sabato 31 dicembre 2016

Florence

anno: 2016   
regia: FREARS, STEPHEN 
genere: biografico 
con Meryl Streep, Hugh Grant, Simon Helberg, Rebecca Ferguson, Nina Arianda, John Kavanagh, Christian Mckay, David Haig, Mark Arnold, Josh O'Connor, Paola Dionisotti, James Sobol Kelly, Danny Mahoney, David Menkin, Tony Honickberg, Sid Phoenix, Aida Garifullina, Richard Bevan, Greg Lockett, Georgina Morton, David Mills, Dar Dash  
location: Usa
voto: 7 

Florence Foster Jenkins (Streep), ricca ereditiera sposata con un aristocratico inglese fedifrago ma determinato a sostenerla in tutto (Grant), è diventata famosa per la pertinacia con cui ha perseguito il suo obiettivo, del tutto malriposto, di affermarsi come cantante lirica. Mecenate della scena musicale di Philadelphia e benefattrice di manica larga, la donna possedeva doti canore risibili, spesso oggetto di pubblico ludibrio quando non di applausi compiacenti e pilotati da quello stesso marito che fece carte false pur di nasconderle la più che legittima ostilità della critica.
Interpretata da una Maryl Streep di dieci anni più giovane della Florence che, ormai 76enne, nel 1944 ebbe l'ardire di presentarsi alla Carnegie Hall di New York per venire subissata di fischi e risate da caserma, la protagonista del film è doppiata magnificamente anche nella versione italiana. La pluripremiata attrice americana consegna al suo personaggio l'ennesimo ritratto leggendario, accompagnata, per l'occasione, da uno Hugh Grant in stato di grazia e dall'attore rivelazione Simon Heiberg (avevamo incontrato la sua faccia buffa in A serious man, dei Coen), il pianista complice che, a suon di dollari, perse la faccia per fare da spalla alla cantante megalomane, ma così simpatica e piena di vita. Da solo, il trio di attori basterebbe a garantire la qualità di un film dallo sviluppo narrativo assai classico, diretto con mano ferma dall'ormai veterano Stephen Frears.

venerdì 30 dicembre 2016

L'effetto acquatico - Un colpo di fulmine a prima svista (L'effet aquatique)

anno: 2016       
regia: ANSPACH, SOLVEIG   
genere: sentimentale   
con Florence Loiret Caille (Florence Loiret), Samir Guesmi, Didda Jónsdóttir, Philippe Rebbot, Estéban, Olivia Côte, Frosti Jón Runólfsson, Johanna Nizard, Ingvar E. Sigurðsson, Kristbjörg Kjeld, Óttarr Proppé, Samer Bisharat, Sólveig Anspach, Solène Rigot, Nina Meurisse, Bouli Lanners, Jóhannes Haukur Jóhannesson, Stéphane Soo Mongo, Mickael Clair, Jean-Luc Gaget    
location: Francia, Islanda
voto: 4   

L'israeliano Samir (Guesmi) ha un colpo di fulmine: la risolutezza con cui Aghate (Loiret), insegnante di nuoto in una piscina della cittadina francese di Montreuil, liquida il ganimede di turno lo fa sussultare. Decide così di abbordare la ragazza con una strategia lenta e delicata, fingendo di voler imparare a nuotare. Smascherato nella messinscena, Samir segue Aghate persino in Islanda, dove la ragazza, nel frattempo, si è trasferita. Una seconda messinscena allontana ulteriormente la donna, che si decide a considerare la corte di Samir fuori tempo massimo, quando questo, a seguito di un incidente, ha ormai perso la memoria.
Chissà se questo film della islandese Solveig Anspach, stroncata da un cancro a soli 55 anni, avrebbe mai avuto cittadinanza nelle sale cinematografiche se non fosse per la tragica fine che l'ha colpita, impedendole persino di assistere al montaggio conclusivo del film, completato da Jean-Luc Gaget. Fatto sta che L'effetto acquatico è un'operina lillipuziana e impalpabile, una love story, con scantonamenti pretestuosi sul conflitto israeliano-palestinese, imperniata su un paio di inverosimili colpi di scena.
A Cannes però ha vinto il premio de La Quinzaine des Realisateurs.    

domenica 25 dicembre 2016

Scusate Se Esisto!

anno: 2014       
regia: MILANI, RICCARDO 
genere: commedia 
con Paola Cortellesi, Raoul Bova, Corrado Fortuna, Lunetta Savino, Cesare Bocci, Marco Bocci, Ennio Fantastichini, Stefania Rocca    
location: Italia
voto: 2 

Non ci fosse stato lo sfondo di quel microcosmo (macro?) incredibile che è la periferia romana di Corviale, il palazzo di un chilometro che è anche il più lungo d'Europa, ci sarebbe da rimpiangere i cinepanettoni con Boldi & De Sica nel vedere questo imbarazzante Scusate se esisto! Per quel palazzo l'architetto Serena Bruno (Cortellesi) ha un progetto mirato a rilanciare la convivialità e i servizi delle migliaia di codomini (il progetto esiste davvero: si chiama "chilometro verde" ed è stato rrealizzato dall'équipe guidata da Guendalina Salimei). Ma siccome il mondo del  lavoro non tutela abbastanza le donne, ecco che la ragazza - che ha un curriculum di tutto rispetto e varie esperienze all'estero - per un disguido casuale si fa passare per un uomo, Bruno Serena. Al dunque, non trova di meglio che far impersonare il suo alter-ego, guidato a distanza, dal gestore di un locale presso il quale ha prestato servizio (Bova). L'uomo a sua volta ha bisogno di una messinscena: nei giorni in cui gli verrà affidato il figlio, non vuole che quest'ultimo scopra la sua nuova identità di omosessuale e chiede a Serena di farsi passare per la sua nuova compagna.
Commedia degli equivoci telefonatissima e scritta col piede sinistro, il film di Milani - marito della Cortellesi ed ex assistente alla regia di Nanni Moretti, con un paio di film di tutto rispetto nel suo portfolio (Auguri professore e Piano, solo) - firma la sua opera peggiore. Dopo cinque minuti iniziali scoppiettanti, il film si perde nella più corriva parodia dell'identità gay, a cui aggiunge un pistolotto sulla discriminazione di genere. Se la Cortellesi sfoggia la consueta mimica a suon di smorfie, rimane un mistero a quale titolo Raoul Bova venga annoverato dalle agenzie di casting nell'elenco degli attori.    

sabato 24 dicembre 2016

San Basilio. Storie de Roma

anno: 2016   
regia: PROGETTO SAN BASILIO   
genere: documentario   
location: Italia
voto: 5   

Nel settembre del 1974 i residenti della borgata romana di San Basilio furono impegnati in una battaglia contro le forze armate per difendere il loro diritto alla casa. Negli scontri morì un diciannovenne, Fabrizio Ceruso. A oltre 40 anni di distanza da quei fatti i suoi compagni di lotta di allora ricordano quegli eventi attraverso un documentario autoprodotto sotto l'etichetta di "Progetto San Basilio", per mostrare quanto quella condizione di degrado sia, per molti versi, ancora attuale, al punto che il quartiere di San Basilio, nei pressi della Tiburtina, è tutt'oggi uno dei più malfamati della capitale. Terra dei primi baraccamenti tra il 1928 e il 1930, sotto il fascismo San Basilio ricevette il contentino di Mussolini che fece costruire qualche casa popolare senza curarsi né dei servizi né di ripulire quella zona della città dalle baracche. Tra gli anni '60 e gli anni '70, gli scioperi al rovescio, con i residenti occupati a dare un minimo decoro urbano a quella parte di città, non servirono a innescare lo stimolo a uno stato e a un'amministrazione comunale negligente per apportare qualche miglioria alla zona. L'uno e l'altra erano più preoccupati di effettuare gli sgomberi e di reprimere la popolazione locale - erano gli anni della strategia della tensione - che di accogliere le istanze dei cittadini. La battaglia di San Basilio del 1974 divenne così una sorta di condizione permanente per una periferia che - anche a dispetto dei tentativi di riqualificazione urbana avvenuti con i murales - non trova pace, con gli occupanti di oggi a ricevere il testimone da quelli di ieri.
Sgrammaticato dal punto di vista cinematografico, il film possiede tuttavia un suo valore documentario, che fotografa con efficacia le condizioni di disagio nelle quali ancora sono costrette a vivere tante persone.    

venerdì 16 dicembre 2016

Miles Ahead

anno: 2015   
regia: CHEADLE, DON 
genere: biografico 
con Don Cheadle, Ewan McGregor, Emayatzy Corinealdi, Lakeith Lee Stanfield, Michael Stuhlbarg, Austin Lyon, Morgan Wolk, Chris Hahn, Nina Smilow, Christina Karis, Jeffrey Grover, Brian Wolfman Black Bowman, Theron Brown, Joshua Jessen, JT Thigpen, Zoe Swope, Brent Vimtrup, Jon 'Swing' McHale, Erin Nicole Donahue, Derek Snow, Jeremy Dubin    
location: Usa
voto: 5 

Tra il 1975 e il 1980 il grandissimo trombettista Miles Davis (Cheadle) si eclissò dalle scene: niente dischi, niente concerti, dopo quasi tre decenni di attività intensissima. Le biografie e i documenti relativi a quegli anni non hanno aiutato a fare luce su ciò che davvero accadde a una delle stelle più luminose del firmamento jazz. Così, con molta fantasia, prova a raccontarcelo un suo grande estimatore, Don Cheadle (già protagonista di film come Crash e Hotel Rwanda), in veste tanto di regista quanto di interprete, peraltro assai somigliante all'originale. Il film ruota sull'esistenza di un nastro che avrebbe avviato - con The man with the horn - la svolta funky di Davis. Da una parte gli squali della CBS, dall'altra uno scapestrato giornalista di Rolling Stone (McGregor) provarono a portare via il nastro al suo legittimo proprietario, tra session in studio, flashback dei tempi d'oro di Kind of blue, una gamba sciancata, uno sfondo razzista quasi impercettibile e tirate di cocaina senza freni.
Nonostante sia la sua prima esperienza dietro la macchina da presa, Cheadle dimostra di sapere curare con grande attenzione la forma anche grazie a un montaggio superbo (di John Axelrad e Kayla M. Emter), mettendo tuttavia troppa carne al fuoco e perdendosi su inutili rivoli narrativi.
Imperdibile la sequenza sui titoli di coda, con lo stesso Cheadle che suona con i vecchi compagni di viaggio di Davis (Herbie Hancock, Wayne Shorter), ai quali - per l'occasione - si sono uniti Esperanza Spalding, Antonio Sanchez e Guy Clark. 

mercoledì 14 dicembre 2016

Il curioso mondo di Hieronymus Bosch (Hieronymus Bosch, Touched by the Devil)

anno: 2016       
regia: BICKERSTAFF, DAVID * GRABSKY, PHIL   
genere: documentario   
con Matteo Ceriana, Gabriele Finaldi, John Hand, Luuk Hoogstede, Matthijs Ilsink, Piva Silva Maroto, Catherine Metzger, Ron Spronk, Julián Zugazagoitia    
location: Olanda, Regno Unito
voto: 5   

Nel 2016, in occasione del cinquecentenario dalla sua scomparsa, la città di 's-Hertogenbosch ha allestito una mostra di un intero anno, chiedendo in prestito ai musei di mezzo mondo i dipinti e i disegni del suo cittadino più illustre, Hyeronimous Bosch, poco meno di una ventina sia gli uni che gli altri. La celebrazione di quell'evento è arrivata anche nelle sale cinematografiche per un paio di giorni con un documentario assai convenzionale in cui l'arte figurativa di quel gigante dell'immaginazione che è stato Bosch viene raccontata attraverso la descrizione delle sue opere. L'artista fiammingo di origini altolocate, vissuto a cavaliere tra il XV e il XVI secolo, scardinò i modelli pittorici della sua epoca con una sventagliata di follia che non si peritava di coinvolgere tematiche religiose. I suoi quadri, che segnano un punto di svolta dell'intera storia dell'arte, sono ricchissimi di dettagli, di scene affollate, di animali, di esseri fantastici, di gufi, di immagini violente e di scherzi percettivi. Se il documentario fornisce una buona sintesi di tanta meraviglia creativa, si rivela invece banale sul piano dell'analisi: i commenti dei tanti esperti (tra i quali il regista britannico Peter Greenaway) aggiungono poco o nulla a quanto potremmo leggere su una qualsiasi pagina di Wikipedia, peraltro in una forma cinematografica nient'affatto accattivante.    

martedì 13 dicembre 2016

Captain Fantastic

anno: 2016   
regia: ROSS, MATT   
genere: avventura   
con Viggo Mortensen, Frank Langella, Missi Pyle, Erin Moriarty, George MacKay, Ann Dowd, Samantha Isler, Annalise Basso, Kathryn Hahn, Steve Zahn, Nicholas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell, Trin Miller, Teddy Van Ee, Elijah Stevenson, Rex Young    
location: Usa
voto: 7,5   

Papà Ben (Mortensen) vive con i suoi sei figli in mezzo alla foresta. I ragazzi sono addestrati a cavarsela in qualsiasi situazione, conoscono diverse lingue, spaziano tra la fisica quantistica e i classici della letteratura e sono così refrattari alle convenzioni sociali che anziché la festa consumistica del Natale preferiscono celebrare il compleanno di Noam Chomsky. Tutto questo sapere e queste capacità non fanno però i conti con le difficoltà delle normali relazioni. Difficoltà che si presentano puntualmente all'indomani della morte della madre/moglie, per cui i sette, a bordo di un bizzarro autobus, si mettono in marcia per il suo funerale.
Al suo secondo film Matt Ross firma un'opera assai originale, condita con dialoghi fulminanti ma non esente da alcune ambiguità di fondo, che la collocano sempre a un passo dal rischio della caricatura. Ciò non toglie che il protagonista, pur col suo carico di carisma, eterodossia e capacità fuori dall'ordinario, rimanga ben centrato sulla sua dimensione umana, diventando così il perno di una dialettica che dal piano apparentemente solo cerebrale e ideologico si colloca su quello, ben più vasto, dell'etica. Il conformismo e l'anticonformismo, il crudo e il cotto, diventano - in questo film indie premiato al Festival del cinema di Roma - il fulcro della rappresentazione più estrema di un'utopia che va ben oltre Steiner e la Montessori, ma che a tratti svinrgola su un registro da melò familiare che stenta a trovare un finale adeguato alle premesse.    

domenica 11 dicembre 2016

È solo la fine del mondo (Juste la fin du monde)

anno: 2016       
regia: DOLAN, XAVIER  
genere: drammatico  
con Marion Cotillard, Léa Seydoux, Vincent Cassel, Nathalie Baye, Arthur Couillard, Gaspard Ulliel    
location: Francia
voto: 1,5  

Glielo dice? Non glielo dice? Glielo dice? Non glielo dice? Glielo dice? Non glielo dice? Va avanti così, per due ore che stremerebbero anche Giobbe, il sesto lungometraggio di Xavier Dolan, il regista ormai ventisettenne più sopravvalutato e miracolato dalla critica che esista al mondo. Il ragazzetto prende a prestito una pièce teatrale di Jean Luc Lagarce, morto giovanissimo di Aids, e tartassa l'apparato riproduttivo dello spettatore mettendogli davanti un trentenne (l'inespressivo Gaspard Ulliel) che torna nella casa avita dopo 12 anni di assenza per comunicare ai suoi non molto cari che sta per morire. Il malcapitato spettatore in poltrona si deve sorbire per un tempo che sembra dilatarsi a dismisura una paccottiglia posticcia e fasulla di berci e urla isteriche di un fratello maggiore (Cassel) assai malmesso sul piano neurologico, una madre svampita (Baye), una sorella sciroccata (Seydoux) e una cognatina inibita (Cotillard). Con l'eccezione di quest'ultima, tutti  strepitano, mettendosi al servizio di una cinema cannibale che vorrebbe guardare a Bergman e a Chi ha paura di Virginia Woolf e che invece non è altro che furia disturbante su una famiglia disfunzionale dove ciascuno è pronto a sguainare il coltello e nessuno ascolta, lasciando posto al solo clangore di parole sempre più vuote. Questo kammerspiel da quattro soldi si prolunga infatti in una serie di dialoghi asfittici, che sembrano uscire dalla penna di un principiante tanto sono insulsi e privi di contenuto e per di più serviti da una forma filmica pastorizzata, tutta primissimi piani e luci di taglio che fanno molto cinema d'essai, con opportuno corredo di simbolismi imbarazzanti con quello che arriva sul finale. Amatissimo da quella parte di pubblico che recepisce il cinema solo con la pancia, Dolan rifila l'ennesima patacca dopo Mommy, dimostrando - con il premio ricevuto a Cannes - di essere un impostore senza eguali.    

giovedì 8 dicembre 2016

Snowden

anno: 2015       
regia: STONE, OLIVER   
genere: biografico   
con Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Melissa Leo, Zachary Quinto, Tom Wilkinson, Rhys Ifans, Nicolas Cage, Ben Schnetzer, Lakeith Lee Stanfield, Scott Eastwood, Timothy Olyphant, Joely Richardson, Robert Firth, Logan Marshall-Green, Ben Chaplin, Patrick Joseph Byrnes, Bhasker Patel    
location: Hong Kong, Svizzera, Usa
voto: 6   

Nel 2013 un agente informatico della CIA, Edward Snowden (Gordon-Levitt), rivelò alla stampa inglese l'azione di spionaggio che il governo americano stava perpetrando - con la scusa del terrorismo - ai danni di tutti il popolo americano (e non solo), infiltrandosi in computer, cellulari e qualsiasi altro dispositivo elettronico potesse tornare utile a fornire l'identikit dei cittadini di gran parte del pianeta. Il film di Oliver Stone - che per l'ennesima volta, dopo Salvador, Talk radio, Nato il 4 lglio, JFK, Nixon, Alexander, Comandante, W. e Chavez, porta al cinema un biopic su un personaggio di grande caratura politico-sociale - ricostruisce la vicenda di Snowden (che appare nell'ultima sequenza del film), diventato in poco tempo il nemico pubblico numero 1 del governo americano, attraverso i momenti chiave della vicenda che lo ha riguardato. Da giovane nazionalista determinato a entrare nel corpo militare della CIA, conservatore e patriottico che era, Snowden si trasforma così, proprio in ragione dei suoi valori assai ben radicati, in una scheggia impazzita del sistema, un uomo destinato a dare non pochi grattacapi a Obama. Il film di Stone, che deve molto al documentario Citizenfour nonché ai libri inchiesta di Luke Harding e Anatoly Kucherena, si destreggia con grande mestiere sul piano della forma, ma risulta banale nello sviluppo narrativo, condito con un'inutile sottotrama rosa e con tutti i cliché del genere spionistico.    

mercoledì 7 dicembre 2016

7 minuti

anno: 2016       
regia: PLACIDO, MICHELE 
genere: drammatico 
con Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia, Maria Nazionale, Violante Placido, Clémence Poésy, Sabine Timoteo, Ottavia Piccolo, Anne Consigny, Michele Placido, Luisa Cattaneo, Erika D'Ambrosio, Balkissa Maiga, Bruno Cariello, Lee Colbert, Mimma Lovoi, Donato Placido, Gerardo Placido (Gerardo Amato)    
location: Italia
voto: 7   

Una fabbrica romana sta per cedere la quota di maggioranza azionaria a un investitore francese (Consigny) che, per entrare nell'affare, chiede che il consiglio di fabbrica - tutte donne - si pronunci sulla possibilità che la pausa pranzo venga ridotta di 7 minuti. Tra la portavoce (Piccolo) e le altre donne del consiglio si scatena un dibattito che, inizialmente, sembra indicare che una maggioranza schiacciante sia propensa ad accettare quelle condizioni ricattatorie. Nel frattempo, fuori dalla fabbrica, le famiglie e le altre operaie attendono ansiosamente il verdetto.
Partendo da una storia vera accaduta in Francia, diventata in seguito un testo teatrale di Stefano Massini, il film di Placido ricalca pienamente la struttura de La parola ai giurati, il capolavoro di Lumet. Efficace nello sviscerare i nodi apparentemente meno vistosi di una scelta che sembra una resa della dignità e un abbandono dei propri diritti in nome del più bieco crumiraggio, questo thiller di ispirazione sindacale - che torna al tema del lavoro che segnò l'esordio del regista pugliese dietro la macchina da presa (Pummarò) - è decisamente più debole nella definizione dei caratteri, tutti viziati da un eccesso di stereotipia e affidati a un nugolo di attrici tra le quali, a stento, emerge la figlia del regista, una delle poche a capaci di tenere a bada  l'overacting.   

domenica 4 dicembre 2016

Sully

anno:  2016      
regia: EASTWOOD, CLINT
genere: dramma catastrofico
con Tom Hanks, Aaron Eckhart, Laura Linney, Mike O'Malley, Jamey Sheridan, Anna Gunn, Holt McCallany, Chris Bauer, Jane Gabbert, Ann Cusack, Molly Hagan, Patch Darragh, Sam Huntington, Anna Gunn, Autumn Reeser, Jeff Kober, Valerie Mahaffey, Max Adler, Tracee Chimo, Brett Rice, Ashley Austin Morris, Cooper Thornton, Christopher Curry, Clayton Landey, Wayne Bastrup, Leslie Castay, Graham Sibley, Grant Roberts, Jedediah Jenk, Eric Lee Huffman, Scarlett Mellinger, Sierra Mellinger, Noelle Fink, Patty Tobin, Cathy Fielding, Lisa Brown (II)    
location: Usa
voto: 8

 Il 15 gennaio 2009 un aereo partito da New York appena dopo il decollo venne colpito da un stormo di uccelli che misero fuori uso entrambi i motori. Il pilota Chesley 'Sully' Sullenberger (interpretato dal solito, perfetto Tom Hanks in un ruolo che ricorda quelli rivestiti in Captain Phillips, Il ponte delle spie e The terminal) prese una decisione fulminea e coraggiosissima: far atterrare l'aereo sul fiume Hudson, essendo impossibile raggiungere una qualsiasi pista nei paraggi. Tutti e 155 i passeggeri e i membri dell'equipaggio si salvarono e l'operazione del comandante Sully venne immediatamente salutata come un atto eroico. Ci vollero l'ottusità delle commissioni assicurative e l'ambiguità dei media per passare in breve tempo Sully e il suo secondo Jeff Skiles (Eckhart) da eroi a imputati. "40 anni di esperienza, milioni di passeggeri trasportati e finisci con l'essere giudicato per 208 secondi": è questa l'amarissima considerazione di un uomo retto - ennesima incarnazione di quell'idealismo eastwoodiano rintracciabile in tanti film del regista - davanti alle valutazioni acefale di chi pretende di dare ragione a un simulatore, senza minimamente contemplare il fattore umano della vicenda.
Tratto da una storia realmente accaduta, diventata poi un libro autobiografico a quattro mani che lo stesso Sully ha scritto con Jeffrey Zaslow, il film di Eastwood è l'ennesima prova superba di un regista che non sbaglia un colpo da vent'anni e che continua a dare enfasi ai valori che hanno reso grande una nazione, rimanendo sul solco di uno stile molto classico, sobrio (chissà quale porcheria ne avrebbe ricavato un Roland Emmerich qualsiasi, o anche quale tripudio di retorica sarebbe uscito dallo sguardo di Spielberg), peraltro aiutato, in questa circostanza, da un encomiabile aiuto degli effetti speciali e digitali.   

sabato 3 dicembre 2016

La stoffa dei sogni

anno: 2015       
regia: CABIDDU, GIANFRANCO  
genere: drammatico  
con Sergio Rubini, Ennio Fantastichini, Gaïa Bellugi (Alba Gaïa Bellugi), Renato Carpentieri, Francesco di Leva, Ciro Petrone, Teresa Saponangelo, Luca De Filippo, Nicola Di Pinto, Jacopo Cullin, Fiorenzo Mattu, Maziar Fayrouz, Vanni Fois, Giampaolo Loddo, Anna Paglia    
location: Italia
voto: 6,5  

Cuci insieme Eduardo De Filippo (L'arte della commedia) e il bardo sotto la direzione di un regista che sa osare a costo di qualche inciampo (Il figlio di Bakunin, Passaggi di tempo, Faber in Sardegna) e ottieni un dramedy assai originale, una metafora acuta sul significato di libertà dell'arte. La vicenda raccontata è quella di una piccola compagnia di attori teatrali che - nel primissimo secondo dopoguerra - si trova sulla stessa imbarcazione sulla quale quattro camorristi stanno viaggiando per raggiungere il carcere dell'isola dell'Asinara, in Sardegna. Una tempesta coglie tutti di sorpresa e tanto gli attori quanto tre dei quattro camorristi sopravvivono e vengono rinchiusi nel carcere indistintamente. Il direttore della casa circondariale (Fantastichini) confida nella possibilità di riuscire a svelare la vera identità degli attori chiedendo loro di allestire una commedia - La Tempesta di Shakespeare - per scoprire, dalla qualità delle recitazione, chi sia un vero attore e chi no. Nel frattempo, la giovanissima figlia del direttore si innamora del quarto camorrista naufrago, finito in un altro punto dell'isola.
Racconto picaresco articolato in forma metanarrativa (la messa in scena racconta la liason dei due giovani amanti a seguito della tempesta, ma anche gli altri teatranti sono doppi della commedia stessa), La stoffa dei sogni soffre un po' sul piano del ritmo e sul rivolo narrativo del pastore, terzo artefice di una forma di cattività che colpisce indistintamente tutti i personaggi. Al tempo stesso, è proprio la dialettica tra segregazione e libertà il vero valore aggiunto del film, che declina il tema in ragione della forza liberatrice della fantasia.    

Heart Of A Dog

anno: 2015   
regia: ANDERSON, LAURIE   
genere: documentario   
con Laurie Anderson   
location: Usa
voto: 6,5   

La morte della cagnetta Lolabelle, una terrier piuttosto indipendente, e del compagno Lou Reed, a cui si deve la splendida ballata (Turning time around) sui titoli di coda e un cammeo nella parte di un dottore, sono alla base di questo film che sarebbe improprio definire come "documentario", ma che è, piuttosto, una riflessione sulla morte e sull'esistenza. Come fossimo davanti a un continuo flusso di coscienza, il lavoro sperimentale di quest'artista coraggiosissima - tornata dietro la macchina da presa a trent'anni da Home of the brave - la musicista, che all'inizio degli anni Ottanta godette anche di una popolarità straordinaria, ci squaderna davanti riflessioni sull'11 settembre, racconti onirici (come quello d'apertura, dove la Anderson sogna di avere partorito la sua cagnetta), meditazioni filosofiche sul linguaggio che riprendono il pensiero di Wittgenstein, tra notazioni profondamente autobiografiche (incredibile la vicenda raccontata del salvataggio dei due fratelli gemelli) e richiami al Libro tibetano dei Morti, ad Heidegger e a David Foster Wallace. Il tutto condito con un'ininterrotta voglia di sperimentare il linguaggio video (dai super 8 di famiglia ai filmati a circuito chiuso delle aree metropolitane) in maniera mai banale, spesso ricchissima di intuizioni e accompagnata dalla voce della stessa Anderson anche nel doppiaggio in lingua italiana. Un'opera a suo modo unica, che necessita di un approccio privo di pregiudizi e la determinazione a stare al gioco di nessi narrativi e filosofici che possono indiscutibilmente apparire traballanti. Ma che hanno un cuore enorme.