tag:blogger.com,1999:blog-79882372902829175452024-03-13T18:31:33.436+01:00My feelmsIl cinema come lo sentoStefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.comBlogger2681125tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-68478107154794819622023-12-09T12:40:00.001+01:002023-12-10T12:43:46.248+01:00Il fornaio (The Baker)<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHscTCk-mZullPyyaMKA1NR8zL4h4YUX86OEN6J5gihdXPU4ikt_DHjCQDDZkhQexFE1p9Ggx96Hkjqby0e88mUujMW1dE_EtRMBrVU1SPMEXEHljLe_X-Z3LrseLWnAEdQATKcEz6gkFlHQbDjQHr-qS2WjC9pwKXEu85DC2rW4LRIdNlcn3b1C8Q9zk/s1500/forna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHscTCk-mZullPyyaMKA1NR8zL4h4YUX86OEN6J5gihdXPU4ikt_DHjCQDDZkhQexFE1p9Ggx96Hkjqby0e88mUujMW1dE_EtRMBrVU1SPMEXEHljLe_X-Z3LrseLWnAEdQATKcEz6gkFlHQbDjQHr-qS2WjC9pwKXEu85DC2rW4LRIdNlcn3b1C8Q9zk/s320/forna.jpg" width="213" /></a></div>anno: 2022 <br />regia: JONATHAN SOBOL <br />genere: thriller <br /><p></p><p style="text-align: justify;">con Ron Perlman, Harvey Keitel, Elias Koteas, Joel David Moore, Varun Saranga, Emma Ho, Ronnie James Hughes, Amber Ashley Smith, Samantha Kaine, Caroline Raynaud, Vincent Bouillon, Dax Ravina, Paolo Mancini, Adam Moryto, Ben Milord, Marc David, Yann Brouet, Vincent <br />Bersoulle, Ashley Crowe, Jim Wrigley, Michael McLaughlin, Chelsea Flynn, Adam Slobidian, Billy Paquin, Meliza Abril, Damián Vázquez, Larissa Iwazaki, Todd Shipster, Leroy Rodriquez, Jasper Nielson, Sonia Sajnani, Bob Moseley, Ella Rahmani, Ashley Roque, Jeton Bennett, Lloyd Barker, Alexis Germain, Bodhi Eryou, Teri Bilewitch, Chad Modden, Kaia Lilford, Trish Langfitt, Amber Smith <br />nazionalità: USA<br />voto: 4 </p><p style="text-align: justify;">Un anziano ex graduato delle forze speciali (Perlman) si trova costretto a rispolverare il suo repertorio di arti marziali quando il figlio (Moore), che non vede da anni, si fa coinvolgere in una brutta storia di traffico di droga. All'uomo, che nel frattempo conduce una tranquilla vita da fornaio, viene così lasciata in "eredità" la nipote (Emma Ho), una ragazzina cleptomane, inaffidabile, testarda e petulante, nonostante il mutismo autoimposto. Il vecchio si troverà così a doversela vedere con i malavitosi e a prendersi cura della bambina.<br /> Solito film fracassone made in USA, che consegna al corpulento settantenne Ron Perlman l'indiscusso ruolo di protagonista. Siamo dalle parti dei millanta film interpretati da Liam Neeson, con la differenza che qui botte e sganassoni vengono solubilizzati nel Grand Guignol, la trama è ridotta al minimo sindacale, i siparietti tra nonno e nipote sono tanto stucchevoli quanto indigesti e allo spettatore viene negato anche il gusto di scene action all'altezza della situazione. Che poi è l'unico motivo per cui si mette il cervello in naftalina per un paio d'ore. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-80361056095472483322023-04-22T16:05:00.019+02:002023-04-23T16:10:37.708+02:00As bestas - La terra della discordia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggsklsfZ0tMjowY1a7VaE7VD-mgGLPJ8Uea2qYgTaOtFA6Vh8DX6_GnGiAkFSHwDYaBZ7dDKF_T4Uu7Gl4XR_MBhxN7L1ME6JmQH5rQtWVhAvUnknH86G_4HpEMabJVsoCA06CJhUm45Zd0BnUqPT3HtXgkgQviLf8KDLeEcNxPM59ZLjtAAEYAed3/s655/ftv45-640b02ac1148a-FB_IMG_1678443149720.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="459" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggsklsfZ0tMjowY1a7VaE7VD-mgGLPJ8Uea2qYgTaOtFA6Vh8DX6_GnGiAkFSHwDYaBZ7dDKF_T4Uu7Gl4XR_MBhxN7L1ME6JmQH5rQtWVhAvUnknH86G_4HpEMabJVsoCA06CJhUm45Zd0BnUqPT3HtXgkgQviLf8KDLeEcNxPM59ZLjtAAEYAed3/s320/ftv45-640b02ac1148a-FB_IMG_1678443149720.jpg" width="224" /></a></div><p>anno: 2022 <br />regia: RODRIGO SOROGOYEN <br />genere: thriller <br />con Denis Ménochet, Marina Foïs, Luis Zahera, Diego Anido, Marie Colomb, Luisa Merelas, José Manuel Fernández y Blanco, Federico Pérez Rey, Javier Varela, Xavier Estévez nazionalità: Spagna, Francia <br />voto: 8 <br /></p><p style="text-align: justify;">Antoine (Menochet) ha smesso di insegnare in Francia per andare a vivere con sua moglie (Foïs) tra le montagne della Galizia. È qui che la coppia intende stare a contatto con la natura, coltivando un orto e ristrutturando le case abbandonate del posto, nella speranza che quel luogo possa un giorno ripopolarsi. Ma i nuovi arrivati non piacciono a due fratelli, loro vicini di casa, che leggono la mancata sottoscrizione della vendita di quei terreni a una compagnia per l'energia eolica come una grande occasione sprecata. I rapporti tra Antoine e i vicini si fanno sempre più tesi, fino a quando non accade l'inevitabile. E qui - senza spoilerare oltre - il film diventa un altro film, nel quale la rabbia lascia spazio alla riflessione, l'impazienza alla pazienza, l'impulso alla ragione, lo scontro alla cura. <br />Dopo il notevole <b>Il regno</b>, Rodrigo Sorogoyen - che ha scritto il copione a quattro mani con Isabel Peña - firma un apologo sulla dialettica impossibile tra natura e cultura. Quelle che in apparenze sono solo scaramucce, viziate dalla xenofobia, tra vicini di casa, filtrate attraverso il prisma della cultura - che per i villain del posto si traducono in parlantina, manipolazione, supponenza - diventano una forma di lotta di classe. E se nulla può il civilissimo ex professore, ben altro risultato raggiunge lo stoicismo con cui sua moglie affronta la questione, con una sfida dialettica che - in una delle tre scene madri del film - si sposta sul confronto con la figlia civilizzatissima, ma protesa ad abbracciare tutt'altri valori e a dare un senso assai diverso alla parola amore. Servito da un cast in stato di grazia e girato benissimo - tra campi lunghissimi, primissimi piani e riprese a macchina ferma - <b>As bestas </b>(dal nome di una festa galiziana con cui gli autoctoni cercano di tagliare la criniera ai cavalli immobilizzandoli con la sola forza fisica, come nella scena che apre il film) è un film potente, stratificato, che - a partire dal modello di film come <b>Cane di paglia </b>e <b>L'inquilino del terzo piano </b>- si presta a una lettura complessa dei rapporti umani, per i quali civiltà e denaro possono essere valori profondamente diseguali. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-7400171826358651322023-01-03T09:50:00.016+01:002023-01-07T09:54:05.933+01:00Chet is Back - Chet Baker in Italia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOX6JOcGN-5DXJF7AQSv5cE9O8aaD7s14brhYtzoUnpETe1revi08IEXulK1uOcfHPS4G0VXDolGp7NjNC4mu3W1svR7kljivBwagqk88UVpweQy3dmlDClbgbqJLiHcci1srmd1R1DVlmEqDhx6jPO0HaXpO1atdZbGnCm7zppmyq7cIDRE9AB1dm/s2193/CIB_1548x2193.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2193" data-original-width="1548" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOX6JOcGN-5DXJF7AQSv5cE9O8aaD7s14brhYtzoUnpETe1revi08IEXulK1uOcfHPS4G0VXDolGp7NjNC4mu3W1svR7kljivBwagqk88UVpweQy3dmlDClbgbqJLiHcci1srmd1R1DVlmEqDhx6jPO0HaXpO1atdZbGnCm7zppmyq7cIDRE9AB1dm/s320/CIB_1548x2193.jpg" width="226" /></a></div><p>anno: 2018 <br />regia: NELLO CORREALE <br />genere: documentario <br />con Chet Baker, Fabrizio Bosso, Lars Bloch, Enrico Intra, Maurizio Giammarco, Carla Marcotulli, Rita Marcotulli, Phil Markowitz, Massimo Nunzi, Marco Patrignani, Enrico Pieranunzi, Lillo Quaratino, Enrico Rava, Eugenio Rubei, Mario Cantini, Franco Cerri, Nicola Stilo, Giovanni Tommaso, Mauro Zazzarini <br />nazionalità: Italia <br />voto: 6 </p><p style="text-align: justify;">Prima di morire, precipitando da un albergo di Amsterdam, il grande trombettista jazz Chet Baker per un periodo visse anche in Italia (e a Roma), dove si esibì con molti musicisti italiani. I quali raccontano il mito, le sue traversie, la sua poetica, in un documentario che, con l'immancabile found footage e stralci dai concerti d'epoca, annovera molte testimonianze e qualche ritaglio di intervista allo stesso Baker, musicista maudit con tanti problemi con l'eroina, ma capace di padroneggiare anche la lingua italiana. <br /></p><p><br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-51740654391311191352022-12-02T11:21:00.001+01:002022-12-03T11:25:18.627+01:00Overdose<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMSbKpxaAW7z6r2RHpwxqhdQpCPDZQEW5VmJRWC_D3FM0HU2Tc1bp6CAB_YG95OjJiAt1RRwOo52dgzvfpTDH74NOeXF1E9NmokgvCprzzlYRdmuZJ2OII6--sWS8s6I6yOEAwo4N8r60VumEK0XWNb-L_iTnqtG2wNpv8sRHvODqof1B7sfRevqmo/s880/folder.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="880" data-original-width="593" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMSbKpxaAW7z6r2RHpwxqhdQpCPDZQEW5VmJRWC_D3FM0HU2Tc1bp6CAB_YG95OjJiAt1RRwOo52dgzvfpTDH74NOeXF1E9NmokgvCprzzlYRdmuZJ2OII6--sWS8s6I6yOEAwo4N8r60VumEK0XWNb-L_iTnqtG2wNpv8sRHvODqof1B7sfRevqmo/s320/folder.jpg" width="216" /></a></div>anno: 2022 <br />regia: OLIVIER MARCHAL <br />genere: poliziesco <br />con Sofia Essaïdi, Assaad Bouab, Alberto Ammann <br />voto: 6,5<br />location: Francia <br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra la Catalogna e la Francia, alcuni poliziotti attendono di prendere con le mani nel sacco un gruppo di narcotrafficanti senza scrupoli che stanno per scambiare una enorme partita di droga. Tra loro, un infiltrato e un assassino di due bambini di cui le analisi del DNA non hanno ancora rivelato l'identità. L'operazione si rivelerà ben più difficile del previsto e la conta dei morti salirà ora dopo ora.<br /> Dedicato a Jean-Paul Belmondo - da poco scomparso - il film dell'ex poliziotto Olivier Marchal ritrova i fasti di <b>36 Quai des Orfevres </b>e <b>L'ultima missione </b>con un polar crudo, parecchio contorto nella narrazione e violentissimo, nel quale non si fa alcuno sconto alla sensibilità dello spettatore. Ma il regista francese sa quello che racconta e, pur partendo dalla finzione del romanzo di Pierre Puchairet Mortels trafics, ci procura un'overdose di action tra criminali senza sadici e scrupoli, poliziotti disperati, tossici e puttane, in un'opera dove i sentimenti hanno la durata di un battito d'ali e disperazione e solitudine sono la sola cifra possibile di questa umanità costretta - da una parte o dall'altra - a un contatto costante con lo spettro del Male. <br /></div>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-72781213995504627632022-06-09T13:42:00.019+02:002022-06-11T13:50:02.810+02:00Il coraggio di essere Franco<div><div class="separator"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBo7-Kh-2IbGHIeuc6tCT47yVvUpRJnIg5BbGZm2WfKAEUrOoSV3Y_CBZ9Gpy8VNsOjZLOhEE9nsVveGec-nrATZQISs7Z9R5TW5xWoktYWl9DK9SZxC-cmjHQT_Nde949DdlBaQ7l8ffgiUlW-9AkYuMiywVZ3TjNRbu4p9mQOilGa0RLjo6rLiFf/s1280/battiato-il-coraggio-di-essere-franco-sempionenews.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBo7-Kh-2IbGHIeuc6tCT47yVvUpRJnIg5BbGZm2WfKAEUrOoSV3Y_CBZ9Gpy8VNsOjZLOhEE9nsVveGec-nrATZQISs7Z9R5TW5xWoktYWl9DK9SZxC-cmjHQT_Nde949DdlBaQ7l8ffgiUlW-9AkYuMiywVZ3TjNRbu4p9mQOilGa0RLjo6rLiFf/s320/battiato-il-coraggio-di-essere-franco-sempionenews.jpg" /></a></div>anno: 2022 <br />regia: ANGELO BOZZOLINI <br />genere: documentario <br /></div><div style="text-align: justify;">con Franco Battiato, Alice, Cristina Battiato, Sonia Bergamasco, Giada Colagrande, Marco "Morgan" Castoldi, Willem Dafoe, Antonio Scurati, Giovanni Caccamo, Marco Travaglio, Francesco Messina, Roberto Masotti, Juri Camisasca, Luca Madonia, Carlo Guaitoli, Vittorio Sgarbi, Pino Pischetola, Gianfranco D'Adda, Massimo Stordi, Guidalberto Bormolini, Francesco Cattini, Stefano Senardi, Daniela Sangiorgio, Antonio Ballista, Bruno Tibaldi <br /></div><div>location: Italia <br />voto: 7 <br /><br /></div><div style="text-align: justify;">A un anno dalla morte di Battiato (Francesco all'anagrafe), il regista Angelo Bozzolini ne ricostruisce la traiettoria artistica e umana con encomiabile rigore filologico. Nel documentario non solo ritroviamo una gran quantità di materiale di repertorio inedito, che restituisce un ritratto sorprendente del grande cantautore catanese, ma anche un superbo found footage (imperdibile la chioma ipertricotica degli anni Settanta e la mise con pantaloni a stelle e strisce). Il film spazia tra gli stenti degli esordi, a suon di smielate canzoncine insipide e la partecipazione a <i>Un disco per l'estate</i>), l'epoca dei grandi successi (a cominciare da <i>La voce del padrone</i>) e la collaborazione con il filosofo Manlio Sgalambro, senza dimenticare la breve, quanto infelice, esperienza come regista cinematografico. Su tutto, però, domina largamente la componente spirituale, presto trasformata in autentica ossessione, ampiamente sottolineata dalle testimonianze di padre Bormolini e del monaco buddista Massimo Stordi. A contribuire a dare voce e consistenza a questo affresco polifonico contribuiscono testimonianze più rilevanti (tra le quali - dispiace ammetterlo - quella di Vittorio Sgarbi, unita a quelle di Alice, Antonio Scurati e Marco Travaglio) e altre decisamente trascurabili (a cominciare da quelle di della nipote Cristina, e a continuare con i deliri di Morgan e le banalità a propulsione termonucleare di Sonia Bergamasco). Il tutto, come un sigillo, chiuso dalla puerile e fastidiosa canzoncina di Morgan sui titoli di coda. Non pervenuta alcuna traccia di vita affettiva nella vita dell'artista di Ionia.<br /></div><div><br /><br /></div>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-32014334260915280052022-05-03T09:39:00.018+02:002022-05-07T09:43:53.432+02:00Io tu noi, Lucio<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9gI_LpDfm5xJhVmH_mKMNfflcpLJqJacWk4bPoid8OqUXppWo5n7tfsx23UiiGv6pUWXDtTHrEOd1KDnd8sT3_OWcucwg6IXtuoG-mdVIrKil3ZTC6biMkJm6fy3kDbutJ1xEN7qSzR5jcwvbYd9qDb8m9j-d-n8PBmqvCv7rlGXTmKClORHZjt3w/s400/lucio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9gI_LpDfm5xJhVmH_mKMNfflcpLJqJacWk4bPoid8OqUXppWo5n7tfsx23UiiGv6pUWXDtTHrEOd1KDnd8sT3_OWcucwg6IXtuoG-mdVIrKil3ZTC6biMkJm6fy3kDbutJ1xEN7qSzR5jcwvbYd9qDb8m9j-d-n8PBmqvCv7rlGXTmKClORHZjt3w/s320/lucio.jpg" width="240" /></a></div>anno: 2022 <br />regia: GIORGIO VERDELLI <br />genere: documentario <br /></div><div style="text-align: justify;">con Lucio Battisti, Sonia Bergamasco, Renzo Arbore, Mario Arlati, Dario Baldan Bembo, Edoardo Bennato, Mario Biondi, Claudio Bonivento, Claudio Buja, Tony Cicco, Mauro Coruzzi, Colapesce, Giorgio Conte, Franco Daldello, Gianni Dall'Aglio, Antonio Di Martino, Tony Esposito, Nicolò Fabi, Mario Luzzatto Fegiz, Eugenio Finardi, Fernando Fratarcangeli, Ricky Gianco, Cristiano Godano, Daniele Ippolito, Mario Lavezzi, Le Vibrazioni, Canio Loguercio, Massimo Luca, Maurizio Malabruzzi, Mara Maionchi, Roberta Marten, Roby Matano, Ermal Meta, Mogol, Alice Montalbetti, Pietruccio Moltalbetti, Franco Mussida, Gianna Nannini, Massimiliano Pani, Claudio Pascoli, Alberto Radius, Ron, Vasco Rossi, Alberto Salerno, Andrea Sannino, Jack Savoretti, Riccardo Scamarcio, Shel Shapiro, Mauro Spenillo, Vince Tempera, Paola Turci, Majid Valcarenghi, Maurizio Vandelli, Carlo Verdone, Geoff Westley, Franco Zanetti, Donato Zoppo <br /></div><div>location: Italia <br />voto: 5 <br /><br /></div><div style="text-align: justify;">Una parte non irrilevante della discografia di Lucio Battisti è stata prodotta in assenza del paroliere Mogol. A quest’ultimo, nella fase finale della carriera artistica del musicista di Poggio Bustone, si sostituirono prima la moglie Grazia Letizia Veronese, quindi un funambolo della parola come Pasquale Panella, a cui Mogol (che peraltro rimedia la solita figuraccia dell’avido con la storia dei diritti d’autore) avrebbe a malapena potuto spicciare casa. Se esiste un valore nel documentario che Giorgio Verdelli, specialista del genere, ha dedicato all’autore di capolavori come <i>Il mio canto libero, La collina dei ciliegi </i>e <i>La canzone dl sole</i>, questo sta proprio lì: nell’aver ricordato anche una parte cospicua e importante del canzoniere battistiano. Al di là di questo, il documentario consiste in un assemblaggio scialbo di found footage e testimonianze di gente come Colapesce e Dimartino, cantanti dall’imbarazzante calata vernacolare che non dovrebbero partecipare nemmeno a qualche recital parrocchiale. Il che è un ulteriore motivo di interesse del film, perché ci mostra in quali abissi sia precipitata – a furia di X Factor e amenità del genere – la canzone italiana. Sulla presenza di Sonia Bergamasco, messa lì come voce <i>on </i>a chiosare qualche aneddoto della carriera di Battisti, bisogna stendere il più pietoso dei veli. <br /></div><div><br /><br /><br /></div>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-11658651264537024752022-02-21T15:44:00.004+01:002022-02-21T15:44:34.771+01:00Per Lucio<div><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjC071m30EfgZjB9wWfAoZSc5GaAikMx5L5sUVFyWnkX4-V2uAE8gbZH9CWrRjxl83l5zS300J9_alf5Prb2H70dRG6ApCZwWjtC9f08ZoSNv1Xm1EHFWajLQahnUpz6T4bukdQBr_dPx-0LnSe_MPTTJAY6oY5lc0QPswUUif-rMNnVUAY6-JjtKDr=s818" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="818" data-original-width="570" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjC071m30EfgZjB9wWfAoZSc5GaAikMx5L5sUVFyWnkX4-V2uAE8gbZH9CWrRjxl83l5zS300J9_alf5Prb2H70dRG6ApCZwWjtC9f08ZoSNv1Xm1EHFWajLQahnUpz6T4bukdQBr_dPx-0LnSe_MPTTJAY6oY5lc0QPswUUif-rMNnVUAY6-JjtKDr=s320" width="223" /></a></div>anno: 2021 <br />regia: PIETRO MARCELLO <br />genere: documentario <br />con Lucio Dalla, Umberto Righi, Stefano Bonaga <br />location: Italia <br />voto: 8 <p></p></div><div style="text-align: justify;">Attenti alla preposizione: il documentario di Pietro Marcello non è un film su Lucio (Dalla) ma <b>per Lucio </b>Dalla. Con piglio etnografico, una coraggiosissima scelta nelle immagini di repertorio e una selezione delle canzoni che non ammicca mai al lato più commerciale del cantautore bolognese, Marcello dà vita a un ritratto che non ha nulla di agiografico e che scardina completamente i canoni del genere. Niente found footage, niente interviste a una selva di testimoni. Qui - in un dialogo a tavola che è la vera cifra contenutistica del film - troviamo due amici di vecchia data di Dalla: Umberto Righi (Tobia per i più intimi), suo manager storico fin dagli esordi, e Stefano Bonaga, filosofo di grosso calibro e sodale fin dall'infanzia del pirotecnico cantautore. Su questo dialogo a due, che pur decantando il talento di Dalla non fa mistero di certi suoi vezzi (l'acquisto compulsivo di appartamenti, l'inclinazione alla menzogna), si innervano le immagini di film precedenti di Marcello (<b>Il passaggio della linea</b>), che fanno da complemento a canzoni lasciate andare quasi per intero (Il parco della luna). E infatti nel film c'è di musica ce né moltissima, tratta - a ragione - soprattutto dai capolavori che Dalla scrisse col poeta Roberto Roversi. La dedica <b>Per Lucio </b>si fa così estremamente personale, rimarcando le scelte stilistiche che altrove hanno caratterizzato lo stile di Marcello (la fotografia ambrata), con una selezione di brani che lascia spazio al talkin' di <i>È lì</i>, al grammelot de <i>La borsa valori </i>e che fa di <i>Mille miglia prima e seconda </i>un film nel film sull'epoca d'oro delle corse automobilistiche: quella di Varzi, Campari, Borzacchini e Nuvolari. Un film totalmente libero, una testimonianza nient'affatto convenzionale dedicata a un autore che - come si vede in una delle tante, inedite immagini di repertorio - poteva permettersi di parlare da pari a pari con Craxi, Arbasino, Strehler e Ronchey. <br /></div><div style="text-align: justify;">Dopo <b>Martin Eden</b>, Pietro Marcello si conferma come uno degli autori più originali e innovativi del nostro cinema. </div>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-59620260124946738352021-09-26T15:40:00.003+02:002022-05-07T12:49:54.870+02:00Cry Macho - Ritorno a casa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJNVWi_MnKM1c0HtY2inVF9Crqgv5GFvy8E-Cf1OgZxfb1nwvuJBYKwpl642fz28Y5_DTDagTt2iKALZdxlzEVnuUwfqv74ZK_jRFG0pLujlZHepy5SCNrVCLFbySi4db4c11e4q_-vOQ/s818/Screenshot+2021-09-26+at+15-02-24+cry_macho_xlg+jpg+%2528immagine+WEBP%252C+442+%25C3%2597+655+pixel%2529.JPG" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="818" data-original-width="552" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJNVWi_MnKM1c0HtY2inVF9Crqgv5GFvy8E-Cf1OgZxfb1nwvuJBYKwpl642fz28Y5_DTDagTt2iKALZdxlzEVnuUwfqv74ZK_jRFG0pLujlZHepy5SCNrVCLFbySi4db4c11e4q_-vOQ/s320/Screenshot+2021-09-26+at+15-02-24+cry_macho_xlg+jpg+%2528immagine+WEBP%252C+442+%25C3%2597+655+pixel%2529.JPG" width="216" /></a></div>anno: 2021 <br />regia: CLINT EASTWOOD <br />genere: drammatico <br />con Clint Eastwood, Eduardo Minett, Natalia Traven, Dwight Yoakam, Fernanda Urrejola, Brytnee Ratledge, Paul Lincoln Alayo, Horacio Garcia Rojas <br />location: Messico, USA<br />voto: 6<br /><p style="text-align: justify;">1979.
Il novantenne Mike (Eastwood) è una ex star texana del rodeo.
Diventatato vedovo, si è perduto ed è stato salvato da un vecchio amico
(Yoakam) che gestisce un enorme ranch. Quest'ultimo chiede a Mike il
favore di andare in Messico a recuperare il tredicenne figlio
scapestrato (Minett), uno che passa il tempo tra furti e lotte
clandestine dei galli. A Mike spetta il difficile compito di riportare a
casa il ragazzo e Macho, il suo bipede da combattimento, cercando di guadagnasi la fiducia del giovane. <br />Tratto dal romanzo omonimo di Richard Nash,
<span style="color: red;">Cry Macho </span>è un ossimoro che risolve l'essenza del titolo in una voglia
di tenerezza che è lontanissima dalla vacuità - pur efficacissima - di
certi ruoli da duro giocati in precedenza. Per Eastwood, vistosamente
dimagrito e claudicante, si tratta quasi di un epitaffio a suggello di
un'intera carriera, che segna il suo film più delicato e intimista, un
raffinato racconto di formazione in forma di road movie che si colloca
al crocevia tra <span style="color: red;">Gran Torino, Million Dollar Baby </span>e <span style="color: red;">The Mule</span>. Non il film
migliore di Eastwood, ma certamente il più tenero, nel quale la
saggezza del protagonista va di pari passo con il suo indomabile senso
dell'ironia. <br /></p><p><br /><br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-9063643992900583762021-09-23T15:05:00.023+02:002021-09-26T15:09:48.755+02:00Tre piani<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGfC4AJa__5HoStGK_ImfA1mK_dmrBhRhxSAR6gJowqxm9JA49_y9GD1Lku0igf6o1F3XuJXhY-C6FkAJqVaTe1hmj6k_gy6ZstDGgm_B_EpSA8jJ0HZveEMW_fB-e2_h6I_83lN9mOQU/s818/tp.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="818" data-original-width="585" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGfC4AJa__5HoStGK_ImfA1mK_dmrBhRhxSAR6gJowqxm9JA49_y9GD1Lku0igf6o1F3XuJXhY-C6FkAJqVaTe1hmj6k_gy6ZstDGgm_B_EpSA8jJ0HZveEMW_fB-e2_h6I_83lN9mOQU/s320/tp.JPG" width="229" /></a></div>anno: 2021 <br />regia: NANNI MORETTI <br />genere: drammatico <br />con Margherita Buy, Nanni Moretti, Alessandro Sperduti, Riccardo Scamarcio, Elena Lietti, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Denise Tantucci, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi, Tommaso Ragno, Teco Celio, Francesco Acquaroli, Daria Deflorian, Francesco Brandi, Lorenzo Fantastichini, Chiara Abalsamo, Giulia Coppari, Gea Dall'Orto, Alice Adamu, Letizia Arnò, Roberto De Francesco <br />location: Italia<br />voto: 5 <p></p><p style="text-align: justify;">I tre piani del titolo sono quelli di un condominio della Roma bene (zona Piazza Mazzini, superfluo dirlo). Al primo piano abitano Lucio (Scamarcio) e Sara (Lietti), così indaffarati da spingersi a chiedere spesso di tenere la loro bambina per qualche ora a Giovanna (Bonaiuto) e Renato (Graziosi), loro anziani dirimpettai. Ma quando la piccola si perde in un bosco con Renato, Lucio si lascia ossessionare dall'idea che possa esserle accaduto qualcosa di orribile e medita vendetta. Al secondo piano vive Monica (Rohrwacher), puerpera con qualche psicosi latente e un marito (Giannini) impegnato costantemente all'estero. Al terzo piano abita una coppia di giudici, il cui figlio (Sperduti), dopo una notte brava, investe e uccide una donna, cercando vanamente la comprensione e la complicità dei genitori. <br />Il primo film che Moretti dirige senza partire da un proprio soggetto (che qui è lo sciatto e ambizioso romanzo omonimo, ambientato a Tel Aviv, di Eshkol Nevo, Neri Pozza Editore) è l'ennesimo e forse definitivo tassello di un cambio di rotta cominciato 20 anni fa con <span style="color: red;">La stanza del figlio </span>e andato sempre più verso un vicolo cieco di evidente senilità che fa registrare la tappa di <span style="color: red;">Tre piani </span>come il punto più basso della sua carriera. Degli anni gloriosi del cinema del regista romano rimane soltanto l'attitudine a sentenziare, qui propriamente cucita su misura indossando i panni di un giudice inflessibile. Già, perché la figura di Moretti è soltanto una delle tre figure paterne in difficoltà col proprio ruolo: se la sua rappresenta quella del super-io inflessibile, quella di Adriano Giannini è l'io che mette costantemente in primo piano le proprie urgenze lavorative e quella di Scamarcio è l'es ingovernabile di chi è accecato dalle proprie ossessioni, al punto di passare dal ruolo di potenziale co-vittima a quello del persecutore che dovrà rispondere in tribunale delle proprie azioni. Tre istanze intrapsichiche inchiodate a ruoli monodimensionali del tutto in contrasto con quelli giocati dai personaggi femminili, nobilitati dalla capacità di risolvere conflitti apparentemente inestricabili. E se sulla pagina questa lettura retriva e manichea dei ruoli di genere lascia spazio a una possibile chiusura del lettore, Moretti la risolve tutta a favore delle donne, anche quando queste sembrano disposte a dubbie macchinazioni per difendere un figlio omicida o ad abbandonare due bambini piccoli al proprio destino. Questa benevolenza pelosa si accompagna a uno script a teorema sui temi della colpa e della responsabilità e a una messa in scena piuttosto piatta, priva di quegli scarti improvvisi che ancora erano presenti in <span style="color: red;">Habemus papam </span>e persino in <span style="color: red;">Mia madre</span>. Del Moretti passato troviamo soltanto una bella scena di tango clandestino ambientato nel quartiere Della Vittoria: l'unico sussulto di un film che, nonostante i dieci anni che trascorrono nel racconto filmico, in un susseguirsi di nascite e morti, dimentica di reclutare qualche truccatore e spinge gli attori a una recitazione antinaturalistica che, come nel caso del pianto di Scamarcio, diventa persino goffa e imbarazzante. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-28889522173647501212021-08-18T11:38:00.014+02:002021-08-19T11:42:59.259+02:00Amica di salvataggio<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiF53-4qqxOwSUyOC9i8HaV8S_SyhVbav83z-AHmEJvMRoQ-8rH4EN3LezBAuMrjZNMkv_wIy55apFNmdj8sU_y0AkywhMpGpwwE6SUzXdeY3pq6hXP8OFkSFaVP8gudpixrBRo2zrll2Q/s1200/ads.jpg"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiF53-4qqxOwSUyOC9i8HaV8S_SyhVbav83z-AHmEJvMRoQ-8rH4EN3LezBAuMrjZNMkv_wIy55apFNmdj8sU_y0AkywhMpGpwwE6SUzXdeY3pq6hXP8OFkSFaVP8gudpixrBRo2zrll2Q/w400-h200/ads.jpg" width="400" /></a><br />anno: 2021 <br />regia: NANNI DELBECCHI <br />genere: documentario <br />con Alessandra Appiano e la voce di Lella Costa<br />location: Italia <br />voto: 2 </p><p style="text-align: justify;">Alessandra Appiano è stata dapprima fotomodella, poi conduttrice televisiva, giornalista e infine scrittrice di trascurabilissimi romanzi di sconcertante frivolezza (bastano i titoli: <i>La vita è mia e me la rovino io; Sola? Come vivere felici con gli uomini. Delle altre; Più malsani più brutti; Scegli me; Le vie delle signore sono infinite; Le belle e le bestie; Amiche di salvataggio</i>, da cui il titolo del mediometraggio). A tre anni dalla morte per suicidio (la donna si gettò dall'ottavo piano di un albergo, fuggita al controllo della clinica psichiatrica nella quale aveva chiesto il ricovero), suo marito Nanni Delbecchi decide di tributarle un documentario che Lorenzo Fiamingo su <i>Ciak </i>definisce "sinceramente strepitoso" (sic: mi deve un'ora - completamente persa - di vita). Con tutto il rispetto per la defunta, il film è un'accozzaglia di testimonianze di sconcertante banalità, un florilegio di prefiche (le sue amiche) che si limitano a raccontare quanto fosse brava, bella e buona la protagonista, colpita a un certo punto della sua vita da una fortissima crisi depressiva. Se i contenuti del documentario sono a dir poco vacui, la regia - che affida alla sgraziata voce di Lella Costa la lettura dei pensierini della Appiano in prima persona - non va oltre il banalissimo bigino di un racconto esistenziale che non riesce a coinvolgere né ad emozionare neppure per un attimo. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-52375499182840573022021-07-14T16:22:00.016+02:002021-07-15T16:25:23.563+02:00Punta Sacra<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbfL9KRJtfpAPC1RiTqFbtPD6_E47rof7aLDetIT1df3wN4bQfTmqDfq2KCedTwOx_oqTSbSaQBCYbdF5EEjFaEAJvc2lbnHndMKibgMgG1by_-4z2xUCTiwnpvttbyPZOGlUOUBHMap4/s655/ps.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="459" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbfL9KRJtfpAPC1RiTqFbtPD6_E47rof7aLDetIT1df3wN4bQfTmqDfq2KCedTwOx_oqTSbSaQBCYbdF5EEjFaEAJvc2lbnHndMKibgMgG1by_-4z2xUCTiwnpvttbyPZOGlUOUBHMap4/s320/ps.jpg" /></a></div>anno: 2020 <br />regia: FRANCESCA MAZZOLENI <br />genere: documentario <br />location: Italia <br />voto: 5 <p></p><p style="text-align: justify;">Punta Sacra è il nome che viene dato all'idroscalo di Ostia, il luogo assurto a fama nazionale perché lì Pasolini trovò la morte. In quel luogo la regista Francesca Mazzoleni riprende ispirazione a otto anni di distanza da un corto ambientato nello stesso posto, per raccontare la fauna umana che vi abita, combattendo contro la minaccia di sgombero (ma molte famiglie che vivevano lì da un decennio sono costrette a vivere in un residence), autorganizzandosi, discutendo, componendo testi rap che si ispirano a Victor Jara (sic), apparecchiando una festicciola locale per il Natale con tanto di coro che canta una versione tradotta in italiano dell'<i>Hallelujah </i>di Leonard Cohen. È un'umanità raccontata quasi interamente al femminile, tra frizioni amicali, dispute tra madre e figlia, amori acerbi e serrati confronti sui valori della politica. Con una figura emergente, quella di Franca, una sorta di "onorevole Angelina", dal piglio volitivo e intelligente, che guida la resistenza locale con indomita tempra. Per quanto alcuni scorci siano piuttosto accattivanti, il film soffre degli stessi difetti del precedente <span style="color: red;">Succede </span>(opera di finzione). Esso, infatti, sembra un collage di situazioni filmate con una troupe pressoché invisibile, ma montate in maniera rapsodica, scandite da capitoli pretestuosi, girate con uno stile crepuscolare, quasi sempre notturno, che drammatizza scene che richiederebbero altro. Ma il problema maggiore è che allo spettatore non viene offerto neppure un barlume del conflitto che sta dietro lo smantellamento di Punta Sacra e alle ragioni politiche degli autoctoni si preferiscono i languori dei sentimenti. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-35919492529045638012021-06-08T12:24:00.002+02:002021-06-09T12:27:37.743+02:00We Are the Thousand. L'incredibile storia di Rockin' 1000<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg81GjKtoSswXbiVZPQNGkqJlebBgTud6TFFthxjF50Aq12xSKivGMlX2Y9MRVRri8-b8hpSD1ARECOx43qJ-K3uQyjoyYU8PWd9iuGhb4O-fxEpI5a8ZZqTDeZvXe3bqxpuSLR2w93Om4/s655/watt.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg81GjKtoSswXbiVZPQNGkqJlebBgTud6TFFthxjF50Aq12xSKivGMlX2Y9MRVRri8-b8hpSD1ARECOx43qJ-K3uQyjoyYU8PWd9iuGhb4O-fxEpI5a8ZZqTDeZvXe3bqxpuSLR2w93Om4/s320/watt.jpg" /></a></div>anno. 2020 <br />regia: ANITA RIVAROLI <br />genere: documentario <br />location: Italia, USA <br />voto: 10 <p></p><p style="text-align: justify;">Etimologicamente, l'utopia è l'u (dal greco <i>eu</i>, buono) topia (sempre dal greco<i> topos</i>, luogo). Quel luogo buono e bello si chiama Cesena. Ed è lì che un gruppo di ragazzi, autentici sognatori, hanno realizzato una kermesse memorabile, radunando 1000 musicisti tra batteristi, chitarristi, bassisti e cantanti per suonate una sola canzone dei Foo Fighters, <i>Learn to fly</i>, tutti insieme, al fine di riuscire a convincere - tramite un video caricato su YouTube, che ha raccolto decine di milioni di visualizzazioni - la rock band americana a venire a suonare in terra romagnola. </p><p style="text-align: justify;">Il film, a dir poco strepitoso, di Anita Rivaroli, racconta tutta quell'esperienza: dagli enormi problemi per la sincronia del suono (risolti da geniali tecnici del suono), al reclutamento dei volontari, fino al crowdfounding da 40.000 euro per realizzare l'operazione. Quell'utopia è diventata realtà (David Grohl e i suoi, nemmeno a dirlo, lusingatissimi), con l'enorme valore aggiunto di essere stata, per molti di coloro che vi hanno preso parte, un'esperienza seminale, catartica, resurrezionale. I mille che fecero l'impresa sono padri e figli, metallari e bluesmen, uomini e donne accorsi da tutta Italia per rendere possibile quel progetto che, appunto, è poi diventato un film ma anche un appuntamento annuale della più numerosa rock band della storia (si chiamano Rockin' 1000 e ogni anno suonano allo stadio di Cesena). E se l'impresa, in sé, non può che destare stupore e ammirazione, la costruzione del film non è da meno: per la potenza delle testimonianze raccolte ("facciamo i nostri lavori di merda per pagarci un sogno" e il sogno è essere lì), per la ricchezza di aneddoti, per la varietà della fauna umana e per la straordinarietà di riprese e montaggio. Ma anche per l'entusiasmo raggiante e contagioso di tutte queste persone che, una volta spente le luci in sala, ti lasciano addosso un'incontenibile sensazione di gioia. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-32649134091305214562021-04-19T16:53:00.018+02:002021-04-23T17:59:11.769+02:00The Wizard of Lies<div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2mWbiS2H3qQ3TO7YupE0FpiUcTdM-7PJmLfPfNpvI3LhZnfZ3CR2OiIKRhk7HsgEd-xbYxLyWCYmpP6DDzcLQXXyQ8bASdf8QjxZOwDUN5wrcpKbt0iNmJTjWcC-tc_b7KMJ0W3gyKTU/s655/wizard_of_lies_xlg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="442" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2mWbiS2H3qQ3TO7YupE0FpiUcTdM-7PJmLfPfNpvI3LhZnfZ3CR2OiIKRhk7HsgEd-xbYxLyWCYmpP6DDzcLQXXyQ8bASdf8QjxZOwDUN5wrcpKbt0iNmJTjWcC-tc_b7KMJ0W3gyKTU/s320/wizard_of_lies_xlg.jpg" /></a></div>anno: 2017 <br />regia: BARRY LEVINSON <br />genere: drammatico <br />con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Lily Rabe, Kristen Connolly, Hank Azaria, Nathan Darrow, Alessandro Nivola, Kathrine Narducci <br />location: USA <br />voto: 7,5 <br /><br /></div><div style="text-align: justify;">La più grande truffa finanziaria della storia americana ha come protagonista Bernie Madoff, un bagnino ebreo diventato il presidente del Nasdaq. Proprio così: presidente del Nasdaq. Un essere talmente malvagio da essere paragonato a Ted Bundy, il serial killer che dormiva a fianco delle teste mozzate delle sue vittime. Lo schema Ponzi applicato da Madoff arrivò alla cifra impensabile di 65 miliardi di dollari: un castello di carte costruito coinvolgendo moglie (una sempre bellissima, ma scheletrica Michelle Pfeiffer), fratello e figli, tutti ignari, tutti abilmente manipolati, tutti vessati dalla sua tirannia. <br />Il notevolissimo film di Barry Levinson (uno dei suoi migliori, con <b>Good Morning, Vietnam</b>) è il racconto - attraverso l'espediente narrativo di una lunga intervista in carcere - del momento in cui quel castello di carte venne giù, coincidendo con l'enorme crisi finanziaria del 2008. È anche la storia - girata benissimo - di un'autentica nemesi (i figli non gli sopravvissero), frutto di una truffa perpetrata per decenni con mefistofelica determinazione. Qualche lungaggine avrebbe potuto forse essere sacrificata, ma le due ore e un quarto scorrono comunque che è una bellezza, quasi tutte sulle spalle di un Robert De Niro tornato a giganteggiare dopo una serie di filmetti da strapazzo. <br /></div>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-64793385350291974952021-04-03T18:01:00.014+02:002021-04-23T18:03:16.733+02:00Fabrizio De André e PFM - Il concerto ritrovato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEaSgB8_O1TvOKJ0ehaaMRYhyphenhyphen76fRquA7UPFdA6GWGXPB8TAvFj37NqiN-U9W06DRvA_xGsijDMj3neNiqIwXyiF7xBX_CrG7JjxhdPrwc9Y2fzAQgrrjR7jKKp8tguzmD7IWtf8I44tE/s655/DeAndr__PFM_Poster_lr.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEaSgB8_O1TvOKJ0ehaaMRYhyphenhyphen76fRquA7UPFdA6GWGXPB8TAvFj37NqiN-U9W06DRvA_xGsijDMj3neNiqIwXyiF7xBX_CrG7JjxhdPrwc9Y2fzAQgrrjR7jKKp8tguzmD7IWtf8I44tE/s320/DeAndr__PFM_Poster_lr.jpg" /></a></div><p>anno: 2020 <br />regia: VELTRONI, WALTER <br />genere: documentario <br />con Fabrizio De André, Dori Ghezzi, David Riondino, Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Piero Frattari, Guido Harari, Antonio Vivaldi, Roberto Colombo, Lucio Fabbri, Franco Mussida, Flavio Premoli <br />location: Italia <br />voto: 6 </p><p style="text-align: justify;">De André non aveva un carattere facile e sul palco non arrivava sempre al massimo della lucidità. Certo è che non amava essere ripreso durante le sue esibizioni dal vivo, tanto è vero che per anni uno dei pochissimi concerti che si potevano vedere in televisione era quello per cui concesse la liberatoria, completamente ubriaco, a Sarzana, nel 1981. Altrettanto fece in occasione di uno dei tanti concerti che eseguì con la PFM nel 1978/79, quello che si tenne a Genova il 3 gennaio 1979, ripreso con zoomate improvvise e apparenti principî di Parkinson da Piero Frattari. Walter Veltroni ha miracolosamente recuperato le videocassette sulle quali fu registrato quel concerto e, senza miracolo alcuno (si vede da schifo, si sente passabilmente) ci ha fatto un film di un'ora e tre quarti. La prima mezz'ora, stringi stringi, è la cosa più interessante: "prezzemolo" Dori Ghezzi, che se non fosse stata la compagna di De André non se la filerebbe più nessuno da decenni, e alcuni esponenti (Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Franco Mussida, Flavio Premoli) di quella che fu una delle formazioni di punta del progressive italiano, la PFM, raccontano aneddoti su quella fortunatissima tournée che all'inizio sembrava destinata a scontentare tanto il pubblico rocchettaro della band quanto quello impegnato del cantautore. Alle loro testimonianze se ne aggiungono altre, come quella di David Riondino, che all'epoca apriva il concerto, del cameraman Piero Frattari e del notissimo fotografo Guido Harari. Filmati in parte su un treno, in parte nei luoghi - oggi desolati - dove si tenne quel concerto, i racconti aggiungono qualcosa anche per i più rigorosi esegeti del verbo di De André. Di suo, Veltroni ci mette la firma e pochissimo altro. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-49478132596058471912021-03-26T18:04:00.015+01:002021-04-23T18:07:10.926+02:00Zappa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPdY4LQ2Vdpo69mOl46XrmYUS4f-gIzjdGX6lApsDQqHTKPwl94CYPBGSrgmTDo3b_OOJDOuzVW_HPrb42zo_IGxOFA0fiJHeD6IBKvLAoHjAG1VE_qH0tnZH4IAndTZbGFZMxBhWvF5s/s655/z8.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="442" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPdY4LQ2Vdpo69mOl46XrmYUS4f-gIzjdGX6lApsDQqHTKPwl94CYPBGSrgmTDo3b_OOJDOuzVW_HPrb42zo_IGxOFA0fiJHeD6IBKvLAoHjAG1VE_qH0tnZH4IAndTZbGFZMxBhWvF5s/s320/z8.jpg" /></a></div><p>anno: 2020 <br />regia: WINTER, ALEX <br />genere: documentario <br />con Frank Zappa, Gail Zappa, Bruce Bickford, Pamela Des Barres, Henry Dutt, Bunk Gardner, David Harrington, Mike Keneally, John Sherba, Scott Thunes, Joe Travers, Ian Underwood, Ruth Underwood, Steve Vai, Ray White, Sunny Young <br />location: USA <br />voto: 10 </p><p style="text-align: justify;">C'è un aggettivo che ricorre spesso nel documentario che Alex Winter, già autore di Downloaded, ed è Weird. Weird come strano, bislacco. Perché Frank Zappa - il più grande e talentuoso musicista del Novecento - strano lo era davvero agli occhi di quei benpensanti contro i quali si accaniva il sarcasmo dei suoi testi. La forza del documentario di Winter - al quale la vedova di Zappa ha aperto i giganteschi archivi del marito - sta nel concedere molto proprio alla dimensione umana del chitarrista di Baltimora, senza ovviamente tralasciare quella squisitamente artistica. Per gli orfani di Zappa, il film di Winter è un'autentica manna che propone una quantità di materiale inedito da indigestione, tanti sono i filmati privati, quelli giovanili o quelli drammatici durante la malattia che diede la morte a Zappa a soli 52 anni, da richiedere più di una visione. Dentro c'è proprio tutto e questo è anche il limite (forse l'unico) del film: non fai a tempo a fermarti su un'immagine, una frase, un brano musicale, che già vieni catapultato altrove. In questo "tutto" ci sono l'infanzia povera, la passione giovanile per gli esplosivi, la musica che irrompe nella vita del nostro soltanto intorno ai 14 anni, il racconto di sei mesi di prigione per avere scritto la colonna sonora per un film porno (America parruccona e sessuofoba!), il perfezionismo maniacale, l'avversione radicale nei confronti della droghe, la sigaretta - al contempo - perennemente accesa, il rapporto con le altri arti (Lenny Bruce, il disegnatore Cal Shenkel e l'animatore Bruce Bickford, autentici maverick come lui), lo sberleffo costante nei confronti dell'industria musicale (la cui epitome fu la copertina di We're only in it for the Money, caricatura del beatlesiano Sgt. Pepper's, sulla quale campeggiava anche Jimi Hendrix). Né mancano gli episodi privati, dalla frattura alla gamba causatagli da un esagitato durante un concerto, alla nascita dei quattro figli. E c'è inevitabilmente il Zappa musicista, quello in grado di scalare le classifiche con una canzone come Valley Girl, di scrivere pezzi complicatissimi come Black Page (il titolo deriva dalla quantità di nero presente sul pentagramma) o di pagare di tasca propria un'intera orchestra (la London Symphony Orchestra, mica robetta) pur di sentire eseguire la propria musica come si deve. Zappa era tutto questo e il film, pur in un montaggio serratissimo, riesce a raccontarlo: un workhaolic capace di sfornare musica a getto continuo, un genio irriverente, refrattario a qualsiasi censura, un libertario autarchico (fu il primo musicista a metter su una propria etichetta discografica) dalla dialettica sopraffina e dal carisma smisurato, il cui mito, a più di un quarto di secolo dalla sua morte, è più vivo che mai. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-7893891714120805652021-02-20T18:08:00.017+01:002021-04-23T18:12:03.115+02:00Vincitori e vinti (Judgement at Nuremberg)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIHLH_AvqsU6CGDxKmJtyEARqg0wb_Tm3KWYj1MYomN1rd_AT6pR8DsCQythBkWHSQ6DsvlyavVNqin5DIUm9NHJKSCzFECUR6eNF00NEqs8IfzUt9P41365-qFJVYMoQP2vLLuX9k1dA/s655/Judgment_at_Nuremberg_orig.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="431" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIHLH_AvqsU6CGDxKmJtyEARqg0wb_Tm3KWYj1MYomN1rd_AT6pR8DsCQythBkWHSQ6DsvlyavVNqin5DIUm9NHJKSCzFECUR6eNF00NEqs8IfzUt9P41365-qFJVYMoQP2vLLuX9k1dA/s320/Judgment_at_Nuremberg_orig.jpeg" /></a></div><p>anno: 1961 <br />regia: KRAMER, STANLEY <br />genere: drammatico <br />con Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Marlene Dietrich, Maximilian Schell, Judy Garland, Montgomery Clift, Edward Binns, Werner Klemperer, Torben Meyer, Martin Brandt, William Shatner, Kenneth MacKenna, Alan Baxter, Ray Teal, Virginia Christine, Ben Wright, Joseph Bernard, John Wengraf, Karl Swenson, Howard Caine, Otto Waldis, Olga Fabian, Paul Busch, Bernard Kates <br />voto: 10 <br />location: USA <br />voto: 10 </p><p style="text-align: justify;">Nel 1948, a Norimberga (Germania occidentale), si tenne il processo ai gerarchi nazisti che si resero responsabili di irraccontabili crimini contro l'umanità. A partire da un soggetto di Abby Mann, il film è la ricostruzione romanzata di quella vicenda, nella quale quattro magistrati tedeschi devono essere giudicati da un tribunale presieduto da un modesto, umile, quanto irreprensibile giudice della provincia americana (Tracy), che la vedova (Dietrich) di un gerarca nazista sta cercando di abbindolare. Nonostante la difesa tetragona e il tentativo dei vertici militari americani di accomodare la sentenza secondo le ragioni di stato, dettate soprattutto dalle incombenti necessità del ponte aereo con Berlino, il giudice non si lascerà intimidire. Stanley Kramer firma un capolavoro assoluto sulla banalità del male, mostrando quattro giudici alla sbarra asserviti all'applicazione di leggi del tutto inique quanto brutali, che portarono all'istituzione dei campi di concentramento (scioccanti le immagini di repertorio). Si tratta di un cinema di parola condito con dialoghi di qualità sopraffina, che restituisce tutta la complessità della vicenda giudiziaria in tre ore che scorrono d'un fiato. Un cinema che deve molto anche al magnifico bianco e nero di una campione della fotografia come Ernest Laszlo, giocato su un efficacissimo lavoro sui primi piani e impreziosito dalle impeccabili ricostruzioni degli esterni, nei quali sono ambientate le scene che interrompono l'avvicendarsi dei fatti nell'aula di tribunale. Una menzione a parte la merita un cast stellare nel quale Spencer Tracy, Burt Lancaster e un Montgomery Clift diventato quasi irriconoscibile dopo il terribile incidente d'auto di qualche anno prima gareggiano in bravura. Ma il premio Oscar lo vinse Maximilian Schell, che gigioneggia per tutto il tempo nella parte di un avvocato tanto arrogante quanto odioso. Il film ebbe anche una seconda, meritatissima statuetta: quella per la migliore sceneggiatura. <br /></p><p><br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-30581395833772905822020-12-24T18:27:00.012+01:002021-04-23T18:31:05.316+02:00Edizione straordinaria<p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikGdthxB6eT3oiqFQfyNqpjZ-d43W-cNjAA_KVtRUyhn7MES19nJ9RnAZ302X3Esvr2fXwQYRsEBSMf-EP1YRcicqdfNMCjhV0iHYiiaSmofVVQWpDN6F1A75IXnzbNP1aowg7C3xE90w/s1000/ed+stra.jpg"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikGdthxB6eT3oiqFQfyNqpjZ-d43W-cNjAA_KVtRUyhn7MES19nJ9RnAZ302X3Esvr2fXwQYRsEBSMf-EP1YRcicqdfNMCjhV0iHYiiaSmofVVQWpDN6F1A75IXnzbNP1aowg7C3xE90w/w320-h320/ed+stra.jpg" width="320" /></a><br /><br />anno: 2020 <br />regia: VELTRONI, WALTER <br />genere: documentario <br />location: Italia <br />voto: 6,5 </p><p style="text-align: justify;">Progressivamente passato da Montecitorio alla cabina di montaggio, Walter Veltroni firma il suo quinto documentario che parte da un'idea originale: quella di ricostruire la storia italiana (e non solo) dal 1954 - quando iniziarono le prime trasmissioni della RAI - a oggi, in piena pandemia, attraverso le edizioni straordinarie dei telegiornali. Ad esse affianca notizie che sono entrate in scaletta magari come quarta o settima notizia, come la morte di Pasolini. Quello di Veltroni è un racconto emotivo privo di metodo, un'antologia della trasformazione dell'Italia e del mondo, nella cui filigrana si può leggere la metamorfosi del modo di fare giornalismo, dell'oratoria dei mezzibusti e delle tecnologie televisive. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-32871810171653234962020-12-17T18:13:00.013+01:002021-04-23T18:15:29.915+02:00Fuori era primavera - Viaggio nell'Italia del lockdown<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGW-7022mdpjqhYVxguSXGD03J5Qya79kaZ7oUqe2VuVZtyXt2krS3Ky4r4jlAh03-Bx5IS4T3zk_raZB-XPKl_MogIqwoIGukLOoE4BRzb6aJg4kFAf27Q_i8kT7ePJuWepZvOeGqlpM/s655/fep.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="459" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGW-7022mdpjqhYVxguSXGD03J5Qya79kaZ7oUqe2VuVZtyXt2krS3Ky4r4jlAh03-Bx5IS4T3zk_raZB-XPKl_MogIqwoIGukLOoE4BRzb6aJg4kFAf27Q_i8kT7ePJuWepZvOeGqlpM/s320/fep.jpg" /></a></div><p>anno: 2020 <br />regia: SALVATORES, GABRIELE <br />genere: documentario <br />location: Italia <br />voto: 8 </p><p style="text-align: justify;">Il miglior film di sempre di Gabriele Salvatores è un'opera partecipata che replica l'idea di Italy in a day per raccontare i sei mesi che l'Italia ha vissuto durante l'emergenza coronavirus: dapprima chiusa nelle proprie abitazioni, poi sgomenta davanti alle scene dei camion militari carichi di bare in Lombardia, quindi speranzosa nel vedere il miraggio di un ritorno alla normalità per dovere in seguito rifare i conti con la seconda ondata. In mezzo ci sono tutti gli elementi topici della vita trascorsa in fase di emergenza: dalla riscoperta del pane fatto in casa alle canzoni sui balconi, gli esercizi ginnici fai-da-te, le file per la spesa, le scuole chiuse, i cinema e i teatri vuoti e spettrali, le strade deserte, la natura che si riappropria degli spazi che l'uomo gli ha sottratto. Ma c'è anche un incipit che non fa sconti al genere umano e ai disastri che ha creato, c'è il filo rosso dei rider che, instancabile e per pochi spiccioli all'ora, solca le strade di Milano in qualsiasi condizione possibile, ci sono i tanto video amatoriali - gli autori ne hanno dovuti visionare migliaia - che raccontano il quotidiano e c'è una nonnina di 103 anni, lucidissima, che le ha passate tutte, dalla prima guerra mondiale in avanti, ma che questa proprio non se l'aspettava. Tutto montato alla perfezione, tutto così vicino eppure così lontano, giacché il documentario è arrivato in streaming quando l'Italia - come il resto del mondo - è piombata di nuovo nella morsa di un'ulteriore ondata. Che stavolta, però, ha spento la creatività, raggelato la voglia di resistere, sopito il senso di comunità, affievolito la speranza, per farci precipitare nell'aurea mediocritas di chi si adatta alla mera sopravvivenza. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-26715857096029598582020-10-10T18:16:00.014+02:002021-04-23T18:18:39.014+02:00Protagonisti per sempre<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNtLsIx3X0TsB7sofYEs3anuQTLccEZZ7YgMU7kJqSR2TH8AFsEO2SiEn40zuRPyG069lqg1bYM8frH8Pz3BAj70Slm99M8sAIIksfSRtSZHcGDHYC5JbcVNWKcxhOX-5by3quBSDy4i0/s655/prot.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="392" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNtLsIx3X0TsB7sofYEs3anuQTLccEZZ7YgMU7kJqSR2TH8AFsEO2SiEn40zuRPyG069lqg1bYM8frH8Pz3BAj70Slm99M8sAIIksfSRtSZHcGDHYC5JbcVNWKcxhOX-5by3quBSDy4i0/s320/prot.jpg" /></a></div><p>anno: 2015 <br />regia: VERDESCA, MIMMO <br />genere: documentario <br />con Luciano De Amrosis, Rinaldo Smordoni, Nella Giammona, Agnese Giammona, Eleonora Brown, Andrea Balestri, Totò Cascio, Giorgio Cantarini <br />location: Italia <br />voto: 8 </p><p style="text-align: justify;">Bella e commovente l'idea di chiamare a raccolta i bambini di una volta, catapultati nel mondo della settima arte, e oggi diventati adulti con i percorsi più diversi. I piccoli protagonisti di capolavori del Neorealismo come I bambini ci guardano, Ladri di biciclette, Sciuscià o La terra trema, o quelli che hanno avuto la fortuna di toccare con mano la statuetta più ambita a Los Angeles per film come Nuovo cinema paradiso e La vita è bella, o chi ha avuto la fortuna di diventare un divo del piccolo schermo grazie al Pinocchio di Comencini, sono oggi adulti consapevoli della transitorietà del loro successo. Tra casalinghe, autisti d'autobus, ristoratori, doppiatori e aspiranti attori ancora in formazione, il documentario che ha sbancato al Cine Children Film Festival è un'appassionata antologia di sobrie testimonianze, ricchissime di aneddoti, alle quali si avvicendano l'immancabile found footage, nel quale ritroviamo i volti di De Sica, Rossellini, Visconti, Zeffirelli, Zavattini, Comencini, Tornatore e Benigni. Una piccola perla per veri appassionati di cinema. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-4326962511281394972020-09-07T18:21:00.011+02:002021-04-23T18:23:30.707+02:00Non è mai troppo tardi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxC0o4hLdBon3HVeqTK8T7FKGZR_acNWLAdG79nfqVqJ0tvjNCMhfZpvE42G0iHIVMgVBM6rCadBQ1CqsnuJb4dM29AJX1WHTYfNh0PPdycwQRm3XPqtCdY5iTAEoT5H8_ovn5ZxCocxI/s655/nemtt.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="463" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxC0o4hLdBon3HVeqTK8T7FKGZR_acNWLAdG79nfqVqJ0tvjNCMhfZpvE42G0iHIVMgVBM6rCadBQ1CqsnuJb4dM29AJX1WHTYfNh0PPdycwQRm3XPqtCdY5iTAEoT5H8_ovn5ZxCocxI/s320/nemtt.jpg" /></a></div><p>anno: 2014 <br />regia: CAMPIOTTI, GIACOMO <br />genere: biografico <br />con Claudio Santamaria, Nicole Grimaudo, Gennaro Mirto, Lorenzo Guidi, Francesco Marchioro, Andrea Tidona, Roberto Citran, Emanuela Grimalda, Lucia Mascino, Alberto Molinari, Lele Vannoli, Moise Curia, Alessandro Natale, Giorgio Colangeli, Edoardo Pesce, Marco Messeri <br />location: Italia <br />voto: 8,5 </p><p style="text-align: justify;">Sarà che con Non è mai troppo tardi la RAI ha voluto celebrare una delle trasmissioni di maggior successo della propria storia, una di quelle diventate leggendarie (basterebbe pensare che il suo format venne esportato in 72 Paesi e la trasmissione andò avanti per 8 anni, dal 1960 al 1968), fatto sta che stavolta siamo a un altro livello rispetto ai film TV che in genere ci offre. Il biopic su Alberto Manzi, il maestro che, grazie alla sua trasmissione, fece prendere la licenza elementare a un milione e mezzo di italiani analfabeti, è di quelli che scaldano il cuore e che può vantare un’estetica cinematografica sobria ma non priva di guizzi e una ricostruzione d’epoca di notevole livello. Personaggio anticonformista, con una vocazione così irriducibile al suo ruolo di maestro, interpretato senza risparmio maieutico, Alberto Manzi fu un formatore dalle qualità straordinarie. Il film in due parti (per tre ore di durata) ne racconta gli anni dell’insegnamento nel riformatorio Aristide Gabelli di Roma e quelli alla scuola Fratelli Bandiera, entrambi a Roma, ossia gli anni che vanno dal 1946 ai primi Sessanta. Campiotti dirige regalandoci moltissimi momenti commoventi e raccontando senza enfasi l’ottusità delle istituzioni (quella carceraria, quella scolastica, quella televisiva), sfidate a testa alta da un genio della pedagogia: il maestro che tutti vorremmo avere avuto, interpretato con intensità e perfetta immedesimazione da Claudio Santamaria. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-74722061649430393642020-05-20T18:24:00.011+02:002021-04-23T18:26:10.344+02:00I miserabili (Les misérables)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-RtbzWiGlP7ibo39C5fFFZTUC8yOMourd9w25wwwP1qBzwQptUmRLGzvQ-mGae9Z3lRplY1q-Iap5FFkYj2-sv3M70MKz3JdwelloGPVZ8QAAUoX7gZArShCb640mcOIK8_bLEItUG_o/s655/I_miserabili_POSTER.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="463" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-RtbzWiGlP7ibo39C5fFFZTUC8yOMourd9w25wwwP1qBzwQptUmRLGzvQ-mGae9Z3lRplY1q-Iap5FFkYj2-sv3M70MKz3JdwelloGPVZ8QAAUoX7gZArShCb640mcOIK8_bLEItUG_o/s320/I_miserabili_POSTER.jpeg" /></a></div><p>anno: 2019 <br />regia: LADJ LY <br />genere: poliziesco <br />con Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djebril Zonga, Issa Perica, Al-Hassan Ly, Steve Tientcheu, Almamy Kanoute, Jeanne Balibar <br />location: Francia <br />voto: 8,5 </p><p style="text-align: justify;">Non c'è alcun Jean Valjean, così come il riferimento al notissimo romanzo omonimo di Victor Hugo si cela soltanto dietro un paio di dettagli. C'è invece Montefermeil, periferia parigina, stesso spazio geografico dove il grande scrittore francese ambientò il suo capolavoro, trasformato oggi in banlieu, una polveriera costantemente sull'orlo dell'esplosione, nella quale vige la legge del più forte: gente di colore, zingari (sic), bande di ragazzini magari dotati anche di tecnologie usate come armi ricattatorie. E ci sono i poliziotti. Tre. Uno di loro (Bonnard), coscienzioso e ligio alla deontologia professionale, sta per vivere il suo training day al comando di un agente (Manenti) sempre sopra le righe, aggressivo e irresponsabile, che per sedare la contesa tra gruppi malavitosi rivali (per via del furto di un cucciolo di leone) mette sé stesso e i suoi in un groviglio senza ritorno. Al suo esordio in un film di finzione, Ladj Ly - regista francese originario del Mali - firma un gioiello che è nipotino della grande tradizione del noir transalpino (Il commissario Pelissier) ma che arriva fino a L'odio di Kassowitz con le sembianze di un western metropolitano. In questo thriller ad altissima tensione non troviamo alcuna lezione sociologica, nessunaanalisi peculiare, ma lo straordinario piglio salomonico con cui il regista riesce ad allinearsi all'epigrafe che chiude il film in uno spiazzante quanto indovinatissimo foundu: la frase di Victor Hugo secondo la quale "non esistono erbe o uomini cattivi, ma solo cattivi coltivatori". Non è una sopresa, dunque, che al festival di Cannes del 2019 il film abbia vinto il premio per la migliore regia, né che abbia fatto incetta di premi ai Cesar, gli Oscar francesi. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-70845592351716330752019-07-01T12:27:00.018+02:002021-04-24T12:30:16.393+02:00Antropocene. L'epoca umana (Anthropocene. The Human Epoch)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIPAblqfjyuATnnpFXqr5K5ZcxB7Z3JZb7Y60pUC1QRWwJfVHwc7wlkVEBmWFdcB1ZkGVZCma1yQToMVbuNBY8v2RGV7-Hc9FwVvgXUHWp7WcafBiNa-p4HtEx-m0v7_krqxuq7N8c_Os/s655/Antropocene_Teaser_Poster_ITA.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIPAblqfjyuATnnpFXqr5K5ZcxB7Z3JZb7Y60pUC1QRWwJfVHwc7wlkVEBmWFdcB1ZkGVZCma1yQToMVbuNBY8v2RGV7-Hc9FwVvgXUHWp7WcafBiNa-p4HtEx-m0v7_krqxuq7N8c_Os/s320/Antropocene_Teaser_Poster_ITA.jpg" /></a></div><p>anno: 2018 <br />regia: BAICHWAL, JENNIFER * DE PENCIER, NICHOLAS * BURTYNSKY, EDWARD <br />genere: documentario <br />location: Australia, Canada, Cile, Cina, Italia, Kenya, Nigeria, Regno Unito, Russia <br />voto: 8 </p><p style="text-align: justify;">Da oltre dieci anni sembra che l'Olocene, l'epoca in cui l'umanità ha trascorso grandissima parte del proprio cammino per quasi dodicimila anni, sia ormai finito. Lo ha soppiantato un'epoca che - al pari delle precedenti ma con una velocità strabiliante - ha provocato trasformazioni radicali dell'ecosistema Terra nel giro di brevissimo tempo. Epocale, appunto. L'antropocene è l'epoca della Terra piegata dall'uomo ai propri bisogni, quella della superfetazione antropica. Questo straordinario documentario, organizzato in capitoli, ci mostra come la terra sia stata sfruttata, brutalizzata, sconvolta dall'intervento umano. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: deforestazioni, cambiamento climatico, risorse naturali al collasso, estinzione di specie animali e piante, drastica riduzione della biodiversità. Già sentito, già visto, direte voi. Vero: in parte film come <span style="color: red;">Before the flood, Waste land, Home, Trashed, The end of the line, Terra madre, Una scomoda verità </span>e l'antesignano <span style="color: red;">Koyaanisqaatsi</span> si muovevano su questo solco. Ma Antropocene ha l'enorme merito di non lasciarsi andare alla retorica della parola: pochi concetti, espressi attraverso l'eloquenza delle immagini, peraltro davvero straordinarie: le cave di marmo di Carrara, i cumuli di zanne di elefanti per assicurarsi l'avorio provocando uno sterminio, le miniere di nichel di Norilsk, la città russa più inquinata al mondo e praticamente priva di vegetazione, il deserto cileno di Atamacama con enormi vasche gialle dove si tratta il litio, materiale cruciale per la nostra economia futura, o Immerath, in Germania, dove le case e una chiesa secolare sono state abbattute per allargare le miniere di carbone a cielo aperto. Un film necessario, intenso, sconvolgente, ultimo arrivato di una trilogia iniziata con <span style="color: red;">Manufactured Landscapes </span>(2006) e proseguita con <span style="color: red;">Watermark </span>(2013). Fossi il ministro dell'Istruzione, ne renderei obbligatoria la visione a scuola. <br /></p>Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-67941342650116589282019-05-10T21:14:00.000+02:002019-05-14T21:21:42.910+02:00Non sono un assassino<div style="text-align: justify;">
anno: 2019 </div>
<div style="text-align: justify;">
regia: ZACCARIELLO, ANDREA </div>
<div style="text-align: justify;">
genere: giallo </div>
<div style="text-align: justify;">
con
Riccardo Scamarcio, Alessio Boni, Claudia Gerini, Edoardo Pesce, Barbara
Ronchi, Pasqualina Sanna, Sarah Felberbaum, Silvia D'Amico, Caterina
Shulha, Vincenzo De Michele, Elisa Visari, Flavia Gatti </div>
<div style="text-align: justify;">
location: Italia, Thailandia</div>
<div style="text-align: justify;">
voto: 4 </div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfwiRE8b8-BuKa3530dBGJNeuMGg3RoTCiGUErTZaPsaP6VAPPRseMKkRad0IF00Y1EHLxd4UyV1QWz2kIl3EpZcWj4l3HI2MfS-rrAFTJbKGZABeu_ivO0xcie7RhO-jpSlcy26MrynM/s1600/non+sono.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="458" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfwiRE8b8-BuKa3530dBGJNeuMGg3RoTCiGUErTZaPsaP6VAPPRseMKkRad0IF00Y1EHLxd4UyV1QWz2kIl3EpZcWj4l3HI2MfS-rrAFTJbKGZABeu_ivO0xcie7RhO-jpSlcy26MrynM/s320/non+sono.jpg" width="223" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Il vicequestore Francesco Prencipe (Scamarcio) è l'ultimo ad avere visto vivo il giudice Mastropaolo (Boni), l'amico di una vita che dopo due anni si è rifatto vivo per convocarlo nel suo sontuoso studio di Bari. Non ci sono prove schiaccianti, ma solo la testimonianza di un vecchio contadino che sembra inchiodarlo. Prencipe, che è un poliziotto con parecchi scheletri nell'armadio della sua vita privata, si difende appellandosi a un vecchio amico (Pesce) di quand'era ragazzo, un avvocato che da tempo non esercita più per via della sua instancabile attitudine all'alcol. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quarto film in vent'anni per Andrea Zaccariello, già autore dei mediocri <a href="https://barabbovich.blogspot.com/2001/06/boom.html">Boom</a>, <a href="https://barabbovich.blogspot.com/2013/02/sei-come-sei.html">Sei come sei</a> e <span style="color: red;">Ci vediamo domani</span>, che risaliva al 2012. Difficilmente, dopo aver visto un'opera come questa - tratta dal romanzo di Francesco Caringella - sentiremo la mancanza dei suoi film. Già perché <span style="color: red;">Non sono un assassino </span>è un film pasticciatissimo, assimilabile a quel guazzabuglio di Una storia senza nome: una serie disarticolata di flashback e flackback nel flashback, per seguire i quali bisogna stare attentissimi alle frezze sulle tempie di Scamarcio. Ai contorsionismi della trama si accompagna poi una recitazione da incubo, con uno scarto indicibile tra Scamarcio e Pesce da una parte e tutti gli altri - compreso un invecchiato Alessio Boni e la Gerini che si affanna a parlare con accento pugliese - dall'altra. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-62381031198937568302019-05-07T20:30:00.000+02:002019-05-14T20:33:32.020+02:00Un uomo tranquillo (Cold Pursuit)<div style="text-align: justify;">
anno: 2019 </div>
<div style="text-align: justify;">
regia: MOLAND, HANS PETTER </div>
<div style="text-align: justify;">
genere: gangster </div>
<div style="text-align: justify;">
con
Liam Neeson, Laura Dern, Micheál Richardson, Michael Eklund, Bradley
Stryker, Wesley MacInnes, Tom Bateman, Domenick Lombardozzi </div>
<div style="text-align: justify;">
location: USA</div>
<div style="text-align: justify;">
voto: 6,5 </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_F5z4ZKuaCvPCg6wwFCZx-K58dxWVgsiXdEpg7r4RCl0xw2I1to8gNrscT5lbRHKGTfG7ZCPlatqwSO7w9X27aQkFRNKLp24wCZDF0a7G9KxFfg9_qSDfsP3FNE9TBN6aDIwheWbRch4/s1600/un-uomo-tranquillo-cover.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="437" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_F5z4ZKuaCvPCg6wwFCZx-K58dxWVgsiXdEpg7r4RCl0xw2I1to8gNrscT5lbRHKGTfG7ZCPlatqwSO7w9X27aQkFRNKLp24wCZDF0a7G9KxFfg9_qSDfsP3FNE9TBN6aDIwheWbRch4/s320/un-uomo-tranquillo-cover.jpg" width="213" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'obitorio il poliziotto è lapidario: "oggi tanti ragazzi si drogano senza che i genitori se ne accorgano". Ma Nels Coxman (Neeson), da poco insignito dell'onorificenza di cittadino dell'anno, non ci sta. Non crede affatto che suo figlio sia morto per overdose. Scopre infatti che lo hanno eliminato soltanto perché aveva visto e saputo troppo rispetto a un carico di droga passato per la mani di un suo amico e sparito misteriosamente. Coxman decide allora di risalire la filiera che, dall'esecutore materiale del delitto, porta su su fino al vertice, rappresentato da un crudelissimo narcotrafficante vegano ossessionato dall'educazione del figlio (Bateman) e dal suo rivale indiano. In mezzo una galleria di personaggi bislacchi destinati a morire uno dopo l'altro. </div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo l'enorme successo riportato in patria e all'estero con <a href="https://barabbovich.blogspot.com/2014/05/in-ordine-di-sparizione-kraftidioten.html">In ordine di sparizione</a>, Hans Petter Moland viene reclutato per un remake in carta carbone dell'originale, ammaliato dalle sirene di Hollywood che sono riuscite ad attrarre persino un indipendente come Haneke. E anche stavolta il risultato - comunque convincente - è inferiore all'originale e fa pagare pegno a Liam Neeson, sempre più prigioniero di un type casting da vendicatore solitario. Se si guadagna in effetti speciali e location, si perde decisamente quella venatura grottesca - con smisurato ridimensionamento della porzione assegnata alla sottotrama che coinvolge i due killer gay - che aveva reso grande l'originale, e che qui è ridotta a rango di scialba imitazione. Rimane comunque un incontro piuttosto riuscito tra la violenza grottesca dei Coen e Tarantino e un plot narrativo che sta tra <a href="http://barabbovich.blogspot.com/2010/07/un-borghese-piccolo-piccolo.html">Un borghese piccolo piccolo</a> e <a href="http://barabbovich.blogspot.com/2006/02/il-giustiziere-della-notte.html">Il giustiziere della notte</a>. </div>
<div style="text-align: justify;">
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Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7988237290282917545.post-91762463044125511802019-05-01T20:10:00.000+02:002019-05-14T20:13:28.460+02:00Disobedience<div style="text-align: justify;">
anno: 2017 </div>
<div style="text-align: justify;">
regia: LELIO, SEBASTIAN </div>
<div style="text-align: justify;">
genere: drammatico </div>
<div style="text-align: justify;">
con
Rachel Weisz, Rachel McAdams, Alessandro Nivola, Allan Corduner,
Nicholas Woodeson, Cara Horgan, Mark Stobbart, Sophia Brown, Bernardo
Santos, Anton Lesser, Dominic Applewhite </div>
<div style="text-align: justify;">
location: Regno Unito</div>
<div style="text-align: justify;">
voto: 5,5 </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj82hlEBFthth_5PtfisZDcurmGDPiBZOj2eNl3hW_ZnQC18TDgG-7JjSmOHQL0_flMhiq6bu7xfvmJmbymgTC_YgMiNipNvwD8OvS2QNuACeCpiXDGTTT_qSvk_XMpm3LdJQQsl6JoF8o/s1600/disob.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="655" data-original-width="459" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj82hlEBFthth_5PtfisZDcurmGDPiBZOj2eNl3hW_ZnQC18TDgG-7JjSmOHQL0_flMhiq6bu7xfvmJmbymgTC_YgMiNipNvwD8OvS2QNuACeCpiXDGTTT_qSvk_XMpm3LdJQQsl6JoF8o/s320/disob.jpg" width="224" /></a></div>
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L'anziano rabbino di una comunità inglese ebrea assai coesa muore. Al suo funerale arriva, del tutto inattesa, l'unica figlia dell'uomo (Weisz), che ha ricevuto la notizia dalla moglie (McAdams) del discepolo prediletto del defunto (Nivola). Tra le due in passato c'era stata una storia di amore saffico fortemente osteggiata da tutta la comunità. Il nuovo contatto riaccende la vecchia fiamma. </div>
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Il cileno Sebastian Lelio si conferma il cantore di personaggi femminili sempre piuttosto estremi, come in <a href="https://barabbovich.blogspot.com/2013/11/gloria.html">Gloria</a> e <a href="https://barabbovich.blogspot.com/2018/04/una-donna-fantastica-una-mujer.html">Una donna fantastica</a>. Qui però il racconto - tratto dall'omonimo best seller di Naomi Alderman - arranca, l'enfasi sullo stigma della protagonista (accolta come una vera straniera, nonostante i suoi tentativi di stare nelle righe) è a tratti eccessiva ma l'apologo sulla discussione di principi morali gravidi di conseguenze, di cui deve farsi carico l'aspirante rabbino, riscatta in parte certe lungaggini del film. </div>
<div style="text-align: justify;">
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Stefanohttp://www.blogger.com/profile/11655764154351010006noreply@blogger.com0