domenica 30 novembre 2014

Fed up - Ne abbiamo abbastanza

anno: 2014   
regia: SOECHTIG, STEPHANIE  
genere: documentario  
location: Usa
voto: 7,5  

L'epidemia di obesità che a partire dagli anni '80 ha colpito gli Stati Uniti e che come uno sciame sta contagiando gli altri paesi industrializzati si sta trasformando in un'emergenza sanitaria su scala planetaria, con tutto quello che potrà comportare in termini di spesa pubblica, aspettativa di vita e diffusione di malattie come il diabete nei prossimi anni. L'ottimo documentario di Stephanie Soechtig va alla ricerca delle cause di questa epidemia, individuando con assoluta esattezza cause e date: l'anno di svolta sarebbe stato il 1977, quando le lobbie dell'industria alimentare reagirono con una cordata ai risultati del rapporto governativo sull'alimentazione. Quanto alle cause, sul banco degli imputati c'è lo zucchero, in tutte le sue possibili varietà. Le generazioni nate intorno al 1980 sono state bersagliate da una pioggia di pubblicità ed esposizione delle merci nei supermercati che le ha indotte a consumare alimenti qualitativamente sempre peggiori, con una quantità di dolcificanti che rendevano impossibile l'assorbimento metabolico senza trasformarsi in grasso. Il mantra che aveva funzionato fino a quel momento - "mangia meno e fai esercizio fisico" - sembrava improvvisamente non funzionare più. Al tempo stesso, l'industria alimentare cominciava ad arricchirsi con prodotti fittiziamente dietetici (Weight Watchers ne è l'emblema) e quella del fitness puntò sulle nuove forme di esercizio aerobico, epitomizzate nella figura di Jane Fonda. Ma era il circuito fegato-pancreas-insulina e essere ormai andato in tilt, portando a un raddoppio dei casi di obesità negli Stati Uniti nel giro di un solo ventennio. L'operazione di marketing spregiudicato messa in atto dalle lobbie dell'industria alimentare portò alla fidelizzazione di giovanissimi clienti, i bambini, riuscendo a fare irruzione nelle scuole (imperdibili le immagini che documentano ciò che circola nelle mense scolastiche).
Complemento ideale in chiave di divulgazione scientifica di Super size me, Fed up si avvale congiuntamente delle testimonianze di esperti e specialisti da un lato e di teenager con enormi problemi di obesità dall'altro, mostrando - senza trascurare la dimensione squisitamente cinematografico, che si avvale di un montaggio efficacissimo - come l'unica via d'uscita dal rischio di trovarsi con un terzo della popolazione colpita da diabete sia quello di affrontare il problema con la stessa radicalità con cui è stato combattuto quello del fumo, prima che le soluzioni estreme - come la diffusione anche tra adolescenti di by-pass gastrici - rischino di non essere più sufficienti.    

sabato 29 novembre 2014

Ogni maledetto Natale

anno: 2014       
regia: CIARRAPICO, GIACOMO * TORRE, MATTIA * VENDRUSCOLO, LUCA  
genere: comico  
con Alessandro Cattelan, Marco Giallini, Corrado Guzzanti, Valerio Mastandrea, Alessandra Mastronardi, Laura Morante, Francesco Pannofino, Caterina Guzzanti, Andrea Sartoretti, Stefano Fresi, Franco Ravera, Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo  
location: Italia
voto: 2  

Massimo (Cattelan) e Giulia (Mastronardi) si sono appena conosciuti e innamorati. Ma è Natale e Giulia vorrebbe che Massimo - che detesta il Natale perché è il giorno in cui la sua ricchissima famiglia romana fa il bilancio annuale delle vendite - andasse con lei nella Tuscia presso i suoi parenti molto strambi. Le differenze di classe sociale e di vedute complicano le cose.
Dagli stessi registi di Boris l'ulteriore prova di come gli italiani in sala riescano a ridere anche davanti al grado zero della comicità. Blanditi da decenni di televisione di infimo livello, da programmi scult come Zelig e del cerchiobottismo di Checco Zalone, i nostri connazionali premiano film come questo che avrebbero la presunzione di fare la parodia dei cinepanettoni, pur con voragini di sceneggiatura, volgarità a gogò in una chiave puramente demenziale, recitazione amatoriale (spicca ancora una volta quel mistero del cinema che risponde al nome di Laura Morante), trame risibili e con l'unica trovata dello sdoppiamento degli attori che interpretano i familiari della coppia protagonista. La grande stagione della commedia all'italiana è sempre più sideralmente lontana, morta e sepolta.
Da notare che il film ha potuto godere di speciali sovvenzioni perché è "di interesse culturale".    

giovedì 27 novembre 2014

Tre fratelli

anno: 1980   
regia: ROSI, FRANCESCO   
genere: drammatico   
con Philippe Noiret, Michele Placido, Vittorio Mezzogiorno, Charles Vanel, Andréa Ferréol, Maddalena Crippa, Sara Tafuri, Maria Zoffoli, Simonetta Stefanelli, Pietro Biondi, Accursio Di Leo, Luigi Infantino, Girolamo Marzano, Gina Pontrelli, Cosimo Milone, Tino Schirinzi, Sergio Castellitto   
location: Italia
voto: 6   

In occasione del funerale della madre, tre fratelli si ritrovano dopo molto tempo presso la casa avita dove dimora il padre novantenne (Vanel). Il maggiore (Noiret) è un magistrato entrato nel mirino delle BR e che vive a Roma; il secondo (Placido) è un operaio trasferitosi a malincuore al Nord, impegolato nei postumi di un tradimento della moglie (Crippa); il più giovane (Mezzogiorno) fa l'educatore in un carcere minorile partenopeo. Per i tre è l'occasione per fare un bilancio esistenziale.
Ribadendo una sua personale tradizione interamente dedicata al meridionalismo, con Tre fratelli Rosi firma una delle sue opere più incerte e sofferte, in equilibrio precario tra stili narrativi (c'è persino un breve scorcio in chiave musical), sottotrame abbozzate, sequenze oniriche e simbolismi opachi. Ma del film rimane, a distanza di tempo, la capacità di registrare l'impronta del passaggio cruciale di un'epoca stretta tra la morsa del terrorismo e le emergenti spinte edonistiche. Presenza quasi invisibile di un allora giovanissimo Sergio Castellitto nel ruolo di un terrorista.

mercoledì 26 novembre 2014

Ho fatto una barca di soldi

anno: 2013   
regia: ACOCELLA, DARIO 
genere: documentario 
con Fausto Delle Chiaie, Achille Bonito Oliva 
location: Italia
voto: 7 

A Roma, in quel fazzoletto di zona pedonale che sta tra l'Ara Pacis e le inferriate che cingono piazza Augusto Imperatore, potete trovare un artista di strada in esposizione (semi)permanente. Si chiama Fausto Delle Chiaie, oggi ha una settantina d'anni e tutte le mattine parte da Sgurgola per mostrare le sue opere al pubblico. Il suo atelier è un carrello per la spesa nel quale raccoglie le carabattole che poi espone con umiltà e grande ironia in un percorso di arte povera che sta tra il concettuale e il dada. Nato come artista "infrazionista" (negli anni '80 Delle Chiaie improvvisava piazzamenti delle sue opere all'interno di gallerie e musei), il nostro propone un concetto di street art che lascia gli avventori accidentali liberi di fermarsi a guardare le sue opere fatte di niente ma concettualmente sempre paradossali o di tirare avanti nella più assoluta indifferenza. Il documentario di Acocella, girato con inusitata raffinatezza e accompagnato da una colonna sonora di accattivante aderenza e notevole varietà, racconta una giornata tipo di questo personaggio eterodosso e dall'impeccabile understatement, uomo libero che vive delle offerte dei passanti e che prepara i suoi lavori tra la casa modestissima dove abita e il treno che lo porta quotidianamente a Roma. Ritratto ammaliante dell'ultimo dei Candide, personaggio d'altri tempi che sta tra il sognatore stralunato e il Robin Hood di un museo virtuale che chiude quando l'autore è stanco.    

domenica 23 novembre 2014

Due giorni, una notte (Deux jours, une nuit)

anno: 2014       
regia: DARDENNE, JEAN-PIERRE * DARDENNE, LUC
genere: drammatico
con Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Catherine Salée, Batiste Sornin, Pili Groyne, Simon Caudry, Lara Persain, Alain Eloy, Myriem Akeddiou, Fabienne Sciascia, Anette Niro, Rania Mellouli, Christelle Delbrouck, Timur Magomedgadzhiev, Hassaba Halibi, Soufiane Jilal, Hicham Slaoui, Philippe Jeusette, Yohan Zimmer, Safia Gollas, Christelle Cornil, Marion Lory, Angélique Michaux, Laurent Caron, Joachim Vincent, Donovan Deroulez, Tom Adjibi, Elena Doratiotto, Franck Laisné, Maïdy Ankaye, Alao Kasongo, Serge Koto, Morgan Marinne, Gianni La Rocca, Ben Hamidou, Carl Jadot, Olivier Gourmet, Sabine Raskin, Corentin Lahaye, Carmela Nicosia, Alix Toussant, Dimitri Mouton
location: Belgio
voto: 6,5

Sandra (interpretata da una Marion Cotillard tanto straordinaria quanto "essenziale" e disadorna) è appena uscita da una brutta depressione, sta per rientrare al lavoro ma ha saputo dal principale che, date le cattive acque in cui versa la fabbrica dove lavora, sarà necessario sacrificare o il suo posto di lavoro o il bonus che lo stesso principale ha promesso ai suoi sottoposti. La prima votazione è stata sfavorevole a Sandra, ma pesantemente condizionata dall'ingerenza del caporeparto. Il proprietario della fabbrica accetta che se ne faccia un'altra. Sandra ha a disposizione soltanto il weekend per cercare di convincere ad uno ad uno i suoi colleghi a votare perché le venga conservato il posto di lavoro.
Il cinema morale dei Dardenne vola ancora una volta altissimo nei contenuti (a fare da sfondo - come già ne La promesse e Il figlio - c'è  il tema del lavoro, qui declinato nei termini di una guerra tra poveri), mettendo in scena l'ennesimo racconto da epica proletaria con una forma sempre più scarnificata: nessuna colonna sonora, macchina perennemente a spalla a seguire nervosa le peregrinazioni della protagonista come si era visto in Rosetta, ambienti spogli, racconto assemblato come fosse una collezione di dittici con la protagonista sempre davanti alla macchina da presa. Da segnalare al suo fianco la magnifica figura del marito (interpretato da Fabrizio Rongione, quasi una presenza nel cinema dei Dardenne): sempre solidale, incoraggiante, pronto a prenderne le parti e a incassare signorilmente i colpi davanti ai cedimenti emotivi della compagna. Figura rara e preziosa di una virilità altra.    

giovedì 13 novembre 2014

Lo sciacallo (Nightcrawler)

anno: 2014       
regia: GILROY, DAN
genere: drammatico
con Jake Gyllenhaal, Rene Russo, Bill Paxton, Riz Ahmed, Kevin Rahm, Ann Cusack, Eric Lange, Anne McDaniels, Kathleen York, James Huang, Viviana Chavez, Dig Wayne, Carolyn Gilroy       
location: Usa
voto: 4,5

Lou (Gyllenhall) è un disoccupato losangelino che si arrabatta tra espedienti e furtarelli, ma molto convinto dei suoi mezzi. Per caso scopre allora l'opportunità di inventarsi come reporter televisivo di fatti di cronaca nera, dapprima rimanendo nei pur discutibili limiti della deontologia professionale, in seguito arrivando a manipolare le scene del crimine fino a sottrarre prove decisive alla polizia.
Ennesima variante, stavolta in una chiave talmente esasperata da diventare caricaturale (il protagonista sembra una versione ancora più allucinata del Travis Bickle di Taxi Driver), sul tema del voyeurismo televisivo operato dai media, con precedenti più o meno illustri come Prima pagina, Dentro la notizia, Cronisti d'assalto, L'inventore di favole, Breaking news e American dreamz. Qui sembra di essere in un B movie che reitera il medesimo meccanismo in un climax aberrante di perversione e sadismo affidato al volto inquietante con tanto di esoftalmo di un Jake Gyllenhall sempre più scavato e mefistofelico.    

martedì 11 novembre 2014

Tre cuori (Trois coeurs)

anno: 2014       
regia: JACQUOT, BENOIT  
genere: sentimentale  
con Benoît Poelvoorde, Charlotte Gainsbourg, Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni, Caroline Piette  
location: Francia
voto: 3  

Lui (Poelvoorde) è un ispettore fiscale parigino, stempiato, con la proboscide, gli occhi piccoli, il mento non previsto dal DNA e compensato da una pancia da quinto mese di gravidanza: non esattamente un Adone. Eppure, dopo aver perso il treno, rimorchia per strada una ragazza (Gainsbourg) con la quale attacca bottone a suon di banalità, senza battute spiritose né riferimenti ai massimi sistemi. Non si sa come, la donna - in crisi di coppia e indecisa se lasciare o meno la Francia per un'opportunità di lavoro negli States - gli dà un appuntamento in un giardino pubblico un paio di giorni più tardi. Il bellimbusto ha un malore e arriva oltre tempo massimo all'appuntamento. Qualche tempo dopo, identica strategia di rimorchio: il cicisbeo entra nell'orbita della sorella della ragazza (Mastroianni), che si trova nel suo ufficio per un problema di rendicontazione fiscale. I due si sposano ma il ganimede nel frattempo ha ricostruito l'arcano fremendo e tremando: diventerà l'amante della sorella di sua moglie?
L'apoteosi dell'improbabile deve essere stata una proiezione del regista: come fa uno senza fascino, bellezza, simpatia, carisma, per di più subdolo e manipolatore, a rimorchiare prima una bella ragazza in piena notte e poi una donna piacente sul posto di lavoro? In questa ennesima variante sul triangolo amoroso, con i capricci del caso in stile Sliding doors, tre cuori non riescono a produrre un solo battito nello spettatore, infrangendo qualsiasi possibile geometria del racconto in un'accozzaglia di situazioni ai limiti del grottesco, raggiungendo l'acme con l'aggiunta - per ben tre volte e a metà film - di una voce fuori campo che raccorda con registro ampolloso gli snodi narrativi della vicenda. Non bastasse, la sceneggiatura allega una sottotrama in cui il nostro protagonista si accanisce col sindaco del comune nel quale si è sposato, accusandolo di frode fiscale. Il tutto commentato da una colonna sonora che sembra presa di peso da Lo squalo e finita lì chissà come.    

lunedì 10 novembre 2014

Anime nere

anno: 2014       
regia: MUNZI, FRANCESCO 
genere: gangster 
con Marco Leonardi, Peppino Mazzotta, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo, Barbora Bobulova, Pasquale Romeo, Vito Facciolla, Aurora Quattrocchi, Manuela Ventura 
location: Italia, Olanda
voto: 7,5 

La bravata di un ragazzo dalla testa calda (Fumo) costringe tre fratelli, un trafficante di droga (Leonardi), un uomo d'affari in doppiopetto (Mazzotta) ma con molti soldi sporchi nel conto in banca e il genitore del ragazzo (Ferracane), un allevatore di pecore, a riunirsi nel paese dell'Aspromonte dove abita quest'ultimo per sanare la faccenda con una 'ndrina locale. Ma le cose si mettono male, gli accordi con un'altra 'ndrina falliscono e per la famiglia si apparecchia un'autentica tragedia.
Al suo terzo lungometraggio dopo Saimir e Il resto della notte, Francesco Munzi insiste sul tema dell'immigrazione. Non più quella che arriva in Italia dall'Est europeo, bensì quella interna, che ha portato qualcuno a fare fortuna in maniera illegale trasferendosi dal Sud del paese alla ricca Lombardia. Ma i legami con la terra natia rimangono inestirpabili, le relazioni claniche un vortice dal quale è impossibile distaccarsi e una vita normale all'insegna della legalità una semplice chimera. Non a caso questo film cupo e a tratti un po' freddo, tratto dall'omonimo libro di Ciriaco Giacchino, trova il suo perno nella figura dell'unico dei tre fratelli che è rimasto in Calabria, impermeabile al solletico dell'illegalità, mentre suo figlio morde il freno per seguire la strada dello zio. Attraverso questi personaggi, Munzi - che firma il suo film decisamente più bello - ancora una volta ci propone un saggio di antropologia nel quale emerge lo stridore tra le auto lussuosissime, le case orrendamente arredate in stile Luigi XIV e la squallore indicibile dell'habitat urbano e rurale che le accoglie, epitome della dialettica impossibile tra una cultura profondamente arcaica e le tentazioni della modernizzazione. È questo, congiuntamente alla totale subalternità della lingua italiana all'irrinunciabile vernacolo (il film è largamente sottotitolato), il segno tangibile dell'arretratezza e dell'incultura di un mondo che sembra destinato a restare intrinsecamente involuto e legato a interminabili faide.
Premio Francesco Pasinetti, premio Fondazione Mimmo Rotella (Luigi Musini) e premio Schermi di qualità - Carlo Mazzacurati alla 71. mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2014).    

domenica 9 novembre 2014

Interstellar

anno: 2014       
regia: NOLAN, CHRISTOPHER
genere: fantascienza
con Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Elyes Gabel, Wes Bentley, Casey Affleck, Michael Caine, Topher Grace, Mackenzie Foy, Ellen Burstyn, Collette Wolfe, John Lithgow, Jeff Hephner, David Oyelowo, William Devane, Matt Damon
location: Regno Unito, Usa
voto: 6,5

In un futuro imprecisato, ma intorno al 2060 (una battuta nel film permette il calcolo approssimativo), la terra è spopolata, i viveri scarseggiano, le coltivazioni di grano che potrebbero sostentare la popolazione superstite sono devastate dalle continue tempeste di sabbia e anche il mais, unica risorsa alimentare disponibile, sembra non avere un destino felice. Così Cooper (McConaughey), ingegnare aeronautico vedovo che nel frattempo si è dato all'agricoltura, viene richiamato dalla NASA per un viaggio interstellare che mira a trovare altri pianeti che possano ospitare l'umanità superstite. Ma si tratta di un viaggio contro il tempo e l'attraversamento di wormholes, buchi neri e campi gravitazionali che curvano lo spazio è l'unica strada percorribile affinché la missione possa andare a segno prima che anche i due figli di Cooper siano morti.
Ancora una volta con Interstellar Christopher Nolan sembra volerci dimostrare di essere lo Stanley Kubrick del ventunesimo secolo, il regista che più di ogni altro riesce a coniugare progetti finanziariamente faraonici con idee extra-large e innovative. Questo è il suo 2001 odissea nello spazio (ma il confronto tra i due è improponibile: quello era un capolavoro, questo decisamente no), nel quale la relatività di Einstein incontra la gravità quantistica di Weinberg e il concetto di anomalia di Thomas Kuhn: un viaggio fantastico (con molte "licenze poetiche") nella fisica dell'iperspazio che permette al protagonista di ritrovare a distanza di anni la figlia, che aveva lasciato adolescente, ormai vecchia. Ancora una volta, se la distopia di Nolan è un potente ammonimento sul nostro destino, sviluppata attraverso un plot originale e accattivante, con intarsi di cinema sublime (l'inseguimento del drone, l'approdo in un altro mondo, il montare di un'onda gigantesca e la lunga sequenza nella quinta dimensione), il film, alla maniera di Inception, soffre di un eccesso di ambizione, intellettualismo e tortuosità, che sembrano aver spinto il regista verso un'ipertrofia narrativa da rompicapo (la "sua" cifra stilistica, come è stato per Memento e The prestige, nonché, ovviamente, per Inception) con tratti decisamente prolissi (l'attracco della navetta all'aerostazione orbitale) e altri insopportabilmente stucchevoli (il tormentone che "solo l'amore trascende lo spazio e il tempo"). Con un paio di attricette (Hathaway e Chastain), una dose di melassa e un'ora di meno rispetto alle due e cinquanta di durata saremmo forse qui a parlare di un capolavoro.    

giovedì 6 novembre 2014

La spia - A Most Wanted Man

anno: 2014       
regia: CORBJIN, ANTON
genere: spionaggio
con Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Willem Dafoe, Grigoriy Dobrygin, Homayoun Ershadi, Nina Hoss, Daniel Brühl, Herbert Grönemeyer, Mehdi Dehbi, Rainer Bock, Vicky Krieps, Kostja Ullmann, Franz Hartwig, Martin Wuttke, Derya Alabora, Tamer Yigit, Robin Wright, Neil Malik Abdullah, Vedat Erincin, René Lay, Georg Ebinal, Bernhard Schütz, Jessica Joffe, Imke Büchel, Ursina Lardi, Uwe Dag Berlin, Corinna Kropiunig, Max Volkert Martens
location: Germania
voto: 6,5

Non ho mai letto un libro di John le Carrè, eppure - guardando i film tratti dai suoi romanzi - mi sono fatto l'idea che i bestseller che ha scritto siano maledettamente arzigogolati: è valso per La Casa Russia, Il sarto di Panama, The constant gardener, La talpa e vale anche per questo A Most Wanted Man. Qui l'uomo più ricercato del titolo è un giovane ceceno (Dobrygin) arrivato clandestinamente ad Amburgo dopo essere stato torturato in Russia. Una cellula del servizio segreto americano guidata dalla spia del titolo italiano (un Philip Seymour Hoffman che ci ha offerto la sua ultima, titanica prova d'attore e che con quell'aria sgualcita e dolente, la sigaretta in una mano e il bicchiere di whisky nell'altra, sembra dare la misura del disfacimento della persona, oltre che del personaggio) vorrebbe servirsene per cercare di catturare pesci più grossi, in particolare un imam (Ershadi) che sta apparecchiando un nuovo undici settembre. Ma i servizi segreti americani e tedeschi sono convinti che il ragazzo, che ha ereditato una fortuna impressionante con cui potrebbe finanziare nuove manovre terroristiche, siano tutt'altro che un giovane in cerca di redenzione, come sembra voler far credere.
Alla stregua degli altri film tratti dai romanzi di Le Carrè, dunque, anche in questo caso è vietato distrarsi: operazione tanto più difficile se si pensa che il soggetto è finito nelle mani dell'olandese Anton Corbjin (Control, The american), regista al quale è completamente estraneo il concetto di ritmo. L'andamento monocorde del racconto viene tuttavia bilanciato dall'atmosfera torbida e cupa che aleggia sul film e da un'ambiguità che impregna tutti i personaggi principali, conferendo a questa spy-story in salsa tedesco-americana un'inquietante carica di tensione.    

martedì 4 novembre 2014

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anno: 2013       
regia: WINTER, ALEX   
genere: documentario   
con Shawn Fanning, Sean Parker, Henry Rollins, Noel Gallagher, Billy Corgan, Mike D, Chris Blackwell, Seymour Stein, John Perry Barlow, Lawrence Lessig, Hilary Rosen, Don Ienner, Samuel Kolb   
location: Usa
voto: 5   

Qualcuno se la ricorderà ancora: l'eccitazione per avere completato il primo download di un mp3, scaricato a 56 Kbps (quando andava bene). Era il 1999 e dietro quel piccolo miracolo c'era Shawn Fanning, genietto autodidatta del computer poco più che ventenne che insieme a Sean Parker realizzò Napster, la prima applicazione per il cosiddetto file sharing che passa attraverso un meccanismo di scambio peer-to-peer. Il documentario, peraltro piattissimo, di Alex Winter ricostruisce quella vicenda con piglio fin troppo filologico, inzeppando il film di dettagli e testimonianze di incontenibile zelo. È la storia di un gruppo di ragazzi che impresse una svolta epocale a tutta l'industria discografica (e, successivamente, a quella dell'audiovisivo in toto) andando incontro a uno scontro legale di titaniche proporzioni. Davide, sottoposto a uno stress mediatico pari a quello di un candidato presidenziale (con tanto di copertine di Forbes e Time), contro Golia, impersonato in primis dalla band dei Metallica, retroguardisti che a colpi di carte bollate cercarono di bloccare quella che loro per primi hanno chiamato "pirateria musicale", con mezzi efficaci quanto lo sarebbe cercare di tenere sospeso un carico di una tonnellata con un chiodo. Il problema è che per il povero Fanning-Davide la fionda sarebbe arrivata a tempo ormai scaduto, quando il music business ottenne la sua miserrima vittoria di Pirro prima che gli epigoni di napster si moltiplicassero a dismisura.
Il documentario è un florilegio di interviste con una breve incursione nella storia dell'industria discografica che è anche la parte più accattivante del film. Quella più triste riguarda invece l'arrivo di quell'avvoltoio di Steve Jobs, che mangiò la foglia e lanciò iTunes, contribuendo all'ulteriore affossamento della creatività sulle sette note, mentre Parker, il parassita furbetto di Napster, si mise in società con Mark Zuckerberg per dare vita a Facebook.