lunedì 30 settembre 2013

Palindromi (Palindromes)

anno: 2004   
regia: SOLONDZ, TODD
genere: grottesco
con Matthew Faber, Angela Pietropinto, Bill Buell, Emani Sledge, Ellen Barkin, Valerie Shusterov, Richard Masur, Hillary B. Smith, Danton Stone, Robert Agri, Hannah Freiman, Stephen Singer, Rachel Corr, Stephen Adly Guirgis, Will Denton, Sharon Wilkins, Alexander Brickel, Ashleigh Hertzig, Risa Jaz Rifkind, Dontae Huey, Debra Monk, Walter Bobbie, Tyler Maynard, Courtney Walcott, Joshua Eber, Khush Kirpalani, Sydney Matuszak, David Castro, Richard Riehle, Shayna Levine, Ebrahim Jaffer, Jennifer Jason Leigh, Andrea Demosthenes, John Gemberling
location: Usa
voto: 5

La dodicenne Aviva vuole diventare mamma a ogni costo. Così, alla prima occasione si fa ingravidare da un coetaneo scapestrato. I genitori non ne vogliono sapere, la costringono all'aborto ma l'operazione va male e la ragazza subisce un'isterectomia che non le viene comunicata. Così scappa da casa, ignara della sua reale condizione, alla ricerca di una seconda occasione per arrivare alla maternità.
Che l'americano indipendente Todd Solondz abbia una forte inclinazione per la provocazione e il gesto forte non è una novità: già nei precedenti Fuga dalla scuola media e Happiness erano presenti i temi della crisi preadolescenziale, della pedofilia e del contrasto tra genitori e figli. Lo stile rimane quello sghembo delle opere precedenti, con un'articolazione in capitoli per ognuno dei personaggi chiave della storia e un'interpretazione della protagonista affidata a otto attrici diversissime tra loro per colore della pelle, corporatura, statura, fisionomia. Stavolta però della consueta critica feroce alla società yankee rimane soltanto una patina mescidata con un registro da commedia. Sicché il messaggio che il film sembra voler lanciare sul tema della diversità rimane quanto meno ambiguo.    

domenica 29 settembre 2013

Bling ring

anno: 2013       
regia: COPPOLA, SOFIA 
genere: drammatico
con Katie Chang, Israel Broussard, Emma Watson, Claire Julien, Taissa Farmiga, Georgia Rock, Leslie Mann, Carlos Miranda, Gavin Rossdale, Stacy Edwards, G. Mac Brown, Marc Coppola, Janet Song, Annie Fitzgerald, Lorenzo Hunt, Timothy Starks, Rich Ceraulo, Joe Nieves, Nelson Rockford, Doug DeBeech, Erin Daniels, Patricia Lentz, Michelle Alegria, Stacey Turner, Brian Gattas, Logan Miller, Marcia Ann Burrs, Michael Yo, Halston Sage, Marshall Bell, Brenda Koo, Maika Monroe, Isabel Lasker, Adea Lennox, Keenan Henson, Rachelle Carson, Peter Bigler, Chad Brannon, Zoe Sidel, Cari Champion, Nina Siemaszko, Bailey Coppola, Yolanda Lloyd Delgado, Linc Hand, Brett Goodkin, Paris Hilton, Kevin Spencer, Bobby Ashhurst, Karl Risinger, Dale Champion 
location: Usa
voto: 3,5

La didascalia che segue i titoli di testa ci avverte: il film è tratto da eventi realmente accaduti. Io trovo strano che nelle ville più esclusive della città degli angeli, dove vivono le star di Hollywood, gente come Orlando Bloom non abbia un sistema di allarme, o che la villa di Lindsay Lohan sia espugnabile con la facilità del giardinetto sotto casa e che Paris Hilton lasci sotto lo zerbino le chiavi della sua reggia. Saranno stranezze di gente a cui i troppi flash dei paparazzi e i soldi hanno dato alla testa? Fatto sta che l'ennesima bufala firmata da Sofia-figlia-di-papà-Coppola, la regista più pop che sia in circolazione, la Maria De Filippi della settima arte, racconta delle scorribande di quattro ragazze ventenni (più un ragazzetto mezzo sfigato) nelle ville di questa gentaglia straricca: per un'ora il film va avanti sempre con lo stesso schema: loro entrano in un'abitazione extralusso, portano via più griffe che possono, mettono le foto delle loro bravate su Facebook e se la godono. Ovvio che dopo un po' anche la sonnolenta polizia losangelina, che non è esattamente quella ultraefficientista e muscolare di Arma letale, mangia la foglia e i cinque finiscono con ben altri braccialetti ai polsi. Tutto qui? Sì, tutto qui. Non un accenno al perché di queste bravate, non il minimo sforzo di ricostruire il quadro sociologico, non una sola intuizione a livello visivo (la regia non c'è proprio: dal montaggio alla recitazione manca tutto). Letargico.    

sabato 28 settembre 2013

Lo sconosciuto del lago (L'inconnu du lac)

anno: 2013       
regia: GUIRAUDIE, ALAIN
genere: erotico
con Pierre Deladonchamps, Christophe Paou, Patrick d'Assumçao, Jérôme Chappatte, Mathieu Vervisch, Gilbert Traina, Emmanuel Daumas, Sébastien Badachaoui, Gilles Guérin, François-Renaud Labarthe, Claude Bellelle, Slawomir Cieminski, Jean-Marie Crémier, Bernard Delavaux, Bernard German, Jean-Michel Giordano, Lucien Lerda, Patrick Marconi, Serge Morgadinho, Eric Piccolotto, Corentin Plas, Renaud Rifflart, Thomas Salles, Nicolas Guimbard, Joël Landaraud
location: Francia
voto: 7

Avete già visto film come Shortbus, Ken Park o Shame? Beh, sappiate che quella è robetta per collegiali di buona famiglia. Qui se non siete gay o non avete le pareti dello stomaco rivestite di piombo troverete cose davvero forti, incursioni esplicite nel porno per omosessuali. Ecco, il film voleva suscitare scandalo e ci è riuscito. Peccato che Alain Guiraudie, premiato a Cannes per la migliore regia, non abbia voluto evitare di ricorrere a qualche ellissi e abbia mostrato di tutto: fellatio, scene di sodomia, masturbazione, genitali maschili ripresi dal basso e puntualmente collocati proprio lì dove andranno i sottotitoli. Elementi non esattamente essenziali al racconto, o almeno non tutti. Peccato perché il film, a parte la sua audacia nell'offrire pubi maschili in dettaglio, ha molto da dire e lo fa ottenendo il massimo risultato con il minimo dei mezzi. Nel sud della Francia, tra il bosco e la spiaggia per nudisti che circondano un lago, alcuni omosessuali si incontrano scambiandosi sesso e neppure una informazione su come si chiamano. L'eros in camporella si consuma in mezzo ai rovi, una botta e via, tra guardoni e gelosie effimere. Franck (Deladonchamps) si invaghisce del bel Michel (Paou) e nel frattempo scambia qualche chiacchiera con un uomo solitario (d'Assumçao), il solo a non presentarsi puntualmente in costume adamitico. Un giorno Franck vede Michel affogare il suo compagno. Partono le indagini della polizia, tutto continua come se nulla fosse e Franck ingaggia una storia passionale, pericolosa e turbolenta con Michel.
Non dirò altro sulla trama, che prende inequivocabilmente una pista gialla. Sul film, invece, va detto che - al di là del gusto di scandalizzare - riesce a ricostruire a tutto tondo e in maniera anche (auto)critica il mondo omosessuale: la fugacità delle relazioni, lo sprezzo per il pericolo a favore dell'appagamento dei bisogni primari a tutti i costi, la miscela di eros e thanatos sempre pronta ad esplodere. E infatti il copione mette in bocca proprio ai due elementi periferici a tutta la vicenda, lo sconosciuto appartato con un passato eterosessuale e l'ispettore di polizia, il punto di vista altro, completando così la tavolozza di colori che raffigura il mondo gay in tutta la sua eterogeneità. Lo stile è asciutto, a tratti straniante, senza musica, con espedienti narrativi circolari (la macchina di Franck, che viene parcheggiata tutti i giorni sotto lo stesso albero) che restituiscono il senso di coazione a ripetere del protagonista. Un'opera che sta tra Cruising, Un altro pianeta e Sotto la sabbia, con l'aggiunta di una dose davvero massiccia di voyeurismo.    

mercoledì 25 settembre 2013

Sacro GRA

anno: 2013       
regia: ROSI, GIANFRANCO
genere: documentario
location: Italia
voto: 6

Sacro, etilomogicamente come ciò che è inattingibile, che sta al di là. Al di là (e al di qua: comunque intorno) del Grande Raccordo Anulare, quella cintura urbana (con i suoi 70 chilometri è la più lunga d'Europa) che incorona Roma come fosse un anello di Saturno. È in questo spazio che il documentarista Rosi, primo cineasta a essersi aggiudicato il massimo alloro a Venezia senza presentare un film di finzione, ha girato più di 200 ore di filmato per tre anni e montato il materiale per otto mesi. A fronte di numeri così generosi, non poteva che scaturire un'opera personalissima, che ricalca lo stile e lo sforzo del precedente Below sea level. In quel non luogo che è il GRA troviamo un barelliere del 118, un cavaliere di Malta che affitta la sua enorme abitazione pacchiana per feste, matrimoni e fotoromanzi (esistono ancora?), un nobile decaduto e sua figlia costretti in un appartamento minuscolo, un entomologo che ha dichiarato guerra al punteruolo rosso, responsabile dell'ecatombe di palme in tutta Europa, un pescatore di anguille, due prostitute attempate, due cubiste e altri scampoli di umanità variamente assortita. Storie di solitudini e vite ai margini ambientate in una capitale che meno da cartolina non si potrebbe, fotografata, quasi sempre con la macchina da presa immobile (c'è la supervisione di Bigazzi), nei suoi angoli più remoti e degradati, spesso dall'alto, o dal basso, con gli aerei che passano rombando sopra le case della zona prossima a Ciampino. Un viaggio affascinante e straziante in una città che di eterno ha ormai soltanto il traffico.    

Soffocare (Choke)

anno: 2008       
regia: GREGG, CLARK 
genere: grottesco 
25/09/2013    Sam Rockwell, Anjelica Huston, Kelly Macdonald, Brad William Henke, Jonah Bobo, Heather Burns, Paz de la Huerta, Clark Gregg, Joel Grey, Viola Harris, Gillian Jacobs, Matt Malloy, Bijou Phillips, Isiah Whitlock Jr., Teodorina Bello, Willi Burke, Kathryn Alexander, Michelle Hurst, Jen Jones, David Wolos-Fonteno, Jordan Lage, Kate Blumberg, Mary B. McCann, Alice Barrett, Matt Gerald, Marty Murphy, Neil Pepe, Peggy Pope, Denise Raimi, Donald Rizzo, Judith Roberts, Yolonda Ross, Mike S. Ryan, Solo Scott, Suzanne Shepherd, David Shumbris, Sebastian Sozzi, Kate Udall, Melinda Wade 
location: Usa
voto:1,5

Victor Mancini (Rockwell) fa il figurante in una specie di museo vivente medievale, per arrotondare finge di soffocare all'interno dei ristoranti in modo che le vittime si prendano poi cura di lui anche economicamente e frequenta un gruppo di auto aiuto per erotomani. Di tanto in tanto va a trovare sua madre (Huston) in una clinica psichiatrica, dove la donna vaneggia non riconoscendolo. Scopre a poco a poco di essere un semidio, figlio di un prepuzio divino (avete letto bene: prepuzio). Sulla trama non aggiungo altro: quanto scritto basta e avanza per dare la misura di un copione tratto dal romanzo di Chuck Palahniuk e scritto a colpi di sfinteri, nel quale il grottesco non ha mai l'ardire della provocazione spiazzante, ma rimane sempre sui binari della scatologia fine a se stessa, della battuta greve da bar.    

domenica 22 settembre 2013

La sinistra... dov'è?

anno: 2013       
regia: HOFER, GUSTAV * RAGAZZI, LUCA  
genere: documentario  
con Gustav Hofer, Luca Ragazzi, Lucia Mascino (voce)  
location: Italia
voto: 3

Dopo lo scanzonato quanto riuscito Italy: love it or leave it, la coppia di documentaristi gay formata da Luca Ragazzi e Gustav Hofer torna a interrogarsi sulle condizioni del Belpaese e della politica, domandandosi stavolta dove sia andata a finire la sinistra. In un'oretta, la domanda si traduce in qualche lazzo ad effetto (il finto quiz in merito a dove dovrebbe essere collocata la sinistra rispetto ad alcune questioni cruciali), testimonianze sparse e incursioni presso circoli di partito e manifestazioni di piazza. Tono esageratamente leggero e polpa inesistente per un documentario che insiste soltanto sullo scherzo, senza mai arrivare a fornire una risposta dai contorni visibili.    

venerdì 20 settembre 2013

Disconnect

anno: 2012   
regia: RUBIN, HENRY ALEX  
genere: drammatico  
con Jason Bateman, Hope Davis, Frank Grillo, Michael Nyqvist, Paula Patton, Andrea Riseborough, Alexander Skarsgård, Max Thieriot, Colin Ford, Jonah Bobo, Haley Ramm, Norbert Leo Butz, Kasi Lemmons, John Sharian, Aviad Bernstein, Teresa Celentano, Marc Jacobs, Cole Mohr, Kevin Csolak, Antonella Lentini, Tessa Albertson, Erin Wilhelmi, Ryder Gering, Andrew Seddon, Nicholas Zakotiria, Alex Manette, Adalberto Bermudez, Deidre Daly, Darlene Troiano, Mark Zupan, Katelin Baxter, Jackie Austin  
location: Usa
voto: 9

Tecnologie elettroniche, internet, ipad, cellulari: sono queste le armi bianche del postmoderno, capaci di annichilire l'identità delle persone e di arrivare a conseguenze parossistiche attraverso il loro uso. Nel memorabile film d'esordio nel cinema di  finzione di Henry Alex Rubin (Disconnect, cioè sconnessi, a sottolineare proprio la dissociazione tra identità reali e fittizie) tre storie si intrecciano intorno al tema degli usi ed abusi delle tecnologie digitali: un diciottenne che, consenziente, si presta a posare nudo attraverso una webcam e viene ingaggiato per un'intervista da una giornalista in cerca di scoop; una coppia che ha appena perso una figlia e che si vede svuotare il conto in banca da un pirata informatico e un quindicenne solitario e sognatore che diventa oggetto del bullismo di due suoi compagni di scuola.
Non diremo altro della trama, se non che l'intreccio è degno dei migliori film della coppia Inarritu-Arriaga o di un Altman in stato di grazia. Nel gioco di identità fluide e ricomponibili del web, le personalità rischiano continuamente di trasformarsi in mutazioni caleidoscopiche, a causa delle quali qualcuno finisce sempre per pagarla al posto di qualcun altro e la famiglia non è mai una roccaforte abbastanza robusta per potersi difendere dalle infiltrazioni esterne. Un esordio imperdibile.    

mercoledì 18 settembre 2013

Che strano chiamarsi Federico. Scola racconta Fellini

anno: 2013       
regia: SCOLA, ETTORE
genere: biografico
con Tommaso Lazotti, Maurizio De Santis, Giacomo Lazotti, Giulio Forges Davanzati, Ernesto D'Argenio, Emiliano De Martino, Fabio Morici, Carlo Luca De Ruggieri, Andrea Salerno, Sergio Rubini, Sergio Pierattini, Antonella Attili, Vittorio Marsiglia, Vittorio Viviani, Federico Fellini
location: Italia
voto: 5

Dieci anni dopo la sua ultima impresa cinematografica, il fiacco Gente di Roma, Ettore Scola torna dietro la macchina da presa per firmare un doppio epitaffio: quello a colui che è sempre stato considerato il più grande regista di tutti i tempi (cinque oscar in bacheca e un aggettivo, felliniano, nel vocabolario) nel ventennale della sua scomparsa e quello al cinema, ricorrendo a un metalinguaggio di cui aveva già fatto uso in Splendor. Nella sua personalissima dedica a Fellini, frutto dell'amicizia di una vita, la finzione si alterna alle immagini di repertorio, la voce originale del Maestro si sovrappone alla recitazione in playback, il racconto della parabola artistica del regista riminese viene raccordato dalle apparizioni di un narratore che irrompe sulla scena. Trasuda nostalgia e impaccio, come già era accaduto proprio nell'opera precedente, il film di Scola: tradisce l'incapacità di tenere in ordine le idee, nonostante qualche intuizione ancora guizzante (ma i tempi di C'eravamo tanto amati sono ormai lontanissimi, così come quelli del suo ultimo capolavoro, Che ora è), e la sproporzione tra le parti. Sicché gli esordi di Fellini impiegato presso la redazione romana del Marc'Aurelio (dove lavorava gente del calibro di Age & Scarpelli, Maccari, Metz & Marchesi), giornale satirico nel quale otto anni più tardi sarebbe approdato lo stesso Scola, debordano dal copione, mentre la lunga stagione passata dietro la macchina da presa o a scrivere testi per l'avanspettacolo e il cinema, sono ridotti a ben poca cosa. Nostalgico, imperfetto, molto didascalico, il film restituisce comunque la sensazione del rimpianto, i ricordi di una giovinezza epica, il rammarico per una stagione della vita ormai inesorabilmente passata.    

Papillon

anno: 1973   
regia: SCHAFFNER, FRANKLIN J.
genere: drammatico
con Steve McQueen, Dustin Hoffman, Victor Jory, Don Gordon, Anthony Zerbe, Robert Deman, Woodrow Parfrey, Bill Mumy, George Coulouris, Ratna Assan, William Smithers, Val Avery, Gregory Sierra
location: Francia, Guyana Francese, Honduras
voto: 8,5

Negli anni '20 del '900, in un carcere di massima sicurezza nella Guyana Francese, il detenuto Henri Charriere (McQueen), detto Papillon per via del tatuaggio che porta sul petto, conosce il falsario Louis Dega (Hoffman). Dichiaratosi perpetuamente innocente, Papillon tenta ripetutamente la fuga, andando ogni volta incontro a pene più atroci (l'isolamento, al buio, per cinque anni e a razione ridotta) che non lo piegano nell'animo né lo portano a tradire l'amico maneggione che, nel frattempo, si è guadagnato mansioni sempre più privilegiate. Tenterà ancora e ancora, finirà in carcere anche in Honduras ma alla fine, fiaccato nel fisico e con i segni del logorio sul volto, continuerà i suoi disperati tentativi di fuga.
Pietra miliare del genere carcerario, tratto dal romanzo autobiografico dello stesso Charriere, Papillon è un inno alla resistenza, un urlo durato decenni in nome della libertà e della giustizia. Tra melodramma, film d'avventura e thriller, il film rappresentò l'apice della carriera di Steve McQueen, allora richiestissimo e già reduce dai successi di Cincinnati kid, Bullit e L'ultimo buscadero. Il film andò incontro anche a una parodia, Fafallon, interpretato da Franchi e Ingrassia sotto la regia di Riccardo Pazzaglia.

domenica 15 settembre 2013

Il pianeta delle scimmie (Planet of the apes)

anno: 1968   
regia: SCHAFFNER, FRANKLIN J.
genere: fantascienza
con Charlton Heston, Roddy McDowall, Kim Hunter, Maurice Evans, James Whitmore, James Daly, Linda Harrison, Robert Gunner, Lou Wagner, Woodrow Parfrey, Jeff Burton, Buck Kartalian, Norman Burton, Wright King, Paul Lambert
location: Usa
voto:8

Viaggiando alla velocità della luce, una navicella spaziale rimane in orbita per 6 mesi, mentre sulla terra sono passati 700 anni, prima di schiantarsi in mezzo a un mare del pianeta che si apprestava a visitare. Dei tre membri maschi dell'equipaggio ne sopravvie soltanto uno (Heston), che viene intrappolato dalle scimmie parlanti che governano questo strano posto e che lo trattano come un comune animale. L'arrivo di questa "bestia" pensante e parlante mette però lo scompiglio tra i sostenitori del dogma, che si atteggiano anche a scienziati. Che sia proprio l'uomo l'anello mancante?
Fiaba apocalittica che racconta la paura del nucleare durante la guerra fredda, il film di Franklin Schaffner è un monito contro le potenzialità autodistruttive dell'uomo, con un finale che rimane scolpito nella memoria. Visto a distanza, gli effetti speciali, le scenografie, i costumi e il trucco rivelano inevitabilmente lo scorrere del tempo (Tim Burton ne girerà comunque un remake nel 1994 e Rupert Wyatt ne inventerà un geniale prequel, L'alba del pianeta delle scimmie, per spiegarci come sia stato possibile mettere le scimmie nelle condizioni di dominare sull'uomo), ma nonostante i limiti estetici Il pianeta delle scimmie rimane una pietra miliare del genere di fantascienza.

domenica 8 settembre 2013

Stelline in crisi

C'è la crisi. Quindi da oggi i voti non saranno più espressi in sesti (con 11 picchetti, da 1 a 6, passando per i mezzi voti), bensì con le stellette (da 1 a 5).
Buon proseguimento.

Below sea level

anno: 2008   
regia: ROSI, GIANFRANCO
genere: documentario
location: Usa
voto: 5

Nel deserto del New Mexico, a 40 metri sotto il livello del mare, vive una minuscola comunità di homeless. Personaggi stravaganti, drop-outs che abita in camper, roulotte o in carcasse d'auto, non ha luce, né acqua, né gas, né polizia. Grazie a una full immersion durata quattro anni, il documentarista Gianfranco Rosi ritrae questi emarginati con zelo entomologico, lasciando parlare soltanto le immagini e affidandosi alle loro parole. Tra il reduce dal Vietnam che ha cambiato sesso, dice di essersi sposata sei volte e di voler fare la parrucchiera, il tipo che ha tutta una sua filosofia sugli insetti, un ex detenuto, un ex attore di Z movies, e chi si ingegna per rendere la propria "abitazione" più confortevole possibile, ne emerge una galleria eterodossa che ha però tanto il limite di non dirci pressoché nulla su come i nostri sono arrivati a vivere in quelle condizioni e di indugiare davvero troppo su molti dettagli, al punto da arrivare a quasi due ore di durata.
Premio 'Orizzonti doc' e premio doc/it-Sicilia film commission alla 65. mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2008).

sabato 7 settembre 2013

L'Intrepido

anno: 2013       
regia: AMELIO, GIANNI    
genere: drammatico    
con Antonio Albanese, Livia Rossi, Sandra Ceccarelli, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata    
location: Albania, Italia
voto: 3

Antonio Pane (Albanese) ha 48 anni, vive a Milano e di mestiere fa il rimpiazzo: qualunque cosa gli capiti, anche soltanto per una manciata di ore, lui la fa: conducente di tram, operaio edile, pulitore agli stadi. Il suo sogno è vincere un concorso pubblico, quello in occasione del quale ha conosciuto una ragazza fragile (l'esordiente Livia Rossi. Ma chi  ha fatto il casting?!) e vedere realizzate le aspirazioni di suo figlio (un altro esordiente: Gabriele Rendina), giovane sassofonista di (dubbio) talento.
Se qualcuno vi ha detto o avete letto che L'intrepido (il tiolo richiama la gloriosa pubblicazione a fumetti) è la prima commedia firmata da Gianni Amelio, non fidatevi. Non bastano la faccia di Antonio Albanese né il riferimento a Chaplin per dare vis comica al film. Al contrario, è uno dei lavori più lugubri di un regista poco prolifico (13 film in 43 anni di carriera), che torna a uno dei topoi più battuti del suo cinema, quello del lavoro (da La morte al lavoro, documentario del 1978, a La stella che non c'è). Ed è anche il meno riuscito dei suoi film. Non sono sufficienti uno strepitoso Albanese, che mostra di avere una gamma espressiva ciclopica,  in Albania a cercare lavoro (a distanza di 20 da Lamerica il processo migratorio va al contrario), né la fotografia impeccabile, con alcuni magnifici quadri in movimento (la pulizia dello stadio, la ricerca delle scarpe nel sottoscala di un negozio di calzature), firmata ancora una volta dall'inarrivabile Luca Bigazzi per dare corpo a un film ischeletrito, bozzettistico, con troppi luoghi comuni (i peggiori quelli dei cronisti tv ingordi a caccia di facili testimonianze e lo sproloquio del sindacalista) e un messaggio sulla dignità del lavoro a dir poco opaco.    

venerdì 6 settembre 2013

Infanzia clandestina (Infancia clandestina)

anno: 2011       
regia: AVILA, BENJAMIN
genere: drammatico
con Natalia Oreiro, Ernesto Alterio, César Troncoso, Cristina Banegas, Teo Gutiérrez Moreno, Mayana Neiva, Douglas Simon, Violeta Palukas, Candelaria Irigoyen, Lucas García, Lucas Zenone, Dylan Ezequiel Rodríguez, Rodrigo Romero Odriozola, Florencia Camila Pagliaroli, Catalina Schneider, Joel Sebastián Serrano, Franco Defeliche, Pilar Vega, Paula Ransenberg, Elvira Onetto, Pablo Sznitowski, Darío Valenzuela, Benjamín Ávila, Luis Ricardo Asensio, Luciano Ricio, Ariel Matías Morosín, Marcelo Mininno, Luciana Dulizky, Pablo Cura, Pedro Onetto, Sebastián Carballido, Luis Solanas, Julia Martínez Rubio, Luciano Cazaux, Luis Alí, Hernán Zabala, Romina Michelizzi
location: Argentina, Cuba
voto: 6

Immaginiamo che uno spettatore non sappia nulla degli anni orribili che il popolo argentino visse sotto la dittatura militare di Videla, quelli tra il 1976 e il 1981. Quale idea potrebbe farsi delle forze rivoluzionarie che cercarono per anni di organizzare la resistenza, mentre il numero di desaparecidos aumentava fino a toccare quota 30.000? È questa la domanda che mi sono posto alla fine del film. Già, perché pur arrivando nelle nostre sale con due anni di ritardo (sarà stata la coincidenza con la morte del tiranno Videla, avvenuta proprio nel 2013?), Infanzia clandestina segue il solco di film come Garage Olimpo, Hijos, Cronaca di una fuga e Complici del silenzio che si sono sforzati di riportare la memoria a quegli anni tragici. Il lungometraggio di Benjamin Avila, pur scegliendo un punto di vista inusuale (quello di un dodicenne figlio di due rivoluzionari del Movimento Peronista Montonero, tutti costretti a vivere sotto falso nome) e nonostante la dedica finale proprio alle vittime di quell'eccidio, finisce col laciare quasi completamente sulle quinte la Storia, concentrandosi su un dramma familiare che fa sembrare i militanti clandestini dei semplici fanatici. La trama racconta l'esistenza di Juan (Gutiérrez Romero), costretto in molti momenti a guardare il mondo dalle feritoie del nascondiglio dove è obbligato a riparare di tanto in tanto, il suo essere non allineato, la difficoltà nell'integrarsi a scuola, la prima cotta, l'indottrinamento e il controindottrinamento. Così il film scivola via tra momenti di vera poesia, tavole di fumetti che restituiscono la visione "dal basso" del piccolo protagonista e fasi di stanca, mancando di quella coerenza stilistica che avrebbe dato ulteriore fascino a un'opera comunque coraggiosa.    

giovedì 5 settembre 2013

Carlo!

anno: 2012   
regia: FERZETTI, FABIO * GIAGNI, GIANFRANCO  
genere: documentario  
con Carlo Verdone, Novilia Bernini, Margherita Buy, Inti Carboni, Gianfranco Di Silvestri, Pierfrancesco Favino, Alice Filippi, Ernesto Fioretti, Goffredo Fofi, Claudia Gerini, Marco Giallini, Eleonora Giorgi, Marco Giusti, Filippo La Porta, Francesca Marciano, Laura Morante, Pasquale Plastino, Micaela Ramazzotti, Toni Servillo, Giulia Verdone, Luca Verdone, Paolo Verdone  
location: Italia
voto: 7

Carlo Verdone non è mai stato un gran regista: dai film a sketch degli esordi (Un sacco bello; Bianco, rosso e Verdone), passando per le cadute degli anni '90 (Perdiamoci di vista; Sono pazzo di Iris Blond; Gallo cedrone; C'era un cinese in coma) fino alle ripetizioni di film come Io, loro e Lara, Verdone ha sempre espresso un cinema piuttosto elementare, dove a comandare era lo script. È tuttavia innegabile il talento che ha saputo manifestare con continuità nell'intercettare cliché, caratteri, vezzi e vizi degli italiani, proponendosi come ideale prosecutore di quella galleria di caratteri che, prima di lui, è stata la cifra interpretativa del suo idolo Alberto Sordi.
Nonostante l'evidenza di alcuni suoi limiti, a Carlo!, confidenzialmente, viene tributato questo documentario ideato e diretto dal critico cinematografico Fabio Ferzetti e da Gianfranco Giagni, documentarista e fratello di Riccardo. Grazie a un'abile opera di montaggio e alle testimonianze dei tanti che hanno conosciuto o lavorato con Verdone (ma quelle veramente imperdibili - in mezzo a una ridda di gente spocchiosa e impostata, Morante e Servillo su tutti, e al tono sempre un po' piagnucoloso dello stesso Verdone - sono di Gianfranco Di Silvestri, detto "il professore" e del suo assistente personale) e al puntuale rintocco con spezzoni dei suoi film, il documentario permette di entrare pienamente nel fenomenologia cinematografica del regista romano. Ciò che emerge più di ogni altra cosa è la capacità di "rubare" dalla realtà, la versatilità nell'imitazione, il talento nell'affabulazione, il tutto, va aggiunto, messo a servizio di sceneggiature spesso fragili e bozzettistiche. Il documentario, pur nella sua medietas priva di guizzi, è un saggio di valore, che consente allo spettatore di farsi un'idea compiuta del cinema verdoniano.    

2001 odissea nello spazio (2001 A space odissey)

anno: 1968   
regia: KUBRICK, STANLEY  
genere: fantascienza  
con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter, Leonard Rossiter, Margaret Tyzack, Robert Beatty, Sean Sullivan, Douglas Rain, Ed Bishop, Alan Gifford, Vivian Kubrick, Penny Brahams, Simon Davis, John Ashley, Terry Duggan, Heather Downham, Bill Weston, Jonathan Daw, Ann Gillis, David Charkham, Scott MacKee, Edwina Carroll, James Bell, Glenn Beck, Peter Delman, David Fleetwood, Laurence Marchant, Dany Grover, Mike Lowell, John Jordan, Tony Jackson, David Hines, Brian Hawley  
location: Usa
voto: 9,5

Quando l'uomo era ancora uno scimmione che si spidocchiava, un grosso monolito nero comparso sul pianeta sembra innescare una forma di intelligenza che avrebbe portato quelle scimmie a farsi la guerra e a usare le ossa delle carogne come armi. Quattro milioni di anni più tardi, nel 2001, quello stesso monolito è l'oggetto di una spedizione che gli americani decidono di compiere su Giove. A bordo della navicella ci sono 5 astronauti, tre dei quali ibernati, guidati dall'intelligenza artificiale infallibile di Hal-9000 (la sigla non è altro che l'anticipazione di un posto nell'alfabeto dell'acronimo IBM). Ma il computer non accetta gli ordini che gli vengono impartiti dall'uomo, al punto da costringere l'unico sopravvissuto (Dullea) a smontare il "cervello" del calcolatore per poi proseguire il viaggio finendo in una sorta di quarta dimensione dove, dopo aver attraversato grappoli di stelle e nuvole gassose, si ritrova davanti a sé stesso invecchiato.
Concepito in cinque movimenti distinti (l'alba dell'uomo; la preparazione della missione; il viaggio con Hal; la perdita nel cosmo; l'epilogo in una stanza arredata in stile Luigi XVI), 2001 odissea nello spazio segna uno spartiacque nella storia della fantascienza. Uscito dalla penna di Arthur Clarke, che scrisse la sceneggiatura con Kubrick, 2001 è un favola apocalittica sulla ribellione della macchina all'uomo, carico di allegorie e di una tensione costante. Se qualche pur minima perplessità può essere espressa rispetto alle scelte più radicali di regia (dalla durata, due ore e mezza, ai ripetuti e lunghi frammenti di schermo nero), è innegabile che Kubrick sia riuscito nell'impresa di portare un pezzo avanti la sperimentazione cinematografica. Movimenti impossibili con la macchina da presa, la perfetta sensazione dei corpi che si muovono nel vuoto, le parole che arrivano solo dopo 24 minuti di film, le scenografie di strabiliante fantasia e l'uso determinante della musiche (Sul bel Danubio blu, di Johann Strauss jr, Così parlò Zarathustra di Richard Strauss e diversi brani di György Ligeti) sono addendi di una somma cinematografica che rimane insuperata e profetica (nel 1968 vengono anticipati la webcam e il riconoscimento vocale e l'uomo avrebbe messo piede sulla Luna l'anno successivo all'uscita del film). Una pietra miliare che ha il solo neo di avere spinto forse eccessivamente sul pedale dello sperimentalismo.

mercoledì 4 settembre 2013

La variabile umana

anno: 2013       
regia: OLIVIERO, BRUNO
genere: noir
con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Sandra Ceccarelli, Alice Raffaelli, Renato Sarti, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Dafne Masin, Mao Wen, Davide Tinelli, Caterina Luciani, Luca Cerri (II), Silvano Piccardi, Paolo Grossi, Gabriele Dino Albanese, Francesco Palamini, Roberta Paparella
location: Italia
voto: 3

A Milano, un commissario di Polizia vedovo (Orlando) è chiamato a indagare sull'omicidio di un uomo assai in vista, abituale frequentatore di escort, trovato morto nel suo appartamento. I sospetti inizialmente convergono sulla reticente moglie dell'uomo (Ceccarelli). Nella stessa notte la figlia del commissario (Raffaelli) viene fermata con una pistola in mano…
Indeciso tra noir, poliziesco e melò, l'esordiente Bruno Oliviero pasticcia tra i generi, realizzando un film tanto ambizioso quanto velleitario. Fin dalle prime inquadrature si scorge il tentativo di squadernare davanti agli occhi dello spettatore capacità autoriali, tra lunghi indugi della macchina da presa, sfocature d'immagine e grandangoli spinti. L'impressione è invece quella di chi non sa come maneggiare i mezzi che ha a disposizione. I limiti del film non sono solo figurativi: il copione è esilissimo, gli attori impacciati o sottoutilizzati (la mimica di Silvio Orlando viene qui impiegata al minimo delle sue potenzialità; Battiston è poco più che una comparsa e ha pochissime battute; la Ceccarelli non ha mai cambiato espressione da quando comparve per la prima volta in Segreti segreti e l'esordiente Alice Raffaelli, sguardo torvo dalla prima all'ultima inquadratura, è improponibile come attrice, tanto più che è penalizzata dalla cadenza in stampatello che la induce a parlare come un'albanese), le indagini vengono condotte in una maniera talmente approssimativa che non c'è bisogno di avere seguito intere annate di CSI per rendersene conto e il ritmo è inesistente. Con i tioli di coda arriva la mazzata finale: un'inascoltabile canzoncina di Gianna Nannini.    

martedì 3 settembre 2013

Foxfire - Ragazze cattive

anno: 2013       
regia: CANTET, LAURENT
genere: drammatico
con Raven Adamson, Katie Coseni, Madeleine Bisson, Claire Mazerolle, Paige Moyles, Rachael Nyhuus, Lindsay Rolland-Mills, Alexandria Ferguson, Ali Liebert, Joris Jarsky, Jordan Boden, Brenley Charkow, Jesse Marcellus Connors, Faith Curnew, Matthew Deslippe, Victoria DiGiovanni, Catherine Disher, Mark Fisher, Briony Glassco, Mark Grandmont, David Patrick Green, Chelsee Livingston Hennebury, Tamara Hope, Joey Iachetta, Jean-Michel Le Gal, Christian Lloyd, Chris Luppe, Zack Martin, Claudio Masciulli, Ian Matthews, Kent Nolan, Michelle Nolden, Alexandra Parker, Trish Rainone, John Stead, Matt Taylor, Allie White, Zahra Bentham
location: Usa
voto: 7

Tra il 1955 e il 1956 un gruppetto di 15enni americane proletarie, inizialmente cinque, poi sempre di più, formano una gang femminile (le Foxfire, appunto), con l'intento di vendicare i continui torti che subiscono dai maschi. La loro rabbia si estende in seguito ai ricchi e il gioco, alla lunga, sfugge loro di mano.
Il più sociologo tra i registi in circolazione (Risorse umane, A tempo pieno, Verso sud, La classe) prende spunto dal romanzo di Joyce Carol Oates per concentrarsi sulle dinamiche interne a un gruppo carismatico di adolescenti, osservando i meccanismi di partecipazione e coesione, l'accoglienza di nuovi membri, i processi di disgregazione di queste amiche per la pelle dalle fisionomie e dai caratteri perfettamente distinti (interpretate da attrici da applauso), impigliate in un continuo rito di passaggio che arriva al suo acme con il rapimento di un uomo facoltoso. Romanzo di formazione sul tema della misandria che sfocia prima in un ribellismo cieco e poi in un vero e proprio innesco rivoluzionario, il notevole film di Cantet, sul quale aleggia un'atmosfera saffica, ha il solo neo di qualche lungaggine di troppo (nessuna tra le sue opere è mai stata sotto le due ore di durata: qui siamo a 143 minuti): dagli inserti con il vecchio rivoluzionario (francamente scoordinati col resto del film) alle didascalie sul bravo padre di famiglia ultrabigotto.    

domenica 1 settembre 2013

Cavalli

anno: 2011       
regia: RHO, MICHELE 
genere: drammatico 
con Vinicio Marchioni, Michele Alhaique, Giulia Michelini, Duccio Camerini, Antonella Attili, Fausto Maria Sciarappa, Pippo Delbono, Marco Iermanò, Andrea Occhipinti, Luigi Fedele, Asia Argento, Francesco Fedele, Cesare Apolito, Massimiliano Ubaldi 
location: Italia
voto: 2

Tratto da un racconto di Pietro Grossi contenuto in un'opera intitolata Pugni, il film d'esordio di Michele Rho ritrae, nell'Appennino di fine ottocento (ma la ricostruzione cronologica è a dir poco ellittica), la traiettoria esistenziale di due fratelli - Vinicio Marchioni e Michele Alhaique - legatissimi tra loro, rimasti orfani di madre fin da piccoli e cresciuti da un padre rigido e anaffettivo (Apolito). Caratterialmente opposti, i due trovano una qualche strada grazie ai cavalli che il padre ha affidato a ciascuno di loro.
Dalla messa in scena pauperistica e approssimativa, passando per la recitazione assolutamente sotto il livello di guardia per arrivare ai profili dei due protagonisti tagliati con l'accetta, il film di Rho è una sorta di westen tanto anomalo quanto inconsistente e velleitario.