domenica 26 ottobre 1997

Non per soldi... ma per denaro (The fortune cookie)

anno: 1966   
regia: WILDER, BILLY 
genere: commedia 
con Jack Lemmon, Walter Matthau, Ronald Rich, Judi West, Cliff Osmond, Lurene Tuttle, Harry Holcombe, Les Tremayne, Lauren Gilbert, Marge Redmond, Noam Pitlik, Harry Davis, Ann Shoemaker, Maryesther Denver, Ned Glass, Sig Rumann, Archie Moore, Howard McNear, Herbie Faye, Billy Beck, Judy Pace, Lisa Jill, John Todd Roberts, Robert Doqui, Louise Vienna, Don Reed, Herbert Ellis, Keith Jackson, Helen Kleeb, Dodie Heath, Ben Wright, Martin Blaine, Robert P. Lieb, Bartlett Robinson, William Christopher    
location: Usa
voto: 8 

A Cleveland, durante una partita di rugby, il cameraman Harry Hinkle (Jack Lemmon) viene involontariamente travolto da un giocatore nero, "Boom Boom" Jackson (Ron Rich), e portato in ospedale. E' cosa da nulla, ma sul caso si tuffa Willie Gingrich (Walter Matthau), cognato di Harry, che fiuta l'occasione di portarsi a casa un indennizzo di un milione di dollari. Con la scusa che in questo modo sarebbe riuscito a riavere la moglie fedifraga, Willie convince Harry a mettere su la commedia, fingendosi paralitico. Il gioco, a dispetto delle contromisure e degli accertamenti presi dalla compagnia assicurativa, regge fino a quando Harry non realizza con quale razza di avvoltoi ha a che fare, si fa scrupolo per le cure affettuose di Boom Boom e manda tutto a monte.
Il film, scritto ancora una volta dal regista a quattro mani con I.A.L.Diamond, torna su molti dei temi cari al regista. L'impulso narrativo - nel quale si racconta il tentativo di raggiro a danno di una compagnia assicurativa - era già presente ne La fiamma del peccato, mentre il problema dell'etica ricalca in parte quello de L'appartamento, col protagonista che fa trionfare il proprio senso morale nel finale. Ma il cinismo che ne L'appartamento era solo accennato, qui si fa esplicito, e i personaggi che sembrano essere usciti da un libro di Balzac riescono a lasciare un retrogusto amaro alla fine del film. Il grande Matthau vinse un meritatissimo Oscar come miglior attore non protagonista.

domenica 19 ottobre 1997

I cinque volti dell'assassino (The list of Adrian Messenger)

anno: 1963       
regia: HUSTON, JOHN  
genere: giallo  
con Tony Curtis, Kirk Douglas, Burt Lancaster, Robert Mitchum, Frank Sinatra, G.C.Scott, D.Wynter, C.Brook, Gladys Cooper, H.Marshall, J.Huston                
location: Usa
voto: 8  

Un funzionario dell'Intelligence Service a riposo (George C.Scott) riceve dall'amico Adrian Messenger (John Merival) una lista nella quale sono annoverati i nomi di alcuni individui a lui noti, morti - sembra - accidentalmente. Grazie alla testimonianza di Le Borg (Jacques Roux), il detective non impiega molto per capire che non si tratta di morti accidentali. Indagando, scopre che gli omicidi sono stati realizzati tutti dalla stessa mano, quella di George Bruttenholm (Kirk Douglas), che si traveste abilmente per compiere i suoi delitti. Il movente consiste nell'eliminazione di alcuni testimoni della guerra di Birmania che lui stesso aveva tradito e che potrebbero impedirgli di mettere le mani su una consistente eredità. Grazie all'abilità del detective, Bruttenholm non raggiungerà lo scopo.
Con una narrazione di esemplare linearità ottenuta anche grazie all'abile sceneggiatura di Anthony Veiller (che già aveva firmato copioni come I gangsters di Siodmak) - basata su una storia di Philip McDonald - Huston non si limita a costruire un thriller di grande suspense, ma sbeffeggia lo spettatore ricorrendo ad un cast d'eccezione (Frank Sinatra, Burt Lancaster, Tony Curtis e Robert Mitchum), relegato a ruoli di pure comparse, per giunta mascherate come il protagonista. L'effetto di spiazzamento è efficacissimo.    

Picnic ad Hanging Rock (Picnic at Hanging Rock)

Picnic a Hanging Rock    
anno: 1975   
regia: WEIR, PETER    
genere: drammatico    
con Rachel Roberts, Vivian Gray, Helen Morse, Jacki Weaver, Anne Lambert, Dominic Guard, Kirsty Child, Karen Robson, Jane Vallis
voto: 8

Il 14 Febbraio 1900, durante un picnic sul Monte Macedon, tre allieve di un collegio australiano spariscono misteriosamente tra le rocce insieme alla loro istitutrice. Una di loro riesce a tornare indietro, un'altra viene ritrovata, ma non sarà in grado di ricordare l'accaduto. Nel frattempo Sara (Margaret Nelson), la migliore amica di una delle due disperse, Miranda (la bellissima e sensuale Anne Lambert), viene allontanata dal collegio per morosità...
Il primo dei tre film che compongono la "trilogia dell'ignoto" di Peter Weir (gli altri due sono L'ultima onda e L'uomo di stagno), sceneggiato da Cliff Greene e tratto dal romanzo di Joan Lindsey, dichiara da subito la dominante tematica del regista, quella della dialettica tra razionale e irrazionale, assemblando la raffinatezza figurativa con le musiche ieratiche di Bruce Smeaton e Gheorghe Zamfir, creando così una suggestiva intonazione metafisica. Ma sotto la scorza fantastica del film, si cela un attacco trasparente alla società vittoriana del tempo, rappresentata dal razionalismo retorico e dalla rigidità pedagogica della direttrice del collegio, Mrs.Appleyard (Rachel Roberts), contrapposti alle ambizioni erotiche e sognatrici delle ragazze. Il film impose il cinema australiano all'attenzione internazionale.    

sabato 11 ottobre 1997

La casa Russia (The Russia house)

anno: 1990       
regia: SCHEPISI, FRED   
genere: spionaggio   
con Sean Connery, Michelle Pfeiffer, Roy Scheider, J.Fox, John Mahoney, M.Kitchen, J.T.Walsh, Kurt Russell, D.Threlfall, Klaus Maria Brandauer   
location: Regno Unito, Usa
voto: 3   

Un editore inglese (Connery) viene trasformato in spia per scoprire se il manoscritto che vorrebbe recapitargli Katia (Pfeiffer), una bella donna russa, scritto da un certo Dante (Brandauer), mette davvero a nudo le deficienze dell'arsenale bellico nucleare dei sovietici, e quindi incoraggia la fine della guerra fredda, oppure è uno specchietto per le allodole per fare crede agli americani che i russi non sono attrezzati per la guerra nucleare. Sull'incarico che il nostro editore svolge con indolenza, si avviluppano l'amore che nasce tra l'uomo e Katia, la simpatia verso i russi, un sano menefreghismo ed un cauto patriottismo. Alla fine vincerà l'amore.
Schepisi non ha certo il dono della sintesi ed il romanzo dell'osannato John Le Carré, che già è complicato di suo, qui diventa talmente arabescato da risultare pressoché indecifrabile. La totale assenza di azione, poi, non aiuta certo a reprimere gli sbadigli. Il sassofonista Branford Marsalis cuce qualche assolo sulla mediocre colonna sonora di Jerry Goldsmith. La sceneggiatura di Tom Stoppard è di quelle da dimenticare.    

L'appartamento (The apartment)

anno: 1960   
regia: WILDER, BILLY   
genere: commedia   
con Jack Lemmon, Shirley MacLaine, Fred MacMurray, Ray Walston, Jack Kruschen, David Lewis, Joan Shawlee, Hope Holiday, N.Stevens, J.Seven, J.Jameson, W.Waterman, D.White, E.Adams    
location: Usa
voto: 8   

Per fare rapidamente carriera nell'agenzia assicurativa newyorkese nella quale è impiegato, C.C.Baxter (Lemmon) presta il proprio appartamento ai superiori che lo usano come alcova per le loro scappatelle. Quando però scopre che il proprio direttore (MacMurray) ci porta la donna della quale C.C.Baxter è segretamente innamorato (MacLaine), cambierà condotta, a costo di perderci il lavoro.
Con l'ausilio consolidato di I.A.L.Diamond, Wilder realizza un film di straordinaria scrittura narrativa, alternando battute irresistibili ad improvvise decelerazioni di ritmo che imboccano il crinale del melodramma. Con un film divertentissimo, vincitore di cinque premi Oscar (miglior film, regia, sceneggiatura, montaggio e scenografia), Wilder racconta due forme diverse di prostituzione: una - per così dire - legalizzata, che permette a mediocri impiegati di tradire a ripetizione le proprie mogli ed una più sotterranea ma altrettanto deplorevole, improntata all'arrampicamento professionale.

martedì 7 ottobre 1997

L'innocenza del diavolo (The good son)

anno: 1993       
regia: RUBEN, JOSEPH 
genere: thriller 
con M.Culkin, E.Wood, W.Crewson, David Morse, D.H.Kelly, J.Brookes, Q.Culkin
Location: Usa
voto: 8

Dopo la prematura morte della madre, il piccolo Mark (Elijah Wood) va a stare qualche tempo dai cuginetti, mentre il padre è fuori per lavoro. Ben presto Mark si accorge che suo cugino Henry (Culkin), suo coetaneo, è un essere diabolico: fa giochi pericolosi, uccide animali, causa incidenti stradali colossali. E così, non tarda a sospettare che Henry possa essere la vera causa della scomparsa dell'altro cuginetto, che sua zia Susan (Crewson) compiange con autentica disperazione. Mosso dalla gelosia ed accortosi che Mark sta arrivando alla verità, Henry cerca prima di eliminare la sorellina (Queen Culkin, sua sorella anche nella vita reale) e quindi sua madre Susan. In un finale da cardiopalmo, sarà però Henry a lasciarci la pelle. A parte che sapere Mucaulay Culkin chiuso in una cella con Pacciani non costituirebbe affatto un dispiacere, non è male l'idea di portare al parossismo gli scherzi che questo essere ributtante già beniamino del pubblico piccino architettava in Mamma ho perso l'aereo. La tensione è altissima, il ritmo febbrile e la cattiveria in crescendo. Poco plausibili sono invece la psicanalista preposta ad avere cura dell'orfano Mark - caricaturizzata come spesso avviene nel cinema americano - lo zio di Mark, abbozzato frettolosamente e le capacità inventive del piccolo, mostruoso Henry. Un film da vedere, se non si hanno pretese razionalizzanti e si accetta lo schematismo di fondo. Dopo Il giardino di cemento, ancora una volta Ian McEwan autore del soggetto e della sceneggiatura, rivela di essere un attento osservatore delle inquietudini minorili.    

Posta celere

anno: 1997       
regia: SLETAUNE, PAL
genere: noir
con Robert Skjaerstad, Andrine Saether, Per Egil Aske, Eli Anne Linnestad, Trond Hovik, Henriette Steenstrup, Adne Olav Sekkelsten, Trond Fausa Aurvag, Bjorn Sundquist, Karl Sundby, Rolf Arly Lund, Geil Morstad, Rolf Dolven
location: Norvegia
voto: 9,5


In una Oslo degradata Roy Amundsen (Skaerstad), postino ficcanaso, scopre il responsabile di una rapina ad un furgone portavalori, entrando per caso nell'appartamento della donna (Saether) che ha preso parte al reato e che accidentalmente ha lasciato le chiavi di casa appese alla cassetta delle lettere. Travolto da una curiosità che lo porta a leggere le lettere dei destinatari e dalla sua stramberia che per ripicca contro l'arroganza dei superiori lo spinge ad accatastare gran parte della posta in un anfratto ferroviario, Roy prima si trova a dovere salvare la donna dal suicidio e quindi viene braccato dal rapinatore (Egil). In un vortice di vicende convulsive, riuscirà a salvarsi e a mettere in scacco il colpevole.
Incredibile questo Pal Sletaune, che mette insieme uno humour nero degno del miglior Kaurismaki con un intreccio impeccabile e corretto (niente viene lasciato al caso), un'eccellente direzione degli attori e un gusto inaspettato per le tecniche di ripresa fotografica, rivelando una capacità impressionante nel passaggio dalla visione dello spettatore alle soggettive. Posta celere è un film che, dopo Bad Boy Bubby, Il vestito, Insalata russa e Microcosmos, sottolinea ancora una volta l'eccellente stato di salute del cinema nordeuropeo. Primo premio della Critica Internazionale al Festival di Cannes.

sabato 4 ottobre 1997

Insalata russa

anno: 1994       
regia: MAMINE, YOURI   
genere: commedia   
con A.Soral, S.Dontsov, V.Mikhailov           
location: Francia, Russia
voto: 8   

La parigina Nicole (Agnes Soral) diventa vittima di irruzioni domestiche stravaganti da parte di un gruppo di coinquilini russi. Esasperata dalla situazione, Nicole prima chiama la polizia e poi, vista l'inefficacia dell'operazione, si lancia all'inseguimento dei russi. E si ritrova, incredibilmente, a Leningrado. La chiave della favola sta infatti nella porta di una casa dell'odierna San Pietroburgo che, una volta varcata, conduce magicamente a Parigi. Nella Russia Nicole - dopo varie disavventure - finisce in carcere e viene salvata dal professore di musica russo Tchijcov (Donstov), che la fa passare per Edit Piaf. Quando, proseguite le escursioni in territorio francese, i russi troveranno la porta murata, non potranno fare di meglio che ritornare a casa in aereo.
Storia originale anche se a tratti stereotipata nella scelta dei personaggi, scritta dal regista con Arkadi Tigai, Insalata russa mescola i fratelli Grimm con il grottesco, la stramberia sovietica col pragmatismo snob francese, con un'aggiunta di utopia ed orgoglio patriottico, ottenendo una portata gradevolissima dal retrogusto amarognolo, condita "degli sberleffi ormai d'obbligo all'Internazionale e ai dittatori di ieri" (Kezich). A pellicola finita, a risate sopite, rimane l'amarezza per quei sovietici così simpatici, fannulloni e chiassosi che - dopo comunismo, perestroika e sconquasso economico - vorrebbero trovare la loro terra promessa abbattendo il muro altissimo dell'inquadratura finale.    

La fine del gioco

anno: 1970       
regia: AMELIO, GIANNI
genere: documentario
con Ugo Gregoretti, L.Valentino
location: Italia
voto: 5

Un regista televisivo (Gregoretti) vorrebbe girare un servizio su un carcere minorile calabrese, prendendo come testimone il giovane Leonardo (Valentino). L'uomo crede di poter registrare fedelmente e non senza un pizzico di spettacolarizzazione, la vita di Leonardo nel riformatorio minorile, e di portarla come testimonianza dei problemi reali di questi ragazzi. Ma tra i due, durante un viaggio in treno che occupa quasi per intero l'ora di film, il rapporto diventa conflittuale, al punto che Leonardo decide di abbandonare l'impresa scendendo dal treno. Più un saggio di metodologia documentaristica realizzato col piglio dell'etnografo che un reportage vero e proprio, il film di Gianni Amelio ha l'enorme merito di mettere in discussione - in tempi ancora insospettabili - l'efficacia dell'inchiesta giornalistica. All'interesse sollevato da questo aspetto non ne corrisponde purtroppo uno altrettanto rilevante sul piano della vicenda personale del ragazzo istituzionalizzato ed il film - assai scarno dal punto di vista cinematografico - finisce col preferire l'osservazione dei ruoli psicologici al taglio sociologico. Bambini e treni li ritroveremo - nel cinema di Gianni Amelio - molti anni dopo, ne Il ladro di bambini.