domenica 29 giugno 2014

The Spirit of '45

anno: 2013   
regia: LOACH, KEN 
genere: documentario 
con Winston Churchill, Tony Benn, Clement Attlee, Len King, Maurice Petherick, Aneurin Bevan, Simon Midgley, Herbert Morrison, Julian Tudor Hart, Harry Keen, Tony Richardson, George Lansbury, Bill Ronksley, Donald Bruce Baron Bruce of Donington, Tony Mulhearn, Doreen McNally, Inky Thomson, Karen Reissmann, Deborah Garvie, James Meadway, Adrian Dilworth, Dai Walters, Jonathon Tomlinson, Eileen Thompson, Terry Teague, Dena Murphy, Dot Gibson, Ray Thorn, John Farrell, Ray Jackson, Raphie de Santos, Stan Pearce, Jacky Davis, Tony Nelson, John Rees, Sam Watts, Alan Thornett, David Hopper, Margaret Battin, Ray Davies, June Hautot, Alex Gordon, Douglas Jay, Margareth Thatcher 
location: Regno Unito
voto:6,5

Il 1945 fu l'anno in cui in Inghilterra il partito laburista vinse in maniera schiacciante, dopo che il popolo aveva urlato il suo "mai più" alla guerra e ai totalitarismi. Era la voce di un paese piegato dalla miseria, vissuto in condizioni impossibili anche nel ventennio tra le due guerre mondiali, nonostante il Regno Unito fosse ancora il più grande impero del mondo (possedeva l'India, il Canada, l'Australia e una parte dell'Africa) mentre la sua gente viveva in condizioni di assoluto degrado: bambini che dormivano in cinque in un letto infestato dalle pulci, madri che morivano di parto perché non potevano permettersi un dottore. La ricostruzione avvenne grazie a un processo che portò a nazionalizzare l'industria, il servizio sanitario nazionale, i trasporti, le miniere, l'elettricità, il gas. Un ministro illuminato come Bevan si preoccupò di fare costruire dignitosissimi alloggi popolari, contribuendo a diffondere finalmente prosperità e lavoro. Dopo gli anni di "lacrime e sangue" voluti da Churchill, arrivarono finalmente i sorrisi sui volti della gente, in un paese ritrovato, unito, solidale, socialista.
A due terzi del film, stop. Brusca virata.
La Thatcher, nel suo discorso di insediamento a Downing Street, nel 1979, cita San Francesco. A quel punto sembra di schiacciare il tasto del rewind. Il tempo si riavvolge su se stesso. Tutto viene privatizzato, a cominciare dal servizio sanitario nazionale. Con esso le miniere, i trasporti e tutto quanto era pubblico, in nome dell'individualismo e del libero mercato. In occasione dell'uscita in sala del film - qualche mese dopo la morte della Thatcher - Loach ha voluto ricordare la lady di ferro con queste parole: "Non ci dimentichiamo che definì Mandela un terrorista e che prendeva il tè con il torturatore e assassino Pinochet. Come la dovremmo onorare? Privatizziamo il suo funerale. Indiciamo un'asta competitiva e accettiamo l'offerta più bassa. È quello che avrebbe voluto lei". Parole fin troppo cordiali nei confronti di uno degli esseri più immondi del Novecento. Loach non si sforza di essere obiettivo, non riporta le testimonianze degli apostoli di Milton Friedman, né cerca di confezionare un documentario impeccabile: attraverso le sue interviste, tutte in bianco e nero, e il materiale di repertorio, il suo obiettivo è quello di dare voce ai tanti che hanno visto crollare il sogno di una società più equa e solidale: quella nata dallo spirito del '45.    

giovedì 26 giugno 2014

The story of film. An odissey - EPISODIO 8 1965-1969 - Le “Nouvelles Vagues”. Nuove ondate si propagano nel mondo

anno: 2011  
regia: COUSINS, MARK  
genere: documentario  
location: Regno Unito
voto:8

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Nell'ottavo episodio di questa appassionante saga si parte dal cinema dell'est europeo degli anni '60 (Wajda, Polanski, Forman, Tarkovskij, Paradzanov) per poi finire a tutt'altra latitudine, con l'opera di registi giapponesi come Oshima e Imamura. Senza dimenticare Cuba, l'Iran e persino il Senegal.
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.

mercoledì 25 giugno 2014

I motorizzati

anno: 1962       
regia: MASTROCINQUE, CAMILLO  
genere: commedia  
con Alberto Bonucci, Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Franca Valeri, Walter Chiari, José Luis López Vázquez, Mercedes Alonso, Gianni Agus, Dolores Palumbo, Luigi Pavese, Gina Rovere, Luigi Gigi Bonos, Paola Del Bosco, Mario Brega, Loredana Cappelletti, Peppino De Martino, Franco Giacobini, Mario Pisu, Marcella Rovena, Mac Ronay, Aroldo Tieri, Franca Tamantini, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Mimmo Poli, Consalvo Dell'Arti  
location: Italia
voto: 3,5

C'è lo zampino di Castellano e Pipolo (il che la dice già lunghissima) dietro il copione di questo film che già all'inizio degli anni sessanta, con satira flebilissima e comicità inavvertibile, voleva ammonire sui possibili disagi della motorizzazione di massa negli anni del boom economico. Costruito come un mockumentary condotto da Alberto Bonucci, il film di Camillo Mastrocinque assembla episodi legati ai paradossi del patentato: un'occasione di lavoro persa per via di un'auto eccessivamente vistosa; una notte da dimenticare a causa di uno scambio di automobili; le truffe ai danni delle assicurazioni; un tentativo di furto; un amore finito male perché un giovane viene scambiato per un ladro proprio nel giorno della presentazione ai futuri suoceri. Comicità esilissima, spunti risibili. Eppure il film merita la visione a decenni di distanza per via delle macroscopiche differenze con i disagi odierni procurati dalla motorizzazione: auto minuscole, vigili urbani al centro di Roma a respirarsi le polveri sottili; vetture con guida a destra; doppi sensi ovunque, nessuna cintura di sicurezza. L'ingenuità più incredibile si coniugava con una condizione urbana certamente più accettabile di quella odierna. È proprio vero che si stava meglio quando si stava peggio.    

lunedì 23 giugno 2014

Gabrielle - Un amore fuori dal coro

anno: 2013       
regia: ARCHAMBAULT, LOUISE
genere: drammatico
con Gabrielle Marion-Rivard, Alexandre Landry, Mélissa Désormeaux-Poulin, Vincent-Guillaume Otis, Benoit Gouin, Sébastien Ricard, Gregory Charles
location: Canada, India
voto: 5

Gabrielle (il personaggio, ma anche l'attrice Marion-Rivard) è una ragazza affetta da sindrome di Williams (caratterizzata da ritardo mentale associato a un'intensa socievolezza e a caratteristiche anatomiche peculiari), che canta in un coro del quale fa parte anche Martin (Landry). I due si innamorano: la madre di lui (Gignac) non vuole saperne; la sorella di lei (Désormeaux-Poulin) difende a spada tratta il diritto dei disabili all'amore e alla sessualità. Costretti alla separazione, i due si ritroveranno in occasione di una kermesse musicale durante la quale il coro otterrà un grande successo di pubblico.
Storie di amori impossibili, anche declinate secondo il registro dell'handicap (Freaks, Antonio + Silvana = 2), non sono certo una novità: da Tristano e Isotta fino a Romeo e Giulietta, l'archetipo della famiglia come agente detrattore dell'amore è stato sfruttato a ripetizione. Nel film della canadese Louise Archambault l'unica, parzialissima novità è il contesto canoro che fa da sfondo alla vicenda e il cast, formato in parte da disabili di sorprendente naturalezza (ma Alexandre Landry, l'attore che impersona Martin, è un professionista capace di recitare con impressionante verismo). Ma la ricerca di lirismo a qualsiasi costo è fin troppo evidente e il ruolo centripeto della sorella di Gabrielle e centrifugo della madre di Martin sono tratteggiati con un eccesso di manicheismo.    

sabato 21 giugno 2014

Crash

anno: 1996   
regia: CRONENBERG, DAVID  
genere: erotico  
con James Spader, Holly Hunter, Elias Koteas, Deborah Hunger, Rosanna Arquette, Peter MacNeill, Yolande Julian, Cheryl Swartz, Judah Katz, Nicky Guadagni, Ron Sarosiak, Boyd Banks, Markus Parilo, Alice Poon, John Stoneham Jr.,  
location: Usa
voto: 1

Siccome lo scambismo è insufficiente a vellicare le rispettive voglie, una coppia scopre una nuova forma di eccitamento: quella che si prova in occasione di un incidente automobilistico. Entrata in contatto con la vedova di un incidente d'auto (Hunter) e con un fotografo che ricostruisce incidenti stradali (Koates), la coppia li coinvolge in un interminabile gioco di scambi e di morte.
Il cinema dell'eccesso di Cronenberg, segnato dal mutamento antropomorfico dell'uomo ad opera della tecnologia, raggiunge qui la sua vetta, con un connubio che non avrebbe potuto essere più robusto tra eros e thanatos. L'idea dell'elemento-simbolo della modernità, l'automobile, come veicolo di voyeurismo, altro elemento topico di un'intera epoca, è interessante, anche se il merito va diviso tra il regista e l'autore del romanzo James Ballard, il quale lo scrisse proprio all'indomani della morte della moglie in occasione di un incidente d'auto. La realizzazione, tra attori totalmente inespressivi, scene che si ripetono ossessivamente e ricerca della provocazione a ogni costo, è invece peggio che deludente, artificiosa e spesso anche gratuita.    

martedì 17 giugno 2014

Fedele alla Linea - Giovanni Lindo Ferretti

anno: 2013       
regia: MACCIONI, GERMANO 
genere: documentario     
con Giovanni Lindo Ferretti 
location: Italia
voto: 3

Non mi è mai piaciuto il punk né ho mai capito perché gruppi come CCCP e CSI potessero piacere tanto anche a persone che considero intellettualmente e culturalmente evolute. Così ho deciso di vedere questo documentario ad altissimo tasso agiografico, dedicato al frontman e guru dei sunnominati complessi. E ci ho capito ancora meno. Già, perché, malattia più, malattia meno, la vicenda personale e artistica di questo cantante con un'estensione vocale da mezza ottava è di un grigiore sconfortante. Nato e cresciuto nell'Emilia rurale, diventato orfano di padre prima ancora di venire alla luce, il piccolo Giovanni finì assai presto in un collegio di suore nel quale, riferisce con insopportabile sussiego, "per cinque anni sono stato l'unico ragazzino a non avere mai giocato a pallone". Poi l'avventura allo Zecchino d'oro terminata in una bolla di sapone e una lunga seria di malattie cominciata con una peritonite e arrivata a un tumore. In mezzo, la politica con Lotta Continua (il documentario non lo dice, ma Lindo Ferretti è uno dei tanti voltagabbana - come Giuliano Ferrara, Paolo Liguori e Gianfranco Miccichè - transitati da sinistra a destra con assoluta nonchalance), i concerti con i suoi gruppi, l'esperienza berlinese e pochissimo altro. Il documentario di Germano Maccioni sembra soltanto un interminabile spot a beneficio della Corte Transumante di Nasseta, l'azienda di allevamento equino che rappresenta la nuova vita di questo ex musicista inconsistente ma con la vocazione irrefrenabile a pontificare su qualsiasi cosa con un insopportabile atteggiamento da santone.    

lunedì 16 giugno 2014

Jersey boys

anno: 2014       
regia: EASTWOOD, CLINT  
genere: musicale  
con John Lloyd Young, Erich Bergen, Vincent Piazza, Michael Lomenda, Christopher Walken, Freya Tingley, James Madio, Mike Doyle, Jeremy Luke, Steve Monroe, Johnny Cannizzaro, Joey Russo, Grant Roberts, Donnie Kehr, Francesca Fisher-Eastwood  
location: Usa
voto: 8

A 84 anni Clint Eastwood continua a manifestare una vitalità che non ha pari nella storia del cinema (con l'accezione dell'ultracentenario De Oliveira, che però gira film inguardabili), sfornando a ripetizione opere di ottima fattura. Con Jersey boys siamo nella provincia americana degli anni '50. Frankie (Lloyd Young) ha al massimo la prospettiva di fare il barbiere ma il suo amico Tommy (Piazza), che ha un complessino che suona musica commerciale, crede nella sua voce acuta e versatile e gli fa imboccare un'altra strada. Che non è solo quella della musica di successo (il gruppo di cui il film racconta la vera storia,, che vendette oltre 150 milioni di dischi, sono i Four Seasons di Frankie Valli, tutti di origine italiana), ma anche quella sbagliata dell'illegalità. Così, tra l'innesto di un compositore dalla penna felice (Bob Gaudio, interpretato da Erich Bergan) e ammanchi milionari dovuti agli inestinguibili eccessi di Tommy e ai suoi contatti con la mafia, il quartetto andò avanti toccando vertici impensabili di popolarità prima di sciogliersi.
Racconto lineare, regia classica eppure impeccabile, l'epica di un antieroe idealista (qui sono l'amicizia e le sue contraddizioni a determinare la traiettoria del gruppo) che è il tema di tutto il suo cinema: i topoi essenziali della filmografia di Eastwood ci sono sempre. Un marchio di fabbrica che è sinonimo di garanzia. Ma stavolta il vecchio Clint azzarda con gli attori che parlano rivolti alla macchina da presa, le battute spiritosissime di un copione scritto a meraviglia che si alternano ai momenti drammatici e sui titoli di coda arriva un vero e proprio musical, che restituisce luminosità e colore a una fotografia volutamente desaturata. L'ennesima gemma della filmografia eastwoodiana si nutre di una delle sue grandi passioni, la musica (dopo Honytonk man e Bird), riportandoci all'epoca del doo-wop con un racconto dal ritmo effervescente e interpreti di smisurata bravura.
Gaudio e Valli hanno coprodotto il film.    

domenica 15 giugno 2014

Nymphomaniac vol. 1

anno: 2013       
regia: VON TRIER, LARS
genere: erotico
con Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Christian Slater, Uma Thurman, Sophie Kennedy Clark, Connie Nielsen, Ronja Rissmann, Maja Arsovic, Sofie Kasten, Ananya Berg, Anders Hove, James Northcote, Charlie Hawkins, Clayton Nemrow, Simon Böer, Jeff Burrell, Andreas Grötzinger, Jens Albinus, Tomas Spencer, Jesse Inman, Christoph Schechinger, David Halina, Jonas Baeck, Katharina Rübertus, Inga Behring, Lisa Matschke, Moritz Tellmann, Felicity Gilbert, Katharina Hubertus, Johannes Kienast, Jesper Christensen, Hugo Speer, Frankie Dawson, George Dawson, George Dawson, Harry Dawson, Cyron Melville, Peter Gilbert Cotton, Saskia Reeves, Markus Tomczyk, Christoph Jöde, Nicolas Bro, Christian Gade Bjerrum, Udo Kier, Kate Ashfield, Jean-Marc Barr, Jamie Bell, Tine Burn, Tania Carlin, Laura Christensen, Christopher Craig, Conny Dachs, Willem Dafoe, Thomas Eickhoff, Caroline Goodall, Mia Goth, Daniela Lebang, Jacob Levin-Christensen, Sami Loris, Papou, Michael Pas, Ivan Pecnik, Janine Romanowski, Shanti Roney, Nicole Sandweg, Jonathan Sawdon, Omar Shargawi, Lawrence Sheldon, Sarah Soetaert, Tabea Tarbiat, Christine Urspruch, Lien Van de Kelder, Severin von Hoensbroech
location: Regno Unito
voto: 6

Una donna (Gainsbourg) pesta viene trovata riversa sulla strada da un uomo (Skarsgård) che le offre cure e ascolto nella propria casa. La donna comincia così un lunghissimo racconto col quale ricorda la sua precocissima ninfomania, la promiscuità totale, i rapporti a orario, le famiglie sfasciate, il rifiuto o l'accettazione dei possibili amanti decisa a caso.
Dopo Antichrist e Melancholia, Von Trier conclude la sua trilogia della depressione insistendo sul tema dell'erotismo con un film fluviale articolato - nel primo volume - in 5 capitoli e diviso in due parti (alla maniera di Kill Bill): nove ore di durata, ridotte a 4 per la destinazione in sala. L'aspetto più interessante del film risiede nella dimensione filosofica dei dialoghi: in un continuo parallelismo tra i segreti della pesca e la ninfomania, eros e thanatos vanno a braccetto mentre la psicanalisi si accompagna con la numerologia di Fibonacci, il colore al bianco e nero e la musica heavy metal a Mozart e Shostakovich. Il lungo racconto in flashback, al di là della curiosità suscitata dal materiale pruriginoso, alla lunga suona un po' monotono e ripetitivo, nonostante il supporto di un linguaggio filmico sempre originale e spesso imprevedibile.    

The story of film. An odissey - EPISODIO 7 1957-1964 - La scossa del Nuovo. Forme moderne di cinema nell’Europa occidentale

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK  
genere: documentario  
location: Regno Unito
voto:8

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale. Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Si parla molto italiano nel settimo capitolo della storia del film di Marc Cousins: da Fellini a Sergio Leone, passando per Pasolini, Visconti e Antonioni. Tra la fine degli anni '50 e gli 'anni '60 il cinema, anche grazie a questi registi di enorme spessore, si andò sempre più intellettualizzando. Merito anche di personaggi come Bergman, Tati, Bresson, Buñuel e di tutta la Nouvelle Vague francese. Il linguaggio cinematografico subì un impulso impressionante, oscillando tra gli spazi chiusi del teatro (Bergman), della vita come prigione (Bresson) e del circo (Fellini) e quelli aperti dell'incomunicabilità (Antonioni).
Un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.    

Parigi (Paris)

anno: 2008   
regia: KLAPISCH, CEDRIC
genere: commedia
con Juliette Binoche, Romain Duris, Fabrice Luchini, Albert Dupontel, Mélanie Laurent, François Cluzet, Karin Viard, Gilles Lellouche, Zinedine Soualem, Julie Ferrier, Olivia Bonamy, Maurice Bénichou, Annelise Hesme, Audrey Marnay, Xavier Robic, Farida Khelfa, Suzanne Von Aichinger, Kingsley Kum Abang, Judith El Zein, Emmanuel Quatra, Nelly Antignac, Joffrey Platel, Renée Le Calm, Sabrina Ouazani, Hubert Saint-Macary, Jean-Pierre Moulin, Joseph Malerba, Georges Happy
location: Francia, Mali
voto: 7

Parigi e le sue mille anime, le facce che, come in ogni altra metropoli, si sfiorano per strada senza (quasi) mai incontrarsi. Un inventario di varia umanità, dal malato di cuore di mastersiana memoria (Duris) che vorrebbe viversi la sua ultima storia d'amore a sua sorella (Binoche), che tira avanti con i suoi tre bambini ma non ha più un merito. E poi il professore universitario (Luchini) che si invaghisce di una sua studentessa (Laurent), il fratello del prof (Cluzet) che vive continui scantonamenti emotivi ed è prossimo alla paternità, una dolce ragazza magrebina che cerca lavoro in una panetteria, un mercante dongiovanni e tanti altri ancora.
Dopo quella sorta di prova generale data con Ognuno cerca il suo gatto e il più convicente L'appartamento spagnolo, Klapisch firma il suo film migliore con un'opera corale dal sapore agrodolce, a tratti scontata, ma nella quale melodramma e commedia si fondono come fossero una miscela tra un film di Rohmer e uno di Altman. Dialoghi intelligenti mixati con sprazzi di leggerezza e trovate visive originali.    

sabato 14 giugno 2014

Frida

anno: 2002       
regia: TAYMOR, JULIE  
genere: biografico  
con Salma Hayek, Alfred Molina, Antonio Banderas, Valeria Golino, Diego Luna, Mía Maestro, Edward Norton, Alejandro Usigli, Saffron Burrows, Loló Navarro, Roger Rees, Fermín Martínez, Amelia Zapata, Ashley Judd, Roberto Medina, Lila Downs, Martha Claudia Moreno, Maria Ines Pintado, Aida López, Ivana Sejenovich, Diego Espinosa, Ehécatl Chávez, Elliot Goldenthal, Lucia Bravo, Patricia Reyes Spíndola, Didi Conn, Julian Sedgwick, William Raymond, Jorge Guerrero, Mary Luz Palacio, Geoffrey Rush, Margarita Sanz, Omar Chagall, Anthony Alvarez, Enoc Leaño, Karine Plantadit-Bageot, Chavela Vargas, Jorge Zepeda  
location: Francia, Messico, Usa
voto: 4

Biopic di Frida Kahlo (Hayek), la pittrice messicana dalla vita piuttosto agitata e complicata. Costretta per lunghissimo tempo a una degenza coatta a causa degli esiti di un gravissimo incidente che le capitò mentre era a bordo di un autobus, la donna divenne un'autentica icona pop tra gli anni '50 e i '60 del Novecento. Il film, tra moltissime tentazioni da pettegolezzo e sregolatezze agiografiche, si concentra soprattutto sulla tormentata storia d'amore con il muralista Diego Rivera (Molina), celeberrimo artista della sinistra radicale messicana, sulla vita sentimentale esuberante e tormentata della protagonista, sui suoi moltissimi amori, anche omosessuali, sull'amicizia con Tina Modotti (Judd) e Trotskij (Rush), sui viaggi e sulla fama conquistati tra gli Stati Uniti e la Francia.
A una vita tanto ricca e irrequieta corrisponde un'immagine filmica da soap opera, piattissima, tutta tesa a solleticare la curiosità pruriginosa dello spettatore, con squarci onirici a tratti ridicoli che si innestano malamente sul flusso del racconto. La regista Julie Taymor spreca così le enormi opportunità di una vita al massimo, trasformandole in un album di figurine zeppo di luoghi comuni, molto glamour, sull'immagine dell'artista maudit, con un cast poco convinto e sprecato, nel quale solo la nostra Golino sembra voler dare un minimo di consistenza al personaggio interpretato.
2 premi oscar 2003: migliore colonna sonora e miglior make-up.    

domenica 8 giugno 2014

Rimet - L'incredibile storia della Coppa del Mondo

anno: 2010   
regia: GARZELLA, LORENZO * MACELLONI, FILIPPO * MENEGHETTI, CESAR AUGUSTO  
genere: documentario  
con Gary Lineker, Carlos Alberto Torres, Joao Havelange, Darwin Pastorin, Jorge Valdano, Sergio Xavier, Alberto Cerruti, Marthin Atherton, Pierre Lanfranchi, Kevin Moore, Wilson Aquino, Roan Johnson, Mauro Betting  
location: Argentina, Brasile, Italia, Regno Unito, Spagna, Svizzera, Uruguay
voto: 7

La coppa Rimet non esiste più. Per due ragioni: perché Jules Rimet, il patron della FIFA che lanciò il trofeo a livello mondiale nel 1930 (quando ancora ci si doveva spostare in nave e dall'Europa partirono soltanto Francia, Belgio, Jugolavia e Romania) decise che la squadra che l'avesse conquistata per 3 volte si sarebbe tenuta quella coppa di oltre 2 chili di oro per sempre. Ma anche perché la coppa fisicamente non c'è più: è stata fusa. Il documentario di Garzella, Macelloni e Meneghetti - i primi due già autori de Il Mundial Dimenticato, il terzo del documentario Sogni di cuoio - racconta in parallelo la storia dell'oggetto coppa (fu forgiata dall'orafo francese LaFleur) e della competizione ad essa legata, soffermandosi sulle rocambolesche avventure che la riguardarono: il tentativo di furto compiuto in Italia dai nazisti, quando l'oro serviva a sovvenzionare gli eserciti, poi sventato; il nuovo furto compiuto in Inghilterra nel 1966, alla vigilia dei mondiali che avrebbe poi vinto (rubato?) la squadra di casa, quando il ritrovamento portò alla celebrità un cane, e infine il furto avvenuto in Brasile nel 1983, quando ormai la coppa campeggiava stabilmente nella teca verdeoro dai mondiali del 1970. Trafugata da un trio di rubagalline, la coppa dovette arrivare a un ricettatore argentino (il massimo dell'antagonismo dal punto della competizione calcistica), giacché a tutti quelli brasiliani la cosa sembrò un sacrilegio. Attraverso moltissime testimonianze, filmati di repertorio e un montaggio accattivante, la regia ricostruisce quella che, alla lunga, si rivelò come una maledizione: tutti i personaggi legati al furto della coppa finirono male o malissimo. Compreso il cane, impiccato dal suo stesso guinzaglio.    

sabato 7 giugno 2014

3 Days to Kill

anno: 2014       
regia: McG
genere: thriller
con Kevin Costner, Amber Heard, Hailee Steinfeld, Connie Nielsen, Tómas Lemarquis, Richard Sammel, Marc Andréoni, Bruno Ricci, Jonas Bloquet, Eriq Ebouaney, Big John
location: Francia, Serbia, Usa
voto: 5,5

Uccidere o morire? Il dubbio amletico di Ethan Renner (interpretato da un Kevin Costner vicino alla sessantina ma ancora affascinante), che ha scoperto di avere un tumore che gli lascia pochi mesi di vita, è legato al fatto che vorrebbe dedicare il tempo che gli rimane alla figlia adolescente (Steinfeld) e alla ex-moglie (la sempre splendida Connie Nielsen), entrambe di stanza a Parigi, per averne concesso loro troppo poco negli anni in cui è stato un agente della CIA. Il problema è che sull'altro piatto della bilancia pesa l'opportunità di una cura sperimentale costosissima, che una giovane agente carrierista (Heard) metterebbe nel conto spese dell'agenzia di intelligence a condizione che Ethan, navigatissimo e impeccabile 007, riesca a catturare un criminale noto come the wolf (Sammel). Tempo massimo: tre giorni. Durante i quali, guarda un po', la ex moglie di Ethan deve andare all'estero e lasciare a lui l'incarico di gestire la piccola mentecatta.
Tratto da un racconto di Luc Besson (qui anche in veste di produttore e sceneggiatore), 3 days to kill è un mix di commedia familiare e spy-story fracassona, pensato a tavolino per soddisfare ogni palato. Idea furba, che la dice lunga sul peso del botteghino nelle scelte produttive, e che ha una miriade di antecedenti, peraltro declinati secondo lo stesso canone dell'adulto costretto a uccidere e della ragazzina ingenua e rompiscatole (il Leon dello stesso Besson docet, ma ormai si tratta di un autentico sottogenere nel quale l'Edipo viene declinato in ogni chiave possibile, da Io vi troverò a Tutta colpa di Freud). Della sezione commedia si farebbe volentieri a meno, anche perché scivola sovente nel piagnucoloso, mentre si capisce che il grosso del budget è stato speso per gli effetti speciali e le sequenze ad alto tasso adrenalinico, che sono quelle per cui vale la pena mandare i neuroni in vacanza per un paio d'ore.    

lunedì 2 giugno 2014

Rip! A remix manifesto

anno: 2008   
regia: GAYLOR, BRETT 
genere: documentario 
con Girl Talk, Lawrence Lessig 
location: Canada
voto: 7

Dopo l'Elogio della pirateria di Carlo Gubitosa e Remix, del guru Lawrence Lessig (l'inventore dei creative commons), arriva finalmente anche sugli scaffali dei negozi italiani questo ennesimo, decisissimo attacco frontale alle contraddizioni e le assurdità delle leggi sul copyright. Con un montaggio efficacissimo, uno stile narrativo davvero spassoso e scelte visive folgoranti, questo Remix manifesto snocciola ad uno ad uno tutti i problemi paradossali che scaturiscono dal copyright. Esistono ancora oggi leggi che garantiscono a una major come la Warner Bros. di detenere i diritti per Happy birthday to you, scritta dalle sorelle Hill nel 1893, o che consentono al governo americano di infliggere a un qualsiasi quindicenne multe fino a 150.000 dollari per ciascun brano musicale scaricato o, ancora, di aprire una controversia internazionale contro il Brasile per i diritti sul vaccino contro l'AIDS. Dai casi di Napster e del DJ Girl Talk fino a quello dello strapotere delle lobby della musica e del cinema, il film è un'energica carrellata capace di svelare gli avamposti della cultura del remix, sia che essa si applichi alla musica, al cinema, alle proprietà letterarie o ai farmaci. Una cultura che vorrebbe scardinare lo strapotere di chi, come la Disney corporation, nel remix ha trovato la propria forza e che quello stesso remix vuole annientare.    

domenica 1 giugno 2014

The Counselor - Il procuratore

anno: 2013   
regia: SCOTT, RIDLEY
genere: thriller
con Michael Fassbender, Penélope Cruz, Cameron Diaz, Javier Bardem, Cesar Aguirre, Daniel Holguín, Christopher Obi, Bruno Ganz, Brad Pitt, Paris Jefferson, Dar Dash, Richard Cabral, Rosie Perez, Alex Hafner, Andrea Deck, Sam Spruell, Toby Kebbell, Emma Rigby, Édgar Ramírez, Eben Young, Richard Brake, Barbara Durkin, Giannina Facio, Velibor Topic, Juan José Rodríguez, Alexander Biggie, Pablo Paredes, Cavassa Ventura, Frank Spano, Alejandro Marzal, Gerard Monaco, Fernando Cayo, Dean Norris, Carlos Julio Molina, Rubén Blades, Donna Air, Natalie Dormer, Marco Tulio Lina Ramirez, Lidia Cardona, Roger Dalmases, Julien Vialon, Goran Visnjic
location: Messico, Olanda, Regno Unito, Usa
voto: 7

L'avvocato (Fassbender) del titolo originale (e non il procuratore, come vorrebbe, con ampia licenza poetica, il titolo italiano del film) è un uomo avido e ambizioso, che - non contento della vita opulenta che conduce - si mette in un giro di droga per arrotondare a dismisura il suo patrimonio. Ma la prima e unica operazione gli va maledettamente male (il carico di droga viene intercettato da una banda rivale a quella del suo mentore nel mondo dei soldi sporchi) e tutti gli intermediari dell'operazione vanno incontro a una macabra fine. Dietro tutto ciò c'è una dark lady (Diaz) che è la tragicomica protagonista dell'ordito.
Scritto e prodotto da Cormac McCarthy, The Counselor procede per ellissi, concede pochissimo rispetto alle motivazioni del protagonista e, in conformità ai temi cari a McCarthy, si concentra ancora una volta sull'apocalisse che può sconvolgere la vita di una persona dall'apparenza normale quando l'avidità diventa l'orizzonte principale, come già era accaduto in Non è un paese per vecchi.
Servito da un cast all stars, nel quale spiccano le interpretazioni di Bardem e Pitt, e diretto con la consueta eleganza visiva, il film annovera anche due scene di inusitata truculenza (entrambe hanno a che fare con il collo), trasuda eros (Cameron Diaz si accoppia nientemeno che con una Ferrari, cioè un'automobile, non Isabella) e fin dalle prime battute (Fassbender che pratica un cunnilinguo alla Cruz) fa capire, con un vago accenno misogino, quanto pericolo possa nascondersi nel farsi governare da donne troppo dotate ("Mi sono sempre piaciute le donne intelligenti, ma è un hobby costoso").    

The story of film. An odissey - EPISODIO 6 1953-1957 - Il racconto enfatico. Il cinema mondiale sul punto di esplodere

anno: 2011   
regia: COUSINS, MARK 
genere: documentario 
location: Regno Unito
voto: 6

Se avete fatto la fatica - e avete provato il piacere - di leggere i tomi sulla storia del cinema di Goffredo Fofi, di Giampiero Brunetta o di Fernaldo di Giammatteo, non potrete non appassionarvi a questa mirabolante storia del cinema firmata dal britannico Mark Cousins. Uno che fin dalle prime battute lascia intendere subito da che parte sta: Hollywood è stata prodigiosa, ma l'idea che noi europei abbiamo del cinema è parziale.
Così, in quindici capitoli della durata di un'ora ciascuno, ci lasciamo trasportare nel mondo magico che ebbe inizio grazie a Edison, i Lumiere e Melies, accompagnati dalla voce calda di Mario Cordova e da brevi quanto efficacissimi saggi sul linguaggio della settima arte.
Sarà perché i riferimenti al cinema americano ed europeo, ai quali siamo più avvezzi, arrivano soltanto alla fine, il sesto capitolo dell'odissea filmica raccontata da Mark Cousins è anche uno dei meno accattivanti. Gran parte dell'ora di cinema se ne va raccontando l'emergere, negli anni '50, del cinema africano, grazie all'egiziano Chahine, che portò alla ribalta un continente fino a quel momento quasi del tutto assente. Non da meno, nella stessa epoca, furono il cinema indiano, con la nascente industria di Bollywood, quello cinese (rappresentato soprattutto da Xiw Jin), giapponese (Kurosawa) e quello sudamericano. Quale che fosse la latitudine o la longitudine dalla quale lo si guardava, il cinema degli anni '50, fotografando spesso la realtà, fece emergere il tema della disgregazione della famiglia (Gioventù bruciata), dietro la quale si nascondeva sempre lo stesso vettore: quello di un eros che non poteva più essere mortificato.
Pur con qualche leggero dislivello tra un episodio e l'altro, si tratta comunque di un'opera imprescindibile per chiunque ami la settima arte.