domenica 26 maggio 2002

Risorse umane (Ressources humaines)

anno: 2000       
regia: CANTET, LAURENT  
genere: drammatico  
con Jalil Lespert, Jean Claude Vallod, Chantal Barrè, Vèronique Ds Pandelaère, Michel Begnez, Lucien Longueville, Danielle Mélador, Pascal Semard, Didier Emile-Woldemard, Françoise Boutigny  
location: Francia
voto: 6

Frank, figlio di un vecchio operario, ha studiato e sta facendo uno stage presso l'industria dove lavora il padre. Chiamato ad un posto di responsabilità nel settore delle risorse umane, Frank scopre un piano di licenziamento del padrone che coinvolge anche suo padre, celato dietro i presunti benefici collettivi dele 35 ore. Decide allora di passare dalla parte del sindacato, mentre suo padre rimane abbarbicato alla sua condizione di operaio sottomesso, vergognoso della propria condizione sociale.
Algido fino al documentarismo, il film di Cantet rappresenta uno spaccato sul cocentissimo tema della flessibilità e dell'introduzione della riduzione d'orario, che lascia da parte ogni tentazione sentimentale in luogo di una rappresentazione desolante della lotta allo spasimo della classe operaia. Premio Cipputi al Festival di Torino.    

sabato 11 maggio 2002

Will Hunting – Genio ribelle (Good will Hunting)

anno: 1997       
regia: VAN SANT, GUS Jr. 
genere: drammatico 
con Robin Williams, Matt Damon, Ben Affleck, Stellan Skarsgàrd, Minnie Driver, Casey Affleck, Cole Hauser         
location: Usa
voto: 6

Il geniale Will Hunting (Damon) fa l'uomo delle pulizie presso il MIT. Un professore di matematica (Skarsgàrd) scopre il suo immenso talento, cerca di incanalarlo verso una carriera all'altezza delle sua capacità e spera che un collega psicanalista (Williams) riesca a fargli superare il complesso di abbandono dal quale è afflitto e che ineluttabilmente condiziona le scelte del ragazzo.
Scritto da Matt Damon e Ben Affleck, Will Hunting soffre moltissimo delle ingenuità del copione, un fumettone che fa ricorso alla psicanalisi più spicciola e alle eventualità più improbabili. Ai contenuti da favola fanno tuttavia da contraltare il bellissimo monologo di Matt Damon sull'esercizio improprio del talento, messo a servizio di cause belliche, e una confezione riuscita soprattutto grazie alle dinamiche amicali attivate tra il protagonista e i suoi amici della lower class americana. Oscar per l'attore non protagonista a Robin Williams.    

martedì 7 maggio 2002

Casomai

anno: 2002   
regia: D'ALATRI, ALESSANDRO 
genere: sentimentale 
con Stefania Rocca, Fabio Volo, Gennaro Nunziante, Mino Manni, Maurizio Scattorin, Sara D'Amario, Claudio Ridolfo, Paola Bechis, Andrea Collavino, Ada Treves, Michele Bottini, Tatiana Lepore, Francesco Migliaccio, Barbara Fusar-Poli, Alexander Brooks, Annalisa Bugliani, Marica Coco, Davide Colavini, Silvia Colloca, Graziella Comana, Enzino Cortese, Youma Diakite, Giovanni Franzoni, Andrea Jonasson, Maurizio Margaglio, Anna Priori, Mario Scarabelli, Pierrette Strada, Maurizio Tabani, Thomas Trabacchi, Antonella Maria Troise 
location: Italia
voto: 8

Tommaso (l'esordiente Volo) e Stefania (Rocca) stanno per sposarsi. Il loro sembra essere un rapporto perfetto. Ma come potrebbe andare realmente - prova a domandarsi il parroco che celebra l'omelia (Nunziante) - con tutte le difficoltà e i tranelli che la vita impone? Cosa accadrà quando, superati gli esami degli amici, vissuti i primi momenti di estasiante felicità, pronunciate le parole più cariche d'amore, arriveranno i primi problemi economici, i primi silenzi, le serate davanti alla televisione, i tradimenti? Nel suo film più bello, D'Alatri prova a rispondere a questi interrogativi con una sociologia dei sentimenti che ci incanala in quello che sempre di più sembra essere un vero e proprio filone del cinema italiano del 2000, quello della crisi di coppia dei trentenni. Pattinatori in precario equilibrio sul palcoscenico della vita, i due protagonisti tipizzano la condizione di una generazione impaurita, alla ricerca di valori, soffocata da un richiamo perenne al consumo che fa da ingranaggio agli interessi di un capitalismo sempre più spregiudicato. Costruito con una chiave narrativa assai originale, recitato magnificamente, giocato con destrezza sul repertorio di luoghi comuni che inevitabilmente condizionano la vita di coppia, il film di D'Alatri si pronuncia a favore di una maggiore responsabilizzazione del singolo, cerca una qualche forma di felicità possibile e annuncia la chiusura del film con un sottofinale di impagabile poesia.

venerdì 3 maggio 2002

Il più bel giorno della mia vita

anno: 2002   
regia: COMENCINI, CRISTINA 
genere: drammatico 
con Virna Lisi, Margherita Buy, Sandra Ceccarelli, Luigi Lo Cascio, Marco Baliani, Marco Quaglia, Francesco Scianna, Jean-Hugues Anglade, Ricky Tognazzi, Francesca Perini, Maria Luisa De Crescenzo, Andrea Samà, Giulio Squillacciotti, Gaia Conforzi 
location: Italia
voto: 8

Il più bel giorno della vita della piccola Chiara sarà quello in cui arriverà la prima comunione, un giorno nel quale tutta la famiglia si riunirà nella grande casa della nonna vedova (Lisi). Ma le giornate che precedono il grande evento, in occasione del quale la piccola invia la sua personalissima richiesta a Dio, diventano per Chiara un viatico verso l'età adulta. Sua mamma (Ceccarelli) sta per lasciare il padre (Baliani) per una travolgente passione con un veterinario (Anglade); suo zio (Lo Cascio) è omosessuale e sua zia (Buy) vive un'esistenza solitaria da anni in perenne bilico sul precipizio di una crisi di nervi costantemente canalizzata su un figlio impacciato che non ha ancora avuto una donna.
Scritto tutto al femminile, il film della Comencini convoglia le suggestioni dello sguardo infantile di papà Luigi (Incompreso), l'idea di fondo di Stanno tutti bene (Tornatore) e la lezione di cinema dello Scola de La famiglia in un'opera personalissima, imperfetta, talmente ingenua da sfiorare il parossismo nel raccontare le vicende dei tanti personaggi del coro, fanciullesca nel suo tono da fiaba tanto da rasentare la soap opera, eppure problematica, ineffabilmente palpitante, interamente vibrata sulle corde delle emozioni e dei sentimenti. Messa da parte la commedia, la Comencini firma un film nel quale la pregnanza dei dialoghi si fonde magnificamente con la poesia delle immagini e la geometria del racconto, mettendo in sordina le sbavature di una narrazione che sembra a tratti indulgere ad una facile commozione.