sabato 30 ottobre 2010

Maschi contro femmine

anno: 2010       
regia: BRIZZI, FAUSTO
genere: commedia
con Paola Cortellesi, Fabio De Luigi, Sarah Felberbaum, Chiara Francini, Lucia Ocone, Francesco Pannofino, Alessandro Preziosi, Paolo Ruffini, Carla Signoris, Nicolas Vaporidis, Giorgia Würth, Claudio Bisio, Nancy Brilli, Giuseppe Cederna, Luciana Littizzetto, Emilio Solfrizzi
location: Italia       
voto: 5,5

Dopo il clamoroso successo al botteghino di Ex, Fausto Brizzi bissa (e triplica, visto che il film ha un seguito, Femmine contro maschi) la formula del racconto corale con maschi e femmine impegnati a darsi battaglia. Le trame da seguire sono quattro. Diego (Preziosi), impenitente tombeur de femmes, si scopre impotente dopo che la vicina di casa (Cortellesi) lo ha mandato in bianco. Walter (De Luigi), allenatore di una rappresentativa femminile di volley, paga con una prolungata astinenza sessuale la nascita del primo figlio, finendo sotto le lenzuola con una giocatrice della sua squadra (Wurth). Nicoletta (Signoris) è una donna sulla cinquantina ripetutamente tradita dal marito  (Pannofino), la quale non si accorge delle attenzioni di un collega vedovo (Cederna). Andrea (Vaporidis) e Marta (Francini) si innamorano infine della stessa ragazza.
Maschi contro femmine è l'ennesimo tentativo di Brizzi di aggiornare la commedia all'italiana ai tempi dell'amore liquido. La differenza più consistente con la grande stagione che fu dei Monicelli, Comencini, Risi e Scola sta però nel passo dichiaratamente televisivo del cinema del regista romano: la quasi totalità del cast proviene infatti dal piccolo schermo, e si vede. Sicché i momenti di vero cinema sono pochi, come quello in cui Preziosi tenta di farsi perdonare dalla Cortellesi con uno scambio molto espressivo sott'acqua parlato a fumetti. Per il resto il film è diseguale, i momenti comici non mancano e si ride molto ma nel tritacarne del cinema nazionalpopolare di Brizzi entrano tutti i possibili luoghi comuni sulla coppia, senza un briciolo di cattiveria e inevitabile happy ending per tutti.     

Gone baby gone

anno: 2008       
regia: AFFLECK, BEN
genere: poliziesco
con Casey Affleck, Michelle Monaghan, Morgan Freeman, Ed Harris, John Ashton, Amy Ryan, Amy Madigan, Titus Welliver, Michael K. Williams, Edi Gathegi, Mark Margolis, Madeline O'Brien, Slaine, Trudi Goodman, Matthew Maher, Jill Quigg, Sean Malone, Brian Scannell, Jay Giannone, William Lee, William Marlowe, Daniel DeMiller Jr., Kenneth Butler Jr., Stephen Curran, Michael T. Blythe, Bob J. Leary, Mike Pusateri, Paul Sullivan, John McColgam, Nicholas Donovan, Joseph Thomas-O'Brien, Jimmy LeBlanc, Mary Bounphasaysonh, Fanshen Cox, Kippy Goldfarb, Elizabeth Duff, Cathie Callanan, Cameron Henry, Bobby Curcuro, Kevin Molis, Robert Wahlberg, Tom Kemp, Matt Podolske, Joseph Flaherty, Carla Antonino, Peg Holzemer, Chelsea Ladd, Josh Marchette, Tom McNeeley, Paul Horn, Rena Maliszweski, Suzanne Schemm, Lonnie Farmer, Richard Snee, Dale Place, Gary Tanguay, Ted Reinstein, Celeste Oliva, Patrick Shea, Lewis D. Wheeler, Michele Proude, Tim Estiloz, Karen Eris, John Belche, Raymond Alongi, Joey Vacchio, Eamon Brooks, Vincent H. Carolan, Frank G. Sullivan, Karen Ahern
location: Usa       
voto: 3

A Boston una bambina viene rapita. Dal momento che la madre (Ryan) non sembra granché presente a sé stessa, la zia incarica due giovani detective di risolvere il caso. Quando la faccenda sembra essersi risolta in una tragico epilogo, i due scoprono invece una verità assai più complicata.
Al suo primo lungometraggio, Ben Affleck dimostra una capacità di stare dietro alla macchina da presa pari al suo talento di attore, cioè zero. Lo script, a cui ha collaborato Aaron Stockard, nonostante provenga dal romanzo 'La casa buia' di Dennis Lehane (lo stesso autore dal quale era stato tratto lo splendido Mystic river di Eastwood) è a dir poco farraginoso, i dialoghi sono eccessivamente verbosi, gli inserti tematici - dalla pedofilia alla tossicodipendenza - sembrano un pretesto per attrarre il pubblico più pruriginoso e la sproporzione tra due star di prima grandezza come Ed Harris e Morgan Freeman e il resto del cast davvero abissale. Non contento di essere inciampato in tutti i possibili ostacoli del principiante, Affleck - che ha scelto come protagonista il fratello Casey, faccia da poppante ebefrenico - si concede un finale che è un trionfo di qualunquismo, in bilico tra familismo e inconsistenti discettazioni etiche.   

giovedì 28 ottobre 2010

Milano calibro 9

anno: 1972   
regia: DI LEO, FERNANDO 
genere: poliziesco 
con Gastone Moschin, Barbara Bouchet, Philippe Leroy, Mario Adorf, Frank Wolff, Luigi Pistilli, Ivo Garrani, Lionel Stander, Mario Novelli, Ernesto Colli, Giulio Baraghini, Marina Brengola, Omero Capanna, Fortunato Cecilia, Gianni Milito, Imelde Marani, Giuseppe Leone, Luigi Antonio Guerra, Alberto Fogliani, Ettore Geri, Tony Tron, Diomira Vidotto, Antonio Melli, Edda Tiberio, Salvatore Arié, Mauro Vestri, Bruno Tocci, Alessandro Tedeschi, Giorgio Trestini, Sergio Serafini, Gastone Pescucci, Cesare De Vito, Fernando Cerulli, Giuseppe Castellano, Empedocle Buzzanca, Franco Beltrame, Rossella Bergamonti 
location: Italia   
voto: 4

La rivalutazione di Totò, come dicono i giuristi, ha creato un pericoloso precedente. Da quando al principe De Curtis sono stati riconosciuti gli impareggiabili meriti, spesso destinati a foraggiare a suon di improvvisazioni i film di registi meno che mediocri, sono stati sdoganati attori, registi e generi quantomeno discutibili. Tra questi, non fa eccezione il poliziottesco degli anni '70, sottogenere cinematografico che in Italia non ha avuto mai concorrenti di rango, se non per qualche rara incursione nel genere di registi blasonati come Comencini, Steno o Damiani. Insomma, il poliziottesco all'italiana, che tanto ha ispirato Quentin Tarantino e che è diventato oggetto di attente riletture nella trasmissione televisiva Stracult, è esistito soltanto nella versione cadetta, senza mai disputare un campionato di serie A. A contendersi le posizioni apicali di questo particolarissimo torneo c'erano nomi come Umberto Lenzi, Lucio Fulci e Sergio Martino. Ma il "maestro" riconosciuto del genere era Fernando Di Leo, autore di questo Milano calibro 9 tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco. La vicenda è quella di Ugo (Moschin) che dopo tre anni di galera si ritrova ad avere a che fare con gli stessi gangster per i quali ha lavorato per anni, guidati da "l'americano" (Stander). Quest'ultimo è convinto che Ugo gli abbia sottratto 300mila dollari e fa di tutto per recuperarli, fino all'eccidio in sottofinale.
Guardando il film ci si domanda perché film come questo debbano, appunto, essere rivalutati. Il cast non è certo da buttar via ma l'abbecedario del cinema stenta a trovare una dimensione accettabile: le scene d'azione sono a dir poco goffe, gli inserti erotico-sentimentali entrano nel racconto con criteri imperscrutabili, le virate sul registro grottesco sono stridenti e la suspense è davvero carente. Non tutto però è da buttare, a cominciare dalla convincente interpretazione di Gastone Moschin e proseguire con un'inedita riflessione in chiave antropologica sulla devianza, con un poliziotto ruvido e passatista (Wolff) e uno giovane e progressista (Pistilli) e discettare animatamente sulle origini sociali del crimine.    

martedì 26 ottobre 2010

La prima notte di quiete

anno: 1972   
regia: ZURLINI, VALERIO  
genere: drammatico  
con Alain Delon, Sonia Petrova, Lea Massari, Giancarlo Giannini, Salvo Randone, Alida Valli, Renato Salvatori, Adalberto Maria Merli, Nicoletta Rizzi, Fabrizio Moroni, Liana Del Balzo, Claudio Trionfi, Carla Mancini, Krista Nell, Sandro Moretti  
location: Italia   
voto: 6

Il professor Daniele Dominici (Delon) arriva in una Rimini nebbiosa e invernale per fare una supplenza in un liceo locale. Vive da anni una relazione insoddisfacente con la moglie (Massari), è disilluso e colto ma non ha alcuna vocazione per l'insegnamento. Passa le serate a giocare a carte con i vitelloni locali e si innamora di una sua studentessa (Petrova, ex batterina all'Opera di Parigi), anima afflitta dal passato torbido e dal presente difficile. Daniele vorrebbe andar via con lei ma gli si apparecchia un tragico destino.
Scritto e diretto da Valerio Zurlini, La prima notte di quiete è un film crepuscolare e cupo che recupera le atmosfere di Cronaca familiare. Opera situazionista che ruota attorno a un personaggio dimesso e distaccato da tutto, costellata da una fauna di gaudenti di bassissima lega con le tasche piene di soldi, avvezzi a frequentare locali equivoci e decadenti e a un linguaggio insolitamente crudo per l'epoca. Zurlini dirige con stile piuttosto convenzionale ma Delon riesce a conferire la giusta modulazione al suo personaggio, perennemente avvolto da uno sdrucito cappotto cammello.    

domenica 24 ottobre 2010

Vendicami (Vengeance)

anno: 2009       
regia: TO, JOHNNIE
genere: gangster
con Johnny Hallyday, Sylvie Testud, Anthony Wong Chau-Sang, Ka Tung Lam, Suet Lam, Simon Yam, Siu-Fai Cheung, Felix Wong, Ting Yip Ng, Maggie Siu, Vincent Sze, Conroy Chan Chi-Chung, Yung Cheung Chang, Gwendolyn Chen, Chi Ping Cheung, Farini Cheung, Chi Shung Chu, Cho-kuen Chu, Alan Chui Chung San, Shui-Fan Fung, Kawing, Yiu Man Kee, Elena Kong, Jo Kuk, Florence Kwok, Jack Lai, Wai Lam, Wing-cheong Law, Sing Hong Leung, Haitao Li, Hau Keung Lo, Ching Ting Lu, Chung Shun Tsui, Chi Wai Wong, Wah Wo Wong, Tin Hung Yee, Michelle Ye, Terence Yin
location: Hong Kong       
voto: 5

Da Parigi Costello (Hallyday), ex killer passato dietro ai fornelli, è costretto a volare a Macao. Qui infatti alcuni sconosciuti hanno massacrato la famiglia di sua figlia e ridotto quest'ultima in fin di vita. Costello assolda tre killer astuti e lesti per scovare i responsabili del massacro e vendicarsi. Ma c'è un problema: la sua memoria è a tempo, perché da anni ha una pallottola conficcata nel cervello che prima o poi causerà i suoi danni.
Classico noir "di vendetta" diretto dal veterano Johnny To con grande mestiere, assoluta padronanza della macchina da presa e almeno una scena memorabile - quella della sparatoria con gli imballaggi di carta a fare da scudo - Vendicami non aggiunge però granché al gangster movie. Nel film si avvertono tanto le influenze del cinema western quanto i richiami al Leconte de L'uomo del treno, con Hallyday impegnato ancora una volta in una parte che più laconica non si potrebbe. Più spari che parole, molti rallenty, luci radenti, divagazioni al limite del grottesco per un film sopravvalutato.    

sabato 23 ottobre 2010

Uomini di Dio (Des hommes et des dieux)

anno: 2010       
regia: BEAUVOIS, XAVIER
genere: drammatico
con Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin, Loïc Pichon, Xavier Maly, Jean-Marie Frin, Abdelhafid Metalsi, Sabrina Ouazani, Abdallah Moundy, Olivier Perrin, Farid Larbi, Adel Bencherif, Roschdy Zem, Goran Kostic
location: Algeria           
voto: 3


Ci sono festival dove da qualche tempo se non hai un nome impronunciabile tipo Apichatpong Weerasethakul o se non sei nato a Taiwan o se non dirigi film da orchite non hai nessuna possibilità di vincere un premio. Questi festival sono quelli di Cannes e di Venezia. Appartiene alla terza categoria questo Uomini di Dio - insignito per l'appunto con il Gran Premio della Giuria in occasione del massimo festival cinematografico di Francia - che racconta lo sterminio perpetrato ai danni di alcuni monaci trappisti nel 1996 da parte dei mujahidin maghrebini. Storia vera e intenti encomiabili, per carità, se non fosse che il racconto, a metà strada tra Il grande silenzio (per come racconta il quotidiano dei religiosi) e La parola ai giurati (per come mostra il progressivo cambiamento di atteggiamento nel dubbio tra andarsene o restare nel monastero dopo le ripetute minacce subite), è inerte, gronda retorica in ogni scena, insiste fino allo sfinimento sulle riprese della vita comunitaria, mentre lo sguardo filmico va alla ricerca fine a sé stessa di una cifra autoriale (ricordando il nostro Piavoli). Al regista va riconosciuto il merito di essere riuscito a offrire un limpido messaggio sulla tolleranza, di non aver ceduto ad alcuna tentazione voyeuristica (il martirio dei frati viene soltanto evocato in un'immagine suggestiva e nebbiosa) ma a fronte di questo al film manca la capacità di far vibrare le corde emotive, con risultati lontanissimi da quei thriller dell'anima di ambientazione monasteriale come Il nome della rosaMagdalene o In memoria di me.    

venerdì 22 ottobre 2010

Figli delle stelle

anno: 2010       
regia: PELLEGRINI, LUCIO 
ìgenere: commedia 
con Pierfrancesco Favino, Fabio Volo, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Paolo Sassanelli, Giorgio Tirabassi, Teco Celio, Fausto Maria Sciarappa, Pietro Ragusa, Camilla Filippi, Lydia Biondi, Chiara Tomarelli, Antonello Piroso, Fabrizio Rondolino, Teresa Acerbis, Daniele Ballicco, Anna Bellato, Nino Bernardini, Iacopo Bonvicini, Valentina Fois, Edoardo Gabriellini, Simona Nasi, Nicola Rondolino, Francesco Rossini, Luca Moretti, Maria Luisa Vola 
location: Italia       
voto: 7

Dopo l'ennesima morte bianca sul lavoro, cinque persone, diversamente motivate, decidono di rapire un ministro per ragioni politiche. Pasticciano e prendono al suo posto un sottosegretario (Tirabassi), trascinandolo rocambolescamente tra le montagne della Valle d'Aosta. Qui tra rapitori e rapito si instaura una convivenza che sconfina nel surreale.
Con Figli delle stelle - ennesimo titolo di una tendenza sempre più diffusa del cinema italiano a saccheggiare la canzone (Mille bolle blu, Arrivederci amore, ciao, Parlami d'amore, Mio fratello è figlio unico, Mi fido di te, Amore che vieni, amore che vai, Un'estate al mare, La stagione dell'amore, Non c'è più niente da fare, La prima cosa bella, Questo piccolo grande amore e Una canzone per te, solo per citare i più recenti) - Lucio Pellegrini dimostra ancora una volta di sapersi giocare le carte migliori della commedia con temi a sfondo politico-sociale, come aveva già fatto con Ora o mai più sui fatti del G8 di Genova. Qui il paradigma di riferimento è quello de I soliti ignoti, il cast, con l'eccezione di una Pandolfi totalmente fuori ruolo, è di prima scelta e Favino, che conferisce al suo personaggio un simpaticissimo accento ternano, ci regala una delle sue interpretazioni più riuscite, sicuramente la più esilarante, a compensazione delle imperfezioni del film e delle numerose ellissi del racconto.    

giovedì 21 ottobre 2010

Il ritorno

anno: 2003   
regia: ZVYAGINTSEV , ANDREY  
genere: drammatico  
con Vladimir Garin, Ivan Dobronravov, Konstantin Lavronenko, Natalia Vdovina, Galina Petrova, Lazar Dubovik, Yelizaveta Aleksandrova  
location: Russia   
voto: 7

Dopo 12 anni di assenza un padre (Garin) torna a casa e ritrova i suoi due figli, diventati preadolescenti. Si mette in auto con loro alla volta di un'isola. Durante il viaggio il figlio più piccolo si dimostra ostile e il padre tutt'altro che carezzevole. Finirà in tragedia.
Il film premiato con la massima onorificenza a Venezia è l'opera prima del russo Andrey Zvyagintsev, il quale dimostra di padroneggiare in tutti i suoi reparti la materia filmica, dalla splendida fotografia dalle dominanti bluastre all'impeccabile recitazione dei due giovanissimi protagonisti, fino all'accortezza della messinscena, che fa somigliare questo melò familiare a un thriller psicologico. Rimangono invece dei dubbi sul metodo, che fa puntualmente leva sui dubbi inoculati nella mente dello spettatore, ai quali non viene mai data risposta. L'uomo è veramente il padre dei due? E perché la madre li lascia andare così? Perché finiscono in un'isola? E cosa custodisce il padre nello scrigno che ritrova dopo averlo sotterrato chissà quanto tempo prima? Inutile affannarsi a cercare risposte che il film non dà, offrendo così il fianco a qualche seria perplessità in merito alla strategia narrativa proprio laddove riesce a essere efficacissimo nell'attirare l'attenzione dello spettatore.
Magnifica la colonna sonora, pubblicata su etichetta ECM.    

La bugiarda

anno: 1965   
regia: COMENCINI, LUIGI    
genere: commedia    
con Catherine Spaak, Enrico Maria Salerno, Marc Michel, Riccardo Cucciolla, Manuel Miranda, José Calvo, Nando Angelini, Mara Fernández, Janine Reynaud, Daina Saronni, Grazia Martini, Giuseppe Ranieri, Mario De Gual, Julia Caba Alba, María Fernanda Ladrón de Guevara, Guadalupe Muñoz Sampedro, Didi Perego    
location: Italia   
voto: 5

Per dividere il tempo tra i suoi tre uomini, una ragazza (Spaak) si finge hostess. Quando, a causa di uno scambio di persona causato da lei stessa, viene data per morta in un incidente aereo, la ragazza, capendo che il suo gioco sta per essere scoperto, inscena un suicidio. E così riuscirà ancora a tenersi i suoi amanti.
Commedia degli equivoci a tinte rosa scritta da Comencini con Diego Fabbri (autore della commedia originale) e Marcello Fondato, La bugiarda - con altri film della stessa epoca come L'immorale di Germi - sembra anticipare certe riflessioni in chiave comica sulla rivoluzione sessuale che sarebbe sopraggiunta da lì a poco. Il tema è leggerissimo, lo svolgimento altrettanto, ma Comencini ci mette il consueto mestiere e Salerno sfodera un'interpretazione gustosissima trovando il giusto registro comico.
Girato nella zona di Belsito, a Roma.    

lunedì 18 ottobre 2010

Gorbaciof

anno: 2010  
regia: INCERTI, STEFANO 
genere: drammatico 
con Toni Servillo, Mi Yang, Geppy Gleijeses, Gaetano Bruno, Al Yamanouchi, Antonio Buonomo, Agostino Chiummariello, Salvatore Ruocco, Francesco Paglino, Salvatore Striano, Nello Mascia 
location: Italia  
voto: 1,5
Marino Pacileo (Sordillo), detto Gorbaciòf per via di una voglia sulla fronte che ricorda il grande statista sovietico, fa il cassiere a Poggioreale. Siccome ha il vizio del gioco, ogni tanto ricorre al denaro di cui è custode, ricoprendo poi regolarmente gli ammanchi. Le cose si complicano quando si innamora di una cinese (Yang) figlia di un uomo disposto a farla prostituire per coprire i debiti con le carte.
Ennesimo passo falso di un regista tanto volenteroso (Il verificatore, La vita come viene, L'uomo di vetro, Complici del silenzio) quanto poco dotato, Gorbaciof (con accento tronco e la f finale) è un film muto con non più di 5 minuti di dialoghi, che ripete in loop lo schema in cui il protagonista passa dallo sportello alla cassa e da questa al tavolo da gioco. Sarebbe stato troppo anche per un cortometraggio, figurarsi per ottantacinque estenuanti minuti in cui Servillo fa Servillo, tutto mimica e cinetica fine a se stessa, Napoli esce dal clichè della città confusionaria e tachilalica per puro gusto autoriale e il plot narativo non esiste. Vista la locandina o al massimo il trailer, hai visto anche il film.

The town

anno 2010  
regia: AFFLECK, BEN 
genere: poliziesco 
con Ben Affleck, Rebecca Hall, Jon Hamm, Jeremy Renner, Blake Lively, Slaine, Owen Burke, Titus Welliver, Pete Postlethwaite, Chris Cooper, Dennis McLaughlin, Corena Chase, Brian Scannell, Kerri Dunbar, Tony V., Isaac Bordoy, Michael Yebba, Daniel Woods, Jimmy Joe Maher, Mark Berglund, Ralph Boutwell, Michael Romig, Michael Malvesti, Jack Neary, Ed O'Keefe, Joe Lawler, Ben Hanson, Brian White, Richard Caines, Frank Garvin, Danny Ring, Gary Galone, David Catanzaro, Jeremiah Kissel, Malik McMullen, Charles C. Winchester III, Adam J. Husband, Danny DeMiller, Sarah Rawlinson, Sean Locke, Peter Looney, Lennin Pena, James McKittrick, Ted Arcidi, Bryan Connolly, Quan Liang Chen, Alex Winston, Michael F. Murphy, Michele Cressinger, Kimberly Mahoney, Bobby Curcuro, Ginaya Green, Nicole Page, Georgia Lyman, Robert Boyden, Jamie Ghazarian 
location: Usa  
voto: 5
The town è Boston, la città americana che vanta il poco edificante record di rapine in banca. Quattro banditi mascherati ne svaligiano una delle tante con piglio da autentici professionisti, ma qualcosa va storto e per sicurezza i quattro si portano via in ostaggio la direttrice (Hall). Una volta liberata la donna, uno del quartetto, Doug (Affleck), si prende l'incarico di minacciarla. Finisce invece che se ne innamora, mettendo a repentaglio la sua stessa vita e quella dei suoi sodali.
Salutato da una parte della critica come un eccellente film "di rapina", il film basato sull'omonimo romanzo di Chuck Nogan per metà lo fanno gli stuntmen e per metà una pasticciata storiellina sentimentale del tutto inverosimile e tirata per le lunghe (quasi due ore e mezzo: munitevi di un termos di caffè). A Ben Affleck - uno degli attori peggiori sfornati da Hollywood nell'ultimo decennio, qui alla sua seconda regia dopo l'applaudito Gone baby gone - non difetta certo il senso dell'azione e chi ama inseguimenti, sparatorie ed esplosioni avrà pane per i suoi denti. Ma i grandi film di rapina (La furia umana, Rapina a mano armata, Chi ucciderà Charley Varrick?, The insider) sono un'altra cosa… 

venerdì 15 ottobre 2010

Valzer

anno: 2007     
regia: MAIRA, SALVATORE
genere: drammatico
con Valeria Solarino, Maurizio Micheli, Marina Rocco, Graziano Piazza, Eugenio Allegri, Zaira Berrazouga, Giuseppe Moretti, Francesco Feletti, Gianni Cannavacciuolo, Francesco Cordio, Majlinda Agaj, Giancarlo Judica Cordiglia, Benedicta Boccoli, Rosaria Russo, Cristina Serafini
location: Italia       
voto: 1

Quando in un film l'attore di gran lunga più bravo è Maurizio Micheli è come se a Stoccolma dessero il premio Nobel a Susanna Tamaro: vuol dire che c'è qualcosa che non va. In questo boriosissimo Valzer, girato con un unico piano sequenza dal professor Maira, docente di letteratura italiana alla Sapienza di Roma, non c'è nulla che funzioni. Il plot si sviluppa intorno al caso di un padre (Micheli) che, uscito dal carcere dopo molti anni, va alla ricerca della figlia (Rocco) con la quale ha intrattenuto un lungo dialogo epistolare. Scopre invece che a rispondere alle sue lettere, dall'albergo che fa da unità spaziotemporale del film, è stata Assunta (Solarino), una cameriera amica e collega della congiunta. Sullo sfondo, discorsi che girano a vuoto su come truccare il campionato di calcio.
Maira getta fumo negli occhi dello spettatore pensando di volare alto, con dialoghi di intollerabile tracotanza che pontificano su qualsiasi cosa. Ma la magniloquenza dello script è solo uno dei mali di questo film immondo: gli attori recitano da cani, la Solarino è la prova provata del fatto che in Italia basta avere una bella faccia per lavorare nel cinema (ne avessimo di Theron e di Pfeiffer…), il cinismo che trapela in molte scene (imperdibile quella della cameriera mediorientale picchiata e poi risarcita col denaro gettatole addosso) sa di operazione precotta e gli attacchi sul sonoro durante il piano sequenza sono davvero da principiante. Ottanta minuti di agonia nel segno della sociologia spontanea e del chiacchiericcio sterile.    

mercoledì 13 ottobre 2010

12 (12 razgnevannyh muzhchin)

anno: 2007 
regia: MIKHALKOV, NIKITA
genere: drammatico
con Nikita Mikhalkov, Sergei Makovetsky, Sergei Garmash, Aleksei Petrenko, Valentin Gaft, Yuri Stoyanov, Mikhail Yefremov, Sergei Gazarov, Aleksandr Adabashyan, Viktor Verzhbitsky, Aleksei Gorbunov, Roman Madyanov, Sergei Artsybashev
location: Russia   
voto: 3,5

Un ragazzo ceceno è accusato dell'omicidio del padre adottivo. Una giuria russa composta da 12 persone deve emettere un verdetto. Gli atti dell'accusa e le testimonianze lasciano presagire una soluzione rapida e agile del caso. Il dubbio inoculato da uno dei giurati aprirà invece ampi squarci di dibattito che ribalteranno le posizioni iniziali.
Remake del capolavoro di Sidney Lumet, La parola ai giurati, il film di Mikhalkov ne riprende l'ossatura, rimpolpandola con una serie di inserti autobiografici, trasformando la messa in scena in uno psicodramma corale e spostando l'azione in una palestra. La differenza tra l'opera originale e questa qui si fa allora abissale: non solo per la sfrontatezza con cui Mikhalkov si abbandona al suo gioco di macchiette e caricature, ma soprattutto per la iattanza con cui innerva il racconto di aggiunte inutili e precotte (la guerra tra ceceni e russi, uno dei conflitti etnici dimenticati di questo pianeta). Il risultato è un'opera fluviale (più di 2 ore e mezza di durata) carica di elementi grotteschi, voli pindarici, bolsi tentativi di colpi di scena.    

domenica 10 ottobre 2010

The cove

anno: 2009
regia: PSIHOYOS, LOUIE 
genere:_ documentario 
con Richard O'Barry, Brook Aitken, Joe Chisholm, Mandy-Rae Cruikshank, Dan Goodman, Charles Hambleton, Simon Hutchins, Kirk Krack, Isabel Lucas, Hideki Moronuki, Hayden Panettiere, Roger Payne, John Potter, Louie Psihoyos, Dave Rastovich, Paul Watson 
location: Giappone  
voto:9
Storia di un pentito. Negli anni '60 Ric O'Barry era il famosissimo addestratore di delfini grazie al quale fu possibile girare il serial televisivo Flipper, che consentì a Ric una tale agiatezza da poter acquistare una Porsche nuova ogni anno. Quando il delfino, costretto alla cattività, gli morì tra le braccia, per Ric ebbe inizio  una nuova vita, al centro della quale si trovava un'unica missione: quella di liberare i delfini in cattività, costretti dall'industria multimiliardaria dei delfinari. Così, dopo aver radunato una squadra di all-stars degna di Ocean's eleven, Ric è andato in missione a Taiji, in Giappone, località presso la quale si svolge un'implacabile caccia a delfini e balene e da cui partono i delfini destinati ai circhi d'acqua di tutto il mondo. Riuscendo a piazzare con un'arditissima e temeraria manovra notturna alcune telecamere opportunamente camuffate nei punti strategici e vitatissimi dai quali è possibile osservare cosa accade in quella baia che ogni settembre si tinge di rosso, Ric e i suoi hanno potuto mostrare a tutto il mondo le nefandezze granguignolesche di quella orrenda mattanza. A Louie Psihoyos, regista del film, il merito di avere saputo raccontare questo magnifico documentario, premiato con l'Oscar nell'apposita sezione, come un thriller, riuscendo al tempo stesso a raccontare le mille scelleratezze che ruotano intorno alla caccia ai cetacei: dalla vendita di carne con dosi elevatissime di mercurio - che peraltro finisce nelle mense scolastiche nipponiche - ai livelli di stress altissimi che i delfini raggiungono negli spettacoli pubblici a causa della loro ipersensibilità ai suoni. Con un finale agghiacciante, a causa del quale il film è uscito in Italia con il divieto ai minori di 14 anni. Da noi ha circolato pochissimo: provate a cercarlo su eMule o BitTorrent e fatelo girare tra i vostri amici. In questo modo contribuirete alla causa di questa intelligentissima e generosa specie animale.

sabato 9 ottobre 2010

Una sconfinata giovinezza

anno: 2010
regia: AVATI, PUPI 
genere: drammatico 
con Fabrizio Bentivoglio, Francesca Neri, Serena Grandi, Gianni Cavina, Lino Capolicchio, Manuela Morabito, Erika Blanc, Osvaldo Ruggieri, Vincenzo Crocitti, Brian Fenzi, Marcello Caroli, Riccardo Lucchese, Lucia Gruppioni, Cesare Cremonini, Gianluca Cammisa, Damiano Russo, Adriano Saleri 
location: Italia  
voto: 4
Lino (Bentivoglio) e Francesca (Neri) stanno insieme da un vita. Non hanno figli. Quando lui comincia a perdere colpi con la memoria lei, con una scusa, lo porta da un neurologo per degli accertamenti: è Alzheimer. Il morbo degenera, lui scarica aggressivamente su di lei la frustrazione per un cervello che non è più capace delle prestazioni brillanti di una volta (era un notissimo giornalista sportivo). Lei se ne va. Lui si mette alla ricerca folle e dolorosa dei suoi amici d'infanzia.
Ennesimo capitolo di una parabola cinematografica in picchiata da diverso tempo, Una sconfinata giovinezza è soprattutto l'occasione mancata da Avati per raccontare il morbo di Alzheimer servendosi di un interprete stratosferico. Ma è proprio questo uno dei punti nevralgici del film: al cospetto della prova ciclopica di Bentivlgio gli altri attori, a cominciare da una monocorde Francesca Neri, sembrano tutti dei lillipuziani. A dispetto delle  belle intenzioni e delle suggestioni proustiane, il regista bolognese si ostina ad attingere dalla sua factory (Cavina, Capolicchio, Grandi), a farci vedere la bruma dell'Appennino e a dirigere film corali nei quali i personaggi di contorno sono dei bozzetti appiccicati a un flusso narrativo discontinuo. Nettamente inferiore a film sullo stesso tema come Lontano da lei, Le pagine della nostra vita e La finestra di fronte, Una sconfinata giovinezza si arena anche sui meccanismi cinematografici che per un veterano come Avati non dovrebbero rappresentare un problema: dal montaggio abborracciato al livello delle scene d'azione (quella dell'incidente in auto è talmente scadente da ricordare i polioziotteschi anni '70 con Maurizio Merli) fino alle musiche tonitruanti, melense e decadenti di Riz Ortolani.

venerdì 8 ottobre 2010

Y tu mamà tambièn (Anche tua madre)

anno: 2001       
regia: CUARÒN, ALFONSO
genere: commedia
con Maribel Verdú, Diego Luna, Gael García Bernal, Ana López Mercado, Nathan Grinberg, Verónica Langer, María Aura, Giselle Audirac, Arturo Ríos, Andrés Almeida, Diana Bracho, Emilio Echevarría, Marta Aura, Juan Carlos Remolina, Liboria Rodríguez, Silverio Palacios, Mayra Serbulo, Andrea López, Amaury Sérbulo
location: Messico           
voto: 5,5

Mentre le loro ragazze sono partite per un viaggio in Italia, Tenoch (Luna) e Julio (Garcia Bernal), due adolescenti di diversa estrazione sociale, decidono di mettersi in viaggio con Luisa (Verdú), la moglie del cugino di Tenoch che non ne più dei continui tradimenti del marito. Il viaggio si trasformerà in un'occasione per una confessione reciproca tra i due amici e per una sorta di iniziazione sessuale, ma rivelerà anche la vera ragione per cui Luisa sta viaggiando.
A metà strada tra un buddy movie e un road movie, servito da un tris di attori messicani destinati a maggior fama anche all'estero, Y tu mama tambien è una commedia dal retrogusto amaro con dialoghi scoppiettanti e qualche virata sul grottesco. La voce off che la contrappunta rompendo bruscamente la continuità del sonoro divaga sulle biografie dei protagonisti e dei personaggi di contorno, imboccando una pista apertamente letteraria che conferisce al film un tono eccessivamente compiaciuto. Nella colonna sonora compaiono le toccanti By this river di Brian Eno e Watermelon in Easter hay di Frank Zappa.    

mercoledì 6 ottobre 2010

Complici del silenzio

anno: 2008       
regia: INCERTI, STEFANO
genere: drammatico
con Alessio Boni, Giuseppe Battiston, Jorge Marrale, Juan Leyrado, Florencia Raggi, Rita Terranova, Daniele Tedeschi, Víctor Hugo Carrizo
location: Argentina       
voto: 5

1978. il giornalista Maurizio (Boni) si reca in Argentina con un amico (Battiston) per scrivere dei servizi sui mondiali di calcio. Scopre invece la tragica realtà dei disaparecidos e si innamora della persona sbagliata (Raggi), una guerrigliera opposta al regime dittatoriale di Videla.
Intento encomiabile, ma forma filmica debolissima da fiction televisiva: si potrebbe sintetizzare così questo film di Stefano Incerti, regista dal pedigree di riconoscibile impegno sociopolitico (Il verificatore, L'uomo di vetro), che però non riesce a superare certi facili schematismi. Qui la vicenda, a parte il finale degno del peggior fotoromanzo, è zoppicante, la recitazione curata pochissimo (con Battiston che, nelle poche scene in cui appare, sovrasta uno smarrito Boni assai piacione che ha l'espressione di chi sta lì a domandarsi: "cosa ci sto fare io al cinema?), le scene di massa di livello amatoriale, il racconto didascalico, la retorica sul popolino imboccato a panem et circenses scontata. Siamo sideralmente lontani dal bellissimo dittico di Marco Bechis (Garage Olimpo e Hijos) sullo stessa tema dei desaparecidos argentini: 30mila persone sparite nel nulla.    

martedì 5 ottobre 2010

Vortice

Vortice
anno: 1953   
regia: MATARAZZO, RAFFAELLO
genere: drammatico
con Silvana Pampanini, Massimo Girotti, Gianni Santuccio, Irene Papas, Giorgio Capecchi, Gualtiero De Angelis, Anita Durante, Franco Fabrizi, Teresa Franchini, Enrico Glori, Patrizia Lari, Rita Livesi, Nino Marchesini, Dina Perbellini, Bella Starace Sainati, Aldo Silvani, Maria Grazia Sandri, Flo Sandon's, Adriana Facchetti, Alma De Rio, Amina Pirani Maggi, Anna Maria Di Quattro, Giuseppe Chinnici, Paolo Ferrara, Sandro Somare
location: Italia   
voto: 5,5


Se Vladimir Propp avesse visto i film di Raffaello Matarazzo avrebbe certamente provveduto ad aggiornare la sua "Morfologia della fiaba" con un nuovo capitolo dedicato al regista romano. Già, perché anche nel caso di Vortice, come in quelli di Catene, Tormento e I figli di nessuno, lo schema è sempre quello: una donna prodiga e responsabile perde l'uomo che ama a causa di qualche intruso e poi viene anche allontanata dai figli, fino all'inevitabile happy end. In Vortice la donna in questione è Elena (Pampanini), che per salvare il padre da uno scandalo finanziario accetta di sposare un suo pretendente rinunciando così all'amore per Guido (Girotti). Quando però il marito (Santuccio), a seguito di un incidente stradale, finisce nella sala operatoria sotto le mani dello stesso Guido, che ancora non sa chi sia il suo paziente, la vicenda prende un'altra piega. L'infermo viene ricattato e ucciso da una sua vecchia fiamma (Papas) e la colpa ricade accidentalmente su Elena. Ma la pervicacia di Guido riuscirà a salvare la donna da una triste fine.
Nulla di diverso dal solito melodrammone di Matarazzo: visto uno, visti tutti. Al regista prematuramente scomparso bisogna però riconoscere l'essenzialità del racconto, la limpidezza della messinscena, la capacitò di recepire le aspettative dei consumatori del cinema-fotoromanzo e l'abilità nel giostrare con i divi e le dive dell'epoca, alcune delle quali - come Irene Papas e Silvana Pampanini - lontanissime dai canoni estetici odierni.    

lunedì 4 ottobre 2010

Fuga dal call center

anno: 2008   
regia: RIZZO, FEDERICO
genere: commedia
con Angelo Pisani, Isabella Tabarini, Natalino Balasso, Emanuele Caputo, Matteo Gianoli, Martin Giantullio, Giovanni Maestroni, Laura Magni, Luis Molteni, Diego Pagotto, Disma Pestalozza, Paolo Pierobon, Estelo Pupa, Andrea Riva, Paolo Riva, Tatti Sanguineti, Pietro Sarubbi, Raman Turhan, Debora Villa, Peppe Voltarelli
location: Italia       
voto: 7,5

"Un tempo avevamo il servizio militare, la naja; oggi un annetto di call center le farà bene, giovanotto". È con queste parole che Gianfranco Coldrin (Pisani), neolaureato milanese con lode in vulcanologia, si sente accogliere dallo psicologo (Sanguineti) che, con altri colleghi, lo ha sottoposto a test serrati, nemmeno ci fosse in ballo un posto come amministratore delegato della compagnia. Come quasi tutti i giovani privi di appoggi della sua generazione, Gianfranco vive nel precariato, si accontenta dei 2 euro e 50 all'ora, subisce le angherie di superiori e colleghi e per arrivare alla fine del mese arrotonda facendo le pulizie in una casa di  filippini che fanno le pulizie (!!!), cercando magari un colpo di fortuna alle slot machines. Per Gianfranco le ricadute del precariato sulla sua vita privata saranno inevitabili.
Sorprendente opera prima (arrivata in sala) del brindisino Federico Rizzo, regista poco più che trentenne che con piglio sociologico e guizzi visionari firma una piacevolissima commedia come una buona dose di cattiveria nella quale trovano posto degli inserti-intervista in bianco e nero (la fotografia porta la firma di Luca Bigazzi) che riportano le testimonianze piene di consapevolezza di chi lavora davvero nei call center. Pur presentando qualche eccesso (i nonni un po' troppo arzilli, Call-Man) il film si colloca diverse spanne sopra il mediocre Tutta la vita davanti, la pellicola di Virzì sullo stesso tema, nonostante la presenza di un cast assai meno prestigioso ma in grado di sfoderare prove che, come nei casi di Diego Pagotto, Paolo Pierobon, Tatti Sanguineti e Peppe Voltarelli, lasciano davvero a bocca aperta.   

domenica 3 ottobre 2010

Defiance - I giorni del coraggio

anno: 2009   
regia: ZWICK, EDWARD
genere: guerra
con Daniel Craig, Liev Schreiber, Jamie Bell, George MacKay, Mia Wasikowska, Alexa Davalos, Jodhi May, Mark Feuerstein, Mark Margolis, Tomas Arana, Iddo Goldberg, Jacek Koman, Allan Corduner, Sakalas Uzdavinys, Rolandas Boravskis, Sam Spruell
location: Bielorussia   
voto: 7

Nel 1941 tre fratelli della Bielorussia misero in salvo oltre 1200 ebrei rifugiandoli in una foresta e prendendo parte alla lotta partigiana contro gli occupanti nazisti. Il film di Zwick, che già in altre occasioni ha manifestato sensibilità e mano sicura nel raccontare tristi eventi bellici, ricostruisce la vicenda - protrattasi per oltre due anni - di quegli eroi per caso, delle tensioni interne al campo, delle perdite umane, della carenza di viveri e materiali di prima necessità. È il tratteggio di un quadro epico, con magnifiche scene di massa (la scena in cui Craig, al comando dei suoi, li porta al di là della palude è da manuale) e qualche concessione alla retorica antimilitarista.    

sabato 2 ottobre 2010

La pecora nera

anno: 2010  regia: CELESTINI, ASCANIO 
genere: drammatico 
con Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Maya Sansa, Luisa De Santis, Nicola Rignanese, Barbara Valmorin, Luigi Fedele, Adriano Pallotta, Alberto Paolini, Igiaba Scego, Roberta Sferzi, Wally Galdieri, Flavio Santini, Andrea Fantozzi, Veronica Cruciani, Gaetano Ventriglia, Alessandro Marverti, Mauro Marchetti, Alessia Berardi, Roberto Latini, Annamaria Spalloni, Massimo Barone, Olek Mincer, Maurilio Leto, Fabio Biaggi 
location: Italia   
voto:5
Considerato un po' strambo dalla maestra, dal padre rozzo e dai fratelli infingardi, fin da ragazzino Nicola finisce in un'istituzione psichiatrica romana a far "compagnia" alla madre. Convinto di essere lì come inserviente, sarà l'amore verso la standista di un supermercato (Sansa) a fargli capire i suoi problemi reali.
Con una buona dose di coraggio Ascanio Celestini trasferisce sul grande schermo uno dei suoi spettacoli più noti, un'opera che riflette e fa riflettere sul significato della malattia mentale e su quella componente della sua genesi riconducibile all'istituzione stessa: è quest'ultima a creare il malato o è il malato ad aver bisogno dell'istituzione? Non è un caso che il film sottolinei che Nicola è un ragazzo degli anni '60, internato nel decennio successivo, in un'epoca che cioè ancora non aveva visto portati a maturazione gli sforzi di Franco Basaglia. Il problema del film, che l'attore-regista ha scritto con Ugo Chiti e Wilma Labate, è che - pur cercando di scostarsi tanto dal libro quanto dallo spettacolo omonimi - pigia eccessivamente sul registro affabulatorio, tratto distintivo dell'artista romano, qui enfatizzato con una insistente voce off. Muovendosi attraverso forme mediatiche diverse - dal teatro alla televisione, dalla radio alla narrazione orale fino alla forma canzone - Celestini ha sempre dato prova di una caratura fuori dalla norma, realizzando quasi sempre opere di qualità, compreso il precedente, bellissimo lungometraggio documentaristico sul lavoro precario, Parole sante. Stavolta l'esperimento - perché di questo si tratta - pur essendo encomiabile e toccando momenti di autentica poesia, incespica in un mezzo passo falso, mostrando un certo impaccio nel maneggiare la materia filmica nelle sue componenti strutturali, dal montaggio alla colonna sonora.