giovedì 28 agosto 2003

Tempesta di ghiaccio

anno: 1996       
regia: LEE, ANG 
genere: drammatico 
con Kevin Kline, Sigourney Weaver, J.Allen, Christina Ricci, Tobey Maguire                 
location: Usa
voto: 7

È il giorno del ringraziamento del 1973 quando in una cittadina del Connecticut è previsto l'arrivo di una tempesta di ghiaccio. Tra l'attesa dei figli, i preparativi per una serata in stile chiavi-party (i partner vengono estratti in base alla scelta casuale del mazzo di chiavi dell'automobile) e ricerca della trasgressione a tutti i costi, per tutti si annuncia un grande freddo spirituale, oltre che climatico.
Ang Lee fotografa una generazione di proto-yuppies incapaci di comunicare, genitori di adolescenti annoiati con il gusto del pericolo, amanti distratti e annoiati. Tratto da un romanzo di Ricky Moody sceneggiato da James Schamus, il film indulge ad un'oleografia familiare che diventa manifesta nel finale, a dispetto di una confezione di tutto rispetto.    

domenica 24 agosto 2003

Psycho

anno: 1998       
regia: VAN SANT, GUS Jr.
genere: giallo
con Vince Vaughn, Julianne Moore, Viggo Mortensen, Anne Heche, William H. Macy       
location: Usa
voto: 5

Un'impiegata (Heche) in fuga con i 400mila dollari sottratti alla compagnia presso la quale lavora, fa sosta in un motel seminascosto il cui proprietario è Norman Bates (Vaughn). Assassinata da quest'ultimo e seppellita nel fondo di uno stagno, la donna avrebbe alle calcagna anche un detective (Macy) mandato dalla compagnia, che però avrà la stessa sorte. Sorella (Moore) e fidanzato (Mortensen) della scomparsa indagheranno allora sul gestore del motel e sulla sua misteriosa madre.
Gus Van Sant si cimenta con l'impossibile impresa di un confronto col Maestro del brivido. Tanto era carico di suspense e perfetto in ogni inquadratura il film di Hitchcock, tanto è patinato e imperfetto quello del regista di Louisville, che perde miseramente il confronto. Basterebbe guardare la lama del coltello entrare e uscire dal corpo di Anne Heche senza una sola goccia di sangue per capire quanta approssimazione ci sia in questo scialbo remake che ambierebbe a clonare l'originale.    

lunedì 4 agosto 2003

Io non ho paura

anno: 2003       
regia: SALVATORES, GABRIELE   
genere: drammatico   
con Aitana Sanchez Gijon, Dino Abbrescia, Giorgio Careccia, Antonella Stefanucci, Riccardo Zinna, Diego Abatantuono, Giuseppe Cristiano, Mattia Di Pierro, Adriana Conserva, Fabio Tetta, Stefano Biase, Fabio Antonacci, Giulia Matturro   
location: Italia
voto: 7   

Lucania, 1978. Michele (Cristiano) ha 10 anni e, come tutti i ragazzi della sua età, gli piace giocare e scoprire il mondo. Fino a quando il gioco non lo porta ad una cavità nei pressi di una casa diroccata, isolata e in aperta campagna, nella quale è tenuto prigioniero un suo coetaneo, nell'attesa che i familiari paghino il riscatto del rapimento. Il gioco diventa allora tormento, apprensione, progressiva scoperta dell'identità del padre (Abbrescia), coinvolto nella questione, cura del suo coetaneo, rimorso, confidenze indirizzate alla persona sbagliata. Quando finalmente Michele capisce che si tratta di un gioco davvero brutto e tenta di mettere in salvo il coetaneo, sulla sua strada si apparecchia un finale (forse) tragico.
Uno dei migliori film di Salvatores, basato sulla sceneggiatura di Francesca Marciano e Niccolò Ammanniti dall'omonimo romanzo di quest'ultimo, in cui epica fanciullesca e poesia si fondono sfiorando appena qualche tinta oleografica. Il Tavoliere delle Puglie ripreso con la sensibilità di Franco Fontana da Italo Petriccione, il violino struggente delle musiche di Ezio Bosso, l'intensità dell'arrovellamento interiore del protagonista danno al film uno spessore inusitato per un regista come Salvatores.    

sabato 2 agosto 2003

Il ladro di orchidee (Adaptation)

anno: 2003       
regia: JONZE, SPIKE  
genere: grottesco  
con Nicolas Cage, Meryl Streep, Chris Cooper, Tlda Swinton, Cara Seymour  
location: Usa
voto: 6  

Charlie Kaufman (Cage) è alle prese con la sceneggiatura di un libro impossibile, Il ladro di orchidee, nel quale una scrittrice di successo (Streep) parla della vera storia di un uomo (Cooper) la cui passione per le orchidee rappresenta un aspetto totalizzante del suo stile di vita. Impacciato, introverso, snervato dalla presenza in casa di un fratello gemello con poco sale in zucca e che vorrebbe emularlo come sceneggiatore, Charlie tenta qualsiasi strada per poter trasformare il libro in una sceneggiatura all'altezza, non disdegnando di chiedere aiuto persino all'inesperto fratello e di infilare sé stesso nella storia al punto da trovarsi coinvolto in una vicenda drammatica.
Dopo Essere John Malkovich, Spike Jonze dirige una seconda sceneggiatura acrobatica, ricorsiva, nella quale la realtà si confonde e si sovrappone ai contenuti della sceneggiatura (scitta da Charlie Kaufman...) e alla dimensione semi-onirica del film. Inseguendo i frattali della sceneggiatura, la coppia Kaufman-Jonze firma un film virtuosistico, a volte divertente e a volte profondo, con il programmatico intento di uscire dai canoni. Convincente per chi è alla ricerca dell'originalità a tutti i costi, eccessivamente rapsodico e criptico per chi detesta la narrazione in stile dadaista.    

Perduto amor

anno: 2003       
regia: BATTIATO, FRANCO   
genere: commedia   
con Corrado Fortuna, Donatella Finocchiaro, Anna Maria Gherardi, Lucia Sardo, Ninni Bruschetta, Tiziana Lodato, Manlio Sgalambro, Luca Vitrano, Gabriele Ferzetti, Nicole Grimaudo, Rada Rassimov, Francesco De Gregori, Morgan    
location: Italia
voto: 3   

"Tra la vita e la morte, unici eventi significativi dell'esistenza, c'è solo qualche breve attimo di veglia. Il resto è insignificante", annuncia la voce fuori campo di Manlio Sgalambro, filosofo eclettico nonché dioscuro da circa un decennio del cantautore siciliano Franco Battiato. Il problema della veglia dal punto di vista filosofico - ossia degli eventi significativi che segnano la vita di Ettore (Fortuna), ragazzotto di belle speranze con padre sottaniere (Bruschetta), che lascia la Sicilia per avventurarsi a Milano tra la metà degli anni '50 e i primi '60 - fa da contraltare a quello pragmatico del rimanere svegli. Qualche siparietto divertente, citazioni dotte, macchina da ripresa all'affannosa ricerca di qualcosa di originale e una spruzzzata di cammei non sono sufficienti a bilanciare un film letargico, spesso tronfio, narrativamente rapsodico, declinato in maniera autobiografica con tanto di riferimento al taoismo e a una certa sessuofobia che da parecchi anni caratterizza la scrittura del musicista catanese. Artisticamente incontinente (un disco all'anno, opere teatrali, pittura, adesso il cinema), Battiato manifesta un'albagia che in Italia ha pochi rivali.