domenica 30 agosto 2015

Pa-ra-da

anno: 2008       
regia: PONTECORVO,  MARCO   
genere: drammatico   
con Jalil Lespert, Evita Ciri, Daniele Formica, Gabriel Adrian Rauta, Patrice Juiff, Bruno Abraham Kremer, Robert George Valeanu, Cristina Nita, Liviu Bituc, Florin Precup, Andreea Perminov, Iulian Bucur, Georgiana Anghel, Gabriel Huian    
location: Francia, Romania
voto: 3,5   

A tre anni dalla fine della dittatura di Ceausescu, il clown Miloud (Lespert) lascia la Francia per recarsi in Romania, dove è intenzionato a recuperare i "boskettari", gli orfanelli che vivono per strada, sniffano colla per allentare i morsi della fame e dormono nella rete dei canali dove passano i tubi del riscaldamento (allucinante, ma tutto drammaticamente vero). Dopo avere superato la diffidenza di molti di loro e gli ostacoli che mafia e burocrazia mettono davanti al suo progetto, Miloud riuscirà a realizzare il suo proposito di circo da strada, riuscendo anche a riportare alcuni dei suoi piccoli discepoli a scuola.
Degno di tanto padre (Gillo), Marco Pontecorvo esordisce con una nobilissimo opera di grande impegno civile ed alto tasso pedagogico che tuttavia naufraga in un mare di buone intenzioni. Didascalico, prevedibile, il film che si è aggiudicato il premio 2008 "Bimbi belli" conferitogli dalla ristretta cerchia di Nanni Moretti per il miglior esordio italiano dell'anno è tremendamente retorico, recitato malissimo e montato peggio.    

venerdì 28 agosto 2015

Taxi Teheran (Taxi)

anno: 2015       
regia: PANAHI, JAFAR  
genere: grottesco  
con Jafar Panahi  
location: Iran
voto: 3  

"Puoi aver visto tutti i film del mondo, letto tutte le storie del cinema, ma poi l'idea ce la devi mettere tu": così Jafar Panahi, improvvisatosi tassista, catechizza un giovane aspirante filmmaker che sale nell'abitacolo della sua vettura. Il cinquantacinquenne regista iraniano non può che esserci simpatico per via delle prese di posizione rispetto al governo di Teheran e per le traversie che lo hanno portato alla prigione per motivi politici. Ma bisognerebbe anche spiegargli che, anche se si dispone di un budget di soli 32.000 euro (Manetti Bros. docent) e un pedigree di tutto rispetto, quell'idea deve essere quanto meno dignitosa. E invece Panahi, per quanto vessato dalla censura iraniana (ma guardate cosa ha fatto Nima Javidi nel chiuso di una casa con l'ottimo Melbourne o lo stesso Panahi con This Is Not a Film e Closed Curtain) e costretto a una realizzazione carbonara dell'opera, si limita a giustapporre gli incontri che avvengono nel suo improbabile taxi con un registro talmente inverosimile da scoperchiare tutto l'elemento di finzione rispetto a quella stessa realtà che lui pretenderebbe di raccontare. Una discussione tra due utenti sulla pena di morte, un venditore di dvd pirata, un uomo incidentato da condurre all'ospedale, la sua nipotina e la sua avvocatessa costituiscono gli episodi di quest'opera sgangherata, nella quale i personaggi non sono che macchiette incapaci di mostrare, foss'anche in chiave ironica, il volto segreto e repressivo dello stato asiatico, con un registro che vorrebbe collocarsi tra commedia e melodramma e che invece risulta essere una docufiction involontariamente grottesca. Da abbonato qual è, il regista a Berlino ha ricevuto in dono l'Orso d'oro a titolo di indennizzo.    

giovedì 27 agosto 2015

In un posto bellissimo

anno: 2015       
regia: CECERE, GIORGIA
genere: drammatico
con Isabella Ragonese, Alessio Boni, Paolo Sassanelli, Michele Griffo, Faysal Abbaoui, Tatiana Lepore, Piera Degli Esposti, Teresa Acerbis, Massimo Maffei, Carlotta Galli, Costanza Carafa    
location: Italia
voto: 4

"Avercelo uno normale…", sospira la sua socia (Lepore) del negozio dove Lucia (Ragonese) vende e confeziona fiori. "Tu non sei normale!", sentenzia suo marito (Boni). È tutto troppo "normale" nella vita della donna da apparirle insensato. Sfido io: con una costante mise antistupro (gonne plissettate, cardigan con colletto che spunta dal girocollo, capelli pinzati), il bel marito non ci ha pensato due volte a trovarsi un'amante (didascalica fino all'umorismo involontario la scena in cui i due ritrovano l'amplesso dopo che lei ha acquistato un indumento sexy per la notte). Come se non bastasse, Lucia si ritrova in casa anche Adenoid Android (Griffo), il figlio adolescente che parla con le adenoidi ed è meno espressivo di Wall-e (sarebbe interessante sapere in quale reparto di neuropsichiatria infantile è stato fatto il casting). La meta della donna, in una condizione sovraeccitante di questo tipo, diventa allora quella di prendere la patente prima di essere tumulata e, ancor di più, di aiutare un giovanissimo venditore ambulante (Abbaoui) che ha casualmente conosciuto all'indomani di un furto. La visita all'anziana madre (Degli Esposti) di una sua amica morta in un incidente e gli stanchi incontri con i genitori condiscono il resto della noiosissima vita della protagonista. Vita che annoia anche lo spettatore, incastrato tra trovate narrative forzate (il rapporto con l'immigrato sembra la bruttissima copia di Vesna va veloce o Welcome), scrittura piatta e personaggi pretestuosi, circondati da un'aura impalpabile, alla pari del titolo, destinato a un precocissimo oblio. Alla sua opera seconda dopo Il primo incarico, Giorgia Cecere dimostra ancora una volta quanto un'ambientazione ben studiata (la tranquilla Asti), la cifra stilistica a colori pastello e un copione scritto per sottrazione non bastino a fare cinema d'autore.    

martedì 25 agosto 2015

Mad Max: Fury Road

anno: 2011   
regia: MILLER, GEORGE   
genere: fantascienza   
con Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Hugh Keays-Byrne, Josh Helman, Nathan Jones, Zoë Kravitz, Rosie Huntington-Whiteley, Riley Keough, Abbey Lee, Courtney Eaton, John Howard, Richard Carter, Iota, Angus Sampson, Jennifer Hagan, Megan Gale, Melissa Jaffer, Melita Jurisic, Gillian Jones, Joy Smithers, Antoinette Kellermann, Christina Koch, Jon Iles, Quentin Kenihan, Coco Jack Gillies, Chris Patton, Stephen Dunlevy, Richard Norton, Vincent Roxburgh, John Walton, Ben Smith-Petersen, Russ McCarroll, Judd Wild, Elizabeth Cunico, Rob Jones, Greg van Borssum, Sebastian Dickins, Darren Mitchell, Crusoe Kurddal, Shyan Tonga, Cass Cumerford, Albert Lee, Riley Paton, Ripley Voeten, Macyn Van Borssum, Hunter Stratton Boland, Nathan Jenkins, Fletcher Gill, Whiley Toll    
location: Australia
voto: 6   

In uno scenario apocalittico, con la terra ridotta a un gigantesco deserto, Max (Hardy), uomo solitario perseguitato dai rimorsi, si unisce a un gruppo di donne guidato da Imperatrice Furiosa (Theron) le quali, a bordo di una gigantesca autocisterna, stanno fuggendo da Immortan Joe (Keays-Byrne), il tiranno che vuole le ragazze per poterle ingravidare.
A trent'anni di distanza, George Miller torna sulla sua creatura preferita con un film che sembra un interminabile videogame, un incubo allucinato nel quale il registro grottesco e l'iperbole continua fanno da sfondo a un unico, infinito inseguimento, un western postmoderno con macchine futuristiche e camion fantascientici al posto dei cavalli e della diligenza, pieno zeppo di trovate visionarie realizzate magnificamente e con enorme dispendio di mezzi (più pirotecniche che di computer grafica) e una fotografia ipersatura dalla netta dominante ocra. Blockbuster annunciato, Fury road snocciola una serie di simbolismi talora criptici (dagli incubi del protagonista al postfemminismo), proponendosi come un'opera rock dal ritmo indiavolato, una distopia sulla scarsità dell'acqua (rovescio della medaglia di un'altra grande opera di fantascienza, Waterworld) e sull'umanità divisa in gang, tutti brutti, sporchi e cattivi, freaks dai volti devastati e dagli organi meccanici.    

sabato 22 agosto 2015

Mission: Impossible - Rogue Nation

anno: 2015       
regia: McQUARRIE, CHRISTOPHER 
genere: spionaggio 
con Tom Cruise, Jeremy Renner, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Ving Rhames, Sean Harris, Simon McBurney, Jingchu Zhang, Tom Hollander, Jens Hultén, Alec Baldwin, Mateo Rufino, Fernando Abadie, Alec Utgoff, Hermione Corfield, Nigel Barber, William Roberts, Patrick Poletti, Martin Cochrane, David Peart, Barnabás Réti, Ash Merat, James Weber Brown, Robert Maaser, Wolfgang Stegemann, Eva-Marie Becker, Adam Ganne, Jesus Alvarez, America Olivo, James Cleverton, Martin Nelson, James McOran Campbell, Tom Lowe, Nicholas Sharratt, Nicholas Lupu, Stella Stocker, Martin Bermoser, Benjamin Plautz, Nina Hartmann, Daniela Nitsch, Carola Neiderhuber, Tim Breyvogel, Laurence Rupp, Wolfgang Cerny, Rupert Wickham, Judith Bogner, Peter Stark, Ulli Ackermann, Saif Al-Warith, Robert Luckay, Tarrick Benham, Tyler Fayose, Rachel Handshaw, Julian Moore Crook, Sean Cronin, Emilio Aniba, Volkan Ay, Amra Mallassi, Hadrian Howard, Walles Hamonde, Shamir Dawood, Sagar Radia, Yasen Atour, Noor Dillan-Night, Mingus Johnston, Osy Ikhile, Nigel Allen, Georgina Redhead, Bruce Lawrence, Femi Ogunbanjo, Katie Pattinson    
location: Austria, Cuba, Marocco, Regno Unito, Usa
voto: 8 

Arrivato al quinto episodio, a 19 anni dal primo, e al quinto cambio di regia, il camaleontico agente della IMF (Impossible Missions Force) Ethan Hunt (Tom Cruise, qui in veste anche di produttore) non mostra alcun segno di invecchiamento. Perennemente in smagliante forma fisica (basterebbe vedere come fa la pertica al contrario e con le mani legate a colpi di addominali), questa volta l'agente americano deve scompaginare, insieme ai sui fidatissimi amici, un'organizzazione criminale nota come "Il Sindacato", foraggiata segretamente da un'alta carica doppiogiochista del governo britannico e incredibilmente evanescente e magmatica da essere difficilmente catturabile. Come se non bastasse, ai piani alti della Cia sono convinti che l'organizzazione (la nazione canaglia del sottotitolo, costituita da agenti segreti di ogni nazione dati per morti e rimessi in circolazione con altre identità) sia il frutto dell'immaginazione di Hunt.
Portando le capacità atletiche e tecnologiche al'ennesima potenza, Christopher McQuarrie, che già aveva diretto Cruise nel'ottimo Jack Reacher, firma anche il miglior episodio ispirato al serial televisivo che tanto successo ebbe negli anni Sessanta (episodio che si colloca di un pelo sopra quello diretto nel 2006 da J.J. Abrams, decisamente più contorto nella trama). Non più, infatti, soltanto una giustapposizione pretestuosa di location e scene d'azione, ma anche un plot che, per quanto percorso da trovate fantascientifiche e dal sottofondo di una relazione in pieno understatement tra il protagonista e una agente britannica (Rebecca Ferguson, bella e brava), si lascia seguire agilmente e si fa apprezzare per la potenza immaginativa di molte situazioni al limite: un inseguimento mozzafiato tra un'auto e alcune motociclette, il corpo a corpo sulle quinte di un teatro viennese, il tentativo di hackeraggio subacqueo e il finale da standing ovation.    

giovedì 20 agosto 2015

Scene da un matrimonio (Scener ur ett äktenskap)

anno: 1973   
regia: BERGMAN, INGMAR
genere: sentimentale
con Liv Ullmann, Erland Josephson, Bibi Andersson, Jan Malmsjö, Anita Wall, Rosanna Mariano, Lena Bergman, Gunnel Lindblom, Barbro Hiort af Ornäs, Bertil Nostrom, Wenche Foss    
location: Svezia
voto: 8

Dieci anni nella vita di Marianne (Ullman) e Johann (Josephson), una scansione temporale suddivisa in 6 episodi: Innocenza e panico; L'arte di nascondere la spazzatura sotto il tappeto; Paola; Valle di lacrime; Gli analfabeti; Nel cuore della notte. La relazione coniugale apparentemente impeccabile delle prime scene, l'armonia di cui i due protagonisti (quasi sempre e soltanto loro davanti alla macchina da presa) vanno tanto fieri cominciano progressivamente a scricchiolare sotto i colpi dell'abitudine, dei rituali della società borghese alla quale appartengono, delle piccole rimostranze quotidiane, delle incomprensioni inespresse e sopite, fino a farsi tradimento, acrimonia, guerra, separazione, divorzio, nostalgia, vita nuova e una rinata relazione come amanti.
Concepito per la televisione (con tagli clamorosi, come quello del procurato aborto di Marianne che spiegherebbe buona parte dell'evoluzione del rapporto) e successivamente ridotto per il grande schermo, Scene da un matrimonio è un'opera monumentale per finezza psicologica, capacità di scrittura, disegno dei caratteri, al punto da diventare paradigmatica e proporsi come riferimento obbligato per i suoi epigoni (basterebbe pensare a CinquePerDue o Blue Valentine o agli italiani Un amore e Nessuno si salva da solo). Girato quasi interamente in interni, a macchina da presa quasi immobile, senza colonna sonora e con personaggi che rimangono sempre sulle quinte del discorso (le due figlie, ad esempio, non si vedono mai), il film del Maestro svedese si impernia sul contrasto tra egoismo e solidarietà, incarnati rispettivamente dal marito e dalla moglie, per la quale è impossibile non tifare e alla quale Liv Ullman regala un'interpretazione titanica che surclassa per gamma espressiva quella di Erland Josephson. Trent'anni dopo Bergman girà un sequel del film con gli stessi interpreti: Sarabanda.    

I tarantiniani

anno: 2013       
regia: DELLA CASA, STEVE * TEDESCO, MAURIZIO
genere: documentario
con Sergio Martino, Tomas Milian, Umberto Lenzi, Lamberto Bava, Alberto De Martino, Tonino Valerii, Marcello Avallone, Franco Nero, Fernando Di Leo, Ruggero Deodato, Enzo G. Castellari, Mario Caiano, Barbara Bouchet, Massimo Vigliar, Romolo Guerrieri, Sergio Leone, Luciano Martino    
location: Italia
voto: 6

Quentin Tarantino non ha mai fatto mistero di essere cresciuto con i b-movies italiani degli anni '60 e '70. È noto che prima di diventare una celebrità, egli facesse il commesso in un negozio che noleggiava VHS, dove ebbe l'occasione di guardare tonnellate di cassette di ogni genere, dedicandosi soprattutto al cosiddetto poliziottesco all'italiana, all'horror e al western. Tutti elementi che ritornano sotto forma di esplicito tributo in film come Bastardi senza gloria, remake dell'omonimo film di Enzo G. Castellari, o Django unchained, liberamente ispirato al Django di Corbucci, con Franco Nero a fare da ideale trait-d'union tra le due opere. Il mediometraggio firmato dal critico cinematografico Steve Della Casa (avrete ripetutamente ascoltato la sua voce alla trasmissione radiofonica Hollywood party) e del produttore Maurizio Tedesco va alla ricerca di quelle radici, proponendo un'ora di documentario durante la quale viene data voce ai protagonisti di quella stagione cinematografica, come Umberto Lenzi, Lamberto Bava, Fernando Di Leo, Ruggero Deodato, Romolo Guerrieri e Luciano Martino. I quali, a sdoganamento avvenuto, si sentono padroni di spararle grossissime davanti alla macchina da presa ("a quell'epoca ero il regista più pagato d'Italia", ci notifica Riccardo Freda, autore di pietre miliari come Teodora imperatrice di Bisanzio, I giganti della Tessaglia, Maciste alla corte del Gran Khan, L'orribile segreto del Dr.Hitchcock, Maciste all'inferno e La morte non conta i dollari), sanciscono con fiera chiarezza vernacolare le differenze tra il cinema popolare ("me' cojoni!") e quello d'autore ("e 'sti cazzi"), colgono l'occasione per rifarsi della presunta diffamazione subita da parte di tanta critica snob. A vedere questo florilegio di western, poliziottesco, fantascienza, softcore e horror si rimane sconcertati dalla infima qualità delle riprese di quei film e si ha nettissima l'impressione di trovarsi di fronte all'ennesima dimostrazione dell'inarginabilità della cultura trash, di cui personaggi come Marco Giusti da anni si fanno promotori, gente che ha contribuito a una mistificazione e a un'impostura della cultura ormai senza freni. Al tempo stesso, si dimentica che Tarantino ha un genio registico e un talento visivo incommensurabile con quello dei suoi presunti predecessori, che la carica ironica dei suoi film va ben oltre quella di un Alberto De Martino, di un Tonino Valerii o di un Marcello Avallone e che, di questo passo, prima o poi arriverà anche qualche retrospettiva a Venezia dedicata alla cinema della grandissima Valeria Marini.    

martedì 18 agosto 2015

Melancholia

anno: 2011       
regia: VON TRIER, LARS 
genere: drammatico 
con Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, Alexander Skarsgård, Brady Corbet, Cameron Spurr, Charlotte Rampling, Jesper Christensen, John Hurt, Stellan Skarsgård, Udo Kier   
location: Usa
voto: 5 

Due sorelle, un luogo indefinito, l'arrivo di qualcosa di incombente, la minaccia per la propria esistenza. È un vero e proprio dittico al prezzo di un solo film questo Meloncholia, che prima mette in scena le bizzarrie di Justine (Dunst, Palma d'oro a Cannes per la migliore interpretazione femminile) in occasione del suo matrimonio faraonico, durante il quale sia il padre (Hurt) che la madre (Rampling) danno prova di un'inarginabile vocazione eterodossa, e dopo racconta le ansie e le paure generate in Claire (Gainsbourg), sorella più assennata che deve fare i conti, insieme alla stessa Justine ormai in trattamento psichiatrico, al ricchissimo marito (Sutherland) e al figlioletto, con lo scontro ormai prossimo tra l'asteroide Melancholia e le Terra, preparandosi così alla morte.
Con lo stile personalissimo che gli è consueto - stavolta fortemente connotato dai bruschi movimenti di macchina, dal montaggio onirico delle scene iniziali, dall'alternanza tra campi lunghissimi e close up - Von Trier inscena il disagio esistenziale di due donne giunte al bivio delle rispettive esistenze. Carico di simbolismi spesso criptici ma anche di trovate visive spiazzanti, il film si lascia apprezzare più per la potenza caustica della prima parte che per lo sconfinamento nel fantastico della seconda, pur mantenendo in entrambe assai alta la carica di tensione.    

domenica 16 agosto 2015

Tuo per sempre (College)

anno: 1927   
regia: HORNE, JAMES W.   
genere: comico   
con Buster Keaton, Anne Cornwall, Flora Bramley, Harold Goodwin, Snitz Edwards, Carl Harbaugh, Sam Crawford, Florence Turner   
location: Usa
voto: 7   

Nonostante si sia diplomato come il miglior studente della scuola, passato al college Jeff (Keaton) continua a non riuscire a fare colpo sulla ragazza della quale è innamorato (Withers). Agli studiosi, la giovane preferisce gli atleti. E allora vediamo il nostro protagonista dalla faccia triste industriarsi per giocare a baseball, praticare l'atletica leggera e partecipare a una gara di canottaggio grazie al sostegno interessato del preside (Harbaugh), con risultati costantemente disastrosi. Le sua doti atletiche emergeranno in tutto il loro fulgore soltanto quando viene a sapere che la ragazza è in pericolo.
Diretto da James W. Horne, College (stendiamo un velo pietoso sul titolo italiano) mette in scena la consueta inventiva del genio comico di Keaton, all'epoca re del cinema muto: al di là della splastick, il repertorio offre situazioni acrobatiche, scenografie movimentate e trovate spesso assai originali a servizio di un plot narrativo tuttavia elementare.    

venerdì 14 agosto 2015

Diplomacy - Una notte per salvare Parigi (Diplomatie)

anno: 2014       
regia: SCHLOENDORFF, VOLKER  
genere: drammatico  
con André Dussollier, Niels Arestrup, Burghart Klaußner, Robert Stadlober, Charlie Nelson, Jean-Marc Roulot, Stefan Wilkening, Thomas Arnold, Lucas Prisor, Attila Borlan, Marie Dompnier, Claudine Acs, Dominique Engelhardt, Johannes Klaußner, Charles Morillon, Olivier Ythier, Pierre-Marie Rochefort, Jochen Hägele, Jean-Cyril Durieux, Eric Moreau    
location: Francia
voto: 5  

Nella notte tra 24 e il 25 agosto del 1944 il generale generale tedesco Dietrich von Choltitz (Arestrup) su ordine di Hitler stava predisponendo un piano per radere al suolo l'intera città di Parigi, a cominciare dalla distruzione di tutti i ponti che avrebbero potuto creare un'esondazione della Senna. Raoul Nordling (Dussollier), console della neutrale Svezia in terra di Francia, venne a conoscenza del piano e cercò di dissuadere il graduato. In una logomachia con mosse e contromosse di grande livello, finzione a parte (il testo parte da una pièce teatrale di Cyril Gely, portata sulla scena dalla stessa coppia di protagonisti) sappiamo poi come andò a finire.
Ritorno sul grande schermo di Volker Schloendorff (da ricordare i suoi Il tamburo di latta, Un amore di Swann e Morte di un commesso viaggiatore), uno dei maestri del nuovo cinema tedesco degli anni '70, con un kammerspiel di dichiarato impianto teatrale, sorretto da un fine disegno delle psicologie dei due protagonisti: attanagliato da un enorme dilemma personale l'apparentemente irreprensibile generale, tetragono il console filantropo. Se la sfida dialettica tra i due protagonisti, per quanto tirata per le lunghe, è comunque godibile, le poche scene in esterni sono di un pauperismo imbarazzante, le sequenze con le sparatorie appaiono dilettantesche e sul film grava il peso di una retorica a tratti eccessiva. Plauso comunque al regista per avere riproposto una delle moltissime pagine oscure di quella stagione storica, durante la quale gli stessi pretoriani del führer cominciavano a tentennare, come mostra il ben più riuscito Operazione Walchiria.    

Project Nim

anno: 2011   
regia: MARSH, JAMES  
genere: documentario  
con Nim Chimpsky, Stephanie LaFarge, Herbert Terrace, Wer LaFarge, Jenny Lee, Laura-Ann Petitto, Bill Tynan, Joyce Butler, Renne Falitz, Bob Ingersoll, Alyce Moore, James Mahoney, Henry Herrmann, Cleveland Amory, Marion Probst, Chris Byrne, Bern Cohen, Reagan Leonard, Anna May Marsh, Mike Lepera, Sarah Sakaan, Dennis Lauricella, Robert J Nesi  
location: Usa
voto: 6,5  

Negli anni '70 Nim, un cucciolo di scimpanzé, venne strappato dalle braccia della madre e allevato in una famiglia di umani (si fa per dire). La decisione fu il frutto di un progetto scientifico voluto da uno psicologo dell'università di Harvard, deciso a focalizzare il contrasto tra natura e ambiente, favorendo il secondo attraverso lo sviluppo, nella scimmia, del linguaggio dei segni. Sulle prime, tutto sembrò andare per la giusta strada, quando Nim era ancora minuto e inoffensivo. Ma dopo qualche tempo cominciarono ad arrivare le prime avvisaglie della sua natura animale: strappò una guancia alla sua mamma adottiva, diventò incontrollabilmente aggressivo anche durante i giochi e non lo aiutò certo il fatto di essere stato allevato secondo alcuni vizi tipicamente umani, come il fumo di marijuana e l'abuso di alcolici. Sicché il progetto viene accantonato e per Nim ebbe inizio un'interminabile via crucis: dapprima recluso in una gabbia minuscola, quindi sottoposto a ulteriori esperimenti da una specie di Menghele della veterinaria, infine affidato a un'altra famiglia e poi al ranch di un filantropo per equini abusati (sic), nel quale era l'unica scimmia del posto. Morì a 26 anni, dopo essere diventato uno scimpanzé di enormi dimensioni, essersi trasformato in un killer e avere concluso finalmente gli ultimi anni della sua esistenza tra i suoi simili.
Il documentario di James Marsh (già autore di Man on wire) racconta una vicenda tragica sulle mostruosità di cui è capace l'uomo persino in nome della scienza, portando davanti all'obiettivo le testimonianze dei tanti che ebbero a che vedere con il Progetto Nim. Se l'oggetto filmico è del massimo interesse, non altrettanto esemplari sono lo sviluppo narrativo e il montaggio, che assembla un po' troppo alla rinfusa i diversi rivoli del racconto, miscelandoli con moltissime fotografie e riprese di repertorio.    

giovedì 13 agosto 2015

Tracers

anno: 2015       
regia: BENMAYOR, DANIEL   
genere: thriller   
con Taylor Lautner, Marie Avgeropoulos, Adam Rayner, Rafi Gavron, Luciano Acuna Jr., Josh Yadon, Johnny M. Wu, Sam Medina, Amirah Vann    
location: Usa
voto: 4   

Un pony express con la bicicletta (Lautner), indebitato fino al collo con un'organizzazione criminale gestita da una cinese, decide di farsi assoldare da un gruppo di rapinatori che praticano il parkour a meraviglia. A spingerlo c'è anche la cotta che il ragazzo si è preso nei confronti dell'unica donna del gruppo (Avgeropoulos), che però ha una relazione col leader (Rayner). Quando la rapina più impegnativa sta per andare a segno, ecco che arriva un colpo di scena che serve a scrollare il film dall'inclinazione da videoclip che sembra essere la sua unica cifra stilistica.
Prendi un ragazzino con la sguardo da aringa che tanto piace alle teenagers decerebrate (Taylor Lautner), fallo diventare un asso del parkour, la disciplina nata in Francia che mira a ottimizzare i movimenti per scavalcare gli ostacoli nella maniera più efficiente possibile, poi cala il tutto in un estenuante inseguimento con la steadycam che valorizzi al massimo le acrobazie del gruppo e ottieni questo filmetto insulso dalla trama completamente pretestuosa che ha l'unico merito di avere portato per la prima volta i tracers (così si chiamano i praticanti del parkour) sul grande schermo a beneficio del pubblico italiano.    

venerdì 7 agosto 2015

Joker - Wild card

anno: 2015       
regia: WEST, SIMON
genere: thriller
con Jason Statham, Michael Angarano, Milo Ventimiglia, Dominik Garcia-Lorido, Anne Heche, Sofia Vergara, Max Casella, Jason Alexander, Francois Vincentelli, Davenia McFadden, Chris Browning, Matthew Willig, Greice Santo, Hope Davis, Stanley Tucci
location: Usa
voto: 3

Perché si guarda un film come questo, che, oltre ad essere il remake di Black Jack (film diretto nel 1986 da R.M.Richards, con Burt Reynolds), è la fotocopia sbiadita di una miriade di altri lavori, nei quali l'unico pretesto è quello di girare qualche scena di violenza inaudita raccordando i diversi tratti narrativi con lo sputo? Perché si è alienati nel senso marxiano del termine, condizione cronica di molti, occasionale di alcuni. I quali ultimi possono avere la tentazione di andare a raccogliere questi avanzi di magazzino nella pattumiera di offerta che un'afosissima estate mette loro a disposizione.
Grandguignol a parte, qui c'è davvero pochissimo, come d'altronde in quasi tutti i film interpretati dall'attore meno espressivo di Hollywood: Jason Statham (Redemption, Killer elite, Parker). Il quale ricopre la parte di un giocatore d'azzardo compulsivo che vuole vendicare un'amichetta (Vergara) che è stata sfregiata da un malavitoso palestratissimo (Ventimiglia) e dai suo sgherri. Ci riesce una prima e una seconda volta, ma il boss in ghingheri non gli dà tregua e ci vorrà una terza occasione per risolvere il caso. In mezzo, un ventitreenne che gli si incolla alle costole (Angarano) e un capomafia che si fa chiamare Baby (Tucci). Giuro: nulla di più, a parte le scene dei corpo-a-corpo uno contro molti, girati con lo stile di Pechinpah.    

giovedì 6 agosto 2015

Sils Maria (Clouds of Sils Maria)

anno: 2014       
regia: ASSAYAS, OLIVIER
genere: drammatico
con Juliette Binoche, Kristen Stewart, Chloë Grace Moretz, Lars Eidinger, Johnny Flynn, Angela Winkler, Hanns Zischler, Nora von Waldstätten, Brady Corbet, Aljoscha Stadelmann, Claire Tran, Peter Farkas, Stuart Manashil, Ben Posener, Ricardia Bramley, Luise Berndt, Gilles Tschudi, Benoit Peverelli, Caroline De Maigret, Arnold Gramara, Sean McDonagh    
location: Francia, Svizzera
voto: 3

Lei, lei e l'altra. Inusuale triangolo professionale con cascami di potere e invidie mascherate in quest'opera di uno dei registi più discontinui del cinema transalpino: Olivier Assayas, già autore di un'opera pregevolissima come Il bambino d'inverno. Marie (Binoche) è un'attrice di grande fama, chiamata a interpretare, a vent'anni di distanza, il ruolo dell'antagonista del personaggio che la lanciò nel cinema. Valentine (interpretata da Kristen Stewart, diventata diva grazie a Twilight) è la sua inseparabile assistente che non disdegna di assurgere a ruoli di comando e trama occultamente un abbandono inaspettato. L'altra (Moretz) è un'attricetta con il gusto per lo scandalo e lo sballo compulsivo che interpreterà il ruolo che fu di Marie, da lei rubricata frettolosamente a vecchiume in ogni senso.
Cinema verbosissimo, cerebrale e gelido fino all'esasperazione, con un plot tutto costruito per sottrazione ed ellissi, bruschi viraggi narrativi, improvvise tentazioni visive (magnifiche le riprese del fenomeno atmosferico del cosiddetto serpente del Maloja, tra le vette dell'Engadina), ma avvitato su sé stesso, inutilmente memore della lezione di Eva contro Eva, Persona e Viale del tramonto.    

lunedì 3 agosto 2015

Cake

anno: 2015       
regia: BARNZ, DANIEL
genere: drammatico
con Jennifer Aniston, Adriana Barraza, Anna Kendrick, Sam Worthington, Mamie Gummer, Felicity Huffman, William H. Macy, Chris Messina, Lucy Punch, Britt Robertson, Paula Cale, Ashley Crow, Manuel Garcia-Rulfo, Camille Guaty, Allen Maldonado, Camille Mana, Julio Oscar Mechoso, Evan O'Toole, Lizzie Peet, Pepe Serna, Misty Upham, Rose Abdoo, Alma Martinez, Andrew Elvis Miller, Louie Novoa, Laura Putney, Robert Zimiga   
location: Messico, Usa
voto: 4,5

Lascia perdere, Jennifer! La Aniston, dopo un intero curriculum passato a interpretare commedie più o meno insulse (Una settimana da Dio, …e alla fine arriva Polly, La verità è che non gli piaci abbastanza, Come ammazzare il capo... e vivere felici, Come ti spaccio la famiglia, eccetera eccetera) tenta il grande salto nel cinema d'autore nelle doppie vesti di protagonista e produttrice del film. Peccato che ci sia da rimpiangere opere seminali come Due cuori e una provetta o Mia moglie per finta nel vedere quest'opera seconda di Daniel Barnz che racconta di una donna californiana colpita nel corpo (un gravissimo incidente automobilistico ha lasciato tracce su schiena e gambe) e nell'anima (la perdita del figlio). Ricca come solo un'ereditiera sfaccendata sa essere, tratta la sua domestica (Barraza) con fiero sarcasmo a suon di battute caustiche, frequenta un gruppo di autoaiuto dal quale si fa escludere per via di un'eccessiva propensione alla rissa dialettica e si infila nella vita di un vedovo (Worthington) la cui moglie - anch'ella ex frequentatrice del gruppo - si è suicidata. L'incontro con l'uomo potrebbe essere il viatico per una vita vissuta finalmente in verticale.
Inutile il film, inutile il cast con il reuccio dei botteghini (Sam Worthington, reduce da successi come Avatar, 40 carati e La furia dei Titani), inutile la virata sul cinema d'essai, che qui si risolve in una soap flemmatica, retorica e piuttosto scontata nei simbolismi, nella quale gli unici spunti degni di nota sono le stilettate al vetriolo della protagonista.