domenica 29 gennaio 2012

Sabato sera, domenica mattina (Saturday night and sunday morning)

anno: 1960   
regia: REISZ, KAREL  
genere: drammatico  
con Albert Finney, Shirley Anne Field, Rachel Roberts, Hylda Baker, Norman Rossington, Bryan Pringle, Robert Cawdron, Edna Morris, Elsie Wagstaff, Frank Pettitt, Avis Bunnage, Colin Blakely, Irene Richmond, Louise Dunn, Anne Blake, Peter Madden, Cameron Hall, Alister Williamson  
location: Regno Unito
voto: 7

Arthur Seaton (Finney) fa l'operaio a Nottingham. Il suo lavoro è talmente ripetitivo e usurante che la vita prende gusto soltanto il sabato sera, tra bevute al pub con gli amici, la tresca con una donna sposata (Roberts) e quella come una figlia di mamma che vorrebbe sistemarsi (Field). Ma la sua irrequietezza è inarginabile.
Prodotto classico del cinema indipendente britannico, tratto dal romanzo di Alan  Sillitoe, l'esordio alla regia dell'oriundo cecoslovacco Karel Reisz è uno spaccato sociologicamente efficacissimo delle frustrazioni e della massificazione di un'intera classe sociale.    

sabato 28 gennaio 2012

ACAB - All Cops Are Bastards

anno: 2012       
regia: SOLLIMA, STEFANO    
genere: poliziesco    
con Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Andrea Sartoretti, Marco Giallini, Roberta Spagnuolo, Domenico Diele    
location: Italia
voto: 8,5

Sgomberi, sfratti, tifosi, ladri, spacciatori, tossici. È il quotidiano con cui si misurano i poliziotti di una sezione della Celere romana, calcando alcuni episodi topici della recente storia d'Italia: il G8 di Genova, l'assassinio del commissario Raciti a Catania, la morte di Giovanna Reggiani, stuprata vicino a un campo rom di Tor di Quinto, l'omicidio del tifoso Gabriele Sandri e la conseguente battaglia dell'Olimpico. Pur addizionando gli straordinari, questi celerini non arrivano a 2000 euro al mese e sono pieni di problemi: chi col figlio (Giallini), chi con la casa della madre messa sotto sfratto (Diele), chi con la separazione (Nigro). Il braccio violento della legge interviene a propria discrezione, sotto lo sguardo smarrito di Spina (Diele), la recluta idealista che da quel mestiere si aspettava altro. E invece l'operato dei suoi colleghi va spesso sopra le regole e nasce dallo stesso humus culturale dal quale germogliano i suoi antagonisti: hooligans e fanatici dell'estrema destra.
Dopo il clamoroso successo della serie televisiva di Romanzo criminale, Stefano Sollima fa il suo esordio sul grande schermo con un film tratto dal romanzo di Carlo Bonini e ad altissimo impatto spettacolare, degno dei migliori prodotti hollywoodiani, con un ritmo che non conosce momenti di calo. Pur nel suo iperrealismo, questo atipico romanzo di formazione rimane su una posizione sociologica equilibrata: i protagonisti non sono certo degli eroi e le sole giustificazioni che hanno stanno tutte dentro il loro privato. Si discuterà se l'impronta sia più di destra o di sinistra, ma i richiami ad Alemanno e Forza Nuova non lasceranno dubbi. Peccato per qualche didascalismo di troppo.    

giovedì 26 gennaio 2012

La ciociara

anno: 1960       
regia: DE SICA, VITTORIO  
genere: drammatico  
con Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown, Raf Vallone, Renato Salvatori, Carlo Ninchi, Andrea Checchi, Emma Baron, Pupella Maggio, Vincenzo Musolino, Luciano Pigozzi, Franco Balducci, Ettore G. Mattia, Bruna Cealti, Antonella Della Porta, Giuseppina Ruggeri, Remo Galavotti, Curt Lowens, Antonio Gastaldi, Elsa Mancini, Toni Caliò, Luciana Cortellesi, Mario Frera, Luigi Terribile  
location: Italia
voto: 5

Come ti costruisco un film intorno a un'attrice. Per La ciociara, De Sica avrebbe voluto la Magnani ma il produttore Carlo Ponti impose la Loren, sua moglie. Fatto sta che quello che rimane uno dei film più noti interpretati dall'attrice partenopea, e che le fruttò il premio Oscar, non è altro che un tentativo abborracciato di costruire intorno al suo personaggio una storia che fa acqua da tutte le parti. Siamo nell'estate del 1943. Roma è sotto i bombardamenti e Cesira (Loren) decide di lasciare il suo negozietto e di partire con la figlia dodicenne alla volta di Sant'Eufemia, suo paese natale. Sulle montagne ciociare il conflitto viene vissuto del tutto marginalmente - ed è questa l'idea più interessante del film - ma non servirà a Cesira e a sua figlia a sventare una terribile disavventura.
La Loren dà voce e corpo a un personaggio meschino, ignavo, codardo, diametralmente opposto a quello dell'intellettuale idealista impersonato con stucchevole didascalismo da Belmondo. Tutto il film, tratto dal romanzo di Alberto Moravia, è costruito su debolissimi siparietti che mettono la diva napoletana nelle condizioni di sfoggiare la sua arte di recitazione, con la complicità di un sapiente gioco di luci e della macchina da presa. Troppo poco per farne un ingiustificato film culto.    

lunedì 23 gennaio 2012

La captive

anno: 2002   
regia: AKERMAN, CHANTAL 
genere: drammatico 
con Stanislas Merhar, Sylvie Testud, Olivia Bonamy, Liliane Rovere, Françoise Bertin, Aurore Clément, Vanessa Larre, Samuel Tasinaje, Jean Borodine, Anna Mouglalis, Berenice Bejo, Adeline Chaudron, Sophie Assantw, Christopher Gendreau, Sebastien Haddouk 
location: Francia
voto: 1

A Parigi c'è il rampollo annoiato di famiglia aristocratica (Merhar), che vive in una casa damascata e decadente. Il ragazzo è ossessionato dall'amore per Ariane (Testud), che pur essendo racchia anziché no, quasi non se lo fila ma ne approfitta quel tanto che basta. Pare che la ragazza abbia qualche inclinazione saffica, il che non fa che irrobustire gli assilli del giovane fighetto.
La quintessenza del cinema francese intellettualoide, vuoto, monocorde, laccato, fintamente elegante, stavolta prende spunto nientepopodimeno che da La prigioniera di Proust. Con la pretesa di proporre un cinema intimista e suggestivo, la regista Chantal Akerman non ottiene altro che dialoghi imbarazzanti recitati da volti inespressivi, per un'opera che si dà tutta l'aria del cinema d'autore.    

domenica 22 gennaio 2012

La chiave di Sara (Elle s'appelait Sarah)

anno: 2012       
regia: PAQUET-BRENNER, GILLES  
genere: drammatico  
con Kristin Scott Thomas, Mélusine Mayance, Niels Arestrup, Frédéric Pierrot, Michel Duchaussoy, Dominique Frot, Gisèle Casadesus, Aidan Quinn, Natasha Mashkevich, Arben Bajraktaraj, Sarah Ber, Karina Hin, George Birt, Charlotte Poutrel, James Gerard, Joe Rezwin, Paul Mercier, Simon Eine, Paige Barr, Joanna Merlin, Vinciane Millereau, Nancy Tate, Frédérick Guillaud, Maxim Driesen, Xavier Beja, Kate Moran  
location: Francia, Italia, Usa
voto: 6,5

Il rastrellamento degli ebrei a Parigi nel luglio del 1942, che portò migliaia di persone nei campi di concentramento è lo spunto dal quale parte La chiave di Sara. Nella convinzione di poter mettere il fratellino in salvo, la piccola Sara (Mayance) lo rinchiude nell'armadio di casa, finisce con i genitori in un velodromo lager, quindi viene deportata ma riesce a fuggire, cerca il fratello e riesce a rifarsi una vita. Nel 2009 una giornalista che sta scrivendo un articolo su quella tragica pagina della storia francese (Scott Thomas) scopre che l'appartamento dove si accinge a trasferirsi con il marito e la figlia è quello in cui visse la piccola Sara. Con caparbietà decide allora di mettersi sulle sue tracce, spostandosi fino agli Stati Uniti e l'Italia.
Il film tratto dal best seller di Tatiana de Rosnay rievoca uno degli episodi più luttuosi della storia francese, rispetto al quale Chirac molti anni più tardi dovette fare pubblica ammenda. Il racconto a montaggio alternato funziona e cattura, ma ciò che non torna affatto è l'ostinazione con cui la giornalista gira in lungo e in largo per scoprire la verità sulla storia della casa che si accinge ad abitare. Torna ancora meno la diramazione rosa del racconto, con tanto di dilemma aborto sì / aborto no: un elemento decisamente fuori registro rispetto al resto del film.    

Il pranzo di Natale

anno: 2011       
regia: DE LILLO, ANTONIETTA * GAUDIOSO, MASSIMO * LODOLI, ELISABETTA * MALATESTA, GLORIA * PIPERNO, GIOVANNI * RULLI, STEFANO * TURCO, MARCO 
genere: documentario 
con Piera Degli Esposti 
location: Italia
voto: 4

Nato da un'idea di Antonietta De Lillo, questo "film partecipato" raccoglie e monta i contributi di vari autori sul tema del pranzo di Natale, occasione topica per fare i conti con l'antropologia degli italiani. Nei cinquanta minuti di film si miscelano filmini amatoriali domestici, un'intervista all'attrice Piera Degli Esposti, testimonianze raccolte in lungo e in largo per lo stivale, interviste girate nelle stazioni ferroviarie. Il mosaico che si compone è formalmente gradevole e ben montato a dispetto dell'eterogeneità dei materiali, ma si smarrisce il senso dell'operazione, nella quale - al di là del generico suggerimento fornito dal titolo - non c'è alcuna coerenza tematica e ognuno finisce col dire ciò che vuole.    

sabato 21 gennaio 2012

This is England

anno: 2006       
regia: MEADOWS, SHANE 
genere: drammatico 
con Thomas Turgoose, Stephen Graham, Jo Hartley, Andrew Shim, Vicky McClure, Joseph Gilgun, Rosamund Hanson, Andrew Ellis, Perry Benson, George Newton, Frank Harper, Jack O'Connell, Kriss Dosanjh, Kieran Hardcastle, Chanel Cresswell, Danielle Watson, Sophie Ellerby, Hannah Walters, Dave Laws, Michael Socha, Ian Smith, Dave Blant, Matthew Blamires, James Burrows, Harpal Hayer, Terry Haywood, Nimesh Jani 
location: Regno Unito
voto: 5

Disoccupazione, microcriminalità, miniere che chiudono, soldati che muoiono nell'assurda guerra delle Falkland. Sono soltanto alcuni degli effetti collaterali della "cura Thatcher" degli anni '80, che il regista Shane Meadows ci racconta attraverso il romanzo di formazione di Shaun (Turgoose), 12enne orfano di padre e vittima di bullismo a scuola, che cerca il riscatto e la propria identità personale facendosi assoldare da un gruppo di skinhead nazionalisti. Tra violenze di vario genere e irruzioni antipakistane che ricordano moltissimo le ronde leghiste, il ragazzino vive il suo rito di passaggio al costo altissimo della morte di un amico (Shim).
Inspiegabilmente premiato dalla giuria al Festival di Roma e arrivato nelle nostre sale con cinque anni di ritardo, This is England vorrebbe fotografare il chiave realista la gioventù sbandata inglese degli anni '80, il sottoprodotto culturale di una forbice sociale allargata a dismisura da un governo miope, ma finisce col proporre un raccontino scontato e schematico, nel quale la presa di coscienza del protagonista arriva in un finale tutto da dimenticare. Colonna sonora di Ludovico Einaudi, che si ricicla un bel pezzo del suo repertorio.    

venerdì 20 gennaio 2012

World trade center

anno: 2006   
regia: STONE, OLIVER  
genere: dramma catastrofico  
con Nicolas Cage, Michael Peña, Maggie Gyllenhaal, Maria Bello, Stephen Dorff, Jay Hernandez, Michael Shannon, Doug Aguirre, Michael Arthur, Jon Bernthal, Lucia Brawley, Kurt Caceres, Francesca Casale, Lori M. Cincotta, Dara Coleman, Nick Damici, Morgan Flynn, Alexa Gerasimovich, S.A. Griffin, Sean Hampton, Maria Helan, Brad William Henke, Jossara Jinaro, Freddie Johnson, Aixa Maldonado, William Mapother, Thomas A. McMahon, Angelo Middione, Aimee Mullins, Donna Murphy, David J. O'Donnell, Connor Paolo, Nelson Peña, Anthony Piccininni, Richie Rayfield, Armando Riesco, Tiffany Romano, Thomas Russo, Wass M. Stevens, Gary Stretch, Dendrie Taylor, Nicholas Turturro, Vito Violante, Stoney Westmoreland, Tom Wright, Loretta Shenosky, Kimberly Scott, Frank Whaley, Kevin Watson, Klatann Thomas, Ronald Sylvers, Anup Sugunan, Stephanie A. Purdy, Lynnita Puma, Ben O'Rourke, Danny Nucci, John C. McDonnell, Norman Schleiffer, Lalo Reyes, Lalanya Masters, Chad Knorr, Jossara Jinaro, Ed Jewett, John Flanagan, Jack Fitz, Rick Collum, Ket Lamb, Esther Friedman, Ned Eisenberg, Patti D'Arbanville, Thomas F. Duffy, Jude Ciccolella, Liz A. Randall, Robert Blanche, Rob Armstrong  
location: Usa
voto: 2

Non mi piace Oliver Stone. Non mi piace il suo modo di raccontare il 4 luglio, l'11 settembre e tutte le altre date della storia americana. Non mi piace questo suo proporsi come esegeta di un paese di cui ha messo su pellicola la biografia di ben tre presidenti (Kennedy, Nixon e Bush), questo suo muoversi ambiguo tra interpretazione storica e patriottismo precotto. Non mi piace come ha trasformato la tragedia dell'11 settembre in una storiellina in cui un gruppo di poliziotti dell'autorità portuale intervengono su una delle due torri gemelle proprio quando queste cominciano a crollare e il dramma catastrofico si trasforma in un melò a montaggio alternato, con i poliziotti sotto le macerie che tubano come piccioncini da una parte e dall'altra le famiglie angosciate che sperano che tutto vada per il meglio. Completano la buffonata il marine determinato e buono, i dialoghi insipidi e un pistolotto sul contrasto tra il male espresso dei terroristi e il bene manifestato dai soccorritori. No, non mi piace proprio Oliver Stone: il suo cinema è il trionfo della retorica, un cinema davvero troppo rozzo.    

martedì 17 gennaio 2012

L'industriale

anno: 2011       
regia: MONTALDO, GIULIANO 
genere: drammatico 
con Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini, Eduard Gabia, Elena Di Cioccio, Elisabetta Piccolomini, Andrea Tidona, Mauro Pirovano, Gianni Bissaca, Roberto Alpi, Francesco Scianna 
location: Italia
voto: 6,5

La grande crisi economica degli anni Duemila vista dalla parte dei padroni. Il quarantenne torinese Nicola (Favino) ha ereditato dal padre un'azienda che produce pannelli solari di nuova generazione. Con l'acqua alla gola e il rischio di chiudere bottega, l'uomo si rivolge a una banca, quindi sguinzaglia un suo avvocato ambiguo (Scianna) in Germania nel tentativo di concludere una trattativa avventurosa con i tedeschi vendendo parte della quota azionaria. Ma il racconto si tinge prima di rosa, quando la bella e ricchissima moglie di Nicola (Crescentini) sembra aver ingaggiato una storia con un garagista romeno (Gabia), e poi di giallo (e qui non diremo il perché).
Da sempre acutissimo osservatore della storia italiana, anche stavolta Montaldo non si lascia scappare l'occasione per mettere in scena un dramma di straziante attualità, nel quale il confine tra finanza e strozzinaggio legalizzato è davvero labile. Lo fa con un registro elegante e un ritmo narrativo incessante, peraltro scegliendo una soluzione cromatica originale grazie alla fotografia grigiastra e decolorata di Arnaldo Catinari. Peccato che il film inciampi in qualche schematismo di troppo (siamo in piena green economy con tanto di imprenditore dalle buone intenzioni e c'è pure l'immigrato orgoglioso) e che il finale ci regali un colpo di scena esageratamente spettacolare, che toglie credibilità a un racconto che per tanti altri versi fotografa benissimo il presente.    

lunedì 16 gennaio 2012

Roma a mano armata

anno: 1976   
regia: LENZI, UMBERTO
genere: poliziesco
con Maurizio Merli, Tomas Milian, Giampiero Albertini, Maria Rosaria Omaggio, Biagio Pelligra, Ivan Rassimov, Stefano Patrizi, Arthur Kennedy, Aldo Barberito
location: Italia
voto: 5

Umberto Lenzi fa parte di una terna di registi (gli altri due sono Fernando Di Leo e Lucio Fulci) che negli anni settanta fecero fortuna grazie a una serie di poliziotteschi a basso costo, tutti molto simili tra loro e che in seguito vennero anche rivalutati tanto da una certa critica snob quanto da Quentin Tarantino.
Qui ci troviamo di fronte a un commissario di polizia (Merli) che, stufo dell'inerzia di chi dirige stancamente dalla stanza dei bottoni, ricorre a metodi sbrigativi ma efficaci. Riesce così a sventare una rapina, a vendicare uno stupro, a fermare uno scippo, a disinnescare un traffico di droga e a sgominare la banda del gobbo (Milian), personaggio che ritorna spesso in questa serie. Come si sarà capito, il film ha una struttura a episodi, veicola gli stessi punti di vista del Giustiziere della notte e per mettere in bocca a Tomas Milian qualche spiritosissima battuta chiama alcuni personaggi Galeazzo e Oronzo (indovinate con cosa fanno rima?). Ideologia discutibilissima, recitazione dilettantesca, ma il film si lascia vedere, ha ritmo e poi Roma senza macchine in tripla fila era così bella…    

domenica 15 gennaio 2012

Sonetàula

anno: 2007   
regia: MEREU, SALVATORE  
genere: drammatico  
con Francesco Falchetto, Manuela Martelli, Antonio Crisponi, Serafino Spiggia, Giuseppe 'Peppeddu' Cuccu, Lazar Ristovski, Giselda Volodi  
location: Italia
voto: 5

Non si può certo imputare a Salvatore Mereu di essere un regista che cerca il successo facile facile al botteghino. Il suo secondo lunghissimometraggio (oltre due ore e mezza), interamente parlato in un sardo strettissimo, segue la traiettoria biografica di Zuanne (Falchetto), detto Sonetaula. La storia ha inizio quando il ragazzo, appena dodicenne, vede andare al confino suo padre, nel 1938, accusato ingiustamente di un omicidio non commesso, e prosegue col rifiuto di diventare servo pastore, con la diserzione e con gli anni del brigantaggio, proseguiti anche a guerra finita, quando ormai anche l'entroterra nuorese cominciava a modernizzarsi.
Nell'opera tratta dal romanzo di Giuseppe Fiori, con chiari riferimenti stilistici tanto a De Seta quanto a Olmi, al verismo del vernacolo si aggiunge l'iperrealismo degli ambienti e la credibilità dei diversi personaggi, che con opportune didascalie scandiscono anche momenti diversi del film. Il difetto principale però sta nell'aver girato moltissime scene quasi in tempo reale, tra interminabili silenzi degni del cinema iraniano, molte ripetizioni e inquadrature fisse di infinita durata. Un taglio secco di un'ora avrebbe certamente giovato a quest'opera assolutamente coraggiosa e controcorrente.    

venerdì 13 gennaio 2012

Shame

anno: 2011 
regia: McQUEEN, STEVE
genere: erotico
con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Lucy Walters, Mari-Ange Ramirez, Alex Manette, Hannah Ware, Elizabeth Masucci, Rachel Farrar, Loren Omer, Lauren Tyrrell, Marta Milans, Jake Richard Siciliano, Robert Montano, Charisse Bellante, Amy Hargreaves, Anna Rose Hopkins, Carl Low, Calamity Chang, DeeDee Luxe, Stanley Mathis, Wenne Alton Davis
location: Usa
voto: 6

Il trentenne newyorchese Brandon (Fassbender) non ha tempo per una relazione stabile: il suo record arriva a quattro mesi. È schiavo di Onan, riceve prostitute a casa ed è ossessionato dal rimorchio compulsivo. Non c'è da stupirsi se la prima volta in cui sono in gioco i sentimenti fa cilecca. A complicare la sua dipendenza dal sesso ci si mette anche la sorella (Mulligan), una cantante da night club in perenne percorso autodistruttivo. Tra i due aleggia un probabile passato incestuoso. Ce la farà Brandon a liberarsi dalla sua dipendenza?
Il film di Steve McQueen è il racconto di un'ossessione torbida, di una patologia, letta con qualche accento moralistico a partire dal titolo, Shame, ovvero "vergogna", che non esenta il protagonista in nessuna circostanza, dai gabinetti dell'ufficio ai privè per soli gay. Più thanatos che eros, l'erotomania di Brandon viene portata al nichilismo estremo, diventa malattia, solca con puntualità filologica i territori del gergo pornografico e si traduce spesso sullo schermo in un voyeurismo compiacente, patinato e molto glamour, con Fassbender che elargisce generosamente il suo fisico da marcantonio andandosene in giro per casa con il campanaccio all'aria ed esibendo il lato b in interminabili inquadrature, a tutto beneficio del pubblico femminile e di quello gay. Se questo aspetto non lo discosta troppo, in una certa faciloneria nel vellicare i lati più pruriginosi del pubblico, da film come Amateur o Il giardino di cemento, bisogna rendere merito al londinese McQueen di avere raccontato benissimo l'angoscia interiore di questo protagonista anaffettivo e sex-addicted, premiato Venezia con la Coppa Volpi.    

lunedì 9 gennaio 2012

Hud, il selvaggio

anno: 1963   
regia: RITT, MARTIN  
genere: drammatico  
con Paul Newman, Melvyn Douglas, Patricia Neal, Brandon De Wilde, Whit Bissell, Crahan Denton, John Ashley, Val Avery, George Petrie, Curt Conway, Sheldon Allman, Pitt Herbert, Carl Low, Robert Hinkle, Don Kennedy, Sharon Hillyer, Yvette Vickers, Peter Brooks, Monty Montana, Carl Saxe, Frank Killmond, David Kent  
location: Usa
voto: 5

Bisogna scomodare qualche ermeneuta all'altezza di Gadamer per capire le ragioni per cui Hud il selvaggio viene considerato uno dei migliori film di Martin Ritt. Va bene il racconto del tramonto della civiltà contadina, epitomizzato nella scena in cui una mandria di vacche viene ammassata in una fossa e sterminata a fucilate; vanno bene anche i dissidi familiari e va bene pure la parabola umana di un playboy trentenne (Newman) che alla fine non riesce a distillare una sola goccia d'affetto né dall'anziano padre (Douglas), né dal nipote (De Wilde), che pure lo ammirava, né dalla governante (Neal). Ma menarla per quasi due ore su una storia imperniata sull'afta epizootica delle vacche non è il massimo della trovata narrativa e tanto la bravura di Newman, quanto i dialoghi scoppiettanti e lo splendido bianco e nero non riescono a dare sufficiente smalto al film.    

sabato 7 gennaio 2012

A tempo pieno (L’emploi du temps)

anno: 2001   
regia: CANTET, LAURENT
genere: drammatico
con Aurélien Recoing, Karin Viard, Serge Livrozet, Monique Mangeot, Jean-Pierre Mangeot, Nicolas Kalsch, Marie Cantet, Felix Cantet, Maxime Sassier, Elizabeth Joinet, Nigel Palmer, Christophe Charles, Didier Perez, Olivier Lejoubioux, Pauline De Laubie, Jamila Abdallah, Philippe Jouannet
location: Francia, Svizzera
voto: 6

Ispirato alla vera storia di Jean-Claude Romand, che per 15 anni ingannò familiari e amici, A tempo pieno racconta la vicenda di un truffatore indolente (Recoing) che, dopo essersi licenziato dal lavoro, passa per sette mesi le giornate girando tra alberghi di quart'ordine e parcheggi, facendo credere ai suoi cari di avere ottenuto un prestigioso posto all'ONU di Ginevra. Ma il gioco gli sfugge di mano, il giro di truffe, con la promessa di interessi astronomici nei conti svizzeri, si allarga e neppure la mano santa di un trafficante di falsi (Livrozet) serve a scrollargli di dosso la sua atavica indolenza.
Rispetto alla vicenda vera e a quel capolavoro che è L'avversario (ispirato agli stessi fatti), qui siamo in tutti altri paraggi: la storia raccontata nel film di Cantet non ha né tensione né vera cattiveria e il protagonista sembra solo essere prigioniero della sua accidia. Ma il film ha una messa in scena credibile e una freddezza che ben contrasta con lo spaesamento di un protagonista in perenne caracollo.
Premio "Leone dell'anno al Festival di Venezia.    

giovedì 5 gennaio 2012

Lontano dal paradiso (Far from heaven)

anno: 2002       
regia: HAYNES, TODD  
genere: drammatico  
con Julianne Moore, Dennis Quaid, Dennis Haysbert, Patricia Clarkson, James Rebhorn, Viola Davis, Bette Henritze, Michael Gaston, Ryan Ward, Lindsay Andretta, Jordan Puryear, Kyle Smith, Celia Weston, Barbara Garrick, Olivia Birkelund, Steve Ray Dallimore  
location: Usa
voto: 5

La provincia americana degli anni cinquanta, una famiglia molto in vista in una cittadina - Hartford, nel Connecticut - in cui tutti sanno tutto di tutti, un marito (Quaid) con un'ottima posizione. È in questo scenario che si muove Cathy (Moore), perfetta moglie e madre di famiglia che si macchia della colpa di essere troppo comprensiva col marito, che ha conclamate tendenze omosessuali, e troppo accondiscendente verso i diritti dei neri, al punto di dialogare alla pari col suo giardiniere di colore (Haysbert). Inevitabile che sulla donna si abbatta l'ostracismo puritano della piccola comunità locale.
Le intenzioni di Todd Haynes sono encomiabili, il messaggio inequivocabile ma incredibilmente didascalico e il film non esce mai da un registro laccato che lo fa somigliare a un melodramma strappalacrime retrò, molto vicino a certe opere old style di Douglas Sirk.    

mercoledì 4 gennaio 2012

J. Edgar

anno: 2011       
regia: EASTWOOD, CLINT  
genere: biografico  
con Leonardo Di Caprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench, Ed Westwick, Lea Thompson, Josh Hamilton, Geoff Pierson, Cheryl Lawson, Kaitlyn Dever, Gunner Wright, David Cooper, Jack Donner, Dylan Burns, Jack Axelrod, Jessica Hecht, Josh Stamberg, Christian Clemenson, Michael Rady, Ken Howard, Scot Carlisle, Geoff Stults, Allen Nabors, Ryan McPartlin, William Bebow, Jeffrey Donovan, Miles Fisher, Dermot Mulroney, Zach Grenier, Denis O'Hare, Damon Herriman, Kahil Dotay, Lea Coco, Christopher Lee Philips, Stephen Root, David Clennon, David Michael O'Neill, Eric Larkin, Manu Intiraymi, Eric Frentzel, Michael Klinger, Emily Alyn Lind, Jamie Labarber, Amanda Schull, Adam Driver, Ary Katz, Aaron Lazar, Joe Keyes, Christopher Shyer, Larkin Campbell, Kyle Eastwood  
location: Usa
voto: 7

Al cinema ha già avuto la faccia di Kevin Dunn, Ernest Borgnine e Billy Crudup ma stavolta ha quella di Leonardo DiCaprio ed è davvero altissima scuola di recitazione: è John Edgar Hoover, il leader indiscusso dell'FBI, sopravvissuto a ben 8 presidenze americane in un arco di tempo che dalla Grande Depressione arriva alla presidenze Nixon. A raccontarne la parabola umana e professionale è Clint Eastwood, che lascia emergere soprattutto due aspetti di questo omuncolo dipendente dalla figura materna: l'ossessione per il controllo e l'omosessualità repressa. Irriducibile avversario dei neri, dei movimenti per i diritti umani e, soprattutto, dei comunisti, Hoover seguì con pervicace determinazione l'obiettivo di applicare all'indagine poliziesca il metodo scientifico, basandosi soprattutto sulle schedature. Al tempo stesso, ebbe una relazione platonica di quasi mezzo secolo col suo braccio destro (Hammer). Il film prende a pretesto la dettatura di una biografia scritta con incontenibile mitomania dallo stesso Hoover, per mettere in scena alcuni episodi chiave della vicenda del protagonista, dal rapimento del piccolo Lindbergh, che tanta emozione suscitò in tutto il paese negli anni '30, all'assassinio di JFK. La regia di Eastwood segue una traccia meno classica del solito, con molti flashback, ma è impeccabile e pulitissima come sempre; la fotografia desaturata rende assai bene l'atmosfera del tempo; la colonna sonora è usata con la consueta discrezione e ancora una volta Eastwood parte dal singolo per raccontare la controstoria di un intero paese. Peccato solo che manchi quel guizzo che ha reso possibile, in tante altre occasioni, il capolavoro.