lunedì 30 dicembre 2002

Telefon

anno: 1977       
regia: SIEGEL, DONALD  
genere: spionaggio  
con Charles Bronson, Tyne Daly, Alan Badel, Patrick Magee, Sehree North, Donald Pleasence          
location: Usa
voto: 5  

In piena Guerra Fredda, un fuoriuscito del KGB mette a segno una serie di attentati a obiettivi strategici e militari americani attraverso un semplicissimo sistema di ipnosi vocale (le telefonate del titolo). Un agente del controspionaggio (Bronson) ha il compito di eliminarlo. Peccato che nella sua missione sia affiancato da una donna (Daly) che a sua volta dovrà eliminare l'agente.
Sceneggiato da Peter Hyams e Stirling Silliphant e basato sul romanzo di Walter Wager, Telefon recupera il motivo narrativo di Va' e uccidi: al film di Don Siegel manca però la riflessione sui risvolti meno edificanti della guerra, la trama si fa ripetitiva e il finale è ossequioso ai più vieti 007.    

sabato 30 novembre 2002

Spider

anno: 2002       
regia: CRONENBERG, DAVID  
genere: drammatico  
con Ralph Fiennes, Miranda Richardson, Gabriel Byrne, Bradley Hall          
location: Regno Unito
voto: 6  

Edipo in 35 millimetri. Siamo negli anni '60 quando alla stazione di Londra scende dal treno uno di quegli uomini che prediligono il soliloquio allo scambio con gli altri (Fiennes). L'uomo è stato per anni in manicomio. Si sta dirigendo verso la casa famiglia diretta da un'operatrice che ricorda tanto la Louis Fletcher di Qualcuno volò sul nido del cuculo. È qui che lo vediamo ripercorrere, attraverso una memoria travasata a valanga su un bloc notes fittissimo di appunti illeggibili, la vicenda che ne ha segnato la vita: l'omicidio della madre, risposta all'intolleranza verso le (normali) attenzioni paterne nei confronti della donna.
Acrobata in perfetto equilibrio nei labirinti della psicopatologia umana, Cronenberg opera una scelta stilistica drastica e rischiosissima, sdoppiando il racconto sul doppio binario della rievocazione del trauma da parte del protagonista e sul reale andamento della vicenda, svelato soltanto sul finale. Spider - il cui nome è dovuto alla sua abilità nel maneggiare spago e corde - proietta sul padre la colpa della scomparsa materna, immaginando l'uomo schiavo di un'insana passione verso una megera che rappresenta la dimensione carnale della madre. Cronenberg tratta la materia con uno stile algido, compassato, lavorando per sottrazione, riducendo al minimo i dialoghi, fermandosi con pochi movimenti di macchina a scrutare le contorsioni psichiche del protagonista, i suoi monologhi interiori espressi in forma di borbottio, concedendo pochissimo allo spettacolo e niente, davvero niente, al sentimentalismo. Prodigioso Fiennes.    

mercoledì 27 novembre 2002

L’uomo del treno (L’homme du train)

anno: 2002       
regia: LECONTE, PATRICE 
genere: drammatico 
con Jean Rochefort, Johnny Hallyday 
location: Francia       
voto: 6,5

Il treno. Allegoria per un viaggio interiore. Un viaggio che porta un anziano professore in pensione della provincia francese (Rochefort) a fantasticare sulla possibilità di vivere una vita non sua, quella di un forestiero capitato in città per una rapina in banca (Hallyday), stanco di avventure, uno che non ha mai infilato un paio di pantofole in vita sua.
Il film è tutto qui. Leconte dirige tutto per sottrazione, contrapponendo l'inesauribile logorrea del professore alla laconica sobrietà del forestiero. Metafisica dell'esistenza e labirinti dell'io diventano così i protagonisti di un film dal ritmo démodé, interpretato straordinariamente ma viziato da un calligrafismo registico che a volte pare di maniera e fine a se stesso.    

martedì 26 novembre 2002

Emma sono io

anno: 2002       
regia: FALASCHI, FRANCESCO  
genere: commedia  
con Cecilia Dazzi, Elda Alvigini, Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Luigi Diberti  
location: Italia
voto: 6  

Emma (Dazzi) è assessore in un paese del grossetano. In passato ha sofferto di ipomania, un disturbo del comportamento che la portava ad un'esuberanza incontenibile, ad un'iperattività frenetica e alla totale assenza di barriere nell'espressione delle proprie emozioni. I farmaci hanno placato la furia della malattia, tant'è che suo marito (Giallini) non ne sa nulla. La fortuita mancanza di sedativi in occasione della vigilia del matrimonio della migliore amica di Emma (Alvigini) costituisce l'occasione per scoperchiare di nuovo tutta la sua esuberanza. Smarrite e infastidite, le persone che le stanno intorno cominciano a riconoscere la verità dei loro sentimenti.
Al suo primo lungometraggio, Falaschi punta tutto sulla magnifica prova d'attrice di Cecilia Dazzi, imbastendo una commedia degli equivoci garbata e spumeggiante, a tratti corriva, che approccia in maniera divertente il problema del disagio psichico.    

sabato 23 novembre 2002

Possession – Una storia romantica

anno: 2002       
regia: LaBUTE, NEIL 
genere: sentimentale 
con Gwyneth Paltrow, Aaron Eckhart, Jeremy Northam, Jennifer Ehle 
location: Regno Unito
voto: 1 

Ash (Northam), stella della poesia inglese dell'ottocento, sembra non avere avuto altri pensieri che per l'amatissima moglie. Una studiosa di poesia (Paltrow) e un assistente della Facoltà di lettere (Eckhart) non sembrano dello stesso avviso: improvvisandosi investigatori, sono determinatissimi a scoprire la dimensione ignota della vita di Ash, che ebbe una tormentata relazione con una donna bisessuale (Ehle).
Abbandonata la dimensione teatrale degli esordi, LaBute rabbercia un film involontariamente grottesco, nel quale la dimensione più stridente ed assurda è proprio nella legnosità dei dialoghi, nella povertà della prosa, nella lettura di una poesia corriva che sembra essere la parodia di quella vera. Un'improbabile trama gialla e la recitazione ugualmente bovina di tutti i protagonisti creano uno iato incolmabile con altri film che - come Scrivimi fermo posta o 84, Charing Cross Road - fanno della corrispondenza epistolare la vera protagonista.    

sabato 9 novembre 2002

Febbre da cavallo – La mandrakata

anno: 2002       
regia: VANZINA, CARLO  
genere: comico  
con Gigi Proietti, Nancy Brilli, Rodolfo Laganà, Andrea Ascolese, Enrico Montesano, Carlo Buccirosso  
location: Italia
voto: 5  

Trent'anni dopo Mandrake (Proietti) ha perso per strada qualche amico ma ha conservata intatta la febbre da cavallo che fa di lui un indomito scommettitore da ippodromo. Coadiuvato da uno studente fuori corso col pallino del computer (Ascolese), da un 35enne sfaccendato che si fa ancora mantenere da papà (Laganà) e da un'attricetta in cerca di fortuna (Brilli), cerca con i suoi sodali di mettere a segno la vincita che li sistemerà per sempre, ingaggiando prima un napoletano che aveva truffato (Buccirosso) e quindi il redivivo Pomata (Montesano).
Al perenne inseguimento del successo al botteghino, Vanzina junior riprende l'anomalo successo del film paterno (che andò benino nelle sale ma divenne un mito con i passaggi televisivi) con tutti gli addentellati del caso: Proietti è pirotecnico ma la sensazione è quella di essere davanti ad uno dei tanti film di Totò. Quando il Principe, spesso mal diretto, usciva dalla scena, il film si afflosciava. Ed è proprio la mancanza di una regia capace di dirigere con mano sicura i comprimari del neo-mattatore e di costruire una cornice equivalente alla vicenda giudiziaria del primo episodio di Febbre da cavallo a rendere palese lo scarto nell'obbligatorio confronto tra i due film. La mandrakata non manca di momenti esilaranti ma il canovaccio è quello degli episodi da barzelletta, incardinati in un tessuto narrativo con molte pieghe e con tanto di marchetta pubblicitaria a Il foglio di Giuliano Ferrara.    

domenica 3 novembre 2002

Malèna

anno: 2000       
regia: TORNATORE, GIUSEPPE   
genere: erotico   
con Monica Bellucci, Giuseppe Sulfaro, Luciano Federico, Matilde Piana, Pietro Notarianni, Gaetano Aronica, Gilberto Idonea, Angelo Pellegrino, Emanuele Gullotto, Ornella Giusto, Rori Quattrocchi (Aurora Quattrocchi), Michel Daniel Bramanti, Gabriella Di Luzio, Conchita Puglisi, Maria Terranova, Paola Pace, Giovanni Litrico, Giuseppe Zizzo, Lucia Sardo, Daniele Arena, Noemi Giarratana, Totò Borgese, Vitalba Andrea, Pippo Provvidenti, Elisa Morucci, Gianluca Guarrera, Antonello Puglisi, Franco Catalano, Pippo Pattavina, Domenico Gennaro, Claudia Muzii            
location: Italia
voto: 1   

Sicilia, 1940. La bella Malena (Bellucci) attende il ritorno dell'amato sposo, partito per il fronte, sollecitando suo malgrado le fantasie erotiche dei maschi autoctoni. Tra questi, l'adolescente Renato (Sulfaro), che coltiva nei suoi riguardi una passione morbosa e che sarà l'unico a soffrire per la lapidazione della donna, in una scena che sembra la traduzione cinematografica della Bocca di Rosa di De Andrè, con le comari del paesino che passano direttamente all'azione violenta. Per la bella Malena il momento del riscatto arriverà soltanto col ritorno del marito.
Gran dispendio di dolly, di scene corali, movimenti di macchina, carrelli e panoramiche per questo film ipocrita a cavaliere tra le pierinate di Alvaro Vitali e l'erotismo patinato di Tinto Brass. Tornatore colloca un'attricetta imbalsamata al centro della scena, la raffigura in un erotismo algido che si risolve interamente in una dimensione voyeuristica e confeziona un banalissimo plot narrativo che rimane impietrito al bivio tra commediaccia erotica  e feuilleton rosa.    

sabato 2 novembre 2002

Rosetta

anno: 1999       
regia: DARDENNE, JEAN-PIERRE * DARDENNE, LUC  
genere: drammatico  
con Emilie Dequenne, Fabrizio Rongione, Anne Yernaux, Olivier Gourmet          
location: Belgio
Voto: 5  

La giovane belga Rosetta (Dequenne) vorebbe avere una vita normale, con una madre normale, un lavoro normale e un fidanzato normale. Ma il destino ha apparecchiato per lei un'esistenza faticosa, nella quale sono segnati licenziamenti, una madre battona e tossicodipendente e un quotidiano consumato all'interno di una roulotte.
La cinepresa dei fratelli Dardenne ne scruta il nervoso caracollare quotidiano tra un espediente e un altro, quasi a emulare i precetti del Dogma: macchina a spalla, recitazione in presa diretta, antinarrazione filmica, assenza totale di musica. Una sorta dello struggente bressoniano Mouchette, con un finale che lascia intravedere un barlume di speranza. Palma d'oro al Festival di Cannes 1999 e Premio per la migliore interpretazione femminile.    

mercoledì 30 ottobre 2002

About a boy – Un ragazzo

anno: 2002   
regia: WEITZ, PAUL e CHRIS  
genere: commedia  
con Hugh Grant, Toni Collette, Nicholas Hoult, Rachel Weisz, Victoria Smurfit, Isabel Brook, Nat Gastiain Tena, Tessa Vale, Russel Barr, Ben Ridgeway, John Kamal, Jonathan Franklin, Joseph Speechley, Jordan Cook, Ryan Speechley, Nicholas Hutchinson, Peter Roy, Simon Cosgrove, Augustus Prew, Rosalind Knight, Denise Stephenson, Mark Drewry, Jason Spalkey, Rebecca Craven, Amy Craven, Janine Duvitski, Jenny Galloway, Joyce Henderson, Madison Cook, Sharon Small  
location: Usa
voto: 7,5

Ogni uomo è un'isola. In ossequio al motto coniato da Jon Bon Jovi, Will (Grant) - un facoltoso trentacinquenne londinese - ha trovato la sua dimensione ideale: con i diritti d'autore di papà, segmenta la sua giornata in unità da mezz'ora. Relax, televisione e, soprattutto, donne. Tutto fila liscio finché nella sua vita non si imbatte un'altra isola umana, quella di Marcus (Hoult), preadolescente con madre suicidomane, emarginato a scuola e turlupinato dai compagni. Tra i due si instaura un legame che porterà entrambi verso una vita migliore. Nick Hornby continua ad essere una fucina per il cinema. Il film di Chris e Paul Weisz traduce in immagini e parole lo stile del romanziere britannico, conservandone intatta l'ossessione classificatoria e la passione musicale. Commedia e toni drammatici si fondono in un plot narrativo originale, divertente, ritmato, penalizzato soltanto da una certa leziosità. Semplicemente strepitosa la colonna sonora di Badly Drawn Boy, il "ragazzo disegnato male".    

martedì 29 ottobre 2002

Il pianista (Le pianiste)

anno: 2002   
regia: POLANSKI, ROMAN  
genere: drammatico  
con Adrien Brody, Thomas Kretschmann, Frank Finlay, Maureen Lipman, Ed Stoppard, Julia Rayner, Jessica kate Meyer, Emilia Fox, Ruth Platt, Valentine Pelka, Ronan Vibert  
location: Polonia
voto: 10

L'Olocausto, per definizione, viene declinato al plurale, da immane tragedia collettiva qual è stata. Rientrato dopo un'eternità nella "sua" Polonia e messo momentaneamente da parte il cinema di genere, Polanski opta per la trasposizione cinematografica di uno struggente romanzo autobiografico, quello del pianista Wladyslaw Szpilman (Brody), ebreo polacco col pallino di Chopin, le cui partiture esegue quotidianamente dagli studi di Radio Varsavia. Con una scelta stilisticamente felicissima, il film racconta la tragedia del popolo ebraico dal punto di vista del singolo, espropriato dei suoi beni, dei suoi affetti, del suo lavoro e quindi costretto alle umiliazioni più belluine, braccato dalla GESTAPO, ridotto alla fame e costretto a guardare quello che rimane della sua città e della vita dagli spioncini di ricoveri di fortuna, o dalla feritoia di una tendina. Lo accompagnano il bordone di un respiro che si fa sempre più affannoso, l'itterizia come effetto della mancanza di acqua e di cibo, il rumore sordo delle esplosioni e la convinzione di essere - nonostante tutto - più fortunato degli altri. Già, gli altri: un bambino che ha oltrepassato la muraglia del ghetto e che - in una delle scene più strazianti del film, tanto più suggestiva per lo stile ellittico col quale viene raccontata - viene massacrato da un militare, gli storpi costretti a danzare dai militari nazisti fino allo sfinimento, il cibo raccolto e leccato per terra, in una guerra fratricida tra poveri e diseredati.
Quello de Il pianista è cinema altissimo: per impegno civile, per la sobrietà con cui - a dispetto della materia - viene proposto il racconto, per la straordinarietà delle scenografie, che mostrano una Varsavia coventrizzata e ridotta ad una città fantasma ricoperta dalle polveri della cannonate, per il talento miracoloso col quale Adrien Brody impersona questo ebreo pieno di dignità, paradossalmente consapevole della sua fortuna, scampato all'implacabilità del martirio grazie alla pietà di un militare tedesco (Kretschmann) che, in un sottofinale da manuale del cinema, gli salva la vita portandogli anche dei viveri. Un film che, lacrime permettendo, andrebbe visto e rivisto, soprattutto in un'epoca nella quale nuovi regimi incombono.

domenica 27 ottobre 2002

Paz!

anno: 2002       
regia: DE MARIA, RENATO  
genere: grottesco  
con Claudio Santamaria, Flavio Pistilli, Max Mazzotta, Fabrizia Sacchi, Iaia Forte, Roberto Citran, Antonio Rezza, Roberto Freak Antony, Franco Berardi “Bifo”, Vittoria Puccini                
location: Italia
voto: 4  

Paz come Andrea Pazienza, fumettista affermatosi negli anni '80 con la rivista Frigidaire e artista di punta della scena bolognese di quell'epoca, morto prematuramente di overdose. Ma Paz anche come pazzia: quella di una trama rapsodica che ritaglia pezzi dei fumetti di Pazienza miscelandoli a spezzoni della sua (presunta) vita. Il risultato riflette la scelta stilistica di fondo: momenti esilaranti e radicalmente grotteschi (la scena dell'esame universitario ricorda quella dell'esame di maturità in Ecce bombo) si alternano con altri decisamente più criptici e fini a se stessi. Restano nella memoria l'esplosione di un pedicello, con una vomitevole uscita di pus, una pisciata mattutina che ricorda quella di cui fu protagonista Francesco Nuti in Madonna che silenzio c'è stasera e poco altro. Cinema estremo con risultati discutibili.    

martedì 15 ottobre 2002

Velocità massima

anno: 2002   
regia: VICARI, DANIELE  
genere: drammatico  
con Valerio Mastandrea, Cristiano Morroni, Alessia Barela, Ivano De Matteo, Emanuela Barilozzi, Massimiliano Dau, Massimiliano Varrese, Ennio Girolami, Sara Franchetti, Tullio Sorrentino, Luca Paniconi, Antonio Obino    
location: Italia
voto: 6  

Quando nella vita di Stefano Scipioni (Mastandrea), meccanico d'auto a Ostia, fa capolino Claudio (Morroni), un diciassettenne col pallino dei motori, sembra essere finalmente arrivato il momento per saldare i debiti, partecipando ad una gara clandestina con un'auto truccatissima. La vittoria arriva e con essa una lezione di vita che sigilla l'ottimo finale del film.
Dopo l'esperienza con Guido Chiesa, l'esordiente Vicari gira un film su speranze, sogni e cliché del proletariato dell'estrema periferia capitolina. Molto neo-neorealismo, una strizzatina d'occhio al cinema del passato (il Risi de Il sorpasso ma anche il Fellini de I vitelloni oltre naturalmente a Pasolini) e il dosaggio sapientissimo di un clima in perenne precipizio sulla tragedia e che riesce invece a restare miracolosamente sobrio sono gli ingredienti di quest'opera semidocumentaristica sui nuovi miti e i nuovi riti della gioventù di inizio millennio.    

domenica 13 ottobre 2002

Minority report

anno: 2002       
regia: SPIELBERG, STEVEN 
genere: fantascienza 
con Tom Cruise, Colin Farrell, Samantha Morton, Max Von Sydow         
location: Usa
voto: 6 

Washington, 2054. L'irreprensibile capo della Pre-Crimine (Cruise) - un'organizzazione federale che grazie alle pre-visioni di tre cassandre dotate di poteri straordinari è riuscita a ridurre del 90% gli omicidi, fermando i potenziali assassini prima che questi agiscano - sembra vittima di un complotto: sarà lui a dovere uccidere uno sconosciuto, che grazie ad alcuni accordi con l'ideatore della Pre-Crimine lo ha attirato con l'esca della vendetta per la morte del figlio. Da inseguitore, il protagonista si trasforma in inseguito, causando uno di quei "minority report" (cioè rapporti di minoranza) che devono essere messi a tacere «per non intaccare la validità del sistema» (Lucarelli e Picozzi, 2006).
Due ore e venti di fuga continua e spettacolo, con una tecnologia che ridicolizzerebbe persino James Bond, e la matassa è dipanata. Gli elementi per fare di Minority report un capolavoro della settima arte ci sono tutti: un regista di ineffabile mestiere, un tema orwelliano sul quale nidificano le problematiche del neo-totalitarismo e del primato assoluto della tecnologia (più che della scienza), effetti speciali mozzafiato e budget faraonico. Eppure, l'ex pupone di Hollywood non riesce ad ottenere che una discreta opera di genere, farraginosa nel racconto a dispetto dell'estrema semplicità della trama, corriva al punto di irritare sul piano dei contenuti e con inevitabile risvolto sentimental-piagnucoloso. Passano i lustri ma Spielberg è sempre lì: tra un inseguimento à là Duel e il complesso di Peter Pan.    

martedì 17 settembre 2002

L'imbalsamatore

anno: 2002   
regia: GARRONE, MATTEO  
genere: drammatico  
con Ernesto Mahieux, Valerio Foglia Manzillo, Elisabetta Rocchetti, Lina Bernardi, Pietro Biondi, Bernardino Terracciano, Marcella Granito  
location: Italia       
voto: 8

All'ingenuo ventenne Valerio (Foglia Manzillo), un bellissimo marcantonio di Castel Volturno, non pare vero di lasciare il lavoro di cuoco per fare il tassidermista con Peppino (Mahieux), un cinquantenne nano invischiato con la camorra, che lo riempie di soldi e di attenzioni. Le cose sembrano filare lisce fino a quando nella loro vita non compare Debora (Rocchetti), una ragazza cremonese che non impiega molto a capire i secondi fini di Peppino. Insofferente alla nuova arrivata, Peppino mette i due ragazzi alla porta, si corrode per la perdita del giovane e lo raggiunge a Cremona, dove lo aspetta una tragica fine.
Il quarto film di Garrone rivela una maturità espressiva e un talento figurativo rimasti sulle quinte dei film precedenti. Abilissimo nel raccontare un'atmosfera morbosa e torbida, sorprendente nella ricerca di una dimensione figurativa diafana, nella quale i paesaggi vengono smembrati fino a presentarsi come fantomatiche lande, raffinatissimo nel mantenere in perfetto equilibrio la dimensione emotiva del film, senza spingere mai sul pedale dell'esagerazione e conservando un registro di impressionante verismo, Garrone trova attraverso la forza simbolica dei corpi (la fisicità prorompente di Valerio, il nanismo di Peppino, il volto rifatto di Debora) una chiave originalissima per raccontare il suo apologo sull'impossibilità di essere normali.

lunedì 16 settembre 2002

Magdalene (The Magdalene sisters)

anno: 2002   
regia: MULLAN, PETER 
genere: drammatico 
con Geraldine McEwan, Anne-Marie Duff, Dorothy Duffy, Nora-Jane Noone, Eileen Walsh 
location: Irlanda
voto: 10


Prologo: nel 1964 tre ragazze irlandesi vengono rinchiuse nel convento della Maddalena per espiare i loro presunti peccati. Brutalizzate psicologicamente e fisicamente, umiliate, calunniate, le tre sono tra le tante testimoni impotenti delle vessazioni perpetrate ai danni di tutte le ospiti del convento-lager, in particolare di una ragazza ritardata alla quale spetta un sottofinale agghiacciante. Diversamente determinate, caratterialmente ineguali, vagamente solidali, ciascuna di esse troverà una via di fuga dal convento.
Al suo secondo lungometraggio, Mullan dirige un film da cineteca che entra di diritto tra i capolavori della settima arte. Con un coraggio iconoclasta e anticonformista, l'attore-regista irlandese sceglie di raccontare una delle tante atrocità compiute in nome del cattolicesimo attraverso quattro storie esemplari, senza cedere mai al pietismo, senza una sola inquadratura di troppo e con un rigore espressivo sorprendente per un regista che non è precisamente un veterano. Potente, durissimo, sobrio, figurativamente perfetto e magistralmente interpretato, Magdalene ha strameritato il Leone d'oro al Festival del cinema di Venezia.    

lunedì 2 settembre 2002

Lo sperone nudo (The naked spur)

anno: 1952       
regia: MANN, ANTHONY
genere: western  
con James Stewart, Janet Leigh  
location: Usa
voto: 6

Spacciandosi per uno sceriffo, Robert Kemp (Stewart) convince un cercatore d'oro (Mitchell) a seguirlo in una caccia all'uomo (Ryan) tra i monti dell'Ovest americano. Ai due si unisce un disertore (Meeker) che ha un conto in sospeso con alcuni indiani. Catturata la preda, accompagnata da una ragazza devota (Leigh), ciascuno dei tre cercherà di portare a destinazione da solo il bandito, che mangia la foglia e punta sui reciproci sospetti per cercare una via di fuga.
Apologo sull'avidità umana, il film tratto da un soggetto di Sam Rolfe e Harold Jack Bloom è un western scarno, girato con pochi mezzi, eppure di grande efficacia narrativa. Dietro il rudimentale pretesto del plot, il regista cela una dimensione lirica che fa della psicologia dei cinque protagonisti del film l'aspetto più accattivante.    

giovedì 29 agosto 2002

Mimic

anno: 1997       
regia: DEL TORO, GUILLERMO  
genere: horror  
con Mira Sorvino, Jeremy Northam, James Brolin, Giancarlo Giannini, Charles S.Dutton, Alexander Goodwin, Alix Koromzay, F.Murray Abraham                
location: Usa
voto: 5  

A New York una colonia di insetti giganti, frutto di rapidissime mutazioni ottenute in laboratorio, sta seminando il panico tra l'ignara popolazione locale. La biologa Susan Tyler (Sorvino) e suo marito (Brolin) si avventurano nei reticoli della metropolitana per scovare l'intera colonia e distruggerla.
Basato sul racconto omonimo di Donald A.Wollheim e sceneggiato da Matthew Robbins (già con Spielberg in Sugarland Express) e Guillermo del Toro, Mimic è la versione claustrofobica, urbana e aggiornata ai temi attualissimi della bioetica del più noto Alien. Le creature protagoniste del film, che assumono sembianze vagamente umane (da questo deriva il titolo), sono il frutto della troppa fantasia che circola nei laboratori scientifici, da pagare al prezzo di qualche vita umana    

The experiment

anno: 2002       
regia: HIRSCHBIEGEL, OLIVER   
genere: thriller   
con Moritz Bleibtreu, Christian Berkel, Justus Von Dohnanyil   
location: Germania
voto: 5   

Per 4000 marchi tedeschi a testa, 20 volontari, tutti maschi, vengono reclutati per un esperimento che dovrebbe durare due settimane. 8 di loro, a sorteggio, giocheranno il ruolo degli agenti di custodia, mentre i rimanenti 12 dovranno impersonare i detenuti. Dopo un paio di giorni, a causa delle intemperanze di un giornalista che si è infiltrato nell'esperimento (Bleibtreu), le cose cominciano a degenerare. Gli agenti - a dispetto dei diktat imposti dall'équipe di ricerca - cominciano a menare le mani e al quinto giorno la situazione precipita al punto che ci scappano anche un paio di morti.
Il film del tedesco Hirschbiegel prende spunto dal celebre esperimento condotto a Stanford dal ricercatore statunitense Philip Zimbardo, mirato a valutare il potenziale di aggressività insito nell'uomo. Lo spunto - che coniuga afflato scientifico e vogue da Grande Fratello - sulla carta sembra funzionare. Il film, tuttavia, pecca tanto nell'innestare un'inutile divagazione sentimentale sulla trama, quanto nel preoccuparsi talmente tanto di risultare spettacolare a tutti i costi da diventare inverosimile. Lo scienziato che gestisce l'esperimento sembra interpretare invece la parte di un kapò senza scrupoli, mosso soltanto da interessi personali ed insensibile al destino delle sue cavie e l'efferatezza delle scene - a tratti di una ferocia insopportabile - sembra motivata soltanto dall'imperativo di alzare al massimo la dose adrenalinica del film.    

mercoledì 28 agosto 2002

Canicola

anno: 2001       
regia: SEIDL, ULRICH   
genere: grottesco   
con Maria Hofstätter, Alfred Mrva, Erich Finsches, Gerti Lehner, Franziska Weiss, Renè Wanko, Claudia Martini, Victor Rathbone, Christian Bakonyi, Christine Jirku, Victor Hennemann, Georg Friedrich            
location: Austria
voto: 6   

La canicola estiva mette a nudo - in senso letterale ma anche metaforico - un'umanità austriaca alienata, bolsa, triviale, belluina, ritratta con occhio algido e inquadrature di geometrica perfezione da un regista che ne enfatizza l'obbrobriosità attraverso la rappresentazione di corpi tozzi, deformi, rugosi, caratterizzati da una sgradevolissima pinguedine. Un'autostoppista disturbata e logorroica, una coppia di separati in casa, un vedovo con la sua governante, un venditore di impianti antifurto, una cubista col suo fidanzato e una coppia di erotomani intrecciano le loro esistenza nervose in un film a tratti prolisso, demenziale, spesso brutale, persino ributtante, percorso dall'ansia collettiva per una sessualità estrema, morbosa, vissuta come capriccio esistenziale.
Il film dell'esordiente Seidl è come un'opera di Ciprì e Maresco elevata all'ennesima potenza: può indignare il suo cinico sguardo posato su quest'umanità maniacalmente ossessiva; può attrarre la distaccata analisi sociologica con la quale guarda il mondo con un iperrealismo che non ha bisogno di attingere alla fantasia.    

lunedì 19 agosto 2002

Training day

anno: 2001       
regia: FUQUA, ANTOINE  
genere: poliziesco  
con Denzel Washington, Ethan Hawke, Scott Glenn, Tom Berenger, Harris Yulin, Raymond J.Barry, Cliff Curtis, Dr.Dre, Snoop Dogg, Macy Gray, Charlotte Ayanna, Eva Mendes, Nick Chinlund, Jaime P.Gomez, Raymond Cruz, Noel Guglielmi          
location: Usa
voto: 5

Jake Hoyt (Hawke) è al suo primo giorno nell'antinarcotici della Polizia di Los Angeles, dove spera di riuscire a fare carriera. La sua iniziazione avviene con un pluridecorato agente nero, Alonzo (Washington), rozzo e dai modi sbrigativi, che "ha reso ancora più violento il braccio della legge" (Gervasini). Affascinato sulle prime dal suo mentore, Jake non tarda a capire che Alonzo lo sta usando per una intricata e squallida resa dei conti con un boss della malavita. Il suo primo "giorno di addestramento" sarà terribile.
Scritto da David Ayer, Training day non si discosta dagli stereotipi di genere: racconto poliziesco e trama gialla sono saldati ad una massiccia dose di violenza e adrenalina ma il polpettone sa di già visto (Terzo grado di Lumet, tanto per citarne uno, racconta una storia assai simile) e non va oltre un corrivo sermone etico contro la corruzione della polizia. Grande interpretazione di  Washington.    

sabato 17 agosto 2002

Chi si ferma è perduto

anno: 1960   
regia: CORBUCCI, SERGIO    
genere: comico    
con Totò, Peppino De Filippo, Aroldo Tieri, Luigi De Filippo, Alberto Lionello, Alberto Talegalli, Angela Portaluri, Mario Castellani, Lia Zoppelli, Jaqueline Pierreux, Renzo Palmer    
location: Italia
voto: 6,5    

Due funzionari di un'azienda partenopea di spedizioni si contendono la poltrona dopo la morte del loro capufficio. Tra tiri mancini e colpi bassi d'ogni tipo, finiranno per venire esiliati in Sardegna dopo la consueta girandola di qui-pro-quo.
La materia prima di una delle coppie meglio assortite della comicità nostrana - Guardalavecchia e Colabona, al secolo Totò e Peppino - viene elaborata ad arte dai due comici, nonostante un copione (scritto da Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Mario Guerra, Luciano Martino con la collaborazione di Dino Di Palma) non proprio irresistibile.    

giovedì 15 agosto 2002

La balia

anno: 1999       
regia: BELLOCCHIO, MARCO   
genere: drammatico   
con Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Maya Sansa, Jacqueline Lustig, Pier Giorgio Bellocchio, Gisella Burinato, Elda Alvigini, Eleonora Danco, Fabio Camilli, Michele Placido   
location: Italia
voto: 7   

In una Roma di inizio '900 percorsa da agitazioni libertarie, lo psichiatra Ennio Mori (Bentivoglio) deve fare i conti con i capricci della moglie Vittoria (Bruni Tedeschi), che rifiuta di allattare il bambino appena avuto costringendo il marito a reclutare una balia (Sansa), un'analfabeta compagna di un sovversivo. Ben presto, alla ripulsa verso il bambino Vittoria aggiunge la gelosia per la balia, che la spinge ad allontanarsi dalla grandissima casa.
Liberamente ispirato all'omonima novella di Luigi Pirandello, il copione di Bellocchio e Daniela Ceselli mette in scena alcuni dei temi cari al regista: se a fare da figura ci sono quelli dell'incapacità di comunicare sentimenti ed emozioni e la dialettica tra apparenza e realtà, sullo sfondo lampeggiano quelli della psichiatria, dell'autorità, della rivolta e della turbolenza dei rapporti familiari. Vibrato interamente su toni intimistici che esaltano l'espressività degli attori e squarciato dall'impeto improvviso che la macchina da presa cattura non appena varca la porta di casa Mori, La balia riesce a raccontare magistralmente l'ineffabilità dei sentimenti, pur lasciando quel senso di incompiutezza tipico dello stile di Bellocchio. La recitazione di Bentivoglio è così esageratamente perfetta da valere da sola la visione del film. Globo d'oro 1999 (stampa estera) a Maya Sansa come rivelazione dell'anno e alla fotografia di Giuseppe Lanci.    

sabato 10 agosto 2002

Il ragazzo selvaggio (L’enfant sauvage)

anno: 1969   
regia: TRUFFAUT, FRANCOIS   
genere: drammatico   
con Jean-Pierre Cargol, Françoise Seigner, François Truffaut, Paul Villè, Pierre Fabre, Jean Dastè   
location: Francia
voto: 8   

Nell'estate del 1798 un ragazzo selvaggio (Cargol) viene ritrovato tra i boschi di Francia. Uno scienziato (Truffaut, qui per la prima volta nei panni di attore) lo porta nella propria casa, convinto di potere studiare su di lui i processi di apprendimento. Ma il compito sarà ben più difficile del previsto.
Tratto da una storia vera, il film di Truffaut indaga sulla dialettica tra natura e cultura cogliendo molte delle sfumature del caso. A tratti didascalico, a tratti poetico, Il ragazzo selvaggio rappresenta una delle rare escursioni del regista transalpino fuori dal tema delle dinamiche amorose. Sceneggiatura e adattamento di Truffaut e Jean Gruault dal lavoro di Jean Itard, che pare ebbe influenza sui metodi di Maria Montessori. Il bianco e nero della pellicola è di Nestor Almendros.    

venerdì 9 agosto 2002

Il villaggio dei dannati (Village of the damned)

anno: 1960       
regia: RILLA, WOLF    
genere: fantascienza    
con George Sanders, Barbara Shelley, M.Gwynn, L.Naismith, J.Phillips, R.Vernon, J.Laird, R.Warner, T.Heathcote, M.Stephens, C.Mitchell, K.Pyott, J.Stuart, B.Archand, S.Robins, Peter Vaughan, T.Bowman, S.Richards, R.Greenwood, S.Long, P.Buck, A.Archdale                
location: Regno Unito
voto: 7    

Nell'immaginario villaggio di Midwich, in Inghilterra, la popolazione locale è psicologicamente sottomessa da un gruppo di ragazzini, partoriti dalle donne locali in occasione di un'invasione extraterrestre che ha lasciato tutti in stato di catatonia. Uno scienziato autoctono (Sanders) vorrebbe farne oggetto di studio, ma quando i delitti compiuti dai ragazzini non sono più imputabili al caso, decide di fare harakiri per evitare che questi colonizzino il pianeta.
Sceneggiato da Stirling Silliphant, Wolf Rilla e George Barclay e basato sul romanzo The Midwich cuckoos (I figli dell'invasione) di John Wyndham, il film di Rilla è un thriller psicologico in linea con una lettura fobica dei rapporti con possibili altre forme di vita, alla stregua de L'invasione degli ultracorpi e La guerra dei mondi. Originale nella scelta di assegnare ai bambini (tutti capacissimi di espressioni incredibilmente torve) un ruolo sgradevole, Il villaggio dei dannati richiama i temi del conflitto tra etica e scienza e quello marcatamente psicosociologico dei gruppi di appartenenza. John Carpenter ne ha fatto un remake nel 1995.    

martedì 16 luglio 2002

Spider man

anno: 2002   
regia: RAIMI, SAM 
genere: fantastico 
con Tobey Maguire, Willem Dafoe, Kirsten Dunst, James Franco, J.K. Simmons, Rosemary Harris, Cliff Robertson, Michael Papajohn, Randy Savage, Joe Manganiello, Ted Raimi, Bill Nunn, Macy Gray, Stan Lee, Elizabeth Banks, James Kevin Ward, Johnny Cocktails, David Holcomb, Jason Padgett, Kristen Davidson, Erica D. Porter, Natalie T. Yeo, Lisa Danielle, Taylor Gilbert, Tim De Zarn, Amy Bouril, Maribel Gonzalez, Jayce Bartok, Lucy Lawless, Sara Ramirez, Matt Smith, Scott Spiegel, Peter Appel, Ajay Mehta, Jill Sayre, Sally Livingstone, Shan Omar Huey, Timothy Patrick Quill, Larry Joshua, Robert Kerman, Jeanie Fox, Michael Edward Thomas, Jack Betts, Deborah Wakeham, Octavia Spencer, Joe Virzi, Laura Gray, Alex Black, William Joseph Firth, Ashley Edner, Corey Mendell Parker, Jim Norton, Joe D'Onofrio, Kristen Marie Holly, Sylva Kelegian, Bill Calvert, Myk Watford, Julia Barry, Mackenzie Bryce, Rachel Bruce, Shane Habberstad, John Paxton, Bruce Campbell, K.K. Dodds, Ron Perkins, Stanley Anderson, Gerry Becker, Evan Arnold  
location: Usa
voto: 7 

"Come tutte le storie, anche questa comincia per amore di una donna", ci avverte la voce fuori campo di Peter Parker (Maguire) - 17enne imbranato e innamorato fin dall'infanzia della sua vicina di casa (Dunst) - mentre il dolly plana in un'atopica città senza tempo. Durante una gita scolastica in un laboratorio zoologico, Peter viene morso da un ragno e ne mutua rapidamente le potenzialità. Dribblomane della macchina fotografica, con la quale nessuno riesce ad immortalarlo, inviso al direttore di una testata locale che lo scambia per un lestofante mitomane, Peter mette i propri poteri al servizio degli altri, fino a quando non deve incanalare tutte le proprie energie per sconfiggere il temibilissimo Goblin (Dafoe), essere sovrumano e disumano che nel frattempo terrorizza la popolazione. Memore dell'apoftegma consegnatogli dallo zio in punto di morte - secondo il quale "un grande potere richiede una grande responsabilità" - Peter saprà anche rinunciare alla bella che ha ormai conquistato per inoltrarsi in altre cause umane.
Prima traduzione cinematografica del supereroe della Marvel, con effetti speciali riuscitissimi, ritmo frenetico, colori accesi che rispecchiano a meraviglia la dimensione fumettistica d'origine, Spider man racconta la storia di un Robin Hood postmoderno con tutti i limiti del fumetto per adolescenti: la vicenda rispecchia per intero le convenzioni della Morfologia della fiaba di Propp, il bene e il male sono raffigurati senza sfumature e i personaggi di contorno sono del tutto sussidiari alla vicenda. Ma in fondo, perché pretendere tanto da questo perfetto esempio di film per mandare il cervello in vacanza per un paio d'ore? Per gi amanti delle cronache rosa, Maguire e Dunst fanno coppia tanto al cinema quanto nella vita privata.    

sabato 13 luglio 2002

The gift

anno: 2000       
regia: RAIMI, SAM   
genere: giallo   
con Cate Blanchett, Giovanni Ribisi, Keanu Reeves, Katie Holmes, Michael Jeter, Kim Dickens, Hary Cole, Greg Kinnear, Hilary Swank, Rosemary Harris, J.K.Simmons, Chelcie Ross, John Beasley           
location: Usa
voto: 5,5   

Il dono del titolo è quello della preveggenza, che Annie Wilson (Blanchett), vedova trentenne con tre figli a carico, usa per sbarcare il lunario. Le sue potenzialità diventano utili quando la polizia brancola nel buio alla ricerca dell'assassino della bella rampolla di una famiglia della contea nella quale vive Annie. Le indagini in un primo momento convergono su Donnie Barksdale (Reeves), un famigerato bifolco abituato a brutalizzare sua moglie e per giunta inviso alla comunità. Ma la realtà è un'altra.
Il film scritto dall'eclettico attore Billy Bob Thornton con Tom Epperson è diretto con mano sicura da Sam Raimi, specialista del genere e capacissimo di ottenere efficaci effetti di suspense da stimoli anche banali. Il paesaggio fiabesco, le frequenti incursioni nel paranormale e la programmatica deviazione verso i possibili sospetti non aggiungono tuttavia granché ad un thriller che ricalca quasi tutti i cliché del genere.    

mercoledì 19 giugno 2002

In principio erano le mutande

anno: 1999       
regia: NEGRI, ANNA 
genere: commedia 
con Teresa Saponangelo, Stefania Rocca, Bebo Storti, Filippo Timi, Luis Molteni, Paolo Pei Andreoli, Adolfo Margiotta, Felicitè Micezele, Paolo Serra, Emanuela Grimalda, Paolo Triestino, Dr.Felix, Rocco Barbaro, Monica Scattini 
location: Italia       
voto: 3

La 25enne Imma (Saponangelo), napoletana insidiatasi a Genova, vorrebbe a tutti i costi una relazione sentimentale. L'occasione giusta sembra presentarsi quando conosce un vigile del fuoco (Storti), la cui attenzione viene richiamata dando alle fiamme la propria abitazione. Tra malintesi e un sottofinale spiazzante, forse la vicenda imboccherà la strada giusta.
Sceneggiato dalla regista con Rossana Campo, Ivan Cotroneo, Davide Ferrario e Doriana Leondeff e liberamente tratta dall'omonimo libro della stessa Campo, il film dell'esordiente Anna Negri  sfida le intemperie di un cinema italiano in precarie condizioni di salute azzardando un tono scanzonato, sul quale la regista innesta improvvisi quanto ingiustificati balletti, fuori scena con monologhi in macchina da presa, contorsionismo narrativo. Quanto basta per indurre anche il più paziente degli spettatori a relegare il film nella fitta schiera delle opere inutili.    

domenica 16 giugno 2002

Il colpo (Heist)

anno: 2001
regia: MAMET, DAVID
genere: thriller

con Gene Hackman, Danny De Vito, Delroy Lindo, Sam Rockwell, Rebecca Pidgeon, Ricky Jay, Patti Lupone

location: Usa
voto: 7

Con un gruppo di complici, il veterano Joe Moore (Hackman) organizza un colpo magistrale col quale trafugare una montagna d'oro da un caveau di Philadelphia. L'impresa impossibile si mostra in realtà un gioco da ragazzi rispetto alle difficoltà che Moore incontrerà successivamente a causa dell'inaffidabilità dei suoi "colleghi", il ricettatore Bergman (DeVito) in primis. Ma Moore ne sa una più del diavolo…
Come al suo solito, Mamet - che ha scritto e diretto il film - mostra i muscoli di una sceneggiatura che sfiora il virtuosismo, in una girandola di colpi di scena che diventano il motivo portante del film. Ritmo incessante, tensione al punto giusto, tecnicismi impeccabili e un pizzico d'ironia danno nerbo ad un riuscito film di genere.   


martedì 4 giugno 2002

Il tocco della medusa (The medusa touch)

anno: 1977       
regia: GOLD, JACK
genere: thriller
con Richard Burton, Lino Ventura, Lee Remick, Harry Andrews, Alan Badel, Marie-Christine Barrault, Jeremy Brett, Michael Hordern, Gordon Jackson, Derek Jacobi, Robert Lang, Michael Byrne, John Normington, Robert Flemyng, Philip Stone, Malcolm Tierney, Norman Bird, Jennifer Jayne, Avril Elgar, James Hazeldine, Wendy Gifford
location: Usa
voto: 7,5

Lo scrittore inglese Morlar (Burton) è ricoverato in un ospedale di Londra in fin di vita. Il commissario francese Brunel (Ventura), che indaga sul caso, interroga la psichiatra di Morlar, la dottoressa Zonfeld (Remick), dalla quale apprende un'incredibile storia. Fin da piccolo, infatti, Morlar avrebbe posseduto straordinarie capacità che gli consentivano, attraverso la telecinesi, di provocare la morte delle persone e persino catastrofi. Dapprima incredulo, Brunel dà credito alla Zonfeld quando la cattedrale di Winsor comincia a cedere: una nuova catastrofe è in arrivo.
Cavalcando liberamente il genere catastrofico assai in voga negli anni '70 e coniugandolo con il paranormale, Jack Gold ottiene un film di forte impatto drammatico. La sceneggiatura di John Briley, tratta da un romanzo di Peter Van Greenaway, entra negli anfratti più remoti della psiche umana, aprendo uno squarcio nella furia belluina che alligna nella nostra mente. Servito da un cast all'altezza e privo di esagerazioni spettacolari, Il tocco della medusa è un riuscitissimo film di genere che lascia intravedere una possibile "parabola sull'invincibilità della contestazione" (Kezich).    

domenica 26 maggio 2002

Risorse umane (Ressources humaines)

anno: 2000       
regia: CANTET, LAURENT  
genere: drammatico  
con Jalil Lespert, Jean Claude Vallod, Chantal Barrè, Vèronique Ds Pandelaère, Michel Begnez, Lucien Longueville, Danielle Mélador, Pascal Semard, Didier Emile-Woldemard, Françoise Boutigny  
location: Francia
voto: 6

Frank, figlio di un vecchio operario, ha studiato e sta facendo uno stage presso l'industria dove lavora il padre. Chiamato ad un posto di responsabilità nel settore delle risorse umane, Frank scopre un piano di licenziamento del padrone che coinvolge anche suo padre, celato dietro i presunti benefici collettivi dele 35 ore. Decide allora di passare dalla parte del sindacato, mentre suo padre rimane abbarbicato alla sua condizione di operaio sottomesso, vergognoso della propria condizione sociale.
Algido fino al documentarismo, il film di Cantet rappresenta uno spaccato sul cocentissimo tema della flessibilità e dell'introduzione della riduzione d'orario, che lascia da parte ogni tentazione sentimentale in luogo di una rappresentazione desolante della lotta allo spasimo della classe operaia. Premio Cipputi al Festival di Torino.    

sabato 11 maggio 2002

Will Hunting – Genio ribelle (Good will Hunting)

anno: 1997       
regia: VAN SANT, GUS Jr. 
genere: drammatico 
con Robin Williams, Matt Damon, Ben Affleck, Stellan Skarsgàrd, Minnie Driver, Casey Affleck, Cole Hauser         
location: Usa
voto: 6

Il geniale Will Hunting (Damon) fa l'uomo delle pulizie presso il MIT. Un professore di matematica (Skarsgàrd) scopre il suo immenso talento, cerca di incanalarlo verso una carriera all'altezza delle sua capacità e spera che un collega psicanalista (Williams) riesca a fargli superare il complesso di abbandono dal quale è afflitto e che ineluttabilmente condiziona le scelte del ragazzo.
Scritto da Matt Damon e Ben Affleck, Will Hunting soffre moltissimo delle ingenuità del copione, un fumettone che fa ricorso alla psicanalisi più spicciola e alle eventualità più improbabili. Ai contenuti da favola fanno tuttavia da contraltare il bellissimo monologo di Matt Damon sull'esercizio improprio del talento, messo a servizio di cause belliche, e una confezione riuscita soprattutto grazie alle dinamiche amicali attivate tra il protagonista e i suoi amici della lower class americana. Oscar per l'attore non protagonista a Robin Williams.    

martedì 7 maggio 2002

Casomai

anno: 2002   
regia: D'ALATRI, ALESSANDRO 
genere: sentimentale 
con Stefania Rocca, Fabio Volo, Gennaro Nunziante, Mino Manni, Maurizio Scattorin, Sara D'Amario, Claudio Ridolfo, Paola Bechis, Andrea Collavino, Ada Treves, Michele Bottini, Tatiana Lepore, Francesco Migliaccio, Barbara Fusar-Poli, Alexander Brooks, Annalisa Bugliani, Marica Coco, Davide Colavini, Silvia Colloca, Graziella Comana, Enzino Cortese, Youma Diakite, Giovanni Franzoni, Andrea Jonasson, Maurizio Margaglio, Anna Priori, Mario Scarabelli, Pierrette Strada, Maurizio Tabani, Thomas Trabacchi, Antonella Maria Troise 
location: Italia
voto: 8

Tommaso (l'esordiente Volo) e Stefania (Rocca) stanno per sposarsi. Il loro sembra essere un rapporto perfetto. Ma come potrebbe andare realmente - prova a domandarsi il parroco che celebra l'omelia (Nunziante) - con tutte le difficoltà e i tranelli che la vita impone? Cosa accadrà quando, superati gli esami degli amici, vissuti i primi momenti di estasiante felicità, pronunciate le parole più cariche d'amore, arriveranno i primi problemi economici, i primi silenzi, le serate davanti alla televisione, i tradimenti? Nel suo film più bello, D'Alatri prova a rispondere a questi interrogativi con una sociologia dei sentimenti che ci incanala in quello che sempre di più sembra essere un vero e proprio filone del cinema italiano del 2000, quello della crisi di coppia dei trentenni. Pattinatori in precario equilibrio sul palcoscenico della vita, i due protagonisti tipizzano la condizione di una generazione impaurita, alla ricerca di valori, soffocata da un richiamo perenne al consumo che fa da ingranaggio agli interessi di un capitalismo sempre più spregiudicato. Costruito con una chiave narrativa assai originale, recitato magnificamente, giocato con destrezza sul repertorio di luoghi comuni che inevitabilmente condizionano la vita di coppia, il film di D'Alatri si pronuncia a favore di una maggiore responsabilizzazione del singolo, cerca una qualche forma di felicità possibile e annuncia la chiusura del film con un sottofinale di impagabile poesia.

venerdì 3 maggio 2002

Il più bel giorno della mia vita

anno: 2002   
regia: COMENCINI, CRISTINA 
genere: drammatico 
con Virna Lisi, Margherita Buy, Sandra Ceccarelli, Luigi Lo Cascio, Marco Baliani, Marco Quaglia, Francesco Scianna, Jean-Hugues Anglade, Ricky Tognazzi, Francesca Perini, Maria Luisa De Crescenzo, Andrea Samà, Giulio Squillacciotti, Gaia Conforzi 
location: Italia
voto: 8

Il più bel giorno della vita della piccola Chiara sarà quello in cui arriverà la prima comunione, un giorno nel quale tutta la famiglia si riunirà nella grande casa della nonna vedova (Lisi). Ma le giornate che precedono il grande evento, in occasione del quale la piccola invia la sua personalissima richiesta a Dio, diventano per Chiara un viatico verso l'età adulta. Sua mamma (Ceccarelli) sta per lasciare il padre (Baliani) per una travolgente passione con un veterinario (Anglade); suo zio (Lo Cascio) è omosessuale e sua zia (Buy) vive un'esistenza solitaria da anni in perenne bilico sul precipizio di una crisi di nervi costantemente canalizzata su un figlio impacciato che non ha ancora avuto una donna.
Scritto tutto al femminile, il film della Comencini convoglia le suggestioni dello sguardo infantile di papà Luigi (Incompreso), l'idea di fondo di Stanno tutti bene (Tornatore) e la lezione di cinema dello Scola de La famiglia in un'opera personalissima, imperfetta, talmente ingenua da sfiorare il parossismo nel raccontare le vicende dei tanti personaggi del coro, fanciullesca nel suo tono da fiaba tanto da rasentare la soap opera, eppure problematica, ineffabilmente palpitante, interamente vibrata sulle corde delle emozioni e dei sentimenti. Messa da parte la commedia, la Comencini firma un film nel quale la pregnanza dei dialoghi si fonde magnificamente con la poesia delle immagini e la geometria del racconto, mettendo in sordina le sbavature di una narrazione che sembra a tratti indulgere ad una facile commozione.    

sabato 27 aprile 2002

Garage Olimpo

anno: 1999   
regia: BECHIS, MARCO  
genere: drammatico  
con Antonella Costa, Carlos Echevarria, Enrique Piñeyro, Pablo Razuk, Dominique Sanda, Chiara Caselli, Paola Bechis, Marcelo Chaparro, Adrian Fondari, Miguel Oliveira  
location: Argentina
voto: 7,5

Argentina, 1978. Mentre sui campi di calcio la nazionale di casa ruba il mondiale agli olandesi, la dittatura militare si macchia di crimini disumani, torturando orribilmente gli esponenti del movimento rivoluzionario, somministrando loro potentissime scariche elettriche, chiudendoli in bugigattoli nei quali sono costretti a nutrirsi di schifezze e a restare perennemente bendati prima di diventare dei martiri, desaparecidos gettati vivi nell'oceano dall'alto degli aerei militari. L'oriundo Marco Bechis guarda ancora una volta alla terra che ha accolto intere generazioni di italiani speranzosi, mettendone a nudo tutta la sconcezza politica, etica e culturale. Lo stile asciutto, essenziale, refrattario a qualsiasi sentimentalismo, enfatizza l'allucinante tragedia delle vittime di regime anche grazie al ricorso ad una luce cianotica e alla rarefazione dei dialoghi. Teso, crudissimo al punto di richiedere qualche ellissi scenica, il film di Bechis gioca magistralmente sul contrasto tra l'ordinarietà della vita urbana e le efferatezze dei centri di tortura di Buenos Aires come il Garage Olimpo. Premiato ai Festival di Salonicco, Huelva, La Habana, Messina.    

venerdì 26 aprile 2002

L’ora di religione

anno: 2002   
regia: BELLOCCHIO, MARCO
genere: drammatico
con Sergio Castellitto, Jaqueline Lustig, Chiara Conti, Gigio Alberti, Alberto Mondini, Gianfelice Imparato, Piera Degli Esposti, Toni Bertorelli, Gianni Schicchi, Maurizio Donadoni, Bruno Cariello, Renzo Rossi, Donato Placido, Pietro De Silva
location: Italia
voto: 6,5

Ernesto Picciafuoco (Castellitto) è un affermato pittore che vive al centro di Roma. Raggiunto improvvisamente dalla notizia che il Vaticano vuole santificare sua madre, con l'occasione Ernesto rivede i suoi fratelli, tutti impegnati da lungo tempo per una causa che lui, ateo convinto, non condivide. Bellocchio ricorre ai temi classici del suo cinema: la follia (il fratello psicopatico e bestemmiatore, responsabile del matricidio) era l'oggetto di Matti da slegare e La visione del Sabba; la famiglia come cellula primaria del conflitto è il filo conduttore di molte sue opere (I pugni in tasca, In nome del padre, Gli occhi, la bocca e Salto nel vuoto); l'ipocrisia borghese (Il sogno della farfalla); la psicanalisi. La regia, che non si astiene da qualche deragliamento intellettuale che spezza l'uniformità narrativa del film, è sobria, gli attori diretti benissimo (con un guizzo della solita Piera Degli Esposti), Castellitto in stato di grazia. Ma tanta clamorosa acrimonia da parte degli ambienti cattolici nei riguardo del film di Bellocchio non sembra essere giustificata. Le due bestemmie sparate con pietosa disperazione dal fratello del protagonista (ma nel cinema italiano si erano già sentite ne La festa perduta) sono l'unico sussulto iconoclasta di un film che scruta da vicino i motivi dell'ateismo, li problematizza dissacrando assai più l'ipocrisia borghese di quanto non faccia con gli ambienti cattolici. L'intento di introspezione psicologica, intrapreso in un'originale chiave gialla, si stempera in un finale anodino nel quale la vicenda amorosa del protagonista con la presunta insegnante di religione del figlio spazza via l'acredine antireligiosa di Ernesto.    

martedì 16 aprile 2002

L'uomo della pioggia – The rainmaker

anno: 1998       
regia: COPPOLA, FRANCIS FORD   
genere: drammatico   
con Matt Damon, Clare Danes, Jon Voight, M.Kay Place, Mickey Rourke, Danny De Vito   
location: Usa
voto: 6   

Il giovanissimo avvocato Rudy Baylor (Damon) non fa in tempo a fare il giuramento che incespica subito su una causa colossale: una modesta madre di famiglia ha citato in giudizio una ciclopica compagnia assicurativa, capitanata da un avvocato spregiudicato (Voight). Fermezza, astuzia e un pizzico di follia permetteranno ancora una volta a Davide di sconfiggere Golia.
Coppola gira col consueto mestiere un legal-movie che guarda con sano cinismo al mondo dell'avvocatura. Confezione impeccabile, trama prevedibilissima, tocchi da maestro qui e lì (il personaggio di DeVito è addirittura determinante) sono sufficienti a tenere a galla un film qualunque come questo.    

venerdì 12 aprile 2002

Parla con lei

anno: 2002       
regia: ALMODOVAR, PEDRO   
genere: drammatico   
con Javier Càmara, Leonor Watling, Dario Grandinetti, Rosario Flores, Geraldine Chaplin           
location: Spagna
voto: 5   

Benigno fa l'infermiere e da quattro anni assiste Alicia, in coma a seguito di un incidente. Nello stesso ospedale, Marco presidia quotidianamente il capezzale della torera Lydia, messa brutalmente k.o. da un toro durante una corrida. Tra i due nasce un legame cucito dalla comune dedizione verso le "loro" donne. La loro amicizia verrà messa alla prova quando Benigno approfitta del corpo inerme di Alycia per metterla incinta.
Sotto tono rispetto alle prove precedenti, Almodovar gioca sugli schemi classici del suo cinema: rimescola l'archetipo femminino e mascolino assegnando  a Lydia un ruolo maschile e mostrando tutta la femminilità dei due uomini; insiste sull'amicizia sulla quale aleggia una vaga dimensione omosessuale, spinge al parossismo il gioco della comunicazione, dando a Benigno il compito di parlare per quattro anni ininterrotti ad una donna in coma. Il film sembra così andare alla ricerca dell'effetto a tutti i costi, della lacrima gratuita e gira a vuoto per almeno un'ora intera, tra dialoghi banalissimi e situazioni alle quali il regista ci ha ormai abituati. Volendo commuovere a tutti i costi, il film si aggira pericolosamente dalle parti della soap-opera, con qualche clamoroso quanto insolito guasto anche in cabina di regia. Toccante il cammeo di Caetano Veloso, che interpreta Cuccuruccuccu.    

giovedì 4 aprile 2002

Monsters & Co.

anno: 2002   
regia: DOCTER, PETE  
genere: animazione  
location: Usa
voto: 9  

A Mostropoli c'è la crisi energetica: i bambini, che con le loro urla di spavento forniscono la materia prima per la città abitata da mostri, sono ormai "scafati" e terrorizzarli è diventato un mestiere sempre più improbo. Il guaio è che alla crisi si aggiunge il timore di un'epidemia di chissà quale malattia che potrebbe veicolare una bambina capitata a Mostropoli grazie alle tresche del crudelissimo Randall. Sullivan districherà la matassa e riuscirà a trovare il modo per decuplicare l'accumulo di energia facendo ridere i bambini.
La Pixar non sbaglia un colpo: dopo Toy story e Bug's life arriva un altro capolavoro, un apologo ecologista con risvolti sociologici (l'assuefazione al consumo con la conseguente perdita di emozioni delle giovani generazioni) lastricato di citazioni cinematografiche. Il film diretto da Pete Docter è un concentrato di genialità nel campo dell'animazione, perfezione narrativa, fantasia a go-go, risate e persino qualche lacrima. Aspettando il prossimo…    

domenica 10 marzo 2002

Alì

anno: 2002       
regia: MANN, MICHAEL   
genere: biografico   
con Wil Smith, Jamie Foxx, Jon Voight, Mario Van Peebles, Ron Silver, Jeffrey Wright, Mykelti Williamson   
location: Usa, Zaire
voto: 6   

La storia di Cassius Clay (Smith), ribattezzatosi Muhammad Alì da quando sposò la causa dell'islamismo. Il regista Michael Mann si sofferma sugli episodi topici della sua vita: l'amicizia con Malcolm X, la personalità teatrale del protagonista, le donne della sua vita, la renitenza alla leva con tanto di persecuzione maccartista e gli incontri sul ring. La sua parabola sportiva viene raccontata dagli esordi agli incontri con Joe Frazier e infine con George Foreman a Kinshasa, nello Zaire nel 1974, quando Alì si riprese il titolo di campione dei pesi massimi che la giustizia gli aveva portato via. Interessato più a fare spettacolo che a ricostruire filologicamente la personalità e la vita del protagonista, Mann trascura la dimensione più spiccatamente politica di Clay, relegando ai margini la rivendicazione della sua negritudine ed enfatizzando gli aspetti più folcloristici. Se si chiude un occhio su questa gigantesca omissione narrativa, si spalanca l'altro occhio sulla bellezza delle immagini dal ring e ci si meraviglia davanti alla prova d'attore di Will Smith.    

sabato 2 marzo 2002

I perfetti innamorati (America’s sweethearts)

anno: 2002       
regia: ROTH, JOE   
genere: commedia   
con Julia Roberts, Billy Crystal, Catherine Zeta-Jones, John Cusack, Hank Azaria, Stanley Tucci, Christopher Walken, Seth Green           
location: Usa
voto: 3   

I "fidanzatini d'America" si sono appena lasciati. Il loro ultimo film insieme sta per passare sotto le forche caudine della critica e il regista pazzoide che l'ha girato (Walken) tiene le pellicole in ostaggio. Per evitare la catastrofe, al produttore non resta che affidarsi ad un genio della messa in scena (Crystal), un pubblicitario con la parlantina che è stato appena licenziato. Espertissimo venditore di fumo, il pubblicitario raccoglie i pezzi, apparecchia lo spettacolo oltre ogni più rosea aspettativa fino a quando i due fidanzatini non arrivano all'agnizione finale. Lei (Zeta-Jones), fedifraga e con tutti e due gli occhi puntati sulla carriera, vorrebbe che tornassero insieme. Lui (Cusack), illuminato da improvvisa ragione, si innamora della cognata (Roberts).
Da Billy Crystal ci si aspetta di più di una commedia sull'ipocrisia di Hollywood mascherata da operina per famigliole con risvolti sentimentali e dialoghi alla melassa. Il film invece arranca, va fuori misura, diventa ipertrofico e soltanto qualche battuta di Crystal e un sottofinale indovinato lo salvano dalla stroncatura competa.    

lunedì 25 febbraio 2002

Fuga dalla scuola media (Welcome to the dollhouse)

anno: 1996       
regia: SOLONDZ, TODD  
genere: commedia  
con Heather Matarazzo, M.Faber, D.Halinina, B.Sexton Jr., E.Mabius, W.Lyman, R.Martens, D.Jervolino, S.Moseley, H.Duarte, T.Pontidis, C.Brucato, V.Davis, Z.Pitta, A.Pietropinto, B.Buell, Mr.Wiener, Mrs.Wiener          
location: Usa
voto:5

Ignorata dai suoi familiari, vessata a scuola da insegnanti e compagni a causa di una bruttezza portata con goffaggine, la dodicenne Dawn Wiener (Heather Matarazzo) si rifugia nel sogno di un amore impossibile, quindi tenta la fuga per New York ma nulla riesce a scuotere l'attenzione di chi le sta intorno.
Operina indipendente con qualche velleità di cattiveria, il film di Solondz, vincitore del Sundance Festival, si agita con impaccio tra antropologia degli adolescenti e sentimentalismo stropicciato. Né carne né pesce, il film si segnala come tentativo di guardare senza civetteria a quella fase difficilissima dell'esistenza che è l'adolescenza.    

martedì 19 febbraio 2002

Figli – Hijos

anno: 2001       
regia: BECHIS, MARCO  
genere: drammatico  
con Carlos Echevarria, Jùlia Sarano, Stefania Sandrelli, Enrique Piñeyro          
location: Argentina
voto: 6,5

La tragedia della scomparsa dei figli dei desaparecidos argentini, che sul finire degli anni settanta (quelli della dittatura di Videla) venivano sottratti ai loro genitori, per finire nelle famiglie dei militari sterili o venduti all'estero. La sorte dei genitori era ben peggiore: venivano gettati nell'oceano dagli aerei e mai più ritrovati. Tenendo sempre altissimo il rigore del suo cinema di impegno civile, Bechis opta per un racconto ellittico, pieno di pudore, affidato alla storia di Xavier (Echevarria) che vive comodamente nella sua lussuosa villa di Milano insieme a quelli che crede siano i suoi genitori. Dall'Argentina arriva Rosa (Sarano), sua gemella dizigote, determinata a rivelargli la verità. I due vanno così a Barcellona e fanno il test del DNA… Insistendo sulla tematica di Garage Olimpo, Hijos scopre uno dei tanti scheletri nascosti nell'armadio del paese dei gauchos e delle pampas, senza alcuna concessione al registro melodrammatico né all'esibizione iperrealista dei fatti. Una scelta stilistica encomiabile per un film difficile, duro, laconico e interpretato benissimo.    

venerdì 25 gennaio 2002

Il favoloso mondo di Amèlie

anno: 2001   
regia: JEUNET, JEAN-PIERRE 
genere: commedia fantastica 
con Audrey Tautou, Mathieu Kassowitz, Rufus, Lorella Cravotta, Claire Maurier, Isabelle Nanty, Dominique Pinon, Serge Merlin, Jamel debbouze, Yolande Moreau, Urbain Cancellier 
location: Francia       
voto: 8

Cresciuta in una famiglia parigina che ha inamidato i sentimenti, a 23 anni Amelie (Tatou) scopre la scatola dei ricordi di un uomo che era vissuto nella sua precedente abitazione. Ed è  allora che decide di dedicare agli altri la propria vita, trasformandosi in un Cupido postmoderno o improvvisando caracollanti cacce al tesoro per un ragazzo che ha smarrito il suo album di fototessere e che si innamorerà di lei.
Impaginato in modo sublime, puntellato da una voce fuori campo dal sapore antico, impreziosito dai virtuosismi di macchina (dolly e steady-cam sono utilizzati come in pochi altri film), Il favoloso mondo di Amelie è anche una magnifica elegia sul valore prezioso dei piccoli piaceri della vita, come infilare la mano in un sacco di legumi o spaccare la crème brulèe col cucchiaio. Coloratissimo e formalmente impeccabile, sul piano dei contenuti il film di Jean-Pierre Jeunet conserva un invidiabile equilibrio che non lo lascia mai scantonare nella trappola del buonismo. E così i beneficiari delle azioni di Amèlie-angelo-custode non sempre ottengono il meglio da ciò che viene dato loro…    

lunedì 7 gennaio 2002

M.Butterfly

anno: 1993       
regia: CRONENBERG, DAVID 
genere: drammatico 
con Jeremy Irons, John Lone, Barbara Sukowa, Annabel Leventon, Shizuko Hoshi, Ian Richardson
location: Cina, Usa
voto: 7 

In piena rivoluzione culturale cinese, tra il 1964 e il 1968, il diplomatico francese Renè Gallimard (Irons) si innamora perdutamente di un'attrice di teatro (Lone). In realtà, quest'ultima è un uomo dall'aspetto efebico con compiti spionistici. In un crescendo apocalittico, il povero Gallimard ci rimetterà prima l'amore (l'amato/amata è finita, con intellettuali ed artisti, nei campi di lavoro voluti dal Grande Timoniere), poi il lavoro e quindi la vita allorché, scoperto l'inganno, fa harakiri durante una rappresentazione teatrale nelle patrie galere.
Cronenberg rilegge alla sua maniera l'opera di Puccini e Illico rovesciandone le parti. Sedotto e abbandonato, Irons-Gallimard veste i panni di una geisha dannata dalle sue stesse fantasie. Confermando "l'ossessione di Cronenberg per la mutazione dei corpi" (Grazzini), M.Butterfly è una delle opere migliori del regista canadese. Realtà e finzione, confronto tra culture e l'idea che la perfezione femminile sia possibile soltanto nella fantasia maschile sono i cardini sui quali è intessutala sceneggiatura di David Henry Hwang, ispirata ad una storia vera.