mercoledì 28 maggio 1997

Dichiarazioni d'amore

anno: 1994       
regia: AVATI, PUPI 
genere: commedia 
con Alessio Modica, Delia Boccardo, A.Baggi, Arnaldo Ninchi, Ivano Marescotti, D.Sarti, Carlo Delle Piane
location: Italia
voto: 5

Nella Bologna del '48 l'iniziazione sentimentale dell'adolescente Dado (Modica) - innamorato di Sandra al punto di commettere furterelli e ragazzate - viene letta in controluce alla vicenda della stessa Sandra (Delia Boccardo), che ritroveremo anni più tardi nei panni di una donna nevrotica ed insoddisfatta. A lei, la mano di Avati consegna una fine violenta, determinata da un marito esasperato dalla sua relazione con un ragazzo.
Perfettamente in linea con tanto cinema corale, intimista e nostalgico - forse un po' uguale a sé stesso - del regista emiliano (Una gita scolastica, Festa di laurea, Storia di ragazzi e di ragazze e Fratelli e sorelle), l'amarcord di Avati incornicia insieme numerose istantanee sulla vita scolastica e familiare del giovane protagonista, lasciando sullo sfondo un visibile contorno storico che vedeva proprio in quegli anni l'affermazione della nascente forza democristiana e la definizione della costituzione. Pur con qualche momento ispirato e divertente, Dichiarazioni d'amore diventa ingombrante ed inutile quando affronta il presente della vita di Sandra, parando su un registro melò asincrono col resto del film.    

domenica 25 maggio 1997

Cronaca di un amore violato

anno: 1994       
regia: BATTIATO, GIACOMO
genere: drammatico
con Roberto Zibetti, Isabella Ferrari, Sophie Broustal, Marisa Paredes, Riccardo Rossi, Goya Toledo, Valerio Mastandrea, Daniele Sepe                
location: Italia
voto: 5

Privo del padre ed afflitto da un complesso edipico che lo spinge verso il voyeurismo, lo stupro e la schizofrenia, l'adolescente romano Luca (Zibetti, con una faccia orrorifica adeguata al personaggio) violenta in sequenza Valeria (Broustal), Lorena (Ferrari) e Sonia (Toledo). Denuncerà lui stesso l'infamia subita dalla prima, che per riconoscenza gli si concederà. Quando però un indizio smaschererà il sadico, la seconda vittima - che aveva rinunciato a denunciarlo - si fa giustizia da sola.
Liberamente tratto dal Diario di uno stupratore di Anna Maria Pellegrino, il film di Battiato, sceneggiato con Graziano Diana (autore nello stesso anno del copione di Un eroe borghese), riduce la violenza carnale a una questione tra individui, lasciando dietro le quinte la dimensione sociologica di un problema che ci coinvolge tutti, tutti ugualmente rei di non esercitare abbastanza pressione su un sistema giudiziario troppo indulgente verso gli stupratori. Così, anche se il film si fa seguire con agilità e tratta un tema controverso ed interessante, irrita lo schematismo ideologico di fondo che riduce la protagonista Ferrari ad una figura a metà tra Un borghese piccolo piccolo e Il giustiziere della notte. Pessimo il sonoro di Gaetano Carito. Apparizione neppure tanto breve per il sassofonista partenopeo Daniele Sepe nella parte di se stesso. Nella colonna sonora compare la bellissima This woman's work di Kate Bush.    

Riff Raff - Meglio perderli che trovarli

anno: 1991   
regia: LOACH, KEN
genere: drammatico    
con Robert Carlyle, Emer McCourt, Arichard Belgrave, Jimmy Coleman, David Finch, Garrie J. Lammin, Derek Young, Ricky Tomlinson, Ade Sapara, George Moss, Bill Moores, Kuke Kelly    
location: Regno Unito   
voto: 8


La vendetta è un piatto che va consumato caldo, possibilmente alla temperatura di un incendio, per Stevie (Robert Carlyle), operaio della periferia londinese con poca fortuna nel lavoro. Dopo un'odissea a lui tangenziale che lo costringe ad assistere al licenziamento di un compagno che aveva chiesto maggiore sicurezza sul posto di lavoro, all'incarcerazione di un secondo per un gesto di rabbia e alla morte di un terzo per l'insufficienza delle misure di protezione, Stevie decide di dare fuoco all'edificio che sta ristrutturando per conto di una ditta di malfattori
Col consueto stile asciutto e crudo, permeato da un anti-thatcherismo dichiarato, Loach narra la realtà di ordinario degrado delle metropoli britanniche, costellata di ladruncoli e imbroglioni, tossicodipendenti (Susan, la ragazza di Stevie) e perdigiorno. E' proprio la capacità del maestro inglese di misurare il tasso di ideologia dei suoi film, di calibrare il tocco registico senza lasciarsi prendere la mano dalla compassione per i suoi personaggi, a rendere grande questo come altri suoi film di impegno politico. Sceneggiato da Bill Jess, Riff Raff ha vinto il Premio come miglior film al Festival di Cannes del 1991.    

Mississippi burning - Le radici dell'odio

anno: 1988   
regia: PARKER, ALAN    
genere: drammatico    
con Willem Dafoe, Gene Hackman, Frances McDormand, Brad Dourif, R. Lee Ermey, Gailard Sartain, Stephen Tobolowsky, Michael Rooker, Pruitt Taylor Vince, Badja Djola, Kevin Dunn, Tom Mason, Daniel Winford, Stanley W. Collins, Jake Gipson, Gladys Greer    
location: Usa
voto: 8    

Nel '64 tre attivisti per i diritti civili vengono massacrati nel Mississippi. Due uomini dell'F.B.I. ricevono l'incarico di scovare i responsabili. Pur mossi dagli stessi ideali antirazzisti, i due propongono metodi assai diversi: giovane, zelante e fiducioso nella legge il primo (Dafoe); più anziano, pragmatico e innovativo il secondo (Hackman), che conosce bene la gente del luogo dato che è da lì che proviene. Saranno le maniere di quest'ultimo a dare i risultati sperati dopo che il Ku Klux Klan avrà messo a ferro e fuoco le abitazioni degli uomini di colore.
Scritto da Chris Gerolmo e tratto ad un fatto di cronaca realmente accaduto, Mississippi burning è un ispirato film antirazzista ad altissima tensione, violento e coinvolgente anche se un po' schematico nel plot narrativo e discutibile nella filosofia di fondo, secondo cui si può fare rispettare la legge soltanto infrangendola. Oscar per la fotografia a Peter Biziou.

sabato 24 maggio 1997

Escoriandoli

anno: 1996       
regia: REZZA, ANTONIO & MASTRELLA, FLAVIA  
genere: grottesco  
con Antonio Rezza, Valentina Cervi, Isabella Ferrari, Claudia Gerini, Valeria Golino  
location: Italia
voto: 3  

Cresciuto sulle quinte dei teatrini della capitale e premiato già due volte al Festival di Bellaria, Rezza approda al cinema con un film che vorrebbe essere stravagante ed innovativo. Le posizioni acrobatiche in cui colloca la macchina da presa, gli assiepamenti insoliti di varia umanità e l'unica smorfia prognata che rivolge all'obiettivo per l'intero film sono troppo poco per emulare la provocatorietà sardonica di un altro film del genere, Lo zio di Brooklyn. Il confronto con il manifesto della nouvelle vague iconoclasta made in Italy firmato da Ciprì e Maresco è d'obbligo se si vuole tenere conto di una maniera nuova - ma non sempre azzeccata - di fare cinema senza raccontare una storia. In Escoriandoli gli spunti narrativi sono addirittura cinque, tutti ambientati a Roma e tutti ugualmente evanescenti. Nel primo accade di tutto durante l'orazione funebre di un giovane australiano. Nel secondo una ragazza (Valeria Golino) si innamora della prestanza, si fa per dire, del solito Rezza, piantando il convivente pantofolaio. Ma uno strano destino farà ringiovanire quest'ultimo ed incanutire il primo. Il terzo episodio racconta i sistemi di persuasione coercitiva che un istituto guidato dalla Dott.ssa Coatta (ancora Rezza) adottano nei confronti dei giovani pazienti non abbastanza allineati. L'episodio successivo vorrebbe tornare a scherzare sulla morte, narrando il cammino lento verso la signora con la falce di un uomo che non si rassegna al mancato perdono da parte di un tizio a cui ha pestato il piede in autobus. La vicenda di chiusura è quella di un giovane agorafilo al quale il corpo non obbedisce, impedendogli di raggiungere i luoghi stracolmi di gente. Si infliggerà pene corporali tali da mutilarsi al punto di restare con la sola testa. Rezza e Mastrella giocano con la morte, la malattia e l'amore ma lo spunto fregoliano è misero, gli sbadigli non si fanno attendere e l'operazione, come già era accaduto per la Guzzanti con Troppo sole, sprecata.    

martedì 13 maggio 1997

Arabesque

anno: 1966       
regia: DONEN, STANLEY   
genere: spionaggio   
con Gregory Peck, Sophia Loren, A.Bader, K.Moore           
location: Regno Unito
voto: 3   

A Londra, un paleontologo americano (Peck) viene invischiato in una trama arabescata, imperniata sull'omicidio di un diplomatico arabo. Grazie alla tempestiva traduzione di un ideogramma, il protagonista riuscirà a sventare l'azione spionistica.
Partendo dal racconto The cipher di Gordon Cotler, sceneggiato da Julian Mitchell, Stanley Price e Pierre Marton, Donen va affannosamente alla ricerca dell'effetto a tutti i costi. Così facendo, si perde in un nugolo di riprese azzardate che sfruttano moltissimo i materiali riflettenti ma che a nulla servono per risvegliare un plot narrativo confuso e poco avvincente. Peck spiritoso. La Loren, che sfoggia uno dopo l'altro i capi firmati da Christian Dior, è decisamente fuori ruolo.    

domenica 11 maggio 1997

Michael Collins

anno: 1996       
regia: JORDAN, NEIL  
genere: biografico  
con Liam Neeson, Julia Roberts, Anthony Quinn, Stephen Rea, Alan Rickman, Charles Dance          
location: Irlanda
voto: 3,5

Dall'insurrezione di Pasqua del 1916 al Trattato di Indipendenza del 1922, sette anni di storia bellica Irlandese, guidata dal patriota Michael Collins (il mediocre Liam Neeson, gratuitamente premiato a Venezia con la coppa Volpi per la migliore interpretazione) contro il predominio britannico. Ma la Storia, in altri momenti della filmografia del regista irlandese sfondo per spunti decisamente meglio riusciti (La moglie del soldato era un film incorniciato sulla vicenda rivoltosa dell'Irlanda del Nord), qui condita con eccessiva spettacolarità, con troppi elementi agiografici, raccontati in modo frammentario ed inquinati dalla vicenda privata del protagonista - impegolato in un amore con una borghesuccia (un'inutile Julia Roberts) che passa il tempo tra salotti e hotel di lusso - non ha nulla di avvincente e rischia di piacere soltanto a tre categorie di pubblico: quelli che la guerra l'hanno vissuta o sentita raccontare; quelli che vanno al cinema solo se il tasso di morti cruente è altissimo e quelli che a Venezia, da ormai troppi anni, hanno l'abitudine di decidere prima della proiezione chi saranno i vincitori, con piglio da intellettuali ibernati. La costruzione del protagonista, contrapposto all'ambizioso presidente irlandese De Valera (Rickman), mandante dell'omicidio di Collins, è semplicistica, dimentica degli aspetti meno edificanti ed eroici di questo "inventore del terrorismo". Leone d'oro a Venezia come miglior film.    

domenica 4 maggio 1997

Shining

anno: 1980   
regia: KUBRICK, STANLEY 
genere: horror 
con Jack Nicholson, Shelley Duvall, Danny Lloyd, Scatman Crothers, Anne Jackson, Tony Burton, Joe Turkel, Barry Nelson, Philip Stone 
location: Usa
voto: 10 

Accettando la proposta di fare da guardiano di un albergo deserto durante il periodo di chiusura invernale, lo scrittore Jack Torrance (Jack Nicholson) si ritira con moglie (Shelley Duvall) e figlio (Danny Lloyd) sulle montagne del Colorado, all'Overlook Hotel. Chiuso in una dimensione claustrofobica, incapace di portare a termine il romanzo che vorrebbe scrivere nella quiete del luogo, Jack si trasformerà progressivamente in un sadico intento a sterminare la propria famiglia. Ma i poteri paranormali (lo shining, cioè la "luccicanza") e l'astuzia del bambino lo metteranno nel sacco e l'orco finirà assiderato all'interno del labirinto verde dell'hotel. Tratto dal romanzo omonimo di Stephen King sceneggiato da Kubrick con Diane Johnson, Shining fornisce l'ennesima prova della versatilità del regista anglo-americano. Come già era accaduto con 2001 odissea nello spazio, anche qui l'intervento di Kubrick dà dignità ad un genere considerato minore. Il merito è tutto nella perfezione dell'opera: interpretazioni perfette, dal ghigno di Nicholson al terrore negli occhi della Duvall; musiche scelte ad hoc nel repertorio dei compositori contemporanei, con enfasi sulle dissonanze e il rumorismo; movimenti di macchina innovativi (la steadycam manovrata da Garrett Brown venne usata per la prima volta in questo film), con interminabili percorsi nei corridoi dell'albergo; agghiaccianti scene dal paranormale, come quella dove si vede una stanza inondarsi di sangue, la corsa furiosa all'interno del labirinto di siepi, la trasformazione di una giovane in vecchia sardonica e nuda negli incubi del protagonista; la cura dei dettagli e la scelta delle scenografie. Per la versione italiana sono state impiegate le voci di Giancarlo Giannini (per Nicholson) e della futura regista Livia Giampalmo (per Shelley Duvall). Entrambi eccellenti.    

sabato 3 maggio 1997

La fiamma del peccato (Double indemnity)

anno: 1944   
regia: WILDER, BILLY   
genere: noir   
con Fred MacMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson, Porter Hall, Jean Heather, Tom Powers, Byron Barr, Richard Gaines, Fortunio Bonanova, John Philliber    
location: Usa
voto: 8   

Nel '38 a Los Angeles l'agente assicurativo Walter Neff (MacMurray), irretito dalla passione per la sua cliente Phyllis (Stanwyck), decide con la donna di ucciderne il marito per poi intascare il premio assicurativo sottoscritto ad insaputa dell'uomo. Vittime della pedante sospettosità del responsabile dell'ufficio contenziosi (Robinson), i due andranno verso un vicolo cieco e Neff, dopo avere scoperto di essere la pedina di un gioco cinico di Phyllis, già autrice di un delitto ed amante di un altro uomo, sceglierà la morte per entrambi.
In un'ambientazione noir assai suggestiva, Wilder dirige splendidamente un film - tratto dal romanzo di James M.Cain (l'autore de Il postino suona sempre due volte) e sceneggiato a quattro mani con Raymond Chandler - con la precisione di un orologiaio svizzero, in cui la catena di eventi segue una logica rigorosissima. Il regista viennese scardina i consueti meccanismi del giallo, anticipando la figura del colpevole ed eliminando quella dell'eroe positivo.    

venerdì 2 maggio 1997

Le affinità elettive

anno: 1996       
regia: TAVIANI, PAOLO & VITTORIO   
genere: drammatico   
con Isabelle Huppert, Fabrizio Bentivoglio, Jean Hugues Anglade, Marie Gillain           
location: Italia
voto: 3   

Nella Toscana di inizio '800 Edoardo (Jean-Hughes Anglade) e Carlotta (Isabelle Huppert), coppia di coniugi felici, mettono alla prova la tenacia del proprio amore impegolandosi in un gioco a quattro con Ottone (Fabrizio Bentivoglio), un amico di Edoardo, e Ottilia (Marie Gillain), figlioccia di Carlotta. Guidata dalle leggi imperscrutabili che governano le "affinità elettive" della chimica, secondo le quali gli elementi si attraggono e si respingono secondo principi ignoti, la coppia si sgretola attratta dal magnetismo dei due nuovi poli. A distruggere definitivamente l'armonia matrimoniale sarà la nascita di un bambino dall'unione dei due sposi: con guizzo fantastico, la vicenda dona al pargolo il crine fulvo di Ottone ed il viso di Ottilia. Il vortice apocalittico che ne segue non mancherà di seminare altre morti, tra cui quella di Edoardo, del bambino e di Ottilia per inedia.
Con la consueta sensibilità verso il paesaggio, i Taviani offrono molte varianti al dramma di Göethe, producendo tuttavia un'opera che lascia sulle quinte le ambizioni filosofiche del romanzo, focalizzando l'attenzione sulla tragicità della vicenda e facendo della materia göethiana l'oggetto "di un'osservazione piuttosto fredda, da laboratorio" (D'Agostini). Il sapore del piatto tavianeo stavolta sa di polpettone. La voce narrante è quella di Giancarlo Giannini.