martedì 30 giugno 2015

Monicelli. La versione di Mario

anno: 2012   
regia: CANALE, MARIO * FARINA, FELICE * GIANNI, MARIO * LABATE, WILMA * MORRI, ANNAROSA
genere: documentario
con Mario Monicelli
location: Italia
voto: 6

Poco prima della sua morte suicida, avvenuta a 95 anni, Mario Monicelli accettò l'invito di rispondere alle domande di alcuni registi che ne hanno voluto ricostruire non solo la traiettoria artistica, ma anche quella umana e politica. Arrivato nelle sale (poche) a un anno di distanza dal pessimo Maestro di che!, anch'esso dedicato a Monicelli, i cinque registi esplorano altrettante dimensioni del regista viareggino, con incursioni non esattamente irrinunciabili nel privato: i matrimoni, le donne, la misoginia reale o presunta che fosse, l'anima politica perennemente collocata a sinistra, ma anche il primo lavoro come ciakista, gli oltre 60 film girati, i molti premi (Leone d'oro per La grande guerra; miglior regista al festival di Berlino in ben tre occasioni: Padri e figli, Caro Michele e Il Marchese del Grillo; David di Donatello per film come Amici miei, Un borghese piccolo piccolo, Speriamo che sia femmina e Il male oscuro, più vari altri allori), il lungo sodalizio con Steno, l'amicizia e il rapporto con Totò, lo scandalo suscitato dalle sue opere in più di un'occasione, le difficoltà nel trovare dei produttori che non storcessero il naso, le considerazioni sul mestiere del regista, sul rapporto con gli attori e sulle storie raccontate. Che poi sono sempre state la stessa, dice Monicelli: un gruppo più o meno ampio di persone male in affare che cercano di cimentarsi in un'impresa più grande di loro.
Impianto documentaristico classico e nessun guizzo analitico e interpretativo. Anche stavolta un'occasione sprecata per raccontare il più prolifico dei registi italiani.    

domenica 28 giugno 2015

Felice chi è diverso

anno: 2014   
regia: AMELIO, GIANNI
genere: documentario
con Glauco Bettera, Giorgio Bongiovanni, Mosè Bottazzi, Nicola Calì, Ciro Cascina, Francesco Cocola, Roberto David, Ninetto Davoli, John Francis Lane, Corrado Levi, Pieralberto Marchesini, Alba Montori, Claudio Mori, Fernando Nigiro, Roberto Pagliero, Paolo Poli, Lucy Salani, Aldo Sebastiani, Vittorio Gassman, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Pier Paolo Pasolini, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello
location: Italia
voto: 7

Era dal 1978, anno in cui diresse La morte al lavoro, che Gianni Amelio non firmava un documentario, il suo terzo (il primo fu La fine del gioco). E non avrebbe potuto siglare meglio questo ritorno dopo il passo falso de L'intrepido, raccogliendo le testimonianze di omosessuali, tutti molto avanti con gli anni (l'unica eccezione è il ragazzo filmato in coda al film), che ricordano la dolorosa repressione dei tempi del Fascismo e del Dopoguerra, scoperchiano l'ipocrisia dilagante negli ambienti democristiani dell'epoca (gli stessi che misero alla gogna il ministro Sullo, costringendolo al matrimonio coatto), raccontano i rapporti con madri e padri, i percorsi talora sghembi di accettazione della propria condizione di "diversi". Se le interviste, quasi sempre realizzate nel più assoluto rispetto dei testimoni, a macchina da presa ferma e senza alcuna voce fuori campo, sono raccolte con criterio mirabile e punte di estremo interesse (come quando si parla della cementificazione del linguaggio operata dalla parola gay, che da sola faceva piazza pulita delle differenze nella differenza tra i vari femminiello, ricchione, per non dire di termini come invertito, capovolto o anfibio), lasciano di stucco i materiali d'epoca. Cinegiornali e mezzi a stampa esprimevano un'incessante turlupinatura all'insegna di una scorrettezza politica che non risparmiò neppure Pasolini. Quella stessa scorrettezza che non ebbe alcuna remora nemmeno con l'attore-simbolo della Gran Bretagna, John Gielgud, incarcerato per la sua omosessualità. Dopo, a dare la croce sulle spalle degli omosessuali, sarebbe arrivato l'AIDS. Oggi per fortuna qualcosa è cambiato e il fatto questa sorta di meritevolissima contro storia dell'omosessualità sia riuscita a circolare, seppure in maniera semi-carbonara, ne è in parte la prova. Anche se a prezzo di un appiattimento sull'omologazione, come suggerisce il verso di Sandro Penna che dà il titolo al film: "Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune".    

martedì 23 giugno 2015

Banana

anno: 2015       
regia: JUBLIN, ANDREA  
genere: commedia  
con Marco Todisco, Beatrice Modica, Giselda Volodi, Giorgio Colangeli, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, Glen Blackhall, Anna Bonaiuto  
location: Italia
voto: 5,5  

Giovanni (interpretato da Marco Todisco, già visto in Febbre da fieno) - che tutti chiamano Banana per via della sua passione per i colori verdeoro del Brasile e per il suo tiro proverbiale - frequenta il primo anno delle superiori di un istituto romano, è buono, ingenuo e grassottello e crede ostinatamente nella ricerca della felicità. Che nel suo caso si incarna in Jessica (Modica), coattona più grande di lui che sfrutta l'attrazione del ragazzino per svoltare le interrogazioni ed evitare l'ennesima bocciatura.
Il film diretto dall'esordiente Andrea Jublin è un romanzo di formazione sentimentale in chiave agrodolce, privo di una vera e propria trama ma saldamente ancorato al disegno, non di rado eccessivamente macchiettistico, dei personaggi che fanno da contorno a Banana: un padre rudemente pragmatico (Imparato), una madre decisamente bruttina ma con indomabili appetiti sessuali (Volodi), una sorella (Filippi) più grande divisa tra due amori (im)possibili, una professoressa disillusa (Bonaiuto), un compagno avido e così via almanaccando. Garbato e non privo di alcune trovate riuscite e originali (su tutte, il foglietto sul quale, anno per anno, uno spasimante della sorella di Banana annota il suo amore, mostrando anche la trasformazione della grafia), il romanzo di questo novello Candide è innocuo cinema da favola, leggerissimo e un po' vacuo.    

sabato 20 giugno 2015

The fighters - Addestramento di vita (Les Combattants)

anno: 2014       
regia: CAILLEY, THOMAS   
genere: drammatico   
con Adele Haenel, Kevin Azais, Antoine Laurent, Brigitte Rouan, William Lebghil, Thibaut Berducat, Nicolas Wanczycki, Frederic Pellegeay, Steve Tientcheu, Franc Bruneau   
location: Francia
voto: 5   

Lui si chiama Arnaud (Azais) e divide con il fratello una piccola azienda di famiglia. Lei si chiama Madeleine (Haenel), è la rampolla annoiata di una famiglia ricchissima. È convinta che l'apocalisse arriverà presto e per questo è determinata a iscriversi a un corso di sopravvivenza istituito in Francia da alcuni militari. Lui la segue e i due si troveranno a vivere un'esperienza davvero estrema al di là di ogni previsione.
Romanzo sentimentale di formazione, l'opera prima di Thomas Cailley, che ha fatto incetta di premi (Label Europa cinema, SACD, Art Cinema Award, Fipresci), è soprattutto il confronto tra due caratteri opposti e invertiti, con forti elementi di mascolinità in lei e di femminilità in lui. Non manca qualche felice intuizione narrativa nonché attimi di tensione, ma il film rimane astratto e impalpabile, servito da un'inascoltabile colonna sonora a fortissimo dosaggio di elettronica.    

giovedì 18 giugno 2015

La teoria del tutto (The Theory of Everything)

anno: 2014   
regia: MARSH, JAMES
genere: biografico
con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Tom Prior, Sophie Perry, Finlay Wright-Stephens, Harry Lloyd, Alice Orr-Ewing, David Thewlis, Thomas Morrison, Michael Marcus, Gruffudd Glyn, Paul Longley, Emily Watson, Guy Oliver-Watts, Simon McBurney, Lucy Chappell, Charlotte Hope, Abigail Cruttenden, Nicholas Gerard-Martin, Brett Brown, Anthony Skrimshire, Christian McKay, Adam Godley, Nicola Sloane, Lottie Hamilton, Enzo Cilenti, Rufus Taylor, Delilah Sexton, Eileen Davies, Simon Chandler, Georg Nikoloff, Oliver Payne, Raffiella Chapman, Charlie Cox, Sam Houston, Victoria Emslie, Frank Leboeuf, Maxine Peake, Will Barton, Lucy Challenger, Nicola Victoria Buck, Stuart Benson, Andrew Bridgmont, Jamie Edwards, Jumaane Brown
location: Regno Unito
voto: 7

Stephen Hawking è ed è stato uno dei massimi astrofisici del Novecento. La sua Breve storia del tempo (pubblicata in Italia col titolo Dal Big Bang ai buchi neri) ha venduto oltre 40 milioni di copie in tutto il mondo. Ma la sua notorietà va attribuita anche alla pertinacia con cui è riuscito ad portare avanti i suoi studi e le sue ricerche a dispetto della gravissima malattia neurologica degenerativa che da tempo lo ha costretto all'immobilità quasi totale e gli ha fatto perdere l'uso della voce (si esprime attraverso un sintetizzatore vocale). A lui James Marsh, regista con la vocazione per le storie estreme (Man on wire, Project Nim) dedica questa biopic nella quale l'aspetto legato alla vita privata è nettamente preponderante su quello scientifico. La storia parte dagli anni degli studi a Cambridge e prosegue con i primi sintomi della malattia, lo sbocciare dell'amore con Jane Wilde (Jones), la donna dalla quale riuscirà ad avere tre figli nonostante la malattia, l'amicizia con Jonathan Hellyer Jones (Cox), la separazione. Sullo sfondo la ricerca accademica, il tentativo caparbio di spiegare l'origine del tempo e la sua connessione con lo spazio partendo dalla relatività einsteniana. Se nel film la scienza sembra essere tutta "infusa", costituita di intuizioni ma poco studio, colpisce invece la cornice relazionale che avvolge il protagonista: una moglie che è una specie di santa, capace di un'abnegazione totale ma anche una famiglia ipocrita e parruccona, della quale Hawking non di rado si prendeva gioco facendo ricorso a un umorismo inarginabile. Ma a colpire più di tutto è la straordinaria prova di Eddie Redmayne (finora lo si era visto in parti minori, come ne L'ombra del potere), che con un personaggio che ricorda molto da vicino quello de Lo scafandro e la farfalla restituisce una strabiliante somiglianza fisica e cinesica con il vero Hawking: una prova gigantesca, davvero impressionante, che da sola varrebbe il prezzo del biglietto di film soap-opera che, alla stregua di The imitation game - ricostruisce con stile ordinario la vita di un uomo straordinario.    

lunedì 15 giugno 2015

Berlino, la mutante

anno: 2012   
regia: DE FUSCO, ANDREA  
genere: documentario  
con Dora Albanese, Filippo La Porta  
location: Germania
voto: 7  

Ritratto architettonico, urbanistico, sociologico e artistico di una delle città più dinamiche del pianeta: Berlino. Il saggista Filippo La Porta e la scrittrice Dora Albanese ne parlano insieme ad alcuni testimoni qualificati locali, mettendo a fuoco la continua capacità di rinnovamento di questo corpo urbano pieno di cicatrici, in perenne oscillazione tra il desiderio di dimenticare e quello di ricordare, nel quale gli echi dell'Olocausto e della Guerra Fredda sono ancora vivi nella memoria dei suoi cittadini. Grazie a un corredo di immagini montate ad arte e alle osservazioni sempre pertinenti degli intervistati, in meno di un'ora il documentario - che si incardina in un progetto televisivo della RAI intitolato Fascino a Est (le altre puntate sono dedicate a Istanbul, Sarajevo e San Pietroburgo) - riesce nella difficile impresa di dare conto dell'aspetto proteiforme di questa metropoli, sempre vitalissima e percorsa da continui fremiti artistici e culturali, oltre che da una inarginabile attitudine alla metamorfosi urbanistica.    

domenica 14 giugno 2015

The Gunman

anno: 2015       
regia: MOREL, PIERRE
genere: thriller
con Sean Penn, Idris Elba, Ray Winstone, Mark Rylance, Jasmine Trinca, Peter Franzen, Javier Bardem, Daniel Westwood, Melina Matthews, Deborah Rosan, Jorge Leon Martinez
location: Gibilterra, Repubblica Democratica del Congo, Regno Unito, Spagna
voto: 6

Jim Terrier (Penn) ha sulla coscienza l'assassinio del ministro delle miniere congolese, compiuto per conto di una multinazionale collusa col governo americano e intenzionata a mettere le mani sui preziosi giacimenti dei paesi in via di sviluppo. Deciso a redimersi scavando pozzi d'acqua per gli indigeni proprio in Congo, a otto anni di distanza Jim riceve la sgradita visita del proprio passato oscuro, sotto forma di sicari decisi a fare sparire lui e tutte le prove che l'uomo ha raccolto e custodito. Da quel momento, tra Inghilterra, Spagna e Gibilterra, inizia un'implacabile caccia all'uomo.
Diretto col consueto stile muscolare da Pierre Morel (Taken), a dispetto di alcuni meriti The gunman indispettisce per tre motivi: il primo è la sovraesposizione dei bicipiti del protagonista, che sfoggia una presenza fisica invidiabile fotografata con eccesso di pose scultoree a beneficio del gentil sesso. Il secondo motivo è la presenza di Jasmine Trinca in un cast internazionale di tutto rispetto. Se non avessimo visto recitare Valeria Marini a fianco di un Alberto Sordi ormai stanco e rincoglionito in Incontri proibiti, non crederemmo ai nostri occhi e, ancor di più, alle nostre orecchie: l'attrice romana dimentica che il set di La meglio gioventù e Miele sono ormai archiviati e conserva sempre un'unica espressione accigliata, che coniuga con l'inarginabile inflessione romanesca. Infine, il messaggio contro le multinazionali doppiogiochiste e i governi corrotti sembra appiccicato a forza dalla mano che il liberal e progressista Penn ha messo sul copione, ma che non calza affatto con il resto del film, tutto tarato sull'action movie più spericolato.
Quanto al resto, il copione ripropone il modello del castigamatti attempato con qualche accento à la Jason Bourne, in linea con gli stilemi della scuola Luc Besson, condito con scene truculente e qualche impennata, come nel montaggio della sparatoria durante la corrida.    

sabato 13 giugno 2015

The Salvation

anno: 2014       
regia: LEVRING, KRISTIAN  
genere: western  
con Mads Mikkelsen, Eva Green, Eric Cantona, Mikael Persbrandt, Douglas Henshall, Michael Raymond-James, Jeffrey Dean Morgan, Jonathan Pryce, Alexander Arnold  
location: Usa
voto: 7  

Dopo 7 anni Jon (Mikkelsen) rivede finalmente sua moglie e suo figlio, che lo hanno raggiunto in America dalla Danimarca. L'ebbrezza di ritrovarsi dura poco: sulla diligenza che li sta portando a Black Creek due balordi ammazzano il ragazzo e stuprano la moglie. Jon li insegue a piedi nottetempo e li uccide. Peccato che uno dei due sia il fratello di Delarue (Morgan), che a Black Creek fa il bello e il cattivo tempo mentre tresca con l'amministrazione cittadina per comprare case e terreni a quattro soldi dopo avere fiutato l'affare del petrolio (ottime al proposito le immagini sui titoli di coda). Costretto a misurarsi con l'omertà e la codardia dei suoi compaesani timorati da Delarue, Jon si trasformerà in un implacabile angelo sterminatore.
Nel vedere The salvation (ennesimo colpo d'ala dell'intramontabile genere western dopo Django Unchained, Il grinta, Appaloosa, Quel treno per Yuma, L'assassinio di Jesse James, Le tre sepolture e Terra di confine, solo per citare le prove d'autore dell'ultimo decennio) è quasi impossibile non tornare con la memoria a Lo straniero senza nome di Clint Eastwood. Quando la trama è tanto somigliante, la differenza la fanno l'efficacia della messa in scena, le scelte di regia e la prova degli attori. Qui, oltre a qualche colpo di scena ben assestato e a una sceneggiatura capace di interiorizzare efficacemente i caratteri, questi elementi ci sono tutti, a cominciare dalla faccia bella, torva e cristologica di Mads Mikkelsen, anima buona che si trasforma in un implacabile giustiziere capace di tutto pur di vendicarsi.    

mercoledì 10 giugno 2015

Fuoristrada

anno: 2013   
regia: AMORUSO, ELISA
genere: documentario
con Giuseppe Della Pelle (Beatrice), Mariaoara Dadiloveanu, Daniele Acciobanidei, Mario Tollardo, Velvessa e Mirko
location: Italia
voto: 6,5

Meccanico, pilota di rally, due baffoni degni di Super Mario, Pino a un certo punto della sua vita incontra Marioara, badante rumena con figlio al seguito. I due si innamorano ma il giorno delle nozze Pino è diventato Beatrice e indossa anche lui, alla stregua della sua compagna, un abito rosa, in barba alla refrattarietà del messo comunale. Fuoristrada è il documentario che racconta senza alcuna pruderie e senza ambizioni da pamphlet un caso di transessualità, fotografandone soprattutto la dimensione sociale, quella legata all'accettazione di questa trasformazione radicale da parte di Pino/Bea, alle perplessità dell'anziana madre, all'amorevole comprensione di una compagna capace di rimanere tale anche dinanzi al cambio (senza operazione) di sesso. A fare da sfondo al ritratto di questo connubio felice tra personaggi che ispirano una grande simpatia e autenticità c'è la Roma proletaria delle borgate, molto più aperta e umana di quella che i media ci propongono come sempre pronta a dare la caccia al diverso.    

martedì 9 giugno 2015

Pink Floyd - The story of "Wish you were here"

anno: 2012   
regia: EDGINTON, JOHN
genere: documentario
con Joe Boyd, Venetta Fields, Jill Furmanovsky, David Gilmour, Roy Harper, Brian Humphries, Peter Jenner, Nick Kent, Nick Mason, Aubrey Powell, Ronnie Rondell Jr., Gerald Scarfe, Storm Thorgerson, Roger Waters, Richard Wright
location: Regno Unito
voto: 7

Nel 1973 il successo ottenuto con The dark side of the moon fu di tale portata che per i Pink Floyd si pose il problema di come proseguire per quella strada senza compiere passi falsi. Due anni dopo, partendo da qualche fraseggio alla chitarra di David Gilmour e dalla memoria del fondatore del gruppo - Syd Barrett, ormai perso nella sua deriva lisergica - i quattro diedero vita a Wish you were here. Sarà per quel suo mood che sta tra il malinconico e l'arrabbiato, per me quel disco del 1975 rimane la loro opera migliore, perfetta, sublime, una pietra miliare dell'intera storia del rock. A quasi quarant'anni di distanza arriva questo documentario che ne racconta la genesi a tutto tondo: dai rapporti, non sempre distesi, tra i quattro membri del gruppo, alla critica che li attaccò ferocemente durante la tournée del 1974, in cui cominciarono a presentare sul palco i pezzi che sarebbero entrati sul'album, fino ai dettagli, interessantissimi, relativi all'immortale immagine di copertina (per l'uomo che prende fuoco venne reclutato uno stuntman; oggi si farebbe tutto con Photoshop), all'ingaggio delle coriste, alle animazioni che accompagnarono l'opera, alla voce di Roy Harper prestata per Have a cigar. Il clou della leggenda fu la fantasmatica apparizione negli Abbey Studios di Londra proprio di Syd Barrett, talmente trasformato nel corpo e nel volto da risultare quasi irriconoscibile. Brano per brano, immagine per immagine, una ricostruzione efficacissima di come quell'album seminale sui temi della memoria dell'amico perduto, dell'assenza e del senso di fagocitazione provocato dall'industria discografica arrivò a compimento, che fa di questo documentario un prodotto davvero ottimo nel suo genere.

Vuoi vedere questo documentario? lo trovi qui.

domenica 7 giugno 2015

Il segreto del suo volto (Phoenix)

anno: 2014       
regia: PETZOLD, CHRISTIAN
genere: drammatico
con Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf, Trystan Putter, Michael Maertens, Imogen Kogge, Felix Romer, Uwe Preuss, Valerie Koch, Eva Bay, Jeff Burrell, Nikola Kastner, Max Hopp, Megay Gay, Kirsten Block, Frank Seppeler, Daniela Holtz, Kahtrin Wehlisch, Michael Wenninger, Claudia Geisler
location: Germania
voto: 6

Tornata sfigurata dal lager di Auschwitz, Nelly (Hoss) si sottopone a una delicata operazione al volto che le cambia leggermente i connotati. Dopo essersi ripresa, si mette alla ricerca del marito (Zehrfeld), perso in occasione della deportazione. L'uomo non la riconosce e, convinto che  nel frattempo la moglie sia morta, ingaggia la donna perché impersoni Nelly, in modo da potersi spartire con lei il lauto patrimonio. Lei, innamorata, sta al gioco, senza mai rivelare la sua identità.
Stavolta La donna che visse due volte, che ha innegabilmente influenzato il film di Christian Petzold (peraltro ispirato al romanzo Le retour des cendres di Hubert Monteilhet), non è mossa da alcuna avidità e ha la fisionomia di Nina Hoss, stella del cinema tedesco, già protagonista de La scelta di Barbara. Cinema dalla struttura assai classica, interamente giocato sui chiaroscuri dell'interpretazione della protagonista, ma con diversi buchi di sceneggiatura, clamorose incongruenze logiche e alcuni personaggi sfocati, a cominciare da quello di Lene (Kunzendorf), l'amica di Nelly che le rimane accanto nell'attesa di una resurrezione che evoca metaforicamente la fenice, come il locale nel quale Nelly si esibiva prima della guerra e nel quale si consuma il memorabile finale.    

sabato 6 giugno 2015

La donna che visse due volte (Vertigo)

anno: 1958   
regia: HITCHCOCK, ALFRED   
genere: giallo   
con James Stewart, Kim Novak, Barbara Bel Geddes, Tom Helmore, Henry Jones, Raymond Bailey, Ellen Corby, Konstantin Shayne, Lee Patrick, Paul Bryar   
location: Usa
voto: 8   

Un poliziotto in pensione (Stewart) che soffre di vertigini viene reclutato da un amico (Helmore) per pedinare la moglie (Novak), che ha tendenze suicide. La donna manifesta comportamenti misteriosi e un imperscrutabile legame con una trisavola morta suicida. Cupido si infila tra la donna e il suo pedinatore, ma la storia imbocca una via imprevista.
Considerato come uno dei capolavori del cinema mondiale di tutti i tempi, Vertigo manifesta la sublime arte del Maestro Hitchcock nel creare una suspense senza cedimenti in un racconto che sfrutta a meraviglia il tema del doppio, facendo ricorso a un uso inedito della macchina da presa fino a quell'epoca, come nello zoom con carrello all'indietro della scena madre del campanile.

giovedì 4 giugno 2015

Femen - L'Ucraina non è in vendita (Ukraine Is Not a Brothel)

anno: 2014       
regia: GREEN, KITTY  
genere: documentario  
con Inna Shevchenko, Sasha Shevchenko, Anna Hutsol, Oksana Shachko  
location: Ucraina
voto: 2  

Dal 2008 le Femen, un gruppo di ragazze ucraine, manifesta contro il turismo sessuale e lo sfruttamento dell'immagine delle donne attraverso coreografie in topless. Queste amazzoni quasi tutte altissime e assai magre cercano di riposizionare l'iconografia femminile in un quadro antimachista e contro il regime dispotico di un Paese che, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, a partire dagli anni '90 ha fatto registrare una situazione economica drammatica che ha indotto molte donne alla prostituzione.
La maggior parte dei sit in delle Femen si svolgono a Kiev, ma non sono mancate manifestazioni in Turchia, contro Erdogan e il regime islamico, né contro quel puttaniere di Berlusconi. La scena è quasi sempre la stessa: loro si presentano in piazza a seno nudo e con dei cartelloni che riportano alcuni slogan elementari e i poliziotti - generalmente in rapporto di 6/7 uomini contro una donna - le ammanettano e le caricano sul blindato. Colpiscono due aspetti di queste manifestazioni: il fatto che tutto sembri terribilmente posticcio, un copione sempre identico a sé stesso che per ottenere la giusta risonanza mediatica fa ricorso al nudo, incoraggiando così il pregiudizio di quella parte di popolazione che già le addita come prostitute. Ma il fenomeno più contraddittorio è un altro: dietro tutto questo c'è un uomo, un tale Victor, l'ideologo che le manette ai polsi non sa neppure cosa siano. Lui orchestra; loro - a quasi totale digiuno da qualsiasi idea di femminismo - eseguono. Dire che il documentario è rozzo è un eufemismo. Si concentra sulle interviste a 4 delle maggiori esponenti delle Femen, raccoglie pochissime immagini di repertorio - nelle quali colpisce il fatto che le loro irruzioni in pubblico siano annunciate con tale anticipo che puntualmente è presente uno stuolo di fotografi, nemmeno fossimo alla Croisette -, non documenta, non ricostruisce, non spiega. E alle Femen, dotate di tante buone intenzioni, rende un pessimo servizio, restituendo l'idea di un gruppetto di fanatiche teatranti.    

martedì 2 giugno 2015

Il volo della fenice

anno: 1966       
regia: ALDRICH, ROBERT  
genere: avventura  
con James Stewart, Richard Attenborough, Peter Finch, Hardy Krüger, Ernest Borgnine, Ian Bannen, Ronald Fraser, Christian Marquand, Dan Duryea, George Kennedy, Gabriele Tinti, Alex Montoya, Peter Bravos, William Aldrich, Barrie Chase  
location: Libia, Usa
voto: 6  

A causa di una tempesta di sabbia, un aereo appartenente a una società petrolifera americana è costretto a un atterraggio di fortuna nel deserto libico. La scarsità di acqua e di viveri mettono ben presto i superstiti in una condizione di tensione. La corda si tende soprattutto tra il pilota (Stewart) e un progettista di aerei modello (Krüger) che vorrebbe creare sul posto un secondo velivolo dai resti di quello che si è schiantato, proprio come la fenice che risorse dalle sue stesse ceneri. Tra pericoli, mosse incaute e inevitabili perdite, il gruppo di soli uomini si mette al lavoro nella speranza di poter lasciare il prima possibile un luogo tanto ostile.
Disaster movie in chiave psicologica, dove a contare sono quasi esclusivamente le dinamiche relazionali (in primis, l'ardimento del pilota contro la tecnica del progfettista) che si instaurano tra i dispersi del deserto. Qualche carattere sembra francamente troppo caricaturale, ma nel complesso lo script funziona e cresce con l'incedere del film.