sabato 30 settembre 2017

L'incredibile vita di Norman (Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer)

anno: 2016       
regia: CEDAR, JOSEPH   
genere: grottesco   
con Richard Gere, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Steve Buscemi, Charlotte Gainsbourg, Dan Stevens, Hank Azaria, Harris Yulin, Josh Charles, Yehuda Almagor, Neta Riskin, Tali Sharon, Isaach de Bankolé, Dov Glickman (Doval'e Glickman), Jay Patterson, Jonathan Avigdori, Caitlin O'Connell, Andrew Polk, Jorge Pupo, Maryann Urbano, Ann Dowd, Amelie McKendry, Scott Shepherd, Yuval Boim, Davide Borella, D.C. Anderson, Hannah Yun, Miranda Bailey    
location: Israele, Usa
voto: 8,5   

Norman Oppenheimer (Gere) vive tra le strade innevate e i centri commerciali della Grande Mela, gli auricolari perennemente incolati alle orecchie, il cappotto cammello, la coppola e una borsa a tracolla. La sua grande ambizione è quella di entrare in contatto con la gente che conta. Non gli importa il potere né gli interessano i soldi. Con un misto di condiscendenza e ostinazione, si avvicina alle persone ripetendo quasi sempre la stessa frase: "Mi dica di cosa ha bisogno". Grazie a delle costosissime scarpe, riesce a entrare nell'orbita del primo ministro israeliano (Ashkenazi), ma anche sotto l'occhio vigile di un'ispettrice governativa di quel paese (Gainsbourg) che vuole capire chi sia davvero Norman.
Nonostante lo spoiler contenuto nel sottotitolo del film - La moderata ascesa e la tragica caduta di un faccendiere newyorkese - L'incredibile vita di Norman è l'esempio per antonomasia di cinema intelligente, innovativo, assai creativo sotto il profilo del linguaggio delle immagini (imperdibili gli split screen che ricreano in un'unica inquadratura ambienti radicalmente diversi). Diviso in quattro atti, il film di Joseph Cedar è il racconto favolistico di un bonario impostore ossessionato dal jet set, capace di intrecci impossibili pur di rendersi utile alle persone che contano, servito da un Richard Gere in stato di grazia.    

mercoledì 27 settembre 2017

L'equilibrio

anno: 2017       
regia: MARRA, VINCENZO 
genere: drammatico 
con Mimmo Borrelli, Roberto Del Gaudio, Giuseppe D'Ambrosio, Autilia Ranieri, Lucio Giannetti, Francesca Zazzera, Astrid Meloni, Paolo Sassanelli    
location: Italia
voto: 7 

A seguito di una crisi di vocazione e con sulle spalle un'intensa esperienza in Africa, don Giuseppe (Borrelli) chiede di essere trasferito in una diocesi dalle parti del suo paese d'origine, nel napoletano. Qui il parroco va a sostituire don Antonio (Del Gaudio), un sacerdote rudemente pragmatista, che si danna l'anima per il numero enorme di morti imputabili alle scorie presenti nella terra dei fuochi, ma che da tempo è venuto a patti con quel mondo, fatto di piccoli e grandi criminali e di una diffusissima omertà. Don Giuseppe tenterà di cambiare le cose, prendendo a cuore soprattutto il caso di una ragazzina abusata sessualmente, ma andrà incontro alla rivolta della cittadinanza.
Vincenzo Marra (Vento di terra, L'ora di punta) prosegue il suo intensissimo percorso nel cinema di impegno civile a marcata caratura verista, firmando in questa occasione la sua opera migliore. Nato da un tentativo fallito di raccontare in chiave documentaristica quegli stessi eventi, L'equilibrio ha avuto una gestazione peculiare, finendo col diventare un film di finzione che mette in campo il dilemma etico di un uomo di chiesa con una forte vocazione per il sociale, refrattario a ogni tentativo di mediazione tra i suoi ideali e la cruda realtà che gli sta intorno. Riuscitissimo sul piano narrativo e nel ritratto degli ambienti, il film pecca nella scelta di un protagonista dalla fisionomia imponente, ma assai legnoso e non sufficientemente carismatico per il ruolo che è chiamato a ricoprire e rispetto al quale l'overacting trova momenti quasi imbarazzanti, soprattutto in alcune scene madri.    

lunedì 25 settembre 2017

La fratellanza (Shot Caller)

anno: 2017       
regia: WAUGH, RIC ROMAN   
genere: gangster   
con Nikolaj Coster-Waldau, Lake Bell, Jon Bernthal, Jeffrey Donovan, Max Greenfield, Omari Hardwick, Benjamin Bratt, Evan Jones (II), Jessy Schram, Holt McCallany, Emory Cohen, Michael Landes, Juan Pablo Raba, Sarah Minnich, Chris Browning, Matt Gerald, Keith Jardine, Monique Candelaria, Mark Sivertsen, Jonathon McClendon, David House, Cru Ennis, Andrew Batchelor, Bobby Lee Osborn, Derek Dinniene, Diego Joaquin Lopez, Frankie Lester, Justin Webb    
location: Usa
voto: 6   

Un attimo di distrazione, un incidente che manda al Creatore il tuo migliore amico e perdi tutto: il lavoro da manager, la tua famiglia, gli affetti. Potresti cavartela guardando il sole a scacchi per soli 16 mesi, ma se finisci in quella scuola di avviamento al male che è il carcere può capitarti di trasformarti fisicamente e anche psicologicamente. È quanto accade a Jacob (Coster-Waldau), che - pur di sopravvivere in quella gabbia - macchia la sua fedina penale con reati ben più gravi, si fa rispettare, fiancheggia quelli che contano e dà una scalata ai vertici di una gang neonazista chiamata la fratellanza. Quando finalmente arriva il momento della libertà vigilata per buona condotta, un poliziotto cerca di incastrarlo, avendo fiutato che Jacob si trova implicato in una vicenda di traffico di armi.
Ennesimo film di ambientazione carceraria con inevitabili luoghi comuni (detenuti sodomizzati, risse, muscoli ipertrofici, bande rivali, tradimenti, razzismo) che ha come cifra principale - peraltro tutt'altro che nuova - il contrasto tra la vita prima e dopo il carcere, quella dell'uomo che transita da un'esistenza onesta e stabile a una disonesta e piena d'incertezze. Nelle due ore di durata il regista Ric Roman Waugh, che all'attivo ha Snitch - L'infiltrato, non lesina colpi bassi allo spettatore, con più di una concessione allo splatter, ma tiene costantemente alto il tasso adrenalinico del racconto, nonostante più di un buco d sceneggiatura.    

domenica 24 settembre 2017

47 metri (47 Meters Down)

anno: 2016   
regia: ROBERTS, JOHANNES   
genere: horror   
con Mandy Moore, Claire Holt, Matthew Modine, Santiago Segura, Yani Gellman, Chris J. Johnson, Axel Mansilla    
location: Messico
voto: 6,5   

Una ragazza americana sulla trentina (Moore) è stata lasciata dal fidanzato perché quest'ultimo "con lei si annoia". Allora ella pensa bene di andare con la sorella (Holt), che sommata a lei non riesce a mettere insieme la materia grigia di Flavia Vento, in vacanza in Messico. Le due decidono di provare il brivido di vedere gli squali stando immerse dentro una gabbia in mezzo al mare. La carrucola che tiene in sospensione la gabbia cede improvvisamente e le due finiscono sul fondale, circondate dai predatori molto affamati e avendo poco ossigeno nelle bombole. Riusciranno a salvarsi?
Con pochissimi elementi e qualche effetto speciale, il regista Johannes Roberts riesce a confezionare un thriller orrorifico ad altissimo tasso di suspense, avendo l'accortezza di far recitare per gran parte del film le due attricette di stampo bovino con una maschera in faccia e tenendo elevata la tensione per l'intera ora e mezza di durata. Come sempre in questi casi, qualche elemento implausibile e alcuni svolazzamenti onirici tolgono credibilità a un lavoro che altrimenti, nel suo genere, non può che dirsi riuscito.    

sabato 23 settembre 2017

Pino Daniele - Il tempo resterà

anno: 2017   
regia: VERDELLI, GIORGIO
genere: documentario
con Pino Daniele, Claudio Amendola, Joe Amoruso, Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, Rino Zurzolo, Renzo Arbore, Stefano Bollani, Ezio Bosso, Lorenzo Jovanotti Cherubini, Eric Clapton, Clementino, Roberto Colella, Gaetano Daniele, Enzo Decaro, Maurizio De Giovanni, Francesco De Gregori, Giorgia, Enzo Gragnaniello, Peppe Lanzetta, Maldestro, Fiorella Mannoia, Al di Meola, Phil Manzanera, Pat Metheny, Eros Ramazzotti, Massimo Ranieri, Ron, Vasco Rossi, Sandro Ruotolo, Giuliano Sangiorgi, Daniele Sanzone, Lina Sastri, Alessandro Siani, Corrado Sfogli, Massimo Troisi, Fausta Vetere    
location: Italia
voto: 3

Prendete a caso una canzone di Pino Daniele su YouTube o su Spotify (che so, un gioiello tipo Napul'è, A me me piace 'o blues, Quanno chiove, Yes I know my way, Je so' pazzo, Quando), ascoltatela e poi lasciatevi guidare automaticamente dall'algoritmo del sito che vi proporrà in sequenza una serie di brani: ne otterrete certamente maggiore beneficio rispetto alla visione di questo documentario girato a breve distanza dalla morte, avvenuta nel gennaio del 2015, di uno dei cantautori più significativi e innovativi dell'ultimo quarantennio. Il film di Giorgio Verdelli propone infatti un assemblaggio totalmente scriteriato di materiali, senza seguire una pista tematica né cronologica, affidandosi a intermezzi fuori luogo (il rap con dedica a Pino Daniele di Clementino è patetico, ma anche le incursioni di Enzo Decaro non sono da meno), alla rappresentazione più corriva della napoletanità e a una serie di riprese a caso sulla città di Napoli, realizzate da un'automobile in movimento. Tolta la bellezza delle canzoni dalle tante contaminazioni in dialetto e in lingua inglese composte e suonate dal grande musicista (che peraltro vanta collaborazioni di enorme calibro, da Pat Metheny a Eric Clapton) e qualche chicca presa dalla vita privata, il doc non aggiunge assolutamente nulla sul personaggio, né si arrischia sulla strada dell'agiografia. La pochezza delle molte testimonianze di chi lo ha conosciuto o ha lavorato con lui non è da meno, fatta eccezione per quella di Ezio Bosso sull'uso del contrappunto. Dopo quelli su De André, Jannacci, Guccini, De Gregori, Giovanni Lindo Ferretti e Vasco Rossi, Il tempo resterà è l'ennesimo passo falso compiuto dai nostri documentaristi per raccontare i grandi della canzone italiana.    

venerdì 22 settembre 2017

Glory - Non c'è tempo per gli onesti (Slava)

anno: 2016       
regia: GROZEVA, KRISTINA * VALCHANOV, PETAR   
genere: drammatico   
con Stefan Denolyubov, Margita Gosheva, Ana Bratoeva, Nadejda Bratoeva, Nikola Dodov, Stanislav Ganchev, Mira Iskarova    
location: Bulgaria
voto: 7   

Tzanko (Denolyubov), un ferroviere bulgaro, balbuziente e decisamente male in arnese, trova casualmente sulle rotaie una grandissima quantità di denaro, fuoriuscita da chissà dove. Senza neppure esitare, ne informa le autorità. Per questo gesto di encomiabile onestà viene ricompensato pubblicamente dal ministro dei trasporti, che gli regala un orologio. Per infilarlo al polso, Tzanko è costretto a dare in affidamento momentaneamente il suo Glory (la marca che è anche il titolo del film), un ricordo del padre con tanto di dedica incisa, a una giornalista rampante (Gosheva), arrogante, una iena insopportabile e isterica che sta seguendo una procedura per la fecondazione assistita (una sottotrama un po' troppo sottolineata). Il ferroviere vorrebbe soltanto riavere indietro il suo orologio e invece si trova invischiato, suo malgrado, in una vicenda kafkiana che lo porterà alla prigione per avere denunciato pubblicamente il silenzio del ministro dei trasporti sui continui furti di nafta che si verificano nelle ferrovie di stato.
Apologo amarissimo, sconsolato e senza happy end sull'impossibilità non solo di essere deboli, diversi, male attrezzati, ma persino normali, onesti, limpidi. La regia riesce a far sentire tutta la puzza di zolfo lasciata dai regimi comunisti, come se il giornalismo fosse ancora un'estensione della Pravda e il Moloch del potere costituito dalla caduta del muro di Berlino a oggi non fosse arretrato di un solo millimetro, a tutto svantaggio degli ultimi. Un esempio di cinema civile come potrebbero farne Loach o i Dardenne, che pecca soltanto nel tratteggio eccessivamente manicheo dei personaggi e nel proporre un proprio teorema senza lasciare aperto alcuno spiraglio per soluzioni narrative un po' più spiazzanti.    

mercoledì 20 settembre 2017

Barry Seal - Una storia americana (American Made)

anno: 2017       
regia: LIMAN, DOUG  
genere: thriller  
con Tom Cruise, Domhnall Gleeson, Sarah Wright, E. Roger Mitchell, Jesse Plemons, Lola Kirke, Alejandro Edda, Benito Martinez, Mauricio Mejia, Caleb Landry Jones, Jayma Mays, Jayson Warner Smith, Emilio Sierra, Jed Rees, Connor Trinneer, April Billingsley, Mike Pniewski, William Mark McCullough, Justice Leak, Robert Pralgo, Morgan Hinkleman, Kevin L. Johnson, Robert Farrior, Alpha Trivette, Alberto Ospino, Daniel Lugo, Tony Guerrero, Alex Quarles, Chloe Swan Sparwath    
location: Colombia, Honduras, Nicaragua, Usa
voto: 7,5  

Stanco della routine dei voli di linea, Barry Seal (Cruise), fenomenale pilota della TWA, decide di lasciare la compagnia per "servire il Paese" in cambio di palate di verdoni, andando a scattare fotografie aeree negli stati sudamericani che appoggiavano il comunismo (siamo negli anni '70): Honduras, San Salvador, Nicaragua. Il "gringo che non sbaglia un colpo" finisce però presto assoldato anche dai narcotrafficanti del cartello di Medellin, tra i quali Pablo Escobar. Costretto a trasferirsi con la famiglia in Arkansas, Seal rastrellò quattrini a palate (in senso letterale), finendo col mettersi in un giro più grande di lui, tra traffico di droga, Dea, Cia e riciclaggio di denaro sporco.
Doug Liman - già regista di un thriller di buona fattura come The Bourne identity - porta sul grande schermo la storia vera di Barry Seal, trascurando quasi completamente sia la fisionomia del personaggio (andatevi a vedere le foto in rete e troverete un ciccione senza alcun appeal, ben diverso da Tom Cruise) che il lato oscuro dello stesso, che qui lascia tutto lo spazio alle spavalderie di Tom Cruise, acrobatico, sempre sorridente e realmente alla guida dei velivoli. Dalla sua c'è pero tutto il resto: un ritmo mozzafiato innestato su un racconto picaresco, un'invidiabile capacità di raccontare vicende complesse (dal coinvolgimento di Reagan allo scandalo Iran-Contras), un montaggio ricchissimo d'inventiva e, soprattutto, una vena ironica insolita per film di questo genere.    

domenica 17 settembre 2017

W.

anno: 2009   
regia: STONE, OLIVER  
genere: biografico  
con Josh Brolin, Elizabeth Banks, James Cromwell, Ioan Gruffudd, Ellen Burstyn, Jeffrey Wright, Toby Jones, Thandie Newton, Scott Glenn, Richard Dreyfuss, Rob Corddry, Noah Wyle, Jesse Bradford, Jason Ritter, Sayed Badreya, Allan Kolman, Charles Fathy, Madison Mason, Jennifer Sipes, Paul Rae, Jonathan Breck, Michael Gaston, Dennis Boutsikaris    
location: Usa
voto: 6,5  

W. sta per Walker. Un'abbreviazione del secondo nome battesimale, un'inezia per distinguerlo da suo padre che pure quella W la portava comunque nel nome. George W. Bush è stato il quarantatreesimo presidente degli Stati Uniti d'America, paese che ha guidato con conseguenze mondiali devastanti tra il 2001 e il 2009. Rampollo di una famiglia di finanzieri, petrolieri, affaristi, una vera e propria dinastia (come racconta il documentatissimo best seller di Kevin Phillips, Una dinastia americana), Bush è stato uno dei presidenti americani più perniciosi e folli della storia di quel paese, l'emblema dell'inettitudine. Avvezzo all'alcol, sottaniere, scarso negli studi, ignorante (nel raccontarne gli anni della gioventù, il film ne sottolinea, persino nella traduzione in italiano, le continue incertezze grammaticali), fondamentalista cristiano, perennemente nel cono d'ombra del padre (Cromwell), eppure ambiziosissimo, Bush è stato il presidente che ha voluto una guerra in Iraq come un capriccio. È a lui che l'umanità deve la barzelletta delle armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein e mai trovate, con tutte le conseguenze che quella guerra ha comportato in termini di destabilizzazione in Medio Oriente, diffusione del terrorismo, radicalizzazione dell'Islam. Con la sfrontatezza che gli è consueta, Oliver Stone ne racconta la vicenda umana e soprattutto politica, affidandosi a un Josh Brolin che, nonostante la somiglianza, conferisce al suo personaggio un eccesso di nerbo. Pochissimo o per niente preoccupato dell'aspetto artistico, Stone ci propone ancora una volta il suo cinema rozzo e istintivo, tutto di pancia ma comunque sempre pronto a proporsi come voce critica della storia americana (Platoon, Wall street, Talk radio, Nato il 4 Luglio, JFK - Un caso ancora aperto, Gli intrighi del potere - Nixon, World trade center), riuscendo tuttavia a tratteggiare in maniera assai efficace il ritratto di un uomo dalle sembianze scimmiesche, interessato al profitto e al petrolio, spudoratamente indisponente con i suoi collaboratori: Condoleezza Rice (Norton), Colin Powell (Wright), Donald Rumsfeld (Glenn), lo spietato Dick Cheney (Dreyfuss). Un biopic da vedere a prescindere dall'aspetto squisitamente cinematografico, per capire come quest'uomo - in carica l'11 settembre 2001 in occasione dell'attacco alle Torri Gemelle (episodio che rimane sempre sullo sfondo del film) - sia stato capace, con la sua guerra preventiva, di porre le basi per un nuovo, terribile, disordine mondiale.

sabato 16 settembre 2017

I figli della notte

anno: 2016       
regia: DE SICA, ANDREA
genere: drammatico 
con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Luigi Bignone, Pietro Monfreda, Michael Bernhard Plattner, Dario Cantarelli   
location: Italia
voto: 4,5 

In un collegio dell'Alto Adige nato per "allevare la futura classe dirigente", che sembra l'Overlook Hotel di Shining, Giulio (Crea) conosce Edoardo (Succio), una specie di Lucignolo avverso a quell'istituzione totale più di ogni altro studente. Tra i due nasce un'amicizia che li porterà a scoprire mondi oscuri e inesplorati e a mettersi contro l'educatore-sorvegliante (Fabrizio Rongione, attore-feticcio dei fratelli Dardenne) che vigila continuamente su di loro.
Al suo esordio dietro la macchina da presa Andrea De Sica dimentica completamente la lezione di nonno Vittorio, peccando soprattutto nell'imbarazzante direzione degli attori. Dal suo script pretenzioso escono personaggi che, più che figli della notte, sembrano figli di papà o di buona donna, tutti indistintamente odiosi, messi a corredo di una trama implausibile sul tema dell'iniziazione al male con venature horror (echi del cinema di Dario Argento) e di una cornice gotica che cerca di esibire con magniloquenza tratti autoriali, riuscendoci soltanto in alcuni momenti e rimanendo lontanissimo da film di ambientazione simile come Another country, Arrivederci ragazzi o Il nodo alla cravatta.    

venerdì 15 settembre 2017

Baby Driver - Il genio della fuga

anno: 2017       
regia: WRIGHT, EDGAR  
genere: gangster  
con Ansel Elgort, Jon Bernthal, Jamie Foxx, Kevin Spacey, Jon Hamm, Eiza Gonzalez, Micah Howard, Lily James, Morgan Brown, Sky Ferreira, Ben VanderMey, Wilbur Fitzgerald, Flea, R. Marcos Taylor, Jeff Chase    
location: Usa
voto: 6,5  

Baby (Elgort) è poco più di un ragazzino, ha perso i genitori in un incidente d'auto, ha gli auricolari perennemente incollati alle orecchie ed è un asso del volante, costretto a lavorare per un boss che lo tiene sotto scacco (Spacey). Quando Baby, che si è innamorato della cameriera di una tavola calda (James), decide di smettere con l'attività criminale, arriva il momento di una rapina che va storta. Sarà costretto a modificare radicalmente i suoi programmi.
Con più di qualche debito nei confronti di Driver l'imprendibile, il film girato quarant'anni prima da Walter Hill, Baby driver ha una partenza al fulmicotone, mostrando i muscoli della regia con un montaggio serratissimo, un inseguimento mozzafiato e un pianosequenza da antologia. Partito come una commedia nera, il film di Edgar Wright vira su un registro rosa lasciando parecchie questioni irrisolte lungo il percorso (perché Baby ha un debito con il boss? Perché la scelta di un sordomuto come patrigno?), configurandosi come un discreto e divertente film di genere a uso e consumo soprattutto dei millennials (ne andranno pazzi) e con un valore aggiunto nel modo in cui riesce a incastonare la ricchissima colonna sonora all'interno delle immagini.   

giovedì 14 settembre 2017

L'ordine delle cose

anno: 2017       
regia: SEGRE, ANDREA  
genere: drammatico  
con Paolo Pierobon, Giuseppe Battiston, Valentina Carnelutti, Olivier Rabourdin, Fabrizio Ferracane, Yusra Warsama, Roberto Citran, Fausto Russo Alesi, Hossein Taheri    
location: Italia, Libia
voto: 7,5 

Gli italiani non ne possono più di sentir parlare di sbarchi sulle coste siciliane, di clandestini, di un'Europa distratta. Così il sottosegretario del Ministero degli Esteri (Russo Alesi) decide di inviare in Libia Corrado Rinaldi (Pierobon) - un superpoliziotto padovano solerte, preciso, affidabile e di poche parole - con il compito di trattare con il governo libico affinché quest'ultimo provveda sia a fermare le navi in rotta verso l'Italia che a sistemare la condizione dei profughi in quegli hot spot che dovrebbero essere dei centri di accoglienza ma che sono autentici lager. Rinaldi si troverà davanti a un dilemma etico: salvare la vita di una profuga (Warsama) con cui è entrato casualmente in più stretto contatto o assicurarsi che tutto abbia un proprio ordine secondo direttiva?
Andrea Segre si conferma regista sobrio e talentuoso, un autentico specialista sul tema dell'immigrazione che, dopo i due precedenti film di finzione (Io sono Li e La prima neve), viene affrontato da una prospettiva inedita nel nostro cinema. Ed è qui che Segre compie il suo capolavoro: riuscire a raccontare senza fronzoli, né didascalismi, la complessità del sistema che dovrebbe gestire il dramma dei profughi, tra loschi interessi del governo libico, soldi tintinnanti elargiti non sempre in maniera avveduta dall'Unione Europea, gestione dei cosiddetti centri di accoglienza e sedazione dell'opinione pubblica. Arriva così a realizzare un'opera importante e necessaria, grazie a un'ottima scelta di cast (Pierobon è perfettamente in parte), a un ritmo controllato ma tutt'altro che sonnolento e a una declinazione delle diverse situazioni che non scivola mai nella caricatura né tanto meno nel giudizio affrettato.    

mercoledì 13 settembre 2017

The Teacher (Ucitelka)

anno: 2016       
regia: HREBEJK, JAN   
genere: commedia   
con Zuzana Mauréry, Csongor Kassai, Peter Bebjak, Martin Havelka, Ondrej Malý, Éva Bandor, Zuzana Konecná, Richard Labuda, Oliver Oswald, Ina Gogalova, Monika Certezni, Alexandra Strelková, Judita Hansman, Ela Lehotská, Jozef Domonkos, Ladislav Hrusovsky, Tamara Fischer    
location: Slovacchia, Repubblica Ceca
voto: 7   

È il 1982. A Bratislava, nella Cecoslovacchia ancora assoggettata al blocco sovietico, sta iniziando l'anno scolastico. La professoressa Drazdechová (Mauréry), funzionario del partito comunista, conosce efficacissime scorciatoie per costruirsi quello che i sociologi chiamano "capitale sociale": tiene i suoi alunni sotto scacco col potere dei voti per ottenere favori di vario genere dai loro genitori. Una ragazzina non regge all'abuso di potere, tenta il suicidio sicché i genitori dei suoi compagni di classe si riuniscono per decidere se denunciare o meno i metodi poco ortodossi dell'insegnante.
Tratto da una storia vera, The teacher getta l'occhio su ciò che accedeva oltre la Cortina di Ferro durante gli anni del comunismo, ricorrendo a un espediente narrativo che richiama quello de La parola ai giurati, aggiungendovi una buona dose di ironia e acrimonia. Il montaggio a puzzle enfatizza la tensione del racconto, mentre l'overacting di gran parte del cast conferisce al film un registro vagamente teatrale.    

martedì 12 settembre 2017

Neve nera (Neve negra)

anno: 2017   
regia: HODARA, MARTIN
genere: giallo
con Ricardo Darín, Laia Costa, Leonardo Sbaraglia, Dolores Fonzi, Liah O'Prey, Federico Luppi, Andrés Herrera, Mikel Iglesias    
location: Argentina
voto: 3

Doppio delitto senza castigo in Patagonia. Qui vive Salvador (Darin),  cacciatore misantropo e dai modi bruschi, che dopo anni - alla morte del padre - viene raggiunto dal fratello minore (Sbaraglia) e dalla giovane moglie di quest'ultimo (Costa) perché qualcuno è disposto a sborsare un mucchio di quattrini per poter acquistare la casa avita dove risiede l'uomo. Mentre il fratello minore tenta di convicerlo circa le opportunità della vendita, tra i due fratelli emergono antichi dissapori e un terribile segreto custodito per anni.
Giallo sbiaditissimo, forzato e senza alcun ritmo, imperniato su un espediente narrativo straabusato (Segreti di famiglia, Le tre scimmie, Falchi, giusto per citare a caso) che va letargicamente a parare su una brutta vicenda di incesto, rispetto alla quale la diabolica coppia ne esce con un ritratto degno di Olindo Romano e Rosa Bazzi. L'ambientazione notturna in un paesaggio invernale, un paio di improvvisi colpi di scena e soprattutto la presenza di quello straordinario attore che è Ricardo Darin non servono a risollevare un film che pochissimi esercenti hanno avuto la sfrontatezza di far circolare nelle sale italiane.    

domenica 10 settembre 2017

Lone Survivor

anno: 2013   
regia: BERG, PETER  
genere: guerra  
con Mark Wahlberg, Taylor Kitsch, Emile Hirsch, Ben Foster, Eric Bana, Ali Suliman, Alexander Ludwig, Yousuf Azami, Sammy Sheik, Zabiullah Mirzai, John Hocker, Paul Craig, Rich Ting, Josh Berry, Dan Bilzerian, Robert Loerke, Jerry Ferrara, Johnny Bautista, Kurt Carlson, Daniel Fulcoly, Michael P. Herrmann    
location: Afghanistan, Usa
voto: 7,5  

Nel 2005 una squadra composta da quattro militari americani dei Seals, le forze speciali della Marina, si apposta sulle montagne del territorio afgano per uccidere un capo dei talebani. Qualcosa va storto e i quattro si trovano da soli a dover fronteggiare orde di talebani equipaggiati di tutto punto con fucili, esplosivi e altre armi. Come suggerisce il titolo, soltanto uno - Marcus Lutrell (Wahlberg) - sopravvivrà, per poi raccontare quella tragica avventura in un libro autobiografico sul quale poggia il film stesso.
Primo dei tre film girati dalla coppia Peter Berg / Mark Wahlberg, Lone survivor mette sul banco i suoi propositi muscolari fin dalle primissime battute, con un montaggio serrato e riuscitissimo che è uno dei valori aggiunti di quest'opera che racconta la cosiddetta operazione Red Wings. Risparmiandoci la retorica sul patriottismo, la regia riesce a raccontare un pezzo della recente storia americana impegnata in Afghanistan alla ricerca dei compagni di merende di Bin Laden, zoomando sul pieno dell'azione bellica e mostrando anche la faccia più umana del popolo afgano.    

sabato 9 settembre 2017

Mine

anno: 2016       
GUAGLIONE, FABIO * RESINARO, FABIO
regia: guerra
con Armie Hammer, Annabelle Wallis, Tom Cullen, Clint Dyer, Geoff Bell, Juliet Aubrey    
location: Italia, Spagna, Usa
voto: 4,5

In una regione desertica e imprecisata dell'Asia due militari americani stanno conducendo un'operazione mirata a catturare un pericoloso capo talebano. Uno dei due (Cullen) salta su una mina e muore poco dopo. L'altro (Hammer) si ritrova con un piede su una mina nascosta sotto la sabbia ed è pertanto costretto a rimanere immobile. Dovrà attendere un tempo indefinito per poter sperare nei soccorsi. Nel frattempo, l'arsura, la mancanza di acqua e cibo e gli attacchi notturni di belve feroci metteranno a durissima prova la sua sopravvivenza.
Fabio & Fabio (come si presentano nei credits i due registi Guaglione e Resinaro) tentano una via diversa al cinema bellico targato Italia a partire dal casting, tutto americano, e dallo script, che strizza smaccatamente l'occhiolino al cinema a stelle e strisce. Operazione encomiabile sulla carta, se non fosse che l'intero film si impernia sulla performance di un attore dallo scarsissimo carisma, calato in una condizione analoga a quella vista in film come Buried (guarda caso, il produttore, Peter Safran, è lo stesso), Duello nel Pacifico, L'aquila solitaria, Cast away, 127 ore, Locke, The Martian, Vita di Pi e altri ancora. Per di più, la metafora del passo falso che fa da sfondo a gran parte del film è a dir poco elementare sicché Mine si risolve soltanto come un'acrobatica prova di montaggio, un virtuosismo che non lascia granché al di là dell'aspetto tecnico.    

venerdì 8 settembre 2017

Il colore nascosto delle cose

anno: 2017       
regia: SOLDINI, SILVIO  
genere: sentimentale
con Valeria Golino, Adriano Giannini, Arianna Scommegna, Laura Adriani, Anna Ferzetti, Andrea Pennacchi, Beniamino Marcone, Mattia Sbragia, Valentina Carnelutti, Roberto De Francesco, Giuseppe Cederna, Rossana Mortara, Italo Amerighi, Angela Ciaburri, Alessandro Minati, Giorgia Ciotola, Laura Nardi, Maria Cristina Mastrangeli, Lorenzo Terenzi, Irene Vannelli, Vito Mancusi, Rita de Donato, Aglaia Mora, Pierpaolo Tesoro, Habubur Rahaman, Alice Ferranti, Giuseppe Vaccaro, Marco Corazza, Alfonso Somma, Marco Nobili, Massimo De Santis, Simona Senzacqua, Marco Frezza, Tommaso Petralia, Valerio Petralia    
location: Italia
voto: 7  

Teo (Giannini) è un pubblicitario romano con inestirpabile tendenza alla bugia compulsiva. Eterno Peter Pan, è in procinto di andare a convivere con Greta (Ferzetti), ma nel frattempo ha un'amante sposata (Carnelutti) e si invaghisce di Emma (Golino) dopo esserne stato sedotto dalla voce ascoltata durante "Dialogo al buio", un'esperienza che avvicina le persone cosiddette normali al mondo percettivo dei ciechi. Già, perché Emma, un' osteopata, ha perso la vista a 17 anni ed è cieca ma piena di vita. Tra i due inizia una relazione inevitabilmente complicata.
A cinque anni di distanza da Il comandante e la cicogna e dopo ben tre documentari (di cui uno, Per altri occhi, affrontava già il tema della cecità), Soldini torna al film di finzione. Lo fa mettendo in scena - con una variazione continua di formati - una vicenda intimista e delicata, sulla scorta di Cosa voglio di più, tra due personaggi che non potrebbero essere più lontani. Con lui, a vent'anni esatti da Le acrobate, ci sono una straordinaria Valeria Golino (che qui recita con lenti opacizzate per calcare il verismo del personaggio) e un credibilissimo, per quanto calato nel ruolo di bugiardo incallito, Adriano Giannini. Al film non mancano né ritmo né tensione narrativa, ma qualche didascalismo di troppo a sottolineare l'origine psicologica del carattere di Teo controbilancia in negativo l'idea diffusa del rapporto tra apparenza e realtà, rinvenibile tanto nell'azione di un robottino per la pulizia domestica quanto negli occhi di una madre che segretamente scruta i movimenti della figlia (Adriani).    

mercoledì 6 settembre 2017

A Ciambra

anno: 2017       
regia: CARPIGNANO, JONATHAN   
genere: drammatico   
con Pio Amato, Koudous Seihon, Iolanda Amato, Damiano Amato, Cosimo Amato, Cosimino Amato, Francesco Papasergio    
location: Italia
voto: 7   

Pio (Amato) è un quindicenne eclettico: non si limita al furto e al borseggio nelle stazioni ferroviarie, ma è anche uno specialista delle ruberie di rame, di quelle di oggetti tecnologici e nella ricettazione. Fuma compulsivamente e guida automobili e motorini (rigorosamente senza casco). E lo fa per sbarcare il lunario, giacché suo padre e suo fratello maggiore, sui quali poggerebbe l'economia della numerosissima famiglia, fanno il pendolo con il carcere. Pio fa parte de A cambria, la comunità rom di origine albanese di stanza in Calabria. Questi zingari chiamano "marocchino" qualunque africano (e Pio ha un amico nero - interpretato da Koudous Seihon - che è più che un secondo padre) e "italiani" tutti gli altri, vivono di espedienti e in un'allerta continua. In un ritratto iperrealista che, stando alle note di regia, nasce comunque da un copione scritto - sebbene tutti i personaggi recitino loro stessi, quasi sempre lasciando inalterati persino i nomi -, l'oriundo americano Jonathan Carpignano firma un romanzo di formazione spiazzante, di assoluto verismo, sotto l'egida nientemeno che di Martin Scorsese, qui nelle vesti di produttore esecutivo. E lo fa senza mai giudicare i suoi personaggi, bensì lasciando che sia l'azione a parlare, raccontando una realtà fatta di una lingua quasi incomprensibile (una pidginizzazione del calabrese), di espedienti continui, di guerra tra poveri, di analfabetismo e di un'impressionante promiscuità. Cinema coraggioso, antinarrativo, ad altissimo tasso di interesse sociologico, uno spaccato che si colloca su un terreno liminare, in quello spazio che sta tra finzione e cinema-verità.    

domenica 3 settembre 2017

Land Of Mine - Sotto La Sabbia (Under Sandet)

anno: 2015   
regia: ZANDVLIET, MARTIN   
genere: guerra   
con Roland Møller, Mikkel Boe Følsgaard, Louis Hofmann, Joel Basman, Emil Buschow, Oskar Buschow, Laura Bro, Oskar Bökelmann, Emil Belton, Oskar Belton, Leon Seidel, Karl-Alexander Seidel, Maximilian Beck, August Carter, Tim Bülow, Alexander Rasch, Julius Kochinke    
location: Danimarca, Germania
voto: 8   

Nel 1945, immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il territorio danese doveva essere bonificato dall'enorme quantità di mine antiuomo che i tedeschi avevano seppellito sotto la sabbia lungo tutta la costa, prefigurando un attacco alleato da quella parte. Quattordici soldati tedeschi prigionieri, tutti giovanissimi, vennero utilizzati a questo scopo, sotto le direttive di un sergente (Møller) che, dall'iniziale piglio severissimo, passò gradualmente a un ruolo quasi paterno. Soltanto quattro di loro riuscirono a salvarsi.
Tratto da una storia vera che mette in scena un capitolo infame e poco conosciuto del secondo conflitto Mondiale, il film del danese Martin Zandvliet è una magnifica pagina di cinema antimilitarista, girata con una fotografia superba in territori mozzafiato, carica di suspense e di colpi di scena. Film ad altissimo valore pedagogico e dal messaggio inequivocabile: di fronte agli orrori della guerra qualunque differenza di nazionalità o etnia si svuota completamente di significato e si può finire persino per provare compassione per questi imberbi soldatini nazisti che davanti a un'esplosione chiamano la mamma e sognano salsicce.
Candidato all'Oscar 2017 come miglior film straniero.    

sabato 2 settembre 2017

Dunkirk

anno: 2017     
regia: NOLAN, CHRISTOPHER
genere: guerra
con Fionn Whitehead, Tom Glynn-Carney, Jack Lowden, Harry Styles, Aneurin Barnard, James D'Arcy, Barry Keoghan, Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance, Tom Hardy   
location: Francia, Regno Unito
voto: 9

 "Cosa vede?", domanda un gallonato militare della Marina Militare britannica al generale (Branagh) che sta scrutando l'orizzonte. "La patria", è la risposta di quest'ultimo. È in questo scambio che si condensa il decimo, sontuoso film di Christopher Nolan. Siamo a Dunquerque (inglesizzato in Dunkirk per l'occasione), nell'estremo nord della Francia. È il 1940 e gli eserciti inglese e francese stanno per capitolare, messi all'angolo dai feroci attacchi degli Stukas tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma "la patria" in arrivo, avvistata dal generale, altro non sono che le imbarcazioni private di migliaia di cittadini britannici, salpati dalle coste di Dover e dintorni per andare a salvare quei ragazzi che stanno combattendo una guerra assurda fuori dai confini nazionali. Tra inglesi e francesi, ne salveranno più di 300mila.
Nolan, che ha anche scritto il copione, si conferma uno dei maggiori talenti cinematografici al mondo. Con Dunkirk firma il suo primo film di guerra, sviluppandolo secondo tre spunti narrativi e temporali a cui corrispondono altrettanti personaggi. Una settimana a terra, vista con gli occhi di un giovanissimo barelliere britannico (Whitehead); un giorno per mare, in un'avventura che sembrava impossibile a bordo di uno yacht guidato da un uomo anziano (Rylance) con molti sensi di colpa rispetto a chi sta combattendo in nome del Regno Unito e, infine, un'ora in cielo, a bordo di uno Spitfire guidato da un Tom Hardy che per quasi tutto il film recita soltanto con gli occhi - la maschera da aviatore perennemente incollata davanti alla bocca - proprio come gli era capitato ne Il cavaliere oscuro, chiuso nell'abitacolo dell'areo da combattimento, in analogia con lo spazio ridottissimo che aveva in Locke.
Pochissime parole, moltissima azione, la musica imprescindibile e rumoristica di Hnas Zimmer, la tensione costante, i grandiosi movimenti di macchina in campo lunghissimo alternate a scene claustrofobiche all'interno delle imbarcazioni fanno precipitare lo spettatore nel pieno del caos della guerra, come era riuscito a fare finora soltanto Salvate il soldato Ryan, ma protraendo l'impatto sensoriale per l'intero film. Un'esperienza immersiva totalizzante con la quale, ancora una volta (come in Memento, Inception e Interstellar), Nolan torna a decostruire spazio e tempo, fino a fare di Dunkirk uno dei film bellici destinati a rimanere - con Stalag 17, Orizzonti di gloria, Apocalypse now, Full metal jacket, The hurt locker e American sniper - per sempre nella storia del cinema.   

venerdì 1 settembre 2017

L'ora legale

anno: 2017       
regia: FICARRA, SALVATORE * PICONE, VALENTINO  
genere: commedia  
con Valentino Picone, Salvo Ficarra, Valentino Picone, Leo Gullotta, Vincenzo Amato, Tony Sperandeo, Sergio Friscia, Antonio Catania, Eleonora De Luca, Ersilia Lombardo, Alessia D'Anna, Francesco Benigno, Alessandro Roja, Ersilia Bonanno, Marcello Mordino, Paride Benassai, Gaetano Bruno, Edoardo De Angelis    
location: Italia
voto: 2  

Nell'immaginario paese siciliano di Pietrammare (ma in realtà il film è stato girato tra Termini imerese e Palermo) alla vigilia delle elezioni si respira aria di cambiamento. Sono in molti a voler accantonare il sindaco uscente (Sperandeo), che ha costantemente caratterizzato il proprio mandato sulla base dell'affarismo e degli interessi personali, per dare i voti a un professore candidato con una lista civica (Vincenzo Amato: inguardabile e inascoltabile), che promette un cambio di rotta nella direzione della legalità. Tra questi, i due cognati del futuro sindaco (Ficarra e Picone), decisamente scettico l'uno e fortemente motivato l'altro. Quando però i propositi del neosindaco si concretizzano e la cittadinanza si vede sottratta la propria quota di interesse personale, saranno i suoi stessi sostenitori a metterlo nelle condizioni di doversi dimettere.
Siamo dalle parti della commedia populista più becera, scritta a uso e consumo di un pubblico abboccone disposto a ridere per niente. Come in Qualunquemente, ci ritroviamo di fronte al grado zero della scrittura cinematografica, dove tutto è cliché, banalità, gag risibili che non fanno ridere, il tutto condito con un ritmo incespicante, i tempi della battuta che non ci sono e una recitazione che genera imbarazzo.