mercoledì 28 novembre 2007

Saturno contro

anno: 2007   
regia: OZPETEK, FERZAN
genere: drammatico
con Stefano Accorsi, Margherita Buy, Pierfrancesco Favino, Luca Argentero, Ambra Angiolini, Serra Yilmaz, Ennio Fantastichini, Isabella Ferrari, Filippo Timi, Michelangelo Tommaso, Milena Vukotic, Luigi Diberti, Lunetta Savino, Benedetta Gargari, Gabriele Paolino
location: Italia
voto: 4

Saturno contro significa che la sfiga ti perseguita. Il titolo in chiave di oroscopo è la massima espressione intellettuale rintracciabile nel film di Ozpetek, che racconta la più banale delle storie: un ragazzo omosessuale (Argentero) schiatta all'improvviso; il suo compagno (Favino) soffre; gli amici lo sostengono.
Per raccontare questa trama spicciola il regista turco impiega un'ora e quaranta durante la quale concentra la summa dei luoghi comuni con cui aveva infarcito i suoi film precedenti: gli uomini 'so tutti froci (quanto sono lontani i capolavori sul tema dell'omosessualità come Che mi dici di Willy? o Festa per il compleanno del caro amico Harold); la verità non si sa da che parte stia; tutti si tradiscono con tutti ma insieme fanno una bella comitiva di adolescenti cresciutelli. Le ambientazioni sono quelle consuete da agiata borghesia romana. Che il film non possa andare da nessuna parte lo si capisce fin dalle prime battute: voce off per spiegare la storia, andirivieni a tavola da parte dell'intera compagnia di (falsi) sodali (come ne Le fate ignoranti), scarto eccessivo nella recitazione, con Fantastichini e Buy capaci di numeri impressionanti e Luca "Grande Fratello" Argentero, Ambra "Non è la Rai" Angiolini e Serra "prezzemolo" Yilmaz praticamente imbalsamati. Sul film di uno dei registi italiani più sopravvalutati di sempre aleggia un'atmosfera solenne, con la musica che enfatizza atmosfere saturnine e con dialoghi che sembrano presi di peso da una riunione di autocoscienza. Un grande freddo all'amatriciana che cerca in tutti i modi di far vibrare le corde delle emozioni. Nastro d'argento 2007 per miglior sceneggiatura, attrice protagonista (Margherita Buy, premiata anche per Il caimano), attrice non protagonista (Ambra Angiolini) e canzone originale.
David di Donatello 2007 come migliore attrice non protagonista (Ambra Angiolini, ex aequo con Angela Finocchiaro).    

domenica 25 novembre 2007

Cronaca di una fuga

anno: 2006   
regia: CAETANO, ISRAEL ADRIAN  
genere: drammatico  
con Rodrigo De La Serna, Nazareno Casero, Pablo Echarri, Lautaro Delgado, Matías Marmorato, Martín Urruty, Julian Krakov, Pacho Guerty, Ruben Noceda, Erasmo Olivera, Alfonso Tort, Rito Fernandez, Daniel Dibiase, Guillermo de la Vega, Daniel Cuparo, Andres Chinello, Alfredo Castellani, Enrico Caetano, Cesar Albarracin, Leonardo Bargiga, Micaela Vazquez, Daniel Valenzuela, Pablo Urruty, Silvia Ribe, Pablo Ribba, Leonardo Ramirez, Susana Pampin, Diego Alonso  
location: Argentina
voto: 7,5

Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri, viene recluso in una casa e tenuto in cattività in condizioni disumane per oltre 4 mesi, fino a quando, insieme ad altri tre compagni, non decide di fuggire.
Come accade da tempo nei paesi del'Est europeo, anche l'Argentina sta cominciando a guardare ai propri scheletri nell'armadio, trovandoli pieni zeppi di orrori. Se gli esuli già da tempo denunciano una porzione di storia orribile (Bechis, Solanas), anche i più giovani cominciano a rovistare negli archivi di stato trovando tante belle sorprese. Mentre il mondo apprezzava le gesta di Kempes e compagni, che nei mondiali di calcio scippavano il titolo all'Olanda, i generali erano impegnati a soffocare ogni palpito democratico: torture, desaparecidos, violenza psicologiche di ogni genere, crimini contro l'umanità sono solo parte dell'inventario che il regime militare argentino produsse in quegli anni. Il film ha un andamento, per l'appunto cronachistico: la regia dell'uruguayano Caetano (in Argentina soltanto dal 1985) è convenzionale, i colori desaturati in tonalità verde ocra enfatizzano il luogo desolanti della prigionia, i corpi perennemente umidi e martoriati, le unghie incrostate, le barbe incolte rendono iperrealistici e tangibili i sistemi usati nel centro clandestino di detenzione.    

sabato 24 novembre 2007

Amando Maradona

anno: 2005   
regia: VAZQUEZ, JAVIER 
genere: documentario 
con Diego Armando Maradona 
location: Argentina
voto: 3

Agiografico fin dal titolo, Amando Maradona è un videoclip camuffato da documentario che racconta le bizzarrie che tifosi e simpatizzanti sono stati capaci di attuare in tutto il mondo in nome del leggendario calciatore. Passano in rassegna i tatuaggi con l'effige del campione, le canzoni su di lui, i ricordi di chi lo ha conosciuto. Il tutto inframmezzato convulsivamente e senza alcun criterio con immagini di repertorio e un'intervista al diretto interessato, più imbolsito che mai. Il regista compie un'operazione parassitaria, mettendo in bella mostra i drammi di Maradona (la droga, l'esclusione dal mondiale del 1994, i problemi di salute col ricovero a Cuba) per dare fondo a un tecnicismo registico fine a sé stesso: montaggio frenetico, scansione narrativa sfilacciata e una confezione davvero pacchiana.    

giovedì 22 novembre 2007

La dignità degli ultimi (La dignidad de los nadies)

anno: 2005   
regia: SOLANAS, FERNANDO EZEQUIEL  
genere: documentario  
location: Argentina
voto: 8,5

Un anno dopo il Diario del saccheggio, il viaggio di Fernando Solanas nella storia recente dell'Argentina continua con una serie di istantanee che mettono perfettamente a fuoco la forza di volontà e la dignità di persone che, a dispetto delle innumerevoli avversità, hanno saputo riscattarsi. I diversi capitoli di questo secondo, struggente documentario - parte di una memorabile trilogia - annoverano personaggi stupefacenti: c'è il pony express appassionato di letteratura, capace di macinare 100 chilometri al giorno pur di saziare la sua fame di libri; c'è un cinquantenne che pur di andare a insegnare a ragazzini poverissimi intraprende ogni giorno 5 ore di viaggio; ci sono i gestori di una mensa per i poveri; una famiglia con una miriade di figli che sbarca il lunario raccogliendo oggetti con un carretto; ci sono i medici e il personale di un ospedale modello; ci sono le Madres che si oppongono alla vendita forzata dei terreni che loro stesse hanno coltivato per una vita e c'è una fabbrica autogestita. Sullo sfondo di questo paesaggio umano poverissimo ma eccezionalmente pieno di dignità c'è l'altra Argentina, quella di Duhalde e di Kirchner, quella delle repressioni feroci nei confronti dei manifestanti, roba da far sembrare il G8 di Genova un allegro pic nic domenicale. C'è l'intollerabile boria dei magistrati, l'intreccio sfacciato tra mafia, polizia e governo, i problemi assurdi creati da una burocrazia bolsa, che rendono a volte persino impossibile seppellire i morti.
Meno riuscito del precedente sul piano formale, La dignità degli ultimi getta uno sguardo lucidissimo, sfrondato da qualsiasi retorica, su un'umanità costretta a condizioni estreme. Un film pedagogico, morale, imperdibile.    

lunedì 19 novembre 2007

Diario del saccheggio (Memoria del saqueo)

anno: 2004   
regia: SOLANAS, FERNANDO EZEQUIEL  
genere: documentario  
location: Argentina
voto: 9

Dopo la feroce dittatura degli anni '70 e la discutibile gestione del presidente Alfonsin, negli anni '90 l'Argentina fu portata sul baratro dal doppio mandato presidenziale di Menem. Nel primo film di una trilogia dedicata alla tragedia miscosciuta di un popolo passato dal ruolo guida dell'intero Sudamerica negli anni '60 (quando erano gli italiani a migrare) alla dipendenza dal Fondo Monetario Internazionale, Solanas ricostruisce quegli anni terribili, non ancora del tutto accantonati. Gli strumenti di regia sono le interviste alla gente comune, i pareri esperti, le testimonianze d'epoca, le immagini di repertorio, il montaggio efficacissimo costruito su una scansione in dieci capitoli, le carrellate con la steadycam nei faraonici palazzi del potere. I contenuti sono pari a quelli della più scottante delle inchieste di un Michael Moore in versione gaucho: la crisi che sfociò - dopo una serie di altre manifestazioni a getto continuo - nella oceanica rivolta spontanea del dicembre del 2001 (che costrinse il presidente De La Rua, successore di Menem, alle dimissioni) ha radici che affondano nel passato coloniale del paese. Si parte da accordi stipulati con gli Stati Uniti nel 1922 e si arriva, passando per gli anni terribili della dittatura militare e dei desaparecidos, al saccheggio dei beni dello stato in nome del neo-liberismo e della globalizzazione. Con l'illusione di ridurre l'inflazione equiparando il peso al dollaro, Memen diede inizio a una vendita a prezzi stracciati delle principali industrie nazionali: quella telefonica, quella petrolifera e quella elettrica. Risultato: tasso di interesse al 50% annuo, debito estero schizzato a 130 miliardi di dollari, disoccupazione al 20%, allargamento della forbice tra una minoranza di ricchi e una maggioranza di indigenti. Effetti collaterali: mafiocrazia, arricchimento delle banche private, traffico di armi, repressioni durissime contro la popolazione. Il tutto reso possibile da un uso scaltro del potere mediatico, dalla connivenza dei sindacati e dal sostegno (interessantissimo) degli Stati Uniti (in Patagonia c'è uno dei giacimenti petroliferi più grandi del mondo, svenduto ai privati a 1/10 del prezzo indicato da una commissione esperta). Solanas evita il vittimismo, dirige con assoluta sobrietà un documentario durissimo che vuole farsi memoria e lascia parlare soprattutto le immagini: che sono quelle di folle immense e disperate, dei piqueteros arrabbiati, dei risparmiatori ingannati, dei bambini delle favelas che rovistano nell'immondizia, delle Madres che durante le marce e la manifestazioni urlano il loro dolore in prima linea sfidando la polizia a cavallo e i mezzi blindati: roba da far venire le lacrime agli occhi. El pueblo unido jamas serà vencido.    

mercoledì 14 novembre 2007

Traffic

anno: 2000   
regia: SODERBERGH, STEVEN   
genere: drammatico   
con Michael Douglas, Benicio Del Toro, Catherine Zeta-Jones, Dennis Quaid, Amy Irving, Albert Finney, Tomas Milian, James Brolin, Steven Bauer, Don Cheadle, Miguel Ferrer, Luis Guzmán, Jacob Vargas, Benjamin Bratt, Erika Kristensen, Salma Hayek, Andrew Chavez, Michael Saucedo, Jose Yenque, Emilio Rivera, Michael O'Neill, Russell G. Jones, Lorene Hetherington, Eric Collins, Beau Holden, Peter Stader, James Lew, Jeremy Fitzgerald, Russell Solberg, Don Snell, Enrique Murciano, Gary Cervantes, Leticia Bombardier, Carl Ciarfalio, Steven Lambert, Gilbert Rosales, Rick Avery, Mario Roberts, Eileen Weisinger, Keii Johnston, Mike Watson, Kurt D. Lott, Lincoln Simonds, Steve Tomaski, Buck McDancer, John Callery, Ousaun Elam, Brian Avery, Corey Spears, Majandra Delfino, Topher Grace, Alec Roberts, Rena Sofer, Stacey Travis, Jennifer Barker, Dean Faulkner, D.W. Moffett, Daniella Kuhn, Brandon Keener, Bill Weld, George Blumenthal, Stephen Dunham, Don Nickles, Margaret Travolta, Harry Reid, Jeff Podolsky, Jewelle Bickford, Barbara Boxer, Orrin G. Hatch, Charles Grassley, Dave Hager, Tucker Smallwood, Marisol Padilla Sánchez, Clifton Collins Jr., Víctor Quintero, Toby Holguin, Ramiro González, Viola Davis, James Pickens Jr., Peter Riegert, Elaine Kagan, John Slattery, Jimmy Ortega, Greg Boniface, Thomas Rosales Jr., Rudy M. Camacho, Vonte Sweet, Ed Breving, Yul Vazquez, Jack Conley, Eddie Velez, Craig N. Chretien, John Brown, Mike Siegel, Joel Torres, Stephen J. Rose, Kimber Fritz, Harsh Nayyar, Mary Pat Gleason, Vincent Ward, Jsu Garcia, Gregory Estevane, Alex Procopio, Rita Gomez, Kaizaad Kotwal, David Jensen, Jay Krymis, Mike Malone, René Pereyra, Kymberly Newberry, Carroll Schumacher, Ben Scott, Michael Showers    
location: Usa
voto: 8   

Due poliziotti messicani che lavorano al confine con la California, un paio di agenti della DEA impegnati nella protezione di un testimone chiave, un giudice della corte suprema dell'Ohio (Douglas) con una figlia sedicenne tossicodipendente, una brava madre di famiglia (Zeta-Jones) disposta a passare repentinamente allo spaccio di grosso taglio non appena vede profilarsi la possibilità di un tenore di vita minore dopo l'arresto del marito e un generale messicano (Milian) doppiogiochista e dai metodi spiccioli. Sono questi i personaggi che su fronti opposti o giocando sporco sono coinvolti nel traffico di droga che ogni giorno fa avanti e indietro dal Messico alla California. Soderbergh, partito dalla miniserie "Traffik" di Simon Moore, dirige alla perfezione un cast stellare e perfettamente intonato, con tocco degno del migliore Altman e una scelta radicale nell'uso di luci, spesso polarizzate, e colori: ocra per quelli del deserto messicano, blu ghiaccio per le riprese a Washington e grigio plumbeo per quelle a San Diego. Amaro, magnificamente sceneggiato, servito dalle musiche di Cliff Martinez che si avvalgono di strumentisti eccellenti come Herbie Hancock, David Torn e Michael Brook, Traffic è una delle opere di punta di Soderbergh, con un ritratto a tutto tondo del traffico di droga, con le sue ricadute sul sociale e sul personale.
Golden Globe 2001 a Benicio Del Toro come miglior attore non protagonista. Il film ha vinto 4 premi Oscar 2001: miglior regista a Steven Soderbergh; migliore attore non protagonista a Benicio Del Toro; migliore sceneggiatura non originale a Stephen Gaghan e miglior montaggio a Stephen Mirrione.    

lunedì 12 novembre 2007

Le ragioni dell'aragosta

anno: 2007       
regia: GUZZANTI, SABINA   
genere: documentario   
con Sabina Guzzanti, Pierfrancesco Loche, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Stefano Masciarelli, Antonello Fassari, Gianni Usai   
location: Italia
voto: 6,5   

Raccolti gli avanzi di Avanzi, Sabina Guzzanti e i suoi partono alla volta di Su Pallosu (un nome, un programma...), in Sardegna, per convincere Pierfrancesco Loche a rientrare nel mondo dello spettacolo, dal quale si è da tempo ritirato (fatta eccezione per qualche comparsata locale come batterista di livello amatoriale). Il viaggio diventa anche un'occasione per sposare le ragioni dell'aragosta: ossia il calo a picco della produzione ittica, che ha da tempo messo in crisi i pescatori locali, i quali richiedono alla Regione investimenti per ripopolare la fauna marina. Tra diario di viaggio, cazzeggio, riprese tra amici di livello amatoriale, molto amarcord, la visita in terra sarda si trasforma, per i reduci della fortunatissima trasmissione televisiva, in un'occasione per fare politica, per riflettere con Gianni Usai - ex operaio Fiat ed ex-sindacalista tornato nell'isola dove ha sposato la causa dei pescatori - sul tramonto delle lotte politiche, per interrogarsi sulla satira. Quello della Guzzanti è un non-film, una sorta di vitalissimo e a tratti ingenuo  work in progress con inevitabile amarcord (abbondano gli inserti televisivi d'epoca), è la docu-fiction di una artista in crisi (si fosse trattato di un film "classico", Le ragioni dell'aragosta sarebbe stato un film su un regista in crisi creativa) con tanti momenti autentici: la spigolosità di Loche, il pianto di Cinzia Leone, i dubbi di Fassari, l'ironia a getto continuo di Francesca Reggiani, le turlupinature a raffica di Masciarelli, le parodie della stessa Guzzanti.    

mercoledì 7 novembre 2007

L'uomo privato

anno: 2007       
regia: GRECO, EMIDIO   
genere: drammatico   
con Tommaso Ragno, Myriam Catania, Giulio Pampiglione, Mia Benedetta, Ennio Coltorti, Mariangela D'Abbraccio, Vanessa Gravina, Vanni Materassi, Catherine Spaak, Gianni Bisacca, Simona Nasi, Oxana Kres, Ettore Belmondo, Mario Brusa, Emanuele Caiati, Luciano Caratto, Aldo Delaude, Clara Droetto, Massimo Franceschi, Irene Ivaldi, Sato Maki, Xia Mizen, Monica Porcellato, Guido Quintozzi, Alessandra Raichi, Carlo Vitale, Giorgia Wurth   
location: Italia
voto: 2   

Se avesse indossato un cappello, Tommaso Ragno - l'attore protagonista de L'uomo privato - di espressioni ne avrebbe avute almeno due: una con e una senza, come qualche maligno ha scritto a proposito di Clint Eastwood. La recitazione monocorde dell'attore foggiano è paradossalmente l'aspetto meno debole di un film disturbante, inverosimile, velleitario, snob, insopportabilmente verboso, pasticciato in fase di sceneggiatura. La vicenda che Emidio Greco - regista pugliese con ambizioni da cinema d'Autore - vorrebbe raccontare è quella di un professore sulla quarantina che insegna diritto all'università di Pisa. L'uomo vive nella torre d'avorio di un'esistenza algida dalle geometrie perfette, circondato da amanti a ore. Il meccanismo (forse) si rompe quando un suo studente si suicida, lui viene coinvolto nelle indagini e la storia imbocca una strada noir.
Ennesimo tassello di una cinematografia opaca e dalle alte aspirazioni, L'uomo privato è diretto con stile dilettantesco, inquadrature da soap opera (abbondano primi piani e piani americani) e improbabili allusioni metafisiche. La prova degli attori è da recita parrocchiale (sarà per questo che in un paio di occasioni le scene più espressive vengono affidate a tette e culi), la musica di Bacalov suona stantia e sul complesso dell'opera aleggia una imbarazzante aria di finzione.    

martedì 6 novembre 2007

The Bourne ultimatum. Il ritorno dello sciacallo

anno: 2007       
regia: GREENGRASS, PAUL
genere: spionaggio
con Matt Damon, Paddy Considine, Edgar Ramirez, Julia Stiles, Chris Cooper, Brian Cox, Joan Allen, David Strathairn, Daniel Brühl, Joey Ansah, Tom Gallop, Dan Fredenburgh, Scott Glenn, Albert Finney
location: Usa
voto: 6

Avrebbe potuto intitolarsi Bourne begins questo terzo episodio che ha come protagonista la superspia creata dalla fantasia di Robert Ludlum. Già, perché Jason Bourne - interpretato da un Matt Damon che è la star più redditizia di Hollywood - dopo che nei precedenti episodi della saga gli hanno fatto fuori la fidanzata (The Bourne identity) e dato la caccia in capo al mondo (The Bourne supremacy), decide di scovare i capi della CIA che lo hanno sottoposto a un "programma" di lavaggio del cervello che gli ha fatto perdere la memoria e l'identità. Muovendosi tra Torino, Londra, Parigi, Madrid, Tangeri e New York, Bourne scopre l'esistenza di una Intelligence deviata (impersonata con ghigno cinico del vicedirettore a cui David Strathairn dona la giusta dose di cattiveria) che non va tanto per il sottile e che - in tema di giustizia - al pachidermismo della burocrazia preferisce il linguaggio diretto delle armi, una trovata narrativa che ricorda molto quella di Condannato a morte per mancanza di indizi, diretto da Peter Hyams.
Paul Greengrass, che bissa la regia dell'episodio precedente, gira un film di genere con mano da autore: ritmo adrenalinico, montaggio frenetico, macchina da presa quasi sempre in spalla, dialoghi al minimo sindacale. Lontanissimo dallo stile di un maestro come Don Siegel, Greengrass gioca al meglio l'asso del protagonista. Bourne-Damon ha trovate più geniali di un premio Nobel, guida la motocicletta meglio di Valentino Rossi, pratica le arti marziali come Bruce Lee, porta la macchina in un modo che suciterrebbe l'invidia di Schumacher e fa sembrare James Bond un mezzo dilettante. Quanto basta per assicurare divertimento, morti ammazzati a volontà, inseguimenti con ogni mezzo, il tutto enfatizzato dalla musica percussiva di John Powell. 3 premi Oscar, anche se di poco conto: miglior montaggio, missaggio e editing sonoro.    

domenica 4 novembre 2007

Fast food nation

anno: 2007   
regia: LINKLATER, RICHARD   
genere: drammatico   
con Greg Kinnear, Patricia Arquette, Bobby Cannavale, Paul Dano, Luis Guzmán, Ethan Hawke, Ashley Johnson, Kris Kristofferson, Avril Lavigne, Esai Morales, Catalina Sandino Moreno, Lou Taylor Pucci, Ana Claudia Talancón, Wilmer Valderrama, Bruce Willis, Cherami Leigh, Mitch Baker, Jason McDonald, Erinn Allison, Raquel Gavia, Glen Powell Jr., Dana Wheeler-Nicholson, Armando Hernández, Juan Carlos Serrán, Yareli Arizmendi, Roger Cudney, Francisco Rosales    
location: Usa
voto: 6   

Un top manager di una catena di fast food, Don Anderson (Kinnear), si mette in testa di andare dietro le quinte della produzione per vedere se tutto funziona secondo i crismi che qualsiasi consumatore auspicherebbe. Ne scopre delle belle: la carne servita nei fast food contiene consistenti tracce di feci; gli incidenti agli operai sono all'ordine del giorno; le vacche vengono tenute in condizioni brutali e nutrite con parti di altri animali; i lavoratori - giunti per lo più clandestinamente dal vicino Messico - sfruttati a sangue e le falde acquifere vengono infestate dai depositi di smaltimento industriale. Sconvolto, Don cerca di comunicare quanto ha visto e sentito, ma poi tutto torna come prima.
Basterebbe leggere Ecocidio, di Jeremy Rifkin, o il libro dal titolo omonimo che ha partorito il film, firmato da Eric Schosser, per sapere molte più cose di quante non ne racconti, con un eccesso di schematismo, il film diretto da Richard Linklater. Nondimeno, quella del regista americano è un'opera meritoria: arriva forte e chiara al pubblico e diffonde un messaggio preciso. Che poi il film sia anonimo sul piano della regia, che indulga al sensazionalismo, che la scelta da mockumentary traballi, che sia confezionato come un pamphlet, vistosamente imperfetto e allargato con inserti ingiustificati (su tutti il lungo cammeo di Ethan Hawke), è tutta un'altra faccenda...    

venerdì 2 novembre 2007

L'audace colpo dei soliti ignoti

anno: 1959   
regia: LOY, NANNI 
genere: comico 
con Vittorio Gassman, Renato Salvatori, Claudia Cardinale, Vicky Ludovisi, Riccardo Garrone, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Nino Manfredi, Mario Feliciani, Gina Amendola, Elena "Lella" Fabrizi, Elvira Tonelli, Gastone Moschin, Clara Bindi, Tullio Altamura, Mauro Lemma, Ciccio Barbi, Toni Ucci, Gianni Bonagura 
location: Italia
voto: 9

Un malavitoso di Milano (Garrone) propone all'ex pugile Peppe (Gassman) di rapinare l'auto che trasporta i premi del totocalcio per il capoluogo lombardo. Assoldato un gruppo di improbabili compari, l'armata Brancaleone della mala romana parte verso Milano con un alibi sicuro: erano tutti alla partita di calcio. La rapina riesce, ma il malloppo fa una fine impensata...
Ad appena un anno di distanza dal successo de I soliti ignoti, Nanni Loy rimescola la squadra e vince la scommessa sul secondo episodio (ce ne sarà anche un terzo, I soliti ignoti vent'anni dopo, diretto da Amanzio Todini, che è meglio dimenticare): Mastroianni lascia il posto a Manfredi e il quintetto sfodera battute a ripetizione, gag memorabili, invenzioni linguistiche sopraffine. Il copione di Loy, Age e Scarpelli è curato fin nei minimi dettagli, la storia funziona e il film va agli archivi come una delle migliori produzioni comiche italiane di tutti i tempi.
Gli assoli di tromba nella colonna sonora sono di Chet Baker.