martedì 31 marzo 1998

Gattaca - La porta dell'universo

anno: 1997       
regia: NICCOL, ANDREW  
genere: fantascienza  
con Ethan Hawke, Uma Thurman, A.Arkin, J.Law, L.Dean, Ernest Borgnine  
location: Usa
voto: 5

In un futuro non troppo lontano, alla stazione aerospaziale di Gattaca hanno accesso soltanto gli individui "validi", cioè programmati geneticamente. Ambizioso di volere raggiungere Titano, la quattordicesima luna di Saturno, Vincent (Hawke) si trasforma in pirata genetico accumulando pezzi di DNA da Eugene (Law), un individuo perfetto costretto sulla sedia a rotelle da un incidente. Sul percorso di Vincent si mette prima la curiosa Irene (Uma Thurman), quindi un delitto che infittisce i controlli sui non validi. Smascherato da Irene, Vincent riuscirà ugualmente a spiccare il suo volo celeste.
Al suo esordio cinematografico, Niccol mira ad un film capace di coniugare suggestione narrativa e densità di contenuti sul problema dell'eugenetica. Obiettivo mancato soprattutto per l'inconsistenza del primo elemento, troppo schematico e prevedibile per riuscire credibile. Ambientazioni indovinate.    

venerdì 27 marzo 1998

Aprile

anno: 1998   
regia: MORETTI, NANNI
genere: biografico
con Nanni Moretti, Silvio Orlando, Agata Apicella moretti, Nuria Schoenberg, Angelo Barbagallo, Silvia Bonucci, Quentin De fouchecour, Renato De maria, Daniele Luchetti, Andrea Molaioli, Pietro Moretti, Silvia Nono, Nicola Piepoli, Corrado Stajano
location: Italia, Regno Unito
voto: 6

Il caro diario di Nanni Moretti si apre sulle pagine di Aprile, rovistando tra pubblico e privato, in un arco temporale che va dalla vittoria del Polo alle elezioni del 1994 fino alla nascita del figlio Pietro nello stesso mese di due anni più tardi. Assemblando ritagli del proprio pensiero, ambizioni cinematografiche perennemente rinviate sul famoso musical del pasticciere trotskista, confessioni in formato home-movie, attacchi al cinema americano (a farne le spese, stavolta, sono Heat e Strange days), Moretti confeziona un film umorale e discontinuo, a tratti molto divertente, altrove ridondante e narcisista fino alla noia. Nella dimensione privata, gli reggono il gioco la paziente compagna Silvia, abile nel sedare le ansie del protagonista rispetto alla crescita del figlio, e l'amico Silvio Orlando, in costante attesa di girare il fantomatico musical. Sui temi della riflessione politica, Moretti raccoglie inquadrature tra una grande manifestazione tenutasi a Milano, la secessione leghista sul Po, l'arrivo degli albanesi a Brindisi, i discorsi di Fede, Berlusconi e D'Alema ("D'Alema, dì qualcosa di sinistra. Dì qualcosa di democratico. Dì qualcosa. Parla!"), le dichiarazioni secche di Corrado Stajano, finisce persino allo speakers'corner di Londra, seguendo un percorso accidentato e non sempre originale. L'ottavo film e mezzo di questo regista in crisi è insomma una pubblica confessione tenuta su molti livelli, con attimi di grande cinema (Moretti che si avvolge in una gigantesca pagina di giornale) e frammenti di pellicola che lasciano Aprile al crocevia tra escursioni documentaristiche, dichiarazioni intimistiche ed esitazioni da musical. Speriamo che la prossima via sia quest'ultima .

giovedì 26 marzo 1998

L'avvocato del diavolo (The devil's advocate)

anno: 1997       
regia: HACKFORD, TAYLOR
genere: fantastico
con Al Pacino, Keanu Reeves, Charlize Theron, J.Jones, J.Ivey       
location: Usa
voto: 5

Kevin Lomax (Keanu Reeves), giovane avvocato brillante e vanitoso della Florida senza nemmeno una sconfitta in tribunale, deve difendere un pedofilo palesemente colpevole. Durante la pausa dell'udienza Kevin immagina cosa sarebbe la sua vita se desse ulteriore spazio alla propria esagerata ambizione: Satana (Al Pacino) in persona lo attirerebbe in quella nuova Babilonia che è New York per fargli inseguire tremendi sogni di prestigio che gli farebbero perdere la devota moglie Mary Ann (interpretata dall'esordiente top model Charlize Theron, che oltre essere esageratamente bella è anche incredibilmente brava). Decide così, in un prefinale a sorpresa, di ritirarsi dall'incarico, per poi cedere alle lusinghe di un giornalista che ha ancora una volta le spoglie del Male.
Tratto dal romanzo di Andrew Neiderman (sceneggiato da Jonathan Lemkin e Tony Gilroy, già sceneggiatore di Extreme measures e Armageddon), il film di Hackford sembra più una passerella per l'istrionismo di Pacino, che rimedia una delle prove più opache del suo brillante curriculum, prima ancora di apparire come un apologo moralista sui peccati capitali che affliggono l'umanità, assemblato secondo la dialettica tra Bene  e Male, fede ed ateismo, peccato e autocensura. Solo in apparenza cattivo al punto di fare passare Dio come un "guardone sadico", inferiore alle altre apparizioni di Belzebù sul grande schermo (dal lontano L'occhio del diavolo di Bergman, a Rosemary's baby di Polanski, Il diavolo, probabilmente... di Bresson e Angel heart di Alan Parker, fino ai recenti e diseguali Lei, il diavolo e L'innocenza del diavolo), questa "favolaccia metropolitana a sfondo metafisico" (Kezich) riscatta lo schematismo del contenuto con una prodigiosa messinscena ed una notevole prova d'attori dalla quale il diavolo Pacino esce palesemente sconfitto.    

venerdì 20 marzo 1998

Boogie nights - L'altra Hollywood

anno: 1998       
regia: ANDERSON, PAUL THOMAS  
genere: grottesco  
con Mark Wahlberg, J.Moore, Burt Reynolds, D.Chendle, John C.Reilly, William H.Macy, H.Graham, N.Parker Phillip, S.Hoffman, Summer Cummings          
location: Usa
voto: 6

Nella San Francisco Valley della metà degli anni '70 il regista di film porno Jack Horner (Burt Reynolds) cerca un attore a cui "gli funzioni l'idraulica per il missile da sparare nella ricreazione". Trova così Dick Diggler (Mark Wahlberg), 17enne con 33 centimetri di calibro a riposo, che nel giro di qualche anno diventa una star nel campo dell'industria pornografica. Con il passare degli anni l'ascesa del video ridimensiona le ambizioni di Jack, trascinando contemporaneamente Dick sulla via di un consumo sempre più dissennato di cocaina. Con lui, molti altri suoi compagni d'avventure saranno destinati ad una fine poco gloriosa. Appena ventisettenne, Anderson guarda agli anni '70 e '80 con l'occhio smaliziato del veterano che dileggia le epoche limitandosi ad una rappresentazione cronachistica del mondo del cinema porno con i suoi eccessi e le sue contraddizioni ed infierendo piuttosto sulle caratterizzazioni mitiche dell'arte degli anni '70. Con più di un debito verso Scorsese, Tarantino e Altman, il regista confeziona un film diseguale nello stile, innestando elementi thriller e melodrammatici su un plot narrativo da commedia. A dispetto della molta carne al fuoco (a cui va aggiunta quella davvero gradevole della pornostar Summer Cummings), il risultato finale non è affatto disprezzabile.    

mercoledì 18 marzo 1998

Lettere d'amore (Stanley & Iris)

anno: 1990   
regia: RITT, MARTIN    
genere: sentimentale    
con Robert De Niro, Jane Fonda, Martha Plimpton, Swoosie Kurtz, Harley Cross, Jamey Sheridan, Feodor Chaliapin Jr., Zohra Lampert, Loretta Devine, Julie Garfield, Karen Ludwig, Kathy Kinney, Fred J. Scollay, Eddie Jones, Stephen Root, Katherine Cortez, Mary Testa, Laurel Lyle    
location: Usa
voto: 8    

Storia proletaria ambientata nella provincia del New England, l'ultimo film girato dal sovversivo Martin Ritt è una favola zuccherosa ed improbabile affidata per intero a tutta la gamma di toni e semitoni di due attori di razza come De Niro e la Fonda. Stanley (De Niro) fa il cuoco nella fabbrica di dolciumi dove lavora Iris (Fonda). Dopo un primo contatto, i due avvicinano le loro solitudini con l'esitazione dettata dall'orgoglio. Lui è analfabeta, perde il posto e passa il tempo tra lavori di quart'ordine, le cure per il vecchio padre (Chaliapin) e invenzioni geniali. Lei è rimasta vedova da una manciata di mesi, a stento arriva alla fine del mese ed ha una famiglia da mandare avanti. Dopo molti indugi i due si lasceranno andare e a Stanley verrà dato anche un posto manageriale a Detroit dove è riuscito a vendere un brevetto avendo ormai imparato a leggere e scrivere.
Smaccatamente inverosimile, il film che Ritt ha tratto dal romanzo Union street di Pat Barker, si avvale della sceneggiatura tutt'altro che banale dei fidi Harriet Frank jr. e Irving Ravetch (che con Ritt avevano lavorato ai copioni di La lunga estate calda e Norma Rae) e del tocco partecipe dei due protagonisti che riesce a conferire una grazia struggente ad un film che è possibile fruire soltanto col cuore. Negli U.S.A. una persona su cinque è ancora analfabeta.

martedì 17 marzo 1998

Full monty - Squattrinati organizzati

anno: 1997       
regia: CATTANEO, PETER
genere: commedia
con Robert Carlyle, Tom Wilkinson, M.Addy, S.Hulson, P.Barber, H.Speer, W.Snape
location: Regno Unito
voto: 3

Paese che vai, gente che trovi. Mentre il pubblico italiano compone file disordinate per aggiudicarsi un biglietto per vedere A spasso nel tempo dei Vanzina, quello britannico, in rispettosa fila indiana, decreta il successo di Full monty. Sintomo della banalità dei tempi, il filmetto dell'esordiente Peter Cattaneo scherza sul tema della disoccupazione, motivo di frequenti riflessioni in chiave cinematografica (Grazie, signora Thatcher, ma anche Piovono pietre e Riff Raff). Qui i sei protagonisti guidati dall'ingegno di Gaz (un concitato Robert Carlyle) decidono di sbarcare il lunario allestendo un penoso spettacolo di spogliarello a Sheffield, nel nord dell'Inghilterra. Tra tentennamenti e ripensamenti, l'operazione va in porto e i sei incontrano un insperato successo. Largamente sopravvalutato dalla critica, il film sceneggiato da Max Gottlieb è tanto smaccatamente furbesco da volere accontentare tutti, pubblico impegnato e gente che ha voglia di ridere. Perfettamente in bilico tra le due opzioni, Full monty non ne incoraggia alcuna, scivolando addirittura nell'oleografico con l'introduzione del figlio dodicenne del protagonista che non ci saremmo aspettati nemmeno nella più edulcorata delle produzioni U.S.A. Meritato l'Oscar ad Anne Dudley per la migliore colonna sonora, sebbene le musiche di repertorio vadano a rovistare tra l'immondizia techno-disco più deprecabile.    

sabato 14 marzo 1998

Toro scatenato (Raging Bull)

anno: 1980   
regia: SCORSESE, MARTIN 
genere: biografico 
con Robert De Niro, Cathy Moriarty, Joe Pesci, Frank Vincent, Nicholas Colasanto, Theresa Saldana, Mario Gallo, James V. Christy, Bill Hanrahan, Maryjane Lauria, Rita Bennett, Michael Badalucco, Floyd Anderson, Mike Miles, Jimmy Lennon Jr., Luis Raftis, Charles Scorsese, Geraldine Smith, Sal Serafino Tomassetti, Frank Topham, Peter Petrella, Bernie Allen, Bobby Rings, Beansy Thomas Lobasso, Kevin Mahon, Mardik Martin, Bill Mazer, Linda Artuso, Johnny Barnes, Joseph Bono, Frank Adonis, Paul Forrest, Lori Anne Flax, Don Dumphy 
location: Usa
voto: 9,5

La storia del pugile americano ma di origini italiane Jake La Motta (Robert De Niro), campione mondiale dei mesi medi negli anni '40, dall'ascesa al declino, quando, lasciata la boxe, prese la via dell'avanspettacolo. Nel cucire insieme i diversi episodi che compongono la vicenda umana e professionale di questo pugile nevrotico e sempliciotto, Scorsese si sofferma soprattutto sul rapporto difficile col fratello Joey (Joe Pesci) e con la seconda moglie Vickie (Cathy Moriarty), assillata da una gelosia ceca. Tratto dal romanzo che lo stesso La Motta scrisse sotto la supervisione di Joseph Carter e Peter Savage e sceneggiato da Paul Schrader e Mardik Martin, innervato da motivi autobiografici (anche il regista è del Bronx), il film è passato alla storia per l'incredibile talento trasformistico di De Niro che in pochi mesi ingrassò tanto da diventare irriconoscibile, nonché per l'inaudita violenza delle poche scene girate sul ring. Memorabile il bianco e nero voluto da Scorsese sia come atto di protesta contro le major che per ragioni di fedeltà documentaristica all'epoca alla quale si riferisce il film. Vincitore di due Oscar: migliore attore protagonista e montaggio (di Thelma Schoonmaker).    

martedì 10 marzo 1998

Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Midnight in the garden of good and evil)

anno: 1997       
regia: EASTWOOD, CLINT 
genere: noir 
con Kevin Spacey, John Cusack, J.Thompson, Alison Eastwood, The Lady Chablis, P.Hipp, Jude Law 
location: Usa
voto: 3 

1981. Giunto nella cittadina di Savannah, in Georgia, per scrivere un articolo di colore sulla comunità locale, il giornalista John (Cusack) si trova coinvolto in un delitto omosessuale che vede il facoltoso Jim Williams (Kevin Spacey) sul banco degli imputati, con l'accusa di avere fatto fuoco sul suo giovane amante (Law). Tra transsessuali fracassoni (The Lady Chablis, che nel film interpreta se stesso), maghe di colore, folli con la mania del veleno e feste a profusione, il caso che tutta la provincia vive con curiosità arriva al suo epilogo: Jim viene assolto ma al giornalista forestiero è ben nota la sua colpevolezza.
Giunto per la ventesima volta dietro la macchina da presa, Eastwood si toglie dalla scena (era accaduto soltanto con Breezy e Bird) per fornire un ritratto a tutto tondo della provincia americana, con i suoi eccessi e le sue abnormità, basato sul best-seller di John Berendt (sceneggiato da John Lee Hancock). Dilungandosi eccessivamente nei dettagli (cosa c'entra il personaggio di sua figlia Allison?), il vecchio Clint perde l'occasione per indovinare un film ancora una volta controcorrente, che rovescia - come solo lui può fare - i canoni del genere. La scena del delitto sulla quale è imbastita la vicenda del film si vede soltanto alla fine e la soluzione dell'enigma rimane criptica. Spacey e Thompson in forma smagliante.    

Music box - Prova d'accusa

anno: 1989       
regia: COSTA-GAVRAS, CONSTANTIN   
genere: giallo
con Jessica Lange, Armin Mueller-Stahl, F.Forrest, D.Moffat, M.Rooker, Lukas Haas, J.S.Block, C.Lynn Bruce, N.Schmidtke, E.Czyzewska, S.Frieder, M.Szekely Marburg, M.Shillo   
location: Ungheria, Usa
voto: 8   

Diventato ormai cittadino americano residente a Chicago, l'anziano magiaro Mike Laszlo (Armin Mueller-Stahl) viene processato per alcuni crimini di guerra che avrebbe perpetrato in Ungheria negli anni del nazismo, massacrando migliaia di ebrei sulle rive del Danubio. Sicura di un errore giudiziario, sua figlia Ann Talbot (Jessica Lange), avvocatessa con scarsa attitudine alla deontologia professionale, assume la difesa dell'uomo. A dispetto dei numerosi indizi a sfavore del padre, la donna è convinta della sua innocenza e riesce a farlo assolvere. Ma il ritrovamento di alcune fotografie contenute all'interno di un carillon rinvenuto durante un viaggio in Ungheria la convinceranno del contrario. Soltanto allora deciderà di mandare quelle istantanee ai giornali.
Meritatamente insignito con l'Orso d'oro al 40° Festival di Berlino, il film scritto da Joe Eszterhas è un riuscito connubio tra suspense ed ambiguità, recitato benissimo, permeato da "un agghiacciante senso di verità" (Kezich) e sorretto da una linearità narrativa esemplare. Armin Mueller-Stahl è doppiato da Riccardo Cucciolla.    

domenica 8 marzo 1998

Febbre da cavallo

anno: 1976   
regia: STENO  
genere: comico  
con Gigi Proietti, Enrico Montesano, Catherine Spaak, Mario Carotenuto, Francesco De Rosa, Maria Teresa Albani, Gigi Ballista, Adolfo Celi, Marina Confalone, N.Gentile, Ennio Antonelli, L.Bonanni, A.Caporale, G.Cardinali, G.Castellano, F.Cerulli, N.Montagnani, E.Magoja, R.Ozzano, F.Pellegrino, L.L.Traversi, V.Simeoni, P.Zardini  
location: Italia
voto: 7,5  

Mandrake (Gigi Proietti), "er Pomata" (Enrico Montesano) e un loro terzo sodale (De Rosa) devono dare conto in tribunale di alcuni loro illeciti. Perdendo regolarmente alle corse dei cavalli, i tre hanno fatto ricorso a numerosi raggiri che annoverano, tra le vittime, anche la fidanzata di Mandrake (Catherine Spaak) e un facoltoso macellaio (Antonelli). Verranno assolti a furor di popolo da un giudice (Adolfo Celi) ancora più fissato di loro per le scommesse all'ippodromo.
Da un soggetto esile di Massimo Patrizi (già noto per avere scritto copioni come La bella di Roma), Steno, coadiuvato alla sceneggiatura dal figlio Enrico Vanzina e da Alfredo Giannelli, riesce a ricavare il meglio affidando l'intero carico del film all'istrionismo dei due protagonisti in stato di grazia. Risate a crepapelle, ritmo incalzante.    

venerdì 6 marzo 1998

L'ultimo capodanno

anno: 1998       
regia: RISI, MARCO
genere: grottesco
con Monica Bellucci, Alessandro Haber, Francesca D’Aloja, Marco Giallini, Ricky Memphis, Giorgio Tirabassi, N.Tulli, Piero Natoli, M.Mazzotta, Claudio Santamaria, Beppe Fiorello, Adriano Pappalardo, G.Ferreri, Maria Monti, Iva Zanicchi, Angela Finocchiaro, F.Virgili, Ludovica Modugno, R.Rossi       
location: Italia
voto: 3

35 anni dopo l'antologia di istantanee paterne, Risi junior propone un aggiornamento de I mostri in chiave pulp-fumettistica, con una rassegna delle oscenità dell'Italia di fine millennio. Partendo dal romanzo dello scrittore "cannibale" Niccolò Ammaniti (Fango), che ha anche collaborato col regista alla sceneggiatura, Risi ambienta il film in un condominio ubicato nella zona borghese della via Cassia, a Roma. I sei episodi che fanno da filo conduttore del film si intersecano in continuazione, caratterizzati da una partenza in sordina in vista dell'esplosione della mezzanotte dell'ultimo giorno dell'anno. Monica Bellucci (che compensa la recitazione bovina con un generoso nudo integrale) è la mogliettina tradita di un professionista che finisce trapassato da un fucile subacqueo insieme all'amante (Francesca D'Aloja). Anche Alessandro Haber è impantanato in una storia di tradimenti. Con la scusa di passare l'ultimo dell'anno in una cena di lavoro, si svincola dalla moglie (Angela Finocchiaro) per trascorrere la nottata a fare giochini sadomaso. Poi ci sono gli apostoli dello sballo. Ludovica Modugno è alcoolizzata da quando i khmer rossi gli hanno rapito il marito, che annuncia il proprio ritorno dopo dieci anni. Il figlio della portinaia Iva Zanicchi sballa con hascisc, coca e solventi. Anche chi vorrebbe starsene in pace è costretto alla guerra di fine millennio. Piero Natoli ha appena ricevuto gli accessori per la sua auto d'epoca dai suoi cari, ma se la vede distruggere in pochi minuti. Beppe Fiorello fa il gigolò per un'anziana signora che muore per una scarica elettrica facendosi il bagno. E nel frattempo Ricky Memphis e i suoi due compagni svaligiano uno studio legale.
Confusionario, caricaturale, volutamente stomachevole e cannibalesco (la scena in cui la D'Aloja raccoglie il proprio vomito è davvero troppo anche per gli stomachi più resistenti...), L'ultimo capodanno è un film velleitario e compiaciuto, ennesimo tassello di un mosaico che, alla fine degli anni novanta (Carogne, Escoriandoli, Consigli per gli acquisti e I buchi neri), lascia emergere un desolante pulp all'italiana.    

martedì 3 marzo 1998

Grazie, Signora Thatcher (Brassed off)

anno: 1997   
regia: HERMAN, MARK 
genere: commedia 
con Pete Postlethwaite, Tara Fitzgerald, Ewan McGregor, Jim Carter, Ken Colley, Peter Gunn, Mary Healey, Melanie Hill, Philip Jackson, Sue Johnston, Peter Martin, Stephen Moore, Lill Roughley, Stephen Tompkinson 
location: Regno Unito
voto: 8

1992. In vista della chiusura della miniera di Grimley, nello Yorkshire, alla banda di minatori non rimane altro che sperare in una vittoria nelle finalissime per bande musicali che si terrà alla Royal Albert Hall di Londra. Il trofeo arriva puntuale ma con esso piccoli e grandi drammi, equivoci con i candidi intenti di un perito di sesso femminile (Tara Fitzgerald) apparentemente dalla parte del padrone, licenziamenti di massa, tentati suicidi e la terribile malattia di Danny (Pete Postlethwaite), leader del gruppo musicale.
Sulla falsariga di Ken Loach e Mike Leigh, Mark Herman vira in chiave di commedia l'analisi di un periodo turbolento della vita economica e sociale inglese, quello dominato dal thatcherismo che provocò un allargamento a dismisura della disoccupazione. Herman consegna al Cinema un film corale dominato dai volti incredibilmente azzeccati dei protagonisti, contrassegnato da una recitazione sublime ed accompagnato dalle splendide musiche eseguite dalla Grimethorpe Colliery Band, perfettamente incastonate nel tessuto narrativo del film. Un'opera seconda pressoché perfetta e toccante, capace di coniugare impegno civile e risate senza mai inciampare nella trappola della commozione fine a se stessa.

domenica 1 marzo 1998

Airport

anno: 1970       
regia: SEATON, GEORGE  
genere: drammatico  
con Burt Lancaster, Dean Martin, J.Seberg, J.Bisset, G.Kennedy, H.Hayes, Van Heflin, M.Stapleton, B.Nelson, D.Wynter, L.Nolan, B.Hale, G.Collins, J.Findlater, J.Royce Landis, L.Gates, P.Turgeon, W.Bissell, V.Grey, E.Wesson, P.Picerni, R.Patten, C.Howat, L.Brown, I.Dowding, L.Gerritson, J.Nolan, P.Poulsen, E.Hartman, M.Saint Duval, S.Harvey, A.Reed, J.Russo, N.A.Nelson, D.Winslow, L.Wagner, J.Hansen, M.Jackson, S.Novack, C.Daniel, C.Brewer          
location: Usa
voto: 6

Tra amori clandestini, polemiche sulla gestione delle piste, viaggiatori a sbafo in terza età (Helen Hayes, premiata con l'Oscar) e manifestazioni in corso, dall'aeroporto di Los Angeles diretto da Mel Bakersfeld (Burt Lancaster) spicca il volo un jumbo con a bordo un uomo (Van Heflin) che spera di lasciare, con un gesto da kamikaze, un discreto gruzzolo alla sua futura vedova (Maureen Stapleton), avendo pensato di sottoscrivere un'assicurazione prima di fare esplodere la bomba sull'aereo. La possibile tragedia ha tuttavia conseguenze meno gravi del previsto e la vicenda si chiude in bellezza.
Passato incautamente alla storia con uno degli antesignani del genere catastrofico, legittimato da una serie andata avanti fino agli anni Novanta, Airport possiede in realtà ben poco della compiaciuta crudezza dei suoi succedanei. Più commedia che melodramma, più racconto corale che impresa da super-eroi, il film tratto dal romanzo di Arthur Hailey riesce con successo a districarsi nel labirinto di personaggi che ne movimentano l'azione moltiplicandone i filoni della trama, evitando il corto circuito narrativo che spesso si annida in lungometraggi di ampia durata. Grande successo ai botteghini americani.