domenica 25 maggio 2003

Merletto di mezzanotte (Midnight lace)

anno: 1960   
regia: MILLER, DAVID    
genere: giallo    
con Doris Day, Rex Harrison, J.Gavin, M.Loy, R.McDowall, H.Marshall, N.Parry, H.Baddeley, J.Williams, R.Ney, A.Dawson, Robin Williams, R.Lupino, H.Rorke, D.Lloyd, E.March, P.Adams, R.Evans    
location: Usa
voto: 7    

La signora Preston (Day), facoltosa donna americana residente a Londra, riceve telefonicamente delle minacce di morte. Mentre Scotland Yard, come vuole il cliché, "brancola nel buio", suo marito (Harrison) comincia a pensare che la donna sia stia inventando tutto. Dove sarà la verità?
Sceneggiato con molto mestiere da Ivan Goff e Ben Roberts e basato sulla commedia Matilda shouted fire di Janet Green, Merletto di mezzanotte si avvale di un riuscitissimo meccanismo che indirizza su diversi personaggi l'alone del sospetto virando spesso su registri da commedia. Vagamente ispirato ad Angoscia, di Cukor.    

domenica 11 maggio 2003

Cecilia

anno: 2001       
regia: MORABITO, ANTONIO   
genere: grottesco   
con Pamela Villoresi, Gianni Grima, Anna Terzano, Erika Manni, Massimiliano Rossi           
location: Italia
voto: 3,5   

La diciottenne Cecilia non ne più dei continui contrasti con padre e fratello. Va via di casa. Arrivano parenti, amici, semplici vicini e qualche curioso per sapere che fine ha fatto Cecilia. Suo padre decide allora di organizzare una micidiale macchina burocratica sulla quale assume comandi dittatoriali, ai quali il formicaio umano radunato in casa sua si ribella, sconfinando in una vera battaglia a suon di pomodori in scatola, stoviglie e altri mezzi di fortuna.
Dopo qualche cortometraggio insulso, Morabito dilata la sua arte povera (di finanze e di idee) alle dimensioni del lungometraggio. Così Cecilia diventa un esercizio di stile nel quale tutto si rigonfia, dalla pellicola che passa dai 16 ai 35 millimetri, alla recitazione involontariamente grottesca del vero protagonista del film, quel Gianni Grima calato nel ruolo di padre che sembra essere stato prelevato di forza dai mercati generali e portato sul set dell'Amleto, magari allestito da Albertazzi. Inquadrature improponibili, montaggio sciatto e attori abbandonati a loro stessi fanno di questo film un'opera talmente abborracciata da diventare a tratti divertente.    

sabato 3 maggio 2003

Ultimo stadio

anno: 2002       
regia: DE MATTEO, IVANO  
genere: drammatico  
con Rolando Ravello, Stefano Santospago, Manrico Gammarota, Victoria Larchenko, Valerio Mastandrea, Franco Nero, Francesca Antonelli, Federico Galante, Francesca Nunzi, Ivano De Matteo, Elio Germano, Cinzia Monreale, Mirko Petrini, Giorgio Colangeli, Simone Colombari, Fabio Ferri, Stefano Abbati, Dino Spinella, Giancarlo Scarchilli, Francesca De Sapio, Gabriele Mainetti, Alessandro Prete, Cinzia Veronesi, Pierpaolo Lovino, Lia Tanzi  
location: Italia
voto: 1

È un'umanità sordida, meschina, infelice, involontariamente grottesca, crassa, brutale, spietata, insomma da "ultimo stadio" quella messa in scena dal copione di Valentina Ferlan per il primo lungometraggio di Ivano De Matteo. Accomunato da una meta banale come quella della finale della coppa dei campioni, il formicaio umano che popola il film viene raccontato con uno stile che vorrebbe emulare quello a mosaico di Altman. Ma la regia è manierata, affannosamente alla ricerca dell'originalità a tutti i costi, gli attori sfigurerebbero anche in una recita parrocchiale, i dialoghi sono insulsi e i personaggi di questo film che potrebbe essere "un fumetto, un graffito murale, una telecronaca dagli spogliatoi, fuori dagli spalti" (Magrelli) sono a dir poco fastidiosi.