domenica 30 dicembre 2007

La vita segreta delle parole (La vida secreta de las palabras)

anno: 2005   
regia: COIXET, ISABEL  
genere: drammatico  
con Sarah Polley, Tim Robbins, Javier Cámara, Eddie Marsan, Steven Mackintosh, Julie Christie, Danny Cunningham, Daniel Mays, Emmanuel Idowu, Sverre Anker Ousdal, Dean Lennox Kelly, Reg Wilson, Leonor Watling    
location: Spagna
voto: 6  

Hanna (Polley) è un'operaia modello: da anni non prende un giorno di ferie, non si ammala, fa benissimo il suo lavoro in fabbrica. La direzione la invita a prendersi una pausa, non fosse altro che per ragioni di equilibrio sindacale. Refrattaria a qualsiasi tipo di divertimento e relax, Hanna non trova di meglio che recuperare le sue competenze da infermiera per assistere un ustionato grave (Robbins) bloccato in una piattaforma petrolifera in mezzo all'Atlantico. Con lei ci sono soltanto uomini che vogliono dimenticare il passato, come d'altronde lei stessa.
La formula scelta dalla regista iberica è ancora quella del precedente, struggente e magnifico La mia vita senza me: un racconto sul dolore come esperienza "necessaria", sostenuto dalla prova intensissima di Sarah Polley. Se in quel film la corsa verso esperienze mai fatte era l'ultimo anelito di vita della protagonista, qui il tema viene rovesciato nel suo contrario, quello dell'oblio. Oblio di una guerra, quella dei Balcani, che è difficile raccontare per le sue atrocità, far transitare le parole dal cervello alla gola. È da quella guerra troppo in fretta è stata dimenticata che proviene Hanna. Diretto senza virtuosismi ma con accenti d'autore molto personali (l'ambientazione è del tutto inedita) e qualche tocco naïf (l'oca che starnazza sulla piattaforma, il karaoke di due tecnici diventati amanti), il film è vagamente oleografico nella prima parte ed è eccessivamente esplicativo in quella finale. Magnifica la colonna sonora, impreziosita dalle canzoni di Tom Waits, Antony and the Johnsons, David Byrne e Paolo Conte.    

domenica 23 dicembre 2007

Il labirinto del fauno (El laberinto del fauno)

anno: 2006   
regia: DEL TORO, GUILLERMO   
genere: horror   
con Sergi López, Maribel Verdú, Ivana Baquero, Álex Angulo, Ariadna Gil, Doug Jones, Eusebio Lazaro, Paco Vidal, Federico Luppi, Roger Casamajor, Manolo Solo, César Vea, Sebastián Haro, Ivan Massagué, Chema Ruiz, Milo Taboada, Mina Lira    
location: Spagna
voto: 4   

Nella Spagna del '44 un capitano del generale Franco (Lopez) sta dando la caccia ai ribelli. L'uomo ha da poco sposato una giovane vedova che ha una figlia appassionata di letteratura fantasy. La bambina (Baquero) ha sviluppato una forte immaginazione che la porta a inventarsi un mondo popolato da fauni, fate e rospi giganti. Nel frattempo, nella fattoria che ospita il capitano e la sua legione, qualcuno sta covando una feroce riscossa contro il sadismo dell'uomo.
Con due film al prezzo di uno, Del Toro firma un'opera magniloquente, patinata, con accessi di violenza belluina e una dose di cerebralità fuori luogo. Oscar 2007 per la migliore fotografia, la scenografia (che sembra intercettare certe suggestioni di Goya) e il trucco (David Marti e Montse Ribe).

lunedì 17 dicembre 2007

28 giorni dopo (28 days later)

anno: 2003   
regia: BOYLE, DANNY 
genere: horror 
con Cillian Murphy, Naomie Harris, Megan Burns, Brendan Gleeson, Christopher Eccleston, Alex Palmer, Bindu De Stoppani, Jukka Hiltunen, David Schneider, Noah Huntley, Christopher Dunne, Emma Hitching, Alexander Delamere, Kim McGarrity, Luke Mably, Stuart McQuarrie, Ricci Harnett, Toby Sedgwick, Adrian Christopher, Nick Ewans, Paul Kasey, Nicholas James Lewis, Tristan Matthiae, Joelle Simpson, Steen Young, Marvin Campbell, Sanjay Ramburuth, Ray Panthaki, Junior Laniyan, Leo Bill, Al Strokes, Jeff Rann, Jenni Lush, Sebastian Knapp, Terry John, Richard Dwyer, Justin Hackney 
location: Regno Unito
voto: 6

L'intera Inghilterra viene contagiata dalla rabbia. Il contagio è avvenuto perchè un gruppo di animalisti, nel tentativo di liberare alcune scimmie chiuse nelle gabbie di un laboratorio, ha provocato la fuga degli animali che avevano la rabbia. Il virus si trasmette all'uomo, le città vengono evacuate, si combatte una lotta per la sopravvivenza e quattro sopravvissuti, poi ridotti a tre, sperano di trovare rifugio presso un presidio militare. Ma le cose si complicano e l'assalto degli appestati dalla rabbia non danno tregua.
B-movie in chiave horror con tanto di zombie e scene splatter, il film tratto dal romanzo di Alex Garland è un thriller apocalittico che trova nella messa in scena il suo risultato migliore: il risveglio del protagonista in una Londra deserta e spettrale è efficacissimo, come lo sono le scene da penuria tecnologica e di "spesa proletaria" nel supermercato deserto. Ma la trama - sulla quale si innesta la guerra di tutti contro tutti come ne Il signore delle mosche e lo scenario apocalittico de Il villaggio dei dannati - procede sui binari di un film d'orrore piuttosto convenzionale. Audio da sala di qualità eccellente    

mercoledì 12 dicembre 2007

Pater familias

anno: 2003   
regia: PATIERNO, FRANCESCO   
genere: drammatico   
con Domenico Balsamo, Luigi Jacuzio, Federica Bonavolontà, Francesco Pirozzi, Sergio Solli, Marina Suma, Ernesto Mahieux, Italo Celoro, Cristiana Liguori, Pasquale Russo, Antonella Migliore, Michelangelo Dalisi, Paolo Oliva, Carlo Triola, Francesco Di Leva, Nando Triola, Maria Laura Rondanini, Antonio Pennarella   
location: Italia
voto: 4   

Durante una licenza premio ricevuta dal carcere di Secondigliano dove è detenuto, Matteo (Balsamo) torna a Casoria, il paesino dell'hinterland napoletano dove è cresciuto, dove ha visto morire diversi amici e dove sta organizzando la fuga di Rosa (Bonavolontà), costretta a un matrimonio riparatore.
Raccontato con una diffrazione temporale che viene completamente sgretolata in fase di montaggio, il film dell'esordiente Francesco Patierno - tratto liberamente da un libro di Massimo Cacciapuoti - rappresenta un'analisi lucida, asciutta e semi documentaristica della società patriarcale. La realtà degradata di Casoria assurge a emblema dell'intero meridione italiano, con i padri e poi i fratelli a dettare legge dentro casa, secondo le più viete regole sessiste. Patierno non fa sconti e lo stile iperrealista delle riprese rende ancora più duro il racconto: in una rappresentazione della violenza che non è mai compiaciuta, volano bicchieri e colpi di scopa, si spara e si arriva allo stupro incestuoso. Gli intenti sono di tutto rispetto ma a pesare sulla riuscita del film è soprattutto la formazione del giovane regista: l'estetica da videoclip applicata a un film crudo e realista come Pater familias produce un cortocircuito narrativo, una frammentazione del racconto tutta a favore della destrutturazione virtuosistica del montaggio. Contiene Extra    

mercoledì 5 dicembre 2007

Nella valle di Elah (In the Valley of Elah)

anno: 2007       
regia: HAGGIS, PAUL  
genere: drammatico  
con Tommy Lee Jones, Charlize Theron, James Franco, Susan Sarandon, Josh Brolin, Jonathan Tucker, Jason Patric, Frances Fisher, Rick Gonzalez, Barry Corbin, Brad William Henke, Wayne Duvall, Brent Briscoe, Kathy Lamkin    
location: Usa
voto: 6  

Hank Deerfield (Jones) è un veterano del Vietnam, un sergente a riposo e un patriota devoto alla causa americana. Le sue certezze cominciano a vacillare da quando si mette alla ricerca del suo secondogenito, appena rientrato dalla guerra in Iraq e approdato a una base militare del New Mexico. Il ragazzo sembra essersi volatilizzato, il padre lo cerca, la polizia locale non vuole grane, una poliziotta mobbizzata (Theron) lo aiuta e del ragazzo non vengono ritrovati che i resti carbonizzati a pochi passi dallo stesso campo militare. Si pensa a un regolamento di conti per questioni di droga, ma la verità che Hank dovrà ingoiare sarà ben più amara.
Scritto e diretto da Paul Haggis, già premio Oscar per Crash, Nella valle di Elah dice lapidariamente la sua sulla "guerra giusta" e l'intervento americano in Vietnam. Programmatico fin dal titolo - che ci riporta al luogo dove Davide sconfisse Golia e diede la vittoria agli israeliti contro i filistei, ma soltanto a seguito del sacrificio di una miriade di altri giovani - Nella valle di Elah era stato scritto per Eastwood, che ne avrebbe probabilmente ricavato l'ennesimo capolavoro. Nelle mani di Haggis il film risente di un eccesso di scrittura, di un sovradosaggio narrativo, di uno schematismo di fondo che lasciano aleggiare sull'opera una certa freddezza. A riscaldare i cuori ci pensano le rughe di una delle facce più belle del cinema made in Usa, quella di un Tommy lee Jones capace dell'ennesima prova da gigante, di un autentico saggio di recitazione.    

lunedì 3 dicembre 2007

Rosso come il cielo

anno: 2005   
regia: BORTONE, CRISTIANO 
genere: drammatico 
con Luca Capriotti, Paolo Sassanelli, Marco Cocci, Simone Colombari, Rosanna Gentili, Norman Mozzato, Patrizia La fonte, Clotidle De Spirito, Francesca Maturanza, Simone Gullì, Andrea Gussoni, Michele Iorio, Francesco Campobasso, Alessandro Fiori 
location: Italia
voto: 9

Nel 1971 il piccolo Mirco (Capriotti), un ragazzino curioso e sveglio che vive in un paesino della Toscana, ha un brutto incidente domestico e perde la vista. Per fargli continuare gli studi in un'epoca in cui i non vedenti non erano ammessi nelle scuole "normali", i genitori lo mandano in un collegio di Genova gestito da suore e diretto da un uomo ottuso e conformista. Sarà don Giulio (Sassanelli) ad accorgersi dello straordinario talento e delle capacità di Mirko, che anni dopo lo porteranno a diventare uno dei più affermati montatori del suono del cinema italiano.
Dopo il frivolo e velleitario Sono positivo, Bortone firma un film - co-sceneggiato con Paolo Sassanelli, Monica Capelli e Mirco Mencacci - ispirato proprio alla verta storia di quest'ultimo. Il lirismo palpabile, l'assenza di fronzoli, la perfetta direzione degli attori - dei ragazzi ciechi davvero straordinari - e la ricostruzione realistica degli ambienti fanno di questa fiaba delicata un autentico gioiello di pura poesia cinematografica. Vincitore del David giovani 2007.

domenica 2 dicembre 2007

Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu

anno: 2007   
regia: TURCO, MARCO
genere: biografico
con Claudio Santamaria, Laura Chiatti, Kasia Smutniak, Thomas Trabacchi, Vitalba Andrea, Ivano De Matteo, Giorgio Caputo, Mia Benedetta, David Brandon, Rosita Celentano, Francesca Antonelli, Emanuela Aurizi, Serafino Fuscagni, Roberta Rovelli, Leonardo Maddalena, Marta Iacopini, Francesco Apolloni, Giorgio Colangeli, Nicola Di Pinto, Ninetto Davoli, Andrea Rivera    
location: Italia
voto: 8

Negli anni '70 Rino Gaetano fu l'unica, straordinaria voce anarchica del panorama musicale italiano, distante tanto dalla canzone commerciale quanto dalle frange del cantautorato più impegnato. Poeta dadaista, ironico e sarcastico, originario di Crotone ma vissuto a Roma dall'età di 11 anni, Rino Gaetano nella sua musica frullava insieme impegno e contestazione, Majakowskij e il teatro assurdo di Godot e Yonesco, nonsense, imprevedibilità e tormentoni, Buscaglione e Petrolini, iconoclastica e divertissement, espressioni popolari e lingua colta. Tutto questo è raccontato nel bel film che Marco Turco ha girato per Rai Uno, in un'opera che mette a fuoco i tormento del personaggio, il suo essere troppo in anticipo sui tempi, i problemi sentimentali legati ai due grandi amori della sua vita, il rapporto con il manager dei primi tempi (Mecocci, che nel film diventa Cerioni, impersonato da un ottimo Giorgio Colangeli), quelli col padre (Di Pinto), un portinaio  autoritario e all'antica, l'incapacità di reggere il successo e di tenere testa ai boss della RCA, la multinazionale del disco che fu anche la responsabile della sua depressione e del rapporto sempre più intenso con la bottiglia. Claudio Santamaria, con un'interpretazione da Oscar che fa il paio con quella del Johnny Cash interpretato da Joacquin Phoenix in Quando l'amore brucia l'anima, dà voce, corpo e anima a quell'artista immenso e tormentato. Con un cast di prim'oirdine e una serie di personaggi di contorno ben definiti, la biopic su Rino Gaetano si eleva di molto sulla media delle produzioni televisive. Certi clichè degli anni '70 che sfiorano la caricatura sono il punto debole di un film con un solido impianto narrativo sulla vita di un genio della musica scomparso in un incidente stradale a soli 31 anni, nel 1981, e già ricordato nei titoli di film come Il cielo è sempre più blu e Mio fratello è figlio unico.    

mercoledì 28 novembre 2007

Saturno contro

anno: 2007   
regia: OZPETEK, FERZAN
genere: drammatico
con Stefano Accorsi, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, Ambra Angiolini, Serra Yilmaz, Ennio Fantastichini, Isabella Ferrari, Filippo Timi, Michelangelo Tommaso, Milena Vukotic, Luigi Diberti, Lunetta Savino, Benedetta Gargari, Gabriele Paolino
location: Italia
voto: 4

Saturno contro significa che la sfiga ti perseguita. Il titolo in chiave di oroscopo è la massima espressione intellettuale rintracciabile nel film di Ozpetek, che racconta la più banale delle storie: un ragazzo omosessuale (Argentero) schiatta all'improvviso; il suo compagno (Favino) soffre; gli amici lo sostengono.
Per raccontare questa trama spicciola il regista turco impiega un'ora e quaranta durante la quale concentra la summa dei luoghi comuni con cui aveva infarcito i suoi film precedenti: gli uomini 'so tutti froci (quanto sono lontani i capolavori sul tema dell'omosessualità come Che mi dici di Willy? o Festa per il compleanno del caro amico Harold); la verità non si sa da che parte stia; tutti si tradiscono con tutti ma insieme fanno una bella comitiva di adolescenti cresciutelli. Le ambientazioni sono quelle consuete da agiata borghesia romana. Che il film non possa andare da nessuna parte lo si capisce fin dalle prime battute: voce off per spiegare la storia, andirivieni a tavola da parte dell'intera compagnia di (falsi) sodali (come ne Le fate ignoranti), scarto eccessivo nella recitazione, con Fantastichini e Buy capaci di numeri impressionanti e Luca "Grande Fratello" Argentero, Ambra "Non è la Rai" Angiolini e Serra "prezzemolo" Yilmaz praticamente imbalsamati. Sul film di uno dei registi italiani più sopravvalutati di sempre aleggia un'atmosfera solenne, con la musica che enfatizza atmosfere saturnine e con dialoghi che sembrano presi di peso da una riunione di autocoscienza. Un grande freddo all'amatriciana che cerca in tutti i modi di far vibrare le corde delle emozioni. Nastro d'argento 2007 per miglior sceneggiatura, attrice protagonista (Margherita Buy, premiata anche per Il caimano), attrice non protagonista (Ambra Angiolini) e canzone originale.
David di Donatello 2007 come migliore attrice non protagonista (Ambra Angiolini, ex aequo con Angela Finocchiaro).    

domenica 25 novembre 2007

Cronaca di una fuga

anno: 2006   
regia: CAETANO, ISRAEL ADRIAN  
genere: drammatico  
con Rodrigo De La Serna, Nazareno Casero, Pablo Echarri, Lautaro Delgado, Matías Marmorato, Martín Urruty, Julian Krakov, Pacho Guerty, Ruben Noceda, Erasmo Olivera, Alfonso Tort, Rito Fernandez, Daniel Dibiase, Guillermo de la Vega, Daniel Cuparo, Andres Chinello, Alfredo Castellani, Enrico Caetano, Cesar Albarracin, Leonardo Bargiga, Micaela Vazquez, Daniel Valenzuela, Pablo Urruty, Silvia Ribe, Pablo Ribba, Leonardo Ramirez, Susana Pampin, Diego Alonso  
location: Argentina
voto: 7,5

Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri, viene recluso in una casa e tenuto in cattività in condizioni disumane per oltre 4 mesi, fino a quando, insieme ad altri tre compagni, non decide di fuggire.
Come accade da tempo nei paesi del'Est europeo, anche l'Argentina sta cominciando a guardare ai propri scheletri nell'armadio, trovandoli pieni zeppi di orrori. Se gli esuli già da tempo denunciano una porzione di storia orribile (Bechis, Solanas), anche i più giovani cominciano a rovistare negli archivi di stato trovando tante belle sorprese. Mentre il mondo apprezzava le gesta di Kempes e compagni, che nei mondiali di calcio scippavano il titolo all'Olanda, i generali erano impegnati a soffocare ogni palpito democratico: torture, desaparecidos, violenza psicologiche di ogni genere, crimini contro l'umanità sono solo parte dell'inventario che il regime militare argentino produsse in quegli anni. Il film ha un andamento, per l'appunto cronachistico: la regia dell'uruguayano Caetano (in Argentina soltanto dal 1985) è convenzionale, i colori desaturati in tonalità verde ocra enfatizzano il luogo desolanti della prigionia, i corpi perennemente umidi e martoriati, le unghie incrostate, le barbe incolte rendono iperrealistici e tangibili i sistemi usati nel centro clandestino di detenzione.    

sabato 24 novembre 2007

Amando Maradona

anno: 2005   
regia: VAZQUEZ, JAVIER 
genere: documentario 
con Diego Armando Maradona 
location: Argentina
voto: 3

Agiografico fin dal titolo, Amando Maradona è un videoclip camuffato da documentario che racconta le bizzarrie che tifosi e simpatizzanti sono stati capaci di attuare in tutto il mondo in nome del leggendario calciatore. Passano in rassegna i tatuaggi con l'effige del campione, le canzoni su di lui, i ricordi di chi lo ha conosciuto. Il tutto inframmezzato convulsivamente e senza alcun criterio con immagini di repertorio e un'intervista al diretto interessato, più imbolsito che mai. Il regista compie un'operazione parassitaria, mettendo in bella mostra i drammi di Maradona (la droga, l'esclusione dal mondiale del 1994, i problemi di salute col ricovero a Cuba) per dare fondo a un tecnicismo registico fine a sé stesso: montaggio frenetico, scansione narrativa sfilacciata e una confezione davvero pacchiana.    

giovedì 22 novembre 2007

La dignità degli ultimi (La dignidad de los nadies)

anno: 2005   
regia: SOLANAS, FERNANDO EZEQUIEL  
genere: documentario  
location: Argentina
voto: 8,5

Un anno dopo il Diario del saccheggio, il viaggio di Fernando Solanas nella storia recente dell'Argentina continua con una serie di istantanee che mettono perfettamente a fuoco la forza di volontà e la dignità di persone che, a dispetto delle innumerevoli avversità, hanno saputo riscattarsi. I diversi capitoli di questo secondo, struggente documentario - parte di una memorabile trilogia - annoverano personaggi stupefacenti: c'è il pony express appassionato di letteratura, capace di macinare 100 chilometri al giorno pur di saziare la sua fame di libri; c'è un cinquantenne che pur di andare a insegnare a ragazzini poverissimi intraprende ogni giorno 5 ore di viaggio; ci sono i gestori di una mensa per i poveri; una famiglia con una miriade di figli che sbarca il lunario raccogliendo oggetti con un carretto; ci sono i medici e il personale di un ospedale modello; ci sono le Madres che si oppongono alla vendita forzata dei terreni che loro stesse hanno coltivato per una vita e c'è una fabbrica autogestita. Sullo sfondo di questo paesaggio umano poverissimo ma eccezionalmente pieno di dignità c'è l'altra Argentina, quella di Duhalde e di Kirchner, quella delle repressioni feroci nei confronti dei manifestanti, roba da far sembrare il G8 di Genova un allegro pic nic domenicale. C'è l'intollerabile boria dei magistrati, l'intreccio sfacciato tra mafia, polizia e governo, i problemi assurdi creati da una burocrazia bolsa, che rendono a volte persino impossibile seppellire i morti.
Meno riuscito del precedente sul piano formale, La dignità degli ultimi getta uno sguardo lucidissimo, sfrondato da qualsiasi retorica, su un'umanità costretta a condizioni estreme. Un film pedagogico, morale, imperdibile.    

lunedì 19 novembre 2007

Diario del saccheggio (Memoria del saqueo)

anno: 2004   
regia: SOLANAS, FERNANDO EZEQUIEL  
genere: documentario  
location: Argentina
voto: 9

Dopo la feroce dittatura degli anni '70 e la discutibile gestione del presidente Alfonsin, negli anni '90 l'Argentina fu portata sul baratro dal doppio mandato presidenziale di Menem. Nel primo film di una trilogia dedicata alla tragedia miscosciuta di un popolo passato dal ruolo guida dell'intero Sudamerica negli anni '60 (quando erano gli italiani a migrare) alla dipendenza dal Fondo Monetario Internazionale, Solanas ricostruisce quegli anni terribili, non ancora del tutto accantonati. Gli strumenti di regia sono le interviste alla gente comune, i pareri esperti, le testimonianze d'epoca, le immagini di repertorio, il montaggio efficacissimo costruito su una scansione in dieci capitoli, le carrellate con la steadycam nei faraonici palazzi del potere. I contenuti sono pari a quelli della più scottante delle inchieste di un Michael Moore in versione gaucho: la crisi che sfociò - dopo una serie di altre manifestazioni a getto continuo - nella oceanica rivolta spontanea del dicembre del 2001 (che costrinse il presidente De La Rua, successore di Menem, alle dimissioni) ha radici che affondano nel passato coloniale del paese. Si parte da accordi stipulati con gli Stati Uniti nel 1922 e si arriva, passando per gli anni terribili della dittatura militare e dei desaparecidos, al saccheggio dei beni dello stato in nome del neo-liberismo e della globalizzazione. Con l'illusione di ridurre l'inflazione equiparando il peso al dollaro, Memen diede inizio a una vendita a prezzi stracciati delle principali industrie nazionali: quella telefonica, quella petrolifera e quella elettrica. Risultato: tasso di interesse al 50% annuo, debito estero schizzato a 130 miliardi di dollari, disoccupazione al 20%, allargamento della forbice tra una minoranza di ricchi e una maggioranza di indigenti. Effetti collaterali: mafiocrazia, arricchimento delle banche private, traffico di armi, repressioni durissime contro la popolazione. Il tutto reso possibile da un uso scaltro del potere mediatico, dalla connivenza dei sindacati e dal sostegno (interessantissimo) degli Stati Uniti (in Patagonia c'è uno dei giacimenti petroliferi più grandi del mondo, svenduto ai privati a 1/10 del prezzo indicato da una commissione esperta). Solanas evita il vittimismo, dirige con assoluta sobrietà un documentario durissimo che vuole farsi memoria e lascia parlare soprattutto le immagini: che sono quelle di folle immense e disperate, dei piqueteros arrabbiati, dei risparmiatori ingannati, dei bambini delle favelas che rovistano nell'immondizia, delle Madres che durante le marce e la manifestazioni urlano il loro dolore in prima linea sfidando la polizia a cavallo e i mezzi blindati: roba da far venire le lacrime agli occhi. El pueblo unido jamas serà vencido.    

mercoledì 14 novembre 2007

Traffic

anno: 2000   
regia: SODERBERGH, STEVEN   
genere: drammatico   
con Michael Douglas, Benicio Del Toro, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Amy Irving, Albert Finney, Tomas Milian, James Brolin, Steven Bauer, Don Cheadle, Miguel Ferrer, Luis Guzmán, Jacob Vargas, Benjamin Bratt, Erika Kristensen, Salma Hayek, Andrew Chavez, Michael Saucedo, Jose Yenque, Emilio Rivera, Michael O'Neill, Russell G. Jones, Lorene Hetherington, Eric Collins, Beau Holden, Peter Stader, James Lew, Jeremy Fitzgerald, Russell Solberg, Don Snell, Enrique Murciano, Gary Cervantes, Leticia Bombardier, Carl Ciarfalio, Steven Lambert, Gilbert Rosales, Rick Avery, Mario Roberts, Eileen Weisinger, Keii Johnston, Mike Watson, Kurt D. Lott, Lincoln Simonds, Steve Tomaski, Buck McDancer, John Callery, Ousaun Elam, Brian Avery, Corey Spears, Majandra Delfino, Topher Grace, Alec Roberts, Rena Sofer, Stacey Travis, Jennifer Barker, Dean Faulkner, D.W. Moffett, Daniella Kuhn, Brandon Keener, Bill Weld, George Blumenthal, Stephen Dunham, Don Nickles, Margaret Travolta, Harry Reid, Jeff Podolsky, Jewelle Bickford, Barbara Boxer, Orrin G. Hatch, Charles Grassley, Dave Hager, Tucker Smallwood, Marisol Padilla Sánchez, Clifton Collins Jr., Víctor Quintero, Toby Holguin, Ramiro González, Viola Davis, James Pickens Jr., Peter Riegert, Elaine Kagan, John Slattery, Jimmy Ortega, Greg Boniface, Thomas Rosales Jr., Rudy M. Camacho, Vonte Sweet, Ed Breving, Yul Vazquez, Jack Conley, Eddie Velez, Craig N. Chretien, John Brown, Mike Siegel, Joel Torres, Stephen J. Rose, Kimber Fritz, Harsh Nayyar, Mary Pat Gleason, Vincent Ward, Jsu Garcia, Gregory Estevane, Alex Procopio, Rita Gomez, Kaizaad Kotwal, David Jensen, Jay Krymis, Mike Malone, René Pereyra, Kymberly Newberry, Carroll Schumacher, Ben Scott, Michael Showers    
location: Usa
voto: 8   

Due poliziotti messicani che lavorano al confine con la California, un paio di agenti della DEA impegnati nella protezione di un testimone chiave, un giudice della corte suprema dell'Ohio (Douglas) con una figlia sedicenne tossicodipendente, una brava madre di famiglia (Zeta-Jones) disposta a passare repentinamente allo spaccio di grosso taglio non appena vede profilarsi la possibilità di un tenore di vita minore dopo l'arresto del marito e un generale messicano (Milian) doppiogiochista e dai metodi spiccioli. Sono questi i personaggi che su fronti opposti o giocando sporco sono coinvolti nel traffico di droga che ogni giorno fa avanti e indietro dal Messico alla California. Soderbergh, partito dalla miniserie "Traffik" di Simon Moore, dirige alla perfezione un cast stellare e perfettamente intonato, con tocco degno del migliore Altman e una scelta radicale nell'uso di luci, spesso polarizzate, e colori: ocra per quelli del deserto messicano, blu ghiaccio per le riprese a Washington e grigio plumbeo per quelle a San Diego. Amaro, magnificamente sceneggiato, servito dalle musiche di Cliff Martinez che si avvalgono di strumentisti eccellenti come Herbie Hancock, David Torn e Michael Brook, Traffic è una delle opere di punta di Soderbergh, con un ritratto a tutto tondo del traffico di droga, con le sue ricadute sul sociale e sul personale.
Golden Globe 2001 a Benicio Del Toro come miglior attore non protagonista. Il film ha vinto 4 premi Oscar 2001: miglior regista a Steven Soderbergh; migliore attore non protagonista a Benicio Del Toro; migliore sceneggiatura non originale a Stephen Gaghan e miglior montaggio a Stephen Mirrione.    

lunedì 12 novembre 2007

Le ragioni dell'aragosta

anno: 2007       
regia: GUZZANTI, SABINA   
genere: documentario   
con Sabina Guzzanti, Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari, Gianni Usai   
location: Italia
voto: 6,5   

Raccolti gli avanzi di Avanzi, Sabina Guzzanti e i suoi partono alla volta di Su Pallosu (un nome, un programma...), in Sardegna, per convincere Pierfrancesco Loche a rientrare nel mondo dello spettacolo, dal quale si è da tempo ritirato (fatta eccezione per qualche comparsata locale come batterista di livello amatoriale). Il viaggio diventa anche un'occasione per sposare le ragioni dell'aragosta: ossia il calo a picco della produzione ittica, che ha da tempo messo in crisi i pescatori locali, i quali richiedono alla Regione investimenti per ripopolare la fauna marina. Tra diario di viaggio, cazzeggio, riprese tra amici di livello amatoriale, molto amarcord, la visita in terra sarda si trasforma, per i reduci della fortunatissima trasmissione televisiva, in un'occasione per fare politica, per riflettere con Gianni Usai - ex operaio Fiat ed ex-sindacalista tornato nell'isola dove ha sposato la causa dei pescatori - sul tramonto delle lotte politiche, per interrogarsi sulla satira. Quello della Guzzanti è un non-film, una sorta di vitalissimo e a tratti ingenuo  work in progress con inevitabile amarcord (abbondano gli inserti televisivi d'epoca), è la docu-fiction di una artista in crisi (si fosse trattato di un film "classico", Le ragioni dell'aragosta sarebbe stato un film su un regista in crisi creativa) con tanti momenti autentici: la spigolosità di Loche, il pianto di Cinzia Leone, i dubbi di Fassari, l'ironia a getto continuo di Francesca Reggiani, le turlupinature a raffica di Masciarelli, le parodie della stessa Guzzanti.    

mercoledì 7 novembre 2007

L'uomo privato

anno: 2007       
regia: GRECO, EMIDIO   
genere: drammatico   
con Tommaso Ragno, Myriam Catania, Giulio Pampiglione, Mia Benedetta, Ennio Coltorti, Mariangela D'Abbraccio, Vanessa Gravina, Vanni Materassi, Catherine Spaak, Gianni Bisacca, Simona Nasi, Oxana Kres, Ettore Belmondo, Mario Brusa, Emanuele Caiati, Luciano Caratto, Aldo Delaude, Clara Droetto, Massimo Franceschi, Irene Ivaldi, Sato Maki, Xia Mizen, Monica Porcellato, Guido Quintozzi, Alessandra Raichi, Carlo Vitale, Giorgia Wurth   
location: Italia
voto: 2   

Se avesse indossato un cappello, Tommaso Ragno - l'attore protagonista de L'uomo privato - di espressioni ne avrebbe avute almeno due: una con e una senza, come qualche maligno ha scritto a proposito di Clint Eastwood. La recitazione monocorde dell'attore foggiano è paradossalmente l'aspetto meno debole di un film disturbante, inverosimile, velleitario, snob, insopportabilmente verboso, pasticciato in fase di sceneggiatura. La vicenda che Emidio Greco - regista pugliese con ambizioni da cinema d'Autore - vorrebbe raccontare è quella di un professore sulla quarantina che insegna diritto all'università di Pisa. L'uomo vive nella torre d'avorio di un'esistenza algida dalle geometrie perfette, circondato da amanti a ore. Il meccanismo (forse) si rompe quando un suo studente si suicida, lui viene coinvolto nelle indagini e la storia imbocca una strada noir.
Ennesimo tassello di una cinematografia opaca e dalle alte aspirazioni, L'uomo privato è diretto con stile dilettantesco, inquadrature da soap opera (abbondano primi piani e piani americani) e improbabili allusioni metafisiche. La prova degli attori è da recita parrocchiale (sarà per questo che in un paio di occasioni le scene più espressive vengono affidate a tette e culi), la musica di Bacalov suona stantia e sul complesso dell'opera aleggia una imbarazzante aria di finzione.    

martedì 6 novembre 2007

The Bourne ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

anno: 2007       
regia: GREENGRASS, PAUL
genere: spionaggio
con Matt Damon, Paddy Considine, Edgar Ramirez, Julia Stiles, Chris Cooper, Brian Cox, Joan Allen, David Strathairn, Daniel Brühl, Joey Ansah, Tom Gallop, Dan Fredenburgh, Scott Glenn, Albert Finney
location: Usa
voto: 6

Avrebbe potuto intitolarsi Bourne begins questo terzo episodio che ha come protagonista la superspia creata dalla fantasia di Robert Ludlum. Già, perché Jason Bourne - interpretato da un Matt Damon che è la star più redditizia di Hollywood - dopo che nei precedenti episodi della saga gli hanno fatto fuori la fidanzata (The Bourne identity) e dato la caccia in capo al mondo (The Bourne supremacy), decide di scovare i capi della CIA che lo hanno sottoposto a un "programma" di lavaggio del cervello che gli ha fatto perdere la memoria e l'identità. Muovendosi tra Torino, Londra, Parigi, Madrid, Tangeri e New York, Bourne scopre l'esistenza di una Intelligence deviata (impersonata con ghigno cinico del vicedirettore a cui David Strathairn dona la giusta dose di cattiveria) che non va tanto per il sottile e che - in tema di giustizia - al pachidermismo della burocrazia preferisce il linguaggio diretto delle armi, una trovata narrativa che ricorda molto quella di Condannato a morte per mancanza di indizi, diretto da Peter Hyams.
Paul Greengrass, che bissa la regia dell'episodio precedente, gira un film di genere con mano da autore: ritmo adrenalinico, montaggio frenetico, macchina da presa quasi sempre in spalla, dialoghi al minimo sindacale. Lontanissimo dallo stile di un maestro come Don Siegel, Greengrass gioca al meglio l'asso del protagonista. Bourne-Damon ha trovate più geniali di un premio Nobel, guida la motocicletta meglio di Valentino Rossi, pratica le arti marziali come Bruce Lee, porta la macchina in un modo che suciterrebbe l'invidia di Schumacher e fa sembrare James Bond un mezzo dilettante. Quanto basta per assicurare divertimento, morti ammazzati a volontà, inseguimenti con ogni mezzo, il tutto enfatizzato dalla musica percussiva di John Powell. 3 premi Oscar, anche se di poco conto: miglior montaggio, missaggio e editing sonoro.    

domenica 4 novembre 2007

Fast food nation

anno: 2007   
regia: LINKLATER, RICHARD   
genere: drammatico   
con Greg Kinnear, Patricia Arquette, Bobby Cannavale, Paul Dano, Luis Guzmán, Ethan Hawke, Ashley Johnson, Kris Kristofferson, Avril Lavigne, Esai Morales, Catalina Sandino Moreno, Lou Taylor Pucci, Ana Claudia Talancón, Wilmer Valderrama, Bruce Willis, Cherami Leigh, Mitch Baker, Jason McDonald, Erinn Allison, Raquel Gavia, Glen Powell Jr., Dana Wheeler-Nicholson, Armando Hernández, Juan Carlos Serrán, Yareli Arizmendi, Roger Cudney, Francisco Rosales    
location: Usa
voto: 6   

Un top manager di una catena di fast food, Don Anderson (Kinnear), si mette in testa di andare dietro le quinte della produzione per vedere se tutto funziona secondo i crismi che qualsiasi consumatore auspicherebbe. Ne scopre delle belle: la carne servita nei fast food contiene consistenti tracce di feci; gli incidenti agli operai sono all'ordine del giorno; le vacche vengono tenute in condizioni brutali e nutrite con parti di altri animali; i lavoratori - giunti per lo più clandestinamente dal vicino Messico - sfruttati a sangue e le falde acquifere vengono infestate dai depositi di smaltimento industriale. Sconvolto, Don cerca di comunicare quanto ha visto e sentito, ma poi tutto torna come prima.
Basterebbe leggere Ecocidio, di Jeremy Rifkin, o il libro dal titolo omonimo che ha partorito il film, firmato da Eric Schosser, per sapere molte più cose di quante non ne racconti, con un eccesso di schematismo, il film diretto da Richard Linklater. Nondimeno, quella del regista americano è un'opera meritoria: arriva forte e chiara al pubblico e diffonde un messaggio preciso. Che poi il film sia anonimo sul piano della regia, che indulga al sensazionalismo, che la scelta da mockumentary traballi, che sia confezionato come un pamphlet, vistosamente imperfetto e allargato con inserti ingiustificati (su tutti il lungo cammeo di Ethan Hawke), è tutta un'altra faccenda...    

venerdì 2 novembre 2007

L'audace colpo dei soliti ignoti

anno: 1959   
regia: LOY, NANNI 
genere: comico 
con Vittorio Gassman, Renato Salvatori, Claudia Cardinale, Vicky Ludovisi, Riccardo Garrone, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Nino Manfredi, Mario Feliciani, Gina Amendola, Elena "Lella" Fabrizi, Elvira Tonelli, Gastone Moschin, Clara Bindi, Tullio Altamura, Mauro Lemma, Ciccio Barbi, Toni Ucci, Gianni Bonagura 
location: Italia
voto: 9

Un malavitoso di Milano (Garrone) propone all'ex pugile Peppe (Gassman) di rapinare l'auto che trasporta i premi del totocalcio per il capoluogo lombardo. Assoldato un gruppo di improbabili compari, l'armata Brancaleone della mala romana parte verso Milano con un alibi sicuro: erano tutti alla partita di calcio. La rapina riesce, ma il malloppo fa una fine impensata...
Ad appena un anno di distanza dal successo de I soliti ignoti, Nanni Loy rimescola la squadra e vince la scommessa sul secondo episodio (ce ne sarà anche un terzo, I soliti ignoti vent'anni dopo, diretto da Amanzio Todini, che è meglio dimenticare): Mastroianni lascia il posto a Manfredi e il quintetto sfodera battute a ripetizione, gag memorabili, invenzioni linguistiche sopraffine. Il copione di Loy, Age e Scarpelli è curato fin nei minimi dettagli, la storia funziona e il film va agli archivi come una delle migliori produzioni comiche italiane di tutti i tempi.
Gli assoli di tromba nella colonna sonora sono di Chet Baker.    

lunedì 29 ottobre 2007

Giorni e nuvole

anno: 2007   
regia: SOLDINI, SILVIO
genere: drammatico
con Margherita Buy, Antonio Albanese, Giuseppe Battiston, Alba Caterina Rohrwacher, Carla Signoris, Fabio Troiano, Paolo Sassanelli, Arnaldo Ninchi, Teco Celio, Antonio Francini, Carlo Scola, Alberto Giusta, Orietta Notari, Nicoletta Maragno, Arianna Comes, Tatiana Lepore, Roberto Serpi, Mauro Parrinello, Andrea Sivelli, Fabio Fiori, Marco Salotti, Elsa Bossi, Lisa Galantini, Silvia Gallerano, Daniele Gatti, Marika Ceregini, Michela Carri, Mariella Tacchella, Alessandro Dufour, Luisa Jane Rusconi, Lindamilage Pathmini Fernando, Manuela Parodi
location: Italia   
voto: 8

In una lussuosa casa genovese si festeggia il conseguimento dell'agognata laurea in arti figurative da parte di Elsa (Buy). Sono gli ultimi fuochi che Michele (Albanese), sposato con Elsa da vent'anni, si concede prima di squadernarle davanti un'inattesa quanto dolorosissima realtà: lui ha perso il lavoro, silurato dai soci con i quali divideva una piccola impresa. Comincia così un'apocalisse con tutti gli addentellati del caso: lui alla ricerca di un nuovo lavoro, lei costretta ad accantonare i sogni coltivati con l'arte per cercarsi un posto qualsiasi, l'appartamento che va venduto, la difficoltà ad arrivare alla fine del mese, il pudore e la vergogna per la nuova condizione che impedisce di parlarne agli amici, le liti inevitabili, l'apatia e la disillusione che crescono, i lavori sempre più dequalificati e precari.
Dopo l'aria, il vento e la tempesta, sull'ottavo lungometraggio di Soldini si addensano le nubi fosche della disoccupazione: nella sua discesa nell'inferno di una vita stentata e senza più il sostegno del lavoro, il Michele interpretato da Antonio Albanese richiama - per accenti neorealisti e nichilismo esistenziale - la figura tragica dell'Umberto D. di De Sica. Sul suo personaggio il copione scritto dal regista milanese con Doriana  Leondeff, Francesco Piccolo e Federica Pontremoli innesta qualche mania di grandezza (con lo spettatore a domandarsi: "ma sarà anche un po' colpa sua?"). È una delle poche smagliature di un film diretto con piglio semidocumentaristico e narrazione quasi granulare, con la macchina da presa incollata agli attori in lunghi piano-sequenza a sottolineare il realismo della messinscena. Rispetto a certi film coevi sullo stesso tema, Giorni e nuvole evita tanto il lucido cinismo del Loach di In questo mondo libero quanto la programmatica oleografia del Muccino di La ricerca della felicità. Soldini si concentra piuttosto sul tema della ricaduta nel quotidiano della disoccupazione, sul modo in cui un'esistenza fatta di sicurezze viene terremotata in una condizione prima impensabile. A dare corpo e voce alla vicenda ci sono un Antonio Albanese sideralmente lontano dall'Epifanio che gli diede la fama in tv e una Margherita Buy che sta alle attrici della sua generazione come Maradona al calcio. Ma più di tutti sorprende la giovane Alba Rohrwacher, giù vista in Mio fratello è figlio unico e Piano, solo - che nella parte della figlia tocca vertici di impressionante sincerità espressiva.    

sabato 27 ottobre 2007

Chaos

anno: 2001   
regia: SERREAU, COLINE  
genere: thriller  
con Catherine Frot, Vincent Lindon, Rachida Brakni, Line Renaud, Aurélien Wiik, Ivan Franek, Chloe' Lambert, Marie Denarnaud, Michel Lagueyrie, Éric Poulain, Omar-Echeriff Attalah, Hajar Nouma, Jean-Marc Stehle', Lea Drucker, Nicolas Serreau, Jean-Loup Michou, Julie Durand, Simon Bakhouche, Wojciech Pszoniak  
location: Francia
voto: 7,5

Una ragazza (Brakni) fugge per strada chiedendo soccorso, inseguita da tipi poco raccomandabili. Una coppia borghese che si sta recando a cena con amici si barrica in auto. La ragazza viene pestata a sangue. Finisce in coma. Il lui della coppia (Lindon) si preoccupa soltanto di non avere seccature con la giustizia. Lei (Frot) si prende una lunga vacanza dal lavoro, assiste la ragazza, la aiuta per la riabilitazione fino a una ripresa completa e asseconda il suo progetto di vendicarsi del pappone (Franek) che l'ha fatta prostituire per anni, della famiglia algerina e anche del codardo che non la aiutò nel momento del bisogno.
Coline Serreau, non nuova a mordaci imprese cinematografiche in chiave di apologo contro il genere maschile e la società patriarcale (ma anche alcune ragazzine qui non ci fanno proprio una bella figura...), costruisce ad arte un film che innesta registri da commedia su una trama thriller, con una sorta di film nel film col quale viene ricostruita la vicenda traumatica, pazzesca e purtroppo più che realista della ragazza sfruttata per mercimonio. Il risultato è un'opera coraggiosa, carica di fascino, forse un po' programmatica nel suo dichiarato antimaschilismo, complessivamente felicissima e con un intreccio ragguardevole. Le uniche cose fuori posto sono le esagerazioni sparpagliate un po' ovunque (ma in fondo giustificate dal titolo stesso del film) e la musica - bella ma troppo sopra le righe - di Ludovic Navarre, creatore del progetto St.Germain.

giovedì 25 ottobre 2007

Frankenstein di Mary Shelley

anno: 1994   
regia: BRANAGH, KENNETH  
genere: horror  
con Robert De Niro, Kenneth Branagh, Tom Hulce, Helena Bonham Carter, Aidan Quinn, Ian Holm, Richard Briers, John Cleese, Robert Hardy, Cherie Lunghi, Celia Imrie, Trevyn McDowell, Gerard Horan, Joanna Roth, Hugh Bonneville, Joseph England, Sasha Hanau, Ryan Smith, Mark Hadfield  
location: Regno Unito
voto: 6

Tormentato dalla prematura scomparsa della madre, il giovane medico svizzero Victor Frankenstein (Branagh) è ossessionato dall'idea di poterla riportare in vita. Inizia così a battere le strade più impervie dell'anatomia per realizzare il suo progetto, che però assume i connotati di una mostruosa creatura (De Niro), assemblaggio di parti umane prese da uomini diversi. La creatura è così orribile da suscitare l'orrore della gente, è costretta a vivere nascosta e isolata ma è d'animo gentile. Decide così di andare alla ricerca del suo creatore, lo trova e gli distrugge la vita.
Il romanzo di Mary Shelley dispensa orrore macabro e morbosità in dosi massicce: all'idea centrale dell'uomo prometeico che vuole sostituirsi alla natura e a "Dio", si aggiunge la relazione semi-incestuosa tra il dottor Frankenstein e la sorellastra (Bonham-Carter) e l'inevitabile dialettica tra bene e male. La confezione appare impeccabile: scenografie e costumi sono superbi, l'ambientazione d'epoca (siamo intorno alla fine dell'800) ben congegnata. Nelle mani di Terry Gilliam o di Tim Burton probabilmente ne sarebbe uscito un capolavoro, La messa in scena di Branagh risulta invece irritante, il suo ego non meno ipertrofico del solito, il suo narcisismo nel mantenersi costantemente al centro della scena intollerabile, la sua megalomania costantemente fuori posto. In più, il film gronda retorica da tutte le parti, i personaggi di contorno sono appena abbozzati e a tenere a galla il film c'è solo la prova maiuscola di De Niro e il romanzo che ha generato il film.    

martedì 23 ottobre 2007

Ratatouille

anno: 2007       
regia: BIRD, BRAD  
genere: animazione  
location: Usa
voto: 6,5

Il topo Remy, che vive nei sotterranei di Parigi insieme alla sua comunità di pantegane, ha un olfatto prodigioso che gli ha conferito un talento straordinario nell'assemblaggio dei sapori. Il caso vuole che finisca nella cucina di quello che una volta era il migliore ristorante di Francia, diretto dal compianto chef Auguste Gusteau. La voglia di sperimentare e di diventare a tutti i costi un cuoco lo conduce rocambolescamente a un accordo con lo sguattero del locale, un inetto - inviso al nuovo, crudelissimo chef - che però, grazie alle trovate gastronomiche di Remy, sta rilanciando il prestigio del locale. La consacrazione definitiva arriverà quando persino il critico gastronomico ultrasnob Anton Ego rimane incantato davanti a un "poverissimo" piatto di ratatouille (la pietanza del titolo che gioca sul richiamo all'intruglio di ratto).
Dal Topolino antropomorfo della Disney al ratto della Pixar, nata da una costola della stessa Disney, il cinema d'animazione ha compiuto passi da gigante: ciò che più colpisce nel film diretto da Brad Bird sono le stupefacenti tecniche di animazione, l'espressività iperrealista dei personaggi, la perfezione della messinscena, la cura dei dettagli, il registro da commedia che sarebbe piaciuto a Blake Edwards. Eppure, rispetto a capolavori come Il gigante di ferro e Toy story, Ratatouille compie un passo indietro: l'apologo sul diverso che va accolto e compreso sa di precotto, l'ennesima variazione sul sogno americano - qui espressa nel motto "tutti possono cucinare" - è stantia e non più credibile (chi non ne è convinto può sempre andarsi a leggere Il sogno europeo di Jeremy Rifkin), l'ironia scarseggia e il doppiaggio italiano è irritante. In questo festival del corrivo si infiltrano però due messaggi degni di nota: quello che in tutto il mondo sono quasi sempre le donne a stare ai fornelli, mentre la celebrità in quest'ambito sembra essere di esclusivo appannaggio degli uomini e quello per cui "C'è più dignità in un'opera d'arte mediocre che in una mia stroncatura, che pur è divertente da scrivere per me e da leggere per voi", come appunta sommessamente il critico draconiano Anton Ego.
Premio Oscar quale miglior film di animazione.    

giovedì 18 ottobre 2007

The illusionist

anno: 2007   
regia: BURGER, NEIL 
genere: drammatico 
con Edward Norton, Paul Giamatti, Jessica Biel, Rufus Sewell, Erich Erich Redman, Eddie Marsan, Ellen Savaria, Jake Wood, Aaron Johnson, Brian Caspe, James Babson, Tom Fisher, Alistair Macnaughtan, Ryan James, Dusan Fager 
location: Austria, Usa   
voto: 7

Nella Vienna di fine Ottocento il mago Eisenheim (Norton), di umili origini sociali, ama fin dai tempi dell'adolescenza la Duchessa Sophie (Biel), da cui è ricambiato. Ma la giovane donna è promessa in sposa al principe ereditario Leopold (Sewell, in un ruolo identico a quello rivestito per Tristano & Isotta), che per affrettare i tempi vorrebbe rovesciare la monarchia paterna, contando anche sulla sfrenata ambizione di un funzionario di polizia (Giamatti). Quando Eisenheim diventa troppo scomodo per le mire del principe e i suoi trucchi minacciosamente sovversivi, l'erede al trono comincia a fare di tutto per fare incarcerare il rivale, che nel frattempo ha progettato una fuga con la donna amata e che può contare sull'enorme consenso del pubblico che segue i suoi spettacoli.
Tratto dalla novella "Eisenheim the Illusionist" di Steven Millhauser e coevo di un film di tutt'altra aspirazione e ispirazione come The prestige, il film diretto da Neil Burger si concentra sulla dimensione sentimentale, con un godibilissimo finale a sorpresa. Vienna viene ritratta a tinte fosche, abbondano effetti speciali e intrighi di palazzo, i trucchi sono paradossalmente il punto debole dell'opera per la loro natura palesemente cinematografica e il tutto sembra essere un buon prodotto d'intrattenimento né più e né meno degli spettacoli che vanno in scena nel film.

martedì 16 ottobre 2007

Cinderella man - Una ragione per lottare

anno: 2005   
regia: HOWARD, RON   
genere: biografico   
con Russell Crowe, Renee Zellweger, Connor Price, Paul Giamatti, Craig Bierko, Paddy Considine, Fulvio Cecere, Rosemarie Dewitt, Matthew G. Taylor, Ariel Waller, Bruce McGill, David Huband, Patrick Louis, Linda Kash, Nicholas Campbell, Gene Pyrz, Chuck Shamata, Ron Canada, Alicia Johnston, Troy Amos-Ross, Richard Lewis, Tim Eddis, Rance Howard, Judah Katz, Angelo Tsarouchas, Andrew Stelmack, Nick Smith, Jake Richards, Banjamin Rage, Ramona Pringle, Duff MacDonald, Boyd Banks   
location: Usa
voto: 8   

Biopic su un eroe d'altri tempi, quel Jimmy Braddock (Crowe), pugile del New Jersey di origini irlandesi, che dopo i successi sul ring negli anni '20 fu costretto a smettere per via della frattura di una mano. La Grande Depressione lo ridusse sul lastrico ma quando arrivò la seconda occasione, Jimmy non se la lasciò scappare, agguantando il mondiale dei pesi massimi dopo una serie di incontri combattuti per disperazione e per sfamare i figli e combattendo contro ogni pronostico.
L'epigrafe a inizio pellicola ci avverte che tra le tante storie avvincenti che hanno raccontato il mondo del pugilato, nessuna è bella e incredibile come quella di James J. Braddock. Ed è davvero così: il copione di Clifford Hollingsworth e la regia di Ron Howard trasformano la parabola sportiva del boxeur in un apologo sul sogno americano: negli anni della Grande Depressione, Braddock divenne l'eroe dei perdenti, il simbolo di una chance di riscatto conquistata con abnegazione, gentilezza, onestà, buone maniere, saldi principi. Con quanto, cioè, fece meritare a Braddock il soprannome di Cenerentola del pugilato, protagonista di un'epopea raccontata dall'ex ragazzo coi capelli rossi di Happy days con un occhio a Frank Capra e l'altro al botteghino.    

lunedì 15 ottobre 2007

Master & Commander – Sfida ai confini del mare (Master & Commander: the far side of the world)

anno: 2003   
regia: WEIR, PETER  
genere: avventura  
con Russell Crowe, Paul Bettany, James D'Arcy, Edward Woodall, Chris Larkin, Max Pirkis, Jack Randall, Max Benitz, Lee Ingleby, Richard Pates, Robert Pugh, Richard McCabe, Ian Mercer, Tony Dolan, David Threlfall, Billy Boyd, Thierry Segall, Ousmane Thiam, John Desantis, Mark Lewis Jones, Alex Palmer, Patrick Gallagher, William Mannering, George Innes, Joseph Morgan, Bryan Dick, Richard Stroh  
location: Regno Unito
voto: 6

Nel 1805 un vascello britannico viene attaccato al largo della coste brasiliane da una gigantesca nave napoleonica. Il capitano Aubrey (Crowe), marinaio inimitabile e coraggiosissimo, decide di trasformare la sua flotta da preda a cacciatore. Inizia così una corsa contro il tempo e i mille imprevisti (un suicidio, il medico di bordo colpito da una pallottola, la riparazione della nave in mezzo al mare) per raggiungere l'imbarcazione nemica che ha ormai assunto i connotati di una nave fantasma.
Tornato al cinema dopo 6 anni, Peter Weir costruisce sull'elemento dell'acqua - che aveva caratterizzato L'ultima onda, L'uomo di stagno e Mosquito coast - un film di grande impatto visivo, con scene assai suggestive e un protagonista che nella sua caparbia lotta contro la nave fantasma richiama il capitano Acab di Melville. Tratto dalla saga di Patrick O'Briall, Master & commander miscela scontri navali, disciplina, ambientazioni claustrofobiche, amicizia virile e iniziazione alla guerra con grande maestria, mantenendosi in buon equilibrio tra film d'avventura, genere bellico e melò, con risultati senz'altro superiori a film marinareschi come L'Albatross di Ridley Scott o Pirati di Polansky.
Oscar 2004 per miglior fotografia e miglior montaggio sonoro.    

domenica 7 ottobre 2007

Michael Clayton

anno: 2007       
regia: GILROY, TONY    
genere: thriller    
con George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sydney Pollack, Jennifer Ehle, Michael O'Keefe, Ken Howard, Denis O'Hare, Robert Prescott, Austin Williams, Sean Cullen, Merritt Wever, David Lansbury, Bill Raymond, David Zayas, Skipp Sudduth, Matthew Detmer, Lisamarie Costabile, Rachel Black, Terry Serpico, Sarah Nichols, Amy Hargreaves, Jack Fitz, Susan McBrien, Christopher Mann, Pamela Gray    
location: Usa
voto: 4    

A Hollywood conoscono due modi per raccontare le storie a patchwork, quelle "opere aperte", come direbbe Eco, che si basano sul meccanismo dell'antinarrazione e che fanno dell'ipertesto il loro cavallo di battaglia: quello in cui il plot narrativo a mosaico è uno stratagemma per carpire a fondo la curiosità dello spettatore, mostrandogli un meccanismo ad orologeria ad altissima precisione e quello, tracotante, di chi fa dell'espediente narrativo la scorciatoia per celebrare presunte opere d'autore, condannando lo spettatore a una noia mortale. Il primo modo appartiene a registi come Alejandro Gonzalez Inarritu e Paul Thomas Anderson o a sceneggiatori come Paul Haggis, il secondo a gente a un passo dal solipsismo come Tony Gilroy. Lo sceneggiatore dell'intera serie che ha per protagonista Jason Bourne e di film insignificanti come L'avvocato del diavolo e Armageddon passa per la prima volta dietro la macchina da presa per raccontare la storia vera di Michael Clayton (Clooney), esattore presso un prestigiosissimo studio legale newyorchese e con un debole per il tavolo da gioco. Abituato a fare l'aggiustatutto alla maniera del Mr. Wolf interpretato da Harvey Keitel in Pulp fiction, Clayton si ritrova per le mani una grossa grana:  Arthur Edens (Wilkinson). Arthur è uno dei legali dello studio per il quale lavora Michael e ha in mano prove scottanti che dimostrano che una multinazionale ha causato il cancro a centinaia di persone attraverso le infiltrazioni di diserbante nelle falde acquifere. Ma Arthur è anche mezzo pazzo e questa è la carta che gli avvocati di parte avversa cercano di giocare contro di lui. L'uomo non demorde, loro passano alle maniere forti e Clayton si ritrova con la patata bollente in mano, giocandosi magnificamente l'ultima carta che gli rimane. Detta così quella di Michael Clayton sembrerebbe una storiellina edificante con tanto di happy ending alla maniera di Erin Brockovich. In realtà il film è inutilmente lambiccato, pieno zeppo di situazioni e personaggi che non sono affatto funzionali alla storia (i parenti, il riccone messo nei guai per via di un incidente, eccetera) e tutto sembra avere un'aria assai snob e terribilmente rapsodica che l'ultima mezz'ora, durante la quale il film riannoda finalmente i fili, arriva allo spettatore come un'autenica liberazione. Premio Oscar a Tilda Swinton quale migliore attrice non protagonista.    

sabato 6 ottobre 2007

Il codice Da Vinci (Da Vinci code)

anno: 2006   
regia: HOWARD, RON   
genere: thriller   
con Tom Hanks, Audrey Tautou, Ian McKellen, Paul Bettany, Jean Reno, Etienne Chicot, Alfred Molina, Clive Carter, Seth Gabel, Daisy Doidge-Hill, Harry Taylor, Jean-Pierre Marielle, Joe Grossi, Christopher Fosh, Jean-Yves Berteloot, Marie-Francoise Audollent, Jürgen Prochnow    
location: Italia, Usa
voto: 5   

Robert Langton (Hanks), professore di storia ad Harvard ed eminente studioso di simboli, viene coinvolto dalla polizia francese nelle indagini sull'omicidio di un uomo anziano all'interno del Louvre. Accusato ingiustamente lui stesso di essere il colpevole, il professor Langton, affiancato da una crittografa francese nipote del morto (Tautou), deve barcamenarsi tra la fuga e la ricerca di una spiegazione alla fittissima rete di misteri che suo malgrado lo hanno coinvolto. Scopre così che il movente dell'omicidio sta nel tentativo di non far aggallare il segreto contenuto nel cosiddetto codice Da Vinci - legato ai simboli contenuti nell'ultima cena di Leonardo - dove risulterebbe chiaro il mistero raccolto dai templari secondo il quale Gesù era un uomo comune che ebbe una moglie (Maria Maddalena) e una discendenza e che sarebbe risultata assai scomoda per la Chiesa.
Se nel controverso quanto fortunatissimo romanzo di Dan Brown il fittissimo mistero che coinvolge il Priorato e il Sacro Graal è raccontato con ampiezza di documenti storici tanto da apparire un libro a tesi che proprio per questo ha suscitato un autentico vespaio, al cinema il film di Ron Howard, regista di indubbie capacità professionali, si perde nelle arzigogolature della trama, costringendo i due protagonisti in fuga a ripetute spiegazioni verbose che altrimenti sfuggirebbero allo spettatore. Sicché l'arditezza della prova (portare al cinema un romanzo tanto complesso) quanto l'eccesso di ambizione, uniti a una trama lambiccata e farraginosa e a un casting che ha affidato a un'attrice totalmente priva di carisma e personalità come Audrey Taoutou un ruolo di primo piano, rendono il film complessivamente fragile, a  dispetto del tentativo di riportare in immagini le tesi di Dan Brown, dei notevoli flashback sulla storia del passato e della ricchezza di riferimenti al simbolismo, all'occultismo, alla cabala e all'enigmistica. Audio con le parti in francese (poche) non sottotitolate. Qualità ottima    

giovedì 4 ottobre 2007

L'imbroglio - The hoax

anno: 2006   
regia: HALLSTRÖM, LASSE
genere: biografico
con Richard Gere, Alfred Molina, Hope Davis, Marcia Gay Harden, Stanley Tucci, Julie Delpy, Eli Wallach, John Carter, Christopher Evan Welch, Zeljko Ivanek, David Aaron Baker, Peter McRobbie, John Bedford Lloyd, Okwui Okpokwasili, Stuart Margolin, Michael J. Burg, Jane Gray, Olja Hrustic, Susan Misner, James Biberi, Ted Neustadt, Milton Buras, Marceline Hugot, Myk Watford, Judi Barton, Stacy Lynn Spierer, Bob Wiltfong, Jennifer Layne Park, Jimmy King, Sam Kitchin, Antonie Knoppers, Denis McKeown
location: Usa
voto: 6

Clifford Irving (Gere), uno scrittore americano frustrato, negli anni '70 ebbe una specie di colpo di genio: scrivere una finta biografia autorizzata su Howard Hughes (la cui vita è stata magnificamente raccontata da Scorsese in The aviator), il magnate del petrolio e dell'aviazione chiuso nella torre d'avorio della sua follia igienista, del quale mezza nazione avrebbe voluto conoscere i segreti. Contattata la McGraw-Hill, uno dei maggiori editori statunitensi, Irving, insieme al suo compare Dick Suskind (Molina), mise su una messinscena che resse per molto tempo ma che finì inevitabilmente per essere scoperta.
Con solido mestiere, Lasse Hallström ricostruisce la vicenda che vide protagonista lo scrittore millantatore e un po' mitomane, mettendone sopratutto a nudo la determinazione che lo portò a credere a tal punto alle sue stesse "bufale" da pensare che ci fosse qualcosa di vero. La sceneggiatura di William Wheeler indugia forse eccessivamente sui dettagli, più di una scena è ridondante, ma la storia è raccontata con arguzia, Gere riesce a essere credibile ma, quanto a storia del genere, L'inventore di favole gli è nettamente superiore.    

mercoledì 3 ottobre 2007

In questo mondo libero... (It's a free world)

anno: 2007   
regia: LOACH, KENNETH  
genere: drammatico  
con Kierston Wareing, Juliet Ellis, Leslaw Zurek, Faruk Pruti, Branko Tomovic, Serge Soric, Radoslaw Kaim, Frank Gilhooley, Raymond Mearns, Steve Lorrigan  
location: Regno Unito   
voto: 8,5

Angie (Wareing) è una ragazza madre 33enne che ha appena perduto il lavoro. Insieme all'amica Rose (Ellis) decide di mettere in piedi un'agenzia di collocamento e da sfruttata si trasforma in sfruttatrice: i soldi cominciano a entrare in tasca ma la promessa di regolarizzare i lavoratori che quotidianamente si presentano a chiedere un lavoro rimane una bugia bella e buona. Le cose inevitabilmente si complicano quando i lavoratori cominciano a batter cassa e il film a quel punto vira su una trama gialla.
A 70 anni Ken Loach mantiene inalterato il suo impegno nel cinema militante, costantemente dalla parte degli oppressi. Con uno stile asciutto, senza fronzoli né retorica, una regia veloce, una magistrale capacità narrativa, il registadi Riff RaffPiovono pietre e My name is Joe dirige una sorta di pamphlet anticapitalistico che sfiora il cinema-verità, nel quale aggallano in tutta chiarezza i problemi connessi col precariato, il lavoro flessibile, la globalizzazione. È una guerra tra poveri nella quale i nuovi schiavi sono costretti a una lotta hobbesiana per la sopravvivenza, una lotta che Loach ci racconta evitando le scorciatoie manichee, ma presentandoci personaggi a tutto tondo e una protagonista vitalissima, energica, determinata, spietata eppure capace di imprevedibili slanci di umanità.    

lunedì 1 ottobre 2007

Cotton club

anno: 1984   
regia: COPPOLA, FRANCIS FORD  
genere: gangster  
con Richard Gere, Gregory Hines, Diane Lane, Lonette McKee, Bob Hoskins, Maurice Hines, Fred Gwynne, Allen Garfield, Nicolas Cage, Julian Beck, Gwen Verdon, James Remar, Lisa Jane Persky, Diane Venora, Tom Waits, Laurence Fishburne    
location: Usa
voto: 5  

Il Cotton Club di New York fa da sfondo alle storie d'amore di Dixie Dwyer (Gere), musicista bianco assoldato dalla mafia locale e poi diventato un divo del cinema, e a quella di un eccezionale ballerino nero di tip tap. Sullo sfondo gli anni della grande depressione, del proibizionismo e del new deal (il film va dal 1928 al 1935), nel celebre locale si avvicendano gangster, stelle dello spettacolo, grandi artisti.
Coppola abdica totalmente dal gangster-movie in stile Padrino. Cotton club è un musical con budget multimiliardario camuffato da film poliziesco. Abbondano i balletti, il tip tap, le coreografie faraoniche ma tutto si risolve in un'opera impressionante nella forma ma pressoché nulla nella sostanza: un andirivieni di gente che entra ed esce dal locale inframmezzato da qualche sparatoria, scene sentimentali e immagini ricercate che servono a colmare il vuoto di un racconto che non c'è e che è distante anni luce dai gangster movie dello stesso Coppola o dal respiro epico dei film di Scorsese  e Leone. Richard Gere suona la cornetta sul serio e non si fa doppiare.    

domenica 23 settembre 2007

Nuovo cinema Paradiso

anno: 1988   
regia: TORNATORE, GIUSEPPE  
genere: drammatico  
con Philippe Noiret, Jacques Perrin, Antonella Attili, Enzo Cannavale, Isa Danieli, Leo Gullotta, Marco Leonardi, Pupella Maggio, Agnese Nano, Leopoldo Trieste, Salvatore Cascio, Tano Cimarosa, Nicola Di Pinto, Roberta Lena, Nino Terzo  
location: Italia
voto: 9

Dopo trent'anni Salvatore (Perrin) ritorna a Giancaldo, in Sicilia, in occasione dei funerali di Alfredo (un gigantesco Noiret). Diventato un regista di prima grandezza, Salvatore ha tenuto fede alla richiesta del suo mentore Alfredo, una sorta di figura perfettamente adatta a rimpiazzare il padre, mai tornato dalla guerra in Russia: quella di non voltarsi indietro, di non farsi prendere dalla nostalgia, di costruirsi una vita altrove. Il capolavoro che è valso a Tornatore un inaspettato premio Oscar si dipana come un lungo flashback che parte dall'infanzia di Salvatore, detto Totò (Cascio), in una terra poverissima nella quale l'unica attrazione era il cinemino locale gestito dal parroco (Trieste). L'amore per la cabina di proiezione, quella per Alfredo il macchinista, l'incidente capitato a quest'ultimo, il ruolo di proiezionista, l'innamoramento e infine la partenza sono le tappe attraverso cui passa di un racconto. Pur risentendo di una parte centrale che, spalmandosi su una traccia sentimentale, non tiene il passo con un inizio strepitoso e un finale straziante, Nuovo cinema Paradiso è un capolavoro di regia, con quegli accorgimenti ai dettagli e quella capacità certosina di ricostruire le situazioni d'epoca. È un racconto autobiografico non privo di spunti folkloristici, che posa lo sguardo sulle trasformazioni sociali occorse nell'arco di un trentennio, nostalgico, intensissimo, commovente.
Appena uscito nelle sale venne pressoché ignorato. Il taglio di una parte della pellicola fu la strada giusta per fare poi incetta di premi: Golden Globe e Oscar 1990 come miglior film straniero, David di Donatello 1989 ad Ennio Morricone come miglior musicista, gran premio della giuria al 42mo festival di Cannes (1989, ex aequo con Troppo bella per te di Bertrand Blier) e infine premio Pasinetti del sindacato giornalisti cinematografici.    

sabato 22 settembre 2007

Piano, solo (Il disco del mondo)

anno: 2007   
regia: MILANI, RICCARDO
genere: biografico
con Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Paola Cortellesi, Michele Placido, Sandra Ceccarelli, Claudio Gioe', Mariella Valentini, Corso Salani, Roberto De Francesco, Alba Caterina Rohrwacher, Konrad Podolny, Maurizio Urbani, Alan King, Federica Vincenti, Mario Monaci Toschi, Beatrice Maione, Kristy McGovern, Gerardo Eliano Cozzolino, Mwanaidi Kaboi, Alphonse Baya, Hawa Essuman, Dama Duncan, John Tune, Konga Mbandu, Nicholas Kimani, Conrad Mwakio, Marco Ferreri II, Andrea Veneziani, Mattia Di Cretico
location: Italia   
voto: 8,5



"Riscoperto" da Walter Veltroni nel 2003 attraverso un saggio biografico intitolato "Il disco del mondo", il pianista Luca Flores è il protagonista della quarta fatica cinematografica di Riccardo Milani. Il lungometraggio firmato dall'ex-allievo di Nanni Moretti e sceneggiato con Ivan Cotroneo, Claudio Piersanti e Sandro Petraglia è una biopic assai poco convenzionale, che si concentra soprattutto sul tormento interiore di Flores assai più di quanto non si soffermi sulla vicenda artistica. Dotato di un talento innato, formatosi al conservatorio, Flores è stato una di quelle meteore che avrebbero potuto brillare assi più nel firmamento del jazz italiano se alcune vicende personali non ne avessero ineluttabilmente segnato la vita. Il film di Milani si sofferma sopratutto sul tormento per la morte della madre in un incidente stradale, quando Luca era ancora bambino. La trama biografica parte proprio da lì, da quegli anni dell'infanzia passati in Mozambico, per poi proseguire con il trasferimento a Firenze, la scoperta del jazz, i primi concerti, fettine di fama conquistate al fianco di due anime maledette del jazz come furono Massimo Urbani e Chet Baker, la colpevolizzazione folle per la scomparsa di quest'ultimo, il rapporto intenso con una delle due sorelle (Cortellesi) e quello autodistruttivo con la fidanzata Cinzia (Trinca), le cliniche psichiatriche, il ritorno in Africa alla riscoperta delle radici, la passione per la motocicletta, il concerto eseguito con un dito solo lasciando il pubblico di stucco, fino al suicidio, avvenuto a soli 36 anni, nel 1995.
A dare forma ed espressioni al tormento di Luca Flores - che visse la sua fortuna artistica nel corso degli anni '80 - c'è un gigante della recitazione come Kim Rossi Stuart. Se grandissima parte dei meriti del film è sua, una menzione va fatta per lo straordinario lavoro di montaggio sul sonoro e sulla pellicola compiuto da Marco Spoletini e per la notevolissima direzione degli attori, tra i quali dopo anni ritroviamo un Corso Salani con molte rughe in più ma capace di prove sempre impressionanti.    

venerdì 21 settembre 2007

Fatti della banda della Magliana

anno: 2005   
regia: COSTANTINI, DANIELE 
genere: storico 
con Francesco Pannofino, Roberto Brunetti, Fabio Grossi, Francesco Dominedò, Leo Gullotta, Fanny Cadeo, Tommaso Capogreco, Mario Contu, Lucio Sinisi, Gianfranco Zuncheddu    
location: Italia
voto: 2 

In un grande stanzone spoglio un malavitoso (Pannolino) inizia la sua confessione dopo una lunga latitanza, davanti al giudice (Gullotta). A ruota, intervallati da brevissimi quanto rari stacchi con scene girate in esterni, seguono le confessioni dei suoi compagni di banda, vivi e morti, tutti riuniti nello stesso stanzone. La banda di cui si parla è quella della Magliana: Daniele Costantini, non contento di averne fatto una piece teatrale, mira ad azzerare la tolleranza del pubblico nei confronti del suo cinema dopo le prove imbarazzanti di Mezzaestate  e Stress metropolitano. L'impianto teatrale rimane pressoché inalterato, i fatti raccontati sono più o meno noti - un gruppo di teppistelli invasati e collusi con l'estrema destra, decise di dare la scalata alla malavita romana verso la fine degli anni settanta, adottando i metodi propri della mafia - ma a questo si aggiunge una recitazione di livello parrocchiale (d'altronde tra gli attori compaiono anche alcuni detenuti di Rebibbia), la coprolalia ostentata, la parlata romanesca talmente calcata e biascicata da non essere affatto credibile. Nonostante questo, il copione di Costantini riesce ad essere al tempo stesso didascalico nell'impianto e confuso nella narrazione, oltre che ingiustificato nella scelta di cambiare i nomi ai personaggi. Proporre un confronto con Romanzo criminale di Michele Placido sarebbe come azzardare un paragone tra Egidio Calloni e Maradona.    

giovedì 20 settembre 2007

Frances

anno: 1982   
regia: CLIFFORD, GRAEME   
genere: biografico   
con Jessica Lange, Kim Stanley, Sam Shepard, Bart Burns, Jonathan Banks, Bonnie Bartlett, James  Brodhead, Jane  Jenkins, Jordan Charney, Allan Rich, John Randolph, Christopher Pennock, Woodrow Parfrey, James Karen, Sarah Cunningham, Jeffrey DeMunn, Jack Riley, Kevin Costner   
location: Usa
voto: 7   

La storia vera di Frances Farmer (Lange), semidiva di Hollywood negli anni '40, anticonformista, simpatizzante di sinistra, che si distinse fin dai tempi del liceo, a Seattle, per il suo spirito iconoclasta, allorché scrisse un saggio sulla "morte di Dio". Nauseata da Hollywood e dalle sue finzioni, Frances venne letteralmente distrutta dalla madre (Stanley), donna vezzosa ed egocentrica, per colpa della quale Frances prima si attaccò alla bottiglia e quindi finì al manicomio, dove la lobotomizzarono. A poco valse la presenza discreta ma costante di un giornalista che la amò per tutta la vita (Shepard, che interpreta un personaggio fittizio). Frances Farmer morì nel 1970, a 57 anni.
Il film tratto dal copione di Nicholas Kazan, Christopher Devore ed Eric Bergren e diretto da Graeme Clifford è manierato e convenzionale, troppo lungo, ma assai efficace nel ricostruire le assurdità di una società parruccona e conformista come quella americana della prima metà del Novecento. I meriti del film vanno soprattutto alla strepitosa interpretazione di Jessica Lange, eccezionalmente brava nel mostrare quali segni mostruosi può lasciare su una persona sana quel cancro chiamato famiglia.
Comparsata per Kevin Costner, non accreditato nei titoli di coda.    

lunedì 17 settembre 2007

La mia vita senza me

anno: 2003   
regia: COIXET, ISABEL  
genere: sentimentale  
con Sarah Polley, Amanda Plummer, Scott Speedman, Leonor Watling, Deborah Harry, Maria De Medeiros, Mark Ruffalo, Julian Richings, Kenya Jo Kennedy, Jessica Amlee, Camille Martinez, Deanne Henry, Errin Clutton, Morgan Brayton, Neezor Elfrezeli, Lauren Diewold, Sam Burnett, Jerry Thompson, Gillian Barber, Esther García, Maria Cami  
location: Canada, Spagna
voto: 9

Cosa da fare prima di morire: dire alle due piccole figlie un milione di volte "ti amo"; registrare un messaggio di auguri per ogni loro compleanno fino a quando non avranno compiuto 18 anni; fare l'amore con altri uomini, per vedere com'è, dopo averne baciato soltanto uno; dire sempre ciò che si pensa; bere e fumare finché se ne ha voglia; andare a trovare il padre in carcere; trovare una compagna al marito, una donna che possa piacere anche alle figlie; fare innamorare qualcuno. È questo che appunta, e fa, Ann (Polley), 23enne che vive in un camper nei pressi di Vancouver, dopo avere saputo che le rimangono appena 2 mesi di vita per colpa di un terribile cancro alle ovaie.
La regista catalana Isabel Coixet imbocca la strada del racconto ellittico: non mostra la malattia, il calvario, ma gli ultimi soffi di una vita spezzata troppo in fretta. La protagonista - una straordinaria Sarah Polley - non dice niente a nessuno, continua a fare le pulizie nell'università, sopporta pazientemente la madre malmostosa che abita accanto a lei (Harry). Recitato splendidamente, struggente, servito da dialoghi penetranti, molto parlato, La mia vita senza me è una indimenticabile discesa nel profondo della sensibilità femminile, diretto con un tocco che difficilmente sarebbe riuscito a un uomo.    

domenica 16 settembre 2007

Zodiac

anno: 2007   
regia: FINCHER, DAVID 
genere: poliziesco 
con Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr., Mark Ruffalo, Anthony Edwards, Brian Cox, Dermot Mulroney, Chloë Sevigny, Pell James, Lee Norris, Tom Verica, Elias Koteas, Zach Grenier, John Hemphill, Adam Goldberg, Charles Fleischer, John Ennis, Jules Bruff, Ione Skye, Bijou Phillips, Zachary Sauers, John Terry, Ciara Hughes, Gloria Grant, James D. Weston II, Alexander von Roon, Charles Schneider, Jack Samson, Peter Quartaroli, Geoff Callan, John Getz, Makenna Ruddy, Brett Rickaby, June Raphael, Jim McNichols, John Carroll Lynch, Donal Logue, Micah Sauers, Patrick Scott Lewis 
location: Usa   
voto: 6

Nel 1969 a San Francisco uno sconosciuto fa fuoco contro una coppia che si è appartata: la ragazza muore, il ragazzo sopravvive per miracolo. I delitti si susseguono e vengono accompagnati da messaggi cifrati che il serial killer chiede vengano pubblicati sulla stampa se si vuole evitare altro spargimento di sangue. La polizia, un vignettista del Chronicle (Gyllenhaal) e un cronista alcolizzato raccolgono, ciascuno per proprio conto e con metodi diversi, tracce e indizi, senza riuscire a inchiodare il killer. Le prove indiziarie sembrano insufficienti, le perizie grafologiche incerte, i reperti probatori nulli. La vicenda, tratta da una storia vera, si chiuderà soltanto nel 1991.
Uno dei casi di cronaca che più hanno catalizzato l'attenzione di media e opinione pubblica americana (al punto che Don Siegel gli dedicò un film appena due anni dopo la prima serie di omicidi, Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, interpretato da Clint Eastwood), nelle mani di un regista di genere come David Fincher  (Seven, The game) diventa un film ipertrofico (2 ore e 40 di durata), iperanalitico, ricchissimo di dettagli e inzeppato di moltissimi personaggi nel ruolo di testimoni, accusatori e confidenti. Sicché Zodiac parte bene ma finisce col seguire una strada troppo impervia a dispetto della struttura classica che rinuncia al meccanismo ad incastro. Tratto dai romanzi "Zodiac" e "Zodiac Unmasked: The Identity of America's Most Elusive Serial Killer Revealed" di Robert Graysmith

venerdì 14 settembre 2007

La ragazza del lago

anno: 2007       
regia: MOLAIOLI, ANDREA 
genere: giallo 
con Toni  Servillo, Valeria  Golino, Fausto Maria  Sciarappa, Fabrizio  Gifuni, Omero  Antonutti, Anna  Bonaiuto, Nello  Mascia, Marco  Baliani, Giulia  Michelini, Denis  Fasolo, Franco  Ravera, Sara  D'Amario 
location: Italia       
voto: 7

Una ragazza appena ventenne viene trovata morta in una strana posizione sulla sponda di un lago nei pressi di un paesino friulano. A occuparsi del caso è un ispettore campano (un Toni Servillo capace dell'ennesima interpretazione maiuscola), con una figlia irrequieta e una moglie in clinica, dove è ricoverata da quando ha perso la memoria. Nel corso delle indagini il commissario viene a contatto con l'omertà e la reticenza della gente del paese, scoprendo molti altarini nascosti.
Proveniente dalla scuderia della Sacher Film (è stato assistente di Moretti, Calopresti e Luchetti), Andrea Molaioli rivela al suo esordio un notevole talento narrativo. Il film, tratto dal romanzo norvegese "Lo sguardo di uno sconosciuto" di Karin Fossum e sceneggiato da Sandro Petraglia, veste di giallo il tema della rimozione: di una malattia gravissima, di un handicap fisico o mentale, della perdita di un figlio che non si sopportava. Un'inequivocabile opera d'autore, memore della lezione di Elio Petri, caratterizzata dalla finezza dell'osservazione psicologica, dal registro dimesso e minimalista, a tratti afasico ma purtroppo servita da una colonna sonora stridente e perennemente sopra le righe.