sabato 28 dicembre 1996

Victor Victoria

anno: 1982       
regia: EDWARDS, BLAKE  
genere: commedia  
con Julie Andrews, J.Garner, R.Preston          
location: Francia
voto: 6  

A Parigi, nel '34, una cantante di cabaret disoccupata (Andrews, moglie del regista) si "reinventa" come uomo grazie al suggerimento di un amico gay (Preston). Finisce così col trovare lavoro e con l'ingraziarsi un gangster che scopre il trucco fino all'agnizione finale per il pubblico.
Giunto con Edwards al suo quinto remake, Victor Victoria ha l'indiscutibile merito di trattare con brio ed eleganza il tema dell'omosessualità vera (il personaggio di Preston) e presunta (quello della Andrews), evitando di scivolare nella storpiatura e conferendo grande dignità ed umanità ai due protagonisti, senza mancare di affondare colpi - alla maniera di Lubitsch - sul perbenismo della società dell'epoca. Oscar per la colonna sonora a Mancini e Bricuss.    

giovedì 26 dicembre 1996

Toy story - Il mondo dei giocattoli

anno: 1995   
regia: LASSETER, JOHN   
genere: animazione   
location: Usa
voto: 9   

L'arrivo di un nuovo giocattolo supertecnologico, un astronauta chiamato Buzz, mette in discussione il primato affettivo conquistato dal pupazzo cow-boy Woody nei confronti di un bambino di sette anni. Nel tentativo di liberarsi dell'antagonista con mosse astute, Woody finirà con Buzz nella casa del dirimpettaio, énfant terrible che assembla chirurgicamente pezzi di giocattoli originandone dei mostri. I due rivali ritroveranno amicizia e solidarietà davanti al pericolo comune. Prodotto supertecnologico della Disney, interamente realizzato in computer animation, Toy story non sacrifica narrazione e contenuti al diktat degli effetti speciali. La pedagogia altrove d'accatto della major statunitense, infarcita di fruste storielle d'amore, qui punta ben più in alto. A dispetto dei detrattori del film - per i quali "il massimo dell'allucinazione mostra alla fine il carattere fittizio e simulato dell'intera operazione, l'immenso vuoto su cui l'edificio si regge" (Fadda) - la morale del racconto vorrebbe essere più consumeristica che consumistica. La dialettica tra vecchio e nuovo (il cow-boy e l'astronauta) può essere letta come un invito a non disfarsi frettolosamente del passato, ad armonizzare veterofobia e neofilia, a recuperare i valori di base (l'amicizia, la solidarietà). Peccato che a tanti messaggi più o meno latenti si accompagni un mercato dei gadget di dimensioni faraoniche. Le voci dei doppiatori dei due protagonisti, nella versione italiana, sono quelle di Fabrizio Frizzi e Massimo Dapporto, mentre le canzoni originali di Randy Newman vengono interpretate da Riccardo Cocciante.

domenica 22 dicembre 1996

Le onde del destino

anno: 1996       
regia: VON TRIER, LARS
genere: drammatico
con Emily Watson, Stellan Skarsgard, J.M.Barr, Katrin Cartlidge, A.Rawlins, J.Hackett, U.Kier
location: Danimarca       
voto: 3

È più integralista e pernicioso il protestantesimo bigotto e crudamente conformista che anima il sinedrio di teste canute di una piccola comunità scozzese degli anni '70, o quello che spinge Bess (una istrionica Emily Watson) al sacrificio estremo, pur di ridare una vita dignitosa al marito Jan (Skarsgard)? E che confine esiste tra santità e follia? Erede ideale della Maria Braun di Fassbinder, la nostra Giovanna d'Arco è una donnina sprovveduta e mite, visionaria quanto basta per avere una linea diretta con Dio, innamorata di Jan al punto di immolarsi sull'altare del sesso pur di lenire il dolore del marito - rimasto paralizzato - con il racconto di qualche prurito erotico. Riuscirà nell'intento, che pagherà con la morte, ed il suo sacrificio sarà riconosciuto in extremis da Jan.
Il gemellaggio tra malattia psichica e amore estremo fa capolino sullo schermo per l'ennesima volta, sull'onda (è il caso di dirlo) di un'araldica di tutto rispetto che annovera Adele H. di Truffaut, Betty Blue di Beinex ed Angoscia di Cukor. Ma stavolta le quasi tre ore di soggettiva con la macchina a spalla sono insopportabili, le situazioni ripetitive e prolisse, l'antipsichiatria, che rimpasta frettolosamente Illich, Goffman e Basaglia, di maniera, il giallo ocra fa l'effetto deprimente del neon ed il film - nel suo non sapere che strada prendere tra pruderie etico e prudore erotico - molto, molto noioso. Gran premio della giuria all'XLIX Festival di Cannes.

venerdì 20 dicembre 1996

Il rovescio della medaglia (White man's burden)

anno: 1995       
regia: NAKANO, DESMOND   
genere: drammatico   
con John Travolta, Harry Belafonte           
location: Usa
voto: 3   

In una Los Angeles immaginaria nella quale il rapporto di potere reale tra bianchi e neri è rovesciato a favore di questi ultimi, l'operaio Travolta si vede licenziare in tronco per una bagattella. Comincia così una piccola apocalisse che lo vede progressivamente perdere moglie, casa e dignità. Il tapino tenta di porvi rimedio rapendo il responsabile del suo licenziamento (Harry Belafonte). Ma l'operazione è goffa e sconclusionata ed il rapito capisce di avere a che fare con un buono. Che proprio per questo finisce per rimetterci la pelle.
Il nippo-americano Nakano parte da uno spunto interessante con afflati dichiaratamente anti-razzisti, ma finisce col girare una specie di thriller senza mordente e troppo schematico.

giovedì 19 dicembre 1996

Giù la testa

anno: 1971
regia: LEONE, SERGIO
genere: western
con Rod Steiger, James Coburn, Romolo Valli, Maria Monti, F.Graziosi, Memè Perlini
location: Messico, USA
voto: 5

Durante la rivoluzione messicana, nel 1916, il bandito Juan (Steiger) si unisce a Sean, un dinamitardo irlandese (Coburn), per svaligiare una banca. Soltanto più tardi capirà che Sean è un rivoluzionario che combatte con Villa e Zapata. E, dopo la diffidenza iniziale e a seguito dell'uccisione dei suoi 5 figli, subirà una metamorfosi che lo porterà ad abbracciare a pieno titolo la causa antidittatoriale.
Con una strizzatina d'occhio alla rivoluzione di casa nostra ed una al botteghino, Leone realizza il suo film meno sincero, dall'incedere discontinuo, con una prima parte che impasta echi da commedia a registri più tipicamente western, verbosa e prolissa, ed una seconda che accende tonalità più drammatiche venate di un politichese addomesticato alle esigenze del western. Così, nonostante alcuni momenti da ricordare di grande bellezza figurativa ed alcuni preziosismi (i due protagonisti hanno lo stesso nome: Sean e Juan, ossia Giovanni), il film non convince. L'artificiosità della messa in scena è palmare, la musica di Morricone azzarda un'altalena pirotecnica tra citazioni colte e melodie pop e Steiger, "l'inventore del ghigno perpetuo" (Kezich) è francamente intollerabile.

martedì 10 dicembre 1996

Ferie d'Agosto

anno: 1996       
regia: VIRZÌ, PAOLO   
genere: commedia   
con Silvio Orlando, Laura Morante, Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Gigio Alberti, Piero Natoli, Antonella Ponziani, Rocco Papaleo    
location: Italia
voto: 5   

A Ventotene, si incontrano due famiglie agli antipodi: di sinistra, malinconica e disciplinata la prima (rappresentata da Silvio Orlando); di destra, chiassosa ed incivile la seconda (capeggiata da Ennio Fantastichini). Presto tra i due clan si esaspererà il conflitto.
Riflessione stereotipata e partigiana sul conservatorismo ed il progressismo nazionale, con inutili momenti di sentimentalismo, che non trova il giusto equilibrio tra la satira di costume e l'analisi sociologica. Giunonica presenza delle due donne delle famiglie rivali (Ferilli e Morante).    

lunedì 9 dicembre 1996

La famiglia

anno: 1986   
regia: SCOLA, ETTORE 
genere: drammatico 
con Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, Carlo Dapporto, Ottavia Piccolo, Jo Champa, Massimo Dapporto, Athina Cenci, Alessandra Panelli, Monica Scattini, Philippe Noiret, Meme' Perlini, Ricky Tognazzi, Barbara Scoppa, Renzo Palmer, Sergio Castellitto, Andrea Occhipinti, Cecilia Dazzi, Emanuele Lamaro, Ilaria Stuppia, Massimo Venturiello, Giuseppe Cederna, Consuelo Pascali, Dagmar Lassander 
location: Italia
voto: 8,5

Scorrono 80 anni di storia (dal 1906 ai giorni nostri) nelle stanze di una casa della media borghesia romana, al quartiere Prati. In esse, si avvicendano ed intrecciano le vite di Carlo (impersonato prima da Andrea Occhipinti e quindi da Vittorio Gassman) e dei suoi parenti. Sul tema conduttore che vede Carlo, docente universitario, in un equilibrio caduco tra la moglie (Stefania Sandrelli, alla quale curiosamente lo stesso Scola aveva consegnato, anni prima, il ruolo di amante di Gassman ne La terrazza) e la cognata (Fanny Ardant), tra la grigia sicurezza di un matrimonio rassicuratore e la fervida passione di un amore improbabile, s'innestano quelli del fratello di Carlo, Giulio (Dapporto padre e figlio) e del gineceo domestico. Ma il leit motiv del film offre comunque prospettive e risposte (forse) diverse della stessa questione: la famiglia fa male? Sembrerebbe di sì a vedere come Scola allestisce il racconto, aperto e chiuso da una fotografia, come a dire la staticità, l'affossamento delle ambizioni individuali. Un po' perché anticipa i tempi del riflusso, mostrando come la famiglia - in un'ambientazione claustrofobica nella quale lo spazio placentare della casa, col corridoio che traghetta in epoche diverse i protagonisti, scrutandoli con occhio minimalista - offra al singolo l'impermeabilità alla Storia ed il rifugio nel quotidiano. Un po' perché ci si pugnala alle spalle (Carlo che non legge il romanzo autobiografico del fratello Giulio, intitolato Lo sperpero). Un po' perché ci si odia (la conflittualità tra le zie). Un po' perché si è infedeli (ancora il rapporto tra Giulio e Carlo, di quest'ultimo con la moglie e ancora di questa con la sorella). Un po' perché i vecchi vizi, pur cambiando le persone, non tramontano mai, e tutto il film è sostanzialmente una reiterazione delle stesse situazioni. Ma l'interrogativo si legittima quando, approssimandosi il film alla fine, la casa si spopola progressivamente, ed il vecchio professore rimane da solo ad occuparla. Secondo film di una trilogia che, con Ballando ballando e Splendor, gioca la carta della diffrazione temporale e dell'unità spaziale (là, la sala da ballo ed il cinema, qui la casa), raccontato con una sceneggiatura scritta con Maccari e Scarpelli ed intarsiata da molti episodi memorabili (la scena in cui Renzo Palmer finge di non vedere il nipote, quella a tavola nella quale Gassman litiga con un mite Noiret, quella dell'apertura continua della porta da parte di Castellitto in attesa degli ospiti per l'ottantesimo compleanno del nonno), confortato da un trucco impeccabile, orchestrato magnificamente da Scola che dirige attori tutti assolutamente intonati La famiglia viene impreziosito da una prestazione di Gassman che fa il paio con quella di De Niro in C'era una volta in America, tanto da meritare un posto al sole nell'Olimpo dei più grandi di tutti i tempi.

sabato 7 dicembre 1996

Un poliziotto alle elementari

anno: 1991       
regia: REITMAN, IVAN  
genere: commedia  
con Arnold Schwarzenegger, Penelope Ann Miller, P.Reed, L.Hunt, R.Tyson, C.Baker, Cathy Moriarthy  
location: Francia, Usa
voto: 1  

In Francia, un poliziotto (Schwarzenegger) si improvvisa maestro d'asilo per proteggere una donna e suo figlio dal marito malvivente. Dopo le difficoltà iniziali, riuscirà nell'intento, mettendo fuori causa il cattivo ed entrando nelle grazie dei pargoli
A seguito del successo ai botteghini de I gemelli, l'attore austriaco gioca nuovamente la carta della commedia per famiglie, con un copione scritto (?) apposta per lui. Ma l'umorismo latita, le gag fanno sembrare attualissime, al confronto, quelle di Mack Sennett e si stenta a capire se il film è stato pensato per mocciosi con difficoltà a seguire la trama di Heidi o per adulti cerebrolesi.