sabato 27 ottobre 2018

The Children Act - Il verdetto

anno: 2017       
regia: EYRE, RICHARD    
genere: drammatico    
con Emma Thompson, Stanley Tucci, Ben Chaplin, Fionn Whitehead, Honey Holmes, Jason Watkins, Rosie Boore, Nikki Amuka-Bird, Rupert Vansittart, Anthony Calf    
location: Regno Unito
voto: 2    

Fiona Maye (Tjompson) è una giudice dell'alta corte britannica che passa tutto il suo tempo a scartabellare sui casi da discutere in tribunale. Ovvio che non trovi mai il tempo per trastullarsi un po' sotto le lenzuola con quel sant'uomo di suo marito (Tucci), che le annuncia una scappatella per procurato priapismo. Va da sé che i due, data la scarsa consuetudine al congiungimento carnale, non abbiano figli. Ergo, che fa questa specie di Thatcher togata? Trova l'occasione per una discendenza surrogata in un diciassettenne leucemico (il pessimo Fionn Whitehead) i cui genitori - testimoni di Geova - rifiutano le cure (impagabile l'unica battuta buona nei dialoghi, quella in cui un avvocato, rivolgendosi a loro, dice "Ma se nell'età del ferro non c'erano le trasfusioni e il Vangelo è stato scritto poco dopo, come hanno fatto a vietarle?"). Il giovanotto - che sembra trasportato di peso dal set di un film di Dario Argento - è costretto a subire la decisione della giudice, guarisce e, per passare il tempo, si trasforma in uno stalker capace di avere accesso anche nei luoghi più esclusivi della borghesia inglese più parruccona.
Tratto da un romanzo di Ian McEwan, uno dei più sopravvalutati scrittori contemporanei, e interpretato (male e sempre con la stessa mutria) da una delle più sopravvalutate attrici di terra d'Albione, Il verdetto è un film che va goffamente a parare su una questione etica attraverso schematismi eccessivi, dialoghi bolsi e virate narrative imbarazzanti. Per il regista del discreto Diario di uno scandalo una prova tutta da dimenticare.    

venerdì 26 ottobre 2018

Euforia

anno: 2018       
regia: GOLINO, VALERIA    
genere: drammatico    
con Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Jasmine Trinca, Andrea Germani, Marzia Ubaldi, Iaia Forte    
location: Bosnia, Italia
voto: 7    

Matteo (Scamarcio) è un quarantenne omosessuale pieno di vita, con una posizione professionale invidiabile, tanti amici debosciati, una passione per la cocaina e per l'arte classica e un'enorme casa nel pieno centro di Roma. È lì che va a stare, su sua iniziativa, Ettore (Mastandrea), fratello che più diverso da lui non potrebbe essere: schivo, malinconico, un figlio e una separazione alle spalle, un lavoro da insegnante alle scuole medie. Ettore deve fare i conti con una malattia che gli è stata venduta come una cisti, ma si tratta di un tumore al cervello per il quale suo fratello vuole le cure migliori tenendolo all'oscuro del dramma reale che si prospetta.
A cinque anni di distanza dall'ottimo Miele, Valeria Golino torna dietro la macchina da presa con un film che ancora una volta parla di malattia e di morte. Dall'altra parte della cinepresa colloca il suo ex compagno di vita Riccardo Scamarcio, che le regala una prestazione strepitosa, vitalissima, con la quale snocciola un infinito caleidoscopio emotivo. Anche se divorato dall'attore pugliese, il film trova nell'arpeggio di sentimenti sul difficile rapporto tra i due fratelli la sua nota più intonata, ma non arriva mai a un acuto, a una scena madre in qualche modo memorabile, capace di far impennare il film da un registro a tratti monocorde.    

giovedì 18 ottobre 2018

Le Ardenne - Oltre i confini dell'amore (D'Ardennen)

anno: 2015       
regia: PRONT, ROBIN    
genere: drammatico    
con Kevin Janssens, Jeroen Perceval, Veerle Baetens, Jan Bijvoet, Viviane de Muynck, Sam Louwyck, Peter Van den Begin, Eric Godon, Rachid El Ghazaoui    
location: Belgio
voto: 5    

A seguito di una rapina finita male, Kenny (Janssens) è costretto a farsi quattro anni di galera, mentre suo fratello Dave (Perceval) riesce a scappare insieme a Sylvie (Baetens), la fidanzata di Kenny. Dave cerca di rigare dritto, trova un lavoro e si fidanza proprio con Sylvie. Ma quando Kenny esce dalla galera non accetta che la sua storia con la ragazza sia finita e torna a essere l'uomo violento che era prima, o anche di più, lasciandosi dietro una lunga scia di sangue.
Al suo esordio dietro la macchina da presa, Robin Pront firma un'opera sul tema del triangolo amoroso che è una variante in chiave thriller e con risvolti splatter di tanti altri film sullo stesso solco. Atmosfere cupe, attori in palla.    

martedì 16 ottobre 2018

The Wife - Vivere nell'ombra

anno: 2017       
regia: RUNGE, BJORN    
genere: drammatico    
con Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Elizabeth McGovern, Harry Lloyd, Morgane Polanski, Annie Starke    
location: Svezia, Usa
voto: 7    

Joan (Close) ha sempre vissuto all'ombra di suo marito Joe (Pryce), un uomo del quale si invaghì quando lui era un professore universitario e lei una studentessa. Il talento della donna per la scrittura ha portato avanti per decenni un'impostura esitata addirittura nel premio Nobel a suo marito. È il 1992 e la coppia deve trasferirsi a Stoccolma per ritirare il presitigiosissimo riconoscimento. I due hanno alle costole un giornalista (Slater) intenzionato a scrivere una biografia di Joe. L'aspirante biografo ha confrontato gli scritti giovanili di Joe con quelli della maturità che lo avrebbero poi portato al Nobel e sospetta fortemente che dietro questi ultimi ci sia la mano di sua moglie Joan.
Il gusto per l'intreccio di The wife viene fortemente attenuato dal sapere - fin dal titolo - dove va a parare la vicenda, sicché ogni sforzo della regia per tenere nascoste allo spettatore le reali dinamiche della coppia è pressoché vano. Ciò non toglie che proprio quelle dinamiche sadomasochiste - con la donna costretta a subire le continue scappatelle del marito, oltre che l'umiliazione per un così grande, mancato riconoscimento - siano l'ingrediente più saporito del film (tratto dal romanzo omonimo di Meg Wolitzer), che mette in campo anche il difficile rapporto dello scrittore patriarca con un figlio (Irons) costretto a un ridimensionamento continuo delle sue ambizioni. Da sola, l'interpretazione di Glen Close vale il prezzo del biglietto.    

domenica 14 ottobre 2018

Il codice del babbuino

anno: 2018       
regia: ALFONSI, DAVIDE * MALAGNINO, DENIS    
genere: noir    
con Denis Malagnino, Tiberio Suma, Stefano Miconi Proietti, Marco Pocetta, Fabio Sperandio, Alessandra Ronzoni, Cristina Morar, Lionello Pocetta, Daniele Guerrini    
location: Italia
voto: 5    

Una ragazza viene stuprata, abbandonata nei pressi di un campo rom e quindi portata in ospedale. Il suo compagno (Suma) è certo che i responsabili siano stati "quegli zingari de' mmerda" e cerca vendetta. L'unico argine alla sua rabbia sembra essere l'amico Denis (Malagnino), coscienzioso padre di famiglia con grossi problemi economici, costretto persino a scantonare dal binario della legalità per arrivare alla fine del mese. La ricerca dei colpevoli nella zona di Guidonia, periferia estrema e difficilissima di Roma, va avanti per tutta la notte. I due amici commettono l'errore di affidarsi a un losco boss locale che si fa chiamare "er tibetano" (Miconi Proietti), che renderà la situazione ancora più difficile.
Interprete e anche regista, Denis Malagnino firma con Davide Alfonsi un noir atipico ispirato a una storia vera, girato con pochissimi spiccioli e sempre in notturna, con i protagonisti ripresi quasi sempre con l'occhio della cinepresa incollato addosso, quasi da cinema espressionista. Unità di tempo, di luogo e di azione fanno da architrave a questa storia di amicizia sui generis, sempre esposta al tradimento, in un deserto di valori che condurrà a un finale paradossale e spiazzante.    

martedì 9 ottobre 2018

Una vita in gioco

anno: 1991       
regia: GIRALDI, FRANCO    
genere: drammatico    
con Mariangela Melato, Ennio Fantastichini, Fabio Traversa, Nicoletta Boris, Carola Stagnaro, Alessandra Bellini, Turi Catanzaro, Michetta Farinelli, Michael Johannes Maser, Pino Mariano, Alessandro Bacchiocchi, Simona Cardinali, Franco Menenti, Remo Ottaviani, Annalisa Passeri, Laura Di Mariano    
location: Italia
voto: 2    

Marianna (Melato) è una quarantenne che trova un posto come supplente in un istituto professionale della periferia romana. Vive con Andrea (Fantastichini), genitore separato e giornalista televisivo, non ha figli e abita nel pieno centro della città. Volitiva e informale, Marianna cerca di penetrare nel vissuto dei suoi studenti, affrontando a viso aperto i loro problemi, anche a costo di mettere a repentaglio la sua vita sentimentale.
Miniserie televisiva prodotta dalla Rai nei primi anni Novanta, Una vita in gioco è un tentativo maldestro di riacciuffare in chiave fiction la televisione pedagogica di Bernabei, con tante bune intenzioni e risultati imbarazzanti. L'intreccio è meno che convenzionale, i giovani che interpretano gli studenti non sono affatto all'altezza della situazione e anche tra i professionisti - Melato compresa - nessuno sembra credere veramente al progetto. L'unico elemento di interesse è di tipo archeologico: vedere Roma trasformarsi in maniera così impressionante, e in peggio, fa un'impressione notevole.
Copione di Lidia Ravera e Mimmo Rafele.    

lunedì 8 ottobre 2018

Manuel

anno: 2017   
regia: ALBERTINI, DARIO    
genere: drammatico    
con Andrea Lattanzi, Francesca Antonelli, Renato Scarpa, Giulia Elettra Gorietti, Raffaella Rea, Alessandra Scirdi, Monica Carpanese, Alessandro Di Carlo, Luciano Miele, Giulio Beranek, Frankino Murgia, Manuela Ruiu    
location: Italia
voto: 7    

Manuel è un ragazzo buono, dallo sguardo mite e dai modi garbati, alto e magro. Ha appena compiuto diciotto anni: per lui è tempo di lasciare la casa famiglia di Civitavecchia dove è stato costretto a crescere perché non ha un padre e perché sua madre è in carcere, a Rebibbia. Torna così a vivere nella casa dell'estrema periferia romana che è stata abbandonata nel più totale caos, la riordina e si dà da fare affinché sua madre possa ottenere gli arresti domiciliari e lui diventarne il tutore.
Dario Albertini esordisce dietro la macchina da presa con un lungometraggio che appartiene di diritto a quel sottogenere del melodramma che sta diventando il realismo di periferia. Il film poggia per intero sull'interpretazione intensissima e crepuscolare di uno straordinario Andrea Lattanzi, che dà colore a qualsiasi sfumatura, riempie i vuoti e i molti silenzi dell'opera, ci porta dritti dentro lo smarrimento del suo personaggio, costretto - in giovanissima età - a prendersi responsabilità immani. Un film d'attore, dunque (ma i comprimari sono anch'essi diretti con eccezionale realismo), capace anche di raccontarci il frutto della meglio gioventù di oggi: quella cresciuta tra la repressione dell'educazione istituzionalizzata e le tentazioni di amici che cercano la strada più facile per arrivare al denaro, ma che non si lascia intrappolare né dall'una né dalle altre.    

lunedì 1 ottobre 2018

BlacKkKlansman

anno: 2018       
regia: LEE, SPIKE    
genere: poliziesco    
con John David Washington, Laura Harrier, Adam Driver, Topher Grace, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen, Alec Baldwin, Michael Buscemi, Robert John Burke, Corey Hawkins, Paul Walter Hauser, Harry Belafonte    
location: Usa
voto: 7    

Cominciamo dalla fine, dalle immagini di repertorio che immortalano gli scontri tra i suprematisti bianchi - che al grido di "white lives matter" marciano a Charlottesville, in Virginia, nel 2017, per urlare la loro rabbia contro neri ed ebrei - e un corteo antirazzista. Un suprematista bianco si scagliò con la sua auto contro questo secondo corteo, uccidendo una ragazza e mandando in ospedale decine di persone. Trump, con la boria che gli è propria, fece un discorso dal quale non uscì una sola parola di condanna nei confronti dei suprematisti bianchi.
E adesso torniamo all'inizio, a quando il cinema dei padri ci propinava film ad altissimo tasso di razzismo come Nascita di una nazione e Via col vento. In mezzo, tra prologo ed epilogo, una delle opere più politiche di Spike Lee, tratta da una storia vera (diventata un best seller nella ricostruzione che ne fece il protagonista). Siamo a Colorado Springs negli anni Settanta, tra i neri vanno di moda delle grandi capigliature crespe e Ron Stallworth (Washington), un poliziotto di colore, viene prima infiltrato nei comizi delle Pantere Nere (davvero eccessiva la scena del discorso di Stokey Carmichael, così come prolisso è tutto il film), quindi - giocando sulla sua capacità di imitare la voce e il modo di parlare dei bianchi - decide di infiltrarsi nel Ku Klux Klan. Il problema è che ha bisogno di un bianco per i contatti dal vivo dopo aver avuto quelli telefonici. Fa al caso suo un collega ebreo (Driver), grazie al quale riesce ad arrivare al vertice dell'organizzazione.
"Potere ai neri" contro "potere ai bianchi", pugni chiusi contro braccia tese, soggezione contro idolatria delle armi: Lee gioca il film ricorrendo spesso al montaggio alternato per mettere in antitesi visiva l'America razzista e quella che ha subito la schiavitù, che tocca il suo apice narrativo nel racconto che ne fa Harry Belafonte in una sala gremita da attivisti delle Pantere Nere. Tutto giocato sul filo di un'ironia che colloca spesso il film sul versante della commedia, BlacKkKlansman (da notare il KKK nel titolo) si è aggiudicato un meritatissimo Grand prix al festival di Cannes, andando a rinfoltire la serie di film che, da Mississippi burning a Le stagioni del cuore, hanno raccontato la vicenda violentissima quanto involontariamente grottesca di questa ridicola organizzazione suprematista, che con Trump è tornata ad avere vita facile, segnando un passaggio drastico e repentino dalla presidenza di un nero a quella di un pagliaccio razzista.