venerdì 30 maggio 2014

Le meraviglie

anno: 2014       
regia: ROHRWACHER, ALICE 
genere: drammatico 
con Maria Alexandra Lungu, Sam Louwyck, Alba Rohrwacher, Sabine Timoteo, Agnese Graziani, Luis Huilca Logroño, Eva Morrow, Maris Stella Morrow, Margarethe Tiesel, Andre M. Hennicke, Monica Bellucci, Carlo Tarmati 
location: Italia
voto: 7

Un casolare sperduto in Umbria, un padre burbero (Louwyck) che comanda a bacchetta il gineceo famigliare (moglie, quattro figlie, una lavorante non meglio identificata), le arnie delle api per produrre il miele. Il difficile equilibrio di questo delicatissimo ecosistema utopico e fuori dal mondo viene turbato dall'arrivo di un ragazzino (Logroño) in attesa di riabilitazione dal carcere minorile e che non parla una parola d'italiano e dall'irruzione di una troupe televisiva alla caccia di tracce folcloristiche da immettere in una trasmissione chiamata "Il paese delle meraviglie", un concorso trash sugli Etruschi.
Alla sua seconda prova dopo Corpo celeste, Alice Rohrwacher si conferma un'autrice coraggiosissima e completamente fuori dagli schemi. Il suo cinema, solo in apparenza debitore del modello olmiano de L'albero degli zoccoli, osserva con rigore entomologico (è il caso di dirlo) le piccole realtà di provincia, le dinamiche di microcosmi nei quali l'autorità si scontra sempre con l'energia adolescenziale (la vera protagonista del film è la quattordicenne Gelsomina, magnificamente interpretata da Maria Alexandra Lungu) di chi non vuole sottostare alle imposizioni. In questo mondo alieno, nel quale la campagna è costante lavoro e sudore e il senso del dovere cozza di continuo con i sogni di fuga metaforizzati dall'arrivo della TV, la Babele di lingue (tedesco, francese, umbro, tracce di romanesco) si mescola a quella delle emozioni, tra scene potentissime (il miele tracimato dal contenitore, il coro delle anziane), un incipit criptico e un finale completamente spiazzante.
Grand Prix al 67. Festival di Cannes (2014).    

giovedì 29 maggio 2014

In ordine di sparizione (Kraftidioten)

anno: 2014       
regia: MOLAND, HANS PETTER
genere: gangster
con Stellan Skarsgård, Bruno Ganz, Pål Sverre Hagen, Birgitte Hjort Sørensen, Anders Baasmo Christiansen, Gard B. Eidsvold, Kristofer Hivju, Peter Andersson, Jakob Oftebro, Sergej Trifunovic, Tobias Santelmann, Jon Øigarden, Goran Navojec, Stig Henrik Hoff, David Sakurai, Atle Antonsen, Jan Gunnar Røise, Miodrag Krstovic, Arthur Berning, Kåre Conradi, Bjørn Moan, Hildegun Riise, Leo Ajkic, Nils-Fredrik Tveter, Damir Babovic, Martin Furulund
location: Norvegia
voto: 7

Nell'obitorio il poliziotto è lapidario: "oggi tanti ragazzi si drogano senza che i genitori se ne accorgano". Ma Nils Dickman (Skarsgård, il memorabile coprotagonista de Le onde del destino), da poco insignito dell'onorificenza di cittadino dell'anno, non ci sta. Non crede affatto che suo figlio sia morto per overdose. Scopre infatti che lo hanno eliminato soltanto perché aveva visto e saputo troppo rispetto a un carico di droga passato per la mani di un suo amico. Dickman decide allora di risalire la filiera che, dall'esecutore materiale del delitto, porta su su fino al vertice, rappresentato da un crudelissimo narcotrafficante vegano ossessionato dall'educazione del figlio (Valheim Hagen) e dal suo rivale serbo (Ganz). In mezzo, in ordine di sparizione, una galleria di personaggi bislacchi.
Il cinema scandinavo non è soltanto Bergman, Uomini che odiano le donne o Lars Von Trier e Susanne Bier, ma anche quella formidabile miscela di dialoghi e situazioni grottesche ("Nei paesi caldi il welfare non c'è: se hanno problemi, si chinano e raccolgono una banana"; i due killer gay; i capitoli del film divisi dai cartelli funebri, neri con croce bianca e nome del morto) e deviazioni pulp che qui viene condotta alla sua massima potenza. Morti efferate ed ellissi improvvise si avvicendano spiazzando di continuo lo spettatore. L'incontro ideale tra le atmosfere di Pal Sleutane e la violenza grottesca dei Coen e Tarantino calato all'interno di un racconto che sta tra Un borghese piccolo piccolo e Il giustiziere della notte.

martedì 27 maggio 2014

Avatar

anno: 2009  
regia: CAMERON, JAMES
genere: fantascienza
con Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Michelle Rodriguez, Giovanni Ribisi, Joel David Moore, CCH Pounder, Wes Studi, Laz Alonso, Dileep Rao, Matt Gerald, Sean Anthony Moran, Jason Whyte, Scott Lawrence, Kelly Kilgour, James Pitt, Sean Patrick Murphy, Peter Dillon, Kevin Dorman, Kelson Henderson, David Van Horn, Jacob Tomuri, Michael Blain-Rozgay, Jon Curry, Julene Renee-Preciado, Luke Hawker, Woody Schultz, Peter Mensah, Sonia Yee, Jahnel Curfman, Ilram Choi, Kyla Warren, Lisa Roumain, Debra Wilson, Taylor Kibby, Jodie Landau, Chris Mala, Julie Lamm, Cullen B. Madden, Joseph Brady Madden, Frankie Torres, Austin Wilson, Sara Wilson, Tamica Washington-Miller, Lucy Briant, Nathan Meister, Gerry Blair, Matthew Chamberlain, Paul Yates, Wray Wilson, James Gaylyn, Melvin Leno Clark III, Carvon Futrell, Brandon Jelkes, Micah Moch, Hanniyah Muhammad, Christopher Nolen, Christa Oliver, April Marie Thomas, Bravita A. Threatt
location: Usa
voto: 5


Avatar è uno di quei film destinati fin dal primo giorno di uscita in sala a fungere da spartiacque, da pietra miliare. La meraviglia che suscitano le immagini, gli effetti speciali, l'iperrealismo di un mondo inventato, l'innovatività delle soluzioni visive prenota al film di Cameron un posto d'onore nel Pantheon del cinema di tutti i tempi. Eppure davanti a tanta succulenza di forma c'è da rimanere sbigottiti davanti alla pochezza dei contenuti. La storia è una fiaba ecologista in cui i cattivi del pianeta Terra invadono un altro pianeta (Pandora) nel quale hanno individuato risorse da sfruttare. All'uopo, mandano, sotto le mentite spoglie di un avatar (corpo identico a quello degli autoctoni, mente comandata a distanza e un termine, avatar, che viene dal sanscrito e sta proprio per "incarnazione") un ex marine paraplegico (Worthington) che deve convincere con le buone il pacifico popolo dei Na'vi (umanoidi ripresi con la tecnica della performance capturing) a lasciare il proprio territorio. Ma siccome il marine si innamora sia di una ragazza che della cultura locale, ci ripensa e i terricoli, a quel punto, devono ricorrere alle maniere forti.
Sembra di rivedere un filmino western con le pacifiche popolazioni indiane (ascoltate gli idiomi e ditemi se non sembrano voler riecheggiare quelli dei pellerossa) strapazzate dai cattivissimi bianchi, al più una versione aggiornata di un film che sta tra Pochaontas, Soldato blu, Il piccolo grande uomo e Balla coi lupi. Davide contro Golia, insomma, con esito finale scontato anche se al prezzo di ingentissime perdite. La summa di tutti gli effetti speciali possibili, dunque, intrisa di uno spiritualismo d'accatto. Se l'anno successivo Nolan avrebbe dato un'ulteriore svolta con Inception, scivolando su un eccesso di ambizione con un film che vuole volare troppo alto, il difetto maggiore del film di Cameron è l'opposto: quello di voler essere nazionalpopolare a tutti i costi.
Premio Oscar 2010 a Mauro Fiore per la migliore fotografia, a Rick Carter, Robert Stromberg e Kim Sinclair per la miglior scenografia e a Joe Letteri, Stephen Rosenbaum, Richard Baneham, Andy Jones  per i migliori effetti speciali.    

domenica 25 maggio 2014

Varde (Tumulo)

anno: 2008   
regia: LARSEN, HANNE
genere: cortometraggio
con Bjorge Bondevik, Magnar Gustavsen, Henrik Carlyle, Johan Munch-Ellingsen, Brynjar Andersen Saus, Stein Bjorn, Ingjerd Egeberg, Ketil Hoeg, Fried Kjelsdatter Klausen
location: Norvegia
voto: 9

Due amici preadolescenti. Due bulletti, loro compagni di scuola. Un invito a una festa. L'ansia, la paura.
In quindici minuti la norvegese Hanne Larsen sfoggia un apologo esemplare, capace di dire tutto sul tema dell'amicizia tradita con una miscela formidabile di tensione, potenza narrativa e montaggio impeccabile, dando così un'ulteriore prova dell'estrema vitalità del cinema scandinavo. Alla stregua di 13 tzameti e Il vestito, è uno dei gioielli nascosti del cinema europeo, premiatissimo in patria e nei maggiori festival del continente. Imperdibile.    

sabato 24 maggio 2014

Devil's Knot - Fino a prova contraria

anno: 2013       
regia: EGOYAN, ATOM
genere: giallo
con Reese Witherspoon, Colin Firth, Dane DeHaan, Mireille Enos, Kevin Durand, Stephen Moyer, Elias Koteas, Collette Wolfe, Amy Ryan, Martin Henderson, Alessandro Nivola, Bruce Greenwood, Robert Baker, Kristoffer Polaha, Michael Gladis, Matt Letscher, Lori Beth Sikes, Rex Linn, Jet Jurgensmeyer, James Hamrick, Gary Weeks, Gary Grubbs, Brian Howe, Mike Pniewski, Kennedy Brice, Anessa Ramsey, Amber Chaney, Kristopher Higgins, Wilbur Fitzgerald, Seth Meriwether, Judd Lormand, Kerry Cahill, Brooke Jaye Taylor, Brandon Carroll, Ron Clinton Smith, Jonathan Spencer, Katie Kneeland, Stan Houston, Joey Nappo, Julie Guevara, Colleen Helm, Jody Thompson, Brandon Spink, Clay Stapleford, Julie Ivey, Walter Hendrix III, Scott Poythress, Ted Huckabee, Christian Higgins, Isabella Zentkovich, Rob Crowe, Orelon Sidney, Kelly Sturniolo, Haley Craft, Jack Coghlan, Scott Ledbetter, Andrew R. Kaplan, Matthew Stanton, Paul Boardman Jr., Tim Campione, Charles Casey, Thomas Clay Strickland, Michael J. Walker, Corey James Wright, Clay Chappell, Michael E. Sanders, Arvell Poe, Ken Melde, Stephanie Astalos-Jones, Leslie Kimbell, Quincy Bonds, Don Teems, Mary Ellen Itson, Bill Murphey, Brandon Ralph Wood, Garrick Parks, Stephanie Stewart, Rob Demery, Keith Ratchek, Todd Maynor, Lindsey Moser, Christina Michelle Williams, John Ridings, Rodney M. Hall, Christopher McCarty, Mary Bullard, Mike Davidson, Nia Harris, Logan Bagley, Margaret Joiner, Brad D. Smith, Annabel Boardman
location: Usa
voto: 5,5

Nel 1993, nell'Arkansas, tre bambini, usciti per fare un giro in bicicletta, vengono ritrovati morti in un fiume, nudi e legati. Le indagini, a dir poco approssimative, si dirigono subito verso un giovane sostenitore del satanismo e i suoi due amici. Sul caso indaga anche un investigatore (Firth) convinto che la polizia stia prendendo un granchio. Tra depistaggi, prove mancanti, un giudice parziale e la voglia della comunità di trovare un capro espiatorio, la vicenda di protrae fino al verdetto finale.
Tratto da una storia vera, questo thriller giudiziario procede algidamente per accumulo di indizi che evidenziano quanto la ricerca di una giustizia a tutti i costi possa andare a detrimento della verità processuale. Egoyan - uno dei registi meno prolifici in circolazione: 6 film in vent'anni - incede con il suo consueto passo "medio", fortemente didascalico e con una ricerca formale ridotta costantemente al minimo, quasi a voler garantire una regia invisibile. Ma il tema di fondo di tutto il suo cinema, quello dell'ingannevolezza dell'apparenza (dal gentiluomo dietro cui si nascondeva un serial killer de Il viaggio di Felicia a un film dal titolo programmatico come False verità) ha una dignità morale che gli merita sempre l'acquisto del biglietto.    

The story of film. An odissey - EPISODIO 5 1939-1952 - La devastazione della guerra e un nuovo linguaggio filmico

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK 
genere: documentario 
location: Regno Unito
voto:8
Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Il quinto film della serie diretta da Mark Cousins è incentrata sugli anni della seconda guerra mondiale, durante i quali emerse una voglia di verismo che in Italia portò alla nascita del neorealismo con film come Roma città aperta. Il neorealismo non fu l'unica sostanziale novità del cinema di quell'epoca: nuove tecniche di ripresa portarono a enfatizzare la profondità di campo, il cinema noir si diffuse lasciando una traccia indelebile sull'intera storia del cinema ed emersero registri del calibro di John Ford e Orson Welles.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte. 

giovedì 22 maggio 2014

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve (Hundraåringen som klev ut genom fönstret och försvann)

anno: 2013       
regia: HERNGREN, FELIX
genere: grottesco
con Robert Gustafsson, Iwar Wiklander, David Wiberg, Mia Skäringer, Jens Hultén, Bianca Cruzeiro, Alan Ford, Sven Lönn, David Shackleton, Georg Nikoloff, Simon Säppenen, Manuel Dubra, Cory Peterson, Kerry Shale, Philip Rosch, Keith Chanter, Patrik Karlson, Johan Rheborg, Donald Högberg, Alfred Svensson, Eiffel Mattsson
location: Indonesia, Russia, Spagna, Svezia, Usa
voto: 9

È da quando è venuto al mondo che ad Allan Karlsson (Gustafsson), a cominciare da sua madre, tutti hanno sempre urlato in faccia. Sarà per questo che, fin da piccolo, ha coltivato la passione per le cose molto rumorose come le esplosioni, grazie alle quali diventerà un esperto di livello mondiale. Nel giorno del suo centesimo compleanno, Allan scappa dalla casa di riposo dove vive da qualche tempo e si reca alla stazione per andare da qualche parte, non importa neppure dove. Si porta appresso una valigia che un teppistello gli appioppa sgarbatamente e che contiene un mucchio di soldi sporchi. Insieme a un impiegato delle ferrovie conosciuto per caso (Wiklander), a un ragazzo amante della cultura (Wiberg) e a una donna che ha allevato un elefante (Skäringer) fa perdere le tracce, senza neppure volerlo, al bonario ispettore di polizia che lo sta cercando (Carlsson).
Campione d'incassi in Svezia, il film tratto dal best seller di Jonas Jonasson è un racconto picaresco che sta tra Oltre il giardino (le sortite candide, lapidarie e spiazzanti del protagonista) e un Forrest Gump (con il protagonista casualmente e costantemente in contatto con i Grandi della Storia: Stalin, Reagan, Oppenheimer, Franco, Gorbaciov) in salsa nerissima, seguendo una tradizione della commedia nera che da Arsenico e vecchi merletti arriva a Ladykillers. Il registro grottesco del film si nutre di dialoghi sardonici e spesso esilaranti, di situazioni ben oltre l'assurdo e, benché in fondo si tratti di un road movie piuttosto movimentato, di un plot narrativo davvero esplosivo.    

lunedì 19 maggio 2014

Non dico altro (Enough Said)

anno: 2014       
regia: HOLOFCENER, NICOLE
genere: commedia
con Julia Louis-Dreyfus, James Gandolfini, Catherine Keener, Toni Collette, Lennie Loftin, Jessica St. Clair, Christopher Nicholas Smith, Tracey Fairaway, Ben Falcone, Michaela Watkins, Phillip Brock, Tavi Gevinson, Nick Williams, Ivy Strohmaier, Natasha Sky Lipson, Rick Irwin, Amy Landecker, Alina Adams, Luke Grakal, Anjelah Johnson-Reyes, Barry Jenner, Eve Hewson, Sarah Burns, Rebecca Drysdale, Rob Steiner, Rob Mayes, Toby Huss, Kathleen Rose Perkins
location: Usa
voto: 5

Desiderosa di rimettersi in gioco, Eva (Louis-Dreyfus), una massaggiatrice di mezza età, conosce Albert (Gandolfini), un uomo bonario e spiritoso con qualche chilo di troppo. Ben presto, però, Eva scopre che una delle sue clienti è proprio la ex moglie di Albert (Keener), la quale non fa che sparlare di quest'ultimo condizionando sia lei che la sua storia d'amore appena sbocciata.
Commedia degli equivoci in salsa rosa, giocata moltissimo sui dialoghi (in questo la regista indie a stelle e strisce, Nicole Holofcener, era stata programmatica sin dal suo film d'esordio, Parlando e sparlando, con la Keener nella parte della protagonista). Sembra di assistere a una commedia di Rohmer un po' meno sofisticata e tutta imperniata sul qui pro quo che fa da perno all'intero film. Il co-protagonista James Gandolfini morì in Italia poco dopo la fine delle riprese. Noto soprattutto per il ruolo del boss Tony Soprano nella serie televisiva I Soprano, ebbe ruoli di rilievo anche in Zero Dark Thirty, Pelham 1-2-3, She's so lovely e L'uomo che non c'era.    

domenica 18 maggio 2014

Sette opere di misericordia

anno: 2011       
regia: DE SERIO, GIANLUCA * DE SERIO, MASSIMILIANO 
genere: drammatico 
con Roberto Herlitzka, Olimpia Melinte, Ignazio Oliva, Stefano Cassetti, Stelian Corniciuc, Maricica Ionela Ionita, Valeriu Revenco, Madalina Horobet, Cosmin Corniciuc, Erika Lucilla Supporta, Nicolò Rossi Piano, Melissa Trotta, Nicolò Gianmaria Paolello, Mariana Hauca, Silvestru Ghergheluca, Gigi-Ciprian Adam, Gabriel Fistos, Andre Mare, Liam Riccardo, Anton Goffri Bugrow 
location: Italia
voto: 3

Tra le sette opere di misericordia del Vangelo secondo Matteo (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti) ne andrebbe aggiunta un'ottava: avere pietà per l'apparato riproduttivo degli spettatori, che altrimenti va in frantumi. Provate infatti a concentrarvi soltanto sui suoni del film dei fratelli De Serio: per un'ora e mezza non sentirete che rantoli, strepiti, singulti, rumori metropolitani, il bordone costante del traffico e qualche parola biascicata. Un'uggia senza fine dove l'azione è assente e il racconto si sviluppa quasi in tempo reale. È l'imperativo categorico del cinema che vuole "sembrare" d'essai senza riuscire a esserlo. Già, perché fin troppo spesso in Italia il cinema d'autore da una ventina d'anni funziona così: deve essere letargico.
In questa occasione, l'oppressione testicolare si traduce nel confronto tra una giovanissima clandestina dell'Est (Melinte), costretta dai suoi aguzzini a vivere di espedienti, e un anziano dall'aspetto insalubre e con un piede nell'Aldilà (Herlitzka). I due, dopo dissapori e tensioni drammatiche, troveranno un'intesa.
Cupo, lentissimo, algido, Sette opere di misericordia è la quintessenza dello snobismo intellettualoide che può essere sostenuto soltanto a colpi di intricatissimi e vuoti panegirici.    

sabato 17 maggio 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 4 Gli anni ‘30. I grandi film americani di genere e la brillantezza dei film europei

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK  
genere: documentario  
location: Regno Unito
voto:9

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Arrivata al quarto episodio, l'odissea del cinema impatta in maniera dirompente con il sonoro, spiazzando alcuni e, a causa della necessità di esaltare le nuove possibilità, diventando al tempo stesso meno cinematografico. Siamo agli inizi degli anni '30 e, nonostante la Grande Depressione, l'industria cinematografica continua a tirare per l'intero decennio. Registi come Rouben Mamoulian (Amami stanotte) ottimizzano le opportunità del sonoro, il quale rende possibile una distinzione tra generi che fino a quel momento era soltanto embrionale. Ecco allora che al melodramma e alla commedia, peraltro rinnovata in quegli anni dall'irresistibile ascesa dei personaggi femminili, si aggiungono l'horror, il poliziesco, il western, il musical (prima ovviamente impensabile) e i cartoni animati di Walt Disney. Ma gli anni '30 furono anche quelli del primo grande cinema francese (Cocteau, Vigo, Carnè, Renoir), di Leni Riefenstahl e dei primi lungometraggi di quel genio di Alfred Hitchock, al quale questo quarto episodio dedica una parte consistente.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

venerdì 16 maggio 2014

Alabama Monroe - Una storia d'amore (The Broken Circle Breakdown)

anno: 2012       
regia: VAN GROENINGEN, FELIX 
genere: sentimentale 
con Johan Heldenbergh, Veerle Baetens, Nell Cattrysse, Geert Van Rampelberg, Nils De Caster, Robbie Cleiren, Bert Huysentruyt, Jan Bijvoet, Sofie Sente, Ruth Beeckmans, Jan Hammenecker, Blanka Heirman, Kirsten Pieters, Yves Degryse, Dominique Van Malder, Marianne Loots, Sanderijn Helsen, Siham El Makhfi, Maxime Neyt, Maurice Leerman, Aagje Moorthamer, Lena Cattrysse, George W. Bush, Warre Cattrysse, Eva Vanrysselberghe, Labhise Allara Mandango Ciratu, Mieke Proost, Yasmina Neyskens, Bjorn Eriksson, Karl Eriksson, Lennart Dauphin, Celine Vande Vyver, Karel Vandaele, Emilie Guillaume, Isabelle Persoons, Jo Lootens, Arthur de Hond 
location: Belgio
voto: 7,5

Il film che ha dato filo da torcere a La grande bellezza nella corsa agli Oscar 2014 viene dal Belgio e racconta la storia d'amore tra un musicista innamorato del bluegrass (Heldenbergh), la formula più radicale del country-folk americano, e una tatuatrice (interpretata da Veerle Baetens: che grinta, ragazzi!). L'innamoramento, la nascita della figlia, la malattia di quest'ultima a pochi anni di vita e la conseguente crisi di coppia sono le tappe attraverso le quali procede il racconto in un incessante gioco di flashback e flashforward, ma con un incastro narrativo mai cervellotico, nel quale amore e disamore (quasi inevitabile stare dalla parte di lui) si sovrappongono in un flusso senza strappi.
Viene il sospetto che il regista belga, nonostante la realtà che fotografa sembra distante anni luce dai cliché che ritraggono l'Europa, abbia giocato d'astuzia sui temi amore/malattia/morte, inevitabili catalizzatori di pathos (siamo dalle parti del coevo La guerra è dichiarata di Valérie Donzelli). Ma se il dubbio permane fino all'ultimo minuto del film, al regista non si può negare l'enorme talento nella raffigurazione delle scene canore, con diverse sequenze da ovazione, né l'indubbia capacità di direzione degli attori, con due protagonisti a dir poco superbi o anche il coraggio nell'affrontare un discorso radicalmente laico sull'uso delle staminali e contro lo strapotere ottuso della religione.    

giovedì 15 maggio 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 3 1918-1932 - I grandi registi ribelli nel mondo

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK
genere: documentario
location: Regno Unito
voto: 7

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Il terzo film si concentra sugli anni in cui il cinema acquistò uno splendore senza precedenti e durante i quali ai diktat del cinema romantico hollywoodiano si cominciarono a opporre in molti, sperimentando linguaggi sempre più innovativi. Dal genio di Lubitsch all'impressionismo capace di mostrare l'occhio interiore di Abel Gance, vediamo passare in rassegna artisti e correnti che fecero scuola: il cinema tedesco con Fritz Lang e il suo Metropolis ma anche con Murnau e il suo Aurora; le astrazioni del dadaismo; l'iconoclastia dirompente di Buñuel; la drammaturgia composita di Eistenstein; l'umanesimo dei giapponesi, con Ozu ("il più grande regista di tutti i tempi", afferma lapidaria la voce fuori campo) in prima fila, ma anche il cinema cinese. Una ventata d'aria nuova che avrebbe subito un'ulteriore sferzata con l'arrivo del sonoro.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

Parker

anno: 2013   
regia: HACKFORD, TAYLOR
genere: gangster
con Jason Statham, Jennifer Lopez, Michael Chiklis, Wendell Pierce, Clifton Collins Jr., Bobby Cannavale, Patti LuPone, Carlos Carrasco, Micah A. Hauptman, Emma Booth, Nick Nolte, Daniel Bernhardt, Billy Slaughter, Jon Eyez, Carl J. Walker, Sala Baker, Rio Hackford, Kirk Baltz, Earl Maddox, James Carraway, Sharon Landry, Charleigh Harmon, Rebecca Marks, Alyshia Ochse, Madeline Marks, Kip Gilman, Travers Mackel, Randy Rousseau, Eamon Sheehan, Chuck Picerni Jr., Felipe Savahge, Mark Drath, Peter Haig, Maureen Solomon, Derek Cecil, Kenneth Brown Jr., Larry Tausch, Ken Massey, John Wilmot, Mary Stieffel, Mark Joyce, Noelle Wilcox, Carlos A. Marquez, Carlos Anico, Brandy Theis, Mike Watson, Alfonso Del Rosario, Aly Ginsberg, Pearce Blair, Jeffrey Donnelly, Danny Epper, Michelle Stafford, Joshua Morrow, Wilson
location: Usa
voto: 5

Parker (Statham) è un rapinatore professionista preciso e impeccabile. Quando i suoi quattro complici gli riferiscono che la rapina appena compiuta servirà a finanziarne un'altra che li metterà a posto per il resto della vita, lui non ci sta. I quattro reagiscono e lo lasciano stecchito sul ciglio di una strada. O, almeno, così credono. Perché Parker ha sette vite: si rimette da spari e percosse e va a cercare i quattro compagni di merende, finché non li trova a Palm Beach, pronti a compiere una rapina ultramilionaria in occasione di una battuta d'asta di preziosi di ogni genere.
Già avvezzo al genere thriller con varianti non di rado metafisiche (L'ultima eclissi, L'avvocato del diavolo), Hackford parte bene con tre quarti d'ora di azione pura e dosi massiccie di testosterone, come si chiede a un film di genere. Quando entra in scena Jennifer Lopez il film vira bruscamente su un registro da commedia rosa, per poi riprendere quota sul finale, con una valanga di trovate inverosimili. Ma il cervello non se ne accorge: per quasi due ore se ne va in vacanza tra le ville mozzafiato dei ricconi della Florida.
Tratto dal romanzo 'Flashfire: fuoco a volontà' (2000) di Donald E. Westlake.     

mercoledì 14 maggio 2014

The German Doctor - Wakolda

anno: 2013       
regia: PUENZO, LUCIA
genere: drammatico
con Àlex Brendemühl, Natalia Oreiro, Florencia Bado, Diego Peretti, Elena Roger, Guillermo Pfening, Ana Pauls, Alan Daicz, Abril Braunstein, Juan I. Martínez
location: Argentina
voto: 7

In Patagonia, nel 1960, il medico nazista Josef Mengele (Brendemühl) si introduce sotto mentite spoglie all'interno di una famiglia che ne subisce il carisma, per sperimentare le sue diaboliche teorie di eugenetica. Un'agente del Mossad (Roger) che si fa passare per una giornalista gli sta dando la caccia e il capofamiglia (Peretti), ignaro della vera personalità del medico, nonostante la diffidenza inziale, viene persuaso a causa della sua passione per la costruzione delle bambole.
Tratto dal romanzo storico della stessa Lucia Puenzo, che nel 2007 aveva firmato il capolavoro XXY, il dramma racconta la banalità del male attraverso uno scorcio di vita dell'Angelo della Morte, latitante in America Latina, con un registro algido e straniato, colori desaturati, dialoghi aspri e un registro a tratti un po' monocorde, privo di un chiaro punto di vista narrativo. Come nell'opera precedente, la regista argentina si mostra interessata a un cinema dei corpi, declinato secondo una prospettiva in cui è ancora la figura paterna a difendere e curare la diversità, rivendicandone il pieno diritto alla normalità. Per la cronaca, il criminale nazista Mengele torna al cinema dopo numerose precedenti interpretazioni, le più note delle quali rimangono quelle di Laurence Olivier ne Il maratoneta e di Gregory Peck ne I ragazzi venuti dal Brasile.    

venerdì 9 maggio 2014

La sedia della felicità

anno: 2014       
regia: MAZZACURATI, CARLO 
genere: commedia 
con Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Giuseppe Battiston, Antonio Albanese, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, Raul Cremona, Cosimo Messeri, Marco Marzocca, Milena Vukotic, Natalino Balasso, Mirko Artuso, Roberto Abbiati, Lucia Mascino, Katia Ricciarelli, Maria Paiato, Roberta Da Soller, Roberto Citran, Angie Alexander 
location: Italia
voto:1

Lui (Mastandrea) è un tatuatore romano capitato chissà come in Veneto, dalle parti di jesolo; lei (Ragonese) è un'estetista in perenne bolletta alla quale, in punto di morte, una donna (Ricciarelli) rivela un segreto: in un'orrenda sedia a forma di elefante è nascosto un tesoro. Per i due inizia una bizzarra caccia.
Il canto del cigno di Carlo Mazzacurati, scomparso prematuramente senza neppure poter assistere alla prima della sua ultima fatica, è anche il suo lavoro meno riuscito: poco più di una fiaba sospesa su registri grotteschi, che sembra rabberciare il plot già visto ne Il toro e La lingua del santo: quella di due personaggi che cercano di fare fortuna giocandosi l'occasione della vita. Non fosse per i cammei di Albanese, Silvio Orlando e, soprattutto, Bentiviglio, il film non vale neppure i 3 euro della festa del cinema.    

mercoledì 7 maggio 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 2 1918-1928 - Il trionfo del cinema americano e i suoi primi ribelli

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK
genere: documentario
location: Regno Unito
voto:9

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Il secondo film racconta l'epopea di Hollywood, gli anni '20 durante i quali, rispetto al decennio precedente, il cinema si trasformò in una vera e propria industria, decuplicando le produzioni nel giro di un solo decennio. Gran parte di questo processo è riconducibile a imprenditori ebrei come i fratelli Warner, o a spregiudicati uomini d'affari come Louis Mayer (a capo della Metro-Goldwyn-Mayer). Ma gli anni '20 furono anche e soprattutto quelli dei grandi innovatori: Buster Keaton, Charles Chaplin, Erich von Stroheim e, dall'altra sponda del'Oceano, il danese Carl Theodor Dreyer. E furono anche quelli in cui il documentario assurse a forma concreta della settima arte grazie  a Robert Flaherty.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

domenica 4 maggio 2014

Questa volta parliamo di... ricerca



Cari seguaci di questo blog,
anche quest'anno sto conducendo, insieme ai miei studenti, una ricerca. Il tema è Giovani, reti sociali e nuove tecnologie.

A questo scopo, insieme a una dozzina di giovani molto volenterosi abbiamo progettato un questionario che potete trovare qui.

Se avete tra i 19 e i 35 anni, e vivete in Italia, vi prego di compilarlo e di farlo girare presso i vostri contatti il più possibile.
Se non rientrate in quella fascia di età, vi chiedo comunque di girarlo ai vostri figli, nipoti, parenti, amici in modo da poter raccogliere dati a valanga, magari chiedendo loro di diffonderlo ulteriormente, sfruttando ogni possibile canale.

E' superfluo dirvi che non vi verrà chiesto alcun dato personale, che i questionari sono anonimi e che non vi verrà venduto assolutamente nulla.

Grazie fin d'ora per tutto quello che riuscirete a fare per questo extra che richiede meno di un quarto d'ora del vostro tempo (se sarete voi a compilarlo) o pochi clic per girarlo ai ragazzi che conoscete.

Un caro saluto e un ringraziamento a tutti che vorranno darci una mano.

S.N. aka Barabbovich

sabato 3 maggio 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 1 1895-1918 - Il mondo scopre una nuova forma d’arte 1903-1918 - Il brivido diventa racconto

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK  
genere: documentario  
location: Regno Unito
voto:9

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Il primo episodio, dopo un breve prologo all'intera opera, si articola in due parti: gli anni dal 1895 al 1903, quando il mondo scoprì una nuova forma d'arte, e quelli dal 1903 al 1918, quando "il brivido diventò racconto". Ecco allora che ci viene spiegato come si arrivò dalla lampadina al proiettore, l'importanza della luce, quella del montaggio, il concetto di controcampo e di montaggio alternato. E poi ci vengono raccontate le prime forme di divismo (Florence Lawrence) e come il cinema si fece racconto e poi manifesto politico (sebbene nel senso più deteriore), con Nascita di una nazione, girato da quello stesso Griffith che per primo aveva portato il senso del mondo esterno nel cinema.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.