venerdì 14 ottobre 2011

This must be the place

anno: 2011       
regia: SORRENTINO, PAOLO
genere: grottesco
con Sean Penn, Judd Hirsch, Eve Hewson, Kerry Condon, Harry Dean Stanton, Joyce Van Patten, David Byrne, Olwen Fouéré, Shea Whigham, Liron Levo, Heinz Lieven, Simon Delaney, Frances McDormand, Seth Adkins
location: Irlanda, Usa
voto: 3

L'America: deve essere questo il posto che Paolo Sorrentino, uno dei più innovativi e geniali registi italiani, dovrebbe evitare di frequentare per ragioni artistiche e andarci soltanto da turista. Già, perché dopo avere infilato un capolavoro dietro l'altro, l'autore de Il divo va incontro alla sorte che fu già di De Sica (Sette volte donna) e Scola (Permette? Rocco Papaleo): un capitombolo clamoroso nella terra per eccellenza della settima arte. Inerte e senza idee, This must be the place sembra soltanto voler dar sfogo alla capacità del regista campano di curare le immagini (la fotografia è di Luca Bigazzi) e assemblare gustose colonne sonore (qui firmate da David Byrne). La storia è imperniata su uno dei due espedienti classici dei registi a corto di idee: il road movie (l'altro è quello del regista in crisi). Sean Penn, che recita come se avesse ingerito quantitativi industriali di bromuro e non è mai stato così sprecato, è una rockstar cinquantenne che si è ritirata dalla scena. Vive con la moglie in una specie di reggia a Dublino ed esibisce costantemente un orrendo mascherone bistrato. Alla morte del padre, scampato ai campi di concentramento, viene a sapere che il genitore aveva dato la caccia al suo aguzzino nazista per tutta la vita. Allora torna negli States e si mette in marcia per portare a termine l'opera. Psicologia d'accatto, racconto fumoso, dialoghi grotteschi, intellettualismo esasperato ed esasperante, scantonamenti narrativi ed esplosioni comiche sono la cifra stilistica di un film da dimenticare al più presto.    

4 commenti:

  1. Ooohhh, volevo quasi scriverti: ma quando vai a vedere Sorrentino? ;-)
    Eccoti qua. Noi siamo andati sabato scorso su mia ‘urgenza’ perché io non resisto a Sean Penn-attore, penso che sia il più bravo vivente, e tant’è. Quindi di sicuro non sono stata molto obiettiva a giudicare il film perché cmq sia Penn mi toglie il fiato.
    1,5 forse è un po’ poco, l’hai dato ad altri film che non stanno al passo con questo, ma sul film non riuscito sono d’accordo. Ti dico quel che ho pensato io.
    Penn-personaggio è di sicuro catatonico, ci sta nel personaggio, ma è un po’ eccessivo. O perlomeno se si gioca su un uomo così ‘andato’, allora è inverosimile che improvvisamente si risvegli sapendo che muore il padre, visto che l’aveva cancellato (apparentemente) dalla sua esistenza. E’ la sceneggiatura che ho trovato lacunosa e un po’ prevedibile. Nel senso che ho capito subito che la questione della morte del padre sarebbe stata la radice di una rinascita, ma troppo facile e non ci sta (E il personaggio di Mordechai, mah, un po’ irritante...).
    Mi è piaciuto molto il personaggio della moglie di lui, nel senso che era una donna intelligente e che sapeva ‘sentire’, però anche qui: allora non va che sia stata tutti quegli anni a fianco di un uomo così ‘fatto’ senza cercare di dargli una scossa. Nella scena in cui sono in bagno affiancati, lui che si trucca davanti allo specchio (lei tra l’altro neanche un filo di rossetto mai!!!) e lei che si pettina o quel che è, ho proprio pensato: ma una così intelligente e che lo ama così tanto come lei come fa a sopportare che lui si trascini così, con tanto di trucco, da decenni?
    La seconda parte del film, poi, proprio quella on the road è davvero lenta e tirata per i capelli, quasi è più bella la prima. Non è chiaro il rapporto con la ragazza Mary, si capisce, ma insomma. E anche troppo sfumata la storia della morte di quei due che vanno a trovare al cimitero, secondo me se si inseriscono in sceneggiatura riferimenti così vanno un po’ più approfonditi, i ‘camei sentimentali’ lasciano il tempo che trovano e mi fanno più pensare a un ‘voglio ma non posso’. Oppure voglia di stupire e fare i dotti, che mi da ai nervi.
    Penn è sprecato, ma cmq bravissimo, quando trema di fronte al padre morto è unico, e anche quel suo passo lento e gobbo, mai una variazione nel ritmo, o il sorriso finale sotto la finestra dell’amica con i capelli tagliati: è un sorriso, ma di un uomo cmq ‘andato’ pur nella rinascita. Non so davvero come ci riesce. Non a caso è un grande.
    Mi ha fatto sorridere dove hai scritto nella tua recensione “GENERE: grottesco”, ha ha, questo sì farebbe sobbalzare Sorrentino. Bel colpaccio gli hai tirato. Ma se lo merita, hai ragione.
    Prossimo film che voglio vedere è LA SEPARAZIONE.
    Buona serata!

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  2. Grazie Paola. Osservazioni molto interessanti, le tue, che non è difficile
    condividere. Penso però che il problema principale del film resti quello di
    un intellettualismo fine a se stesso, con zero contenuti e un espediente
    narrativo scontatissimo. Non c'era bisogno che Sorrentino andasse in America
    per mostrare al mondo che lui sa piazzare le cineprese (con Bigazzi al
    seguito...) meglio dei più grandi filmaker hollywoodiani: lo sapevamo già.
    Quanto a Penn, concordo: e' uno dei migliori al mondo ma qui è davvero
    troppo sacrificato. Lui è stato al gioco e questo gli fa onore ma se lo
    avessi conosciuto per questa interpretazione non avrei saputo cosa dire sul
    suo conto.
    Ciao

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  3. sceneggiatura degna del peggior wenders, bella fotografia. a parte il vecchio nazista e il ragazzino del centro commerciale, gli altri personaggi sono credibili come una moneta da 3 euro ... (anche perchè a penn avrà chiesto di recitare così) David byrne mai visto così triste ... avrà mica visto il film ?!?!

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  4. Oscar, sono super-distratto!
    La recensione mi è arrivata ma non l'avevo vista.
    Meno male! E' stato meglio andarlo a vedere senza aver letto la tua recensione prima. Probabilmente, se l'avessi letta, avrei scelto un altro film.
    La tua analisi è perfettamente condivisibile, però a me il film è piaciuto veramente molto.
    La recitazione di Sean Penn (credo velatamente ispirata al Terence Stamp di Priscilla), la trama esile con l'inserimento via via di particolari e personaggi da contestualizzare in seguito (alcuni ininfluenti), la colonna sonora e la fotografia, fanno di questo film un prodotto che incontra il mio gusto.

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