domenica 27 dicembre 2009

Across the universe

anno: 2007   
regia: TAYMOR, JULIE    
genere: musicale
con Evan Rachel Wood, Jim Sturgess, Joe Anderson, Dana Fuchs, Martin Luther McCoy, T.V. Carpio, Spencer Liff, Lisa Hogg, Nicholas Lumley, Michael Ryan, Angela Mounsey, Robert Clohessy, Ellen Hornberger, Amanda Cole, Linda Emond, Timothy T. Mitchum, Elain Graham, Joe Cocker, Bono, Eddie Izzard    
location: Regno Unito, Usa
voto: 5    

Lasciata Liverpool per andare a cercare il padre in America, Jude (Sturgess) incontra Lucy (Wood) e se ne innamora. Sono gli anni '60, quelli della controcultura, delle battaglie per i diritti civili e della guerra in Vietnam e i due ragazzi incontreranno più di un problema per evitare di venire divisi.
Dopo Titus e Frida, Julie Taymor - già vincitrice di due Oscar - osa ancora di più con un film visionario costruito interamente con i personaggi e 33 canzoni dei Beatles. Le coreografie di Daniel Ezralow sono strepitose, i movimenti di macchina - tra carrellate, dolly e pianisequenza - da manuale e le reinterpretazioni, pur con qualche azzardo di troppo, si lasciano apprezzare. Ma alla potenza visiva non si affianca un'analoga cura di altri aspetti e la regista bostoniana sembra dimenticare che nel cinema contano anche la trama e la recitazione. Alla fine il tutto risulta come un patchwork un po' pretestuoso, un gigantesco videoclip un po' kitsch con tanto di circo e marionette, psichedelico, realizzato con assoluta maestria ma freddo, un atto d'amore verso i Far Four rimpolpato dalla presenza di star come Bono e Joe Cocker.    

Across the universe

anno: 2007   
regia: TAYMOR, JULIE    
genere: drammatico    
con Evan Rachel Wood, Jim Sturgess, Joe Anderson, Dana Fuchs, Martin Luther McCoy, T.V. Carpio, Spencer Liff, Lisa Hogg, Nicholas Lumley, Michael Ryan, Angela Mounsey, Robert Clohessy, Ellen Hornberger, Amanda Cole, Linda Emond, Timothy T. Mitchum, Elain Graham, Joe Cocker, Bono, Eddie Izzard    
location: Regno Unito, Usa
voto: 5    

Lasciata Liverpool per andare a cercare il padre in America, Jude (Sturgess) incontra Lucy (Wood) e se ne innamora. Sono gli anni '60, quelli della controcultura, delle battaglie per i diritti civili e della guerra in Vietnam e i due ragazzi incontreranno più di un problema per evitare di venire divisi.
Dopo Titus e Frida, Julie Taymor - già vincitrice di due Oscar - osa ancora di più con un film visionario costruito interamente con i personaggi e 33 canzoni dei Beatles. Le coreografie di Daniel Ezralow sono strepitose, i movimenti di macchina - tra carrellate, dolly e pianisequenza - da manuale e le reinterpretazioni, pur con qualche azzardo di troppo, si lasciano apprezzare. Ma alla potenza visiva non si affianca un'analoga cura di altri aspetti e la regista bostoniana sembra dimenticare che nel cinema contano anche la trama e la recitazione. Alla fine il tutto risulta come un patchwork un po' pretestuoso, un gigantesco videoclip un po' kitsch con tanto di circo e marionette, psichedelico, realizzato con assoluta maestria ma freddo, un atto d'amore verso i Far Four rimpolpato dalla presenza di star come Bono e Joe Cocker.    

sabato 26 dicembre 2009

Brothers

anno: 2009       
regia: SHERIDAN, JIM 
genere: drammatico 
con Tobey Maguire, Natalie Portman, Jake Gyllenhaal, Bailee Madison, Taylor Geare, Patrick Flueger, Sam Shepard, Mare Winningham, Clifton Collins Jr., Josh Berry, Carey Mulligan, Jenny Wade, Jason R. Lone Hill, Luce Rains, Omid Abtahi, Arron Shiver, Navid Negahban, James D. Dever, Dylan Kenin, Ray Prewitt, Bob Jesser, Rebecca Grant 
location: Usa
voto:6

Lasciati gli Stati Uniti per una missione di guerra in Afghanistan, il maggiore Sam Cahill (Maguire) viene catturato dai talebani, imprigionato e costretto a uccidere un suo connazionale a sprangate. Dato per morto in patria (l'elicottero sul quale viaggiava è precipitato), al suo ritorno a casa Sam non è più lo stesso: il senso di colpa lo divora, è accecato dalla gelosia per la moglie (Portman),  e cova rabbia verso lo scapestrato fratello (Gyllenhall), che se ne è preso cura e al quale le bambine di Sam si sono molto affezionate.
Remake di un film della danese Susanne Bier, Brode, uscito in Italia con l'infelice titolo Non desiderare la donna d'altri, Brothers si attiene pedissequamente all'originale, a conferma del fatto che Jim Sheridan da anni è a corto di idee. Nonostante ciò, va dato merito al regista di avere diretto in maniera impeccabile gli attori (le due bambine sono impressionanti per bravura ma anche per quanto sono brutte) e di non aver ceduto alla melensaggine, come da canoniche attese del pubblico americano. Alla stregua dell'originale, il film è centrato su un complesso confronto tra un uomo ritenuto esemplare che si trasforma ripetutamente in una belva e un semi-alcolizzato capace di un'umanità e di una correttezza esemplari, con un monito lampante sull'assurdità della guerra.    

venerdì 25 dicembre 2009

Giù al nord (Bienvenue chez les ch'tis)

anno: 2008   
regia: BOON, DANY
genere: comico
con Kad Merad, Dany Boon, Zoé Félix, Lorenzo Ausilia-Foret, Anne Marivin, Philippe Duquesne, Guy Lecluyse, Line Renaud, Alexandre Carrière, Patrick Bosso, Zinedine Soualem, Michel Galabru, Stéphane Freiss, Jérôme Commandeur, Fred Personne, Christophe Rossignon, Jenny Cleve
location: Francia   
voto: 3

Per risolvere la propria crisi coniugale un funzionario delle poste (Boon) tenta con la frode di farsi trasferire in Costa Azzurra. Scoperto, per punizione viene mandato nel Nord della Francia, dalle parti di Calais. Qui trova freddo e persone sempliciotte di cui scopre la parte migliore, fino a vivere la punizione come un premio.
Giocato quasi per intero sulla storpiatura del francese da parte degli autoctoni del Nord (nella versione italiana i traduttori si sono sforzati di creare una "non lingua" inventata ex novo), il film sembra portare all'estremo certi vezzi linguistici di Totò. Il doppiaggio in italiano non giova ai giochi di parole e da noi il divertimento non avrebbe mai potuto essere pari a quello provato dai francesi, che hanno decretato per il film il record di incassi di tutti i tempi. Ma è la struttura dell'opera a essere debolissima: passati i primi venti minuti, il film si appiattisce su una serie di gag giocate per lo più sugli equivoci linguistici, con risultati che fanno sembrare i cinepanettoni opere d'essai.

sabato 12 dicembre 2009

Tutta colpa di Giuda

anno: 2008   
regia: FERRARIO, DAVIDE
genere: musicale
con Kasia Smutniak, Fabio Troiano, Gianluca Gobbi, Cristiano Godano, detenuti e personale del carcere di Torino, Seziione VI, blocco A, Francesco Signa, Paolo Ciarchi, Luciana Littizzetto
location: Italia
voto: 4

Una giovane regista (Smutniak) vuole fare uno spettacolo con i detenuti del carcere di Torino. Il cappellano del penitenziario preme su un tema religioso e i problemi nascono quando si tratta di assegnare la parte di Giuda.
Davide Ferrario prosegue sulla strada di una ricerca di linguaggi cinematografici estremamente personali, già ben visibili in fase di ripresa e montaggio dai tempi di Tutti giù per terra. Qui lo sperimentalismo sfiora l'autocompiacimento, sicché se certe coreografie e alcune canzoni risultano convincenti, la struttura narrativa di questa specie di musical-documentaristico in odore di Jesus Christ Superstar è loffia, e trova in Kasia Smutniak una protagonista senza carisma del tutto inadeguata.    

venerdì 11 dicembre 2009

Dieci inverni

anno: 2009       
regia: MIELI, VALERIO 
genere: sentimentale 
con Isabella Ragonese, Michele Riondino, Liuba Zaizeva, Glen Blackall, Sergei Zhigunov, Sergei Nikonenko, Alice Torriani, Vinicio Capossela, Glen Blackhall, Sara Lazzaro, Francesco Brandi, Luca Avagliano, Francesca Cuttica, Roberto Nobile, Luis Molteni 
location: Italia       
voto: 6

Camilla (Ragonese) e Silvestro (Riondino) sono due giovani studenti che si conoscono nel 1999 su un vaporetto che solca la laguna veneziana. Continueranno a frequentarsi a singhiozzo fino al 2009, senza che la loro storia affettiva si trasformi mai in un'autentica storia d'amore.
Alla sua volonterosa opera prima Valerio Mieli - che come Fausto Brizzi ha tradotto su pellicola un suo romanzo - punta alto, mirando a quel modello di cinema dei sentimenti che sta a metà strada tra Un amore, l'indimenticabile capolavoro di Tavarelli, e Un cuore in inverno di Sautet. Il regista calca molto la metafora dell'apatia sentimentale della protagonista, ibernando l'intero film in una sorta di lunga, unica situazione modulata soltanto dalle minime variazioni del tempo. L'impronta autoriale di Mieli si scorge però soprattutto nelle riprese di una Venezia inconsueta e per niente turistica, fotografata benissimo da Marco Onorato, e nel tentativo di costruire il racconto secondo un'architettura ben visibile. Ma le approssimazioni - a cominciare dal titolo: gli inverni del film sono 11 - si fanno sentire soprattutto nei dialoghi, che a tratti sembrano girare a vuoto, e nel cammeo di Vinicio Capossela, del tutto ingiustificato nella parte in cui suona e canta nemmeno si trovasse sul set di in un film di Fizzarotti.   

giovedì 10 dicembre 2009

A serious man

anno: 2009       
regia: COEN, JOEL * COHEN, ETHAN  
genere: grottesco  
con Michael Stuhlbarg, Fred Melamed, Richard Kind, Aaron Wolff, Jessica McManus, George Wyner, Adam Arkin, Fyvush Finkel, Katherine Borowitz, Amy Landecker, Sari Lennick, Peter Breitmayer, Raye Birk, Alan Mandell, Andrew S. Lentz, Simon Helberg, Yelena Shmulenson, Ari Hoptman, Benjy Portnoe, Allen Lewis Rickman  
location: Usa
voto: *

1967. Il professor Gopnik (Stuhlbarg) è un uomo probo. Insegna fisica all'università di Minneapolis e la sua vita è improntata alla più assoluta rettitudine. Uno studente cerca di corromperlo, la moglie di lasciarlo e il figlio, che non fa altro che ascoltare i Jefferson Airplane dalla mattina alla sera, va malissimo a scuola, mentre la figlia passa il tempo lavandosi i capelli e sottraendogli denaro dal portafogli. Forte di una pazienza di Giobbe, Gopnik non sa che pesci pigliare e si rivolge ai rabbini della comunità ebraica alla quale appartiene, che non gli forniscono altro che risposte anodine.
Che i fratelli Coen siano i maestri indiscussi del grottesco non vi erano dubbi. Che potessero confezionare un film così radicalmente yiddish (a partire dallo stupidissimo e lungo prologo in costume) era più difficile da immaginare. Già perché A serious man porta al parossismo lo humour nero di Burn after reading e L'uomo che non c'era e il cinismo di Non è un paese per vecchi e Ladykillers, senza avere la potenza sarcastica dei primi due e la verve narrativa del secondi. Scritto probabilmente a stretto uso e consumo della comunità ebraica, peraltro oggetto di turlupinatura, il film è difficilmente decifrabile per chi non ha sufficienti rudimenti di Torah e Cabala, e - nel suo essere tanto manierato - tocca il punto più basso della carriera dei due geniali fratelli americani. Certo, rimane un inconfondibile senso dell'inquadratura e una marcata cifra da cinema indipendente, ma il film è brutto quanto lo sono i protagonisti, attori poco noti con fisiognomiche che avrebbero vellicato le fantasie di Lombroso.    

lunedì 7 dicembre 2009

L'uomo nero

anno: 2009       
regia: RUBINI, SERGIO 
genere: commedia 
con Sergio Rubini, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Fabrizio Gifuni, Guido Giaquinto, Anna Falchi, Margherita Buy, Vito Signorile, Maurizio Micheli, Vittorio Ciorcalo, Mario Maranzana, Mariolina De Fano, Adelaide Di Bitonto, Pierluigi Corallo, Nicoletta Carbonara, Isabella Ragno, Rita Del Piano  
location: Italia
voto: 2

Ernesto Rossetti (Rubini) fa il capostazione in un paesino della Puglia, negli anni '60. Da anni coltiva velleità artistiche ispirandosi a Cezanne e la sua grande occasione sembra arrivare quando gli viene offerta la possibilità di una personale nella pro-loco. Un critico del posto assesterà un colpo letale alle sue ambizioni.
Giunto al decimo film da regista, Rubini sembra voler ancora una volta regolare i conti con la critica, come nel precedente Colpo d'occhio, attraverso l'analogia con il mondo delle arti visive. Stavolta non trova di meglio che ripescare un personaggio assai simile a quello degli esordi (La stazione), combinandolo con l'ambientazione nella provincia pugliese che gli è particolarmente congeniale (La terra, Tutto l'amore che c'è). Il risultato è però tremendamente pasticciato e l'idea di mostrare il racconto attraverso gli occhi del piccolo figlio del protagonista trova nel ragazzino un interprete poco consono e mal diretto. Abborracciato anche sotto altri aspetti (il suono in presa diretta è talmente mediocre da riportarci tecnicamente indietro di decenni, la recitazione della Golino è di livello amatoriale, le scantonate oniriche sono gratuite e la durata è esagerata), il film ha dalla sua un notevole lavoro sul trucco e un finale che, per quanto telefonato, si lascia apprezzare.    

martedì 1 dicembre 2009

Welcome

anno: 2009   
regia: LIORET, PHILIPPE
genere: drammatico
con Vincent Lindon, Firat Ayverdi, Audrey Dana, Derya Ayverdi, Thierry Godard, Selim Akgül, Firat Celik, Murat Subasi, Olivier Rabourdin, Yannick Renier, Mouafaq Rushdie, Behi Djanati Ataï, Patrick Ligardes, Jean-Pol Brissart, Blandine Pélissier
location: Francia
voto: 9


Bilal (Ayverdi) è un 17enne iracheno di etnia curda. Ha già fatto 4000 chilometri per raggiungere la sua ragazza in Inghilterra ma non riesce a superare Calais, uno dei punti della costa francese più vicini alla Gran Bretagna. Allora decide di attraversare la Manica a nuoto, e per allenarsi si rivolge a Simon (Lindon), maestro di nuoto, che a differenza di Bilal non è stato neppure capace di attraversare la strada per fermare la moglie che gli ha chiesto il divorzio (Dana) e che fa la volontaria a difesa dei clandestini. Tra allenamenti in piscina, incomprensioni e convivenza, tra Bilal e Simon nasce un rapporto filiale. Ma Bilal non intende rinunciare ai suoi propositi.
Terzo film di Philippe Lioret, che fotografa senza alcuna concessione alla retorica un dramma iperrealista sui sans papiers stretti nella morsa delle ferree leggi fortemente volute da Sarkozy per combattere la clandestinità. Il tema si inserisce in un filone che - segno dei tempi - si sta progressivamente ingrossando (Traffic, Riparo, Machan, L'ospite inatteso, Frozen river, solo per citare i più noti): Lioret lo incapsula nella filigrana di due storie d'amore agli antipodi, facendone un'opera senza fronzoli, essenziale, necessaria, per raccontare la faccia truce di quest'epoca xenofoba, in cui il razzismo si camuffa nell'ipocrisia dello zerbino di casa, dove campeggia la scritta "welcome". Benvenuti.    

domenica 29 novembre 2009

My summer of love

anno: 2004   
regia: PAWLIKOWSKI, PAWEL    
genere: drammatico    
con Nathalie Press, Emily Blunt, Paddy Considine, Dean Andrews, Michelle Byrne, Paul Antony-Barber, Lynette Edwards, Kathryn Sumner    
location: Regno Unito
voto: 4    

La sedicenne Mona (Press) è stata appena lasciata dal suo ragazzo. Suo fratello (Considine), che ha avuto problemi con la giustizia, ha convertito il pub di famiglia in un ritrovo spirituale per 'Cristiani rinati', e l'estate di Mona si preannuncia come più noiosa del solito. Ma nella sua vita irrompe una viziatissima coetanea di tutt'altra estrazione sociale (Blunt), con la quale Mona ingaggia un rapporto lesbico assai morboso.
Racconto di formazione tratto dall'omonimo romanzo di Helen Cross, My summer of love ruota intorno ai temi della fissazione per la religione e per l'identificazione nell'altro. Nonostante la buona prova degli attori, i profili dei personaggi sono sfuocati e il plot narrativo debole e pretestuoso.    

venerdì 27 novembre 2009

Caro diario

anno: 1993   
regia: MORETTI, NANNI 
genere: grottesco a episodi 
con Nanni Moretti, Renato Carpentieri, Antonio Neiwiller, Claudia Della Seta, Lorenzo Alessandri, Raffaella Lebboroni, Marco Paolini, Moni Ovadia, Riccardo Zinna, Giovanna Bozzolo, Sebastiano Nardone, Antonio Petrocelli, Giulio Base, Italo Spinelli, Carlo Mazzacurati, Jennifer Beals, Alexander Rockwell, Conchita Airoldi, Valerio Magrelli, Sergio Lambiase, Roberto Nobile, Gianni Ferraretto, Pino Gentile, Mario Schiano, Serena Nono, Yu Ming Lu, Tou Yui Chang Pio, Umberto Contarello, Franco Lucarelli, Gianfranco Mecacci, Oreste Rotundo,  Il Gruppo Diapason 
location: Italia   
vtoo: 8

Smessi i panni del suo alter ego Michele Apicella e quelli di Don Giulio, Nanni Moretti si propone per la prima volta in una chiave se possibile ancora più autobiografica di quella adottata nei film precedenti. Caro diario è un trittico nel quale il regista romano racconta ciò che gli piace fare (In vespa, il primo episodio, è un gioiello di ironia e un omaggio memorabile a Roma), i problemi di concentrazione sul lavoro (Isole, l'episodio di gran lunga più debole) e l'odissea personale vissuta passando quasi un anno tra medici, ricette e ospedali (Medici). Il registro è antinarrativo, gli elementi di ironia e le stilettate al vetriolo non mancano (contro la critica cinematografica nel primo episodio e il pentitismo degli ex-sessantottini, contro la dittatura dei figli e la teledipendenza nel secondo, contro i medici nel terzo) ma Caro diario è un non-film, spesso assai leggero, autoironico, malinconico, servito da una colonna sonora memorabile.
L'aiuto regista è Riccardo Milani, mentre l'assistente alla regia è Andrea Molaioli, gente che si è formata nella scuderia di Moretti e che in seguito ha dato prove egregie.

sabato 21 novembre 2009

Quel treno per Yuma (3:10 to Yuma)

anno: 2007   
regia: MANGOLD, JAMES  
genere: western  
con Russell Crowe, Christian Bale, Logan Lerman, Ben Foster, Peter Fonda, Vinessa Shaw, Alan Tudyk, Gretchen Mol, Kevin Durand, Dallas Roberts, Luce Rains, Lennie Loftin, Rio Alexander, Johnny Whitworth, Shawn Howell, Luke Wilson, Girard Swan, Christopher Berry, Arron Shiver, Brian Duffy, Pat Ricotti, Chad Brummett, Chris Browning, Sean Hennigan, Benjamin Petry, Jason Rodriguez, Forrest Fyre, Ramon Frank  
location: Usa
voto: 7  

Nell'Arizona di fine '800 il notissimo fuorilegge Ben Wade (interpretato con atteggiamento sornione da Crowe) viene finalmente arrestato. L'uomo deve essere messo sul treno che lo porterà nel carcere di Yuma ma il percorso per arrivarci è lungo e pieno di insidie. A seguire la sparuta compagnia che deve scortare Wade a Yuma si offre Dan Evans (Bale), contadino  molto svelto con grilletto. Il viaggio presentera un mucchio di sorprese. Remake del film Quel treno per Yuma diretto nel 1957 da Delmer Daves, il film di James Mangold racconta in una chiave assai classica il tema del rispetto, mettendo a confronto due personaggi dalle caratteristiche antitetiche. Il soggetto - all'interno del quale il confine tra bene e male è assai incerto - è ben raccontato, gli attori sono tutti in parte e il mix di suspense e azione è garantito dal solido mestiere di un regista piuttosto sottovalutato.    

sabato 14 novembre 2009

Good morning Aman

anno: 2009       
regia: NOCE, CLAUDIO  
genere: drammatico  
con Said Sabrie, Valerio Mastandrea, Anita Caprioli, Amin Nour, Giordano De Plano, Adamo Dionisi, Sandra Toffolatti  
location: Italia
voto: 2

Aman (Sabrie), ventenne di origine somala, vive ne palazzone romano di Corviale, lavora presso un rivenditore di auto usate e sogna col suo amico Said una vita diversa, sulla quale fantastica dalle terrazze del quartiere Esquilino. L'occasione gli si presenta quando conosce Teodoro (Mastendrea, qui anche nelle vesti di coproduttore), un ex pugile quarantenne con un losco passato, che vive chiuso in casa da tre anni. Aman diventa il suo braccio destro, ma il sodalizio - che li accomuna soltanto per l'insonnia - non porterà nulla di buono a entrambi.
Dopo il convincente cortometraggio Adil & Yusuf, incentrato anch'esso sui problemi dell'integrazione somala nella capitale, Claudio Noce approda al suo primo lungometraggio con un film molto ambizioso: macchina perennemente a spalla, canzoni d'autore, montaggio che sfrutta moltissimo sovrapposizioni e decoupage tra l'immagine e il sonoro, pause e silenzi ostentati, dialoghi diafani. Tantissima tecnica messa a disposizione di un film algido, inutilmente compiaciuto ma molto apprezzato dalla critica.    

sabato 7 novembre 2009

L'uomo di vetro

anno: 2007
regia: INCERTI, STEFANO
genere: drammatico
con David Coco, Anna Bonaiuto, Tony Sperandeo, Elaine Bonsangue, Ilenia Maccarrone, Ninni Bruschetta, Francesco Scianna, Tony Palazzo
location: Italia   
voto: 6

La vera storia di Leonardo Vitale (Coco), il primo pentito di Mafia che venne ucciso nel 1984 pochi mesi dopo la scarcerazione. Timorato di Dio e insofferente al peso della sua coscienza, Vitale trovò il coraggio per confessare gli omicidi commessi per conto della mafia, finendo nel manicomio giudiziario a causa della recalcitranza da parte delle istituzioni a riconoscere come vere le sue confessioni.
Incerti ne traduce la storia in un film registicamente pacato con molti debiti verso il cinema di Rosi e quello di Petri, ma che osa anche piuttosto poco, che non cerca la spettacolarizzazione ma neppure l'agiografia del protagonista e si tiene a debita distanza dagli stereotipi di genere. Premio per la sceneggiatura al Taormina film festival 2007 a Heidrun Schleef e Salvatore Parlagreco.   

venerdì 6 novembre 2009

Il mio piede sinistro (My Left Foot)

anno: 1989   
regia: SHERIDAN, JIM  
genere: drammatico  
con Daniel Day-Lewis, Brenda Fricker, Alison Whelan, Kirsten Sheridan, Cyril Cusack, Ray McAnally, Owen Sharp, Darren McHugh, Declan Croghan, Hugh O'Conor, Fiona Shaw, Ruth McCabe, Eanna MacLiam, Adrian Dunbar  
location: Irlanda
voto: 6

Nato a Dublino nel 1932 da un parto sfortunato, Christy Brown (Day-Lewis) soffre di una paralisi cerebrale che ne limita il linguaggio e i movimenti. Cresciuto in una numerosissima quanto modesta famiglia, Christy grazie a una grande forza di volontà e al suo piede funzionante diventerà un artista con abilità nel campo della pittura e della narrativa.
Il film d'esordio dell'irlandese Jim Sheridan indulge di quando in quando al pietismo, soffre di qualche lungaggine ma è servito dalla prova stratosferica di Daniel Day-Lewis e da quella maiuscola di Brenda Fricker, giustamente insigniti con l'Oscar rispettivamente quali migliore attore protagonista e miglior attrice non protagonista.    

domenica 1 novembre 2009

Tony Manero

anno: 2008   
regia: LARRAIN, PABLO
genere: drammatico
con Alfredo Castro, Paola Lattus, Héctor Morales, Amparo Noguera, Elsa Poblete
location: Cile   
voto:3



Nel Cile del 1978, sotto la dittatura di Pinochet, il cinquantenne Raul vive ossessionato dalla figura di Tony Manero, il personaggio interpretato da John Travolta ne La febbre del sabato sera. Raul ne imita movenze e balli in locali di infimo livello, preparandosi alla sua grande occasione: una gara televisiva per il sosia più bravo. Per raggiungere il suo obiettivo, Raul non esita a uccidere. Pablo Larrain, regista del film, ricorre a un registro narrativo algido e straniato, con macchina da presa perennemente in spalla a generare un effetto di brutale iperrealismo. Dietro questa cifra stilistica emergono i temi del colonialismo culturale e dell'emarginazione sociale che si traduce in furia cieca. Lo sguardo del regista cileno è asettico, lascia parlare le immagini come se si trattasse di un documentario, ma il film rimane freddo e poco ficcante. Due premi al Torino Film Festival (2008): quello per il miglior film e quello per il miglior attore (Alfredo Castro).

sabato 31 ottobre 2009

Il nastro bianco (Das weisse Band)

anno: 2009   
regia: HANEKE, MICHAEL
genere: drammatico
con Susanne Lothar, Ulrich Tukur, Burghart Klaußner, Josef Bierbichler, Marisa Growaldt, Christian Friedel, Leonie Benesch, Ursina Lardi, Steffi Kühnert, Gabriela Maria Schmeide, Rainer Bock, Maria-Victoria Dragus, Leonard Proxauf, Janina Fautz, Michael Kranz, Levin Henning, Johanna Busse, Yuma Amecke, Thibault Sérié, Enno Trebs, Theo Trebs, Sebastian Hülk, Kai-Peter Malina, Aaron Denkel, Anne-Kathrin Gummich, Luzie Ahrens, Gary Bestla, Leonard Boes, Sophie Czech, Paraschiva Dragus, Selina Ewald, Nora Gruler, Tim Guderjahn, Jonas Jennerjahn, Ole Joensson, Gerrit Langentepe, Lena Pankow, Sebastian Pauli, Franz Rewoldt, Kevin Schmolinski, Alexander Sedl, Nino Seide, Marvin Ray Spey, Malin Steffen, Lilli Trebs, Paul Wolf, Margarete Zimmermann, Michael Schenk, Hanus Polak Jr., Vincent Krüger, Sara Schivazappa, Rüdiger Hauffe, Arndt Schwering-Sohnrey, Florian Köhler, Sebastian Lach, Marcin Tyrol, Sebastian Badurek, Krysiek Zarzecki, Sebastian Pawlak, Lilli Fichtner, Amelie Litwin, Paula Kalinski, Vladik Otaryan, Peter Mörike, Hans-Matthias Glassmann
location: Germania
voto: 8

Un villaggio della Germania alla vigilia della Grande Guerra è funestato da eventi sinistri: il medico locale ha uno strano incidente a cavallo, una donna muore a causa di un apparente incidente sul lavoro, un bambino viene selvaggiamente picchiato e un secondo bambino, disabile, subisce la stessa sorte. La vita nel villaggio va avanti, ma tra la gente del posto cominciano a serpeggiare reciproci sospetti e rancori.
L'austriaco Michael Haneke, che con Il nastro bianco si è aggiudicato la Palma d'oro per il miglior film al Festival di Cannes, confeziona un'opera corale sul tema della società patriarcale: l'educazione severissima e rigidamente formale impartita ai bambini - veri protagonisti del film - è l'humus sul quale di lì a vent'anni avrebbe germogliato il nazismo. Omertà e delazione, famiglie disfunzionali, vessazioni psicologiche e fisiche nel film sono tutte declinate secondo l'imperativo dell'onora il padre. Haneke ne sottolinea le aberrazioni con un bianco e nero che accentua i contrasti tra il bene e il male e con una poetica del fuori campo che, con una sola eccezione, ripropone la presenza di una malvagità inafferrabile che affonda le sue radici nelle colpe di chi la cerca (come già accadeva in Niente da nascondere), nei devastanti anticorpi generati da quella stessa terribile educazione repressiva. Come in tutti i film di Haneke, anche in quest'opera fluviale (oltre 2 ore mezza di durata) lo stile - sottolineato dalla voce off del maestro del villaggio diventato ormai anziano - è distaccato e senza partecipazione verso le paturnie dei personaggi, velatamente morboso e disturbante, mentre le atmosfere, cupe e suggestive, ricordano quelle di Scene di caccia in bassa Baviera. La musica è assente.    

venerdì 30 ottobre 2009

Once

anno: 2007   
regia: CARNEY, JOHN    
genere: musicale    
con Glen Hansard, Markéta Irglová, Hugh Walsh, Gerard Hendrick, Alaistair Foley, Geoff Minogue, Bill Hodnett, Danuse Ktrestova    
location: Irlanda
voto: 5    

Lui sbarca il lunario suonando per le strade di Dublino e aggiustando aspirapolveri nel negozio del padre; lei è una ragazza ceca con figlia e madre a carico e marito lontano. Entrambi, per ragioni diverse, sembrano aver perso l'amore. Si innamorano, incidono un disco e riprendono i loro destini.
Film piccolo piccolo con extra-low budget, Once gira per un'ora e venti intorno alle fantasie dei due protagonisti, accompagnandoci con della buona musica (scritta dallo stesso Hansard, cantautore dalle inflessioni neo-acustiche) ma poggiando su una struttura narrativa minima e fragilissima.    

mercoledì 28 ottobre 2009

Italians

anno: 2009   
regia: VERONESI, GIOVANNI   
genere: commedia a episodi   
con Carlo Verdone, Sergio Castellitto, Riccardo Scamarcio, Ksenia Rappoport, Dario Bandiera, Makram J. Khoury, Remo Girone, Valeria Solarino, Ottaviano Blitch, Elena Presti, Mauro Marchese, Cristina Odasso   
location: Italia
voto: *

L'undicesimo film di Giovanni Veronesi, copia incolore e scadente dei grandi autori della commedia all'italiana, si articola in due episodi. Nel primo Fortunato (Castellitto) deve trasportare alcune Ferrari rubate in Arabia Saudita, accompagnato da un vice (Scamarcio) che in futuro lo dovrà sostituire nella ditta presso la quale lavora. Nel secondo un noto professore di odontoiatria si trova in mezzo a un enorme pasticcio a San Pietroburgo per aver ceduto alla tentazione di andare con le prostitute.
Veronesi, che ha scritto il copione con Ugo Chiti e Andrea Agnello, vorrebbe raccontare i tratti tipici degli italiani all'estero: la furbizia e il dongiovannismo. Non riesce invece che a sfornare clichè a ripetizione, con una comicità di grana grossa che è persino eccessivo definire tale, molto vicina a quella degli indigesti cinepanettoni (non a caso a distribuire è la FilmAuro). La bella prova di Castellitto e la mimica convulsa e tutta sopra le righe di Verdone non servono a salvare un film pessimo.    

sabato 24 ottobre 2009

Baarìa

anno: 2009       
regia: TORNATORE, GIUSEPPE
genere: drammatico
con Francesco Scianna, Margareth Madè, Nicole Grimaudo, Ángela Molina, Lina Sastri, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Gaetano Aronica, Alfio Sorbello, Luigi Lo Cascio, Enrico Lo Verso, Nino Frassica, Laura Chiatti, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Giorgio Faletti, Corrado Fortuna, Paolo Briguglia, Leo Gullotta, Beppe Fiorello, Luigi Maria Burruano, Franco Scaldati, Aldo Baglio, Monica Bellucci, Donatella Finocchiaro, Marcello Mazzarella, Raoul Bova, Gabriele Lavia, Sebastiano Lo Monaco, Tony Sperandeo, Elena Russo, Gisella Marengo, Alessandro Di Carlo, Giovanni Gambino, Davide Viviani, Mariangela Di Cristina, Christian Canzoneri, Giuseppe Garufi, Gaetano Sciortino, Giuseppe Russo (II), Maurizio San Fratello, Valentina Rubino, Desirée Rubino, Anna Faranna, Fabrizio Romano, Gaetano Bruno, Lollo Franco, Marco Iermanò, Adele Tirante, Michele Russo, Lauretana Di Salvo, Gaetano Balistreri, Alessandro Schiavo, Orio Scaduto, Enrico Salimbeni, Ludovico Vitrano, Nino Russo    
location: Italia
voto: 5

Mezzo secolo di storia italiana (tra gli anni '30 e gli anni '80 del Novecento) vista attraverso il prisma di Bagheria, il paese siciliano che ha dato i natali a Peppuccio Tornatore. Protagonista ne è Peppino (Scianna), figlio di pecorari con scarse inclinazioni allo studio, carattere difficile e militanza precoce nelle file del partito comunista, padre di una nidiata di bambini.
Alla domanda di dove sia la trama, questa è la risposta: non c'è. Già, perché il film di Tornatore non è altro che un pastrocchio che assembla l'afflato poetico di Nuovo cinema Paradiso con l'epica di C'era una volta in America, senza avere né il lirismo del primo né il senso di un'epopea del secondo, occhieggiando semmai al lavoro meno riuscito del regista siciliano, Malena. Enfatico, ipertrofico, magniloquente, rutilante, fluviale (quasi tre ore di durata), strillato dalla prima all'ultima scena, servito dalla musica tonitruante e insopportabile di Ennio Morricone, il film ha il suo difetto peggiore nella concezione a sketch. Tornatore, infatti, pur di infilare nell'opera tutti i suoi conterranei, non fa altro che costruire un patchwork di scenette e situazioni, alcune peraltro molto divertenti, a fare da corredo a una trama slabbrata e a uno sfondo storico che chiama in causa la mafia, la politica, le rivolte dei braccianti e una miriade di clichè sulla Trinacria che rendono un pessimo servizio agli isolani. Il tutto al solo scopo di mostrare, ancora una volta, un talento visivo fuori dal comune, di raccontare il proprio personale amarcord attraverso un turbinio di carrellate, scene di massa, dolly, dissolvenze. Come a dire: tutto fumo e niente arrosto.    

venerdì 23 ottobre 2009

Hotel Rwanda. Una storia vera

anno: 2004   
regia: GEORGE, TERRY 
genere: drammatico 
con Don Cheadle, Sophie Okonedo, Nick Nolte, Antonio David Lyons, Cara Seymour, Joaquin Phoenix, Desmond Dube, David O'Hara, Fana Mokoena, Hakeem Kae-Kazim, Tony Kgoroge, Mosa Kaiser, Mothusi Magano, Roberto Citran    
location: Ruanda
voto: 6 

Nel 1994 la guerra civile insanguinò il Ruanda, in Africa, provocando un milione di morti, un genocidio di incredibili proporzioni. Terry George prova a raccontare quegli eventi terribili a partire da una storia vera, quella di Paul Rusesabagina (Cheadle), direttore d'albergo di etnia Hutu, una sorta di Schindler nero che diede rifugio a centinaia di Tutsi, la minoranza etnica legata ai colonialisti belgi, perseguitata dalla milizia e dai rivoltosi col machete tra le mani.
Il film è in pieno stile hollywoodiano, con cedimenti sui risvolti sentimentali e tentazioni didascaliche, una discreta quota di retorica e di enfasi, ma anche con una nitida messa a fuoco delle responsabilità internazionali ("voi siete immondizia", viene ammonito il protagonista con crudo cinismo, "l'Africa non interessa a nessuno"). Lo scenario che fa da sfondo alla vicenda è  comunque ben disegnato, in linea con film che hanno raccontato tragedie simili (Un anno vissuto pericolosamente, Urla dal silenzio): l'impotenza delle scarse forze dell'ONU, le difficoltà da parte dei reporter nel documentare gli accadimenti.    

martedì 20 ottobre 2009

Bastardi senza gloria (Inglourious Basterds)

anno: 2009   
regia: TARANTINO, QUENTIN  
genere: thriller  
con Brad Pitt,  Mélanie Laurent,  Christoph Waltz,  Eli Roth,  Michael Fassbender,  Diane Kruger,  Daniel Brühl,  Til Schweiger,  Gedeon Burkhard,  Jacky Ido,  B.J. Novak,  Omar Doom,  August Diehl,  Denis Menochet,  Sylvester Groth,  Martin Wuttke,  Mike Myers,  Julie Dreyfus,  Richard Sammel,  Alexander Fehling,  Rod Taylor,  Soenke Möhring,  Samm Levine,  Paul Rust,  Michael Bacall,  Arndt Schwering-Sohnrey,  Petra Hartung,  Volker Michalowski,  Ken Duken,  Christian Berkel,  Anne-Sophie Franck,  Léa Seydoux,  Tina Rodriguez,  Lena Friedrich,  Ludger Pistor,  Jana Pallaske,  Wolfgang Lindner,  Michael Kranz,  Rainer Bock,  André Penvern,  Sebastian Hülk,  Buddy Joe Hooker,  Carlos Fidel,  Christian Brückner,  Hilmar Eichhorn,  Patrick Elias,  Eva Löbau,  Salvadore Brandt,  Jasper Linnewedel,  Wilfried Hochholdinger,  Olivier Girard,  Michael Scheel,  Leo Plank,  Andreas Tietz,  Bo Svenson,  Enzo G. Castellari  
location: Francia
voto: 10

Parigi, 1944. Un gruppo di soldati ebrei americani chiamati "i bastardi" e la giovane sopravvissuta a una strage nazista (Laurent) stanno preparando - ciascuno ignorando il progetto parallelo - una strage in un cinema, in occasione della prima di un film di propaganda nazista alla quale interverranno anche Hitler e Goebbels. Ma un astuto comandante della Gestapo (Waltz) potrebbe far saltare entrambi i piani.
"Questo potrebbe essere il mio capolavoro", fa dire Tarantino a Brad Pitt, soddisfatto - nell'ultima scena del film - per aver inciso sulla fronte del nemico l'ennesima svastica, in modo che i nazisti possano essere riconoscibili anche senza divisa. Ma la frase non è lì per caso: mixando un film dell'italiano Castallari (Quel maledetto treno blindato) con uno di Aldrich (Quella sporca dozzina), il regista più folle di Hollywood compie il suo capolavoro frullandoci dentro tutti i topoi del suo cinema: il gusto per i soprannomi, il tema della vendetta (al cinema gli ebrei si prendono la loro rivincita sui nazisti), gli inserti da fumetto, le esagerazioni splatter, l'umorismo, il gusto per la citazione cinematografica e quello per il politicamente scorretto (qui si scherza con l'Olocausto…). Il tutto sorretto da una sceneggiatura impeccabile, suddivisa come al solito in capitoli, dove non c'è una sola scena che allenti per un attimo la suspense. Da sola, quella nella taverna dove si danno appuntamento i bastardi entra di diritto nella storia del cinema. Da vedere e rivedere, a dispetto delle due ore e mezza di durata che scivolano via in un attimo.
Meritatissimo il premio per la migliore interpretazione maschile a Christoph Waltz, vero mattatore del film, al festival di Cannes. Lo stesso attore si è anche aggiudicato il Premio Oscar 2010 come migliore attore non protagonista.

sabato 17 ottobre 2009

L'Italia del nostro scontento

anno: 2009   
regia: FUKSAS, ELISA * LE MOLI, LUCREZIA * MUCI, FRANCESCA
genere: documentario
location: Italia
voto: 6


Ambiente, giovani e politica raccontati da tre giovani registe volute dal patron di Rai Cinema, Franco Scaglia. Nel primo capitolo (di Elisa Fuksas; voto: 5/6) vengono analizzate le ragioni che hanno portato l'Italia dall'essere un Paese paesaggisticamente e artisticamente meraviglioso agli scempi degli ultimi 90 anni. Il capitolo sui giovani, diretto da Francesca Muci (voto: 3/6) è una panoramica condotta nell'intera penisola  su vita, speranze e obiettivi dei giovani d'oggi. L'ultimo, dedicato alla politica e diretto da Lucrezia Le Moli (voto: 4/6) fornisce agli intervistati l'occasione per rispondere a domande molto semplici: cosa hai votato, perché hai votato così e cosa ti aspetti.
Il quadro d'insieme, a dispetto del fatto che le tre registe in erba abbiano lavorato separatamente, è complessivamente omogeneo. Ma mentre nel primo dei tre episodi, diretto dalla figlia del celebre architetto Massimiliano Fuksas, c'è un obiettivo chiaro e una ricerca tutt'altro che banale nel montaggio e nelle immagini, gli altri due, e in particolare il capitolo sui giovani, scadono nell'inchiesta a clichè, sono privi di metodo e chiarezza di intenti e rimangono sideralmente lontani dal nitore di documentari come Vogliamo anche le rose, Videocracy, Parole sante, Biùtiful cauntri e Nazirock. A corredare il tutto ci sono gli interventi di Alain Touraine, Oliviero Toscani, Edoardo Winspeare, alternati a quelli della tantissima gente comune intervistata un po' ovunque.    

venerdì 16 ottobre 2009

Up

anno: 2009   
regia: DOCTER, PETE * PETERSON, BOB 
genere: animazione 
location: Usa
voto: 7,5

Rimasto vedovo e diventato insofferente alla pressante colata di cemento che gli gravita intorno, il signor Fredricksen aggancia la sua casa a migliaia di palloncini e vola verso le Cascate Paradiso, dove la sua amatissima moglie avrebbe voluto andare senza mai riuscirci. "A bordo" con lui c'è un giovane boyscout obeso con gli occhi a mandorla, finito in volo per il caparbio tentativo di assicurarsi la medaglietta mancante per l'aiuto fornito a un anziano. Arrivati quasi a destinazione, i due si imbattono in un esploratore nazistoide che era stato l'eroe d'infanzia del signor Fredricksen e che ora vive isolato dal mondo all'interno di un dirigibile e al comando di un esercito di cani, determinatissimo ad acciuffare un chimerico uccello alto 5 metri.
Otto anni dopo Monsters & Co., la Pixar riporta Pete Docter in cabina di regia, affiancandogli Bob Peterson. Sarà che due cervelli in certi casi sono troppi, ma - nonostante la consueta, impeccabile animazione delle produzione Pixar - il film ha una prima parte molto suggestiva e poetica e una seconda convulsa e a tratti pretestuosa. Come già ne Gli incredibili, Cars, Ratatouille e Wall-e, sembra che l'attitudine della Pixar stia diventando quella di strafare sul piano delle immagini lasciando progressivamente sulle quinte la coerenza e la fluidità del plot narrativo. Davanti a tanta meraviglia di invenzioni visive, al gusto delle molte citazioni cinematografiche (da Gran Torino alla fisionomica di Spencer Tracy), e ai richiami alla poetica di Jules Verne in fondo si tratta solo di un piccolo neo. Ottimo il doppiaggio italiano, affidato alle voci di Giancarlo Giannini, Arnoldo Foà e Neri Marcorè.
Premio Oscar 2010 come miglior film d'animazione.    

domenica 11 ottobre 2009

Basta che funzioni (Whatever Works)

anno: 2009   
regia: ALLEN, WOODY 
genere: commedia 
con Larry David, Evan Rachel Wood, Adam Brooks, Lyle Kanouse, Michael McKean, Clifford Lee Dickson, Yolonda Ross, Carolyn McCormick, Samantha Bee, Conleth Hill, Marcia DeBonis, John Gallagher Jr., Willa Cuthrell-Tuttleman, Nicole Patrick, Patricia Clarkson, Henry Cavill, Olek Krupa, Ed Begley Jr., Christopher Evan Welch, Jessica Hecht, Lindsay Michelle Nader, Armand Schultz, Steve Antonucci, Marc Alan Austen, Julie Basem, Kenneth Edelson, Chris Nuñez, Quincy Rose, Robin Singer 
location: Usa   
voto: 7,5

Boris Yellnikoff (David) è un sessantenne newyorchese misantropo, ipocondriaco, convinto di essere un mancato premio Nobel, che si guadagna da vivere insegnando gli scacchi a dei ragazzini che tratta come perfetti imbecilli e che ha alle spalle una carriera da fisico e un tentativo di suicidio che lo ha lasciato claudicante. Quando nella sua vita irrompe la 21enne Melody (Wood), un squinternata del Mississippi con poco sale in zucca, in fuga da una madre virago, Boris inizia con lei una convivenza forzata che si trasforma in un  matrimonio e che cambierà notevolmente la sua vita.
Al suo trentanovesimo film Woody Allen torna nella sua Manhattan con una commedia acida al centro della quale si trova il suo alter ego Larry David, cabarettista televisivo che, attraverso la penna di Allen, sembra averne per tutti: dalla grettezza dei bianchi del Sud al fondamentalismo cattolico (la frase "Dio è gay" non mancherà di scandalizzare qualcuno), alla sessuofobia diffusa. È puro cinema situazionista e di parola, con la macchina da presa spesso immobile a fungere anche da interlocutrice del protagonista che si rivolge al pubblico in sala, con una trama pressoché invisibile, nel quale a contare sono i dialoghi incendiari e le battute a raffica che non sentivamo dalle stagioni migliori del regista americano. Il tutto imbastito su un'idea dell'amore secondo cui è il caso a governare la nostra vita molto più di quanto non siano i nostri sforzi.    

domenica 4 ottobre 2009

Lezioni d'amore (Elegy)

anno: 2009       
regia: COIXET, ISABEL
genere: sentimentale
con Ben Kingsley, Penelope Cruz, Dennis Hopper, Patricia Clarkson, Deborah Harry, Peter Sarsgaard, Chelah Horsdal, Sonja Bennett, Michelle Harrison, Laura Mennell    
location: Usa
voto: 5

Il professor Kepesh (Kingsley), sessantenne sottaniere abituato a sedurre le sue studentesse, si invaghisce della bella Consuela (Cruz). La ragazza gli fa perdere la testa, diventa la sua ossessione fino a quando, infastidita dal comportamento dell'uomo, non se ne allontana. I due si ritroveranno un paio d'anni dopo, quando Consuela si ripresenta alla porta del professore per metterlo al corrente di una brutta notizia.
Le credenziali c'erano tutte: dal soggetto - tratto da un romanzo di Philip Roth - alla regia - affidata all'estro sensibile di Isabelle Coixet, già autrice di Le cose che non ti ho mai detto, La mia vita senza me e La vita segreta delle parole - al cast, con due stelle di prima grandezza come Ben Kingsley e Penelope Cruz. La trasferta oltreoceano non ha invece giovato alla regista spagnola, tant'è che il film non funziona, divaga macchinosamente tra eros patinato e dialoghi tronfi, tracimando in una dimensione narrativa tanto elegante quanto inerte e artificiale.    

sabato 3 ottobre 2009

Tris di donne e abiti nuziali

anno: 2009        
regia: TERRACCIANO, VINCENZO    
genere: commedia    

con Sergio Castellitto, Martina Gedeck, Paolo Briguglia, Raffaella Rea, Salvatore Cantalupo, Paolo Calabresi, Elena Bouryka, Gigio Morra, Renato Marchetti, Giovanni Esposito, Iaia Forte, Flavio Parenti

location: Italia        
voto: 6,5    
 

Luisa Campanella (Rea) sta per sposarsi e affinché il matrimonio possa andare nel migliore dei modi sua madre (Gedeck) è disposta sbarcare il lunario con piccoli lavoretti di sartoria. Il problema è che suo padre (Castellitto, per la seconda volta in coppia con la Gedeck dopo Ricette d'amore), un cinquantenne andato precocemente in pensione, è un giocatore tanto incallito quanto incapace, che in poco tempo dilapida gli averi della famiglia. Suo figlio Giovanni (Briguglia) tenta di correre ai ripari seguendo con ben altro talento la strada paterna.

Otto anni dopo la commedia partenopea di Ribelli per caso, Terracciano torna sul grande schermo a seguito di una lunga sosta in televisione, dove - tra gli altri - ha diretto la fortunata serie di Un posto al sole. La matrice televisiva visibilissima nel buon giallo giudiziario d'esordio, Per tutto il tempo che ci resta, viene ribadita in questo film al centro del quale ci sono il gioco delle carte e le scommesse ippiche. Un po' L'oro di Napoli, un po' Febbre da cavallo, il film del regista partenopeo si affida soprattutto alla strabiliante interpretazione di Castellitto, al quale fa da supporto un nugolo di caratteristi che ricorda la migliore stagione della commedia all'italiana senza però aggiungere nulla di nuovo.    


sabato 26 settembre 2009

La ragazza che giocava con il fuoco (Flickan som lekte med elden)

anno: 2009       
regia: ALFREDSON, DANIEL  
genere: giallo  
con Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Lena Endre, Micke Spreitz, Georgi Staykov, Sofia Ledarp, Peter Andersson, Per Oscarsson, Paolo Roberto, Hans Alfredson, Yasmine Garbi, Annika Hallin, Alexandra Eisenstein, Tanja Lorentzon, Jörgen Berthage, Ralph Carlsson, Magnus Krepper, Sven Ahlström, Daniel Gustavsson, Johan Kylén    
location: Svezia
voto: 6  

Un noto giornalista svedese, Mikael Blomkvist (Nyqvist), sta per pubblicare sulla rivista Millennium l'inchiesta di un suo collega sul traffico di prostitute. L'autore dell'inchiesta e la sua compagna vengono uccisi, così come il tutore di Lisbeth Salander (Rapace), una giovane hacker che ha alle spalle anni di istituzionalizzazione psichiatrica. I sospetti cadono tutti su di lei, che dovrà vedersela con il suo passato più fosco e con un energumeno da combattimento con le sembianza di Pappalardo per uscire da una matassa ingarbugliatissima.
Secondo episodio della fortunata trilogia Millennium, tratta dai romanzi di Stieg Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco ha gli stessi protagonisti del precedente Uomini che odiano le donne. La regia passa dalle mani di Niels Arden Oplev a quelle di Daniel Alfredson. Rispetto all'episodio precedente, il film di Alfredson soffre di una maggiore prolissità, riuscendo meno a snellire la ponderosa mole della pagina letteraria, riduce il tasso di crudeltà, ha un occhio più televisivo e lavora prodigiosamente con il trucco sugli attori. Lo scenario umano rimane tuttavia agghiacciante, sottilmente incentrato su una faida familiare che prende spunto dal finale dell'opera precedente. In attesa di vedere Uomini che odiano le nonne, La ragazza che giocava col sudoku e Il ritorno di Pappalardo, il secondo episodio della serie Millennium è comunque un godibile film di genere.    

giovedì 24 settembre 2009

Cosmonauta

anno: 2009       
regia: NICCHIARELLI, SUSANNA  
genere: commedia  
con Miriana Raschillà, Pietro Del Giudice, Sergio Rubini, Claudia Pandolfi, Susanna Nicchiarelli, Angelo Orlando, Michelangelo Ciminale, Valentino Campitelli  
location: Italia
voto: 1  

Roma, 1963. La quindicenne Luciana (Raschillà) ha ereditato dal padre, morto prematuramente, la passione per la politica. Sua madre (Pandolfi) per tirare avanti ha dovuto sposare un uomo di destra (Rubini), suo fratello (Del Giudice) soffre di epilessia ed è un po' strano e lei frequenta la sezione del PC del Trullo, dove si invaghisce di un giovane militante.
Preceduto da un cortometraggio di animazione in plastilina che racconta la leggendaria missione sovietica dello Sputnik 5 (era il 1960), in cui vennero mandati in orbita cani, topi e ragni, Cosmonauta racconta il sogno dei primi anni '60 attraverso la metafora degli insperati successi spaziali dell'Unione Sovietica. Un po' racconto di formazione, un po' affresco di un'epoca carica di ingenuità, inframmezzato da immagini di repertorio sulle imprese del Vostok e dello Sputnik, il film è un amarcord in chiave politica con accenti sulla discriminazione di genere, una sorta di Mille bolle blu che vorrebbe coniugare nostalgia e ideologia di un'epoca. Dalla regista, che pure ha un dottorato in filosofia alla Normale di Pisa, ci si sarebbe aspettati di più. Il suo film è invece la conferma che, con qualche eccezione (Wertmuller, Archibugi, Bigelow, Von Trotta), le donne stanno alla regia come gli uomini all'uncinetto. In Cosmonauta gli ambienti sono fasulli, la recitazione di livello parrocchiale, i dialoghi imbarazzanti e persino la scelta ardita delle musiche d'epoca, riarrangiate in chiave contemporanea, stridente col contesto. A conferma di cosa è diventato da anni quello che a Venezia si ostinano a chiamare Festival del cinema, Cosmonauta si è aggiudicato il premio come miglior film nella sezione 'Controcampo italiano'.    

lunedì 21 settembre 2009

Lo spazio bianco

anno: 2009       
regia: COMENCINI, FRANCESCA   
genere: drammatico   
con Margherita Buy, Gaetano Bruno, Giovanni Ludeno, Antonia Truppo, Guido Caprino, Salvatore Cantalupo, Maria Paiato, Anna Gigante    
location: Italia
voto: 5   

Lo spazio bianco del titolo è quello asettico di una stanza d'ospedale dove Irene, nata prematura a soli 6 mesi, vive attaccata a un'incubatrice. A vegliarla ogni giorno c'è Maria (Buy), insegnante ultraquarantenne in una scuola serale partenopea, che ha riempito lo spazio bianco della sua vita con relazioni precarie, solitudine, qualche buona amicizia, e che adesso si trova davanti alla difficile scelta di una maternità da condurre senza l'aiuto di un partner e in età avanzata.
Film difficile e ambizioso, Lo spazio bianco gravita intorno ai temi della rinuncia e dell'attesa. Intorno alla protagonista si muovono personaggi che hanno rinunciato alla libertà personale (la donna magistrato), alla cultura (gli alunni tardivi), alla giovinezza (le ragazze madri), e che sono tutti in attesa di qualcosa: del momento di una sigaretta, di un diploma scolastico, di un futuro felice. Servita dall'impeccabile fotografia di Luca Bigazzi, che riprende una Napoli insolita, Francesca Comencini cerca una via molto personale al racconto sulla maternità, perdendosi in qualche deriva narrativa, qualche personaggio sbiadito, qualche eccesso visionario (la stonatissima scena del balletto delle madri), firmando così un'opera le cui ambizioni superano di gran lunga il risultato ma in cui Margherita Buy, con un'interpretazione vibrante e commovente, da sola vale il prezzo del biglietto.    

domenica 13 settembre 2009

Away from her - Lontano da lei

anno: 2007   
regia: POLLEY, SARAH
genere: drammatico
13/09/2009    Julie  Christie, Gordon  Pinsent, Olympia  Dukakis, Murphy  Aubrey, Kristen  Thomson, Wendy  Crewson, Alberta  Watson, Deanna  Dezmari, Clare  Coulter, Thomas  Hauff, Grace Lynn  Kung, Lili  Francks, Andrew  Moodie, Judy  Sinclair, Tom  Harvey, Carolyn  Hetherington, Stacey  Laberge
location: Canada
voto: 6

Fiona (una ancora bellissima Christie) e Grant Anderson (Pinsent) sono sposati da 44 anni. Quando lei comincia a manifestare i primi sintomi del morbo di Alzheimer, lui cerca di aiutarla in ogni modo, portandola in una clinica e assecondandola persino quando lei si invaghisce di un altro paziente.
Passata dietro la macchina da presa dopo diversi film sul tema del dolore (La mia vita senza me, Il dolce domani, La vita segreta delle parole), la canadese Sarah Polley dirige un film intenso che ricorda per certi versi Le pagine della nostra vita di Nick Cassavetes. Away from her è tratto da un racconto di Alice Munro, è denso di sfumature psicologiche e inserito in una cornice innevata, eppure sostanzialmente monocorde, concedendo pochissimo alla trama. Golden Globe 2008 a Julie Christie come miglior attrice protagonista di un film drammatico.    

mercoledì 9 settembre 2009

L'amore e basta

anno: 2009       
regia: CONSIGLIO, STEFANO 
genere: documentario 
con Luca Zingaretti 
location: Italia       
voto: 5,5

Nove coppie omosessuali, quasi tutte di lungo corso, raccontano davanti a una immobile macchina da presa le loro storie: il primo bacio, la formazione della coppia, i problemi con la famiglia d'origine, il rapporto con la Chiesa e la religione, la discriminazione, la scoperta della loro diversità, il transito - in alcuni casi - dalla etero alla omosessualità. Al suo primo lungometraggio, Stefano Consiglio ha il merito di portare sul grande schermo un tema che - a dispetto delle tante battaglie civili sostenute - rimane ancora scottante. È amore e basta, come sostiene in maniera lapidaria il titolo che tradisce il teorema del film, non a caso introdotto dalle osservazioni sgombre da qualsiasi pregiudizio omofobico di bambini e adolescenti e dal bel testo, scritto da Aldo Nove, interpretato da Luca Zingaretti.
Le biografie raccontate dai 18 protagonisti, tuttavia, non fanno che vellicare una curiosità da buco della serratura. I 18 intervistati, infatti, sembrano davvero troppo simili tra loro quanto a condizione sociale per offrire uno spaccato minimanente differenziato, cadono tutti (o quasi) nei medesimi stereotipi e l'aver racconto casi in Germania, Francia e Spagna - richiedendo l'ausilio dei sottotitoli - penalizza il film invece di fornire una panoramica più estesa. Il modello, insomma, rimane quello di Comizi d'amore di Pasolini, con minor audacia, molte domande in stile Marzullo (il tormentone "voi siete una coppia o una famiglia?") e un approccio filmico di stampo strettamente televisivo, nel quale l'unico vero valore aggiunto sono le notevoli animazioni di Ursula Ferrara che inframmezzano le diverse storie.

giovedì 3 settembre 2009

Videocracy. Basta apparire

anno: 2009   
regia: GANDINI, ERIK 
genere: documentario 
con Silvio Berlusconi, Lele Mora, Fabrizio Corona 
location: Italia
voto: 8


Nel 1978 un'emittente televisiva locale fece un esperimento: far spogliare una casalinga un pezzo alla volta per ogni risposta esatta data degli spettatori. Era la piccola emittente di un imprenditore lombardo, Silvio Berlusconi, che da lì avrebbe cominciato la sua impresa di trasformazione antropomorfica dell'Italia. Una trasformazione passata attraverso tette e culi, paillettes, collusione tra malaffare, poteri forti e strapotere mediatico, contribuendo in maniera decisiva a diffondere una visione marcatamente maschilista della donna come oggetto e portando poi lo stesso Berlusconi ai vertici del potere nazionale dopo avere reso l'Italia così tristemente simile a lui e alle sue televisioni.
A raccontarlo è Erik Gandini, figlio di italiani, che di quel trentennio ha vissuto soltanto una parte, andando via dal nostro Paese nel 1986 per stabilirsi in Svezia. È da lì, da uno dei luoghi privilegiati d'osservazione quanto a grado di civiltà e libertà d'informazione, che Gandini - voce off che conserva l'accento dell'oriundo - ci accompagna in questo terribile viaggio negli abissi della ragione degli italiani. Un viaggio che si snoda attraverso le figure chiave di Lele Mora, agente televisivo con "delega" da parte dello stesso premier, di Fabrizio Corona, campione di sciacallaggio con esercito di paparazzi al seguito e della figura più malinconica di tutti, l'emblema dell'Italia nella quale - come recita il sottotitolo del film - basta apparire: quella di un operaio mammone disposto a qualsiasi cosa pur di affermarsi in televisione. Chi ha seguito le cronache italiane dell'ultimo trentennio non troverà nulla di eclatante nel film, nessuno scoop. Riceverà invece un pugno violentissimo allo stomaco, sferrato con un concentrato di mostruosità che viene sottolineato da un eccellente lavoro sulla colonna sonora, scurissima e spettrale, e dalle immagini sconcertanti di un Lele Mora che mostra gongolante il cellulare inzeppato di svastiche e inni fascisti o di quel postribolo legalizzato del Billionaire. Videocracy, imperdibile opera seconda del regista di origini bergamasche, ci "regala" uno sconcertante saggio di antropologia sociale su una Repubblica delle banane che sembra uscita da un racconto di fantascienza.    

mercoledì 2 settembre 2009

Piede di dio

anno: 2009       
regia: SARDIELLO, LUIGI 
genere: commedia 
con Emilio Solfrizzi, Filippo Pucillo, Antonio Catania, Elena Bouryka, Antonio Stornaiolo, Rosaria Russo, Luis Molteni, Angelo Argentina, Paolo Gasparini, Guido Quintozzi, Matteo Girardi, Daniele Mancini, Gian Nicola Resta, Alessandra Caliandro, Gianluca "Jallinho"" Lombardi, Carlotta Sapia, Eleonora Gaggioli, Antonio Covatta, Gaetano Gentile  
location: Italia
voto: 4 

Nel 2006, anno di grazia del calcio italiano (appena dopo lo scandalo di Calciopoli la Nazionale azzurra vinse il mondiale), Michele Corallo (Solfrizzi) è alla sua ultima spiaggia. Sta girando per i campetti terrosi del Salento alla ricerca disperata della gallina dalle uova d'oro, un giovane calciatore che riaccenda le sue quotazioni come talent scout. Lo trova in Elia (Pucillo), diciottenne dai piedi fatati ma con la testa di un bambino. Nel fatidico giorno del provino il ragazzo smentirà le attese.
Giunto alla sua prima esperienza da regista dopo una carriera spesa nel mondo della comunicazione (come copywriter e direttore di Filmaker's Magazine), il quarantenne Luigi Sardiello firma un'opera agrodolce che vorrebbe richiamarsi alla tradizione di Risi, Comencini, Scola e Monicelli, anche se il riferimento più nitido sembra andare a Bravissimo, con Alberto Sordi che tentava di arricchirsi sfruttando le doti canore di un ragazzino. Se da una parte l'obiettivo viene mancato per carenza di mezzi (formato video espanso in 35 mm, attori da dopolavoro ferroviario con Solfrizzi costretto agli straordinari per tenere l'intero film sulle sue spalle), dall'altra il plot narrativo appare piuttosto fragile, la metafora insistita dei rigori alquanto corriva e la satira sul mondo corrotto del pallone incapace di graffiare.    

venerdì 28 agosto 2009

L'era glaciale 3 - L'alba dei dinosauri (Ice Age: Dawn of the Dinosaurs)

anno: 2009       
regia: SANDANHA, CARLOS * THURMEIER, MICHAEL  
genere: animazione  
location: Usa
voto: 6

In piena era glaciale, 20000 anni fa, il bradipo Sid, afflitto dal complesso di Calimero, trova tre uova di dinosauro e si candida ad allevare i cuccioli che ne verranno. La faccenda suscita le ire della vera madre e costringe i sodali di Sid - una coppia di mammut, una tigre, due opossum e il furetto Buck - a mettersi sulle sue tracce, scoprendo una sorta di universo parallelo popolato da giganteschi dinosauri.
Al terzo episodio L'era glaciale comincia a mostrare un po' la corda. Alle animazioni impeccabili e alla girandola di intuizioni visive pirotecniche fa da contrappeso uno spunto narrativo fiacco, intermittente, a tratti pretestuoso, puntellato dagli inserti di cui è protagonista lo scoiattolo Scrat, autentica icona del film, che nel terzo episodio della serie trova l'anima gemella. A Carlos Saldanha, che aveva diretto il film precedente, si aggiunge qui Mike Thurmeier: forse proprio dal raddoppio di personale in cabina di regia dipende qualche cedimento nel ritmo e la pretestuosità del tema legato alla genitorialità.    

giovedì 27 agosto 2009

2 giorni a Parigi (Deux jours à Paris)

regia: DELPY, JULIE    genere: commedia  
con Julie Delpy, Adam Goldberg, Daniel Brühl, Marie Pillet, Albert Delpy, Aleksia Landeau, Adan Jodorowsky, Alexandre Nahon, Verónica R. Moreno, Ludovic Berthillot, Chick Ortega  
location: Francia
voto:5

Reduci da una vacanza a Venezia, Jack (Goldberg) e Marion (Delpy) fanno tappa a Parigi prima di rientrare in America, dove vivono. Lui è un arredatore d'interni ipocondriaco e tachilalico, lei una fotografa con una spiccata attitudine alle bugie. I due giorni parigini diventano per Jack l'occasione per entrare nel passato di Marion e scoprirne gli altarini.
Al suo esordio dietro la macchina da presa l'attrice Julie Delpy trova una chiave piuttosto originale per raccontare il confronto tra culture filtrandolo attraverso il prisma del rapporto di coppia. C'è molto di francese, da una certa inclinazione intellettuale al gusto per le tematiche trattate in modo insolito, quella del sesso su tutte. Ma ci sono anche i dialoghi caustici à là Woody Allen, spesso inutilmente serrati, molti luoghi comuni e un fastidioso doppiaggio che alterna per metà del film l'italiano al francese, elemento che penalizza questo lungometraggio sul meticciato culturale che ha comunque molti momenti gustosi, pur essendo percorso da una vena dissimulatamene tronfia.    

mercoledì 26 agosto 2009

Salvador - 26 anni contro

anno: 2007   
regia: HUERGA, MANUEL
genere: storico
con Daniel Brühl, Tristán Ulloa, Leonardo Sbaraglia, Leonor Watling, Ingrid Rubio, Celso Bugallo, Mercedes Sampietro, Olalla Escribano, Carlota Olcina, Bea Segura, Andrea V. Rossotto, Jacob Torres, Joel Joan, Pau Derqui, Oriol Vila, Jordi García, Biel Durán, Andrea Ros, Carlos Fuentes, Manel Barceló, Joaquín Climent, Aida Folch, William Miller, Simon Bellouard, Marc Rodríguez
location: Spagna   
voto: 6,5

Nel 1974 Salvador Puig Antich (Bruhl, l'attore che si era fatto notare con Goodbye Lenin) fu l'ultimo condannato alla garrota dal regime di Franco, in Spagna. Il film di Manuel Huerga ricostruisce le atmosfere di quegli anni con uno stile classico e sobrio, raccontando prima l'epoca dell'attività svolta dal protagonista presso il Movimiento Ibèrico de Liberaciòn (MIL), formazione di estrema sinistra che si autofinanziava attraverso le rapine, per passare poi a raccontare il periodo del carcere e infine la mobilitazione nazionale e internazionale per salvare la vita a Salvador.
Opera di forte impegno politico, Salvador è assai più convincente nelle parti più intimiste - quelle in cui si racconta il dolore dei familiari e dei compagni di lotta ma anche quello del secondino - che non in quelle più propriamente storiche, che sembrano occhieggiare a certi stilemi hollywoodiani senza averne la potenza iconografica. Una certa prolissità e il cedimento al sentimentalismo tolgono valore a un film comunque di grande interesse, che racconta la tragedia di uno dei tanti martiri del trentennio orribile di storia iberica.    

lunedì 17 agosto 2009

Un uomo, una donna (Un homme et une femme)

anno: 1966   
regia: LELOUCH, CLAUDE  
genere: sentimentale  
con Anouk Aimée, Jean-Louis Trintignant, Pierre Barouh, Valerie Lagrange, Simone Paris, Souad Amidou, Yane Barry, Henri Chemin, Paul Le Person, Gerard Sire, Antoine Sire  
location: Francia
voto: 3

Due vedovi si conoscono andando a trovare i rispettivi figli in collegio. Si frequentano, si innamorano, si lasciano.
Come abbia fatto un film che si propone dichiaratamente come il più corrivo dei fotoromanzi a fare incetta di premi, tra cui la Palma d'oro a Cannes e l'Oscar come miglior film straniero, rimane un mistero. Si tratta infatti di "una storiella da quattro soldi" (Kezich), attenta alla fotografia (che alterna bianco e nero e colore) e alla cornice del racconto - tra corse automobilistiche e set cinematografici - nella quale la vena romantica più grossolana risulta essere il tratto emergente.   

mercoledì 12 agosto 2009

Flash of genius

anno: 2009       
regia: ABRAHAM, MARC
genere: biografico
con Greg Kinnear, Tim Eddis, Warren Belle, Karl Pruner, Bill Lake, Dermot Mulroney, Lauren Graham, Landon Norris, Shae Norris, Steven Woodworth, Victoria Learn, Dylan Authors, Ronn Sarosiak, Gavin Kuiack, Ben Kuiak, Tom Rooney, Kate Parker, Andrew Gillies, Duane Murray, Kate Greenhouse, Philip Nessel, Liam Titcomb, Sal Scozzari, Daniel Roebuck, Mitch Pileggi, Richard Blackburn, Michael Spencer-Davis, Michael Rhodes, Nicole Crozier, Sergio Di Zio, Ashley Wright, Jonathan Whittaker, Richard Fitzpatrick, Jared Durand, London Angelis, Matthew Edison, Kristian Truelsen, Simon Reynolds, Dennis Akayama, Liam Wright, Owen Wright, Quancetia Hamilton, Alan Alda, Aaron Abrams, Jake Abel, Tim Kelleher, Tatiana Maslany, Bill Smitrovich, Conor O'Farrell, Isaac Lupien, Grant Boyle, Ashton Doudelet, Josette Halpert, Bruce Gooch, Chuck Shamata    
location: Usa
voto: 6

Negli anni sessanta il professor Kearns (Kinnear) brevettò a Detroit il tergicristalli a intermittenza. La Ford - che sembrava interessata al progetto - glielo rifiutò, per poi copiarlo. Con insuperabile caparbietà, Kearns impiegò 12 anni della propria vita per riuscire a portare la major dell'industria automobilistica in tribunale, uscendone ricchissimo dopo avere perso lavoro e famiglia.
Già produttore cinematografico, Marc Abraham esordisce alla regia mettendo in scena una storia vera che è la quintessenza del Sogno Americano: il sistema ha le sue falle - sembra volerci dire - ma è intrinsecamente giusto se Davide sconfigge Golia. Cinema dalla struttura assai classica, che parte come una commedia, si trasforma in melodramma e si chiude come un legal movie, guardando alle opere di Capra e Coppola. Siamo al crocevia tra Tucker un uomo e il suo sogno, Erin Brockovich e Mr.Smith va a Washington, ma col pedale spinto sulla retorica della famiglia.    

sabato 8 agosto 2009

Nemico pubblico n°1 - L' istinto di morte (L'instinct de mort)

anno: 2009   
regia: RICHET, JEAN-FRANCOIS    
genere: gangster    
con Vincent Cassel, Cécile De France, Gérard Depardieu, Gilles Lellouche, Roy Dupuis, Elena Anaya, Michel Duchaussoy, Myriam Boyer, Florence Thomassin, Abdelhafid Metalsi    
location: Francia
voto: 5    

Prima parte della biopic (adeguatamente romanzata) di Jacques Mesrine (Cassel), l'uomo che prima di diventare uno dei più temuti criminali di Francia (ma impazzò - insieme alla sua compagna - anche in Quebec) fu soldato ribelle dell'esercito francese in Algeria.
Polar algido con accenti hollywoodiani, L'istinto di morte è un film discontinuo, tutto focalizzato sulla figura megalomanica del protagonista. Cassel giganteggia mettendo in ombra il resto del cast, la regia alterna accelerazioni thriller con scorci descrittivi con Richet che trova nella autobiografia del protagonista - da cui è tratto il film - lo spunto per collaudare il mix tra gangster movie e cinema di ambientazione carceraria, come aveva già fatto nel precedente Assault on Precinct 13, remake di un film di John Carpenter.    

venerdì 24 luglio 2009

Il tamburo di latta

anno: 1979   
regia: SCHLOENDORFF, VOLKER   
genere: grottesco   
con Mario Adorf, Angela Winkler, David Bennent, Katharina Thalbach, Daniel Olbrychski, Heinz Bennent, Berta Drews, Tina Engel, Andrea Ferreol, Fritz Haki, Kate Jaenicke, Wigand Witting, Mariella Olivieri, Ilse Page', Werner Rehm, Otto Sander, Roland Teubner, Marek Walczewski, Ernst Jacobi    
location: Polonia
voto: 4   

A Danzica, il piccolo Oskar (Bennent) all'età di 3 anni decide di non crescere più. Con il tuo tamburo di latta e la sua voce capace di spaccare i vetri si trasformerà in un sabotatore della società adulta, testimone di oltre 20 anni di storia polacca (e tedesca), dal 1924 al 1945. Seppellirà una madre (Winkler) troppo disponibile e i due padri (uno tedesco, Adorf, e l'altro polacco, Olbrychski) con i quali è cresciuto.
Tratto dall'omonimo romanzo di Gunther Grass, premio Nobel per la letteratura nel 1988, il film di Volker Schloendorff addomestica le intemperanze della pagina scritta, ne sacrifica l'ultimo terzo e propone un apologo fluviale contro le assurdità di un mondo dominato da adulti irresponsabili. Le avventure del piccolo monello, che vive "le imboscate della storia come una saga parodistica" (Kezich), sono raccontate con grande potenza figurativa (le scene di massa e quella del ritrovamento in mare di una testa di cavallo dalla quale escono anguille sono le più impressionanti) ma l'ambizione metaforica, che vira costantemente su un registro grottesco, stempera la potenziale tensione del racconto, trasformando l'opera in un pamphlet.    

lunedì 29 giugno 2009

Un gioco da ragazze

anno: 2007   
regia: ROVERE, MATTEO  
genere: drammatico  
con Chiara Chiti, Filippo Nigro, Nadir Caselli, Desirée Noferini, Valentina Carnelutti, Stefano Santospago, Giorgio Corcos, Valeria Milillo, Franco Olivero, Elisabetta Piccolomini, Tommaso Ramenghi, Chiara Martegiani, Chiara Paoli, Diana Albo, Eleonora Ceci, Daniela Fontani, Cecilia Carponi, Pietro Matteucci, Lorenzo Fiuzzi, Federico Felicissimo  
location: Italia
voto: 3

Figlia di gente ricchissima, Elena (Chiti), 17enne iscritta in un esclusivo liceo di Lucca, insieme a due sue amiche non fa che provocare le altre compagne e disturbare in classe. Il professore di lettere (Nigro) tenta di rabbonirla e lei, impermeabile a qualsiasi tentativo di redenzione, riesce a devastargli la vita.
Il 25enne Matteo Rovere, all'esordio nel lungometraggio, racconta una storia di bullismo tratta dal romanzo omonimo di Andrea Cotti e cosceneggiata da Sandrone Dazieri senza alcuna sensibilità psicologica né sociologica. Il racconto non riesce ad andare oltre il ritratto di una psicopatica con il corredo di tutti i luoghi comuni possibili. Professori e figure di contorno assolutamente improbabili.