sabato 28 febbraio 2015

El aura

anno. 2005   
regia: BIELINSKY, FABIAN 
genere: noir 
con Ricardo Darín, Dolores Fonzi, Pablo Cedrón, Nahuel Pérez Biscayart, Jorge D'Elía, Alejandro Awada, Rafa Castejón, Manuel Rodal, Walter Reyno, Alejandro Gancé, Daniel Alejandro Ovando 
location: Argentina
voto: 7 

Durante una battuta di caccia tra le foreste della Patagonia un tranquillo tassidermista (Darin) uccide accidentalmente un uomo. Scopre che questo è un malavitoso che sta organizzando una rapina ai danni di un furgone che trasporta gli incassi di un casinò locale. Dotato di una memoria visiva eccezionale, l'imbalsamatore è convinto di potersi sostituire al defunto nell'impresa. Ma non ha fatto i conti con i compagni di merende né con l'epilessia di cui soffre. O forse è tutto un sogno ad occhi aperti?
L'aura del titolo è quel momento di sospensione che precede l'attacco epilettico: un momento che nell'originale film di Bielinsky viene dilatato alle quasi due ore di durata, con colpi di scena, ricostruzioni non banali del puzzle investigativo del protagonista, squarci stranianti e un meccanismo narrativo che sta tra 13 tzameti e I soliti sospetti, con una tensione costante a servizio di un noir dai marcati accenti psicologici.    

giovedì 26 febbraio 2015

Una folle passione (Serena)

anno: 2014   
regia: BIER, SUZANNE 
genere: drammatico 
con Bradley Cooper, Jennifer Lawrence, Rhys Ifans, Toby Jones, David Dencick, Sean Harris, Ana Ularu, Sam Reid, Conleth Hill, Charity Wakefield, Douglas Hodge, Kim Bodnia, Christian McKay, Philip Zanden, Blake Ritson 
location: Usa
voto: 7,5 

È il 1929, in America c'è una crisi economica mai vista ma a George Pemberton (Cooper) gli affari vanno a gonfie vele. Con la sua giovane moglie (nel film viene anche aggettivata come "bella": ma Jennifer Lawrence sembra una bambola di gomma col viso gonfiato da eccessi alcolici) lascia Boston per andare nella montagne del North Carolina, dove i due fanno soldi a palate grazie al commercio di legname e a libri contabili non proprio immacolati, in attesa di aprire altre attività in Brasile. L'idillio si spezza quando la donna, che quanto a senso pratico tiene perfettamente testa a tutto l'androceo che la circonda, salva da morte sicura una guida che lavora per conto del marito (Ifans). Ma in quella circostanza perde il figlio che ha in grembo e inizia così una paranoica rivalsa contro il marito che ha un pargolo non riconosciuto nel villaggio dove viene tagliata la legna: un intreccio che sarebbe piaciuto a Matarazzo.
Il cinema di Susanne Bier è tutto incentrato sulle traiettorie sghembe delle relazioni di coppia. Non fa eccezione questo film tratto dal best-seller di Ron Rash e diretto con un pizzico di calligrafismo di troppo, ma nel quale l'atmosfera torva e mefitica che si respira tra i boschi, gli antagonismi sopiti a fatica, l'illegalità serpeggiante e la misoginia mai espressa compiutamente degli autoctoni rappresentano la cifra ideale a complemento di un plot denso, carico di tensione, con spunti di riflessione sui temi della maternità e sull'avidità senza scrupoli del capitalismo americano e con improvvise accelerazioni drammatiche. Se vi hanno detto che dei tre film che Bradley Cooper e Jennifer Lawrence hanno finora girato insieme (gli altri due sono Il lato positivo e American Hustle) questo è il peggiore, non credetegli: Serena (questo il titolo originale del film) è quello più sobrio e riuscito.    

lunedì 23 febbraio 2015

Noi e la Giulia

anno: 2015       
regia: LEO, EDOARDO
genere: commedia
con Luca Argentero, Edoardo Leo, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Stefano Fresi, Carlo Buccirosso, Rolando Ravello
location: Italia
voto: 5,5

Edoardo Leo è il nuovo fenomeno della commedia italiana, un genere standardizzato che rende pressoché indistinguibile un film dall'altro. Tanto vale allora cavalcare l'onda e rimpinguare il successo ottenuto al botteghino con film come Smetto quando voglio, Ti ricordi di me?, Buongiorno papà, Tutta colpa di Freud, La mossa del pinguino e Viva l'Italia. "Soggetto di Edoardo Leo", allora, ci aggrediscono i titoli di testa. Già: ma quale soggetto? La (bella) copia di La nostra terra di Manfredonia? Il soggetto, appunto, sembra preso di peso da lì: un'armata Brancaleone di falliti (patetico il circoletto di autocoscienza con tanto di outing) si mette insieme per avviare un agriturismo in Campania, terra di camorra (e vai con gli stereotipi). Prima uno (Buccirosso), poi altri due, gli esattori mafiosi finiscono tutti chiusi nel sottoscala grazie alla determinazione di un comunista cinquantenne (Amendola), in attesa che le acque si calmino e che i lavori di ristrutturazione finiscano. Nel frattempo il casale ristrutturato diventa anche luogo di pellegrinaggio grazie alla misteriosa emissione di musica che arriva dal sottosuolo, dove è seppellita l'Alfa Romeo Giulia del primo camorrista giunto sul posto, rimasta col mangiacassette acceso.
Sebbene sia tratto dal romanzo di Fabio Bartolomei, anche questo film, come La nostra terra, mette in campo un drappello di baldi quarantenni (più Amendola e una ragazza sciroccata interpretata da Anna Foglietta) che cercano di realizzarsi a dispetto delle avversità mafiose e anche qui abbiamo l'elemento intruso che gioca la parte decisiva della partita (un Carlo Buccirosso strepitoso come sempre). Per uno spettatore accigliato come me, l resto, a parte qualche risata che effettivamente ci scappa, è tutto un luogo comune (il personaggio di Leo in particolare è un troglodita fascistone tagliato con l'accetta) con tanto di messaggio buonista e pistolotto finale, come si addice al prodotto di assoluta mediocrità che il pubblico italiano da anni premia regolarmente al botteghino.    

domenica 22 febbraio 2015

Gangster Squad

anno: 2013   
regia: LEISCHER, RUBEN   
genere: gangster   
con Josh Brolin, Ryan Gosling, Sean Penn, Emma Stone, Mireille Enos, Michael Peña, Giovanni Ribisi, Holt McCallany, Wade Williams, James Landry Hébert, Ambyr Childers, Mick Betancourt, Mac Brandt, Brandon Molale, Michael Papajohn, Jeff Wolfe, Anthony Molinari, Austin Highsmith, Neil Koppel, Jack McGee, Evan Jones, James Carpinello, Troy Garity, Austin Abrams, Lucy Davenport, Sullivan Stapleton, John Aylward, Dennis Cockrum, Jack Conley, Riel Paley, Michael C. Mahon, David Fleischer, Nick Nolte, Josh Pence, Anthony Mackie, De'aundre Bonds, Robert Patrick, Maxwell Perry Cotton, Haley Strode, Scott Beehner, Matt Knudsen, Lucas Fleischer, Jon Polito, Lance Barber, Michael Bacall, Dale Gibson, Rick Marcus, Mickey Giacomazzi, Cazimir Milostan, Don Harvey, Darrell Davis, Anthony De Longis, Michael Owen, Tom Hallick, Esther Scott, Jonny Coyne, Christopher Doyle, Max Daniels, Danny Wynands, Derek Mears, Yvette Tucker, Derek Graf, Anne Leighton, Eboni 'Chrystal' Adams, Nadyia Blakemore, Mandy Coulton, Michelle Current, Eva La Dare, Monifa Ellis, Hilary Fleming, Scott Fowler, Melanie Gage, Asiel Hardison, Michael W. Higgins, Scott Hislop, Jermaine Johnson, Stephanie Landwehr, Tina Mayer, Marcy McCusker, Jacoby Mosby, Chris Moss, Jared Murillo, Alycia M. Perrin, Henry 'Chopper' Platt, Chandrae Roettig, Dougie Styles, Stephen Sayer, Kelleia Sheerin, Brett Stiugiss, Kevin James Sporman, April Marie Thomas, Forrest Walsh, Liz Watts, Sir Charles Wiggins III, Jason Williams   
location: Usa
voto: 7,5   

Los Angeles, 1949. L'efferato ebreo Mickey Cohen (Penn) si sta prendendo la città. Le autorità sanno che ingaggiare una guerra contro di lui significa perderla, ma un irriducibile capo della polizia (Nolte) dà mandato a un tenente tutto d'un pezzo (Brolin) di mettere su una squadra di specialisti incorruttibili disposti a giocare la partita. I 6 daranno guerra a Cohen a fronte alta, in una corsa contro il tempo mirata a evitare che il boss riesca ad espandere il suo potere fino a Chicago.
Tratto da una storia vera, il film di Ruben Fleischer accentua i caratteri fino al parossismo, confezionando una via di mezzo tra l'hard-boiled più testosteronico e un fumettone ad altissimo tasso di violenza ma con un ritmo, un intreccio e una messa in scena di squisita fattura. Se si va alla ricerca della sottigliezza psicologica non è questo il film da vedere, condito com'è di stereotipi che vanno dalla femme fatale al poliziotto incorruttibile, ma il plot è così sostenuto e i colpi di scena si susseguono a un ritmo tale da assicurare un paio d'ore di divertimento anche grazie a un cast di primissimo ordine.    

sabato 21 febbraio 2015

Get On Up - La storia di James Brown

anno: 2014   
regia: TAYLOR, TATE  
genere: biografico  
con Chadwick Boseman, Nelsan Ellis, Dan Aykroyd, Viola Davis, Lennie James, Fred Melamed, Craig Robinson, Jill Scott, Octavia Spencer, Josh Hopkins, Brandon Smith, Tika Sumpter, Aunjanue Ellis, Tariq Trotter, Aloe Blacc, Keith Robinson, Nick Eversman, J.D. Evermore, Carol Lee, Cleta Elaine Ellington, Jim Gleason, Ahna O'Reilly, Antonius Charles, Donald Watkins, Corey Sorenson, Hunter Burke, James DuMont, Jamarion Scott, Jordan Scott, Stacey Scowley, Rena DeAngelo, Liz Mikel, Aakomon Jones, George Quinones, Aaron Jay Rome, Atkins Estimond, Clyde Jones, Michael Papajohn, Matt Thompson, Denzel Reed, Phyllis Montana LeBlanc, Julius Tennon, Taura Cherne, Kirk Bovill, Cariella Smith, Jacinte Blankenship, Sandra DeNise, Sheldon Frett, Mario J. Radford, Joe T. Blankenship, Randy Smith, Alvin Edney II, Adrien Scott Robinson, Elliott June Rogers, John Benjamin Hickey, Allison Janney, Jamell Richardson, Jason Davis, Justin Hall, David Carzell, Dominic Thigpen, Billy Slaughter  
location: Usa
voto: 5,5

Nella nutrita schiera di biopic musicali che da una decina d'anni a questa parte stanno invadendo le sale di mezzo mondo non poteva mancare quella di una delle figure più controverse e rappresentative della musica nera americana: James Brown (Boseman). Figlio di NN, cresciuto da una madre (Davis) che lo abbandonò precocemente, "Little Junior" venne allevato in un bordello, dove imparò a cavarsela da solo in qualsiasi situazione. A cambiargli la vita fu l'incontro con un uomo misericordioso come Bobby Byrd (Ellis), il quale, a dispetto del carattere eccentrico e spesso intollerabile del cantante, gli rimase sempre a fianco: dalle prime esperienze con i Famous Flames al successo mondiale che Brown ottenne tra la fine degli anni cinquanta e gli anni settanta. Dopo quel periodo, tra guai legali (la droga ma ancor di più le pulsioni manesche con le donne gli costarono la reclusione) e l'arrivo della disco music (del quale a tutti gli effetti Brown fu un anticipatore), la sua carriera andò comunque avanti fino all'inizio del XXI secolo. Morì nel 2006.
Taylor Tate è un bianco al quale piace dirigere film sui neri: alla sua opera seconda dopo The help, il regista del Mississippi ricostruisce la traiettoria artistica di questo genio del rhythm'n'blues, del funky e del soul, precursore di legioni di altri musicisti e stili, facendone risaltare soprattutto la musica (qui, rispetto ad altre biografie cinematografiche in chiave musicale, ce n'è moltissima nelle 2 ore e 20 di film), espressione sublime di una carriera trascorsa tra spaccate sul palco e spacconate nella vita privata, con vezzi insopportabili come quello di multare continuamente tutti, espressione di un'avidità inarginabile.
Interpretato dal somigliante ma poco convincente Chadwick Boseman, James Brown esce dal film come un uomo sostanzialmente solo a dispetto del grande carisma, ambiguo rispetto alla questione dei diritti dei neri e preoccupato soltanto di tenere alta l'asticella del successo. Cinematograficamente piuttosto convenzionale (le parti migliori sono le riprese sul palcoscenico), il film prodotto da Mick Jagger ha dalla sua il merito di avere raccontato, con un montaggio che incastra dimensioni temporali differenti, una delle figure di maggior spicco dell'intera storia del rock.    

venerdì 20 febbraio 2015

Saxofone

anno: 1978       
regia: POZZETTO, RENATO  
genere: grottesco  
con Renato Pozzetto, Mariangela Melato, Cochi Ponzoni, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Felice Andreasi, Diego Abatantuono, Daniela Morelli, Jemina Zeller, Giorgio Porcaro, Rodolfo Magnaghi, Guido Nicheli, Franca Mantelli, Luigi Francesco Perez, Francesca Pozzetto, Giacomo Pozzetto, Ernest Thole, Mario Mercalli  
location: Italia
voto: 2  

Un prete (Ponzoni) sta confessando il peccatore con il sassofono (Pozzetto). "Qual è il peso più grosso che hai sulla coscienza?", gli domanda. E quello: "Non ho mai visitato la Biennale". "Quante volte?", replica il sacerdote. E quell'altro: "Tre volte". È la comicità grottesca e  lunare di Renato Pozzetto, all'epoca sulla cresta dell'onda grazie al successo televisivo ottenuto in coppia con Cochi Ponzoni e a quello dei moltissimi film comici girati nella prima metà del decennio. Per la prima volta tutto solo dietro la macchina da presa, il comico lombardo riunisce la squadra di carabettisti del Derby cucendo una serie di gag stravaganti e surreali che girano intorno al suo personaggio, un sassofonista che va in giro per Milano facendo strani incontri e portandosi dietro una casalinga agiata e disperata (Melato) che non ne può più dell'ambiente snob e del circolo del tennis frequentati da suo marito (Teocoli).
Inspiegabilmente, Mereghetti classifica Saxofone tra i 100 migliori film comici di tutti i tempi ma la scelta potrebbe essere stata condizionata dai nomi vantati dal film (con Pozzetto ci sono Jannacci, Ponzoni e Beppe Viola in fase di scrittura e tra gli attori si vedono dei giovanissimi Teocoli, Abatantuono e Boldi). Manca tuttavia una sintassi minima, un'idea qualsiasi di cinema che non sia quella della giustapposizione di scenette surreali (il capofficina bambino, la strage di preti, gli incontri di boxe, il ciccione danzatore, i drammi familiari che si spalancano sul sipario di un teatro e così via almanaccando) in un concentrato di non-sense capace di strappare il sorriso in alcuni momenti non banali in mezzo a una valanga di mediocrità. Apprezzabile la colonna sonora di Enzo Jannacci.    

giovedì 19 febbraio 2015

Il paese delle spose infelici

anno: 2011       
regia: MEZZAPESA, PIPPO  
genere: drammatico  
con Nicolas Orzella, Luca Schipani, Aylin Prandi, Nicola Rignanese, Valentina Carnelutti, Teresa Saponangelo, Antonio Gerardi, Gennaro Albano, Cosimo Villani, Rolando Ravello, Vito Lo Priore, Vincenzo Leggieri, Roberto Corradino, Antonio Lombardo, Teresa Ludovico  
location: Italia
voto: 4  

In un paese della Puglia si incrociano le esistenze di due adolescenti, Zazà (Schiopani) e Veleno (Orzella) - compagni di squadra di calcio di diversa estrazione sociale - e della bella Annalisa (Prandi, già vista, tra gli altri, in Qualche nuvola), ragazza enigmatica dal passato sofferto e con un matrimonio naufragato prima ancora di nascere. Sullo sfondo, politici affaristi, minori drop out oppure occupati in lavori sottopagati, famiglie disfunzionali, fratelli tossici, sogni ad occhi aperti per un domani migliore, magari in qualche grande squadra di calcio.
All'esordiente Pippo Mezzapesa va riconosciuta una sensibilità fuori dal comune nell'intercettare umori e registri di adolescenti randagi, confusi e impauriti, tra richiami felliniani ed eccessive spinte drammatiche. Ma nel suo insieme l'opera tratta dal romanzo omonimo di Mario Desiati è confusa, incerta, tutta impostata su un registro narrativo fiabesco e monocorde con elementi e personaggi che sembrano infilati nel racconto più per dare un minimo di credibilità ai titoli di testa che non per esigenze diegetiche (Valentina Carnelutti compare per una manciata di secondi ma il suo nome è tra i primi a comparire). Sul genere, molto meglio andarsi a rivedere film di registi come Capuano e Winspeare.    

mercoledì 18 febbraio 2015

Home - La nostra terra

anno: 2009   
regia: ARTHUS-BERTRAND, YANN  
genere: documentario  
location: Francia
voto: 6,5  

Comincia come una puntata di Superquark spiegandoci la nascita del pianeta Terra; poi vira verso un registro apocalittico e calligrafico, per consegnarci infine un congedo pieno di speranza: è un tripudio di contraddizioni questo documentario tanto sorprendente nella forma quanto didascalico e predicatorio nei contenuti. Già dai titoli di testa qualcosa stride: si parla dello stato di salute del pianeta, della sua vegetazione, della sua fauna e del suo clima ma gli sponsor sono Gucci, Yves-Saint-Laurent, Puma, Fnac e tanti altri ancora che non sono i massimi campioni di preservazione del pianeta e di rispetto ambientale. Per due terzi, tuttavia, il film sorprende per l'inusitata e strepitosa qualità delle immagini: tutte riprese aeree che a tratti trasformano il paesaggio terrestre in quadri pittorici astratti, in geometrie imprevedibili, in cromatismi sfolgoranti. Mentre gli spazi così diversi ritratti in più di 50 paesi diversi si susseguono accostando meridiani e paralleli dell'intero globo terracqueo e formando un mirabile mosaico, la monotona voce off che le accompagna riporta commenti, cifre, dati, premonizioni che ormai dovrebbero essere noti a tutti, a dispetto della disinformazione e della controffensiva degli anti-ambientalisti: foreste che scompaiono a ritmi vertiginosi, ghiacci che sono diminuiti del 40% in appena 40 anni, popolazioni indigenti e città come Dubai che sono la massima espressione del verbo plutarchico, specie animali che si estinguono, fiumi che non scorrono più.
Ma a fronte di tante nefandezze e di tanto scempio c'è un'umanità sensibile che cerca di recuperare terreno, che tenta di invertire la rotta, che traccia un segno di speranza per il domani. Didascalico, retorico, magniloquente, il documentario prodotto da Luc Besson nonostante tutte le contraddizioni si lascia apprezzare per il fascino indiscutibile di immagini mai viste e per lo schieramento palesato, collocandosi nel solco del riuscito Una scomoda verità.    

lunedì 16 febbraio 2015

Walesa, l'uomo della speranza (Walesa Czowiek Z Nadziei)

anno: 2013       
regia: WAJDA, ANDRZEJ  
genere: biografico  
con Robert Wieckiewicz, Agnieszka Grochowska, Iwona Bielska, Zbigniew Zamachowski, Maria Rosaria Omaggio, Ewa Kolasinska, Miroslaw Baka, Michal Czernecki, Remigiusz Jankowski, Wojciech Kalarus, Piotr Probosz, Marcin Hycnar, Maciej Marczewski, Maciej Konopinski, Cezary Kosinski, Marcel Glogowski, Wiktor Malinowski, Kamil Jaworski, Katarzyna Ankudowicz, Maciej Stuhr, Dorota Wellman, Ewa Kurylo, Jakub Swiderski, Andrzej Grabowski, Aleksander Skowronski, Boguslaw Kudlek, Mateusz Kosciukiewicz, Michal Meyer, Przemyslaw Bluszcz, Grzegorz Malecki, Maciej Robakiewicz, Adam Woronowicz, Ewa Konstancja Bulhak  
location: Norvegia, Polonia
voto: 3  

Negli anni '70 la Polonia, già poverissima e ancora in cerca di una ripresa dopo la catastrofe della II Guerra Mondiale, era sull'orlo del baratro. Attanagliato da una crisi economica senza respiro, con salari da miseria e una condizione politica da colonia dell'Unione Sovietica, il Paese cominciò a smuoversi grazie allo sciopero degli operai del cantiere navale di Danzica, avvenuto nel 1980 e guidato dall'elettricista Lech Walesa (Wieckiewicz). Lo protesta proseguì a oltranza e, nonostante il diktat sovietico, portò progressivamente all'acquisizione di maggiori diritti e alla formazione di un sindacato di impronta cattolica come Solidarnosc, guidato dallo stesso Walesa. Ci vollero poi quasi dieci anni prima di ottenere libere elezioni, che portarono alla presidenza lo stesso Walesa nel 1990, nel momento in cui i continui scossoni del popolo polacco intaccarono irrimediabilmente, complici anche Glasnost e Perestrojka di Gorbaciov, il blocco sovietico sottomesso.
Ci voleva un regista polacco gallonato come Wajda per ottenere una biopic di uno degli uomini chiave per spiegare il secolo breve. Peccato che qui sia tutto sotto misura e che l'occasione non avrebbe potuto essere sprecata peggio, a cominciare dal montaggio alternato tra i fatti ricostruiti cronologicamente e l'intervista che Walesa, leader carismatico molto sui generis (lui e la sua famiglia, ben sei figli, soggiornavano in poco più di due camere e cucina), concesse a Oriana Fallaci, interpretata con mutria cimiteriale da Maria Rosaria Omaggio (al cinema non la si vedeva dai tempi del pessimo Guido che sfidò le Brigate Rosse). Il resto si limita a un bozzettismo elementare, colpa di una sceneggiatura a groviera che si preoccupa più di mostrare le difficoltà del protagonista a conciliare vita pubblica e vita privata che non di approfondire i nessi storici e sociali, trascurando quasi completamente il ruolo che nella vicenda di Solidarnosc e nell'abbattimento del comunismo ebbe il criminale Karol Wojtyla. E se sul piano dei contenuti il film è un autentico scult, su quello della forma le cose, possibilmente, vanno ancora peggio: recitazione meno che amatoriale, movimenti nervosi e incerti della macchina da presa, alternanza di bianco e nero e colore senza una sintassi decifrabile, colonna sonora tra le più orrende che si siano mai ascoltate.    

domenica 15 febbraio 2015

Birdman (o l'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

anno: 2014       
regia: GONZALEZ INARRITU, ALEJANDRO
genere: grottesco
con Michael Keaton, Emma Stone, Kenny Chin, Jamahl Garrison-Lowe, Zach Galifianakis, Naomi Watts, Jeremy Shamos, Andrea Riseborough, Katherine O'Sullivan, Damian Young, Keenan Shimizu, Akira Ito, Natalie Gold, Merritt Wever, Edward Norton, Michael Siberry, Clark Middleton, Amy Ryan, William Youmans, Lindsay Duncan, Paula Pell, David Fierro, Hudson Flynn, Warren Kelly, Joel Marsh Garland, Brent Bateman, Donna Lynne Champlin, Valentino Musumeci, Taylor Schwencke, Craig muMs Grant, Kyle Knauf, Dave Neal, Kelly Southerland, Roberta Colindrez, Catherine Peppers, Frank Ridley, Janis Corsair, Rakesh Shah, Bill Camp, Malachi Weir, Jackie Hoffman, Stephen Adly Guirgis, Glenn Wein, Ebrahim Jaffer, Nicolas Rain Noe, Susan Blackwell, Anna Hardwick, Dusan Dukic, Helena-Alexis Seymour, Ian Finlay
location: Usa
voto: 6

Vent'anni prima divenne una celebrità grazie all'interpretazione di un supereroe, Birdman, che continua a ossessionarlo con un fantasma fastidioso. Oggi Riggan Thomson (Keaton) cerca di riciclarsi, nobilitandosi attraverso il teatro e mettendo in scena una pièce di Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d'amore? Bisogna però trovare un comprimario all'altezza (Norton), sedare gli istinti suicidi della figlia (Stone), blandire la critica e trovare una cifra stilistica che garantisca il ritorno al successo.
Una serie di veri piani sequenza per generare un unico, interminabile piano sequenza falso, con diffrazioni temporali e scantonamenti semionirici sono gli stumenti che Alejandro González Iñárritu adotta per raccontare le mostruosità di Broadway, in un film-pamphlet raggelante, cupissimo: è questa la fatica numero cinque del regista messicano, la seconda senza Guillermo Arriaga dopo Biutiful. Un'opera di abbacinante virtuosismo (fotografia, attori, tutto), estrema, un atto d'accusa feroce che non rismarmia nessuno (attori vanitosi, critica ottusa, pubblico bovino, media pronti a vampirizzare qualsiasi evento) e che si consuma in due ore di interminabili camminate tra corridoi angusti e con il bordone di un'incessante logorrea sostenuta da continui colpi di batteria (quella di Antonio Sanchez, il percussionista di Pat Metheny e molti altri jazzisti, qui alla sua prima colonna sonora), stranianti e slabbrati, a sottolineare l'alienazione di un protagonista dall'ego smisurato, alla ricerca compulsiva di un riscatto, più o meno come al protagonista, Michael Keaton, è capitato dopo lo straordinario successo di Batman. Ma è proprio quell'imprevedibile virtù dell'ignoranza del sottotitolo, la boria crassa di chi crede nel potere taumaturgico del teatro come forma alta finendo col devastarlo a colpi di imprevisto, che darà a Riggan l'agognata pagina di plauso sui giornali che contano.
Film destinato a fare epoca, Birdman risente di quello stesso eccesso di ambizione che ha fatto di lavori come Interstellar, Avatar o Synecdoche, New York opere riuscite a metà, anche se per ragioni diversissime, ma tutte accomunate da un'attenzione esagerata per la forma e dall'affastellamento dei piani narrativi.    

Taken 3 - L'ora della verità

anno: 2014       
regia: MEGATON, OLIVIER 
genere: thriller 
con Liam Neeson, Forest Whitaker, Famke Janssen, Maggie Grace, Dougray Scott, Sam Spruell, Don Harvey, Dylan Bruno, Leland Orser, David Warshofsky, Jon Gries, Jonny Weston, Andrew Borba, Judi Beecher, Andrew Howard, Cedric Cirotteau, Catherine Dyer, Jimmy Palumbo, Robert Pralgo, Tony Williams, Al Vicente, Alex Wraith, Shelley Calene-Black, Adam J. Smith, Jimmy Gonzales, David Clark, Michael Shikany, Robert Bryan Davis, Nazareth Dairian, Tony Demil, Stefanie Kleine, Johnny Harvill, Angie Dillard, Wallace Langham, Franck Neel, Cédric Chevalme, Anton Yakovlev, Ellen Ho, Haley Craft, Stephanie Honoré, Steve Coulter, Mike Davies, Jonathan Waite, Lauren Sivan, Cornelius Peter, Kevin Fry, Mike Davies, Katie Mary Garland, Al Sapienza, Chad Donella, Peter Thias, Cedric Camus, Karim Ben Haddou, Vincent Parisi, Scott Thrun, Laurent Desponds, Amanda Nima, Alex Disdier, Martin Vaughan Lewis 
location: Afghanistan, Usa
voto: 4,5 

Proprio quando sta per riavvicinarsi alla ex-moglie (Janssen) dalla quale è separato da anni, Bryan Mills (Neeson) si ritrova in un ginepraio: torna a casa e trova la donna morta. Viene incolpato dell'omicidio e costretto a fuggire. Il commissario che gli sta dando la caccia (Whitaker) ha intuito che l'uomo è innocente, ma gli rimane alle costole costringendolo a una fuga continua, mentre l'inseguito cerca di capire cosa sia successo. Scopre così che si tratta di una manovra combinata tra il nuovo marito della sua ex moglie (Scott) e la mafia russa.
Arrivata al terzo episodio, la serie di Taken mostra di avere ormai il fiato cortissimo come il suo protagonista quando fa jogging. A poco serve la firma di Megaton (nomen omen) a suggello del copione di Luc Besson per una storiellina stantia, reazionaria, patetica, del tutto inverosimile (nemmeno a dirlo) e con l'ennesima caricatura dei russi cattivissimi e supertatuati. Sembra la bruttissima copia de Il fuggitivo con una sceneggiatura degna dei film di Steven Seagal.    

sabato 14 febbraio 2015

Shaun, vita da pecora - Il film (Shaun the Sheep Movie)

anno: 2014       
regia: BURTON, MARK * STARZACK, RICHARD
genere: animazione
location: Regno Unito
voto: 8

Le pecore di un abitudinario allevatore della campagna inglese non ne possono più della routine e vorrebbero prendersi almeno una giornata di svago. Sicché organizzano un piano per mandare il padrone tra le braccia di Morfeo per qualche ora. Ma il disegno del gruppo, guidato dalla pecora Shaun, prende una piega imprevista. Con il cane Blitzer, il gregge si vedrà costretto a un estemporaneo trasferimento in città nel tentativo di ritrovare il padrone che nel frattempo ha perso la memoria, diventando però un barbiere di grande successo.
Nato come spin-off del seminale Wallace & Gromit e diventato una breve serie televisiva, il film della Aardman è l'ennesimo gioiello di una collezione che annovera Galline in fuga e Giù per il tubo tra i suoi pezzi migliori. Girato come il suio antesignano in stop-motion con pupazzi di plastilina, Shaun gioca sui luoghi comuni che hanno come oggetto gli ovini (a cominciare dalla conta delle pecore per addormentarsi) mostrando quanto sia meglio un giorno da pecora che 100 da leoni. Umani e quadrupedi sono tutti ugualmente sprovvisti di parola, con una scelta che omaggia tanto Keaton quanto Tati, ma con un umorismo tipicamente inglese che si discosta di molto da tanto altro cinema d'animazione: bambini e adoulti possono ridere in maniera intelligente, senza che il plot preveda un qualche profilo lugubre (come è sempre stato, per esempio, nel cinema di Disney) e senza la pretesa di fare il solito pistolotto pedagogico. Tra gag a ripetizione, citazioni cinematografiche a gogò (da Chaplin e Scorsese fino a Il silenzio degli innocenti e i Monty Python), Vite da pecora assicura un'ora e mezza di svago intelligente. Vietato alzarsi dalla poltrona prima che lo scherno sia completamente diventato nero: le sorprese non finiscono mai.    

venerdì 13 febbraio 2015

Whiplash

anno: 2014       
regia: CHAZELLE, DAMIEN
genere: drammatico
con Miles Teller, J.K. Simmons, Paul Reiser, Melissa Benoist, Austin Stowell, Nate Lang, Chris Mulkey, Damon Gupton, Suanne Spoke, Max Kasch, Charlie Ian, Jayson Blair, Kofi Siriboe, Kavita Patil, C.J. Vana, Tarik Lowe, Tyler Kimball, Rogelio Douglas Jr., Adrian Burks, Calvin C. Winbush, Joseph Bruno, Michael D. Cohen, Jocelyn Ayanna, Keenan Henson, Janet Hoskins, April Grace, Clifton 'Fou Fou' Eddie, Marcus Henderson, Tony Baker, Henry G. Sanders, Sam Campisi, Jimmie Kirkpatrick, Keenan Allen, Ayinde Vaughan, Shai Golan, Yancey Wells, Candace Roberge, Krista Kilber
location: Usa
voto: 3

Esiste un unico modo per spiegare perché un film ignobile come Whiplash, storiellina corriva del difficile rapporto tra un insegnante e un allievo, sia stato candidato agli Oscar ed è che il film risponde pienamente a quella favoletta da venditori di tappeti di qualche televisione locale del martedì notte per cui il sogno americano ha qualcosa a che vedere con la fatica, il sudore e persino il sangue.
Ci sarebbe da invocare l'apologia di reato tanto Whiplash innalza al rango di valore sommo il successo a tutti i costi, in barba a qualsiasi etica: quella smania di successo da cui viene punto Andrew (Teller), che vive da solo con il padre (mammina ha abbandonato il tetto coniugale). il ragazzino diciannovenne è iscritto al Conservatorio di Manhattan, dove suona la batteria sotto la guida di un maestro draconiano. L'uomo, molti più muscoli che cervello (lo interpreta con sconfinata albagia un J.K. Simmons perennemente sopra le righe e niente affatto credibile ma premiato con il Golden Globe), vede nel ragazzo il potenziale "più grande batterista del mondo" e lo alleva a urla e ceffoni, portando al parossismo la lezione che Buddy Rich impartì a un giovanissimo Charlie Parker. Il malcapitato Andrew, pur di coronare le sue ambizioni, manda a monte la storia d'amore con la fidanzatina e si comporta come un irresponsabile, presentandosi sul palco di una importante kermesse musicale dopo un incidente d'auto in occasione del quale ha abbandonato il veicolo cappottato in mezzo alla strada. Lacrime e sangue basteranno per fare di lui il talento che ci si aspetta?
Di Whiplash, a parte la notevolissima fotografia di Sharone Meir e le musiche di Justin Hurwitz, irrita tutto: l'inverosimiglianza, l'essere un film apolide che tenta di mescidare Full Metal Jacket (c'è persino l'esplicito richiamo a "palla di lardo") e Quattro minuti, il tono urlato e concitato, il didascalismo che esplicita continuamente la metafora del sangue. Irrita persino l'involontaria, ma imperdonabile coincidenza, per cui il cognome dell'indemoniato coprotagonista è lo stesso dell'attrice che interpretò la sadica caposala di Qualcuno volò sul nido del cuculo: Fletcher.    

sabato 7 febbraio 2015

The Iceman

anno: 2012       
regia: VROMEN, ARIEL  
genere: gangster  
con Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, Ray Liotta, David Schwimmer, Danny A. Abeckaser, John Ventimiglia, Ryan O'Nan, McKaley Miller, James Franco, Stephen Dorff, Hector Hank, Robert Davi, Zoran Radanovich, Shira Vilensky, Kelly Lind, John P. Fertitta, Erin Cummings, Jimmy Lee Jr., Johnny Martin, Nick Gomez, Vincent Fuentes, Brian Kinney, Ashlynn Ross, Weronika Rosati, Christa Campbell, Alexandra Doke, Bill Martin Williams, Lindsay Clift, Katarzyna Wolejnio, Jay Giannone, Freddy Bosche, Tim Bell, Garrett Kruithof, Ray Gaspard, Juan Michael Konshuk-Mas, Ehud Bleiberg  
location: Usa
voto: 6,5  

Con quella faccia un po' così, diciamo, da pazzo, Michael Shannon sembra destinato a ricoprire continuamente ruoli abnormi, difficili, disturbanti. Fu così in Revolutionary Road, che gli diede la fama, e così ha continuato a essere fino a questo The iceman, film arrivato nella sale italiane con tre anni di ritardo (una svista dei distributori e degli esercenti o un calcolo dovuto al tema trattato?) che racconta le vicende di Richard Kuklinski, l'uomo di origini polacche noto come The iceman non solo per la freddezza con cui eseguiva le sue azioni omicide, ma anche per via di quella attitudine tutta particolare di fare a pezzi i cadaveri e surgelarli per sviare le indagini sulla data di morte. In azione tra la seconda metà degli anni '60 e la prima metà degli '80, Kuklinski lasciò sulla propria scia oltre 100 cadaveri, gran parte dei quali confezionati su misura per rispondere alle direttive del suo capo, il malavitoso Roy Demeo (Liotta). Ma ciò che più sgomenta di questo serial killer che fece dell'omicidio una palestra per l'impiego delle tecniche più svariate (dal coltello al cianuro, passando obbligatoriamente per la pistola e lo strangolamento) era la premura con cui cercava di offrire a sua moglie (Ryder) e alle sue figlie una sembianza di normalità, espressione estrema della doppiezza della sua personalità. Interpretato in sottorecitazione da un Michael Shannon titanico in tutti i sensi, il film del regista israeliano Ariel Vromen risente di qualche squilibrio proprio nell'analisi della psicopatologia del protagonista, preferendo imboccare la più sicura strada del gangster movie.    

giovedì 5 febbraio 2015

La nostra terra

anno: 2014       
regia. MANFREDONIA, GIULIO
genere: commedia
con Stefano Accorsi, Sergio Rubini, Maria Rosaria Russo, Iaia Forte, Nicola Rignanese, Massimo Cagnina, Giovanni Calcagno, Giovanni Esposito, Silvio Laviano, Michel Leroy, Bebo Storti, Paolo De Vita, Debora Caprioglio, Tommaso Ragno
location: Italia
voto: 5

In Puglia le terre requisite a un mafioso (interpretato dall'immancabilmente pessimo Tommaso Ragno: ve lo ricordate ne L'uomo privato?) sono date in gestione a una cooperativa che vorrebbe coltivare uva, pomodori e melanzane con metodi biosostenibili. Dopo le frizioni iniziali tra il capzioso e ansiosissimo uomo "del Nord" piombato a mettere ordine (Accorsi) e il drappello composto da varia umanità (dalla pazzariella alla coppia omosessuale, passando per lo psicotico, il paralitico e l'extracomunitario) che vorrebbe sostenere l'iniziativa, il progetto sembra decollare, inglobando in esso anche il fattore dalle maniere spicce (Rubini) che in passato aveva lavorato proprio per il mafioso al quale sono state sequestrate le terre. Ma quando a quest'ultimo vengono concessi gli arresti domiciliari, per i membri della cooperativa si complicherà tutto.
Sembra la versione di Si può fare traslata dall'ambito psichiatrico a quello della legalità questo film di Giulio Manfredonia che vira in chiave di commedia il problema della resistenza alla mafia a colpi di carte bollate. Se il canovaccio funziona, il meccanismo narrativo si inceppa nella pletora di variazioni sul tema tutte assai prevedibili e scivola su un eccesso di didascalismi e cliché prima di arrivare al sapido finale, con Rubini mattatore che ruba la scena ad Accorsi.    

Broken City

anno: 2013   
regia: HUGHES, ALLEN  
genere: giallo  
con Mark Wahlberg, Russell Crowe, Catherine Zeta-Jones, Jeffrey Wright, Barry Pepper, Alona Tal, Natalie Martinez, Michael Beach, Kyle Chandler, James Ransone, Griffin Dunne, Odessa Sykes, Britney Theriot, Luis Tolentino, Tony Bentley, Andrea Frankle, William Ragsdale, Dana Gourrier, Aaron Zell, Stephen Fisher, James M. Jenkins, Teri Wyble, Sharon Angela, Anthony Thomas, Annika Pergament, Indigo, Gregory Jbara, Frank Fortunato, Han Soto, Rachel Wulff, Ann Hamilton, Dustin Knockum, Justin Chambers, Jason Mitchell, Chelsea Bruland, John W. Houghtaling, Ric Reitz, Lydia Hull, Leslie Hippensteel, Chance Kelly, Benjamin Kanes, Greg Sproles, Reynaldo Piniella, Fred Tolliver Jr., Shawn Elliott, Millie Tirelli, Eric Weinstein, Henry Penzi, J.D. Evermore, Benton Greene, Joseph Meissner, Robert Larriviere, Rachael Taylor Arrington, Veronica Berry, Judd Lormand, Elizabeth Kaledin, Lori Campbell, Janell Crispyn  
location: Usa
voto: 7  

A New York sono in corso le elezioni per il sindaco. Billy Taggart (Wahlberg, qui anche in veste di produttore), detective privato con un passato in polizia e un'assoluzione per omicidio con molte ombre, viene reclutato dal mellifluo primo cittadino (Crowe) per indagare su una sospetta relazione extraconiugale della moglie di quest'ultimo (Zeta-Jones). Billy si troverà in un gioco complicatissimo a dover fare i conti con la morte di uno degli uomini di punta (Chandler) dell'avversario del sindaco e con altre sorprese che - in una città che va a rotoli e nella quale nessuno sembra disposto a dire la verità fino in fondo - lo costringeranno a saldare i debiti con il passato.
Giallo a sfondo politico costruito più sulla complessità dell'intreccio - non sempre limpido per via di un eccesso di sottotrame - che sui canoni del poliziesco, il film diretto da uno solo dei gemelli Hughes (da ricordare La vera storia di Jack lo squartatore) mette all'indice il retroscena dell'agone politico con un eccesso di inverosimiglianza, mostrandone tuttavia le collusioni con il sistema dei media e la criminalità.    

martedì 3 febbraio 2015

Men, women & children

anno: 2014   
regia: REITMAN, JASON
genere: drammatico
con Adam Sandler, Jennifer Garner, Rosemarie DeWitt, Judy Greer, Dean Norris, Emma Thompson, Timothée Chalamet, Olivia Crocicchia, Kaitlyn Dever, Ansel Elgort, Katherine C. Hughes, Elena Kampouris, Will Peltz, Travis Tope, David Denman, Dennis Haysbert, J.K. Simmons, Colby Arps, Shane Lynch, Jason Douglas, Phil LaMarr, Kaleb King, Richard Dillard, Tina Parker, David Jahn, Jake McDermott, Kathrine Herzer, Helen Estabrook, Kelly O'Malley, Jeff Witzke, Cody Boling, Jillian Nicole Jackson, Dan Gozhansky, Tori Black, Irene White, Luci Christian, Jaren Lewison, Christina Burdette, Craig Nigh, Karen Smith, Candace Lantz, Jon Michael Davis
location. Usa
voto: 7,5

Non è mai uscito in sala il miglior film di Jason Reitman (Thank you for smoking, Tra le nuvole, Juno) che con piglio sociologico e qualche indulgenza al moralismo esplora il rapporto tra tecnologie digitali, sesso e relazioni familiari. Nel coro di voci di impronta altmaniana troviamo la mamma manager (Greer) disposta anche a curare un sito osé pur di vedere la figlia  (Crocicchia) affermarsi nel mondo dello spettacolo, un padre (Norris) e un figlio (Elgort) costretti a fare i conti con l'abbandono del tetto domestico della moglie/madre, una ragazzina anoressica (Kampouris), un'altra adolescente (Dever) controllata draconianamente da madre sessuofoba e ossessiva (Garner), una coppia spenta che cerca nelle avventure on line un nuovo slancio erotico con un figlio consumatore compulsivo di pornografia e a digiuno delle più elementari regole della sessualità. Il campione di varia umanità raccontato nel film rasenta la patologia, manifesta una fragilità diffusa, arrocca la propria esistenza nello spazio di uno schermo, tradendo una impressionante propensione alle incomprensioni. Servito da un cast all'altezza e da un intreccio avvincente, Men, women & children riecheggia - estremizzandole - le tematiche di Disconnect, e nonostante si lasci apprezzare anche per la capacità di coniugare fotografia ed effetti speciali (impressionanti quelli in cui una intera folla cammina con gli occhi incollati sul proprio smartphone), inciampa tuttavia in una fastidiosa voce off e in qualche immagine digitale di troppo.    

domenica 1 febbraio 2015

La gente che sta bene

anno: 2013       
regia: PATIERNO, FRANCESCO 
genere: commedia 
con Claudio Bisio, Margherita Buy, Diego Abatantuono, Jennipher Rodriguez, Claudio Bigagli, Raul Cremona, Laura Baldi, Alex Cendron, Emanuela Grimalda, Carlo Buccirosso, Matteo Scalzo, Carlotta Giannone 
location: Germania, Italia
voto: 5,5 

Strana traiettoria, quella di Francesco Patierno: partito con un paio di film alla sfegatata ricerca della cifra d'autore (Pater familias ricorda addirittura il cinema di Cabiddu, di Sanna e dei fratelli De Serio), ha virato bruscamente verso la commedia dai presunti risvolti sociologici con metafore a portata delle masse. Nel passaggio compiuto dal regista partenopeo la virata è talmente brusca che è come se trovassimo Giovanardi vestito da drag queen al carnevale di Rio: ovvio che poi qualcosa non torni e che il profilo ondivago del regista non ottenga risultati apprezzabili né nel cinema d'essai, né nella commedia più corriva.
Nonostante ciò, dei quattro film di finzione che Patierno ha girato finora, La gente che sta bene è il meno peggio. La vicenda raccontata è quella di un avvocato milanese gradasso e senza scrupoli (Bisio) che sembra non essere sfiorato dalla crisi. Cinico e intrallazzatore, l'uomo sta per essere licenziato dallo studio di rango presso il quale lavora da vent'anni quando gli capita l'occasione per passare a uno studio tedesco ancora più affermato. Ma le troppe macchinazioni lo metteranno davanti a uno scenario ben diverso da quello sperato e gli alieneranno gli affetti familiari proprio quando sta per arrivare il terzo figlio.
Caricato quasi per intero sulle spalle di un Bisio mattatore e survoltato (con Margherita Buy nei panni di una moglie dimessa e trascurata, interpretata tutta per sottrazione e ai limiti dello spaesamento), il film tratto dal romanzo di Federico Baccomo fotografa l'altra parte della barricata, quella dove c'è la gente che sta bene, che vive tra palazzi elegantissimi, possiede automobili costose e trascorre le vacanze in chalet esclusivi. Ma come già in Cose dell'altro mondo, l'analisi sociale è spuntata e sconfina nella caricatura e il cast è assortito con criteri indecifrabili: un'attrice meravigliosa come Margherita Buy costretta a lavorare spalla a spalla fin dalla locandina con la top model venezuelana Jennipher Rodriguez, nella quale si stenta a trovare un millimetro quadrato di pelle che non abbia visto il bisturi del chirurgo plastico.