mercoledì 25 giugno 2003

La meglio gioventù – Atto I e atto II

anno: 2003   
regia: GIORDANA, MARCO TULLIO
genere: drammatico
con Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Sonia Bergamasco, Adriana Asti, Fabrizio Gifuni, Maya Sansa, Jasmine Trinca, Camilla Filippi, Valentina Carnelutti, Andrea Tidona, Lidia Vitale, Claudio Gioè, Paolo Bonanni, Giovanni Scifoni, Riccardo Scamarcio, Mario Schiano, Michele Melega, Therese Vadem, Stefano Abbati, Giovanni Martorana, Paolo De Vita, Mimmo Mignemi, Domenico Centamore, Pippo Montalbano, Gaspare Cucinella, Dario Veca, Nicola Vigilante, Marcello Prayer, Walter Da Pozzo, Krum De Nicola, Maurizio Di Carmine, Roberto Accornero, Fabio Camilli, Antonello Puglisi, Patrizia Punzo, Emilia Marra, Nila Carnelutti, Greta Cavuoti, Sara Pavoncello, Francesco La Macchia
location: Italia   
voto: 9,5

Sei ore e dieci minuti di film, due atti, un racconto che dal 1966 arriva al 2003 per raccontare "la meglio gioventù" (dal titolo di una raccolta di scritti di Pasolini), quella che cerca di cambiare il mondo, di renderlo migliore, rappresentata dai fratelli Carati, Matteo (Boni) e Nicola (Lo Cascio), ma anche dalle loro due sorelle e dai loro sodali. Il primo è un ragazzo dotatissimo, tormentato, che spreca il suo talento arruolandosi in Polizia, un eroe archetipico alla maniera di Achille, forte, puro e coraggioso, che come Achille gli dei richiamano a sé mediante un atto suicida. Nicola è invece uno psichiatra di impronta basagliana, lucido e razionale e anch'egli sensibilissimo, medico comprensivo e padre premuroso. Il racconto de La meglio gioventù parte come un road movie, con i due fratelli che pellegrinano per la penisola alla ricerca del padre di una ragazza internata in un manicomio (Trinca), si dividono, si ritrovano tra i volontari dell'alluvione di Firenze per proseguire la loro vita a distanza. Nicola va a vivere a Torino, con la sua compagna Giulia (Bergamasco), che dopo qualche anno avrebbe imboccato la strada del terrorismo militante. Matteo, testa calda, viene fatto rimbalzare tra vari distretti di polizia: Bologna, Palermo, Roma. In Sicilia conosce Mirella (Sansa), con cui ha una storia tormentata dalla quale nascerà un figlio. Ai due fanno da contorno i parenti e gli amici, le cui vicende si intrecciano in un tessuto narrativo di finissima scrittura e assoluta coerenza (grazie all'impeccabile sceneggiatura della coppia di punta del nostro cinema, Rulli e Petraglia), talmente fluido da non creare alcuna sofferenza al racconto. Ci sono i sentimenti raccontati con impeccabile sottigliezza, c'è la vita ma c'è anche la morte, l'amicizia. Si ride, si piange, ci si commuove a vedere questo film nel quale la storia rimane costantemente sulle quinte di un racconto epico che mette le generazioni a confronto, parla di una Italia che si trasforma rimanendo tuttavia sempre uguale a se stessa, come mostra la vicenda del dopo Tangentopoli. C'è spazio per l'ennesima riflessione sul terrorismo, un tema che dall'esordio di Maledetti vi amerò a La caduta degli angeli ribelli ha da sempre affascinato il regista. E c'è l'immenso valore etico di un film che - con lo stesso respiro di opere come Novecento, C'eravamo tanto amati, La famiglia - invita ad una riflessione profondissima sulla possibilità di un mondo migliore e, soprattutto, di un'Italia migliore. Una pietra miliare nel cammino del cinema italiano. Servito da un cast in stato di grazia, il film di Giordana è un capolavoro assoluto. Senza se e senza ma.

martedì 10 giugno 2003

Good bye Lenin!

anno: 2003   
regia: BECKER, WOLFGANG 
genere: commedia 
con Daneil Brühl, Katrin Sass, Crulpan Khamatova, Maria Simon, Florian Lukas, Alexander Beyer, Burghart Klaussner, Michael Gwisden  
location: Germania   
voto: 7,5


Ottobre 1989. Da quando suo marito si è allontanato perché non sopportava più il giogo del totalitarismo della DDR, Christiane (Sass) ha riversato tutte le sue energie nell'attivismo politico, in completo allineamento con la politica filosovietica della Repubblica Democratica Tedesca. Ma un giorno ha un infarto, va in coma per otto mesi e quando si risveglia tutto intorno è cambiato. Ma lei non lo sa. I dottori si raccomandano col figlio Alexander (Brühl) perché alla donna vengano risparmiate forti emozioni. Come fare, allora, a tenerla all'oscuro della caduta del Muro di Berlino e di tutte le sue conseguenze? Alex organizza una messinscena particolarissima, facendo fronte alla repentina invasione dei prodotti del capitalismo. Con un amico registra finti telegiornali, recupera carabattole d'ogni tipo per simulare che il regime è ancora in piedi, recluta perfino qualche scolaro per fare sentire alla donna che la retorica di stato è ancora viva e vegeta nella versione da pentagramma. Ripristina dopo anni persino i rapporti con il padre transfuga, cercando di coinvolgerlo in questa rappresentazione che - ammette, gli "ha preso un po' la mano". Ironizzando sugli eccessi del totalitarismo della Germania dell'Est e al tempo stesso mostrando le aberrazioni del capitalismo, Becker dirige un film godibilissimo nel quale alla dimensione storico-politica fa da contrappunto un sottilissimo apologo sul tema della verità. Divertentissimo e commovente, Good bye Lenin ricorda, per l'ironia e i temi, la magia di film come Uno, due, tre! e Vogliamo vivere! Memorabile la colonna sonora di Yann Tiersen.    

lunedì 9 giugno 2003

Il posto dell’anima

anno: 2003   
regia: MILANI, RICCARDO    
genere: drammatico    
con Silvio Orlando, Michele Placido, Claudio Santamaria, Paola Cortellesi, Imma Piro, Flavio Pistilli, Sandro Ruotolo    
location: Italia
voto: 7    

Una multinazionale americana ha pronte le lettere di licenziamento per 500 dipendenti di una fabbrica di pneumatici abruzzese. Tra scioperi, incatenamenti, palliativi economici basati sulla vendita della pasta fatta in casa, appelli con tanto di spostamento alla sede del Parlamento Europeo di Bruxelles, un viaggio negli States per trovare un accordo con la controparte e un'iconografia battagliera ispirata al mito di Toro Seduto, la classe operaia va in paradiso con uno dei suoi martiri (Orlando), che tanto aveva fatto per la causa comune.
Incerto tra il registro da commedia e il pamphlet di taglio sociologico à la Ken Loach, Il posto dell'anima è un film virato sul registro emotivo, nel quale il tessuto narrativo si sfilaccia in una miriade di episodi di diseguale riuscita. Opera di impegno civile affidata ad un cast motivatissimo e ben assortito, il film di Milani scruta con occhio antropologico un tema che il cinema italiano frequenta pochissimo da anni.