lunedì 22 marzo 2004

L’amore ritorna

anno: 2004       
regia: RUBINI, SERGIO  
genere: commedia  
con Fabrizio Bentivoglio, Sergio Rubini, Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno, Mariangela Melato, Giorgio Barberio Corsetti, Emanuela Macchniz, Alberto Rubini, Antonio Prisco, Dina Valente  
location: Italia
voto: 5,5

Per Luca (Bentivoglio), attore di successo colpito da un malore che gli fa sputare sangue dai polmoni, l'amore ritorna. È l'amore per la vita, per le poche persone care che contano veramente, per la sua terra d'origine, la Puglia. Con tratto autobiografico, Rubini racconta il mestiere difficile dell'attore, la perdita delle radici (e il loro recupero), la promiscuità degli affetti, l'impossibilità di una vita come quella di tutti gli altri. Commedia agrodolce con risvolti fantastici (la cugina materna morta 50 anni prima e che appare ripetutamente al protagonista), L'amore ritorna si muove con passo discontinuo tra momenti superflui e picchi poetici nei quali Rubini è bravissimo a raccontare i sentimenti a tutto tondo, servito da un cast ben assortito. Copione scritto a quattro mani con Domenico Starnone.    

lunedì 15 marzo 2004

Il pianeta delle scimmie (Planet of the apes)

anno: 2001       
regia: BURTON, TIM  
genere: fantascienza  
con Mark Wahlberg, Tim Roth, Helena Bonham Carter, Michael Clarke Duncan, Kris Kristofferson, Erick Avari, Luke Eberl, Paul Giamatti, Charlton Heston, Lisa Marie, Cary-Hiroyuki Tagawa, David Warner, Estella Warren  
location: Usa
voto: 6

Lanciato nello spazio, Leo Davidson (Wahlberg) riesce a fare un atterraggio di fortuna su un pianeta dove, però, viene immediatamente imprigionato da alcune scimmie che dominano gli umani con malvagità. Più evoluto dei suoi simili, Leo, grazie anche all'aiuto di una scimmia dal cuore tenero (Bonham Carter), organizza una rivolta che lo mette in condizioni di ripartire con un'altra navicella spaziale, non prima però di essersi reso conto che il pianeta dove è precipitato è proprio il pianeta Terra, colonizzato da quelle stesse scimmie che, in un'evoluzione millenaria, discendono dagli esemplari che viaggiavano con lui nella navicella spaziale.
Rispetto al capolavoro degli anni '60, tratto da un soggetto di Mark  Rosenthal (sceneggiato con William  Broyles jr. e Lawrence  Konner), Tim Burton accentua l'aspetto scenografico e aggiunge l'elemento-cardine della diffrazione spazio-temporale. Il risultato è gustoso, il plot narrativo avvincente, i trucchi delle scimmie impeccabili. Ma sono lo scarsissimo carisma del protagonista e il fievole messaggio ambientalista e umanitario a rappresentare il tallone d'Achille del film.    

giovedì 11 marzo 2004

Mulholland drive

anno: 2002       
regia: LYNCH, DAVID  
genere: fantastico  
con Naomi Watts, Laura Elena Harring, Ann Miller, Justin Theroux, Chad Everett, Billy Ray Cyrus, Robert Forster, Mark Pellegrino  
location: Usa
voto: 7,5  

Sulla Mulholland drive, nei pressi delle colline di Hollywood, una donna (Harring) esce miracolosamente indenne ma perde la memoria. Si rifugia nella prima casa che trova, nella quale abita provvisoriamente una giovane aspirante attrice che si trova nella capitale mondiale del cinema per un provino (Watts). La ragazza si appassiona alla vicenda della sconosciuta e si mette con lei a cercare tracce del suo passato. Sembra che la storia della donna si intrecci in qualche modo con quella di un capriccioso regista al quale la mafia ha imposto per il suo prossimo film una protagonista che all'uomo non piace. È a questo punto che le identità delle due protagoniste, che in piena notte assistono a uno spettacolo teatrale dove "nulla sembra ciò che è", si confondono con quelle di una donna trovata morta nel proprio appartamento e della protagonista indesiderata del film. Una chiave apre una scatola blu, il vaso di Pandora dal quale Lynch attinge tutta la sua potenza visionaria per un film che per oltre un'ora e mezza sembra seguire una pista gialla, per poi imboccare bruscamente i meandri dell'inconscio. A voler mettere sul lettino del dottor Freud il regista del Montana, si potrebbe azzardare una lettura secondo cui tutta la prima parte del film è la ricostruzione inconscia di un omicidio compiuto per gelosia dalla giovane attrice, con tanto di rimozione e sostituzione di identità: ne darebbero prova la presenza di un killer maldestro, assoldato per uccidere la donna che ha perso la memoria, e la tresca che quest'ultima ha col regista. O lo si potrebbe leggere come una gigantesca metafora sul cinema che ha perduto l'innocenza di uno sguardo diretto in ragione di una sofisticazione sempre crescente. Ma al di là delle congetture, il film di Lynch è godibile per l'incastro metafisico del racconto - molto dark a forti tinte saffiche (c'è una scena molto erotica tra le due protagoniste) - e per una grammatica narrativa che ci rimanda al crocevia tra il Bergman de Il settimo sigillo e il Kubrick di Eyes wide shut.    

martedì 2 marzo 2004

Sotto falso nome

anno: 2004       
rgeia: ANDÒ, ROBERTO   
genere: giallo   
con Daniel Auteuil, Greta Scacchi, Anna Mouglalis, Giorgio Lupano, Magda Mielcarz, Michael Londsdale, Georges Guerreiro, Joelle Mnouchkine, Serge Merlin, Francois Germond, Laurent Bozzi, Laure Brosson, Vlastimil Canek, Izabella Dziarska, Salvatore Ferrario, Roberto Lombardi, David O'Kelly, Gabriela Pejchakova, Daniel Pietrucha, Jerzy Rogulsky, Gianni Sanseverino, Vincent Serez, Frederique Smetanova, Bartek Sozanski    
location: Italia, Svizzera
voto: 3   

Sotto il nome di Serge Novak, scrittore di fama internazionale, si cela Daniel Boltanski (Auteuil), ricco, di origini ebreo-polacche, residente in Svizzera con la moglie Nicoletta (Scacchi). La sua vita cambia, al punto da costringerlo a uscire dallo pseudonimo artistico, allorché Daniel ingaggia una relazione con Mila (Mouglalis), la moglie del suo figliastro (Lupano). La tela del ragno costruita da Mila porta Daniel davanti ai fantasmi del suo passato, prima di tutti la morte suicida di un amico e un'accusa di plagio.
Dopo Il manoscritto del principe, Andò, autore del copione con Salvatore Marcarelli, armeggia ancora con la letteratura. Lo stile è quello borioso di chi cerca di volare alto infilando inesorabilmente i luoghi comuni del genere: il pastiche letterario si trasforma nella più improbabile delle soap-operas (com'è possibile che una scrittore di talento, che dovrebbe avere un brandello di fantasia, si tradisca con un uso tanto maldestro del telefono?), la confezione è oleografica e la direzione degli attori, con l'eccezione di Auteuil e della Scacchi, a dir poco incerta. Su tutto, incombe una magniloquenza registica che per due ore lascia grondare pioggia e letteratura.    

lunedì 1 marzo 2004

Il Prof. Dott. Guido Tersilli, primario della clinica villa Celeste convenzionata con le mutue

anno: 1969   
regia: SALCE, LUCIANO  
genere: commedia  
con Alberto Sordi, Evelyn Stewart, Nanda Primavera, Sandro Merli, Claudio Gora, Filippo De Gara, Giovanni Nuvoletti, Marisa Fabbri, Sandro Dori, Patrizia De Clara, Marco Tulli, Gino Lavagetto, Ira Furstenberg, Alessandro Cutolo, Pupella Maggio, Franco Abbina, Adriano Amidei Migliano, Laura De Marchi, Antonella Della Porta, Claudia Giannotti, Joanna Knox, Gennaro Masini, Paolo Paoloni, Franca Sciutto  
location: Italia
voto: 5  

Dopo il successo al botteghino de Il medico della mutua, Sordi - autore del copione con Sergio Amidei - gioca ancora la carta del Dott. Tersilli, che a un anno di distanza dal film precedente col titolo di "professore" dirige - con mano degna più di un direttore d'albergo che di un medico - la clinica Villa Celeste, convenzionata appunto con le mutue. Tiranneggiando i suoi sottoposti, lucrando sui pazienti più agiati e riducendo al minimo i servizi per quelli mutuati, il Prof. Dott. Guido Tersilli crea il vuoto attorno a sé, al punto che sarà costretto a chiudere Villa Celeste, per poi riaprirla come centro di chirurgia estetica, in ossequio all'ultima moda. Il film, diretto con mano incerta da Luciano Salce, gira per oltre un'ora sulla ripetitività delle situazioni, giocando instancabilmente sul cliché del cinico arrivista senza alcuno scrupolo verso i malati. Carriere facili, intrallazzi, malasanità e affarismo sono oggetto di una satira poco convincente, servita però da un Sordi in stato di grazia. Il film fu campione di incassi.