domenica 31 agosto 1997

La giostra umana

anno: 1952        
regia: HATHAWAY, HENRY * HAWKS, HOWARD * KING, HENRY * KOSTER, HENRY * NEGULESCO, JEAN    
genere: episodi    
con Richard Widmark, D.Robertson (Clarion Call), F.Allen, O.Levant (Il riscatto di Capo Rosso), J.Crain, J.MacDonald, F.Granger (Il dono dei Magi), Charles Laughton, Marilyn Monroe (Il poliziotto e il salmo), G.Ratoff, Anne Baxter, J.Peters (L'ultima foglia)
location: Usa        
voto: 6    

Film collettivo, con cinque episodi tratti da altrettanti racconti di O.Henry, pseudonimo di William Sidney Porter, che ondeggiano tra il comico ed il melodrammatico, passando per il sentimentale ed il thriller. Nel primo episodio, Il poliziotto e il salmo, di Henry Koster (voto: 6), con Charles Laughton e Marilyn Monroe, un uomo (Laughton) fa di tutto per venire arrestato, senza riuscirci. Quando cambierà idea verrà invece imprigionato per un'inezia. Il secondo episodio, Clarion Call, di Henry Hathaway (voto: 6), con Richard Widmark e Dale Robertson, mette a confronto due amici che hanno preso strade assi diverse. Uno (Widmark) quella della malavita, l'altro (Robertson) quella della polizia. Scoprendo che l'ex amico è il responsabile di un delitto, il poliziotto vorrebbe incastrarlo, ma è bloccato da un vecchio debito. Saprà come superare l'ostacolo e rendere il colpevole alla giustizia. L'episodio più fiacco è il terzo, L'ultima foglia, di Jean Negulesco (voto: 5), con Gregory Ratoff, Anne Baxter e Jean Peters. Qui una donna gravemente ammalata legge nella caduta delle foglie l'approssimarsi del proprio destino. Ma quando l'ultima foglia sarà caduta, la sua profezia non riguarderà lei, ma un simpatico artista che abita al piano di sopra (Ratoff). Il più comico degli episodi è Il riscatto di Capo Rosso, di Howard Hawks (voto: 6), con Fred Allen e Oscar Levant, nel quale due balordi, evasi dalla prigione, cercano di rimpinguare le proprie finanze attraverso il rapimento di un bambino. Ma questo è così monello da costringerli a pagare una discreta somma ai genitori pur di potersi disfare delle sue molestie. L'episodio di chiusura, Il dono dei Magi, di Henry King (voto: 6), con Jeanne Crain, Joe MacDonald e Farley Granger, è un delicato bozzetto sentimentale in cui due fidanzati, pur di potersi fare il regalo di Natale, si disfanno di quanto hanno di più prezioso: lui (Granger) vende l'orologio per comprarle dei bellissimi fermagli. Lei (Crain), a sua volta, vende i propri capelli lunghi e meravigliosi per potergli ricomprare l'orologio. Episodi diseguali nel genere ma quasi tutti di buon livello, fatto abbastanza insolito per i film collettanei. Nella versione originale, la voce fuori campo era quella di John Steinbeck.

venerdì 29 agosto 1997

Nirvana

anno: 1997       
regia: SALVATORES, GABRIELE  
genere: fantascienza  
con C.Lambert, Diego Abatantuono, Sergio Rubini, Stefania Rocca, Silvio Orlando, Antonio Catania, Amanda Sandrelli, Emmanuelle Seigner, Claudio Bisio, P.Rossi  
location: Italia
voto: 1  

L'Oscar di Mediterraneo deve avere dato alla testa a Salvatores. Dopo Puerto Escondido e Sud, ecco la terza pagliacciata di fila: Nirvana. Ultrareclamizzato e provvisto di apposito gioco in Cd-Rom, neanche fosse un megaprodotto hollywoodiano, Nirvana si incanala sulla scia di Tron, un film datato di quasi vent'anni. Qui il protagonista (Christopher Lambert, espressivo come un tacchino imbalsamato) è un programmatore di giochi elettronici nel 2005. Qualcosa comincia ad andargli storto quando Nullo (Abatantuono), il personaggio del videogame da lui creato, acquista coscienza di sé a causa di un virus. Ecco allora che interviene l'esperto di computer e antivirus Sergio Rubini, alias Joystick, che forse crede di essere meno ridicolo col nuovo look capelli lunghi e peli di barba disseminati a caso ogni due o tre centimetri quadrati di pelle. Siccome così la storia sarebbe stata troppo poco ridicola, Salvatores si è sforzato di toccare i vertici dell'aberrazione. Come? Ovviamente inserendo nel tessuto narrativo della vicenda anche la straziante storia d'amore che Lambert ha con Emmanuelle Seigner, all'ennesimo ruolo di femme fatale. L'uomo ritroverà l'amata attraverso bit e microchip. A completare l'operazione ci pensano Claudio Bisio, Paolo Rossi e Silvio Orlando, saldi punti di riferimento del clan di Don Salvatores, che qui aprono e chiudono siparietti inutili facendoci credere che l'Italia del terzo millennio parlerà lombardo, pugliese, campano e chi più ne ha più ne metta. Da salvare qualche brano musicale.    

martedì 26 agosto 1997

Dramma della gelosia (Tutti i particolari in cronaca)

anno: 1970       
regia: SCOLA, ETTORE   
genere: commedia   
con Marcello Mastroianni, Monica Vitti, Giancarlo Giannini, M.Zarzo, Marisa Merlini, H.Cortes, F.Sanchez Polak, G.Desideri, J.Diego, B.Scipioni    
location: Italia
voto: 7

Adelaide (Vitti) è la felice amante di Oreste (Mastroianni), muratore romano sposato con una vecchia megera. L'armonia tra i due cessa quando il pizzaiolo toscano Lello (Giannini) inizia a corteggiare Adelaide. Incapace di scegliere tra i due pretendenti, la donna si unisce ad un macellaio ricco (lo spassosissimo Zarzo), rozzo ma dal cuore d'oro. La notizia sconvolge Lello, che tenta il suicidio. Commossa dal gesto, Adelaide decide di tornare col pizzaiolo, mentre Oreste va alla deriva finendo come un clochard. Il giorno delle nozze tra Nello e Adelaide, i due incontrano Oreste. Scoppia una lite, nella quale Adelaide muore.
Commedia agrodolce scritta da Age e Scarpelli che l'hanno sceneggiata col regista, in cui lo stesso Scola occhieggia alla sottocultura popolare pur non perdendo di vista lo scenario storico-politico nel quale si intesse la vicenda, sottolineando soprattutto le modalità di adesione ideologica alla sinistra nella cultura proletaria. Attori in forma smagliante. Incantevole e crepuscolare la Roma fotografata da Carlo Di Palma.    

lunedì 25 agosto 1997

Il caricatore

anno: 1996       
regia: CAPPUCCIO, EUGENIO  - GAUDIOSO, MASSIMO - NUNZIATA, FABIO  
genere: documentario  
con Eugenio Cappuccio, Massimo Gaudioso, Fabio Nunziata  
location: Italia
voto: 3  

Con i metri di pellicola vinti al Festival Cinema Giovani di Torino ed i premi raggranellati al Festival di Locarno, tre giovani del centro-sud hanno messo insieme un film sul loro stesso film. Il caricatore (di pellicola) non è altro che il racconto documentaristico, non scevro da qualche concessione alla fantasia e all'umorismo, di come questi trentenni siano riusciti a realizzare il loro primo cortometraggio: le difficoltà produttive, la ricerca di un'idea, i problemi concreti. Qualcosa di simile si è spesso visto anche altrove (il cinema indipendente americano ha realizzato un'idea simile con Si gira a Manhattan e Amanti, primedonne). Qui prevale l'approssimazione, la scrittura sgangherata, il rammendo in fase di sceneggiatura, punti di riferimento obbligati del cinema povero. Ma se riferimenti ci devono essere, Ciprì e Maresco sono molto, molto lontani.    

domenica 24 agosto 1997

Il bagno turco - Hamam

anno: 1997       
regia: OZPETEK, FERZAN  
genere: drammatico  
con Alessandro Gassman, Francesca D’Aloja, Carlo Cecchi          
location: Turchia
voto: 3  

L'architetto romano Francesco (Gassman) riceve in eredità un bagno turco (un hamam, appunto) da una zia eccentrica emigrata ad Istambul. Raggiunta la nuova Costantinopoli, Francesco viene affascinato da una dimensione esistenziale tanto diversa da quella alla quale è abituato: decide di non vendere più l'hamam ad una ricca palazzinara e si innamora del figlio dei padroni di casa che lo ospitano. Impossibile meravigliarsi del cambio di parrocchia se la donna con la quale sei sposato è Francesca D'Aloja, la moglie arpia che lo tradisce da due anni col suo migliore amico. La donna raggiunge il marito ad Istambul, per ventilargli un'ipotesi di separazione, ma la morte di Francesco, ucciso con una coltellata da un sicario della palazzinara, le farà cambiare idea.
A parte che vedendo recitare Alessandro Gassman si capisce subito perché suo padre abbia sofferto per tanti anni di depressione, ciò che è inaccettabile, in un film che avrebbe la pretesa di mettere a confronto due culture tanto diverse, è la presenza di Francesca D'Aloja, che già avevamo visto recitare a fianco di Gassman nell'orripilante Quando eravamo repressi. Degno membro della famiglia Addams, questa scopa deambulante svilisce con la sua presenza anche i momenti migliori del film, attraverso una recitazione tutta sopra le righe. Ma chi crede di essere? Anna Magnani?    

sabato 23 agosto 1997

Bianca

anno: 1984   
regia: MORETTI, NANNI 
genere: grottesco 
con Nanni Moretti, Laura Morante, Roberto Vezzosi, Remo Remotti, Claudio Bigagli, Enrica Maria Modugno, Vincenzo Salemme, Margherita Sestito, Dario Cantarelli, Virginie Alexandre, Fabrizia Frezza, Alberto Bracco, Giovanna De Luca, Frederique Alexandre, Luigi Moretti, Silvia Moretti, Mario Garriba, Gianfelice Imparato, Inigo Lezzi, Daniele Luchetti, Mario Monaci Toschi, Giorgio Viterbo, Mauro Fabretti, Angelo Barbagallo, Matteo Fago, Nicola Di Pinto, Vandeneede Christine, Giovanni Buttafava, Valerio Berutti, Henry Alexandre, Maxime Alexandre  
location: Italia
voto: 10 

Due strani delitti, quello di una donna e quello di una giovane coppia, conducono un commissario di polizia (Vezzosi) a indagare su Michele Apicella (Moretti), professore di matematica al liceo romano Marilyn Monroe, unica persona ad avere contatti con entrambi i casi. Tra pedinamenti ed appostamenti, si scoprirà che il colpevole, reo confesso, è davvero lui. E questa è la trama. Ma nel film c'è moltissimo di più. Scritto dallo stesso Moretti e sceneggiato con Sandro Petraglia, Bianca è una riflessione amarissima, sviluppata in chiave grottesca, iperbolica e con occhio da entomologo, sul senso della coppia, un tema che il regista romano riprenderà in parte nel successivo La messa è finita. Obbligato dal gioco della razionalità, il nostro professore cerca geometrie perfette tra i suoi amici più intimi e i vicini di casa, attratto dalla nettezza delle cose più che dai chiaroscuri. "Un numero o è positivo o è negativo. A me non piacciono le vie di mezzo", dichiara. E così chi sfugge al rigore del suo disegno sentimentale viene eliminato con assoluto candore, senza alcuna efferatezza. Peccato che lo iato tra teoria e pratica non permetta al nostro di rabberciare un vincolo dignitoso con la collega Bianca (Laura Morante), con la quale si misura sempre per sottrazione. Con Bianca Moretti sembra affrancarsi dalla narrazione ellittica e rapsodica dei film precedenti per prendere una strada più lineare gravida di temi ponderosi, "dove l'effetto di straniazione conquista sempre più spazio in rapporto alla risata" (Kezich). Con umorismo ed autoironia Moretti mette in gioco sé stesso in maniera esemplare, consegnando al cinema italiano degli anni Ottanta una delle sue opere più belle. Molte le sequenze di culto: da quella della spiaggia in cui Apicella si guarda intorno per poi tuffarsi su una donna sdraiata, a quella in cui consuma un gigantesco barattolo di Nutella, fino alla celeberrima "continuiamo così, facciamoci del male", pronunciata in occasione di un pranzo a casa di alcuni suoi alunni. Assistente alla regia è il futuro regista Daniele Luchetti.

venerdì 22 agosto 1997

Un inverno freddo freddo

anno: 1996       
regia: CIMPANELLI, ROBERTO
genere: commedia
con Cecilia Dazzi, Carlotta Natoli, Paola Tiziana Cruciani, F.Feder, Marco Messeri, Riccardo Garrone, Valerio Mastandrea, Francesca Reggiani, Carlo Croccolo
location: Italia
voto: 6,5



Tre parrucchiere romane, al servizio della giovane ereditiera Guya, nel giro di pochi mesi si vedono crollare il mondo addosso. Accomunate dalla mancata retribuzione a ridosso delle feste natalizie per colpa della pessima gestione della proprietaria dell'esercizio trasteverino, le tre donne affronteranno anche destini sentimentali paralleli. Monica (Natoli) si indebiterà per regalare un giaccone al suo ragazzo che la tradisce e poi la lascia. Danila (Cruciani), la più anziana delle tre, mentre sopporta l'ex marito fannullone (un simpaticissimo Messeri) confida in un flirt con un avvocato di mezza tacca (Garrone) che si rivela inaffidabile. La terza (Dazzi), che è anche l'io narrante della storia, si innamora dello svampitissimo figlio di un meccanico (Mastandrea), ma viene presa in giro. E intanto Guya corre dietro a Bruno, un manigoldo violento che la getta nelle braccia di un anziano bavoso (Croccolo) affinché quest'ultimo cancelli le cambiali che la donna gli deve. Tra sussulti e spasimi, dolore e solidarietà, a tutte e quattro verrà consegnato un destino migliore. Con inconsueta delicatezza, attenta sceneggiatura, autentico gusto umoristico e notevole capacità di direzione degli attori, tutti bravissimi, Cimpanelli costruisce una storia di donne semplice e divertente, con un film che si eleva di una spanna sopra il desolante panorama del nuovo cinema italiano degli anni novanta.    

giovedì 21 agosto 1997

Il braccio violento della legge (The French connection)

anno: 1971       
regia: FRIEDKIN, WILLIAM
genere: poliziesco
con Gene Hackman, Roy Scheider, Fernando Rey, T.Lo Bianco, M.Bozzuffi, F.De Pasquale
location: Usa
voto: 6,5


A New York, Doyle (Gene Hackman) e Russo (Roy Scheider), due poliziotti della narcotici, scoprono un traffico di stupefacenti magistralmente orchestrato da un francese (Fernando Rey). Con i loro metodi poco ortodossi, riusciranno a prendere tutti con le mani nel sacco, tranne il capo dell'organizzazione criminale.
Fiacco e frammentario nella prima parte, il film - ricostruito dal libro di Robin Moore The french connection e ispirato ad una storia vera accaduta nel 1962 - prende quota nella seconda, grazie a tre scene da antologia: quella dell'inseguimento a piedi di Hackman contro Rey, finito nella metropolitana newyorkese; quella in cui lo stesso Hackman insegue in macchina il convoglio della metropolitana nel quale si è rifugiato un cecchino ed infine quella in cui i poliziotti scoprono, dopo un lavoro massacrante, l'incredibile ripostiglio nel quale è stata nascosta la droga. Interessante il taglio documentaristico con cui sono state girate le scene delle retate. Il resto è precotto. Comunque, il film portò a casa ben cinque Oscar: miglior film, regia, attore (Hackman), sceneggiatura (Ernest Tidyman) e montaggio (Jerry Greenberg). Come prevedibile, ha avuto un seguito che è meglio lasciare perdere.    

lunedì 18 agosto 1997

I mostri

anno: 1963       
regia: RISI, DINO  
genere: commedia a episodi  
con Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Ricky Tognazzi, Lando Buzzanca, Marino Masé, Marisa Merlini, R.Dialina, M.Mercier          
location: Italia
voto: 5

In venti episodi scritti e sceneggiati dalle coppie Age-Scarpelli, Petri-Risi e Scola-Maccari, dialogati da questi ultimi due, montati dal regista soft-core Maurizio Lucidi, fotografati in bianco e nero da Alfio Contini e con la scenografia di Ugo Pericoli, Dino Risi racconta il malcostume dell'Italia del boom, cogliendo nel segno soltanto episodicamente. Nel primo episodio, L'educazione sentimentale (con U.Tognazzi, R.Tognazzi), un padre insegna al figlio come fare le scarpe agli altri fin da bambino. Da grande, il figlio lo ucciderà. Ne La raccomandazione (con V.Gassman, F.Castellani), un attore disoccupato chiede una raccomandazione ad uno affermato, il quale telefona e ne raccomanda un altro. Ne Il mostro (con U.Tognazzi, V.Gassman), un serial killer viene catturato da due carabinieri assai più brutti e mostruosi di lui. In Come un padre (con U.Tognazzi, L.Buzzanca), un uomo confessa ad un suo amico di sospettare i tradimenti della moglie. L'altro lo rassicura, salvo poi essere proprio lui a portarsi a letto la donna. In Presa dalla vita (con V.Gassman, M.Mannelli), un regista fa rapire una vecchietta per girare una scena con maggiore realismo. Ne Il povero soldato (con U.Tognazzi, M.Laurentino), un soldato veneto finto-ingenuo vende il diario della sorella squillo ad un giornale. In Che vitaccia! (con V.Gassman, A.Porlaturi), un proletario padre di famiglia discute nobilmente sulla divisione delle incombenze domestiche. Ma l'arte oratoria serve a imboccare la via dello stadio. Ne La giornata dell'onorevole (con U.Tognazzi, C.Kechler, U.Attanasio), un democristiano ipocrita non riceve un graduato. In Amanti latini (Latin lovers) (con U.Tognazzi, V.Gassman, L.Vincenzi), due uomini palpeggiano la stessa donna. Finiranno in contatto tra loro. In Testimone volontario (con U.Tognazzi, V.Gassman, M.Merlini, C.Ragno), un uomo si offre per una testimonianza. Ma un avvocato riesce quasi a farlo incriminare per delle inezie. In I due orfanelli (con V.Gassman, D.Vargas), un mendicante intasca il denaro che servirebbe a fare guarire il suo compare cieco. Ne L'agguato (con U.Tognazzi), un vigile si apposta dietro un'edicola per fare le multe a quelli che arrestano la macchina davanti alla stessa. Ne Il sacrificato (con V.Gassman, R.Dialina, F.Leroy), un uomo simula il dolore nell'abbandonare l'amante. Si scoprirà che ne ha un'altra. In Vernissage (con U.Tognazzi), un padre di famiglia inaugura la 600 nuova di zecca andando a puttane. In La musa (con V.Gassman, S.Borgese, J.Merlin), un uomo vince in maniera poco ortodossa un premio letterario. In Scenda l'oblio (con U.Tognazzi, L.Rispoli), un uomo pensa alla stuccatura della propria villa davanti alle immagini cinematografiche dei crimini nazisti. In La strada è di tutti (con V.Gassman), un uomo attraversa la strada sulle strisce pedonali borbottando contro l'altrui inciviltà. Salito in macchina, si dimostrerà più barbaro degli altri. Ne L'oppio dei popoli (con U.Tognazzi, M.Mercier, M.Masé), una donna tradisce il marito in sua presenza, distratto dalla televisione. Ne Il testamento di Francesco (con V.Gassman), un prelato predica la povertà: ma prima di andare sotto i riflettori si è fatto fare un maquillage costosissimo. Nell'ultimo episodio, La nobile arte (con U.Tognazzi, V.Gassman, M.Brega, L.Modugno), un pugile suonato convince un suo collega a tornare sul ring: quest'ultimo finirà sulla sedia a rotelle. Più barzelletta che satira, il film rimane una pietra miliare nella storia della commedia all'italiana.    

sabato 16 agosto 1997

Andromeda (The Andromeda strain)

anno: 1971       
regia: WISE, ROBERT  
genere: fantascienza  
con A.Hill, D.Wayne, J.Olson, K.Reid, P.Kelly, G.Mitchell, R.Bieri, K.Murdock, R.O'Brien, P.Hobbs, E.Christmas  
location: Usa
voto: 5

Un virus chiamato Andromeda si diffonde presso una cittadina degli Stati Uniti decimandone la popolazione, coagulando con una velocità impressionante il sangue delle vittime. Due superstiti, un vecchio ed un bambino di sei mesi, vengono raccolti da un'equipe di scienziati intenzionata a conoscere la natura del virus. Dopo diversi tentativi, i dottori Jeremy Stone (Arthur Hill), Charles Dutton (David Wayne), Mark Hall (James Olson) e Ruth Leavitt (Kate Reid), coadiuvati dall'infermiera Karen Hanson (Paula Kelly), scoprono che il virus si riproduce in presenza di una gamma ristretta di valori di Ph del sangue. Tratto dal romanzo di Michael Crichton e girato quasi interamente tra le pareti di un avveniristico laboratorio situato nel Nevada, Andromeda si fa apprezzare per il rigore col quale riproduce l'impresa scientifica ma perde colpi quando vuole innestare il meccanismo del fantathriller.    

Il cielo può attendere (Heaven can wait)

anno: 1943   
regia: LUBITSCH, ERNST  
genere: commedia fantastica  
con Gene Tierney, Don Ameche, Charles Coburn, Eugene Pallette, Signe Hasso, Michael Ames, Florence Bates, Clara Bendick, Spring Byington, Louis Clahern, Laird Cregar, Allyn Joslyn, Marjorie Main, Trudy Marshall, Clarence Muse, Helene Reynolds, Maureen Rodin Ryan, Scotty Beckett, Dickie Moore, Nino Pipitone  
location: Usa
voto: 8

Al cospetto del diavolo, Enrico Van Cleve (Ameche) rievoca la sua storia prima di ratificare il suo ingresso all'inferno dopo essere morto. Rammenta così i tempi dell'infanzia e dell'età adulta, ricordando la sua precoce predisposizione verso le donne che ha segnato gran parte della sua esistenza. La relazione con Marta (Tierney), la moglie soffiata ad un passo dalle nozze al cugino, marcherà con un segno indelebile la sua vita, nella quale anche il nonno (Coburn) avrà un'importanza decisiva. Liberamente ispirato alla pièce Compleanno di Laszlo Bus-Fekete (sceneggiata da Samson Raphaelson, che già aveva collaborato con Lubitsch ne La vedova allegra), Il cielo può attendere è una commedia anticonformista "che rievoca la società americana alla svolta del secolo e ricapitola moltissimi motivi e figure che hanno ossessionato Lubitsch nella sua carriera: il mito di Don Giovanni, quello di Faust, quello del Doppio, la funzione della Donna come Madre e Morte" (Mereghetti).    

venerdì 15 agosto 1997

Le stagioni del cuore (Places in the Heart)

anno: 1984       
regia: BENTON, ROBERT    
genere: drammatico    
con Sally Field, L.Crouse, Ed Harris, A.Madigan, John Malkovich, D.Glover                
location: Usa
voto: 7   

Durante la Grande Depressione, nel Texas rurale dove divampa l'odio razziale la signora Spalding (Field), rimasta precocemente vedova, si mobilita per crescere i figli e non vendere la casa nella quale vive, fronteggiando coraggiosamente l'avidità dei banchieri, i tornado e le incursioni del Ku Klux Klan. Moses (Glover), un vagabondo nero, la aiuterà a superare i suoi problemi mentre il signor Will (Malkovich), non vedente andato a vivere a pensione nella casa della donna, la aiuta ad arrotondare. Finale fantastico con tutti i protagonisti, vivi e morti, buoni e cattivi, riuniti nel momento dell'eucarestia.
Elegia della solidarietà (tra classi sociali, tra sessi, tra età e tra razze diverse), il film scritto e diretto da Robert Benton (che aveva già all'attivo sceneggiature come quella di Uomini e cobra) e ben fotografato da Nestor Almendros si fa apprezzare sia per la sobrietà narrativa che per l'interpretazione della protagonista, premiata con l'Oscar (il secondo dopo quello ottenuto con un altro personaggio epico come quello della sindacalista di Norma Rae). Altra statuetta al regista per la migliore sceneggiatura.    

La tenda rossa

anno: 1970   
regia: KALATOZOV, MICKHAIL K.   
genere: storico   
con Peter Finch, Sean Connery, Claudia Cardinale, Hardy Kruger, Juri Vizbor, Luigi Vannucchi, Juri Solomin, Edward Marzevic, Otar Koberidze, Boris Kmelnizki, Nikolai Ivanon, Massimo Girotti, Donatas Banjonis, Mario Adorf, Nikita Mikhalkov    
location: Italia, Norvegia, Unione Sovietica
voto: 8   

Tormentato dalle accuse rivoltegli per il modo in cui diresse la missione, il generale Nobile (Finch) rievoca i fantasmi della spedizione del dirigibile Italia al Polo Nord nel 1928. In quell'impresa ardita, alla quale per le cattive condizioni meteorologiche avrebbe dovuto forse rinunciare, alcuni compagni morirono trasportati dall'aerostato oltre l'atmosfera; altri tentarono la via dei ghiacci e furono sconfitti dal disgelo; il grande Amundsen (Connery) perse la vita nel tentativo di andare a salvare il resto dell'equipaggio. I rimanenti uomini della spedizione sopravvissero per quasi due mesi tra i ghiacci dell'Artide.
Scritta e sceneggiata da Ennio De Concini (alla sceneggiatura collaborarono Nicola Badalucco e il regista Kalatozov), questa megaproduzione italo-sovietica cerca di offrire un quadro a tutto tondo intorno ad una questione storica rimasta a tutt'oggi aperta, che evidenzia tanto la nobiltà d'animo di Nobile quanto il suo eccesso di ambizione. Al di là delle imprecisioni storiche e del tono romanzato (la vicenda sentimentale che coinvolge la Cardinale è fuori registro), il film rimane un'avvincente storia avventurosa.    

giovedì 14 agosto 1997

Salto nel vuoto

anno: 1980       
regia: BELLOCCHIO, MARCO  
genere: drammatico  
con Michel Piccoli, A.Aimee, Michele Placido, Gisella Burinato, Carlotta Natoli, Remo Remotti
location: Italia
voto: 6  

Nella loro casa romana convivono il magistrato Mauro (Piccoli) e sua sorella Marta (Aimee). Non sopportando le frequenti esplosioni di follia della congiunta né il suo soliloquio, il giurista spera di liberarsi della sorella grazie all'intervento di un piccolo truffatore (Placido), simulando il suicidio della donna. Ma quando la donna deciderà di partire per una breve vacanza con la domestica (Burinato), il magistrato scoprirà di essere lui ad avere un insopprimibile bisogno della sorella e finirà suicida.
Scritto e sceneggiato dallo stesso Bellocchio (che per il copione si è fatto aiutare da Piero Natoli e Vincenzo Cerami), Salto nel vuoto concentra in un'atmosfera algida, tesa e claustrofobica due motivi fondamentali del cinema del regista: la follia e la famiglia vista come fonte di repressione. Pur appesantito da qualche intellettualismo, il film conserva una complessità inconsueta per il cinema italiano degli anni ottanta e si avvale di una eccellente prova dei due protagonisti d'oltralpe, doppiati da Vittorio Caprioli e Livia Giampalmo. La giovanissima Carlotta Natoli è una delle bambine che riaffiorano dai ricordi.    

mercoledì 13 agosto 1997

Tutti giù per terra

anno: 1997       
regia: FERRARIO, DAVIDE 
genere: commedia 
con Valerio Mastandrea, Carlo Monni, G.Gobbi, S.Troiano, Benedetta Mazzini, Caterina Caselli, Anita Caprioli         
location: Italia       
voto: 6

Il ventiduenne Walter (Mastandrea) vagabonda per un'inospitale Torino alla ricerca di un lavoro e nel tentativo di fare qualche esame all'Università. Afflitto dal gelo familiare, disilluso nelle aspettative sentimentali, rimasto ancora vergine, questo giovane Holden degli anni novanta si consola con qualche chiacchiera con la zia giovanilista (un'intonata Caterina Caselli) e rattoppando come può il proprio quotidiano. Espletato il servizio civile, Walter troverà un posto come commesso, perderà la verginità con la complicità di una giovane zingara e tornerà sotto il tetto paterno.
Fedele al respiro della pagina letteraria redatta con intenti autobiografici da Giuseppe Culicchia, girato con uno stile giovanilistico ampiamente debitore all'estetica del videoclip - con accelerazioni e ralenty improvvisi, inquadrature sghembe, tagli di montaggio repentini - il terzo film di Ferrario riscatta l'inconsistenza dei precedenti tratteggiando un ritratto generazionale sociologicamente efficace, nel quale le tematiche della disoccupazione, degli studi portati avanti alla disperata, dell'assenza di ideologie e ideali, della verginità come forma di ribellione anti-sistema e dei rapporti inter-generazionali sono tutte ugualmente guardate con lucido distacco dall'ironico protagonista, che non a caso pensa e parla in terza persona. C'è da domandarsi se Mastandrea riuscirà ad affrancarsi dal suo stereotipo di bulletto per puntare ad altre vette - come già ha fatto Claudio Amendola - o se la sua cifra interpretativa sia solo questa.    

lunedì 4 agosto 1997

L'uomo che sapeva troppo (The man who knew too much)

anno: 1955   
regia: HITCHCOCK, ALFRED  
genere: spionaggio  
con James Stewart, Doris Day, Brenda De Banzie, Bernard Miles, Ralph Truman, Daniel Gélin, Mogens Wieth, Alan Mowbray, Hillary Brooke, Christopher Olsen, Reggie Nalder, Richard Wattis, Noel Willman, Alix Talton, Yves Brainville, Carolyn Jones, Bernard Herrmann, Alfred Hitchcock, Lewis Martin, Louis Mercier, Richard Wordsworth, Pat Aherne, Anthony Warde    
location: Marocco, Regno Unito, Usa
voto: 10  

Durante una vacanza in Marocco, due turisti americani, Ben McKenna (il solito, impareggiabile James Stewart) e sua moglie Jo (un'ottima Doris Day), assistono all'omicidio di un agente segreto francese conosciuto poche ore prima. Senza avere ancora esalato l'ultimo respiro, l'uomo rivela a Ben l'esistenza di un complotto per uccidere il primo Ministro inglese. I sicari, fiutato il pericolo, rapiscono il figlioletto della coppia. Ma la pertinacia dei due alla fine avrà la meglio: volati a Londra, Sam e sua moglie riusciranno a sventare l'omicidio e il piccolo tornerà tra le braccia dei genitori grazie ad un astuto escamotage della mamma che intona le note di una canzone per bambini.
Tratto da un racconto di Charles Bennett (già sceneggiatore di Sabotaggio) e B.D. Wyndham-Lewis sceneggiato da John Michael Haynes, L'uomo che sapeva troppo è un remake del film che il regista britannico aveva girato vent'anni prima con Peter Lorre. Capolavoro di suspense e montaggio, ricco di trovate geniali, efficacissimo nel consegnare un ruolo determinante alle musiche di Bernard Herrmann (al suono dei piatti sarebbe dovuto partire il colpo volto ad eliminare il Primo Ministro), L'uomo che sapeva troppo rivela il suo tratto di originalità nella contrapposizione tra la razionalità maschile e l'istinto femminile. E - fatto inconsueto nel cinema di Hitchcock, notoriamente misogino - sarà alla fine proprio la donna a determinare la riuscita dell'azione. Il film fu girato con l'innovativo sistema del Vistavision e con pellicola 70 mm.    

Terra di mezzo

anno: 1996   
regia: GARRONE, MATTEO
genere: documentario
con Fatou Kine Fall, Gabriella Aru, Barbara, Mario Colasanti, Giacomo De Martino, Guglielmo Ferraiola, Gertian Durmishi, Stefano Evangelisti, Euglen, Gertian, Antonio Gervasutti,  Gubda, Kuc Jaroslaw, Ahmed Mahgoub, Jaqueline Rose Nabagereka, Pascal, Andrzej Pawlikowski, Paolo Sassanelli, Maria Ramirez, Mariane Sano, Gino Scartaghiande, Salvatore Sansone, Massimo Sarchielli, Laura Rosso, Euglen Sota, Tina
location: Italia   
voto: 8

Grazie ai metri di pellicola guadagnati con la vittoria del premio Sacher indetto da Nanni Moretti, l'esordiente Matteo Garrone sfrutta con piglio sociologico l'opportunità avuta, per raccontare tre storie di marginalità metropolitana ambientate a Roma. Tutti e tre gli episodi raccontano le giornate tipiche di emigrati extracomunitari e sono interpretati da personaggi autentici. Nel primo (Silhouette), alcune prostitute nigeriane contrattano con la variopinta clientela alla periferia della città. Una didascalia ci informa che ciascuna di loro, sottoposta nel paese natale ad una terribile fattura, deve riscattarsi pagando la cifra di 60 milioni di lire. Nel secondo episodio (Euglem e Gertian), alcuni giovanissimi albanesi vengono sfruttati per lavori di manovalanza e muratura. Eppure le loro bocche sono capaci ancora di sorridere. Nel terzo (Self-service), un egiziano passa la propria esistenza randagia presso un distributore automatico di benzina, racimolando qualche lira per l'aiuto offerto e scambiando occasionalmente quattro chiacchiere con gli avventori. A giorno fatto torna a dormire nella sua stanza di tre metri per due. Senza pretese da grande cinema, sebbene vantando una discreta professionalità nella tecnica di montaggio, Garrone restituisce intatto, sobrio e senza patetismi il ritratto di queste esistenze precarie, riuscendo a far vibrare tutta la sensibilità dello spettatore.    

venerdì 1 agosto 1997

Narcos

anno: 1992       
regia: FERRARA, GIUSEPPE   
genere: gangster   
con J.J.Pinero, J.Maldonado, C.Cornes, A.Sforza, A.Sambrell   
location: Colombia
voto: 1   

Che società può essere quella in cui per le strade campeggiano cartelloni con scritto "Vietato gettare cadaveri"? Col consueto stile documentaristico, la risposta prova a darcela Giuseppe Ferrara, altrove autore di prove consistenti ed instant-movie capaci di fotografare gli aspetti meno edificanti del malcostume italiano. Con Narcos, lo sguardo del regista, coadiuvato nella stesura del soggetto e della sceneggiatura dalla fida Armenia Balducci, si sposta in quell'angolo miserabile del Sudamerica che è la Colombia. La storia è quella, vera, di tre ragazzi - Jesus, Diego e Miguel - assoldati dalla mafia locale per eliminare rivali ed amministratori della giustizia. Nel momento in cui decideranno di rivelare ciò che sanno alla Polizia, i tre andranno incontro ad un tragico quanto scontato destino.
Encomiabile come di consueto negli intenti, stavolta Ferrara perde completamente il bandolo della matassa, confezionando un film farraginoso, prevedibile, recitato bovinamente.