martedì 25 marzo 2003

Respiro

anno: 2002       
regia: CRIALESE, EMANUELE 
genere: drammatico 
con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Veronica D’Agostino, Filippo Pucillo, Avy Marciano, Francesco Casisa, Elio Germano 
location: Italia       
voto: 4,5

Zuffe tra bambini, birre ghiacciate a lavoro finito, scorribande in motorino, magari con tre-quattro passeggeri a bordo. La vita a Lampedusa, isola sperduta della Sicilia, scorre via tra cose semplici, dettatta dalle regole di una società monolitica e patriarcale. Una società nella quale quelle come Grazia (Golino), madre giovane, bella, vivace e anticonformista degna di un personaggio di Cassavetes, non hanno posto. E infatti le comari del paesino - come le avrebbe chiamate De Andrè - sono convinte che la donna non abbia tutti i venerdì in ordine e fanno pressione sul marito di lei affinché si decida a farla visitare da "un dottore" a Milano. Grazia è refrattaria all'iniziativa: con l'aiuto del figlio maggiore si nasconde per giorni in una grotta, dalla quale verrà fuori soltanto dietro la spinta della disperazione del marito. Al suo secondo lungometraggio dopo il misconosciuto Once we were strangers, Crialese gira un film che vorrebbe coniugare lo stile de La terra trema di Visconti con un apologo sull'alterità. Sotto il profilo antropologico l'operazione sembra riuscire, nonostante lo sfilacciamento in fase di montaggio. Ma sul piano dei contenuti l'operazione è talmente oleografica e programmatica (riprese al ralenty, fratture narrative, la musica penetrante di John Surman) da rimanere in apnea, come nel finale che riprende la ballata acquatica e corale dei protagonisti. Il film è tutto parlato in dialetto e non ha i sottotitoli.    

domenica 16 marzo 2003

Bread and roses – Pane e rose

anno: 2000       
regia: LOACH, KEN
genere: drammatico
con Pilar Padilla, Adrien Brody, Elpidia Carrillo, Jack McGee, George Lopez, Alonso Chavez       
location: Usa
voto: 6

I lavoratori dell'impresa di pulizie di un palazzone di Los Angeles sono invisibili al punto qualcuno rischia di inciamparci. Sono così invisibili che non godono neppure di quel minimo di diritti ai quali aspira qualunque lavoratore: assistenza sanitaria, ferie, diritto di associazione. A scuoterli arriva un impavido sindacalista (Brody), che riesce a scalfire la coltre di omertà dei tanti che - per timore di perdere il lavoro - preferiscono continuare a star zitti. Tra comizi in strada, intrusioni a cocktail party e picchettaggi, la battaglia sarà vinta, anche se a caro prezzo.
Sceneggiato da Paul Laverty (già con Loach ne La canzone di Carla), Bread and roses è la terza incursione di Loach fuori dal Regno Unito. Dopo la guerra civile spagnola (Terra e libertà) e la tragedia nicaraguese (La canzone di Carla) è il turno del sottoproletariato messicano in cerca di fortuna negli Stati Uniti. Un urlo di indignazione contro le perversioni del liberismo sfrenato che fa il paio con il successivo film del maestro britannico, Paul, Mick e gli altri. Il titolo è preso da uno slogan lanciato nel 1912 durante uno sciopero di operaie a Lawrence (Massachussetts).    

martedì 11 marzo 2003

La finestra di fronte

anno: 2003   
regia: OZPETEK, FERZAN    
genere: drammatico    
con Giovanna Mezzogiorno, Massimo Girotti, Raoul Bova, Filippo Nigro, Serra Yilmaz, Maria Grazia Bon, Massimo Poggio, Rosaria De Cicco, Ivan Bacchi, Flavio Insinna, Elisabeth Kasza, Olimpia Carlisi, Thierno Thiam, Enrico Grassi, Lucianna De Falco, Patrizia Loreti, Veronica Bruni, Maurizio Romoli, Barbara Folchitto    
location: Italia
voto: 6    

Nella vita di Giovanna (Mezzogiorno) e Filippo (Nigro), operai alloggiati nella periferia capitolina, entra un uomo anziano che dice di chiamarsi Simone (Girotti, qui al suo ultimo film prima di morire), afflitto dal morbo di Alzheimer. Le ricerche dei due coniugi non danno risultati e vano è anche l'aiuto che fornisce Lorenzo (Bova), il giovane che abita nel palazzo di fronte al loro. Ma la pertinacia di Giovanna la porterà a scoprire che Simone si chiama in realtà Davide e che è un ex-pasticciere ebreo omosessuale di fama internazionale sfuggito ad una retata nazista nel 1943. Da lui, Giovanna imparerà a non sprecare la propria vita.
Se fosse un dolce, il quarto film di Ozpetek sarebbe una sfogliatella: ambizioso come nessuno dei suoi film precedenti, La finestra di fronte è un film sul quale si stratificano molti temi: quello portante della memoria, quello dell'alterità e quello dell'attenzione nella duplice accezione di riguardo nei confronti dell'altro e di vigilanza critica. Nella ricchezza tematica del film si annidano i suoi momenti migliori, un pronunciato lirismo narrativo e l'acutezza di alcune riflessioni. Al contempo, è proprio l'eccesso di ambizione, il volume ipertrofico dei temi toccati e la difficoltà nel raccordarli tra loro che priva il film di quella fluidità narrativa della quale avrebbe avuto bisogno. Rimane comunque una bella e difficile lezione sulla dialettica tra memoria ed oblio come terreno sul quale scrutare (o sfuggire) alla nostra vera identità.    

venerdì 7 marzo 2003

11/9/2001

anno: 2002       
regia: CHAHAINE, YOUSSEF * GITAI, AMOS * GONZALES INARRITU, ALEJANDRO * IMAMURA, SHOHEI * LELOUCH, CLAUDE * LOACH, KENNETH * MAKHMALBAF, SAMIRA * NAIR, MIRA * OUEDRAOGO, IDRISSA * PENN, SEAN * TANOVIC, DANIS
genere: episodi
con Maryam Karimi, Emmanuelle Laborit, Jérôme Horry, Nour El-Sherif, Ahmed Haroun, Dzana Pinjo, Aleksandar Seksan, Tatjana Sojic, Lionel Zizréel Guire, René Aimé Bassinga, Lionel Gaël Folikoue, Rodrigue André Idani, Alex Martial Traoré, Vladimir Vega, Keren Mor, Liron Levo, Tomer Russo, Tanvi Azmi, Kapil Bawa, Taleb Adlah, Ernest Borgnine, Tomorowo Taguchi, Kumiko Aso, Akira Emoto, Mitsuko Baisho, Tetsuro Tamba, Ken Ogata, Salvador Allende, Jake Bern, George W. Bush, Henry Kissinger, Nell Mooney, Augusto Pinochet, George R. Sheffey, Anil Baral, Pablo Milanes       
location: Usa
voto: 4

Undici registi ricordano, in totale libertà espressiva, la tragedia dell'11 settembre 2001, ciascuno con un episodio della durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 centesimo. L'iraniana Samira Makhamalbaf (voto: 4) mostra una maestra che tenta di trasmettere ai suoi bambini l'importanza dell'accaduto, raccontando loro quanto successo alle Torri Gemelle. Ma i bambini sono cresciuti all'ombra della guerra e per loro la notizia ha un'importanza relativa. Il francese Lelouch (voto: 4) coglie l'occasione per leggere la mappa dei sentimenti alla luce della tragedia. Una donna sordomuta sta scrivendo una lettera di addio al suo compagno, ignara di quanto sta accadendo alle Torri Gemelle proprio mentre scrive. L'egiziano Chahaine (voto: 2) ricorda, attraverso un dialogo immaginario col fantasma di un soldato, il conflitto arabo-israeliano del 1983 e la tragedia di Beirut. Tanovic (voto: 2) mostra un gruppo di donne bosniache pigramente avvertite dalla televisione della notizia di quanto accaduto a New York: per loro è stata guerra tutti i giorni. Idrissa Ouedraogo (voto: 3) vira su toni da commedia: un gruppo di adolescenti del Burkina Faso avvista Bin Laden, sul quale pende una grossa taglia. Sperano allora che questa possa essere l'occasione per risolvere un po' dei problemi loro e del paese nel quale vivono. Ken Loach (voto: 4) ci ricorda un altro 11 settembre: quello del 1973, in occasione del quale un golpe militare depose Salvator Allende, legittimo presidente della repubblica cilena. A raccontare quei giorni è un cantante esule, Pablo Nilanes. 11 minuti di schermo nero, squarciato dalle voci registrate delle chiamate disperate di chi è finito sotto le macerie delle Torri Gemelle e frammenti di immagini televisive che riprendono l'evento sono la chiave stilisticamente estrema con la quale il messicano Inarritu (voto: 1) sceglie di ricordare quella data. Attraverso la cronaca convulsa di una redattrice televisiva, l'israeliano Amos Gitai (voto: 1,5) ci ricorda l'11 settembre quotidiano dei territori israeliani. L'indiana Nair (voto: 2,5) col suo episodio sottolinea quanto sia facile scambiare un eroe - il ragazzo morto nel tentativo di salvare altre persone - per un terrorista, semplicemente guardandone i caratteri somatici e conoscendone la religione. L'episodio dell'unico regista americano impegnato nell'operazione, Sean Penn (voto: 4), richiama l'attenzione sui drop out che l'America ha da sempre dimenticato e che vivono all'ombra di quelle che erano le Torri Gemelle brulicanti di persone superimpegnate in affari. Il crollo di quelle torri diventa allora l'occasione perché la pianta di un anziano vedovo (Borgnine) riveda finalmente la luce del sole. Chiude il film un episodio ad alto tasso simbolico nel quale il giapponese Imamura (voto: 1) mette in scena la vicenda di un uomo serpente. Encomiabile negli intenti, 11 settembre 2001 è tuttavia didascalico e marcatamente ideologico nella realizzazione. Al di là dello scarto tra i vari episodi (di Loach, Lelouch e Penn i migliori, inutili quelli di Imamura e Inarritu), l'operazione risulta essere un apologo corale che ci ricorda quanta retorica sia stata fatta su una tragedia che conosce da tempo molti paragoni. Peccato però che la pista battuta per raccontare gli "altri" 11 settembre sfiori spesso altrettanta retorica .