domenica 23 settembre 2007

Nuovo cinema Paradiso

anno: 1988   
regia: TORNATORE, GIUSEPPE  
genere: drammatico  
con Philippe Noiret, Jacques Perrin, Antonella Attili, Enzo Cannavale, Isa Danieli, Leo Gullotta, Marco Leonardi, Pupella Maggio, Agnese Nano, Leopoldo Trieste, Salvatore Cascio, Tano Cimarosa, Nicola Di Pinto, Roberta Lena, Nino Terzo  
location: Italia
voto: 9

Dopo trent'anni Salvatore (Perrin) ritorna a Giancaldo, in Sicilia, in occasione dei funerali di Alfredo (un gigantesco Noiret). Diventato un regista di prima grandezza, Salvatore ha tenuto fede alla richiesta del suo mentore Alfredo, una sorta di figura perfettamente adatta a rimpiazzare il padre, mai tornato dalla guerra in Russia: quella di non voltarsi indietro, di non farsi prendere dalla nostalgia, di costruirsi una vita altrove. Il capolavoro che è valso a Tornatore un inaspettato premio Oscar si dipana come un lungo flashback che parte dall'infanzia di Salvatore, detto Totò (Cascio), in una terra poverissima nella quale l'unica attrazione era il cinemino locale gestito dal parroco (Trieste). L'amore per la cabina di proiezione, quella per Alfredo il macchinista, l'incidente capitato a quest'ultimo, il ruolo di proiezionista, l'innamoramento e infine la partenza sono le tappe attraverso cui passa di un racconto. Pur risentendo di una parte centrale che, spalmandosi su una traccia sentimentale, non tiene il passo con un inizio strepitoso e un finale straziante, Nuovo cinema Paradiso è un capolavoro di regia, con quegli accorgimenti ai dettagli e quella capacità certosina di ricostruire le situazioni d'epoca. È un racconto autobiografico non privo di spunti folkloristici, che posa lo sguardo sulle trasformazioni sociali occorse nell'arco di un trentennio, nostalgico, intensissimo, commovente.
Appena uscito nelle sale venne pressoché ignorato. Il taglio di una parte della pellicola fu la strada giusta per fare poi incetta di premi: Golden Globe e Oscar 1990 come miglior film straniero, David di Donatello 1989 ad Ennio Morricone come miglior musicista, gran premio della giuria al 42mo festival di Cannes (1989, ex aequo con Troppo bella per te di Bertrand Blier) e infine premio Pasinetti del sindacato giornalisti cinematografici.    

sabato 22 settembre 2007

Piano, solo (Il disco del mondo)

anno: 2007   
regia: MILANI, RICCARDO
genere: biografico
con Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido, Sandra Ceccarelli, Claudio Gioe', Mariella Valentini, Corso Salani, Roberto De Francesco, Alba Caterina Rohrwacher, Konrad Podolny, Maurizio Urbani, Alan King, Federica Vincenti, Mario Monaci Toschi, Beatrice Maione, Kristy McGovern, Gerardo Eliano Cozzolino, Mwanaidi Kaboi, Alphonse Baya, Hawa Essuman, Dama Duncan, John Tune, Konga Mbandu, Nicholas Kimani, Conrad Mwakio, Marco Ferreri II, Andrea Veneziani, Mattia Di Cretico
location: Italia   
voto: 8,5



"Riscoperto" da Walter Veltroni nel 2003 attraverso un saggio biografico intitolato "Il disco del mondo", il pianista Luca Flores è il protagonista della quarta fatica cinematografica di Riccardo Milani. Il lungometraggio firmato dall'ex-allievo di Nanni Moretti e sceneggiato con Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti e Sandro Petraglia è una biopic assai poco convenzionale, che si concentra soprattutto sul tormento interiore di Flores assai più di quanto non si soffermi sulla vicenda artistica. Dotato di un talento innato, formatosi al conservatorio, Flores è stato una di quelle meteore che avrebbero potuto brillare assi più nel firmamento del jazz italiano se alcune vicende personali non ne avessero ineluttabilmente segnato la vita. Il film di Milani si sofferma sopratutto sul tormento per la morte della madre in un incidente stradale, quando Luca era ancora bambino. La trama biografica parte proprio da lì, da quegli anni dell'infanzia passati in Mozambico, per poi proseguire con il trasferimento a Firenze, la scoperta del jazz, i primi concerti, fettine di fama conquistate al fianco di due anime maledette del jazz come furono Massimo Urbani e Chet Baker, la colpevolizzazione folle per la scomparsa di quest'ultimo, il rapporto intenso con una delle due sorelle (Cortellesi) e quello autodistruttivo con la fidanzata Cinzia (Trinca), le cliniche psichiatriche, il ritorno in Africa alla riscoperta delle radici, la passione per la motocicletta, il concerto eseguito con un dito solo lasciando il pubblico di stucco, fino al suicidio, avvenuto a soli 36 anni, nel 1995.
A dare forma ed espressioni al tormento di Luca Flores - che visse la sua fortuna artistica nel corso degli anni '80 - c'è un gigante della recitazione come Kim Rossi Stuart. Se grandissima parte dei meriti del film è sua, una menzione va fatta per lo straordinario lavoro di montaggio sul sonoro e sulla pellicola compiuto da Marco Spoletini e per la notevolissima direzione degli attori, tra i quali dopo anni ritroviamo un Corso Salani con molte rughe in più ma capace di prove sempre impressionanti.    

venerdì 21 settembre 2007

Fatti della banda della Magliana

anno: 2005   
regia: COSTANTINI, DANIELE 
genere: storico 
con Francesco Pannofino, Roberto Brunetti, Fabio Grossi, Francesco Dominedò, Leo Gullotta, Fanny Cadeo, Tommaso Capogreco, Mario Contu, Lucio Sinisi, Gianfranco Zuncheddu    
location: Italia
voto: 2 

In un grande stanzone spoglio un malavitoso (Pannolino) inizia la sua confessione dopo una lunga latitanza, davanti al giudice (Gullotta). A ruota, intervallati da brevissimi quanto rari stacchi con scene girate in esterni, seguono le confessioni dei suoi compagni di banda, vivi e morti, tutti riuniti nello stesso stanzone. La banda di cui si parla è quella della Magliana: Daniele Costantini, non contento di averne fatto una piece teatrale, mira ad azzerare la tolleranza del pubblico nei confronti del suo cinema dopo le prove imbarazzanti di Mezzaestate  e Stress metropolitano. L'impianto teatrale rimane pressoché inalterato, i fatti raccontati sono più o meno noti - un gruppo di teppistelli invasati e collusi con l'estrema destra, decise di dare la scalata alla malavita romana verso la fine degli anni settanta, adottando i metodi propri della mafia - ma a questo si aggiunge una recitazione di livello parrocchiale (d'altronde tra gli attori compaiono anche alcuni detenuti di Rebibbia), la coprolalia ostentata, la parlata romanesca talmente calcata e biascicata da non essere affatto credibile. Nonostante questo, il copione di Costantini riesce ad essere al tempo stesso didascalico nell'impianto e confuso nella narrazione, oltre che ingiustificato nella scelta di cambiare i nomi ai personaggi. Proporre un confronto con Romanzo criminale di Michele Placido sarebbe come azzardare un paragone tra Egidio Calloni e Maradona.    

giovedì 20 settembre 2007

Frances

anno: 1982   
regia: CLIFFORD, GRAEME   
genere: biografico   
con Jessica Lange, Kim Stanley, Sam Shepard, Bart Burns, Jonathan Banks, Bonnie Bartlett, James  Brodhead, Jane  Jenkins, Jordan Charney, Allan Rich, John Randolph, Christopher Pennock, Woodrow Parfrey, James Karen, Sarah Cunningham, Jeffrey DeMunn, Jack Riley, Kevin Costner   
location: Usa
voto: 7   

La storia vera di Frances Farmer (Lange), semidiva di Hollywood negli anni '40, anticonformista, simpatizzante di sinistra, che si distinse fin dai tempi del liceo, a Seattle, per il suo spirito iconoclasta, allorché scrisse un saggio sulla "morte di Dio". Nauseata da Hollywood e dalle sue finzioni, Frances venne letteralmente distrutta dalla madre (Stanley), donna vezzosa ed egocentrica, per colpa della quale Frances prima si attaccò alla bottiglia e quindi finì al manicomio, dove la lobotomizzarono. A poco valse la presenza discreta ma costante di un giornalista che la amò per tutta la vita (Shepard, che interpreta un personaggio fittizio). Frances Farmer morì nel 1970, a 57 anni.
Il film tratto dal copione di Nicholas Kazan, Christopher Devore ed Eric Bergren e diretto da Graeme Clifford è manierato e convenzionale, troppo lungo, ma assai efficace nel ricostruire le assurdità di una società parruccona e conformista come quella americana della prima metà del Novecento. I meriti del film vanno soprattutto alla strepitosa interpretazione di Jessica Lange, eccezionalmente brava nel mostrare quali segni mostruosi può lasciare su una persona sana quel cancro chiamato famiglia.
Comparsata per Kevin Costner, non accreditato nei titoli di coda.    

lunedì 17 settembre 2007

La mia vita senza me

anno: 2003   
regia: COIXET, ISABEL  
genere: sentimentale  
con Sarah Polley, Amanda Plummer, Scott Speedman, Leonor Watling, Deborah Harry, Maria De Medeiros, Mark Ruffalo, Julian Richings, Kenya Jo Kennedy, Jessica Amlee, Camille Martinez, Deanne Henry, Errin Clutton, Morgan Brayton, Neezor Elfrezeli, Lauren Diewold, Sam Burnett, Jerry Thompson, Gillian Barber, Esther García, Maria Cami  
location: Canada, Spagna
voto: 9

Cosa da fare prima di morire: dire alle due piccole figlie un milione di volte "ti amo"; registrare un messaggio di auguri per ogni loro compleanno fino a quando non avranno compiuto 18 anni; fare l'amore con altri uomini, per vedere com'è, dopo averne baciato soltanto uno; dire sempre ciò che si pensa; bere e fumare finché se ne ha voglia; andare a trovare il padre in carcere; trovare una compagna al marito, una donna che possa piacere anche alle figlie; fare innamorare qualcuno. È questo che appunta, e fa, Ann (Polley), 23enne che vive in un camper nei pressi di Vancouver, dopo avere saputo che le rimangono appena 2 mesi di vita per colpa di un terribile cancro alle ovaie.
La regista catalana Isabel Coixet imbocca la strada del racconto ellittico: non mostra la malattia, il calvario, ma gli ultimi soffi di una vita spezzata troppo in fretta. La protagonista - una straordinaria Sarah Polley - non dice niente a nessuno, continua a fare le pulizie nell'università, sopporta pazientemente la madre malmostosa che abita accanto a lei (Harry). Recitato splendidamente, struggente, servito da dialoghi penetranti, molto parlato, La mia vita senza me è una indimenticabile discesa nel profondo della sensibilità femminile, diretto con un tocco che difficilmente sarebbe riuscito a un uomo.    

domenica 16 settembre 2007

Zodiac

anno: 2007   
regia: FINCHER, DAVID 
genere: poliziesco 
con Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr., Mark Ruffalo, Anthony Edwards, Brian Cox, Dermot Mulroney, Chloë Sevigny, Pell James, Lee Norris, Tom Verica, Elias Koteas, Zach Grenier, John Hemphill, Adam Goldberg, Charles Fleischer, John Ennis, Jules Bruff, Ione Skye, Bijou Phillips, Zachary Sauers, John Terry, Ciara Hughes, Gloria Grant, James D. Weston II, Alexander von Roon, Charles Schneider, Jack Samson, Peter Quartaroli, Geoff Callan, John Getz, Makenna Ruddy, Brett Rickaby, June Raphael, Jim McNichols, John Carroll Lynch, Donal Logue, Micah Sauers, Patrick Scott Lewis 
location: Usa   
voto: 6

Nel 1969 a San Francisco uno sconosciuto fa fuoco contro una coppia che si è appartata: la ragazza muore, il ragazzo sopravvive per miracolo. I delitti si susseguono e vengono accompagnati da messaggi cifrati che il serial killer chiede vengano pubblicati sulla stampa se si vuole evitare altro spargimento di sangue. La polizia, un vignettista del Chronicle (Gyllenhaal) e un cronista alcolizzato raccolgono, ciascuno per proprio conto e con metodi diversi, tracce e indizi, senza riuscire a inchiodare il killer. Le prove indiziarie sembrano insufficienti, le perizie grafologiche incerte, i reperti probatori nulli. La vicenda, tratta da una storia vera, si chiuderà soltanto nel 1991.
Uno dei casi di cronaca che più hanno catalizzato l'attenzione di media e opinione pubblica americana (al punto che Don Siegel gli dedicò un film appena due anni dopo la prima serie di omicidi, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, interpretato da Clint Eastwood), nelle mani di un regista di genere come David Fincher  (Seven, The game) diventa un film ipertrofico (2 ore e 40 di durata), iperanalitico, ricchissimo di dettagli e inzeppato di moltissimi personaggi nel ruolo di testimoni, accusatori e confidenti. Sicché Zodiac parte bene ma finisce col seguire una strada troppo impervia a dispetto della struttura classica che rinuncia al meccanismo ad incastro. Tratto dai romanzi "Zodiac" e "Zodiac Unmasked: The Identity of America's Most Elusive Serial Killer Revealed" di Robert Graysmith

venerdì 14 settembre 2007

La ragazza del lago

anno: 2007       
regia: MOLAIOLI, ANDREA 
genere: giallo 
con Toni  Servillo, Valeria  Golino, Fausto Maria  Sciarappa, Fabrizio  Gifuni, Omero  Antonutti, Anna  Bonaiuto, Nello  Mascia, Marco  Baliani, Giulia  Michelini, Denis  Fasolo, Franco  Ravera, Sara  D'Amario 
location: Italia       
voto: 7

Una ragazza appena ventenne viene trovata morta in una strana posizione sulla sponda di un lago nei pressi di un paesino friulano. A occuparsi del caso è un ispettore campano (un Toni Servillo capace dell'ennesima interpretazione maiuscola), con una figlia irrequieta e una moglie in clinica, dove è ricoverata da quando ha perso la memoria. Nel corso delle indagini il commissario viene a contatto con l'omertà e la reticenza della gente del paese, scoprendo molti altarini nascosti.
Proveniente dalla scuderia della Sacher Film (è stato assistente di Moretti, Calopresti e Luchetti), Andrea Molaioli rivela al suo esordio un notevole talento narrativo. Il film, tratto dal romanzo norvegese "Lo sguardo di uno sconosciuto" di Karin Fossum e sceneggiato da Sandro Petraglia, veste di giallo il tema della rimozione: di una malattia gravissima, di un handicap fisico o mentale, della perdita di un figlio che non si sopportava. Un'inequivocabile opera d'autore, memore della lezione di Elio Petri, caratterizzata dalla finezza dell'osservazione psicologica, dal registro dimesso e minimalista, a tratti afasico ma purtroppo servita da una colonna sonora stridente e perennemente sopra le righe.    

lunedì 10 settembre 2007

Io non sono qui (I'm not there)

anno: 2007   
regia: HAYNES, TODD 
genere: biografico 
con Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl Franklin, Richard Gere, Heath Ledger, Ben Whishaw, Julianne Moore, Michelle Williams, David Cross, Charlotte Gainsbourg, Kim Roberts, Kristen Hager, Benz Antoine, Mark Camacho, Joe Cobden, Fanny La Croix, Yolonda Ross, Dennis St John, Garth Gilker 
location: Usa
voto: 5

Nove anni dopo aver raccontato lustrini e paillettes della scena rock che ruotava intorno allo Ziggy Stardust di David Bowie (Velvet goldmine), il regista Todd Haynes sfodera un'altra biopic sul mondo del rock, ispirandosi stavolta alle "canzoni e alle molte vite" di Bob Dylan. Anziché seguire la strada convenzionale del racconto cronologico, Haynes disseziona la figura di Dylan in sei diversi personaggi (con altrettante facce e nomi differenti), a ricordare alcuni degli aspetti salienti della vita del menestrello del Minnesota. C'è il Dylan adolescente innamorato delle canzoni di Woody Guthrie (Franklin), il grande poeta folk degli esordi al fianco di Joan Baez, ebreo convertito vent'anni dopo al cristianesimo (Bale), quello della svolta elettrica esplosa sul palco del festival di Newport (Blanchett), quello gnomico che rifiuta il ruolo di moderno Savonarola e in perenne sfida con i giornalisti (Whishaw), quello del grande successo commerciale e della crisi coniugale (Ledger) e infine quella sorta di moderno Tom Joad steinbeckiano incarnato dal fuorilegge Billy the kid (Gere). A corredo di tanto materiale narrativo, Haynes aggiunge l'episodio dell'incidente motociclistico che quasi costò la vita a Dylan, il romanzo ipertrofico Tarantula e molti inserti da mockumentary. Tantissimo, davvero tantissimo, per il dylanologo più ferrato - costretto comunque a constatare la mancanza di altrettanti spunti: il Dylan lettore feroce di Faulkner, Frost e dei poeti della beat generation (ma compare un somigliantissimo Ginsberg); quello della crisi creativa degli anni '80 e della resurrezione artistica avvenuta soprattutto grazie e Daniel Lanois; quello del neverending tour - al quale riesce comunque difficile ricostruire il mosaico che gli offre Haynes con un montaggio narrativo rapsodico, pieno di spostamenti avanti e indietro nel tempo.
Troppo, decisamente troppo, per chi Dylan non lo conosce affatto o lo conosce appena, a cui nomi come Gaslight o Curious George non diranno nulla e a cui Io non sono qui non potrà che apparire come il frutto di un delirio creativo.
Ad Haynes va riconosciuto un enorme coraggio, a cominciare dal fatto di escludere dal film le tre canzoni più note del repertorio dylaniano (Knockin' on heaven's door - cantata da Antony - e Like a rolling stone compaiono solo sui titoli di coda, mentre Blowin' in the wind non c'è proprio) e a continuare con la scelta di concentrarsi su una porzione della traiettoria artistica di Dylan (quella che arriva alla fine dei '70). Con le sue alternanze di bianco e nero e colore, la sua potenza figurativa, il suo astrattismo narrativo così lambiccato, la sua vocazione visionaria, Io non sono qui finisce col sembrare un film felliniano, curatissimo nella confezione ma complessivamente deludente. Premio speciale della giuria (ex-aequo con Cous Cous di Abdellatif Kechiche) e Coppa Volpi per la miglior interprete femminile a Cate Blanchett alla 64a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2007).    

sabato 8 settembre 2007

Spia + spia - 2 superagenti armati fino ai denti (La gran aventura de Mortadelo y Filemon)

anno: 2003   
regia: FESSER, JAVIER  
genere: comico  
con Benito Pocino, Pepe Viyuela, Dominique Pinon, Paco Sagárzazu, Mariano Venancio, María Isbert, Janfri Topera, Berta Ojea, José Manuel Moya, Joan Gadea, Pablo Pinedo, Eduardo Gómez, Javier Aller, Paco Hidalgo, Janusz Ziemniak, Germán Montaner, Emilio Gavira  
location: Spagna   
voto: 6

Il dittatore di Tirania si vuole appropriare di una nuova arma micidiale, il DDT (Demoralizzatore Delle Truppe) per attaccare l'Inghilterra. I due agenti segreti Mortazzòlo (Pocino) e Rincobronco (Viyuela) vengono mandati in missione per evitare il peggio. Ma una ambiziosa spia francese (Pinon) vuole arrivare prima di loro.
La trama di questo film spagnolo ultrademenziale, campione di incassi in patria, tratto dal fumetto di Francisco Ibanez popolarissimo presso gli iberici, è più o meno tutta qui. Il successo ha la sua ragion d'essere: il film ha genio da vendere, le trovate visive sono pirotecniche e ipercreative (sulla falsariga di Delicatessen di Jenuet e Caro, con Dominque Pinon a fare da ideale trait d'union; ma non manca qualche somiglianza con i nostri Ciprì e Maresco), le frecciate al passato regime franchista sono tutt'altro che implicite, il casting sfodera un campionario di volti da circo Barnum e il tutto è condito con una irrefrenabile vis creativa, all'insegna della più folle esagerazione. A lasciare perplessi è la struttura narrativa, che si limita a cucire insieme delle gag e nulla più.    

giovedì 6 settembre 2007

Tickets

anno: 2005   
regia: KIAROSTAMI, ABBAS * LOACH, KEN * OLMI, ERMANNO
genere: drammatico
con Valeria Bruni Tedeschi, Carlo Delle Piane, Silvana De Santis, Filippo Trojano, Martin Compston, William Ruane, Gary Maitland, Blerta Cahani, Klajdi Qorraj, Danilo Nigrelli, Marta Mangiucca, Irene Bufo, Roberto Nobile, Mauro Pirovano, Eugenia Costantini, Chiara Gensini, Maria De Los Angeles Parrinello, Viviana Strambelli, Carolina Benvenga
location: Italia
voto: 7

Sulla tratta ferroviararia che da un paese mitteleuropeo porta a Roma, sì passano il testimone della regia tre grandi cineasti. Comincia Olmi (voto: 3/6), raccontando l'amore senile di un professore universitario (Delle Piane) nel contesto del dopo 11 settembre: controlli serrati, sospetti disseminati a caso, diffidenza. Tocca quindi a Kiarostami (voto: 5/6), che firma un episodio magnifico nel quale mette a confronto l'arroganza dell'anziana vedova di un generale con la mitezza di un ragazzo che sta prestando il servizio civile e che finirà per ribellarsi alle angherie della donna. Chiude Loach (voto: 5/6) con i suoi tre tifosi del Celtic, partiti da Glasgow per seguire la loro squadra in una partita contro la Roma. A uno di loro viene rubato il biglietto di viaggio da una famiglia di profughi albanesi. Impietositi dalla vicenda della famiglia, i tre ragazzi saranno persino disposti a finire nella mani della polizia una volta arrivati a destinazione.
Ai tre maestri si potrebbe corrivamente imputare la palese disomogeneità di stile, che è uno dei tratti più vistosi del film: non sarebbe abbastanza per bollare Tickets come una prova opaca. Se da una parte è vero che gli episodi sono cuciti tra loro con un paio di espedienti piuttosto semplici (il cambio alle stazioni e la presenza del controllore), è anche vero che due su tre sono così riusciti da non sfigurare affatto nel confronto con opere più blasonate degli stessi autori. Se Olmi si affida alla recitazione sempre più manierata di Delle Piane, richiamando quel Ti amo Maria che fu un vero delirio narcisistico firmato dallo stesso attore, è anche vero che nel suo episodio non mancano i guizzi del grande cinema autoriale che il regista lombardo sa rappresentare, a cominciare dalla cura dei dettagli. Kiarostami è abilissimo nel costruire un alone di mistero sul rapporto tra i due protagonisti (Silvana De Santis, poi, strappa l'applauso) e Loach firma un episodio assai fresco, mettendo a confronto tre inconsapevoli no-global con i diseredati del terzo millennio.

sabato 1 settembre 2007

Open water

anno: 2004   
regia: KENTIS, CHRIS    
genere: dramma catastrofico    
con Blanchard Ryan, Daniel Travis, Saul Stein, Estelle Lau, Michael E. Williamson, Christina Zenarro, Jon Charles    
location: Usa
voto: 5    

Una coppia di immersionisti in vacanza viene dimenticata in pieno oceano, al largo dalle Bahamas durante un'escursione. Passano le ore e ai due fanno compagnia i pescecani.
Girato a costi irrisori in digitale, nonostante l'ora e un quarto di durata il film si perde in un prologo inutile e verboso e in pletorici inserti da cartolina. Lo spunto interessante del film - tratto da una storia vera - va a scandagliare le nostre paure più o meno inconsce (l'ignoto, il mare aperto, l'impossibilità di vedere la fonte del pericolo che è anche una possibile metafora sul terrorismo) ma finisce col naufragare nella miseria di dialoghi che sfiorano involontariamente il ridicolo.
Nel 2007 ne è stato girato una sorta di sequel (Open water 2: alla deriva), nel quale cambiano i protagonisti.