lunedì 19 marzo 2001

Armageddon – Giudizio finale

anno: 1998       
regia: BAY, MICHAEL    
genere: fantascienza    
con Bruce Willis, Billy Bob Thornton, Liv Tyler, Ben Affleck, W.Patton, Peter Stormare, K.David, Steve Buscemi, O.Wilson, W.Fichtner, J,Steen, J.Isaacs, K.Campbell, G.McCouch, C.Brolly, M.Teague, C.Ellis, E.Griffin, J.Mahon    
location: Usa
voto: 1    

L'umanità ha le ore contate: un meteorite sta per devastare la terra. L'unica persona al mondo in grado di farlo deflagrare prima del suo impatto sulla Terra è un trivellatore di pozzi petroliferi mezzo pazzo che vive dall'altra parte del globo. L'operazione sembra impossibile e invece l'uomo, con il suo staff, riesce a portarla a termine, anche se a costo del sacrificio della sua stessa vita.
Interamente giocato sull'assordante sequenza di rumori ed esplosioni, calcato su uno schematismo da poppanti, il film adattato da Tony Gilroy e Shane Salerno e tratto da una storia di Robert Roy Pool (lo sceneggiatore di Virus letale) e Jonathan Hensleigh (che l'ha sceneggiata con J.J.Abrahms e che aveva già firmato il copione di Die hard) è una ridicola quanto magniloquente messinscena di bibliche proporzioni, nella quale la sceneggiatura è del tutto opzionale e gli effetti speciali sembrano essere il compitino calligrafico di un esperto del computer senza un briciolo d'inventiva.    

venerdì 9 marzo 2001

La stanza del figlio

anno: 2001   
regia: MORETTI, NANNI  
genere: drammatico  
con Nanni Moretti, Laura Morante, Jasmine Trinca, Giuseppe Sanfelice, Silvio Orlando, Stefano Accorsi, Claudia Della Seta, Dario Cantarelli, Roberto De Francesco, Toni Bertorelli, Renato Scarpa, Eleonora Danco, Luisa De Santis  
location: Italia   
voto: 8

La morte improvvisa del figlio adolescente (Sanfelice) di un'affiatatissima famiglia di Ancona lacera i legami tra madre (Morante), padre (Moretti) e figlia (Trinca). Lui tenta di razionalizzare il dolore, va alla ricerca di un capro espiatorio (il paziente che, il giorno dell'incidente del figlio, lo ha chiamato per un'urgenza), si sfinisce nella corsa e nelle emozioni surrogate da lunapark, fa congetture su quello che avrebbe potuto essere, decide di abbandonare - almeno momentaneamente - la professione di psicoterapeuta, sentendosi incapace di aiutare il prossimo. Sua moglie Paola scatena il suo dstrazioolore in pianti dirompenti e acuti. La loro figlia quindicenne soffoca il dolore nello spazio chiuso di una camerino. Un viaggio catartico, fatto per accompagnare una fidanzata del figlio conosciuta dopo la morte di quest'ultimo, darà forse nuova serenità alla famiglia. Con La stanza del figlio, Moretti cambia pagina: lo stile grottesco e marcatamente autobiografico dei suoi film precedenti lascia spazio ad una fiction che affronta di petto il dolore, senza sbiadirsi in un corrivo piagnisteo da prefiche. Eppure, la cattiveria con cui tratta i suoi personaggi, a cominciare a quello di Giovanni che interpreta lui stesso, è la medesima dei suoi film precedenti: il dolore - è questa la tesi del film - divide, contrariamente a quanto non suggerisca il luogo comune. La famiglia-modello va in pezzi, il marito non divide nemmeno più lo stesso letto della moglie. Atteso ad una prova di autentica maturità espressiva, Moretti va ben oltre i migliori auspici: regia calibratissima, eccellente direzione degli attori, sceneggiatura (scritta con Linda Ferri e Heidrun Schleef, lo sceneggiatore "preferito" di Calopresti) di rigore euclideo, le perle di qualche citazione sonora (su tutte, By this river, di Brian Eno). Una prova che - se ce ne fosse bisogno - collauda definitivamente le capacità di Moretti, portandolo definitivamente nell'empireo dei maggiori registi italiani di tutti i tempi. Premio David di Donatello quale miglior film e Palma d'oro al Festival di Cannes, 23 anni dopo L'albero degli zoccoli di Olmi.    

domenica 4 marzo 2001

Chocolat

anno: 2001   
regia: HALLSTRÖM, LASSE
genere: drammatico
con Juliette Binoche, Judi Dench, Alfred Molina, Lena Olin, Johnny Depp, C.A.Moss, J.Wood, Leslie Caron 
location: Francia
voto: 7

Nel 1959 arrivano presso in una tranquilla cittadina francese Vianne (Juliette Binoche) e la sua giovanissima figlia, decise ad aprire una cioccolateria. Ben presto una buona parte della popolazione locale, guidata da un sindaco puritano, avverte la presenza della donna come una minaccia all'integrità morale della piccola comunità: la donna non è sposata, non è religiosamente praticante e non mostra alcun pregiudizio nei confronti degli zingari di passaggio per la cittadina. L'ostilità nei confronti della donna si trasforma così in boicottaggio organizzato. Ma la cioccolateria di Vianne diventa al contempo un ricettacolo di reietti. Soltanto quando il sindaco crapulone viene trovato ancora sudicio di cioccolato dopo essersi lasciato andare alle tentazioni durante una notte brava, per la comunità si riuscirà finalmente a respirare un'aria meno inamidata. Raccontato con i toni della favola, il film tratto dal romanzo di Joanne Harris esplicita completamente il proprio manicheismo di fondo: buoni e cattivi sono effigiati a colpi di accetta sulla sceneggiatura. Ma la divina eleganza della macchina da presa mossa dal regista scandinavo, la bravura del coro di attori ed il cibo come veicolo di piacere e non di impurità danno nerbo ad un film confezionato benissimo e fotografato magnificamente da Roger Pratt.