venerdì 31 gennaio 1997

Il sogno della farfalla

anno: 1994       
regia: BELLOCCHIO, MARCO 
genere: drammatico 
con T.Blanc, Simona Cavallari, N.Boutefeu, Roberto Herlitzka, H.Arnold, A.Laurenzi, A.Pennarella, M.Seyfried, A.Paisi, S.Graziani, Carla Cassola, B.Andersson 
location: Grecia, Italia
voto: 1 

Con Il sogno della farfalla la simbiosi tra Marco Bellocchio e il suo amico, psicoterapista e psichiatra Massimo Fagioli approda al grado zero di quel flusso comunicativo che suppone la presenza dello spettatore.
Scritto e sceneggiato senza alcun talento e con irritanti guizzi di pura erudizione classica da Fagioli, il film vorrebbe rappresentare, in linea con la tematica dominante del cinema di Bellocchio, il rifiuto della famiglia e delle convenzioni sociali, qui espresso attraverso la storia del giovane Massimo (Blanc), che fin dall'adolescenza ha deciso di non parlare più, pur tuttavia scegliendo di lavorare in teatro, e quindi ricorrendo all'uso della voce soltanto in forma simulata. Il tema, già visto con ben altri risultati nel bergmaniano Persona (che, non a caso, vedeva sempre Bibi Andersson alle prese con un caso di afasia) e sviluppato nello stesso periodo anche dall'olandese De Heer nel deludente La stanza di Cloe, sembra volere inseguire un intento di massima scarnificazione della scrittura filmica, quasi a sottolineare esso stesso il rifiuto della sceneggiatura convenzionale. Ma non bastano tanghi, terremoti, esotiche riprese del paesaggio di Creta, viaggi in motocicletta e rimandi a Sofocle, Kleist e Pirandello per ridestare lo spettatore da un'inevitabile condizione letargica. Il titolo, programmaticamente, rimanda al sogno-ideale del protagonista che, come la farfalla, vive magari poco ma pienamente e senza compromessi la propria esistenza.    

lunedì 27 gennaio 1997

Microcosmos - Il popolo dell'erba

anno: 1996   
regia: NURIDSANY, CLAUDE * PERENNOU MARIE 
genere: documentario 
location: Francia
voto:8

In un punto qualunque del pianeta, la vita degli insetti, i loro rituali, le loro piccole, grandi sciagure. I due registi francesi girano un film encomiabile, riuscitissimo, rendendo accattivante anche una specie animale che suscita spesso ribrezzo e diffidenza. Riescono in questo grazie a tecniche che si elevano di una spanna sui pur bei documentari ai quali ci hanno abituato la Bbc, o Cousteau, o il National Geographic. Microcosmos, infatti, non si accontenta di mostrare gli insetti con tecniche più o meno rodate, ma regala al pubblico un coloratissimo linguaggio cinematografico, fatto di soggettive reinventate con gli effetti speciali, di planate con la steady-cam a pettinare l'erba, di un sonoro avvolgente, di una musica eccezionalmente calzante scritta e diretta benissimo da Bruno Coulais. E così il corteggiamento amoroso delle chiocciole sulle note della soprano Mari Kobajashi, il "trenino" della processionaria, la lotta all'ultimo sangue dei cervi volanti, lo sterminio di formiche da parte di un fagiano, le cui beccate rimbombano come esplosioni, la goffa rampicata dello scarabeo reale per portare nella tana una palla di cibo, la pertinace resistenza offerta da una formica madre ad una coccinella per difendere le sue larve toccano un lirismo che vorremmo vedere più spesso al cinema.

domenica 19 gennaio 1997

Mr.Smith va a Washington (Mr.Smith goes to Washington)

anno: 1939       
regia: CAPRA, FRANK   
genere: commedia   
con James Stewart, J.Arthur, C.Rains, E.Arnold           
location: Usa
voto: 8   

Fatto eleggere senatore dal losco magnate Taylor (Arnold) per incrementare la propria ingerenza in senato, l'ingenuo Jefferson Smith (un ciclopico James Stewart) cerca di ricoprire la propria carica politica secondo i principi di Lincoln e Washington. Ma davanti alle sue donchisciottesche imprese, gli altri senatori controllati da Taylor tentano l'impeachment di Smith. Quest'ultimo, dopo un'arringa al limite delle forze umane, riuscirà a fare luce sul complotto ai suoi danni.
A metà tra commedia e melodramma, Mr.Smith va a Washington rappresenta il manifesto dell'ideologia di Capra, permeata di un ottimismo populista "che puntava sull'antiintellettualismo, l'antiburocrazia governativa, il self-help, la piccola comunità, il raggiungimento del benessere e della felicità quotidiana" (Zagarrio). Centralissimo il ruolo di Jane Arthur, vera deus-ex-machina dell'intera vicenda. Oscar come migliore sceneggiatura a Lewis Foster.    

mercoledì 15 gennaio 1997

Un mondo perfetto

anno: 1993   
regia: EASTWOOD, CLINT 
genere: drammatico 
con Kevin Costner, Clint Eastwood, Laura Dern, T. J. Lowther, Keith Szarabajka, Gabriel Folse, George Haynes, Margaret Bowman, Vernon Grote, Jennifer Griffin, Jennifer Griffin, Bradley Whitford, Ed Geldart, Paul Hewitt, Belinda Flowers, Darryl Cox, Leo Burmester, Rodger Boyce, Gil Glasgow, Bruce McGill, Jay Whiteaker, Mark Voges, Elizabeth Ruscio, Christopher Regan Ammons, Nik Haler, Ray McKinnon, John Hussey, Taylor Suzanna McBride, Marietta Maich, Dennis Letts, Lucy Lee Flippin, David Kroll, James Jeter, Gary Moody 
location: Usa   
voto: 8,5

Mentre si apparecchiano i preparativi per l'accoglienza del presidente Kennedy a Dallas, nel '63 la polizia di stato e l'F.B.I., guidati dal ranger Red Garnett (Eastwood), ingaggiano un'efferata caccia all'uomo. La preda è l'evaso Butch Haynes (Costner) che, preso in ostaggio il piccolo Philip (Lowther), si muove alla volta dell'Alaska, alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto. Tra Butch e Philip, entrambi privati della presenza paterna, scatteranno sentimenti di amicizia e Butch finirà per assumere il ruolo paterno della figura assente. Ma la caccia si concluderà tragicamente.
Con un registro straniato ed asciutto, capace di dribblare ancora una volta le regole hollywoodiane (i due protagonisti si incontrano soltanto per un attimo sul finale), Eastwood usa il più classico dei riferimenti del cinema americano, quello dell'inseguimento, per mostrare con cinismo ed ironia e senza alcuna concessione al sentimentalismo le contraddizioni assurde di questo mondo: un galeotto che per un'inezia finisce in carcere diventando un criminale; l'F.B.I. che spreca risorse ed energie per inseguire un rubagalline ma non riesce a decifrare la sciarada del caso Kennedy; i genitori che picchiano ed umiliano i propri figli; Garnett - l'unico a credere (giustamente) che l'evaso finirà in un vicolo cieco - che è costretto a vedersela con una manica di invasati; Butch finito per sbaglio in galera proprio per un errore del suo inseguitore Red. Ancora una volta, Eastwood si fa promotore di un cinema di alto profilo morale, attraverso un'operazione impopolare che fa comunque di lui un grande regista.

sabato 11 gennaio 1997

Il gobbo di Notre Dame

anno: 1996       
regia: TROUSDALE, GARY & WISE, KIRK  
genere: animazione  
con le voci di Massimo Ranieri, Eros Pagni e Mietta          
location: Francia
voto: 6

Perfettamente conforme alle funzioni inventariate nel 1928 nella Morfologia della fiaba di Propp (situazione iniziale; divieto violato; il malvagio causa danno; ricevimento del mezzo magico; falso eroe smascherato), oggi ogni prodotto Disney si caratterizza assai più per le tecniche di ripresa e le innovazioni contenutistiche che per la narrazione. La storia, si diceva, è sempre la stessa. Il gobbo Quasimodo, protagonista del celebre romanzo di Victor Hugo, vive isolato in cima alla cattedrale di Notre Dame, a Parigi, dopo che sua madre - una zingara - è stata uccisa dal governatore Frollo. Quando quest'ultimo decide di dare la caccia alla bella Esmeralda, il reietto riuscirà a salvarla. Improponibile per un pubblico di bambini, Il gobbo di Notre Dame affronta su doppio binario il tema della diversità: da una parte quella culturale, discriminatrice nei confronti delle popolazioni nomadi; dall'altra quella fisica, incarnata dalla mostruosità di Quasimodo. Al di là delle ambizioni pedagogiche a cui il film può aspirare, la vicenda si fa apprezzare per la straordinaria ricchezza di inventiva, specialmente quando il ruolo di protagonista è affidato alla popolazione tzigana. Ammirevoli le tecniche di ripresa caratterizzate da lunghissime carrellate. Peccato per l'enfasi eccessiva concessa ai diversi momenti musicali. La voce di Quasimodo è quella di Massimo Ranieri; quella di Esmeralda è di Mietta mentre il cattivo Frollo è affidato alle voce burbera dall'adeguatissimo Eros Pagni.