domenica 31 marzo 2019

Il professore e il pazzo (The Professor and the Madman)

anno: 2019       
regia: SAFINIA, FARHAD    
genere: biografico    
con Mel Gibson, Sean Penn, Natalie Dormer, Jennifer Ehle, Jeremy Irvine, Ioan Gruffudd, Eddie Marsan, Aidan McArdle, Steve Coogan    
location: Regno Unito, USA
voto: 7,5    

La vera storia della creazione del primo grande dizionario della lingua inglese (l'Oxford English Dictionary), che nel 1879 partì su iniziativa di un erudito autodidatta scozzese, James Murray (Gibson), e che grazie al provvidenziale aiuto di un veterano di guerra schizofrenico (Penn), rinchiuso in un manicomio criminale ma con un'impressionante attitudine allo studio, portò al concepimento del primo di una serie di volumi della titanica opera, per la quale occorsero circa 70 anni per la sua completa realizzazione, alla quale peraltro nessuno dei due protagonisti dell'impresa potè assistere.
Nel confronto tra barbe sontuose, Sean Penn straccia Mel Gibson, confermandosi uno dei più grandi attori del pianeta. Ma il merito del film, tratto da L'assassino più colto del mondo di Simon Winchester (1998), non sta soltanto nella strabiliante prova attoriale, ma anche nella capacità di aggiungere, a una trama di per sé avvincente soprattutto nei dettagli che richiamano la traiettoria d'uso delle parole nel corso dei secoli, una sottotrama davvero toccante che sposta una parte del film sui temi della colpa e del perdono. È la sezione legata al rapporto tra la vedova (Dormer) dell'uomo ucciso del tutto gratuitamente dal pazzo durante una crisi maniacale e il pazzo stesso, che mostra un'impressionante umanità. Se le figure di primo piano sono disegnate con attenzione ai dettagli psicologici, non da meno sono quelle che stanno sullo sfondo, dalla comprensiva moglie di Murray all'umanissimo secondino interpretato da Eddie Marsan.    

venerdì 29 marzo 2019

La scomparsa di Eleanor Rigby: Lui (The Disappearance of Eleanor Rigby: His)

anno: 2013       
regia: BENSON, NED    
genere: sentimentale    
con James McAvoy, Jessica Chastain, Ciarán Hinds, Bill Hader, Isabelle Huppert, Jess Weixler, Nina Arianda    
location: USA
voto: 4,5    

L'idea è di quelle che lasciano il segno. Una coppia giovane e affiatata perde il figlio che non ha neppure compiuto un anno. anziché unire, il dolore sfalda la coppia: lei (la sopravvalutatissima e spigolosa Jessica Chastain, che nel film ha un nome difficile da portare, visto che richiama esplicitamente una canzone dei Beatles) se ne va chissà dove. Lui (McAvoy) - un ristoratore che fatica ad affermarsi - la cerca, la pedina, finisce sotto un'automobile, le fa pervenire un biglietto durante una conferenza. Fa di tutto per tornare con lei - una donna che vive d'aria e ha uno sbotto d'ira ogni tre per due - la quale, invece, non ne vuole sapere. L'idea buona non è nella pochezza di questa storia amorosa affidata a due protagonisti senza alcun appeal, ma quella di farne ben tre film che si appoggiano sul punto di vista di lui, di lei e di entrambi. Non è Kurosawa e non è neppure una di quelle trovate à la Linklater, tanto meno è assimilabile un film come 500 giorni insieme, ma sulla carta il progetto funziona perché le storie sono ben differenziate una dall'altra. Poi invece ti trovi davanti a dialoghi stucchevoli, a personaggi monodimensionali (il padre di lui, sottaniere con un ristorante di successo; la madre di lei, borghese annoiata con il calice perennemente in mano), a situazioni che - quando arrivano allo zenit del pathos - al massimo propongono una botta di isteria da parte della protagonista e nulla più.    

venerdì 22 marzo 2019

Ride

anno: 2018       
regia: MASTANDREA, VALERIO    
genere: drammatico    
con Chiara Martegiani, Renato Carpentieri, Stefano Dionisi, Arturo Marchetti, Milena Vukotic, Mattia Stramazzi, Walter Toschi, Giancarlo Porcacchia, Silvia Gallerano, Raffaele Vannoli, Giordano De Plano, Lino Musella    
location: Italia
voto: 3    

Un operaio è morto sul lavoro. L'evento suscita la commozione della comunità di lavoratori che vivono sul litorale laziale, a Nettuno, vicino Roma. Suo figlio di dieci anni (Marchetti) cerca di esorcizzare il dolore immaginando una telecronaca dell'evento funerario in compagnia di un coetaneo. Soltanto sua moglie (Martegiani), la compagna di una vita, non riesce a piangere.
Valerio Mastandrea esordisce dietro la macchina da presa con un film coraggioso, ma letale per chi tenta infruttuosamente di rimanere in stato di veglia. Ritmo lentissimo, recitazione (in primis della protagonista, compagna nella vita dell'attore-regista romano e qui per la prima volta sul grande schermo) di livello amatoriale, una valanga di ellissi, troppa carne al fuoco (l'elaborazione del lutto, il tema del figliol prodigo, le lotte operaie, la malattia) ma anche troppa, davvero troppa musica. in mezzo a tanta materia maldestramente organizzata, diventa compito dello spettatore quello di ricostruire i rapporti tra l'anziano padre (Carpentieri), anch'egli con un passato da operaio, e il figlio maggiore (Dionisi), un cinquantenne ricomparso dal nulla, o di dare un senso alle incursioni posticce di una ex fidanzata del defunto, interpretata da una Silvia Gallerano che fatica a capire che quello non è più il palcoscenico dove ha portato La merda, il suo fortunatissimo (sic) spettacolo teatrale. La macchina da presa incollata col millechiodi sul pavimento e l'irpino Carpentieri che tenta di scimmiottare il vernacolo romanesco contribuiscono ad accentuare l'effetto straniante di tutta l'operazione, che vede così maldestramente naufragare quel mood malinconico che Mastandrea riesce quasi sempre a portare davanti alla macchina da presa ma che, dietro, diventa a tratti involontariamente grottesco.    

mercoledì 20 marzo 2019

Cosa fai a Capodanno?

anno: 2018       
regia: BOLOGNA, FILIPPO    
genere: commedia gialla    
con Luca Argentero, Ilenia Pastorelli, Alessandro Haber, Vittoria Puccini, Isabella Ferrari, Valentina Lodovini, Riccardo Scamarcio, Ludovico Succio    
location: Italia
voto: 1,5    

Cosa aspettarsi da un film che affida il ruolo di protagonista maschile e femminile a due usciti fuori da Il grande fratello televisivo? Nulla, il vuoto penumatico. Che è esattamente ciò che si può trovare in questo film che - pur volendo occhieggiare in chiave kammerspiel a Tarantino e ai Coen - non è buono neppure per dormire e che, la sera dell'ultimo dell'anno, fa incontrare diverse coppie in un lussuoso chalet di montagna. Una coppia di ladri (Argentero e Pastorelli) che ha sequestrato i padroni di casa; una coppia di scambisti (più una seconda che non arriverà mai), una madre (Ferrari) con un figlio che vogliono recuperare una vecchia crosta dipinta dal marito ormai defunto della signora e due fattorini che dovrebbero consegnare ostriche e champagne, ma che non giungeranno mai alla meta. Tra battute sul padrone di casa nerboruto e di colore (lo chiamano il "toblerone"), altre sul tempo che un eterosessuale medio passa all'interno di una vagina, quella miracolata della Pastorelli che, continuando a interpretare (male) sé stessa, fa rimpiangere il fulgido talento di Valeria Marini in analoghe parti da oca (ma ve lo ricordate quanta classe aveva Marilyn?) e doppi sensi a gogò, ovviamente a (s)fondo sessuale (perduto), il film termina con una bolla di sapone, sprecando anche un cammeo di Riccardo Scamarcio. A mai più rivederci, Filippo Bologna.    

lunedì 18 marzo 2019

Una giusta causa (On the Basis of Sex)

anno: 2019       
regia: LEDER, MIMI    
genere: biografico    
con Felicity Jones, Armie Hammer, Kathy Bates, Justin Theroux, Sam Waterston, Cailee Spaeny, Jack Reynor, Stephen Root, Chris Mulkey    
location: Usa
voto: 6    

Negli anni '50 Ruth Bader Ginsburg (Jones) fu una delle prime donne ad essere accettate nel corso di laurea in giurisprudenza ad Harvard, diventandone anche una delle migliori laureate della sua epoca. Moglie e madre disposta a qualsiasi sacrificio e dalle inesauribili energie, Ruth si diede da fare moltissimo per ridurre le disuguaglianza di genere in ambito privato e lavorativo, combattendo una fierissima crociata contro un sistema costituzionale e giudiziario vieto e parruccone. Il film di Mimi Leder - che sui nostri schermi non si vedeva dal lontano 2001 (Un sogno per domani) - racconta la vera storia di questa eroina femminista che fu anche la prima donna a sedere tra i giodici della Corte Suprema durante l'amministrazione Clinton, attraverso un biopic convenzionale, dall'impianto classificassimo, piuttosto debordante nei tempi e affidato soprattutto alla parola: non solo quella esercitata nei tribunali, ma anche quella domestica, delle schermaglie tra madre e figlia, quella dei confronti a testa alta contro gli accademici di Harvard e via dicendo. Un film dai contenuti encomiabili, affidato a un'attrice dallo scarso carisma come Felicity Jones, che tutti ricordano nella moglie paziente e devota di Stephen Hawking ne La teoria del tutto.    

sabato 16 marzo 2019

Momenti di trascurabile felicità

anno: 2019       
regia: LUCHETTI, DANIELE    
genere: commedia fantastica    
con Pif, Renato Carpentieri, Thony, Francesco Giammanco, Angelica Alleruzzo, Franz Santo Cantalupo, Vincenzo Ferrera, Manfredi Pannizzo    
location: Italia
voto: 7    

Perché il martello frangi vetro sta sempre chiuso dentro una bacheca protetta dal vetro? E perché il primo taxi che deve partire non è mai il primo della fila? La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo? E perché le donne restano sempre senza assorbenti? Mentre si interroga su queste domande, Paolo (Pif) sbaglia di un quarto di secondo il calcolo per passare col rosso in scooter, lì dove pastransita tutti i giorni. E muore. A nulla è servita una vita di broccoli, sport, bicchieri d'acqua alla mattina appena alzato. Quando va in cielo, però, in quel gran casino che è l'aldilà si accorgono che nel calcolo per la data della sua morte non hanno incluso il fatto che Paolo ha sempre bevuto centrifughe, per di più con lo zenzero. Il che ammonta a un'ora e trentadue di vita in più, che gli consente, accompagnato da un ufficiale dell'aldilà (Carpentieri), di tornare per quel tempo dai suoi cari, rivedere le cose del passato e rinunciare persino alla partita del Palermo insieme agli amici.
Dopo una lunga serie di fiaschi (Anni felici, Chiamatemi Francesco, Io sono Tempesta), Luchetti torna alla sua forma migliore, quella dei riuscitissimi dramedy come La scuola e La nostra vita, partendo dal fortunatissimo dittico di Francesco Piccolo (qui anche in veste di co-sceneggiatore): Momenti di trascurabile felicità e Momenti di trascurabile infelicità. Merito non solo di un copione azzeccatissimo che lascia pulsare nel film le pagine del libro, ma anche dell'indovinata scelta di un non-attore malincomico come Pif, surreale, crepuscolare e stralunato, capace di conferire al film quei mezzi toni straniati con il suo stile garbato e suadente. Finendo però per mangiarsi per intero un film ricco di trovate esilaranti e con più di un debito verso opere come L'inafferrabile Signor Jordan e Il cielo può attendere.    

venerdì 15 marzo 2019

La casa sulle nuvole

anno: 2009       
regia: GIOVANNESI, CLAUDIO    
genere: drammatico    
con Adriano Giannini, Emanuele Bosi, Emilio Bonucci, Paolo Sassanelli, Faten Ben Haj Hasse, Antonino Ninni Bruschetta, Tara Haggiag    
location: Italia, Marocco
voto: 4,5    

Michele (Giannini), un allevatore di cavalli, e suo fratello minore Lorenzo (Bosi), jazzista col pallino di andare a suonare a New York, vengono a sapere improvvisamente che la casa dove vivono, a due passi da Roma, è stata venduta dal loro padre (Bonucci), sparito nel nulla da 12 anni. Rintracciano così l'acquirente dell'immobile (Sassanelli) e decidono di raggiungerlo a Marracash, dove ritrovano il genitore, un Peter Pan che ha una relazione con una giovanissima autoctona (Hassen) e che passa le giornate a sognare qualche altra fallimentare trovata imprenditoriale.
Claudio Giovannesi esordisce dietro la macchina da presa con un film ancora acerbo, che si dilunga sui festini paterni e sui serrati confronti tra il genitore e il figlio maggiore, con qualche bella trovata visiva (su tutte, quella della mongolfiera che dà il titolo al film, in pieno deserto), una certa intensità di sguardo sui caratteri psicologici ma ritmo fiacchissimo.    

lunedì 11 marzo 2019

Il colpevole - The Guilty (Den skyldige)

anno: 2018       
regia: MOLLER, GISTAV    
genere: poliziesco    
con Jakob Cedergren, Jessica Dinnage, Omar Shargawi, Johan Olsen, Jacob Lohmann, Katinka Evers-Jahnsen, Jeanette Lindbæk, Simon Bennebjerg, Laura Bro, Morten Suurballe    
location: Danimarca
voto: 7,5    

Per Asger Holm (Cedergren) è proprio una serataccia. Sua moglie lo ha lasciato da poco, i suoi colleghi lo guardano in cagnesco e in più la mattina seguente gli spetta un processo per avere ucciso un uomo. Già, perché Asger è un poliziotto danese retrocesso a centralinista per il pronto intervento. E, come se non bastasse, proprio quella sera arriva la chiamata di una donna che dice di essere stata rapita dall'ex marito, mentre i suoi due figli, piccolissimi, sono rimasti da soli a casa. Tra astute mosse psicologiche e l'ausilio della tecnologia, Asger fa di tutto per aiutare la donna, anche a costo di giocarsi ulteriormente la reputazione davanti ai suoi colleghi.
Parente strettissimo di quei film che giocano tutto sull'unità di luogo, di tempo e di azione e che mettono in campo un solo attore (Locke, Mine, Buried, Wrecked), il film d'esordio del danese Gustav Möller è un capolavoro di efficacia: ottiene il massimo (sceneggiatura a orologeria, giustamente premiata al 36esimo Torino Film Festival) dal minimo (budget). Nipotino di film come La conversazione o Il terrore corre sul filo, Il colpevole regala allo spettatore poco meno di un'ora e mezza di pura tensione, con un'escalation di fatti dei quali cogliamo soprattutto i rumori (veri coprotagonisti del film), appassionandoci a una storia con almeno un paio di colpi di scena ben assestati e che ci lascia con un interrogativo: quanto conta la convinzione che infondiamo nei nostri punti di vista, se poi questi rischiano di andare a danno degli altri?    

domenica 10 marzo 2019

Sex story

anno: 2019       
regia: COMENCINI, CRISTINA * MORONI, ROBERTO    
genere: documentario    
location: Italia
voto: 5    

La storia della metamorfosi (quasi impercettibile) dei costumi sessuali degli italiani vista attraverso il prisma della televisione, dagli esordi (1954) alla fine degli anni '80. Gli autori e registi, Cristina Comencini e Roberto Moroni, hanno assemblato materiali tratti dalla rassegna di centinaia di ore, visionando caroselli, talk show, rubriche di approfondimento, telegiornali, varietà televisivi e programmi musicali, operando una scelta radicale: quella di non infilare neppure una nota di commento che non sia quella degli originali tv. Operazione indubbiamente interessante, della quale tuttavia non si capisce il senso, visto che si arresta proprio nel momento in cui, con l'affermazione dell'emittenza privata, proprio soprattutto a causa della televisione gli italiani vissero un autentico cambio di paradigma. Il modello parruccone e cattolico del cattolicesimo venne così repentinamente sovvertito dall'arrivo di Cicciolina in parlamento.    

sabato 9 marzo 2019

Vinilici. Perchè il Vinile Ama la Musica

anno: 2018   
regia: IANNUCCI, FULVIO    
genere: documentario    
con Carlo Verdone, Mogol, Renzo Arbore, Red Ronnie, Bruno Venturini, Claudio Coccoluto, Giulio Cesare Ricci, Renato Marengo, Claudio Trotta, Elio e le Storie Tese, Gianni Sibilla, Fernando Esposito, Simona Burini, Claudio Austoni, Bruno Bavota, Sergio Burini, Alessandro Cereda, Paolo Corciulo, Lello Savonardo    
location: Italia
voto: 7,5    

Collezionisti, patiti dell'alta fedeltà, musicisti, produttori, deejay, semplici ascoltatori, giovani neofiti: per tutti loro il disco in vinile è l'emblema dell'amore per la musica, dell'attenzione all'ascolto. Ed è proprio al vecchio long playing a 33 giri che, a settant'anni dalla nascita del disco in vinile, è dedicato questo notevole documentario tratto da un'idea di Nicola Iuppariello e diretto da Fulvio Iannucci. Testimoni d'eccezione come Carlo Verdone, Mogol, Renzo Arbore e Red Ronnie raccontano aneddoti, propongono analisi, spiegano le differenze tra analogico e digitale, ci ricordano che la prima fabbrica europea di dischi era proprio italiana, azzardano una fenomenologia del nuovo sussulto di un mercato - quello del vinile, appunto - che sembrava morto e che invece oggi si attesta, in Italia, su un 10% del fatturato complessivo. Un documentario immancabile per gli appassionati di musica ma anche una piacevole rassegna che consente di sbirciare dietro le quinte della produzione di un disco, tra vecchie stampe in 78 giri, lacche, bootleg, matrici e tecnologie avanzatissime.    

venerdì 8 marzo 2019

The Vanishing - Il Mistero del Faro (Keepers)

anno: 2018       
regia: NYHOLM, KRISTOFFER    
genere: thriller    
con Peter Mullan, Gerard Butler, Connor Swindells, Søren Malling, Ólafur Darri Ólafsson, Gary Lewis, Ken Drury    
location: Regno Unito
voto: 6    

Siamo in un'isola al largo della Scozia, all'inizio del Novecento. Tre uomini che vivono isolati a guardia di un faro trovano il corpo di un uomo che sembra morto, ma che morto non è, che ha con sé una cassa piena di lingotti d'oro. Nella zuffa tra il più giovane dei tre guardiani (Swindells) e il naufrago, quest'ultimo ci lascia le penne. Verranno altri a cercarlo e sarà una carneficina.
Ispirato alla storia vera ricordata come il mistero del faro delle isole Flannan, il film dell'esordiente danese Kristoffer Nyholm, con un titolo originale - Keepers - stupidamente tradotto in italiano con un altro titolo inglese, alterna momenti del quotidiano monotono e verboso dei tre ad altri nei quali succede di tutto. In questo oscillare tra accelerazioni e brusche frenate, questo thriller psicologico sembra volersi concentrare soprattutto sull'ingordigia che i tre protagonisti manifestano davanti alla possibilità di un arricchimento improvviso, pagata col contrappasso di una lotta belluina. un'ingordigia che diventa la cartina di tornasole delle reali personalità dei tre e che conduce lo spettatore a un finale che, rispetto alla vicenda reale, azzarda una possibile spiegazione. Attori straordinari, regia controllata.    

mercoledì 6 marzo 2019

La paranza dei bambini

anno: 2019       
regia: GIOVANNESI, CLAUDIO    
genere: gangster    
con Francesco Di Napoli, Viviana Aprea, Mattia Piano Del Balzo, Ciro Vecchione, Ciro Pellecchia, Ar Tem, Alfredo Turitto, Pasquale Marotta, Luca Nacarlo, Carmine Pizzo, Valentina Vannino, Aniello Arena, Roberto Carrano, Adam Jendoubi, Renato Carpentieri    
location: Italia
voto: 6,5    

A Napoli, Nicola (Di Napoli) e cinque suoi amici non hanno alcuna idea di come siano fatti i banchi di scuola. In compenso, conoscono con precisione i prezzi dei Rolex, sono attentissimi alla scriminatura sui capelli, fanno fallire i commercianti di caschi per le due ruote e maneggiano più cocaina di un corriere colombiano. Vivono nel Rione Sanità e ne vogliono diventare i padroni. Ma come sempre l'amore ci si mette di mezzo e per Nicola e i suoi prendersi la zona dello spaccio e del pizzo sarà meno facile del previsto.
Tratto dal libro omonimo di Roberto "Prezzemolo" Saviano, che lo ha sceneggiato insieme al regista e a Maurizio Braucci, il quinto film di Claudio Giovannesi conferma l'impegno e l'interesse del regista capitolino nei confronti delle realtà più periferiche e degradate. Un interesse che però stavolta - rispetto ai più efficaci Alì ha gli occhi azzurri e Fiore - ripropone lo schema Gomorra (sia il film di Garrone che la serie tv): bande criminali in guerra perpetua e talvolta fratricida tra loro, omicidi e tradimenti, attrazione smodata per il lusso, case con i cessi laccati in oro e le statue di leoni ruggenti in salotto, tripudio del kitsch, feste nuziali di smodata pacchianeria e l'immancabile sottofondo dei neomelodici e delle loro canzonacce di serie Z. Insomma, il film - pur diretto benissimo, fotografato solo con macchina a mano e con la consueta maestria da Daniele Ciprì e affidato a un cast intonatissimo e perfettamente all'altezza della situazione - non aggiunge nulla ai film di camorra visti da una quindicina d'anni a questa parte.    

domenica 3 marzo 2019

Toro

anno: 2016       
regia: MAILLO, KIKE    
genere: gangster    
con Mario Casas, Luis Tosar, Ingrid García Jonsson, José Sacristan, Claudia Vega, José Manuel Poga, Nya de la Rubia, Manuel Salas    
location: Spagna
voto: 1    

Dopo una rapina in occasione della quale uno dei suoi due fratelli è morto, Toro (Casas) decide di rifarsi una vita rigando dritto e affrancandosi dal boss per il quale ha operato fino al giorno in cui è finito in galera. Ma il passato ritorna sotto le spoglie del secondo fratello, Lopez (Tosar), che ha sottratto un considerevole malloppo proprio all'ex capo di Toro. Il ragazzo sarà costretto a tornare in pista per salvare togliere il fratello dai guai e ritrovare la nipote, che è stata rapita per vendetta.
Ancora una volta quelli di FilmTv mi ci hanno fregato: sul cartaceo scrivono che "il film ha tutto quello che un action deve avere: facce giuste, donne sensuali e sacrificabili e un paio di inseguimenti adrenalinici". È evidente che hanno visto un altro film perché al museo delle cere mi è capitato di osservare facce molto più espressive di quelle che compaiono in questo lavoro, la donna più sensuale del film è una maestrina che si veste come la mia professoressa di matematica l'anno prima che andasse in pensione e gli inseguimenti adrenalinici li avrebbe girati meglio un tetraplegico con un telefonino Nokia di vent'anni fa. Però gli amici della rivista più snob della piazza (la compro da 27 anni, lasciatemelo dire…) dimenticano di fare riferimento ai dialoghi, che probabilmente sono stati scritti estraendo a sorte le lettere dello Scarabeo.    

venerdì 1 marzo 2019

Copia originale (Can You Ever Forgive Me?)

anno: 2018       
regia: HELLER, MARIELLE    
genere: biografico    
con Melissa McCarthy, Richard E. Grant, Anna Deavere Smith, Julie Ann Emery, Dolly Wells, Joanna P. Adler, Josh Evans (III)    
location: Usa
voto: 6,5    

1991. Dopo aver raggiunto un effimero successo come scrittrice, la newyorchese Lee Israel (McCarthy) si ritrova disoccupata e sola. Il carattere da misantropa non la aiuta, ma la fantasia sì. Così decide di utilizzare le sue risorse di scrittrice per creare false lettere di personaggi famosi che, una volta vendute a collezionisti disposti a pagarle profumatamente, le consentiranno di sbarcare il lunario. Le cose si complicano dapprima quando mette al corrente dell'impiccio il suo unico amico (Grant), un omosessuale cocainomane e sfaccendato, quindi quando l'FBI si mette sulle sue tracce dopo avere ricevuto l'allarme relativo alla vendita di lettere false.
Tratto da una storia vera, Copia originale è un film garbato, atipico e dalle atmosfere retrò, nel quale la solitudine della protagonista si coniuga con la sua voglia di riscatto, declinata sotto le mentite spoglie di personaggi famosi ai quali andranno indirizzate eventuali critiche. Un piccolo film indipendente che si avvale della straordinaria prestazione dell'intero cast.