martedì 23 dicembre 2003

Il fuggiasco

anno: 2003       
regia: MANNI, ANDREA    
genere: biografico    
con Daniele Liotti, Alessandro Benvenuti, Joaquim De Almeida, Roberto Citran, Francesca De Sapio, Claudia Coli, Fiorenza Tessari, Luisa Ranieri, Marco Giallini, Gabriele Lazure    
location: Francia, Italia, Messico, Spagna
voto: 6    

Negli anni Settanta in Italia poteva succederti che se andavi a offrire spontaneamente la tua testimonianza per un omicidio ed eri un militante di Lotta Continua, finivi dietro le sbarre senza un perché. Poteva succederti di passare 11 gradi di giudizio e di dover attendere la grazia del Presidente della Repubblica per poter uscire dalle patrie galere. È quanto accaduto tra il 1976 e il 1993 a Massimo Carlotto, allora 18enne padovano che - ormai sfiduciato dal sistema giudiziario italiano - imbocca la via della fuga all'estero, facendo tappa a Parigi, Barcellona e Città del Messico. La storia, ricostruita con sobrietà e ritmo nel copione che lo stesso Carlotto ha scritto col regista Andrea Manni, mette a nudo le infinite assurdità del nostro sistema giudiziario, mostrando l'inefficacia delle azioni che la Difesa intraprese per restituire dignità a un uomo che oggi è diventato un fortunato giallista.    

giovedì 4 dicembre 2003

Prima pagina (The front page)

anno: 1974   
regia: WILDER, BILLY  
genere: commedia  
con Walter Matthau, Jack Lemmon, Susan Sarandon, Vincent Gardenia, David Wayne, Austin Pendleton, Allen garfield, Carol Burnett, Cliff Osmond  
location: Usa
voto: 8,5  

Alla vigilia del matrimonio, Hildy Johnson (Lemmon), cronista di una nota testata americana, si impegola nel caso della fuga di un condannato a morte, la cui vicenda è stata strumentalizzata dai potenti del luogo a fini propagandistici. Contravvenendo a ogni deontologia professionale, Hildy - insieme al direttore del giornale per il quale lavora (Matthau) - cerca l'ultimo scoop, quello da prima pagina, appunto, prima del congedo definitivo. Ma il capo non vuole saperne delle sue dimissioni…
Tratto dalla commedia del 1928 di Ben Hecht e Charles McArthur (di cui esistono altre tre versioni cinematografiche: una del 1931 con la regia di L. Milestone, una  del 1940 con quella di H. Hawks, La signora del venerdì, e un'ultima del 1988 diretta da Ted Kotcheff, Cambio marito) sceneggiata da Billy Wilder col fido I.A.L. Diamond, Prima pagina è un saggio di maestria registica giocato quasi interamente nel chiuso della una fumosa sala stampa che sovrasta il patibolo carcerario, in ossequio all'origine teatrale della commedia. I temi cari a Wilder ci sono tutti: l'amicizia virile ostacolata dalla presenza femminile, il doppio, l'insofferenza alla vigliaccheria e alla stupidità del potere costituito, la ridicolaggine dei mass media. Con Lemmon e Matthau che gareggiano in simpatia e bravura e dialoghi scoppiettanti, Prima pagina è una delle tante perle nella filmografia del regista viennese.    

sabato 29 novembre 2003

La regola del sospetto

anno: 2003       
regia: DONALDSON, ROGER 
genere: spionaggio 
con Al Pacino, Colin Farrell, Bridget Moynahan, Gabriel Macht 
location: Usa
voto: 4

"Niente è quello che sembra", ripete il tormentone di Walter Burke (Pacino), addestratore della CIA che nella recluta James Clayton (Farrell), facendone il suo pupillo, vede il possibile emissario di un delicato compito. Prima lo sottopone a uno stress psicologico straziante per accertarsi della sua idoneità al ruolo, quindi gli affida la missione di svelare la trama di un'infiltrata (Moynahan) che sta rubando un codice segreto. Ma siccome, appunto, "niente è come sembra", non si fatica a capire che il sardonico Burke sta facendo un pericolosissimo doppio gioco.
Lontani anni luce dal fascino talentuoso di James Bond, questi agenti della CIA sono la quintessenza del conformismo intriso di patriottismo. O almeno così ce li restituisce il regista Roger Donaldson, nella pellicola tratta dal romanzo di Kurt Vonnegut (uno che al cinema ha dato film come Mattatoio 5 e La colazione dei campioni). Tutto sa di risaputo, di già visto, e l'istrionismo di Pacino, con quell'aria sempre più disfatta da cocainomane dallo sguardo allucinato, è il colpo di grazia a un film inutile.   

venerdì 28 novembre 2003

Il gigante di ferro (The iron giant)

anno: 1999   
regia: BIRD, BRAD  
genere: animazione
Location: Usa
voto: 8

Automobili divorate, tralicci fatti a pezzi, la centrale elettrica messa a soqquadro: in una tranquilla cittadina del Maine, negli States, è arrivato un gigante di ferro la cui dieta è a base di metalli. Nessuno, a parte un bambino, lo vede ma tutti ne parlano. Uno zelante poliziotto a caccia della promozione gli dà la caccia e finisce col mobilitare l'esercito, che - nel tentativo di distruggere il gigante con un missile nucleare - rischia di annientare l'intera cittadina. Ma il gigante è un gigante buono, refrattario alla guerra, che si immola in un sacrificio da kamikaze pur di salvare la vita al piccolo amico che lo ha tenuto nascosto e protetto. Pur essendo privo dei mezzi pirotecnici che caratterizzano i cartoons della Pixar e della Disney, Il gigante di ferro è un riuscitissimo e toccante apologo sull'insensatezza della guerra e la stupidità del pregiudizio. Commovente, divertente, carico di suspense, il film ricavato dal racconto che Ted Hughes scrisse nel 1968 e prodotto dal leader del gruppo rock degli Who, Pete Townshend, rappresenta soprattutto "un forte e sentito appello alla tolleranza" (Liberti).    

lunedì 24 novembre 2003

Condominio

anno: 1991   
regia: FARINA, FELICE 
genere: commedia 
con Carlo Delle Piane, Ottavia Piccolo, Ciccio Ingrassia, Roberto Citran, Nicoletta Boris, Paola Tiziana Cruciani, Riccardo Pangallo, Leda Lojodice, Anna Lelio, Pasquale Anselmo, Renato D’Amore, Freddy Copertone, Guerrino Locatelli, Laura Muccino, Fausta Maria Rigo, Roberto Baratto, Carlo Virzì, Antonio Lubrano 
location: Italia
voto: 7,5

Alla Magliana, un quartiere della periferia romana, un formicaio umano è attanagliato da problemi di ordine quotidiano: la morosità con l'Acea, l'installazione dei citofoni e via dicendo. Un volonteroso ragioniere (Delle Piane) si prende la briga di ridare dignità al condominio, smuovendo la sfiducia dei coinquilini e puntando sulla reciproca solidarietà.
Il soggetto di Paolo Virzì e Felice Farina (sceneggiato con Francesco Bruni e Gianluca Greco) ruota sulla rappresentazione dei microcosmi di quella che una volta veniva chiamata "la ggente de' borgata", giocando la carta del film corale nel quale figure e figurine sono dipinte "con gusto del colore, senza approfondire il tratto ma nemmeno scendere nella macchietta" (Grazzini). Servito da interpreti tutti all'altezza, Condominio è il manifesto dei buoni sentimenti, il segno che - come cantava De Andrè - "dal letame nascono i fior".    

martedì 11 novembre 2003

Mystic river

anno: 2003   
regia: EASTWOOD, CLINT
genere: giallo
con Sean Penn, Tim Robbins, Kevin Bacon, Laurence Fishburne, Marcia Gay Harden, Laura Linney
location: Usa   
voto: 9,5

Tre amici. Tre ragazzini di undici anni. Un giorno, mentre giocano sulla strada di un quartiere operaio di Boston, uno di loro, Dave, viene caricato su un'auto, portato via e seviziato per quattro giorni, fino a quando non riesce a fuggire. 25 anni dopo la figlia di un altro di loro, Jimmy (Penn) viene trovata assassinata. Si chiamava Kate. Sul caso indaga il terzo dei ragazzi di un tempo, Sean Devine (Bacon) e le ricerche - tanto quelle della polizia quanto quelle parallele degli sgherri al servizio di Jimmy - sembrano convergere su due principali indiziati: il ragazzo di Kate, inviso a papà Jimmy, e Dave (Robbins), che nella stessa notte dell'omicidio torna a casa misteriosamente coperto di sangue. Chi è il vero assassino? Finale a sorpresa, tutto da vedere.
Servendosi di un romanzo di Dennis Lehane, il vecchio Clint dirige con mano sicura un film maestoso sul tema dell'innocenza perduta: ciascuno a suo modo, i tre amici di un tempo vivono in un mondo la cui forza propulsiva è data dal reciproco sospetto: tutti diffidano di tutti, i delatori sono in ogni dove e i legami affettivi si sfarinano al minimo cenno di crisi. Narrato in maniera sobria e impeccabile, il film di Eastwood esprime una visione lacerante e nichilista, quella di un grande vecchio del cinema ancora capacissimo di dire la sua su un mondo che gira alla rovescia, come già ci aveva anticipato in quell'altro capolavoro che è Un mondo perfetto. Al Maestro della macchina da presa rende servizio un cast in stato di grazia: che Sean Penn fosse bravissimo lo sapevamo già; che Tim Robbins avesse eccezionali doti mimetiche soprattutto nei ruoli del perdente non è neppure una novità. Ma non si era mai visto recitare tanto bene Kevin Bacon. Tra i tre, un'incredibile gara di bravura.    

martedì 4 novembre 2003

Gente di Roma

regia: 2003       
regia: SCOLA, ETTORE  
genere: commedia  
con Stefania Sandrelli, Arnoldo Foà, Valerio Mastandrea, Fiorenzo Fiorentini, Lola Pagnani, Antonello Fassari, Rolando Ravello, Sabrina Impacciatore, Simona Cianti, Salvatore Marino, Augusto Fornari, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, Fabio Ferrari          
location: Italia
voto: 4

Lo aveva fatto, con risultati assai apprezzabili, Federico Fellini. Lo aveva fatto anche Roberto Meddi, in un piccolo-grande film intitolato Ponte Milvio e circoscritto a un quartiere romano. Anche Ettore Scola prova a raccontare la città eterna con un film a cavaliere tra fiction e documentario, nel quale la macchina da presa non esce dal perimetro del centro capitolino, negando l'esistenza delle periferie pur evitando la tentazione dell'oleografia. Scorci della città ripresi a bordo dell'autobus, Aziende Sanitarie Locali, sezioni di partito, la grande manifestazione del 14 settembre 2002 contro la legge Cirami e immagini di barboni che solidarizzano si alternano a momenti di fiction: un uomo che non confessa alla moglie di essere stato licenziato; un altro che va a trovare la sua ex; una madre che perde il figlio durante una manifestazione (lo ritrovano De Gregori e la Mannoia!); un vecchio in procinto di andare in un ospizio; un giornalista che fa un'inchiesta sui romani; un trentenne che ascolta le voci dei morti al Verano. La confezione ne esce penalizzata da un eccesso di discontinuità, messa a nudo dall'incertezza dei movimenti della macchina da presa e dall'approssimazione del montaggio, che non riesce a dare la giusta fluidità nel passaggio da una scena all'altra. A Gente di Roma, girato in digitale, manca la capacità di cogliere l'ethos dei romani. Il copione che il regista ha scritto con Paola e Sofia Scola è affettuoso ma incapace persino di sfiorare la dimensione socioantropologica della città e dei suoi abitanti. Da un'idea interessante ne esce un'occasione sprecata, con molti episodi addirittura imbarazzanti (quello con la Sandrelli, inspiegabile, e quello girato al Verano). Ma la presenza e il pezzo di bravura di un immenso Arnoldo Foà vale, da sola, il prezzo del biglietto.    

sabato 25 ottobre 2003

Caterina va in città

anno: 2003   
regia: VIRZÌ, PAOLO   
genere: commedia   
con Sergio Castellitto, Margherita Buy, Alice Teghil, Claudio Amendola, Silvio Vannucci, Galatea Ranzi, Flavio Bucci, Federica Sbrenna, Carolina Iaquaniello, Maurizio Costanzo, Michele Placido, Roberto Benigni    
location: Italia
voto: 6   

Costretta dal trasferimento del padre (Castellitto), insegnante di ragioneria, a spostarsi da Montalto di Castro a Roma, per la 13enne Caterina (Teghil) l'arrivo nella Capitale si trasforma in una sorta di discesa negli inferi. Iscritta in una scuola centralissima della città, Caterina socializza con una fauna adolescente che riveste cliché a raffica: c'è la figlia destrorsa del sottosegretario che gira accompagnata dall'autista, quella stile no-logo di un regista e di una letterata, il ragazzetto blasonato con tanto di rotacismo che dice "ciclomotore" in luogo di motorino. Alla gioventù immonda che incontra a scuola, si accompagna un padre col complesso dell'escluso, sempre sopra le righe, petulante, magniloquente e smargiasso, e una madre bifolca, succube, ignorantissima e un po' scema. Eppure, a fronte della pattumiera umana che riempie il suo quotidiano, Caterina troverà proprio nella sua ingenuità di "provinciale" la chiave della propria identità, scevra da stereotipi.
Impaginato come il diario di un'adolescente, il copione che Virzì ha scritto con Francesco Bruni gioca tutto sui contrasti tra città e provincia, in e out. Bravissimo nel rappresentare il fragore capitolino e il senso di confusione e spaesamento della giovane protagonista, Virzì armeggia meno bene quando si tratta di caratterizzare i personaggi - tutti troppo inclini alla caricatura - mostrando di non sapere quale strada imboccare tra ritratto sociologico e commedia. Cammei per Michele Placido, Giovanna Melandri, Maurizio Costanzo e Roberto Benigni nella parte di loro stessi.    

martedì 21 ottobre 2003

Anything else

anno: 2003       
regia: ALLEN, WOODY 
genere: commedia 
con Woody Allen, Jason Biggs, Stockard Channing, Danny De Vito, Jimmy Fallon, Christina Ricci 
location: Usa
voto: 4

Falk (Biggs) è un giovane scrittore newyorchese innamorato pazzo di Amanda (Ricci), una virago accalappiauomini che gliene fa passare di tutti i colori. Basteranno i consigli di uno squinternato sessantenne che pontifica su qualsiasi cosa (Allen) e le sedute sul lettino dell'analista per cambiare strada e riuscire a separarsi da Amanda?
Con Anyhting else Allen si conferma sempre più la maniera di se stesso: girato con pochissimi mezzi (molti interni e qualche ripresa in esterni nel Central Park), scritto in modo sciatto con una trama sbilenca che annaspa alla ricerca di qualche guizzo e battute ridotte al minimo, con la solita, vieta caricatura di psicanalisti ed ebrei, il film di Woody Allen è il segno di un'attività febbrile che ha ormai esaurito da tempo la sua vena creativa.    

martedì 7 ottobre 2003

Salvate il soldato Ryan (Saving private Ryan)

anno: 1998       
regia: SPIELBERG, STEVEN 
genere: guerra 
con Tom Hanks, Edward Burns, Tom Sizemore, Jeremy Davies, Vin Diesel, Adam Goldberg, Barry Pepper, Giovanni Ribisi, Matt Damon, Dennis Farina, Ted Danson, Harve Presnell, Bryan Cranston, David Wohl, Nathan Fillion, Paul Giamatti, Ryan Hurst, Maximilian Martini, Leland Orser         
location: Francia, Usa
voto: 7

Dopo il massacro subito dagli americani il 6 giugno del 1944 durante lo sbarco ad Omaha Beach, in cui periscono tre dei quattro fratelli Ryan, il capitano John Miller (Hanks) riceve l'ordine di riportare immediatamente a casa l'unico superstite della famiglia Ryan, James Francis (Damon), paracadutato in Normandia oltre le linee nemiche. Il capitano parte all'ostinata ricerca del soldato Ryan, ma questo - una volta appresa la verità sul destino dei suoi fratelli - non ne vuole sapere di tornare a casa, combattendo con i tedeschi un'ultima, decisiva battaglia.
Scritto da Robert Rodat, Salvate il soldato Ryan è uno dei film di guerra più cruenti mai visti al cinema. L'osannatissima scena iniziale - 24 minuti di ferocia bellica mostrata in tutta la sua fisicità - fa il paio con la battaglia che Miller e i suoi ingaggiano con i tedeschi in sottofinale. Come in tutti i film di Spielberg, c'è grandissimo mestiere e la qualità della messa in scena delle battaglie è un saggio da manuale del cinema. Come in tutti i film di Spielberg, anche Salvate il soldato Ryan gronda retorica. I tedeschi sono poco più che macchiette, i francesi non esistono neppure e la bandiera a stelle e strisce, che sventola maestosa in apertura e chiusura del film, è lì a ricordarci la grandezza e l'umanità del popolo americano. 5 Oscar: regia, fotografia (Janusz Kaminski), suono (Ronald Judkins, Gary Rydstom, Gary Summers, Andy Nelson), effetti speciali sonori (Gary Rydstom, Richard Hymns), montaggio (Michael Kahn).    

sabato 4 ottobre 2003

Elephant

anno: 2003       
regia: VAN SANT, GUS Jr.   
genere: drammatico   
con Timothy Bottoms, Matt Malloy, Eric Deuten, Alex Frost    
location: Usa
voto: 6   

Può succedere che in una società in cui un adolescente qualsiasi ordina un fucile a pompa su un qualsiasi catalogo di vendita per corrispondenza, le carneficine non siano un mero incidente. È quanto accaduto nella scuola di Columbine, nell'Oregon, che ha fornito a Michael Moore il pretesto per raccontare l'amore degli americani per le armi (il titolo, non a caso, era Bowling a Columbine), premiandolo anche con l'Oscar. Due premi (miglior film e miglior regia a Cannes) li incassa anche il film di Gus Van Sant, che racconta con stile algido e piglio semidocumentaristico l'eccidio compiuto da due studenti. Van Sant sceglie la strada più irta, affidandosi a lunghi piani sequenza con i protagonisti - tutti autentici studenti - spesso ripresi di spalle, mentre si aggirano per gli eterni corridoi dell'edificio scolastico al punto che la prima parte del film sembra quasi inerte. Le stesse scene vengono moltiplicate dai punti di vista, grazie ai quali vediamo scorrere un'umanità sordida - ragazzine fanatiche, bulli, un preside meschino, adolescenti annoiati - che non impatta mai col giudizio del regista. Glaciale e asettico, il film non imbocca mai la strada della violenza esplicita, neppure quando i due ragazzini decidono di svuotare i loro caricatori su insegnanti e compagni. Cinema ad altissimo spessore etico, coraggioso, dalle scelte stilistiche estreme, fotografia di una società e una generazione allo sfascio.    

martedì 23 settembre 2003

Liberi

anno: 2003       
regia: TAVARELLI, GIANLUCA MARIA   
genere: drammatico   
con Elio Germano, Nicole Grimaudo, Luigi Maria Burruano   
location: Italia
voto: 3   

Liberi, sì, ma da che cosa? A Pescara, Papà Cenzo (Burruano) dopo una vita in fabbrica viene "liberato" dal lavoro e si ricicla come lavoratore socialmente utile, l'epigrafe ipocrita appiccicata a chi è destinato a una vita da precario. Suo figlio Vincenzo (Germano), appena 22enne, cerca fortuna sul litorale, dopo essersi liberato dalla famiglia allo sfascio. Qui conosce Genny (Grimaudo), che proprio grazie a Vincenzo riuscirà a liberarsi dalla sua "sindrome da attacchi di panico" e a riprendere una vita normale.
Scritto dal regista con Leonardo Fasoli e Angelo Carbone, Liberi è un'opera implosa, didascalica, statica, nella quale il pretesto per raccontare il processo di liberazione dei tre protagonisti è farraginoso al punto da annoiare lo spettatore. Un film sbiadito nel quale l'unica nota di colore è il quarto d'ora in cui un grande Burruano mette in scena tutto il dolore di papà Cenzo, un uomo che col lavoro ha perso anche gli affetti.    

venerdì 5 settembre 2003

La polveriera (Pure baruta)

anno: 1998   
regia: PASKALJEVIC, GORAN    
genere: drammatico    
con Lazar Ristovski, Miki Monojlovic, Mirjana Jokovic, Sergej Trifunovic, Nikola Ristanovski, Nebojsa Glogovac, Marko Urosevic, Bogdan Diklic, Dragan Nikolic, Mira Banjac, Danil Bata Stojkovic, Velimir Bata Zivojinovic, Nebojsa Milovanovic, Aleksandar Bercek, Vojislav Brajovic, Ana Sofrenovic, Ivan Bekjarev, Milena Dravic, Ljuba Taudic, Toni Mihajlovski, Mirjana Karanovic, Dragan Jovanovic    
location: Jugoslavia
voto: 8    

"I Balcani sono il buco del culo del mondo e noi stiamo sulle emorroidi", afferma uno dei tanti individui da pattumiera che popolano questo film straordinario, crudo e potente dello slavo Goran Paskaljevic, autore anche del copione con Dejan Dukovski. La polveriera del titolo sono gli stessi Balcani, nei quali una fauna umana abominevole incrocia i propri tragici destini alternando il ruolo del carnefice con quello della vittima. Un ragazzo finisce in un'apocalisse per mano di un uomo al quale ha urtato il Maggiolino. Un uomo torna dalla propria donna dopo essere improvvisamente sparito e assolda per lei un'intera orchestra ma morirà per mano del nuovo compagno della sua ex. Un ragazzo prende in ostaggio un autobus in nome di un sedicente ribellismo e anche lui finisce accoppato per mano dell'autista. Un pugile che confessa al suo migliore amico le malefatte della giovinezza viene a sapere di avere avuto resa la pariglia centuplicata. Prima lo uccide, poi si suicida con una malcapitata in treno. Una doppia brutta avventura capita anche ad una ragazza finita in ostaggio nell'autobus. Un cocainomane tenterà di stuprarla e le spaccherà un dito. Un "socio" di questo è oggetto di una lapidazione vera e propria perché scambiato per un piromane e infine un taxista confessa dopo anni di essere stato il responsabile di un pestaggio ai danni di un boss malavitoso. Se l'umanità è questa, sembra dirci il regista, ovvio che da quelle terre partano sempre conflitti feroci come questa gente, come il film. Un'opera serrata, raccontata benissimo, un incrocio tra Fuori orario, Kieslowski e Bunuel, nel quale l'efferatezza delle diverse scene è così parossistica da sfiorare il grottesco. Il grado massimo della misantropia nichilista.

giovedì 28 agosto 2003

Tempesta di ghiaccio

anno: 1996       
regia: LEE, ANG 
genere: drammatico 
con Kevin Kline, Sigourney Weaver, J.Allen, Christina Ricci, Tobey Maguire                 
location: Usa
voto: 7

È il giorno del ringraziamento del 1973 quando in una cittadina del Connecticut è previsto l'arrivo di una tempesta di ghiaccio. Tra l'attesa dei figli, i preparativi per una serata in stile chiavi-party (i partner vengono estratti in base alla scelta casuale del mazzo di chiavi dell'automobile) e ricerca della trasgressione a tutti i costi, per tutti si annuncia un grande freddo spirituale, oltre che climatico.
Ang Lee fotografa una generazione di proto-yuppies incapaci di comunicare, genitori di adolescenti annoiati con il gusto del pericolo, amanti distratti e annoiati. Tratto da un romanzo di Ricky Moody sceneggiato da James Schamus, il film indulge ad un'oleografia familiare che diventa manifesta nel finale, a dispetto di una confezione di tutto rispetto.    

domenica 24 agosto 2003

Psycho

anno: 1998       
regia: VAN SANT, GUS Jr.
genere: giallo
con Vince Vaughn, Julianne Moore, Viggo Mortensen, Anne Heche, William H. Macy       
location: Usa
voto: 5

Un'impiegata (Heche) in fuga con i 400mila dollari sottratti alla compagnia presso la quale lavora, fa sosta in un motel seminascosto il cui proprietario è Norman Bates (Vaughn). Assassinata da quest'ultimo e seppellita nel fondo di uno stagno, la donna avrebbe alle calcagna anche un detective (Macy) mandato dalla compagnia, che però avrà la stessa sorte. Sorella (Moore) e fidanzato (Mortensen) della scomparsa indagheranno allora sul gestore del motel e sulla sua misteriosa madre.
Gus Van Sant si cimenta con l'impossibile impresa di un confronto col Maestro del brivido. Tanto era carico di suspense e perfetto in ogni inquadratura il film di Hitchcock, tanto è patinato e imperfetto quello del regista di Louisville, che perde miseramente il confronto. Basterebbe guardare la lama del coltello entrare e uscire dal corpo di Anne Heche senza una sola goccia di sangue per capire quanta approssimazione ci sia in questo scialbo remake che ambierebbe a clonare l'originale.    

lunedì 4 agosto 2003

Io non ho paura

anno: 2003       
regia: SALVATORES, GABRIELE   
genere: drammatico   
con Aitana Sanchez Gijon, Dino Abbrescia, Giorgio Careccia, Antonella Stefanucci, Riccardo Zinna, Diego Abatantuono, Giuseppe Cristiano, Mattia Di Pierro, Adriana Conserva, Fabio Tetta, Stefano Biase, Fabio Antonacci, Giulia Matturro   
location: Italia
voto: 7   

Lucania, 1978. Michele (Cristiano) ha 10 anni e, come tutti i ragazzi della sua età, gli piace giocare e scoprire il mondo. Fino a quando il gioco non lo porta ad una cavità nei pressi di una casa diroccata, isolata e in aperta campagna, nella quale è tenuto prigioniero un suo coetaneo, nell'attesa che i familiari paghino il riscatto del rapimento. Il gioco diventa allora tormento, apprensione, progressiva scoperta dell'identità del padre (Abbrescia), coinvolto nella questione, cura del suo coetaneo, rimorso, confidenze indirizzate alla persona sbagliata. Quando finalmente Michele capisce che si tratta di un gioco davvero brutto e tenta di mettere in salvo il coetaneo, sulla sua strada si apparecchia un finale (forse) tragico.
Uno dei migliori film di Salvatores, basato sulla sceneggiatura di Francesca Marciano e Niccolò Ammanniti dall'omonimo romanzo di quest'ultimo, in cui epica fanciullesca e poesia si fondono sfiorando appena qualche tinta oleografica. Il Tavoliere delle Puglie ripreso con la sensibilità di Franco Fontana da Italo Petriccione, il violino struggente delle musiche di Ezio Bosso, l'intensità dell'arrovellamento interiore del protagonista danno al film uno spessore inusitato per un regista come Salvatores.    

sabato 2 agosto 2003

Il ladro di orchidee (Adaptation)

anno: 2003       
regia: JONZE, SPIKE  
genere: grottesco  
con Nicolas Cage, Meryl Streep, Chris Cooper, Tlda Swinton, Cara Seymour  
location: Usa
voto: 6  

Charlie Kaufman (Cage) è alle prese con la sceneggiatura di un libro impossibile, Il ladro di orchidee, nel quale una scrittrice di successo (Streep) parla della vera storia di un uomo (Cooper) la cui passione per le orchidee rappresenta un aspetto totalizzante del suo stile di vita. Impacciato, introverso, snervato dalla presenza in casa di un fratello gemello con poco sale in zucca e che vorrebbe emularlo come sceneggiatore, Charlie tenta qualsiasi strada per poter trasformare il libro in una sceneggiatura all'altezza, non disdegnando di chiedere aiuto persino all'inesperto fratello e di infilare sé stesso nella storia al punto da trovarsi coinvolto in una vicenda drammatica.
Dopo Essere John Malkovich, Spike Jonze dirige una seconda sceneggiatura acrobatica, ricorsiva, nella quale la realtà si confonde e si sovrappone ai contenuti della sceneggiatura (scitta da Charlie Kaufman...) e alla dimensione semi-onirica del film. Inseguendo i frattali della sceneggiatura, la coppia Kaufman-Jonze firma un film virtuosistico, a volte divertente e a volte profondo, con il programmatico intento di uscire dai canoni. Convincente per chi è alla ricerca dell'originalità a tutti i costi, eccessivamente rapsodico e criptico per chi detesta la narrazione in stile dadaista.    

Perduto amor

anno: 2003       
regia: BATTIATO, FRANCO   
genere: commedia   
con Corrado Fortuna, Donatella Finocchiaro, Anna Maria Gherardi, Lucia Sardo, Ninni Bruschetta, Tiziana Lodato, Manlio Sgalambro, Luca Vitrano, Gabriele Ferzetti, Nicole Grimaudo, Rada Rassimov, Francesco De Gregori, Morgan    
location: Italia
voto: 3   

"Tra la vita e la morte, unici eventi significativi dell'esistenza, c'è solo qualche breve attimo di veglia. Il resto è insignificante", annuncia la voce fuori campo di Manlio Sgalambro, filosofo eclettico nonché dioscuro da circa un decennio del cantautore siciliano Franco Battiato. Il problema della veglia dal punto di vista filosofico - ossia degli eventi significativi che segnano la vita di Ettore (Fortuna), ragazzotto di belle speranze con padre sottaniere (Bruschetta), che lascia la Sicilia per avventurarsi a Milano tra la metà degli anni '50 e i primi '60 - fa da contraltare a quello pragmatico del rimanere svegli. Qualche siparietto divertente, citazioni dotte, macchina da ripresa all'affannosa ricerca di qualcosa di originale e una spruzzzata di cammei non sono sufficienti a bilanciare un film letargico, spesso tronfio, narrativamente rapsodico, declinato in maniera autobiografica con tanto di riferimento al taoismo e a una certa sessuofobia che da parecchi anni caratterizza la scrittura del musicista catanese. Artisticamente incontinente (un disco all'anno, opere teatrali, pittura, adesso il cinema), Battiato manifesta un'albagia che in Italia ha pochi rivali.    

mercoledì 30 luglio 2003

L’avversario

anno: 2003   
regia: GARCIA, NICOLE  
genere: drammatico  
con Daniel Auteuil, Géraldine Pailhas, François Berléand, François Cluzet, Emmanuelle Devos, Bernard Fresson, Alice Fauvet, Humbert Balsan, Hubert Saint-Macary, Nicholas Abraham, Nadine Alari, Olivier Cruveiller, Anne Loiret, Josephine Derenne, Michel Cassagne, Martin Jobert  
location: Francia
voto: 5,5  

Ci sono preoccupazione e smarrimento stampati sugli occhi di Jean Marie (un magistrale Daniel Auteuil), esemplare padre di famiglia e marito affettuoso che per una vita intera ha ingannato le persone più care. Tutti - amici, moglie e figli, genitori - credono che lui sia laureato in medicina e che occupi un posto d'eccellenza all'OMS. Ma quando Jean Marie esce di casa si muove ramingo nelle cittadine vicine, passa giornate intere in automobile, nelle stazioni, ogni tanto va trovare i suoi vecchi. È proprio dai loro risparmi che Jean Marie riesce a portare a casa il denaro consono ad una posizione professionale come la sua. Ma quando i conti cominciano a toccare il rosso e le risorse per andare avanti vengono meno, Jean Marie decide di fare una strage con una freddezza da brivido, mandando al Creatore genitori, figli e moglie.
Tratto da una storia vera accaduta nei primi anni '90 in Francia, il film di Nicole Garcia è un thriller atipico giocato per intero sull'arrovellamento interiore del protagonista, un borghese piccolo piccolo finito in un gioco più grande di lui e che alla fine non governa più. Costruito con diffrazioni temporali che passano in maniera assai fluida dalla ricostruzione giudiziaria alla vita vissuta fino all'episodio dell'eccidio, L'avversario restituisce perfettamente il senso di lucida follia interiore del protagonista, senza mai scadere nel calligrafico.

sabato 26 luglio 2003

Sulle mie labbra (Sur mes levres)

anno: 2002       
regia: AUDIARD, JACQUES  
genere: thriller  
con Vincent Cassel, Emmanuelle Devos, Olivier Gourmet, Olivia Bonamy  
location: Francia
voto: 5

La grigia vita di una segretaria d'azienda (Devos) - sorda e perennemente nelle mire dei colleghi cialtroni che se ne fanno beffa - cambia quando viene assunto come suo collaboratore un ex-galeotto (Cassel) che vuole sottrarre ad un boss malavitoso una somma ingentissima. Riuscendo a leggere le labbra a distanza, la donna - un po' per amore, un po' per un inedito spirito d'avventura - si lascia coinvolgere nel piano. Quando le cose per il suo amico si mettono male, sarà lei stessa a trovare una soluzione.
Lo spunto di adottare l'handicap per un thriller è abbastanza originale. Il regista francese, tuttavia, si perde nei rivoli di una confezione patinata, dilatando la vicenda a dismisura e a tutto detrimento della tensione del racconto filmico.    

giovedì 24 luglio 2003

L’uomo senza passato

anno: 2002       
regia: KAURISMÄKI, AKI  
genere: grottesco  
con Markku Pettola, Kati Outinen, Annikki Tahti, Junahi Niemela  
location: Finlandia
voto: 6

È seduto su una panchina, nella piazzetta di fronte alla stazione ferroviaria. Non dà fastidio a nessuno. Si appisola. Tre balordi lo colpiscono ripetutamente con ferocia. È lui l'uomo senza passato, uno dei tanti reietti che popolano il cinema di Kaurismaki, cittadino apolide di una Helsinki degradata nella quale l'esercizio della pietà è esclusivo appannaggio dell'Esercito della Salvezza. Facendo leva su una resilienza encomiabile, l'uomo senza passato trova una baracca che rimette a posto, trova un lavoro e anche l'amore. E quando, in sottofinale, ritrova anche un pezzo importante del suo passato, decide di non fermarsi e di non guardarsi indietro.
Con il consueto stile algido che rasenta il grottesco, Kaurismaki racconta l'ennesima variazione sul tema di un mondo cinico e sentimentalmente analfabeta, con dialoghi rarefatti ("Mi aiuti a fare le valigie" "Ma se non hai nulla!" "Appunto") e senza alcun orpello narrativo. L'antitesi del cinema hollywoodiano.    

sabato 19 luglio 2003

Nove regine (Nueve reinas)

anno: 2003   
regia: BEILINSKY, FABIAN   
genere: thriller   
con Gaston Pauls, Ricardo Darin, Leticia Bredice, Tomas Fonzi, Graciela Tenembaum, Pochi Ducasse, Jorge Noya, Oscar Nuñez, Ignasi Abadal, Celia Juarez, Alejandro Awada, Antonio Ugo, Elsa Berenguer, Carlos Falcone, Ricardo Diaz Mourelle, Gabriel Molinelli, Rolly Serrano   
location: Spagna
voto: 7,5   

Marcos (Pauls) campa truffando vecchiette e commercianti. La grande occasione della sua vita arriva quando potrebbe piazzare ad un magnate con pallino dei francobolli "le nove regine", una collezione filatelica prodotta nella Germania di Weimar. Il colpo dovrebbe andare a segno con la collaborazione di Juan (Darin), che Marcos considera un principiante della truffa. Ma le cose sono molto più complicate del previsto e Marcos, dopo una girandola di avventure, finirà col rimetterci.
L'argentino Beilinsky, qui al suo esordio, racconta il più classico dei bidoni con uno stile divertito, a cavaliere tra commedia e trama gialla, poggiando su una sceneggiatura perfettamente lineare a dispetto dei continui cambi di direzione della vicenda.    

venerdì 18 luglio 2003

Ubriaco d’amore (Punch-drunk love)

anno: 2003       
regia: ANDERSON, PAUL THOMAS
genere: grottesco
con Adam Sandler, Emily Watson, Philip Seymour-Hoffman, Luis Guzman       
location: Usa
voto: 3,5

Barry (Sandler) ha un'impresa di sanitari, veste sempre con un completino blu elettrico e fuori moda e ha sette sorelle. Nel gineceo domestico c'è da diventare matti e infatti Barry non ha tutti i venerdì in ordine. Colleziona montagne di budini al cioccolato per poter vincere miglia e miglia di percorrenza aerea con la compagnia che sponsorizza il budino, si mette in un brutto guaio chiamando una chat-line e fatica a tenere i nervi sotto controllo. Ma le cose cambiano quando nella sua vita entra una ragazza (Watson), altrettanto scombinata, grazie alla quale ritrova miracolosamente se stesso.
Quello di Paul Thomas Anderson è ancora una volta un film di frontiera, che spinge talmente a fondo sul pedale della sperimentazione da diventare spesso ostico. Il film del regista californiano cerca di raccontare il disagio psichico-esistenziale del protagonista attraverso una metafora cromatico-acustica che gioca sulla scelta dei colori e sulle dissonanze della colonna sonora. Un film a tratti divertente ma talmente ambizioso da sembrare un autentico esercizio di virtuosismo registico, del tutto privo del pathos che aveva caratterizzato un film come il suo precedente Magnolia.    

mercoledì 25 giugno 2003

La meglio gioventù – Atto I e atto II

anno: 2003   
regia: GIORDANA, MARCO TULLIO
genere: drammatico
con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Sonia Bergamasco, Adriana Asti, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Jasmine Trinca, Camilla Filippi, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Claudio Gioè, Paolo Bonanni, Giovanni Scifoni, Riccardo Scamarcio, Mario Schiano, Michele Melega, Therese Vadem, Stefano Abbati, Giovanni Martorana, Paolo De Vita, Mimmo Mignemi, Domenico Centamore, Pippo Montalbano, Gaspare Cucinella, Dario Veca, Nicola Vigilante, Marcello Prayer, Walter Da Pozzo, Krum De Nicola, Maurizio Di Carmine, Roberto Accornero, Fabio Camilli, Antonello Puglisi, Patrizia Punzo, Emilia Marra, Nila Carnelutti, Greta Cavuoti, Sara Pavoncello, Francesco La Macchia
location: Italia   
voto: 9,5

Sei ore e dieci minuti di film, due atti, un racconto che dal 1966 arriva al 2003 per raccontare "la meglio gioventù" (dal titolo di una raccolta di scritti di Pasolini), quella che cerca di cambiare il mondo, di renderlo migliore, rappresentata dai fratelli Carati, Matteo (Boni) e Nicola (Lo Cascio), ma anche dalle loro due sorelle e dai loro sodali. Il primo è un ragazzo dotatissimo, tormentato, che spreca il suo talento arruolandosi in Polizia, un eroe archetipico alla maniera di Achille, forte, puro e coraggioso, che come Achille gli dei richiamano a sé mediante un atto suicida. Nicola è invece uno psichiatra di impronta basagliana, lucido e razionale e anch'egli sensibilissimo, medico comprensivo e padre premuroso. Il racconto de La meglio gioventù parte come un road movie, con i due fratelli che pellegrinano per la penisola alla ricerca del padre di una ragazza internata in un manicomio (Trinca), si dividono, si ritrovano tra i volontari dell'alluvione di Firenze per proseguire la loro vita a distanza. Nicola va a vivere a Torino, con la sua compagna Giulia (Bergamasco), che dopo qualche anno avrebbe imboccato la strada del terrorismo militante. Matteo, testa calda, viene fatto rimbalzare tra vari distretti di polizia: Bologna, Palermo, Roma. In Sicilia conosce Mirella (Sansa), con cui ha una storia tormentata dalla quale nascerà un figlio. Ai due fanno da contorno i parenti e gli amici, le cui vicende si intrecciano in un tessuto narrativo di finissima scrittura e assoluta coerenza (grazie all'impeccabile sceneggiatura della coppia di punta del nostro cinema, Rulli e Petraglia), talmente fluido da non creare alcuna sofferenza al racconto. Ci sono i sentimenti raccontati con impeccabile sottigliezza, c'è la vita ma c'è anche la morte, l'amicizia. Si ride, si piange, ci si commuove a vedere questo film nel quale la storia rimane costantemente sulle quinte di un racconto epico che mette le generazioni a confronto, parla di una Italia che si trasforma rimanendo tuttavia sempre uguale a se stessa, come mostra la vicenda del dopo Tangentopoli. C'è spazio per l'ennesima riflessione sul terrorismo, un tema che dall'esordio di Maledetti vi amerò a La caduta degli angeli ribelli ha da sempre affascinato il regista. E c'è l'immenso valore etico di un film che - con lo stesso respiro di opere come Novecento, C'eravamo tanto amati, La famiglia - invita ad una riflessione profondissima sulla possibilità di un mondo migliore e, soprattutto, di un'Italia migliore. Una pietra miliare nel cammino del cinema italiano. Servito da un cast in stato di grazia, il film di Giordana è un capolavoro assoluto. Senza se e senza ma.

martedì 10 giugno 2003

Good bye Lenin!

anno: 2003   
regia: BECKER, WOLFGANG 
genere: commedia 
con Daneil Brühl, Katrin Sass, Crulpan Khamatova, Maria Simon, Florian Lukas, Alexander Beyer, Burghart Klaussner, Michael Gwisden  
location: Germania   
voto: 7,5


Ottobre 1989. Da quando suo marito si è allontanato perché non sopportava più il giogo del totalitarismo della DDR, Christiane (Sass) ha riversato tutte le sue energie nell'attivismo politico, in completo allineamento con la politica filosovietica della Repubblica Democratica Tedesca. Ma un giorno ha un infarto, va in coma per otto mesi e quando si risveglia tutto intorno è cambiato. Ma lei non lo sa. I dottori si raccomandano col figlio Alexander (Brühl) perché alla donna vengano risparmiate forti emozioni. Come fare, allora, a tenerla all'oscuro della caduta del Muro di Berlino e di tutte le sue conseguenze? Alex organizza una messinscena particolarissima, facendo fronte alla repentina invasione dei prodotti del capitalismo. Con un amico registra finti telegiornali, recupera carabattole d'ogni tipo per simulare che il regime è ancora in piedi, recluta perfino qualche scolaro per fare sentire alla donna che la retorica di stato è ancora viva e vegeta nella versione da pentagramma. Ripristina dopo anni persino i rapporti con il padre transfuga, cercando di coinvolgerlo in questa rappresentazione che - ammette, gli "ha preso un po' la mano". Ironizzando sugli eccessi del totalitarismo della Germania dell'Est e al tempo stesso mostrando le aberrazioni del capitalismo, Becker dirige un film godibilissimo nel quale alla dimensione storico-politica fa da contrappunto un sottilissimo apologo sul tema della verità. Divertentissimo e commovente, Good bye Lenin ricorda, per l'ironia e i temi, la magia di film come Uno, due, tre! e Vogliamo vivere! Memorabile la colonna sonora di Yann Tiersen.    

lunedì 9 giugno 2003

Il posto dell’anima

anno: 2003   
regia: MILANI, RICCARDO    
genere: drammatico    
con Silvio Orlando, Michele Placido, Claudio Santamaria, Paola Cortellesi, Imma Piro, Flavio Pistilli, Sandro Ruotolo    
location: Italia
voto: 7    

Una multinazionale americana ha pronte le lettere di licenziamento per 500 dipendenti di una fabbrica di pneumatici abruzzese. Tra scioperi, incatenamenti, palliativi economici basati sulla vendita della pasta fatta in casa, appelli con tanto di spostamento alla sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, un viaggio negli States per trovare un accordo con la controparte e un'iconografia battagliera ispirata al mito di Toro Seduto, la classe operaia va in paradiso con uno dei suoi martiri (Orlando), che tanto aveva fatto per la causa comune.
Incerto tra il registro da commedia e il pamphlet di taglio sociologico à la Ken Loach, Il posto dell'anima è un film virato sul registro emotivo, nel quale il tessuto narrativo si sfilaccia in una miriade di episodi di diseguale riuscita. Opera di impegno civile affidata ad un cast motivatissimo e ben assortito, il film di Milani scruta con occhio antropologico un tema che il cinema italiano frequenta pochissimo da anni.    

domenica 25 maggio 2003

Merletto di mezzanotte (Midnight lace)

anno: 1960   
regia: MILLER, DAVID    
genere: giallo    
con Doris Day, Rex Harrison, J.Gavin, M.Loy, R.McDowall, H.Marshall, N.Parry, H.Baddeley, J.Williams, R.Ney, A.Dawson, Robin Williams, R.Lupino, H.Rorke, D.Lloyd, E.March, P.Adams, R.Evans    
location: Usa
voto: 7    

La signora Preston (Day), facoltosa donna americana residente a Londra, riceve telefonicamente delle minacce di morte. Mentre Scotland Yard, come vuole il cliché, "brancola nel buio", suo marito (Harrison) comincia a pensare che la donna sia stia inventando tutto. Dove sarà la verità?
Sceneggiato con molto mestiere da Ivan Goff e Ben Roberts e basato sulla commedia Matilda shouted fire di Janet Green, Merletto di mezzanotte si avvale di un riuscitissimo meccanismo che indirizza su diversi personaggi l'alone del sospetto virando spesso su registri da commedia. Vagamente ispirato ad Angoscia, di Cukor.    

domenica 11 maggio 2003

Cecilia

anno: 2001       
regia: MORABITO, ANTONIO   
genere: grottesco   
con Pamela Villoresi, Gianni Grima, Anna Terzano, Erika Manni, Massimiliano Rossi           
location: Italia
voto: 3,5   

La diciottenne Cecilia non ne più dei continui contrasti con padre e fratello. Va via di casa. Arrivano parenti, amici, semplici vicini e qualche curioso per sapere che fine ha fatto Cecilia. Suo padre decide allora di organizzare una micidiale macchina burocratica sulla quale assume comandi dittatoriali, ai quali il formicaio umano radunato in casa sua si ribella, sconfinando in una vera battaglia a suon di pomodori in scatola, stoviglie e altri mezzi di fortuna.
Dopo qualche cortometraggio insulso, Morabito dilata la sua arte povera (di finanze e di idee) alle dimensioni del lungometraggio. Così Cecilia diventa un esercizio di stile nel quale tutto si rigonfia, dalla pellicola che passa dai 16 ai 35 millimetri, alla recitazione involontariamente grottesca del vero protagonista del film, quel Gianni Grima calato nel ruolo di padre che sembra essere stato prelevato di forza dai mercati generali e portato sul set dell'Amleto, magari allestito da Albertazzi. Inquadrature improponibili, montaggio sciatto e attori abbandonati a loro stessi fanno di questo film un'opera talmente abborracciata da diventare a tratti divertente.    

sabato 3 maggio 2003

Ultimo stadio

anno: 2002       
regia: DE MATTEO, IVANO  
genere: drammatico  
con Rolando Ravello, Stefano Santospago, Manrico Gammarota, Victoria Larchenko, Valerio Mastandrea, Franco Nero, Francesca Antonelli, Federico Galante, Francesca Nunzi, Ivano De Matteo, Elio Germano, Cinzia Monreale, Mirko Petrini, Giorgio Colangeli, Simone Colombari, Fabio Ferri, Stefano Abbati, Dino Spinella, Giancarlo Scarchilli, Francesca De Sapio, Gabriele Mainetti, Alessandro Prete, Cinzia Veronesi, Pierpaolo Lovino, Lia Tanzi  
location: Italia
voto: 1

È un'umanità sordida, meschina, infelice, involontariamente grottesca, crassa, brutale, spietata, insomma da "ultimo stadio" quella messa in scena dal copione di Valentina Ferlan per il primo lungometraggio di Ivano De Matteo. Accomunato da una meta banale come quella della finale della coppa dei campioni, il formicaio umano che popola il film viene raccontato con uno stile che vorrebbe emulare quello a mosaico di Altman. Ma la regia è manierata, affannosamente alla ricerca dell'originalità a tutti i costi, gli attori sfigurerebbero anche in una recita parrocchiale, i dialoghi sono insulsi e i personaggi di questo film che potrebbe essere "un fumetto, un graffito murale, una telecronaca dagli spogliatoi, fuori dagli spalti" (Magrelli) sono a dir poco fastidiosi.    

mercoledì 30 aprile 2003

Il talento di Mr.Ripley (The talented Mr.Ripley)

anno: 2000       
regia: MINGHELLA, ANTHONY   
genere: noir   
con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Jude Law, Cate Blanchett, Philip Seymour Hoffman, Jack Davenport, James Rebhorn, Sergio Rubini, Philip Baker Hall, Celia Weston, Rosario Fiorello, Stefania Rocca, Ivano Marescotti, Anna Longhi, Alessandro Fabrizi           
location: Italia, Usa
voto: 7   

Il talento di Tommy Ripley (Damon) è quello di inventarsi una vita non sua. Quando Mr. Greenleaf, il facoltoso genitore di un ragazzo che se la spassa in una località balneare italiana, lo incarica di fargli un resoconto sulla vita del figlio, Tommy viene abbacinato dal miraggio di una vita che ha sempre sognato, raffinata e agiatissima. Si infila allora pretestuosamente nella vita di Ricky Greenleaf, entra nelle sue grazie, se ne innamora e alla fine lo uccide, assumendone l'identità. È da questo punto che il film decolla su un registro pirandelliano che deve moltissimo al romanzo di Patricia Highsmith, abilmente sceneggiato da Anthony Minghella, nel quale Tommy Ripley scivola con spregiudicata agilità dalla propria identità a quella di Ricky, inanellando un'inarrestabile catena di omicidi. Su questo film scritto benissimo e carico di tensione aleggia un'atmosfera morbosa e claustrofibica, che fa da sfondo al tema dell'omosessualità latente del protagonista, ragazzo dalle mille facce alla disperata ricerca di un'identità, che trova tutta la sua potenza metaforica nell'amore per la musica classica e l'odio per il jazz, che pur gli tocca fingere di amare quando impersona Ricky.    

sabato 26 aprile 2003

Confessioni di una mente pericolosa (Confessions of a dangerous mind)

anno: 2003       
regia: CLOONEY, GEORGE   
genere: biografico   
con Sam Rockwell, Drew Barrymore, George Clooney, Julia Roberts           
location: Usa
voto: 2   

Chi volesse sapere da dove vengono i vari Marzullo, D'Eusanio, Castagna, Funari, De Filippi, Costanzo & C., vada a vedere il film d'esordio nei panni di regista di George Clooney. Vi si racconta infatti la storia - basata su una fittissima documentazione - di un presentatore da strapazzo, un antesignano della televisione-spazzatura, che negli anni '50 oltre a proporre idee immonde per la tv, venne assoldato per quasi un ventennio come sicario della CIA, impegnatissima a debellare ogni focolaio di comunismo nel pianeta. Come regista, Clooney è magniloquente: abusa di viraggio della pellicola, inquadratura ardite, effetti-luce, loop in fase di montaggio. Accanto a tanto esibizionismo tecnico, c'è il nulla pneumatico del racconto: la vicenda, mutati i tempi e i luoghi, si ripete sempre identica per quasi due ore, in un film privo di tensione, oleografico ed asettico.    

mercoledì 16 aprile 2003

L’anima gemella

anno: 2003       
regia: RUBINI, SERGIO  
genere: commedia fantastica  
con Valentina Cervi, Violante Placido, Michele Ventucci, Sergio Rubini          
location: Italia
voto: 3

Face off stavolta parla il dialetto barese. Una erfida ragazza di famiglia agiatissima (Cervi)), si vede sfuggire il suo promesso sposo (Ventucci) proprio al momento del fatidico "sì". Per riaverlo, ricorre agli artifici del trafficone figlio di una fattucchiera (Rubini), che la trasforma nella rivale (Placido). Pentito, l'uomo trasforma l'altra nell'una che, sotto le nuove spoglie, riuscirà comunque a riconquistare il suo amato. Poco più di una commedia sentimentale per adolescenti, a cavaliere tra una soap opera e Cenerentola, il film di Rubini è un'opera sotto tono nella quale il regista-attore ritaglia per sé gli unici momenti godibili.    

venerdì 4 aprile 2003

Dillo con parole mie

anno: 2003       
regia: LUCHETTI, DANIELE
genere: commedia
con Stefania Montorsi, Martina Merlino, Giampaolo Morelli, Marco Piras       
location: Grecia, Italia
voto:1

Le parole del titolo non sono quelle di Daniele Luchetti, regista che ha licenziato film di tutto rispetto come Arriva la bufera, Il portaborse e La scuola. Quelle parole, in fase di soggetto e di sceneggiatura, le ha invece scritte Stefania Montorsi, compagna del regista e attrice di dubbie qualità, che col suo copione ci porta in un'isola della Grecia, dove zia Stefania (la stessa Montorsi) spera di trovare la quiete all'indomani della chiusura del rapporto con Andrea (Morelli) e dove sua nipote, la quindicenne Meggy (Merlino), spera di riuscire a perdere la verginità. La bislacca commedia degli equivoci prevede, guarda un po', che Meggy si vada ad innamorare, ignara, proprio di Andrea, anch'egli deciso a smaltire i ricordi della relazione nella medesima isola. Nel finale prevedibilissimo (Stefania e Andrea tornano insieme) c'è posto anche per un imbarazzante sipario in chiave musical.
Dopo il flop del film precedente (I piccoli maestri), Luchetti imbocca direttamente la strada del suicidio artistico. Ad un copione insipido si somma l'incapacità delle due protagoniste, la ricerca della battuta a tutti i costi e qualche furberia in fase di montaggio, con tanto di siparietti nei quali gruppi di vacanzieri di mezzo mondo presentano se stessi. Troppo, davvero troppo, per non lasciare di stucco lo spettatore più bendisposto, che in Dillo con parole mie non può cogliere neppure un vago spunto di riflessione sul confronto intergenerazionale.    

martedì 25 marzo 2003

Respiro

anno: 2002       
regia: CRIALESE, EMANUELE 
genere: drammatico 
con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Veronica D’Agostino, Filippo Pucillo, Avy Marciano, Francesco Casisa, Elio Germano 
location: Italia       
voto: 4,5

Zuffe tra bambini, birre ghiacciate a lavoro finito, scorribande in motorino, magari con tre-quattro passeggeri a bordo. La vita a Lampedusa, isola sperduta della Sicilia, scorre via tra cose semplici, dettatta dalle regole di una società monolitica e patriarcale. Una società nella quale quelle come Grazia (Golino), madre giovane, bella, vivace e anticonformista degna di un personaggio di Cassavetes, non hanno posto. E infatti le comari del paesino - come le avrebbe chiamate De Andrè - sono convinte che la donna non abbia tutti i venerdì in ordine e fanno pressione sul marito di lei affinché si decida a farla visitare da "un dottore" a Milano. Grazia è refrattaria all'iniziativa: con l'aiuto del figlio maggiore si nasconde per giorni in una grotta, dalla quale verrà fuori soltanto dietro la spinta della disperazione del marito. Al suo secondo lungometraggio dopo il misconosciuto Once we were strangers, Crialese gira un film che vorrebbe coniugare lo stile de La terra trema di Visconti con un apologo sull'alterità. Sotto il profilo antropologico l'operazione sembra riuscire, nonostante lo sfilacciamento in fase di montaggio. Ma sul piano dei contenuti l'operazione è talmente oleografica e programmatica (riprese al ralenty, fratture narrative, la musica penetrante di John Surman) da rimanere in apnea, come nel finale che riprende la ballata acquatica e corale dei protagonisti. Il film è tutto parlato in dialetto e non ha i sottotitoli.    

domenica 16 marzo 2003

Bread and roses – Pane e rose

anno: 2000       
regia: LOACH, KEN
genere: drammatico
con Pilar Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carrillo, Jack McGee, George Lopez, Alonso Chavez       
location: Usa
voto: 6

I lavoratori dell'impresa di pulizie di un palazzone di Los Angeles sono invisibili al punto qualcuno rischia di inciamparci. Sono così invisibili che non godono neppure di quel minimo di diritti ai quali aspira qualunque lavoratore: assistenza sanitaria, ferie, diritto di associazione. A scuoterli arriva un impavido sindacalista (Brody), che riesce a scalfire la coltre di omertà dei tanti che - per timore di perdere il lavoro - preferiscono continuare a star zitti. Tra comizi in strada, intrusioni a cocktail party e picchettaggi, la battaglia sarà vinta, anche se a caro prezzo.
Sceneggiato da Paul Laverty (già con Loach ne La canzone di Carla), Bread and roses è la terza incursione di Loach fuori dal Regno Unito. Dopo la guerra civile spagnola (Terra e libertà) e la tragedia nicaraguese (La canzone di Carla) è il turno del sottoproletariato messicano in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Un urlo di indignazione contro le perversioni del liberismo sfrenato che fa il paio con il successivo film del maestro britannico, Paul, Mick e gli altri. Il titolo è preso da uno slogan lanciato nel 1912 durante uno sciopero di operaie a Lawrence (Massachussetts).    

martedì 11 marzo 2003

La finestra di fronte

anno: 2003   
regia: OZPETEK, FERZAN    
genere: drammatico    
con Giovanna Mezzogiorno, Massimo Girotti, Raoul Bova, Filippo Nigro, Serra Yilmaz, Maria Grazia Bon, Massimo Poggio, Rosaria De Cicco, Ivan Bacchi, Flavio Insinna, Elisabeth Kasza, Olimpia Carlisi, Thierno Thiam, Enrico Grassi, Lucianna De Falco, Patrizia Loreti, Veronica Bruni, Maurizio Romoli, Barbara Folchitto    
location: Italia
voto: 6    

Nella vita di Giovanna (Mezzogiorno) e Filippo (Nigro), operai alloggiati nella periferia capitolina, entra un uomo anziano che dice di chiamarsi Simone (Girotti, qui al suo ultimo film prima di morire), afflitto dal morbo di Alzheimer. Le ricerche dei due coniugi non danno risultati e vano è anche l'aiuto che fornisce Lorenzo (Bova), il giovane che abita nel palazzo di fronte al loro. Ma la pertinacia di Giovanna la porterà a scoprire che Simone si chiama in realtà Davide e che è un ex-pasticciere ebreo omosessuale di fama internazionale sfuggito ad una retata nazista nel 1943. Da lui, Giovanna imparerà a non sprecare la propria vita.
Se fosse un dolce, il quarto film di Ozpetek sarebbe una sfogliatella: ambizioso come nessuno dei suoi film precedenti, La finestra di fronte è un film sul quale si stratificano molti temi: quello portante della memoria, quello dell'alterità e quello dell'attenzione nella duplice accezione di riguardo nei confronti dell'altro e di vigilanza critica. Nella ricchezza tematica del film si annidano i suoi momenti migliori, un pronunciato lirismo narrativo e l'acutezza di alcune riflessioni. Al contempo, è proprio l'eccesso di ambizione, il volume ipertrofico dei temi toccati e la difficoltà nel raccordarli tra loro che priva il film di quella fluidità narrativa della quale avrebbe avuto bisogno. Rimane comunque una bella e difficile lezione sulla dialettica tra memoria ed oblio come terreno sul quale scrutare (o sfuggire) alla nostra vera identità.    

venerdì 7 marzo 2003

11/9/2001

anno: 2002       
regia: CHAHAINE, YOUSSEF * GITAI, AMOS * GONZALES INARRITU, ALEJANDRO * IMAMURA, SHOHEI * LELOUCH, CLAUDE * LOACH, KENNETH * MAKHMALBAF, SAMIRA * NAIR, MIRA * OUEDRAOGO, IDRISSA * PENN, SEAN * TANOVIC, DANIS
genere: episodi
con Maryam Karimi, Emmanuelle Laborit, Jérôme Horry, Nour El-Sherif, Ahmed Haroun, Dzana Pinjo, Aleksandar Seksan, Tatjana Sojic, Lionel Zizréel Guire, René Aimé Bassinga, Lionel Gaël Folikoue, Rodrigue André Idani, Alex Martial Traoré, Vladimir Vega, Keren Mor, Liron Levo, Tomer Russo, Tanvi Azmi, Kapil Bawa, Taleb Adlah, Ernest Borgnine, Tomorowo Taguchi, Kumiko Aso, Akira Emoto, Mitsuko Baisho, Tetsuro Tamba, Ken Ogata, Salvador Allende, Jake Bern, George W. Bush, Henry Kissinger, Nell Mooney, Augusto Pinochet, George R. Sheffey, Anil Baral, Pablo Milanes       
location: Usa
voto: 4

Undici registi ricordano, in totale libertà espressiva, la tragedia dell'11 settembre 2001, ciascuno con un episodio della durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 centesimo. L'iraniana Samira Makhamalbaf (voto: 4) mostra una maestra che tenta di trasmettere ai suoi bambini l'importanza dell'accaduto, raccontando loro quanto successo alle Torri Gemelle. Ma i bambini sono cresciuti all'ombra della guerra e per loro la notizia ha un'importanza relativa. Il francese Lelouch (voto: 4) coglie l'occasione per leggere la mappa dei sentimenti alla luce della tragedia. Una donna sordomuta sta scrivendo una lettera di addio al suo compagno, ignara di quanto sta accadendo alle Torri Gemelle proprio mentre scrive. L'egiziano Chahaine (voto: 2) ricorda, attraverso un dialogo immaginario col fantasma di un soldato, il conflitto arabo-israeliano del 1983 e la tragedia di Beirut. Tanovic (voto: 2) mostra un gruppo di donne bosniache pigramente avvertite dalla televisione della notizia di quanto accaduto a New York: per loro è stata guerra tutti i giorni. Idrissa Ouedraogo (voto: 3) vira su toni da commedia: un gruppo di adolescenti del Burkina Faso avvista Bin Laden, sul quale pende una grossa taglia. Sperano allora che questa possa essere l'occasione per risolvere un po' dei problemi loro e del paese nel quale vivono. Ken Loach (voto: 4) ci ricorda un altro 11 settembre: quello del 1973, in occasione del quale un golpe militare depose Salvator Allende, legittimo presidente della repubblica cilena. A raccontare quei giorni è un cantante esule, Pablo Nilanes. 11 minuti di schermo nero, squarciato dalle voci registrate delle chiamate disperate di chi è finito sotto le macerie delle Torri Gemelle e frammenti di immagini televisive che riprendono l'evento sono la chiave stilisticamente estrema con la quale il messicano Inarritu (voto: 1) sceglie di ricordare quella data. Attraverso la cronaca convulsa di una redattrice televisiva, l'israeliano Amos Gitai (voto: 1,5) ci ricorda l'11 settembre quotidiano dei territori israeliani. L'indiana Nair (voto: 2,5) col suo episodio sottolinea quanto sia facile scambiare un eroe - il ragazzo morto nel tentativo di salvare altre persone - per un terrorista, semplicemente guardandone i caratteri somatici e conoscendone la religione. L'episodio dell'unico regista americano impegnato nell'operazione, Sean Penn (voto: 4), richiama l'attenzione sui drop out che l'America ha da sempre dimenticato e che vivono all'ombra di quelle che erano le Torri Gemelle brulicanti di persone superimpegnate in affari. Il crollo di quelle torri diventa allora l'occasione perché la pianta di un anziano vedovo (Borgnine) riveda finalmente la luce del sole. Chiude il film un episodio ad alto tasso simbolico nel quale il giapponese Imamura (voto: 1) mette in scena la vicenda di un uomo serpente. Encomiabile negli intenti, 11 settembre 2001 è tuttavia didascalico e marcatamente ideologico nella realizzazione. Al di là dello scarto tra i vari episodi (di Loach, Lelouch e Penn i migliori, inutili quelli di Imamura e Inarritu), l'operazione risulta essere un apologo corale che ci ricorda quanta retorica sia stata fatta su una tragedia che conosce da tempo molti paragoni. Peccato però che la pista battuta per raccontare gli "altri" 11 settembre sfiori spesso altrettanta retorica .

venerdì 21 febbraio 2003

Prova a prendermi (Catch me if you can)

anno: 2003   
regia: SPIELBERG, STEVEN 
genere: biografico 
con Leonardo DiCaprio, Tom Hanks, Christopher Walken, Martin Sheen, Nathalie Baye, Amy Adams, James Brolin, Frank John Hughes, Brian Howe, Steve Eastin 
location: Usa   
voto: 7,5

32 anni prima i protagonisti erano un grosso camion e l'automobile di un uomo qualsiasi. Il film si chiamava Duel. In Prova a prendermi sono Frank Abagnale Jr. (DiCaprio) e Carl Hanratty (Hanks), l'uno truffatore di prim'ordine, l'altro pervicace agente dell'F.B.I. Il tema, però, è ancora quello: l'inseguimento. Quello di Hanratty alle calcagna di Abagnale dura 6 anni, dal 1963 al 1969, anni durante i quali il ragazzino 17enne si spaccia per un co-pilota della Pan-Am, per medico e per avvocato, contraffacendo assegni e vivendo come un faraone un'esistenza nella quale l'imprevisto è il pane quotidiano. In Francia Abagnale tocca la sua ultima meta, prima di venire assunto dalla stessa FBI come superesperto di truffe bancarie dopo avere scontato qualche anno di pena nelle patrie galere.
Spielberg racconta l'incredibile vicenda (vera) di questa simpatica canaglia con spirito ed ironia, ritmo efficacissimo, trovate originali e colpi di scena ben assestati, coadiuvato dall'ottima prova dei due protagonisti. Se la forma è impeccabile, nel contenuto irrita lo sguardo acriticamente bonario col quale Spielberg guarda al suo personaggio e ad un'America dall'aspetto innocente, in un tripudio di epica nazionalista.    

mercoledì 19 febbraio 2003

Essere e avere (Etre et avoir)

anno: 2002   
regia: PHILIBERT, NICHOLAS
genere: documentario
con Georges Lopez, Alizè, Guillaume, Jessie
location: Francia   
voto: 7,5


La vita quotidiana di un nugolo di bambini tra i quattro e gli undici anni e del loro maestro, in un paesino della Francia. Il film-documentario di Nicholas Philibert, già autore del particolarissimo Nel paese dei sordi, è tutto qui. Il miracolo sta nel raccontare con un'autenticità incredibile, senza nessun virtuosismo della macchina da presa e con una discrezione assoluta le emozioni, le paure, le crisi, le relazioni, l'apprendimento e le gioie di questi bambini, con un lirismo che non ha nulla di posticcio ma che restituisce allo spettatore una magia quasi fiabesca grazie all'incantevole grazia con cui il maestro, uomo di fascino indiscutibile e prossimo alla pensione, si rapporta ai suoi piccoli studenti. Cinema d'altri tempi, pacato e sussurrato, con venature socioantropologiche e pedagogiche pregevolissime, l'antivirus contro l'esasperazione della fiction realizzata a colpi di bit.    

A proposito di Schmidt (About Schmidt)

anno: 2002       
regia: PAYNE, ALEXANDER 
genere: commedia 
con Jack Nicholson, Hope Davis, Dermot Multroney, Kathy Bates 
location: Usa
voto: 3

Warren Schmidt (Nicholson) è da poco andato in pensione quando, improvvisamente, muore sua moglie Helen. Decide allora di montare sul camper per lasciare Omaha, nel Nebraska, alla volta di Denver, dove si terrà il matrimonio di sua figlia. Il viaggio diventerà l'occasione per prendere atto della sua mediocrità, dalla quale forse potrà uscire grazie a un'adozione a distanza, il primo gesto della sua vita capace di farlo sentire finalmente utile a qualcuno.
Imbolsito e stralunato, Nicholson tratteggia i caratteri opachi di un uomo che ha vissuto una vita da mediano, un borghese piccolo piccolo la cui esistenza è passata senza che neanche se ne accorgesse. Il road movie diventa allora la chiave narrativa per raccontare la (ri)nascita spirituale di un uomo arido, l'incarnazione di un americanismo loffio per il quale le sole cose che contano sono avere una bella casa e un'automobile di grossa cilindrata. Letargico    

martedì 18 febbraio 2003

Ricordati di me

anno: 2003       
regia: MUCCINO, GABRIELE   
genere: drammatico   
con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Monica Bellucci, Silvio Muccino, Nicoletta Romanoff, Gabriele Lavia, Enrico Silvestrin, Alberto Gimignani, Silvia Cohen, Pietro Taricone, Andrea Roncato, Amanda Sandrelli, Blas Roca Rey                
location: Italia
voto: 5   

Se i protagonisti di Ricordati di me avranno fatto ricorso al logopedista dopo l'interpretazione del film, agli spettatori si possono presagire danni quasi certi alla tromba d'Eustachio. Già, perché l'opera numero 4 di Gabriele Muccino è urlatissima, isterica, perennemente sopra le righe, in ossequio a quella che sta diventando la cifra stilistica precipua dell'autore: il cinema urlato. A sbraitare tanto è la famiglia Restuccia, padre e madre con figlio 19enne e figlia 17enne, tutti talmente afflitti da problemi di identità da far diventare un cliché la frase che riecheggia durante l'intero film: "come mi vedi?". Esponente dell'agiata borghesia romana, papà Carlo (Bentivoglio) ha velleità di scrittore, sua moglie Giulia (Morante) vorrebbe lasciare l'insegnamento per il teatro mentre l'adolescente Valentina (Romanoff) ha come unica meta un posto da soubrette. La ricerca di palliativi per uscire dal grigio delle rispettive esistenze darà risultati diversi e l'incidente occorso a Carlo, costretto ad una lunga degenza ospedaliera, riunirà - almeno momentaneamente - la famiglia.
Ancora una volta Muccino si propone come il cantore di una borghesia annoiata, come il ritrattista di un'umanità pavida che non ha mai, o quasi, il coraggio di una scelta risolutiva. Se ne L'ultimo bacio erano in pochi a saltare il fossato della prigione della coppia, qui soltanto il personaggio di Monica Bellucci, insolitamente dignitosa nel ruolo d'attrice, ha l'ardire di un cambiamento radicale. La voce fuori campo memore del cinema di Frank Capra e l'esubero di movimenti di macchina, dolly e carrellate danno una patina oleografica a un film senza spessore, interamente virato su un registro talmente enfatico da non essere affatto credibile.    

domenica 2 febbraio 2003

Il cuore altrove

anno: 2002       
regia: AVATI, PUPI  
genere: sentimentale  
con Neri Marcorè, Vanessa Incontrada, Sandra Milo, Giulio Bosetti, Nino D’Angelo, Giancarlo Giannini, Gisella Marengo  
location: Italia
voto: 5

A Bologna Nello Balocchi (Marcorè), rampollo di una facoltosa famiglia romana che con le proprie stoffe veste mezzo Vaticano, spera di trovare l'anima gemella in occasione del proprio incarico come docente liceale. Si invaghisce, non ricambiato, di una ragazza cieca (Incontrada) che approfitta di lui ma che costituirà un inatteso viatico verso la sospirata maturità sentimentale.
Avati sfodera tutto il proprio talento di cineasta con una marcata sensibilità storica: l'affresco sociale funziona a meraviglia mentre la vicenda è imbastardita dalla presenza della protagonista, che si agita in un film démodé con pose da subrettina. Monocorde e simpatico, Marcorè veste adeguatamente i panni di un ruolo che sembra cucito appositamente per lui.    

venerdì 3 gennaio 2003

Sognando Beckham (Bend it like Beckham)

anno: 2002       
regia: CHADHA, GURINDER 
genere: commedia 
con Parminder Nagra, Keira Knightley, Jonathan Rhys Meyers, Anupam Kher, Archie Panjabi, Shaznay Lewis, Frank Harper, Juliet Stevenson         
location: Regno Unito
voto: 6 

Jess (Nagra) è una ragazza indiana col pallino del calcio. Ma i suoi vorrebbero apparecchiarle tutt'altro destino: il matrimonio con un altro indiano e l'abbecedario della moglie perfetta. Recalcitrante alle tradizioni di famiglia, Jess trova il modo per giocare nella squadra femminile locale, fin quando tutto non verrà allo scoperto.
Sognando Beckham è l'ennesima commedia a sfondo etnico che dalla fine degli anni ottanta è diventata quasi un genere a sé, sulla falsariga di opere di successo come My beautiful laundrette e East is east. Nel film di Chadha l'ironia viaggia verso il ferreo tradizionalismo indiano, refrattario a qualsiasi contaminazione con la cultura ospitante britannica. Beckham è l'idolo degli stadi inglesi.