mercoledì 30 aprile 1997

La terrazza

anno: 1980   
regia: SCOLA, ETTORE
genere: grottesco
con Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Stefano Satta Flores, Serge Reggiani, Stefania Sandrelli, Ombretta Colli, Carla Gravina, Galeazzo Benti, Milena Vukotic,  Age, Leo Benvenuti, Ugo Gregoretti, Lucio Villari, Ghigo Alberani, Lucio Lombardo Radice, Francesco Maselli, Venantino Venantini, Helene Ronee, Ritza Brown, Marie Trintignant, Olimpia Carlisi
location: Italia
voto: 8

Sulla terrazza della casa di un esponente dell'alta borghesia si dà convivio l'intellighenzia romana e sinistrorsa, fatta di cinquantenni intellettuali, giornalisti, gente del cinema, predatori dell'altrui sapere, mogli insoddisfatte, politici e direttori di giornali e televisioni. Con riuscita alchimia narrativa, Scola racconta, con l'ausilio di Age e Scarpelli, le storie di cinque di loro, facendole partire - con una struttura ciclica - sempre dallo stesso punto (qualcosa di simile la rifarà Tarantino in Pulp Fiction): la convocazione a tavola da parte della padrona di casa. Le storie - diverse nei dettagli ma uguali nell'espressione di un disagio comune articolato sulla mancanza di valori, sul passaggio dal plurale dei grandi ideali del passato al singolare delle proprie inquiete solitudini, sul riflusso - cominciano da quella di Enrico (Trintignant), sceneggiatore di talento ora in panne. Nonostante le cure affettuose della moglie (Vukotic) e l'accondiscendenza sorniona del suo produttore (Tognazzi), Enrico finirà in una clinica psichiatrica dopo un exploit à la Van Gogh. La seconda storia è quella di Luigi (Mastroianni), giornalista di sinistra inviso ai giovani redattori del suo quotidiano e alla perenne rincorsa delle braccia protettive della ex-moglie (Gravina). Il terzo personaggio messo sotto inchiesta dal racconto di Scola è quello di Sergio (Reggiani), funzionario della Rai incapace di accettare la nuova ondata di immondizia televisiva, che si vede togliere spazio e programmi prima di togliersi egli stesso la vita. Quindi è la volta di Amedeo (Tognazzi), produttore stonato per la sua ignoranza disincantata al resto del sinedrio, disposto a investire denaro su film osceni proposti dalla moglie (Colli) pur di suscitare ancora l'attenzione di quest'ultima. La vicenda di chiusura, forse la più complessa ed avvincente, è affidata a Mario (un Vittorio Gassman che come al solito rende prodigiosamente sotto l'egida di Scola), deputato del P.C.I. in bilico tra la sicurezza matrimoniale e l'incertezza di un nuovo innamoramento. Ritroveremo i nostri tempo dopo, in un'epoca imprecisata, quando su tutti la voga del riflusso avrà lasciato un segno indelebile.
Mai sufficientemente apprezzato dalla critica e snobbato dal pubblico, La terrazza ha il respiro del film complesso e difficile, un gioiello nella filmografia di Scola in anticipo sui tempi. Con una struttura soltanto all'apparenza libera, il film possiede un rigore insolito, scandito dalla propensione passatista di tutti i protagonisti, dalla presenza di intellettuali che stanno al gioco (Lombardo Radice e Villari), da rimandi cinematografici di gusto (Totò, Chaplin), sbeffeggiature alla cultura alta, autoironia, trovate registiche da fuoriclasse. Con C'eravamo tanto amati e La famiglia, La terrazza costituisce un trittico ideale dal quale leggere la storia del costume di una certa Italia di sinistra, nostalgica ed ignara del proprio destino.

martedì 29 aprile 1997

Sesso, bugie e videotape (Sex, lies and videotape)

anno: 1989   
regia: SODERBERGH, STEVEN  
genere: drammatico  
con James Spader, Andie MacDowell, Peter Gallagher, Laura San Giacomo, Ron Vawter, Earl T. Taylor, David Foil, Steven Brill, Alexandra Root  
location: Usa
voto: 8

Dopo 9 anni di silenzio Graham (un James Spader molto espressivo, premiato a Cannes per la migliore interpretazione maschile) va in Luoisiana a trovare John (Peter Gallagher), un tempo suo compagno di studi. I due sono molto cambiati e stentano a sintonizzarsi sulla stessa frequenza. Così Graham solidarizza con Ann (MacDowell), la moglie di John, mettendola al corrente della sua collezione di riprese video con le quali immortala i resoconti erotici delle sue conoscenti, e che usa con piglio da voyeur per eccitarsi e sublimare la sua impotenza sessuale emersa dopo una precoce delusione amorosa. Nello svolgersi dell'intreccio, prima Ann verrà a conoscenza dei tradimenti perpetrati da sua sorella (Laura San Giacomo) con John, quindi quest'ultimo apprenderà che le due donne si sono prestate alle riprese di Graham. Ma sarà la contromossa decisiva della coartata Ann a dare un altro corso alla storia dei quattro. Nutrita di psicanalisi e sventagliate di sceneggiatura a 18 carati ("Gli uomini imparano ad amare la persona dalla quale sono attratti, mentre le donne sono sempre più attratte dalla persona che amano"), l'opera prima di Soderberg - premiata al 42° Festival di Cannes con la Palma d'oro ed il premio internazionale dei critici - rappresenta un'analisi lucida sui punti nevralgici della vita di coppia: il tradimento, le bugie, il sesso, la natura dell'amore, l'autenticità della rappresentazione di sé all'altro vengono raccontati secondo il paradigma inconsueto dell'antinomia. I vertici di questo quadrilatero amoroso danno vita a tutte le possibili, inconciliabili combinazioni: John e Graham hanno perseguito obiettivi e valori incompatibili, mentre Ann e Cynthia rappresentano due facce assai diverse della femminilità: introspettiva e poco passionale la prima, sgallettata e focosa la seconda. Ma tutti e quattro, alla fine, sono costretti dalla mano demiurgica del regista a gettare la maschera, mostrando l'altra faccia della propria complessa personalità. Molto intonata la colonna sonora ambient creata da Cliff Martinez.    

Frankenstein

anno: 1931       
regia: WHALE, JAMES    
genere: horror    
con C.Cilve, M.Clarke, J.Boles, Boris Karloff                
location: Svizzera
voto: 6    

Ispirato da una fede cieca nelle possibilità della scienza, il dottor Henry Frankenstein (Clive), con l'aiuto di un aiutante gobbo, dà vita all'inizio dell'Ottocento, in Svizzera, ad una creatura frutto dell'assemblaggio tra corpi diversi (Karloff), utilizzando - per errore del gobbo - il cervello di un criminale morto per impiccagione. Il mostro, una volta fuggito dal laboratorio, non saprà adattarsi al mondo esterno, che lo spaventa al punto da costringerlo ad uccidere. Così, dopo avere gettato il suo demiurgo dall'alto di un mulino, la creatura imperfetta verrà abbattuta dalla folla inferocita, in un'ultima, agghiacciante sequenza in cui viene dato fuoco all'edificio dove il mostro si è rifugiato.
Con altissima tensione drammaturgica di marca espressionista, Whale sonda cinicamente la foga prometeica degli umani, con un racconto teso e freddo tratto dal romanzo di Mary Shelley, nel quale l'essere creato dal dottor Frankenstein, più che suscitare ribrezzo, ispira compassione.    

sabato 26 aprile 1997

Intrigo a Stoccolma (The prize)

anno: 1963       
regia: ROBSON, MARK
genere: spionaggio
con Paul Newman, Edward G.Robinson, E.Sommer, D.Baker, M.Presle, G.Oury, Sergio Fantoni       
location: Svezia
voto: 8

In occasione della consegna dei premi Nobel a Stoccolma, Andrew Craig (un Newman molto svestito, per il piacere del gentil sesso), vincitore dell'ambito premio per la letteratura e scrittore di romanzi gialli a tempo perso, si accorge che il fisico Max Streitmann (Edward G.Robinson) è in realtà un sosia che ha assunto le spoglie dell'autentico professore. Troppo amico delle donne e della bottiglia, Craig non viene creduto quando cerca di interessare le autorità competenti al caso, rimanendo così invischiato in una trama imbastita sullo sfondo della guerra fredda. Ma fiuto e pertinacia lo aiuteranno a portare il vero Streitmann sul podio dei vincitori.
Con una strizzata d'occhio all'Intrigo internazionale di Hitchcock, il regista canadese Mark Robson agita con sapienza elementi comici, grotteschi, drammatici e gialli, servendo allo spettatore un gustoso cocktail, su ricetta di Irwing Wallace messa a punto dalla sceneggiatura di Ernest Lehman.    

giovedì 10 aprile 1997

La frontiera

anno: 1996
regia: GIRALDI, FRANCO
genere: guerra
con Raoul Bova, Marco Leonardi, Omero Antonutti, Claudia Pandolfi, Giancarlo Giannini, V.Tominac
location: Italia
voto: *

Dio c'è. Ed è un giusto. Non può che pensarla così un eretico impenitente davanti al fallimento totale di un film come questo, che per più di un anno non è riuscito a trovare un esercente abbastanza folle da proiettarlo nella propria sala per un solo giorno. Lo spunto del film di per sé sarebbe piuttosto interessante: legare, attraverso la ricostruzione di un vecchio pescatore (Omero Antonutti), l'esistenza di due giovani impegnati sul fronte bellico durante le due guerre mondiali. Il primo, Emidio (Raoul Bova), è un ufficiale dell'esercito austroungarico di origine italiana costretto a combattere la sua gente. Il secondo, Franco (Marco Leonardi), è invece un oriundo italiano di origine slava che va a passare un periodo di convalescenza nell'isola di Veglia, dove i partigiani jugoslavi reagiscono alla minaccia fascista. La storia di Emidio, morto nel tentativo di disertare la guerra per non combattere contro i suoi semi-connazionali, influirà molto su Franco.
Da un soggetto di estrema attualità sui nazionalismi ed il senso di appartenenza etnica, tratto dal romanzo di Franco Vegliani, Giraldi ricava soltanto un'occasione per gli insistenti nudi maschili incastonati su un canovaccio girato svogliatamente con interpreti di inarrivabile incapacità. Rispetto a Claudia Pandolfi, nel ruolo di una seducente maestrina fascistissima, una come Valeria Marini sembra Greta Garbo.