venerdì 30 agosto 2013

Il castello

anno: 2011   
regia: D'ANOLFI, MASSIMO * PARENTI, MARTINA
genere: documentario
location: Italia
voto: 7,5

Il castello di reminiscenza kafkiana al quale fa riferimento il titolo è l'aeroporto di Malpensa, a Milano, dove Massimo D'Anolfi e Martina Parenti hanno effettuato riprese per un intero anno (lo storyboard del film è scandito per stagioni), nel tentativo, riuscitissimo, di mostrare quali ripercussioni abbia avuto l'11 settembre sui sistemi di vigilanza delle stazioni aeroportuali. Tra controlli accuratissimi sulle persone e ispezioni sulla merce, c'è persino chi, in quel non-luogo, è riuscito a trovare "casa", come l'anziana clochard che si prepara il pranzo con un fornelletto elettrico e all'occorrenza di fa anche la tinta ai capelli usufruendo della toilette locale.
I due registi lasciano parlare soltanto le immagini, che sa sole risultano efficacissime nel restituire con costante tensione la sospensione dei diritti dei viaggiatori, l'annullamento della loro privacy, la meticolosità dei controlli, la preparazione militare di un apparato di professionisti ridotti a mero ingranaggio, riuscendo così a radiografare il backstage di un microcosmo ossessionato dal problema della sicurezza.    

giovedì 29 agosto 2013

Un principe chiamato Totò

anno: 2007       
regia: BERRUTI, FABRIZIO    
genere: documentario    
con Totò, Alessandro Gassman, Roberto Esslen, Luca De Filippo, Liliana De Curtis, Fiorello, Massimo Ranieri, Enrico Montesano, Lino Banfi, Sophia Loren, Gigi Proietti, Mariangela d'Abbraccio, Gisella Sofio, Dino De Laurentiis, Ben Gazzara, Giulio Andreotti, Massimo Cristaldi, Vincenzo Mollica, Frank Murray Abraham, Enrico e Carlo Vanzina, Sabrina Ferilli, Isa Barizza, Franca Faldini, Mario Di Gilio, Mario Stirpe, Lucio Dalla, Lorenza Palumbo    
location: Italia
voto: 1,5

Tra i moltissimi documentari commemorativi che vengono ciclicamente tributati ai grandi personaggi dello spettacolo, quello su Totò, purtroppo, è uno dei peggiori. Poggiando soprattutto sulla debordante quanto sterile testimonianza della figlia Liliana, e avvalendosi della voce off di Alessandro Gassman e di qualche altra dichiarazione sparsa (Fiorello, Montesano, Banfi, Dino De Laurentiis, Andreotti, Mollica e altri), il documentario - firmato da Fabrizio Berruti e scritto dalla nipote di Totò, Diana De Curtis, insieme a Barbara  Calabresi - punta soprattutto sulla sfera privata del principe De Curtis, raccontando amori (Liliana Castagnola, Franca Faldini) e vezzi del grande comico. Un ritratto parzialissimo, di nessun interesse, incapace di fornire una seppur minima ricostruzione del talento comico del grande attore partenopeo. Pletorici gli inserti di fiction, quando invece sarebbe stato opportuno mostrare qualche stralcio in più degli oltre cento film interpretati dal mattatore napoletano.    

mercoledì 28 agosto 2013

Ai confini del paradiso (Auf der anderen Seite)

anno: 2007   
regia: AKIN, FATIH
genere: drammatico
con Nurgül Yesilçay, Baki Davrak, Tuncel Kurtiz, Hanna Schygulla, Patrycia Ziolkowska, Nursel Köse, Yelda Reynaud, Lars Rudolph, Andreas Thiel
location: Germania, Turchia
voto: 8

Ci sono voluti quasi sei anni prima che mi decidessi a vedere questo dvd che avevo in casa. Colpa del titolo (ma anche quello della distribuzione internazionale è pessimo: The edge of heaven, mentre l'originale, Auf der anderen Seite, sta per "Dall'altra parte"), incerto tra un riferimento alla metempsicosi e l'attimo che precede l'orgasmo. Non sapendo dunque se avrei visto un film erotico o un film che avrebbe scimmiottato Il settimo sigillo, ho dovuto rispolverare una vecchia recensione per convincermi a metterlo nel lettore. E da lì la sorpresa. Grandissima. Con una struttura ad anello, grazie alla quale la trama della storia viene riannodata pezzo per pezzo nei tre episodi che compongono l'intreccio, il film del 33enne turco Fatih Akin (specialista del multiculturalismo e autore dei riusciti La sposa turca e Soul kitchen) è un'opera sulla nemesi, riuscita come poche altre. A Berna, per avere compagnia e farle cambiare vita, l'anziano Ali (Kurtiz) si porta in casa una prostituta di mezza età (Köse). In un impeto di violenza la uccide. Il figlio di Alì (Davrak) si mette alla ricerca della figlia della donna (Yesilçay), lasciando il lavoro e trasferendosi in Turchia, sua terra di origine. La ragazza che cerca è un'insurrezionista braccata dal regime turco, che ingaggia una relazione con una studentessa che fa di tutto per aiutarla (Ziolkowska). Le cose cambiano quando la madre della studentessa (Hanna Schygulla, l'attrice feticcio di Fassbinder) ha un diverbio con la clandestina. Non diremo di più, perché il plot sorprende minuto dopo minuto, fino ad arrivare a un finale spiazzante, lontanissimo dalle attese dello spettatore. Con un perfetto gioco di simmetrie (emblematico il passaggio delle due bare dalla Germania alla Turchia e viceversa), una sceneggiatura a orologeria (giustamente premiata con il massimo alloro al 60esimo festival di Cannes) e anche grazie a una protagonista dal fascino conturbante (Nurgül Yesilçay), Akin firma un lavoro per nulla consolatorio e di fortissimo impatto, sulla condizione di apolide innescata dai padri e ricaduta sui figli.    

martedì 27 agosto 2013

Starbuck - 533 figli e ...non saperlo

anno: 2011       
regia: SCOTT, KEN  
genere: commedia  
con Patrick Huard, Julie LeBreton, Antoine Bertrand, Dominic Philie, Marc Bélanger, Igor Ovadis, David Michael, Patrick Martin, David Giguère, Sarah-Jeanne Labrosse, François Aubin, Steve Barry, Sebastien Beaulac, Patrick Caux, Catherine De Sève, Patrick Labbé, André Lanthier, Martin Petit, Félix-Antoine Tremblay, Camille Vanasse  
location: Canada
voto: 4

Ci sono giorni in cui sei così triste, ma così triste, che per lenire la sofferenza saresti anche disposto a una retrospettiva dei film di Oldoini e Parenti messi insieme. Il problema è che più la commedia è scema, più il risultato è mancato e lo stato d'animo peggiora. Non sfugge alla regola questo film canadese, saldo di fine stagione (in patria è uscito nel 2011) che parte bene ma finisce malissimo.
Nel 1988, poco più che ventenne, per raggranellare qualche soldo, David Wozniak (Hard), con lo pseudonimo di Starbuck, per un po' si era messo a fare il donatore di sperma. 23 anni più tardi un centinaio dei suoi 533 figli in provetta - rancorosi in quanto frutto "della masturbazione in barattolo" anziché di una notte d'amore - intentano una causa contro la clinica che vendeva il seme dell'uomo, peraltro chiedendo che sia rivelata l'identità del donatore. David/Starbuck, che è indebitato fino al collo, si muove goffamente tra esperimenti da angelo custode (è la parte più riuscita del film) e controffensive legali. E nel frattempo aspetta anche il suo primo vero figlio...
Nella prima mezz'ora le situazioni sono paradossali e ci scappa anche qualche risata. Ma dopo il film fila dritto verso un finale telefonatissimo, nel quale l'apologia della famiglia diventa debordante e il messaggio di fondo (schierato contro la fecondazione eterologa) emerge in tutto il suo conservatorismo.    

lunedì 26 agosto 2013

Interferenze rom

anno: 2012   
regia: CUPISTI, BARBARA 
genere: documentario 
location: Italia, Macedonia, Spagna
voto: 3

Operazione encomiabile, diciamolo subito. Peccato che il mediometraggio di Barbara Cupisti non si sposti di un millimetro dalle buone intenzioni: quelle di raccontare il popolo rom e le discriminazioni che ha subito, facendo riferimento al contesto macedone, italiano e spagnolo. A fare da filo conduttore sono le voci che si liberano dalle radio locali che danno voce al popolo nomade, che ormai tanto nomade non è più, costretto com'è a vivere nei lager ubicati nelle periferie metropolitane. Il documentario riporta alla rinfusa testimonianze diverse, da quella del primo rom diventato ministro in Macedonia a quelle piuttosto toccanti di quei poveri disgraziati costretti a vivere a Casilino 900. Ma la prospettiva d'analisi è complessivamente confusa tanto che il film manifesta debolezze tanto sul piano dei contenuti (sfuggono sia il quadro d'insieme che gli obiettivi specifici dell'operazione) quanto su quello della forma, con la macchina da presa che compie movimenti incerti e il montaggio che ha una sintassi intraducibile.    

domenica 25 agosto 2013

The Impossible

anno: 2012   
regia: BAYONA, JUAN ANTONIO 
genere: dramma catastrofico 
con Naomi Watts, Ewan McGregor, Tom Holland, Samuel Joslin, Oaklee Pendergast, Marta Etura, Sönke Möhring, Geraldine Chaplin, Ploy Jindachote, Jomjaoi Sae-Limh, Johan Sundberg, Jan Roland Sundberg, La-Orng Thongruang, Tor Klathaley, Douglas Johansson, Emilio Riccardi, Vorarat Jutakeo, Karun Konsaman, Nicola Harrison, John Albasiny, Gitte Witt, Bruce Blain, Celicia Arnold, Peter Tuinstra, Esther Davis, Dominic Power, Sarinrat Thomas, Oak Keerati, Wipawee Charoenpura, Laura Power, Kowit Wattanakul, Zoe Popham, Danai Thiengdham, Ronnie Eide, Bonnie Jo Hutchinson, Jean-Loup Pilblad, Frank Gun, Giovani Agresti, Georgina L. Baert, David Bruce, Natalie Lorence, Sverre Golten, Clare Louise Plunkett, Raphaël Dewaerseghers, Pisamai Pakdeevijit, Aratchporn Satead, Jakapong Srichaem, Simon Blyberg, Christopher Alan Byrd, Namfon Pakdee, Georgina Winters, Dina Kiseleva, Tan Demir, Krittanai Youngtrakull, Takashi Hasegawa, Kristen Mandel, Sam Holland, Harry Holland, Mara García García 
location: Thailandia
voto: 5,5

Chissà cosa ci deve essere di nascosto nella biografia personale di Juan Antonio Bayona da indurlo a preoccuparsi tanto della condizione degli orfani. Perché se nel precedente, scadentissimo The Orphanage l'orfanotrofio era lo scenario agghiacciante di una catena di misteri, qui i tre ragazzini americani in vacanza con i propri genitori presso un resort thailandese sfiorano spessissimo la stessa condizione. È il dicembre del 2004 e dal mare arriva lo tsunami che spazzò via interi villaggi. Mamma Maria (Watts) riesce a mettersi in salvo col figlio più grande (Holland), papà Henry (McGregor) si prende fortunosamente cura degli altri due. Comincia allora il calvario per ritrovarsi, senza nemmeno sapere se il resto della famiglia sia rimasto vivo oppure no.
Se la prima mezz'ora appassiona per tensione ed effetti speciali perfettamente riusciti nel ricostruire il disastro, il resto del film è pura pornografia del dolore che gira tutta intorno alla lacrimevole impresa della ricerca, tra barelle di fortuna, stanze di ospedale apparecchiate alla bell'e meglio, corpi maciullati, insopportabile retorica sui valori della famiglia. E tutto si stempera nel più prevedibile dei finali che, ci avvertono le didascalie, è tratto da una storia vera.    

sabato 24 agosto 2013

Marley

anno: 2012   
regia: MacDONALD, KEVIN
genere: documentario
con Bob Marley, Ziggy Marley, Jimmy Cliff, Rita Marley, Cedella Marley, Lee Perry, Chris Blackwell, Bunny Wailer, Cindy Breakspeare, Lee Jaffe, Peter Marley, Judy Mowatt, Pascaline Bongo Ondimba, The Wailers, Neville Garrick, Constance Marley, Carlton Fraser, Diane Jobson, Danny Sims, Marcia Griffiths, Aston Barrett, Nancy Burke, Desmond Smith, Ibis Pitts, Evelyn Higgin, Allan Cole, Donald Kinsey, Eddie Sims, Tony Welch, Imogene Wallace, Junior Marvin, Margaret James, Dudley Sibley, Clive Chin, Derek Higgin, Hugh Creek Peart, Lloyd McDonald, Conroy Cooper, Alvin Patterson, Carlton Davis, Waltraud Ullrich, Dennis Thompson
location: Giamaica, Regno Unito, Rhodesia, Usa, Zimbabwe
voto: 5

La vita e il mito di Bob Marley, il più noto musicista della storia del reggae, rivive in questo documentario decisamente filologico di Kevin MacDonald, che già aveva dato buone prova delle sue capacità di ricostruzione biografica raccontando sia la vicenda della scalata andina sulle vette peruviane (La morte sospesa) che la parabola del feroce dittatore ugandese Amin Dada (L'ultimo re di Scozia).
Con rigore cronologico e senza grande inventiva, allo spettatore vengono qui snocciolate una dopo l'altra le tappe della vita di Robert Nesta Marley, giamaicano nato nel 1945 da una madre nera e un padre bianco del quale si persero immediatamente le tracce. La povertà, i primi lavori faticosi e l'amore per la musica ne segnarono l'infanzia e l'adolescenza, fino a quando, con Simmer down, non arrivò il primo successo discografico, nel 1964. Gran parte del resto del racconto trascorre dando forma ad aneddoti ben noti a chi conosce l'abbecedario marleyano: il rastafarianesimo - un miscuglio di nazionalismo, cristianesimo e rivendicazione dell'affrancamento dei neri della schiavitù e di ritorno nell'Africa -, il fumo di erba, i dreadlocks (la chioma tipicamente rasta), l'amicizia carica di rivalità con Peter Tosh, l'innumerevole numero di donne (dalle quali ebbe ben 11 figli), la passione smodata per il calcio giocato e la disciplina del corpo, l'impatto sulla vita politica nazionale (ma lui si guardò bene dal prendere una posizione), che fu anche causa dell'attentato che subì, fino al trasferimento a Londra e gli stadi pieni. Poi arrivò la morte, precocissima, a soli 36 anni, conseguenza di un melanoma che ne distrusse il corpo.
In sé, il documentario resta per intero nel recinto del compitino svolto col minimo impegno sindacale: tante testimonianze (i suoi ex Wailers, i figli, le mogli, tra le quali una che fu eletta miss mondo), una manciata di riprese di repertorio, moltissime foto di incantevole bellezza e ovviamente tanta musica. Ma, nel complesso, si tratta di un'operazione senza sforzi, che non riuscirà ad attrarre quella fetta di pubblico non interessata al personaggio che, con Usain Bolt, è stato l'uomo più famoso di Giamaica di tutti i tempi. Ma la ricostruzione del mito relativo alla nascita del reggae e dei suoi riff chitarristici, da sola, vale la visione. Ne avrete una sorpresa! Dopo Marley, la musica non sarebbe stata più la stessa.    

giovedì 22 agosto 2013

Ci sono dei giorni... e delle lune

anno: 1990   
regia: LELOUCH, CLAUDE  
genere: commedia  
con Gérard Lanvin, Patrick Chesnais, Annie Girardot, Marie-Sophie L., Francis Huster, Vincent Lindon, Philippe Léotard, Gérard Darmon, Paul Préboist, Serge Reggiani, Véronique Silver, Christine Boisson, Charles Gérard, Michel Creton, Caroline Micla, Jacques Gamblin, Erik Berchot, Caroline Chaniolleau, Arlette Emmery, Jean-Philippe Chatrier, Félix Marten, Nicole Croisille, Jacques Haurogné, Arlette Gordon, Marianne Groves, Eugène Berthier, Salomé Lelouch, Tanya Lopert, Joëlle Miquel, José Artur, Robert Esteban, Carole Saint-Lager, Philippe Lorin, Florence Pernel, Claire Nadeau, Igor Hossein, Connie Marandat, Jean-Marie Cornille, Anne Zamberlan, Anita Vallejo, Oscar Castro, Pierre Barouh, Philippe Reichenbach, André Obadia, Amidou, Jean-Claude Dreyfus, Patrick Bruel, Anouk Aimée, Sophie Artur, Eric Averlant, Christiane Azela, Beatrice Burie, Daniel Darnault, Laurence Dubas, Eugénia, Christine Paolini, Didier Sauvegrain, Laurent Spielvogel, Gérard Surugue, Jean-Michel Verner  
location: Francia
voto: 7

Un prete omosessuale, un medico, un camionista, il gestore di un ristorante, un pensionato che colleziona televisori, un cantante solitario e le loro mogli e amanti: ognuno ha dei giorni… che vorrebbe dare di matto, magari quando c'è la luna piena. Se poi ci metti anche il cambio di fuso orario, ecco che il Caso ha davvero campo libero e i destini dei personaggi saranno sottomessi ad esso.
Lelouch confeziona un racconto corale alla sua maniera, con tanto di  voce off e coro greco, divagazioni grottesche, momenti di dialoghi intensissimi alternati a riflessioni sui massimi sistemi, bozzetti di ordinaria quotidianità e situazioni surreali. Se ne ricava un effetto barocco, a tratti straniante, ma gli ultimi tre quarti d'ora, per intensità delle situazioni e capacità di riannodare i fili (tutti i personaggi, interpretati da quasi tutto il ghota del cinema francese dell'epoca, si ritrovano in un gigantesco ingorgo), da soli valgono la visione del film di un autore che, a dispetto dell'ostracismo della critica, è sempre andato imperterrito per la sua strada.

mercoledì 21 agosto 2013

L’Era Glaciale 4 – Continenti alla deriva (Ice Age: Continental Drift)

anno: 2012       
regia: MARTINO, STEVE * THURMEIER, MIKE
genere: animazione
con le voci di Claudio Bisio, Pino Insegno, Francesco Pannofino, Filippo Timi, Lee Ryan, Roberta Lanfranchi, Hong-Hu Ada, Isabelle Adriani
location: Usa
voto: 4

Nell'inseguire una ghianda, uno scoiattolo provoca la deriva dei continenti. A causa di ciò, il mammut Manny, insieme alla tigre Diego, al bradipo Sid e alla nonna di quest'ultimo, si troveranno a bordo di uno zatterone formato nave a dover vagare per i mari, dove incontreranno, loro malgrado, il crudele pirata gorilla Capital Sbudella.
Se già nel terzo episodio la serie de L'era glaciale (L'alba dei dinosauri) mostrava la corda, qui le idee stanno proprio a zero, la retorica familista deborda e la melassa è l'unico registro che governa i dialoghi. Certo, le animazioni sono come sempre una meraviglia ma non bastano da sole a sradicare un'incontenibile noia e a dare smalto a un film che, nella versione italiana, è peraltro ulteriormente penalizzato dal doppiaggio amatoriale e dalla voce inascoltabile di Filippo Timi che ha rimpiazzato Leo Gullotta. Alla stregua di Pixar e Dreamworks, dunque, anche la Fox sembra cominciare a raschiare il fondo nei film d'anomazione.    

lunedì 19 agosto 2013

Lovelace

anno: 2013       
regia: EPSTEIN, ROB & FRIEDMAN, JEFFREY
genere: biografico
con Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Sharon Stone, Robert Patrick, Juno Temple, Chris Noth, Bobby Cannavale, Hank Azaria, Adam Brody, Chloë Sevigny, James Franco, Debi Mazar, Wes Bentley, Eric Roberts, Ron Pritchard, Frank Clem, Carrick Moore Gerety, Austin Williams, Trevor Faris, Gaston Willig, Brian Gattas, Cory Hardrict, Peter Holden, Sofia Karstens, LisaGay Hamilton, Don McManus, Adam Tomei, Greg Vrotsos, Lou Richards, Sandy Martin, Lauren Fray, Nicole Andrews, Khristian Lupo, Eric Hunter, Shira Vilensky, Soumaya Akaaboune, Simona Williams
location: Usa
voto: 6

Biopic di una donna fragile e sfortunata, Linda Boreman, assurta a popolarità mondiale con il nome di Linda Lovelace nei primi anni '70, per via dello strepitoso successo ottenuto grazie alla sua specialità, esplicitata nel titolo di maggior fama, Gola profonda.
A dispetto del tema, il film non ammicca minimamente alla dimensione squisitamente pruriginosa alla quale potrebbe facilmente alludere, ma si mantiene su un registro sobrio, più accorto a sviscerare la dimensione psicologica del personaggio che non quella sociologica del contesto culturale, ancora profondamente maschilista, di quegli anni. Si tratta del classico schema per cui da una madre intransigente, bigotta e repressiva (interpretata da un'irriconoscibile, ma veramente irriconoscibile Sharon Stone) non poteva che uscir fuori una figlia insicura e facilmente condizionabile. Non le fosse bastata la madre, Linda si fece devastare ulteriormente la vita da suo marito Chuck Traynor (Sarsgaard), un buono a nulla che non solo la sfruttò continuamente (lei lavorava, lui incassava: un vero magnaccia), ma la riempì di botte e umiliazioni di ogni genere. Poi Linda decise di voltare le spalle al mondo dell'hard, si rifece una vita, scrisse un libro (Calvario, titolo più che esplicito che ha ispirato il film stesso) e contribuì a lanciare la sfida del femminismo, prima di andarsene a soli 53 anni, a causa delle ferite riportate in un incidente stradale.
Amanda Seyfried, col suo faccino ingenuo e un pizzico di esoftalmo, dà più anima che corpo al personaggio della protagonista (in precedenza oggetto di altri due film: Inside deep throat e Inferno: A Linda Lovelace Story), ricalcando parzialmente il ruolo che ebbe in Chloe di Egoyan. Il suo personaggio contribuisce a disegnare l'ulteriore ritratto di un mondo che, nel cinema (Hardcore, Boogie nights, Moana), viene raccontato per l'ennesima volta nei suoi aspetti mefistofelici, come la discesa agli inferi di un individuo (uomo o donna che sia) costretto a pagare ad altissimo prezzo il costo della popolarità.    

One life

anno: 2011   
regia: GUNTON, MICHAEL * HOLMES, MARTHA 
genere: documentario 
con Mario Biondi (narratore) 
location: Argentina, Belize, Brasile, Canada, Cile, Congo, Costa Rica, Etiopia, Giappone, Indonesia, Israele, Kenya, Madagascar, Regno Unito, Usa, Venezuela
voto: 7

La cura della prole, la ricerca del cibo, la sopravvivenza e l'amore: è lungo questi quattro temi che si snoda l'incantevole racconto per immagini di One life, inno alla vita che ha richiesto inimmaginabile perizia tecnica e dosi spropositate di pazienza per cogliere il mondo della natura in molte delle sue sfaccettature, dal micro (insetti, rane, piante carnivore) al macro (stambecchi, foche, delfini, giraffe, elefanti, balene). All'ammaliante magnificenza delle immagini, alla varietà delle location e all'assoluta pertinenza del commento sonoro (ne è autore George Fenton) fanno purtroppo da contraltare il livello assolutamente dilettantesco dell'intonazione del cantante soul Mario Biondi, che non indovina mai un accento, invertendo vicendevolmente quelli aperti con quelli chiusi e finendo col sembrare la copia reale della Vulvia di Rieducational channel, e la retorica che gronda dai testi, come quando, a fine documentario, ci viene riferito che "ogni essere vivente sul nostro pianeta condivide lo stesso desiderio: non solo vivere ma generare una nuova vita". Con almeno un'eccezione.    

domenica 18 agosto 2013

Buried - Sepolto

anno: 2010       
regia: CORTES, RODRIGO
genere: thriller
con Ryan Reynolds
location: Iraq
voto: 1

Se non sei Hitchcock (Prigionieri dell'oceano), Zemeckis (Cast away) o Boyle (127 ore), è meglio se lasci perdere. Altrimenti rischi di ripetere le figuracce di Angelo Orlando (Barbara) e Michael Greenspan (Wrecked). Con un film ultra-low-budget, Cortés esordisce alla regia mettendo in scena un solo attore, chiuso all'interno di una bara e sepolto a un metro da terra. Con lui un accentino, una matita e un telefono cellulare. Il primo terzo di film se ne va tra telefonate e strepiti (comprensibilmente) isterici. Il resto è tutta una trattativa con l'organizzazione militare americana (l'uomo è un autotrasportatore catturato in terra irachena) e con un terrorista che pretende un suo video per poterlo liberare. Ryan Reynolds fa sbrillucciare la dentatura da pubblicità Colgate all'interno del'ambientazione claustrofobica, ma gli riesce soltanto quello. Il resto è un'ora e mezza di noia mortale e retorica a gogò.    

martedì 6 agosto 2013

Uomini di parola (Stand Up Guys)

anno: 2012       
regia: STEVENS, FISHER 
genere: commedia
con Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies, Mark Margolis, Lucy Punch, Addison Timlin, Vanessa Ferlito, Katheryn Winnick, Bill Burr, Craig Sheffer, Yorgo Constantine, Weronika Rosati, Courtney Galiano, Lauriane Gilliéron, Arjun Gupta, Aliya Astaphan, Brandon Scott, Roland Feliciano, Andrew Staes, Jeffrey Cole, Eric Etebari, Susann Fletcher, Earl Carroll, Eve Brenner, Jay Bulger, Donnie Smith, Sam Upton, Buster Reeves, Rick Gomez, Sami Samvod 
location: Usa
voto: 5

Uscito dalla prigione dopo 28 anni, Val (Pacino) trova il suo amico di sempre, Doc (Walken), ad attenderlo. Val non impiega molto a capire che Doc ha anche avuto il compito di vendicare la morte (accidentale) del figlio del boss per il quale lavoravano ai tempi, pena rappresaglie. Le ore letteralmente contate si trasformano in una notte brava tra inseguimenti, furti, diversivi a puttane, ospedali, il ritrovamento di un terzo amico di un tempo (Arkin) e  vendette contro alcuni stupratori, fino al finale a sorpresa.
Impostato interamente su un registro da commedia, Uomini di parola non disdegna diversi viraggi verso l'esagerazione e il grottesco, come nella scena di priapismo di un Pacino che ha ingurgitato troppe pillole blu. Dialoghi scanzonati, ritmo monocorde con brevi accelerazioni e finale in pieno stile Butch Cassidy.    

sabato 3 agosto 2013

La notte del giudizio (The Purge)

anno: 2013   
regia: DeMONACO, JAMES
genere: horror
con Ethan Hawke, Lena Headey, Max Burkholder, Adelaide Kane, Edwin Hodge, Rhys Wakefield, Tony Oller, Arija Bareikis, Tom Yi, Chris Mulkey, Tisha French, Dana Bunch, Peter Gvozdas, John Weselcouch, Alicia Vela-Bailey
location: Usa
voto: 6

Idea potente. Los Angeles, 2022. Con la criminalità e la disoccupazione al minimo storico, i "nuovi padri fondatori" a stelle e strisce hanno architettato un sistema per contenere la delinquenza: lasciare che, una volta all'anno, la popolazione si sfoghi, brandendo armi e avendo piena libertà di omicidio: 12 ore di legalità totalmente sospesa. Lo chiamano "lo sfogo" (ma nel titolo originale è The purge) e, in una società nella quale la stratificazione continua inesorabilmente a crescere, i più ricchi sono anche quelli meglio attrezzati per asserragliarsi in casa e stare al sicuro. Sembra essere così anche per la famiglia Sandin ma l'adolescente androgino e piccolo Archimede di casa (Burkholder) si impietosisce quando vede attraverso la videocamera di controllo un clochard nero (Hodge) invocare aiuto, lo fa entrare e gli inseguitori di quest'ultimo scatenano l'inferno.
Si potrebbe parlare di una via di mezzo tra La zona e Funny games adattata al gioco del nascondino per questo film di James DeMonaco che sta al crocevia tra horror, fantasy e thriller. Il tema in chiave socio-fantascientifica è pregnante, lo svolgimento è teso e pieno di colpi di scena, ma il finale è edulcorato e in buona parte prevedibile.    

giovedì 1 agosto 2013

Se sposti un posto a tavola (Plan de table)

anno: 2012       
regia: RAYNAL, CHRISTELLE
genere: commedia
con Elsa Zylberstein, Franck Dubosc, Audrey Lamy, Arié Elmaleh, Shirley Bousquet, Mathias Mlekuz, Louise Monot, Lannick Gautry, Tom Raynal, Jérôme Daran, Rosalie Mottard, Marguerite Blanc, Maud Galet-Lalande, Gabriel Boisante, Alain Holtgen, Jean-Michel Larre, Gérard Klamm, Hélène De Pourtalès, Emeline Scatliffe, Christelle Raynal, Helga Dieli, Joël Delsaut, Thérèse Jankowski, Kathia De Grimaud, Segolene Fleury-Slimane
location: Francia
voto: 6

Nella società del rischio il tema del caso ritorna con una certa frequenza a mostrarci le diverse sfaccettature dell'imponderabilità delle nostre vite, da Ironia della sorte e Destino cieco fino ai più recenti Sliding doors e Match point. Qui il tema viene declinato secondo le esigenze della commedia rosa: Pierre (Dubosc) e Catherine (Zylberstein) si sono conosciuti per caso, si sono amati e si sono lasciati. Nel giorno stesso del matrimonio con un altro, al quale anche Pierre è invitato, Catherine si concede un diversivo sul tema "addio al nubilato" con un incontro molto ravvicinato con il suo ex. Il quale prova a immaginare quale potrebbe essere il destino suo, della sorella della sua ex (Lamy) e di alcuni loro amici (un gallerista d'arte e sua moglie, un coinquilino del protagonista appassionato di fotografia, un chirurgo erotomane) se soltanto i posti in tavola pensati per il pranzo di matrimonio venissero spostati.
Nulla di particolarmente originale, ma il brio del racconto e la comicità che scaturisce dalle molte situazioni paradossali sono dalla parte della regista.