venerdì 28 febbraio 2014

Una donna per amica

anno: 2014       
regia: VERONESI, GIOVANNI 
genere: commedia 
con Fabio De Luigi, Laetitia Casta, Monica Scattini, Geppi Cucciari, Virginia Raffaele, Valeria Solarino, Valentina Lodovini, Adriano Giannini, Flavio Montrucchio, Antonia Liskova 
location: Italia
voto: 5

Uno "stimato avvocato" (De Luigi) trasferitosi nel Salento viene investito a ondate alterne dal ciclone di Claudia (Casta), la sua "migliore amica", veterinaria francese, invadentissima, della quale è innamorato senza neppure saperlo. Tra una zingarata e un'ubriacatura, visite alla sorella tossicodipendente (Solarino), un matrimonio (di lei) fatto in fretta e furia e un fidanzamento (di lui) destinato a durare poco, i due rimarranno amici fino al finale che non ti aspetti.
Dopo L'ultima ruota del carro, Veronesi continua a mantenersi su livelli che superano la sua media: se moltissimo è merito della mimica di Fabio De Luigi, dei siparietti parlati in pugliese stretto e dalla incursioni irresistibili di Virginia Raffaele, a Veronesi, che ha scritto il copione con Ugo Chiti, va riconosciuto il merito di riuscire a scucire qualche sanissima risata. Pazienza poi se la struttura del film è a sketch, se la Casta (che se resta a bocca chiusa ci guadagna moltissimo) non sa neppure lontanamente cosa significhi recitare, se le stesse gag si ripetono, se il Salento è in pieno formato cartolina e se alcuni attori di provenienza televisiva - in primis il solito, volgarissimo personaggio di Geppi Cucciari - sono inseriti nel film del tutto a sproposito.    

sabato 22 febbraio 2014

12 anni schiavo (12 Years a Slave)

anno: 2013       
regia: McQUEEN, STEVE
genere: drammatico
con Chiwetel Ejiofor, Dwight Henry, Dickie Gravois, Bryan Batt, Ashley Dyke, Kelsey Scott, Quvenzhané Wallis, Cameron Zeigler, Tony Bentley, Scoot McNairy, Taran Killam, Christopher Berry, Bill Camp, Mister Mackey Jr., Chris Chalk, Craig Tate, Adepero Oduye, Storm Reid, Tom Proctor, Marc Macaulay, Vivian Fleming-Alvarez, Michael K. Williams, Douglas M. Griffin, John McConnell, Marcus Lyle Brown, Richard Holden, Rob Steinberg, Paul Giamatti, Anwan Glover, Benedict Cumberbatch, James C. Victor, Liza J. Bennett, Nicole Collins, J.D. Evermore, Paul Dano, Michael Fassbender, Sarah Paulson, Lupita Nyong'o, Andy Dylan, Deneen Tyler, Mustafa Harris, Gregory Bright, Austin Purnell, Thomas Francis Murphy, Andre De'Sean Shanks, Kelvin Harrison, Scott Michael Jefferson, Alfre Woodard, Isaiah Jackson, Garret Dillahunt, Topsy Chapman, Devin Maurice Evans, Brad Pitt, Jay Huguley, Devyn A. Tyler, Willo Jean-Baptiste
location: Usa
voto: 5

New York, 1841. Solomon (Ejiofor) è un nero ben integrato che si guadagna da vivere suonando il violino. Tutto va bene fino a quando non arrivano il gatto e la volpe di collodiana memoria che lo abbindolano promettendogli guadagni miracolosi e fama certa. L'uomo viene drogato, imprigionato e il giorno seguente venduto come un qualsiasi schiavo destinato ai campi di cotone del sud, sempre più bisognosi di braccianti. Ci vorranno 12 anni prima che possa tornare a una condizione accettabile.
Al suo terzo film, Steve McQueen sottolinea ancora una volta l'interesse vivido per il tema della perdita della libertà: dalla prigione di Hunger e la dipendenza dal sesso di Shame alla schiavitù di quest'ultimo lavoro. Stavolta però non c'è nulla di nuovo sotto il sole (della Louisiana): il film, tratto dal romanzo autobiografico di Solomon Northup, non aggiunge nulla sul piano dei contenuti neppure a opere come Amistad e perde, su quello della forma, la forza che aveva mostrato in alcune sequenza magistrali dei suoi film precedenti, barattandola per un pugno di scene da pura macelleria.
Oscar 2014 per: miglior film, attrice non protagonista (Lupita Nyong'o), sceneggiatura non originale.    

giovedì 20 febbraio 2014

40 carati (Man on a Ledge)

anno: 2012       
regia: LETH, ASGER
genere: thriller
con Sam Worthington, Mandy Gonzalez, William Sadler, Barbara Marineau, J. Smith-Cameron, Anthony Mackie, Patrick Collins, Jamie Bell, Genesis Rodriguez, Afton Williamson, Robert Clohessy, Joe Lisi, Candice McKoy, Edward Burns, Johnny Solo, Titus Welliver, Elizabeth Banks, James Yaegashi, Daniel Sauli, Kyra Sedgwick, Frank Pando, Jason Kolotouros, Michael Lee Laurence, Don Castro, Ed Harris, Pooja Kumar, John Dossett, Sylvia Kauders, Felix Solis, Jabari Gray, James Andrew O'Connor, Ann Arvia, Jonathan Walker, Liz Holtan, Jason Furlani, Terry Serpico, Erin Quill, Arthur J. Nascarella, Jimmy Palumbo, J. Bernard Calloway, Gerry Vichi, Geoffrey Cantor, Brett G. Smith, John Comer
location: Usa
voto: 5

Sul cornicione all'ultimo piano di un hotel a 5 stelle c'è un uomo che minaccia il suicidio (Worthington). È un ex poliziotto accusato ingiustamente di avere rubato un diamante a un magnate della finanza (Harris) e il suo vuole essere un atto dimostrativo: vuole sbattere in faccia al mondo la sua innocenza. Nel frattempo, suo fratello e la ragazza di quest'ultimo si intrufolano nel caveau dove si trova il diamante incriminato.
Al regista Asger Leth va riconosciuto il coraggio di avere girato un film con un solo attore (Ed Harris) e un mucchio di gente che verrebbe scartata anche a una recita parrocchiale, da Sam Worthington (il belloccio reduce dai successi di Avatar e Last night) a Mandy Gonzalez. Premesso ciò, le maestranze si adoperano come meglio possono per dare dignità a questo film di genere: inquadrature spericolate, comparse a gogò, scene di massa ma anche tantissimi stereotipi: dai media d'assalto a caccia del solito scoop alla folla cinica che vuole il sangue, passando per i personaggi tagliati con l'accetta.    

mercoledì 19 febbraio 2014

Zoran, il mio nipote scemo

anno: 2013       
regia: OLEOTTO, MATTEO 
genere: commedia 
con Giuseppe Battiston, Rok Prasnikar, Teco Celio, Roberto Citran, Marjuta Slamic, Peter Musevski, Riccardo Maranzana, Ivo Barisic, Jan Cvitkovic, Maurizio Fanin, Mirela Kovacevic, Ariella Reggio, Rossana Mortara, Doina Komissarov, Sylvain Chomet, Karolina Cernic, Marco Valdemarin, Pierpaolo Bordin, Giorgio Wernigg, Joze Bukovec, Bogdana Bratuz, Massimo Devitor, Paolo Boro, Ivan Prugnola, Luigi Spesot, Alessandro Gregorat, Alessandro Bressan, Ruggero Giraldi, Fabio Comelli, Enrico Luca, Erminio Amori, Paolo Brumat 
location: Italia, Slovenia
voto: 2,5

Prendi un quarantenne goriziano sovrappeso, alcolista, falso, opportunista e cattivo (Battiston). Mettigli a fianco un sedicenne sloveno che sembra la caricatura di Woody Allen da giovane, occhialutissimo e che si esprime in un italiano a dir poco paludato (Prasnikar). Il primo va in Slovenia sperando in un'eredità. Il secondo è l'eredità del primo… però ha un talento: è un campione a freccette. Così lo "zio" cerca di sfruttare il nipote per fare quattrini. Ne riceverà una lezione di vita.
L'opera d'esordio di Matteo Oleotto ha il coraggio dell'ambientazione provinciale e desueta, del racconto di formazione naïf e sa giocare al meglio la carta del linguaggio antiquato del giovane coprotagonista. Ma il racconto mostra quasi subito il fiato corto, lo sviluppo è stanco e ripetitivo e la vis caustica del cattivissimo Battiston da sola non basta a giustificare il prezzo del biglietto.    

domenica 16 febbraio 2014

Walt Disney e l'Italia. Una storia d'amore

anno: 2014   
regia: SPAGNOLI, MARCO 
genere: documentario 
con Serena Autieri (voce), Vincenzo Mollica (narrazione), Giacomo Scarpelli, Enzo D'Alò, Fabio Licari, Riccardo Scamarcio, Fabiana Giacomotti, Massimo Caviglia, Giovanni Muciaccia, Bruno Bozzetto, Fausto Brizzi, Pasquale Petrolo "Lillo", Claudio Gregori "Greg", Oscar Cosulich, Virna Lisi, Attilio Bertolucci, Marco Giallini, Romano Scarpa, Silvia Ziche, Giorgio Cavazzano, Federico Fellini, Elio Fiorucci, Fabio De Luigi, Ettore Della Giovanna Umberto Eco, Gianni Rodari, Luca Ward, Roy De Leonardis, Enrico Brignano, Carlo Mazzarella, Edoardo Bennato, Michaela Ramazzotti, Carl Barks 
location: Italia
voto: 6

Walt Disney, i suoi fumetti e i suoi cartoni animati sono notissimi in tutto il mondo, al punto che la parola Disney è ormai diventata un marchio a tutti gli effetti. Per l'Italia, tuttavia, Walt Disney fu qualcosa di più: vuoi per la strada tutta nostra che i personaggi di Topolino, la rivista a fumetti, imboccarono (basti pensare a Paperinik, una sintesi tra Paperino e Diabolik), vuoi perché le matite nostrane si segnalarono tra le più originali e capaci nel mettere su carta l'inventiva dei fumettisti americani. E se si pensa che una notissima automobile, la Topolino, prese il nome proprio del più noto personaggio disneyano, ecco allora che il cerchio si chiude.
L'intreccio amoroso tra il mondo di Disney e l'Italia viene raccontato con toni agiografici dai cartonisti di casa nostra (Enzo D'Alò e Bruno Bozzetto), fumettisti (Massimo Caviglia e Greg) e gente del cinema che ha amato le creature disneyane, da Riccardo Scamarcio a Fausto Brizzi. Non mancano gli aneddoti, dall'ispirazione che il personaggio di zio Paperone trasse dallo Scrudge di Dickens all'affermazione dell'impero con Disneyland (nel 1955), passando per le relazioni tra uso narrativo degli animali nel fumetto e in Esopo e la sopravvivenza di Topolino al fascismo quando il protezionismo culturale del Duce mise all'indice molti prodotti di origine straniera. La regia non fa nulla per oltrepassare la cornice televisiva del documentario, la voce ansimante, ansiogena e perennemente sopra le righe di Vincenzo Mollica non aiuta e se si può chiudere un occhio sul fatto che nessuno faccia riferimento al collaborazionismo di Disney durante il maccartismo, è meno ovvio che non si levi una sola voce a fare luce sul profondo conservatorismo delle storie e dei personaggi disneyani.    

mercoledì 12 febbraio 2014

I segreti di Osage County (August: Osage County)

anno: 2012       
regia: WELLS, JOHN
genere: drammatico
con Meryl Streep, Julia Roberts, Chris Cooper, Ewan McGregor, Margo Martindale, Sam Shepard, Dermot Mulroney, Julianne Nicholson, Juliette Lewis, Abigail Breslin, Benedict Cumberbatch, Misty Upham, Will Coffey, Newell Alexander, Jerry Stahl, Dale Dye, Ivan Allen, Arlin Miller
location: Usa
voto:1

Il modello della famiglia americana disfunzionale è vecchio come il cucco, trito e abusato: basterebbe citare film come Il gigante, Come le foglie al vento, A casa dopo l'uragano, Chi ha paura di Virginia Woolf? e Che fine ha fatto Baby Jane. Qui non siamo neppure a una variante del genere: morto suicida il vecchio padre (Shepard), nella casa della madre malata di cancro (Streep) si riuniscono le tre sorelle, i loro compagni e parenti assortiti. L'occasione si trasforma in una miscela di accuse e contumelie di tutti contro tutti, tra vecchi rancori mai sopiti, storie di amanti e pure il parente pedofilo.
Scritto con il piede destro da un mancino che ha anche preso il premio Pulitzer (Tracy Letts), il film è un'accozzaglia intollerabile di prudori e pruderie, con due delle attrici più transgender di Hollywood (Julia Roberts e Juliette Lewis) impegnate a contendersi lo scettro della più odiosa. Il tutto in un quadro nel quale la regia scompare completamente per mettersi al servizio di un drappello di attori che, come dicono gli inglesi, tendono all'over-acting, finendo col sembrare tutti delle macchiette.    

domenica 9 febbraio 2014

Maestro di che!

anno: 2011       
regia: PULIAFITO, ALBERTO  
genere: documentario  
con Mario Monicelli, Johnny Palomba  
location: Italia
voto:1

A un anno dalla morte suicida del grande regista Mario Monicelli, partono le commemorazioni. Tra queste quella firmata da Alberto Puliafito e affidata al cripto-critico Johnny Palomba, autore delle notissime "recinzioni" cinematografiche, rigorosamente in dialetto, uno che va in scena come il Claude Rains de L'uomo invisibile e fa dell'anonimato il suo tratto distintivo. È al concentrato di domande idiote e senza nesso alcuno di Johnny Palomba che vengono affidati i quaranta minuti di intervista durante la quale l'allora 93enne Monicelli, pur evidenziando qualche defaillance nell'efficienza dei collegamenti sinaptici, fa la figura del genio, dando risposte decenti, anche se ogni tanto parte per la tangente, a domande che farebbero sembrare serissime quelle di Marzullo. Confezione minima: un teatro di posa e la macchina da presa che gira stancamente intorno ai due per rompere la monotonia del montaggio alternato. Se avete amato Monicelli, lasciate perdere questo documentario.    

All Is Lost - Tutto è perduto

anno: 2013       
regia: CHANDOR, J.C.
genere: avventura
con Robert Redford
location: India, Usa
voto: 5,5

Non importa come si chiama, da dove viene, perché sia finito lì né dove sta andando. Importa che nel mezzo dell'Oceano Indiano è solo contro la natura, più matrigna che madre. La sua imbarcazione, che lui conosce a menadito, si è scontrata accidentalmente contro l'enorme container di una nave cargo finito in mare. Il panfilo comincia a imbarcare acqua; l'uomo, oltre settanta primavere sulle spalle, rabbercia il foro come meglio può; i viveri scarseggiano, le tempeste si alternano a giornate di sole che cuociono la pelle. L'imbarcazione si rovescia, l'acqua potabile è sempre meno: non rimane che proseguire su un canotto, portando il portabile. Tutto sembra perduto.
Dopo il magnifico Margin call, Chandor firma un'opera che è l'opposto della precedente: tanto parlata quella, tanto comprensibilmente limitata a un breve incipit e qualche urlo di disperazione questa; tanto fitta la trama lì, tanto all'osso qui; tanti attori nel precedente film mentre qui ce né uno solo. Sono le grandi scommesse del cinema quando la settima arte si fa impresa estrema: vincerle è questione di dosaggio degli ingredienti. Redford è un attore di medio livello che con gli anni ha perso espressività (troppi lifting?) e gli eventi si susseguono senza grandi colpi di scena: abbastanza per riuscire molto meglio di Wrecked e Buried, ma poco rispetto ad altri film di naufraghi, da Cast away a Vita di Pi.    

sabato 8 febbraio 2014

Tutta colpa di Freud

anno: 2013       
regia: GENOVESE, PAOLO
genere: commedia
con Marco Giallini, Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Vinicio Marchioni, Laura Adriani, Daniele Liotti, Edoardo Leo, Giulia Bevilacqua, Dario Bandiera, Maurizio Mattioli, Francesca Apolloni, Alessia Barela, Antonio Manzini, Paolo Calabresi, Gianmarco Tognazzi, Michela Andreozzi, Lucia Ocone, Dodi Conti, Amanda Brooke Lerner, Julia Morrison, Lucie Pohl
location: Italia, Usa
voto:1,5

Francesco (un Giallini con orribile barba freudiana) è il padre separato cinquantenne di tre figlie afflitte dalla ricerca dell'anima gemella. Una (Foglietta) è una lesbica che dopo tante delusioni vorrebbe diventare eterosessuale; un'altra (Puccini) è una libraia che si invaghisce di un sordomuto cleptomane (Marchioni) dopo essere stata scaricata dall'amante e la terza (Adriani) è una diciottenne che sta con un coetaneo di suo padre (Gassman). Il quale è uno psicanalista sui generis (per lui il segreto professionale è un optional) con studio nel cuore della città eterna, innamorato (inconsapevole) della moglie dell'uomo con cui la sua figlia più piccola ha una relazione (Gerini).
Commedia degli equivoci confezionata a beneficio di un pubblico di Immaturi (non a caso il soggetto è opera di un certo Leonardo Pieraccioni), banale a partire dal titolo (ennesima variante dopo Tutta colpa del Paradiso, Tutta colpa della SIP, Tutta colpa di Voltaire, È tutta colpa dell'amore, Tutta colpa di Giuda, Tutta colpa della musica e chi più ne ha, più ne metta), Tutta colpa di Freud è la quintessenza della commedia adolescenziale innocua, consolatoria, prevedibile, didascalica (lo starnuto della figlia maggiore diventa un canone per idioti), conservatrice (la famiglia vince sempre), con dialoghi di quart'ordine, un terzetto di giovani attrici a dir poco imbarazzante e due bravi attori come Giallini e Gassman palesemente a disagio nel cercare di tappare i buchi di un copione inconsistente. Senza contare che alla totale carenza di idee (qui vivono tutti in loft avveniristici e la classe media non si sa cosa sia) si cerca di supplire con una colonna sonora debordante, che transita dal ruolo di sfondo sonoro a quello di figura. Il peggior film di un regista mediocre, ultrapop e stracommerciale.    

venerdì 7 febbraio 2014

Smetto quando voglio

anno: 2014       
regia: SIBILIA, SYDNEY 
genere: commedia 
con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia, Neri Marcorè, Sergio Solli 
location: Italia
voto: 5

"Meglio ricercati che ricercatori". È all'insegna di questo slogan che un gruppo di brillanti dottori di ricerca romani (ma quanta confusione sui termini!), dai latinisti all'esperto in calcolo delle probabilità, decide che non è più il caso di farsi sfruttare come lavapiatti o benzinaio e punta a svoltare immettendo sul mercato una droga sintetica che è fuori dai tabulati del Ministero della Salute. La mente dell'operazione è un ricercatore (Leo) precario di neurobiologia (tecnicamente è un assegnista di ricerca, ma lo script è zeppo di imprecisioni) che, insieme alla fidanzata (Solarino) che lavora in un centro di recupero per tossicodipendenti, non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Quando la nuova smart drug viene immessa sul mercato, il gruppo cambia repentinamente stile di vita e la cosa non passa inosservata.
In un Paese alla costante ricerca della distrazione e di qualche succedaneo da botteghino del successo di Checco Zalone, c'è la corsa all'avvistamento dell'ultimo preparato in chiave di commedia. E se critica e pubblico si sfregano le mani plaudendo alla "commedia più divertente dell'anno", chi va in sala - a parte qualche battuta divertente e uno stile di regia molto dinamico - non trova molto di più che una versione de I soliti ignoti aggiornata ai tempi del precariato, con attori tutti abbondantemente sotto il livello di guardia della recitazione, una sceneggiatura che mostra voragini gigantesche e una visione completamente caricaturale e disinformata sul mondo universitario. Che nella realtà, tra parentesi, è assai peggio.    

Dallas Buyers Club

anno: 2013       
regia: VALLEE, JEAN MARC
genere: drammatico
con Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Denis O'Hare, Steve Zahn, Michael O'Neill, Dallas Roberts, Griffin Dunne, Kevin Rankin, Donna Duplantier, Deneen Tyler, J.D. Evermore, Ian Casselberry, Noelle Wilcox, Bradford Cox, Rick Espaillat, Lawrence Turner, Lucius Falick, James DuMont, Jane McNeill, Don Brady, Matthew Thompson, Tony Bentley, Sean Boyd, Rachel Wulff, Neeona Neal, Scott Takeda, John Tabler, Joji Yoshida, Carl Palmer, Martin Covert, Douglas M. Griffin, David Lichtenstein, Craig Borten, Henry Frost, Arthur Smith
location: Giappone, Messico, Usa
voto: 5,5


Texas, seconda metà degli anni '80. a Ron Woodroof (McConaughey) i medici danno appena 30 giorni di vita: gli esami clinici hanno rivelato la presenza del virus dell'HIV. Lui, cowboy da rodeo, puttaniere, alcolista, maschilista, omofobo e drogato, non si dà per vinto. In ospedale provano a somministrargli l'AZT, un farmaco che fa sfregare le mani alle compagnie farmaceutiche nella prospettiva di guadagni miliardari, incuranti dei devastanti effetti collaterali che l'AZT può procurare. Ron lo rifiuta, scopre cure alternative, inizia a girare il mondo per poterle condividere con i malati come lui, a cominciare dal transessuale (Leto) col quale ha messo su un ufficio acquisti (il Buyers Club del titolo) grazie al quale dà qualche speranza ai malati di AIDS.
Ispirato a fatti realmente accaduti, questo racconto di formazione tardiva (la trasformazione morale del protagonista è lo spunto più interessante del film) è tuttavia assai meno convincente del precedente C.R.A.Z.Y. Se la trasformazione fisica di Matthew McConaughey, cresciuto moltissimo dai tempi di Il momento di uccidere, è impressionante (25 chili di pelle e di ossa), il film si dilunga stancamente sulla ripetizione dei pochi spunti narrativi a disposizione, non aggiungendo pressoché nulla agli antesignani che hanno saputo raccontare il dramma dell'AIDS con ben altro spessore, da Che mi dici di Willy a Philadelphia.
Premio per la migliore interpretazione maschile a Matthew McConaughey, premio BNL del pubblico per il miglior film, premio Farfalla d'oro-Agiscuola e premio AIC miglior fotografia alla VIII edizione del festival internazionale del film di Roma (2013).    

lunedì 3 febbraio 2014

A proposito di Davis (Inside Llewyn Davis)

anno: 2014       
regia: COEN, JOEL * COHEN, ETHAN
genere: musicale
con Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake, Ethan Phillips, Robin Bartlett, Max Casella, Jerry Grayson, Jeanine Serralles, Adam Driver, Stark Sands, John Goodman, Garrett Hedlund, Alex Karpovsky, Helen Hong, Bradley Mott, Michael Rosner, Bonnie Rose, Jack O'Connell, Ricardo Cordero, Sylvia Kauders, Ian Jarvis, Diane Findlay, Ian Blackman, Steve Routman, Susan Blommaert, Amelia McClain, James Colby, Charlotte Booker, Samuel Haft, F. Murray Abraham, Jason Shelton, Frank Ridley, John Ahlin, Jake Ryan, Declan Bennett, Erik Hayden, Daniel Everidge, Jeff Takacs, Nancy Blake, Stephen Payne, Roberto Lopez, Benjamin Pike, Stan Carp
location: Usa
voto: 7,5

Non appena fa una nuova conoscenza, la domanda di rito è: "ce l'hai un divano?". Già, perché Llewyn Davis (Isaac), cantante folk in perenne bolletta che all'inizio degli anni '60 va costantemente alla caccia di un contratto o di una serata al Gaslight in quel Greenwich Village che diede i natali artistici a gente come Bob Dylan e Phil Ochs, non ha una casa e non ha nemmeno un cappotto, in una New York invernale e freddissima.
Tra (dis)avventure con uno splendido gatto fulvo che scappa dalla casa di uno dei tanti che l'hanno ospitato (una metafora dell'imprevedibilità del caso?), il difficile rapporto con una ex rimasta incinta (Mulligan) e il miraggio di un contratto con una grossa compagnia discografica di Chicago, l'esistenza di Llewyn è l'ennesimo ritratto che i fratelli Coen aggiungono alla loro galleria di beautiful losers. "Se non l'avete mai sentita, ma non sembra nuova, allora è una canzone folk", chiarisce Llewyn al suo pubblico. E quella cornice folk, così determinante nel decretare il mutamento dello scenario culturale americano durante i sixties, è raccontata con un registro tra lo straniato e il grottesco, a cui si aggiungono richiami piuttosto espliciti alla vera storia di Dave Van Ronk e una colonna sonora interpretata magistralmente e supervisionata da T-Bone Burnett, ennesima prova dell'amore che i due fratelli statunitensi provano per la musica (ve lo ricordate Fratello, dove sei?). Gran premio della giuria a Cannes, A proposito di Davis riscatta, almeno in parte, le pessime prove offerte con A serious man e Il grinta, pur perseverando in una forma narrativa a tratti boriosa, capace di irridere lo spettatore con un'incomprensibile diffrazione temporale (quella del viaggio in auto).    

domenica 2 febbraio 2014

L'arbitro

anno: 2013       
regia: ZUCCA, PAOLO  
genere: commedia  
con Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Jacopo Cullin, Alessio Di Clemente, Marco Messeri, Gregorie Oestermann, Benito Urgu, Franco Fais, Quirico Manunza, Marco Cadau, Andres Gioeni, Gustavo de Filpo, Francesco Pannofino  
location: Italia
voto:1

Nella terza categoria dei semiprofessionisti del calcio sardo, quella tra l'Atletico Pabarile, armata Brancaleone che è un'autentica corte dei miracoli, e la Montecrastu, capitanata da un temibile proprietario terriero, è una rivalità antica che si risolve da tempo con la vittoria dei secondi sui primi. Ma il ritorno dall'Argentina di Matzutzi (Cullin) cambierà gli equilibri in campo. Ad arbitrare la partita decisiva sarà un ambizioso arbitro (un Accorsi accorto a pose sempre molto plastiche) che viene degradato nelle serie minori dopo una vicenda di corruzione.
Storie di pastorizia e faide secolari, facce che farebbero sembrare normali quelle della Cinico TV di Ciprì e Maresco e un bianco nero assai levigato: è questo il kit col quale si presenta l'esordiente Paolo Zucca al pubblico cinematografico, gonfiando quello che fu il corto che gli valse il Davide di Donatello nell'apposita sezione. Il lungo, invece, è una miscela debordante di ambizione malriposta, scarti narrativi impossibili, un registro grottesco che non riesce mai a graffiare: tutto al servizio di un'opera soporifera, tra il surreale e il grottesco. Titolo per titolo, meglio andarsi a rivedere il Buzzancone del film dall'identico titolo che, quarant'anni prima, fu diretto da Luigi Filippo D'Amico, capolavoro trash al quale, nella colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis, prese parte nientepopodimeno che Giorgione Chinaglia.