candidatura all'Oscar come miglior film straniero e ha vinto l'EFA come miglior commedia europea.    

mercoledì 11 ottobre 2017

L'inganno (The Beguiled)

anno: 2017       
regia: COPPOLA, SOFIA  
genere: drammatico  
con Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Emma Howard, Oona Laurence, Angourie Rice, Addison Riecke    
location: Usa
voto: 6  

Virginia, 1864. Manca un anno alla fine della guerra di secessione. Una ragazzina trova il moribondo caporale McBurney (Farrell), un soldato nordista, in mezzo al bosco. Avverte la direttrice (Kidman) del collegio femminile della confederazione alla quale appartiene, la quale decide di curare il soldato per poi lasciarlo al suo destino. Nel gineceo l'arrivo del nuovo oggetto del desiderio scatena un gioco di passioni e rivalità tra donne, portando lo scompiglio nella quiete fittizia della scuola.
Tratto dal romanzo del 1966 di Thomas Cullinan, da cui Don Siegel aveva ricavato un capolavoro come La notte brava del soldato Jonathan, con Clint Eastwood nel ruolo di protagonista, il film di Sofia Coppola richiama inevitabili confronti con la realizzazione del maestro americano. Nonostante il premio alla regia ricevuto a Cannes, il paragone è schiacciante a suo sfavore: alle atmosfere cariche di eros del film di Siegel, peraltro curatissime nelle scene madri, L'inganno risponde con un copione impaginato con indubbia eleganza, ma trafelato, algido, estetizzante, spogliato quasi completamente dal palpito che animava ogni sequenza del suo antesignano, arrivando ad essere addirittura censorio. E se nel film di Siegel il carisma e l'ambiguità del personaggio di Eastwood garantivano l'equidistanza dello spettatore dalle capacità manipolatorie di McBurney e dalla crudeltà delle collegiali, in quello della Coppola assistiamo a una parabola femminista paradossalmente carica di misoginia, tanto la bilancia drammaturgica viene spostata  sulla seduzione di una sbiaditissima figura maschile come unica strategia possibile di sopravvivenza, a fronte dei prudori di femmine disposte al massacro.    

mercoledì 4 ottobre 2017

Il contagio

anno: 2017       
regia: BOTRUGNO, MATTEO * COLUCCINI, DANIELE 
genere: drammatico 
con Vinicio Marchioni, Anna Foglietta, Maurizio Tesei, Giulia Bevilacqua, Vincenzo Salemme, Daniele Parisi, Michele Botrugno, Alessandra Costanzo, Lucianna De Falco, Carmen Giardina, Fabio Gomiero, Florian Khodeli, Nuccio Siano    
location: Italia
voto: 3

Aleggia lo spirito, sbiaditissimo, di Pasolini su questa opera seconda di un binomio registico che aveva fatto sperare benissimo dopo la magnifica prova d'esordio, Et in terra pax. Siamo ancora nella borgate romane (stavolta, sul copione, al Laurentino 38, ma nella realtà al Quarticciolo) e il tutt'altro che mascherato richiamo alla figura di PPP proviene dal romanzo omonimo di Walter Siti. È un assemblaggio di storie disgraziate, tra gente abituata all'arte di arrangiarsi e costantemente sul crinale del crimine, tra cocainomani, spacciatori e qualcuno che tenta il grande salto nella Roma bene, quella che da decenni detta legge nella città eterna, quella della criminalità organizzata, di Suburra e di Mafia Capitale. Al centro della scena ci sono Marcello (Marchioni), sposato ma disposto a concedere le sue palestratissime grazie a un scrittore omosessuale decisamente più agée (Salemme), e un suo amico (Tesei), in combutta con un boss partenopeo (Siano) che non si fa alcuno scrupolo di sfruttare i finanziamenti pubblici per gli aiuti ai rifugiati pur di rastrellare quattrini sporchi. Se sullo schermo (e sul libro) il contagio del titolo fa riferimento alla facilità con cui si diffonde il virus del crimine, in sala l'unico contagio possibile è quello dello sbadiglio: tra una fastidiosissima voce off che scandisce i passaggi più magniloquenti dello scrittore modenese e dialoghi scritti in maniera meno che pedestre, il film arranca alla ricerca di una cifra stilistica che paga dazio alla serialità televisiva di Suburra e Gomorra e che viene sottolineata con troppa enfasi da esagerati movimenti di macchina, dalla colonna sonora di Paolo Vivaldi, invadente forse in ragione del cognome tropo importante del suo autore, e da una recitazione che nemmeno per un attimo riesce a celare un irritante senso di finzione, inevitabile per un insieme di attori tutti ben al di sotto del minimo sindacale, compreso un Vincenzo Salemme dall'aria continuamente disorientata.