lunedì 31 dicembre 2012

Classifiche 2012: top 10

I 10 film più belli usciti nel 2012

One day on Earth (2012) di Kyle Ruddick
Amour (2012) di Michael Haneke
Marina Abramovic: The Artist Is Present (2012) di Matthew Akers
Gli equilibristi (2012) di Ivano De Matteo
...E ora parliamo di Kevin (We Need to Talk About Kevin) (2010) di Lynne Ramsay
Tutti i nostri desideri (Toutes nos envies) (2012) di Philippe Lioret
ACAB - All Cops Are Bastards (2012) di Stefano Sollima
Henry (2011) Alessandro Piva
Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno (The Dark Knight Rises) (2012) di Christopher Nolan
Bella addormentata (2012) di Marco Bellocchio


I 10 libri più interessanti letti nel 2012

Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo. I migliori cinquanta libri che ho letto negli ultimi dieci anni, 2012, La Repubblica (saggistica generale)
Donata Francescato, Quando l'amore finisce, 2012, Il Mulino (psicologia)
Loretta Napoleoni, Il contagio. Perché la crisi economica rivoluzionerà le nostre democrazie, 2011, Rizzoli (economia)
Raffaele Simone, Presi nella rete. La mente ai tempi del web, 2012, Garzanti (comunicazione)
Giovanni Ciofalo, Infiniti anni Ottanta. Tv, cultura e società alle origini del nostro presente, 2011, Mondadori (comunicazione)
Maria Cristina Saccuman, Biberon al piombo. L'impatto dell'inquinamento sulla salute dei bambini, 2012, Sironi (scienze)
George Ritzer, La religione dei consumi, 1999, Il Mulino (sociologia)
Stefano Pivato, Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro del Novecento, 2011, Il Mulino (storia)
Luca Davico e Luca Staricco, Trasporti e società, 2006, Carocci (sociologia)
Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi, Sex crimes. Storia di passioni morbose e di efferati delitti, 2011, Mondadori (psicologia)


I 10 dischi più belli ascoltati nel 2012

Bill Fay - Life Is People
Kevin Tihista - On This Dark Street
Alt-J - An Awesome Wave
Jakob Bro - Time
Eivind Aarset - Dream Logic
Lars Danielsson - Liberetto
Benedikt Jahnel - Equilibrium
Enrico Rava - On The Dance Floor
Jack Savoretti - Before The Storm
Robin Jackson - Dust Diaries

domenica 30 dicembre 2012

Là-bas - Educazione criminale

anno: 2011   
regia: LOMBARDI, GUIDO 
genere: gangster 
con Kader Alassane, Moussa Mone, Esther Elisha, Billy Serigne Faye, Fatima Traore, Alassane Doulougou, Salvatore Ruocco, Franco Caiazzo, Gaetano Di Vaio, Marco Mario de Notaris 
location: Italia
voto: 6

Il 18 settembre del 2008 un gruppo di camorristi affiliato al clan dei Casalesi fece una strage di ragazzi africani presso una sartoria di Castel Volturno. Uno di loro sopravvisse fingendosi morto e risultando decisivo per le testimonianze del processo. Le indagini dimostrarono che nessuno dei morti era legato alla camorra né tanto meno alla mafia nigeriana, che sul posto gestiva droga e prostituzione. L'esordiente Guido Lombardi racconta quell'episodio orribile con un film che sta a metà strada tra ricostruzione documentaristica e finzione, parente alla lontana di Gomorra di Garrone. Al centro della vicenda c'è Yssouf (Alassane), che si arrabatta come può vendendo fazzoletti ai semafori fino a quando non viene ingaggiato da quel piccolo boss locale che è diventrato suo zio (Mone). Quando il ragazzo si trasforma in un corriere della droga cominciano i guai seri.
Lombardi ricostruisce con grande verismo gli ambienti degradati dell'hinterland casertano e le condizioni di miseria dei neri sfruttati e spesso vestiti solo con tute acetate, mostrando altresì sensibilità antropologica nel documentare le abitudini religiose e la determinazione verso l'integrazione nel tessuto sociale di quella parte di immigrati non disposti a scendere a compromessi con la criminalità organizzata. Al film, che pure ha fatto incetta di premi (tra questi, il Leone del futuro-premio opera prima "Luigi De Laurentiis" al festival di Venezia), manca soltanto un pizzico di ritmo e un po' più di coraggio nella scelte di regia, per quanto resti apprezzabile il tentativo di restituire per intero la Babele linguistica di un luogo dove la lingua italiana serve soltanto da ponte tra idiomi diversi. Il che ha reso necessario sottotitolare l'intero film.     

venerdì 28 dicembre 2012

Poor cow

anno: 1968   
regia: LOACH, KEN  
genere: drammatico  
con Carol White, John Bindon, Terence Stamp, Queenie Watts, Kate Williams, Ray Barron, Hilda Barry, James Beckett, Laurie Asprey, Kenneth Campbell, Ron Clarke, Gladys Dawson, Terry Duggan, Rose Hiller, Winnie Holman, Malcolm MacDowell  
location: Regno Unito
voto: 3,5

Il film d'esordio di Ken Loach, quando ancora si firmava col suo nome per intero (Kenneth) è datato 1967, e già conteneva in nuce gli elementi che avrebbero caratterizzato tutto il suo cinema: i diseredati, le periferie, la classe operaia, la giustizia. Qui siamo nei sobborghi di Londra, dove Joy (White) è costretta a crescere da sola il suo bambino, in quanto il suo compagno (Bindon), uomo dispotico e brutale, è finito in carcere. La ragazza cerca di sbarcare il lunario come può, passando dal fare la cameriera alla fotomodella, si lega a un amico del marito (Fuller), ma anche quest'ultimo, dopo un po', finisce in galera per via di un furto. Suo marito uscirà di prigione di lì a poco…
Melodramma a sfondo sentimentale tratto dal romanzo Povero amore mio di Nell Dunn, con voce off della stessa protagonista, didascalie che scandiscono il racconto come fosse una sorta di autoconfessione e intermezzi di forte impronta documentaristica che conciliano il sonno. Il cinema di Loach era ancora acerbo, ma i suoi tasselli essenziali erano già ben visibili. Indimenticabili le canzoni di Donovan che accompagnano il film.    

giovedì 27 dicembre 2012

La parte degli Angeli (The Angels' Share)

anno: 2012   
regia: LOACH, KEN
genere: commedia
con Paul Brannigan, John Henshaw, Gary Maitland, Jasmin Riggins, William Ruane, Roger Allam, Siobhan Reilly, Chooye Bay, Paul Birchard, James Casey, Roderick Cowie, Paul Donnelly, Scott Dymond, Nick Farr, David Goodall, David Graham, Finlay Harris, John Joe Hay, Barrie Hunter, Kasumi Kitano, Scott Kyle, Lynsey Lawrie, Lorne MacFadyen, Charles MacLean, Joy McAvoy, Alison Mcginnes, Lynsey-Anne Moffat, Daniel Portman, Jim Sweeney, Dai Tabuchi, Gordon Taylor, Fernando Velasquez, Robert J. Goodwin
location: Regno Unito
voto: 7,5

C'è tutto il cinema di Loach in questa commedia drammatica ambientata nei dintorni di Glasgow: la periferia, gli emarginati, la lotta di classe, la voglia contagiosa di giustizia ed equità sociale. Eppure, nonostante gli ingredienti siano ancora una volta gli stessi, il cinema del grandissimo maestro britannico continua a pompare vitalità, dinamismo e una capacità di raccontare come pochi altri.
Un gruppo di trentenni con le fedine penali non proprio immacolate, tutti condannati a svariate ore di lavori socialmente utili in luogo della galera, si trovano sotto l'egida di un educatore benevolo. Tra un lavoro di muratura e l'altro, arriva il giorno del diversivo: andare alla degustazione di whisky di qualità eccellente (il titolo del film deriva proprio da quel 2% di scotch contenuto nelle botti e che ogni anno evapora). Uno di loro (Brannigan), appena diventato padre e perseguitato dagli amici del ragazzo che ha picchiato a sangue e che lo ha portato al processo, scopre di avere un naso raffinatissimo per il whisky. Comincia così a coltivare il suo talento fino a quando non gli viene un'idea geniale: trafugare il contenuto di una botte che vale più di un milione di sterline quando questa viene messa all'asta. Indossato il kilt, con i suoi sodali tenta allora un'operazione all'apparenza impossibile.
Film corale a metà strada tra I soliti ignoti e Full Monty, giocato in gran parte sulla contrapposizione di classe, La parte degli angeli ricorda altri film corali del regista britannico, come Paul, Mick e gli altri. Costellato da battute fulminanti, il film lascia a bocca per la compassione che Loach prova per i suoi personaggi, per la poesia con cui riesce a riportarli dai bassifondi dell'esistenza al riscatto sociale, mostrandoci il lato buono che si nasconde dietro le loro intemperanze. E ha del miracoloso ciò che il regista riesce a ottenere dai suoi attori, ancora una volta presi dalla strada e ancora una volta capaci di un realismo che lascia il segno.
Premio della giuria al 65. festival di Cannes (2012).    

mercoledì 26 dicembre 2012

End of Watch - Tolleranza zero

anno: 2012   
regia: AYER, DAVID
genere: poliziesco
con Jake Gyllenhaal, Michael Peña, Natalie Martinez, Anna Kendrick, David Harbour, Frank Grillo, America Ferrera, Cle Shaheed Sloan, Jaime FitzSimons, Cody Horn, Shondrella Avery, Everton Lawrence, Leequwid 'Devil' Wilkens, James 'Pistol' McNeal, Zone, Alvin Norman, Richard Cabral, Diamonique, Maurice Compte, Yahira Garcia, Manny Jimenez Jr., Nikki Nicholle Barreras, Michael Monks, Hugh Daly, Kristy Wu, David Castaneda, Candace Smith, Serene Branson, Ramon Camacho, Kevin Vance, Corina Calderon, Eric Garcetti, David Fernandez Jr., Nelly Castillo, McKinley Freeman, John A. Russo, Tom Spencer
location: Usa
voto: 5

Lo ammetto: non so se End of watch sia un'espressione idiomatica (nel caso, certamente non significa Tolleranza zero, come suggerisce il sottotitolo italiano del film nonché il titolo di un bruttissimo disco di Pat Metheny, Zero tolerance for silence). A naso direi che watch abbia più probabilità di avere a che fare con l'orologio (fine turno?) che col guardare. La fine del tempo sembra arrivare con un agguato da parte di un gruppo di malavitosi messicani per Brian Taylor (Gyllenhaal) e Mike Zavala (Peña), dioscuri di stanza presso la polizia di Los Angeles. Frizzi e lazzi si alternano ad azioni più o meno rischiose o arrischiate: lo spacciatore, il segregatore di bambini, il terrorista e così via, seguendo una struttura narrativa che per l'intero film alterna chiacchierate in auto con scene d'azione. David Ayer, già regista di un altro poliziesco di buona fattura (La notte non aspetta), ci aggiunge la fissazione di uno dei due per le riprese video (avrà copiato dal De Palma di Redacted?), contribuendo, con questa scelta, a dare l'impressione di avere frullato insieme gli spunti documentaristici di Polisse con il racconto semi-filologico del lavoro di polizia di Tropa de Elite e il tema della coppia di agenti inseparabili (Training day e dintorni, non a caso scritto proprio da Ayer), tutti polizieschi contemporanei di successo. Un effetto déjà vù, dunque, che per di più cerca di compensare il grigiore della struttura narrativa con il grand guignol di diverse scene raccapriccianti: da quella del poliziotto che chiede aiuto con un pugnale conficcato nell'occhio a quella dei cadaveri dissezionati.    

martedì 25 dicembre 2012

Ruby Sparks

anno: 2012       
regia: DAYTON, JONATHAN * FARIS, VALERIE
genere: commedia fantastica
con Paul Dano, Zoe Kazan, Chris Messina, Annette Bening, Antonio Banderas, Aasif Mandvi, Steve Coogan, Toni Trucks, Deborah Ann Woll, Elliott Gould, Alia Shawkat, Jane Anne Thomas, John F. Beach, Eleanor Seigler, Emma Jacobs, Wallace Langham, Rightor Doyle, Eden Brolin, Michael Silverblatt, Mary Jo Deschanel, Kai Lennox, Ole Olofson, Jack Levinson, China Shavers, Casey Genton, Michael Berry Jr., Lindsay Fishkin, Claudia Bestor, Oscar
location: Usa
voto: 4

Mai (o quasi) fidarsi dei film che parlano di uno scrittore, di uno sceneggiatore o di un regista in crisi (basti pensare a L'abbuffata di Calopresti, Boris il film, Il regista di matrimoni, La passione, Secret window, Wonder boys e La dea del successo): quasi sempre sono il trucco per uscire davvero dall'impaccio della creazione e il risultato si vede tutto. Non fa eccezione l'opera seconda - tratta da una fiacca sceneggiatura della coprotagonista Zoe Kazan (nipote del regista Elia) - di Jonathan Dayton e Valerie Faris, già autori del godibile Little Miss Sunshineche qui affidano a Paul Dano il ruolo di protagonista dopo avergli dato quello di un eccentrico adolescente nel film precedente. Il ragazzo, che al computer preferisce una vecchia macchina per scrivere, ha avuto fortuna con un primo romanzo ma non riesce più a ingranare. I fogli rimangono bianchi finché non gli si presenta, in carne (poca) e ossa (molte) la stessa protagonista dei suoi racconti (Zoe Kazan, appunto, sua compagna anche nella vita). Sarà un'allucinazione? Macché: pare che anche gli altri vedano la ragazza. C'è però un problema: la creatura è tutta sua e, di conseguenza, lui può farle fare ciò che vuole. Il film non è ambientato ad Arcore né a Palazzo Grazioli e quindi il ragazzo si accontenta di far parlare la sua fidanzata in francese e poco più. Ma alla lunga il gioco diventa noioso…
Epigono di film come Harvey, Ruby Sparks gioca sul tema dell'amico immaginario e sull'antinomia junghiana tra amore e potere, mantenendosi sempre sul filo del paradosso. Ci aggiunge l'idea della creatura inventata che si ribella - come già si era visto nel sordiano Io e Caterina - ma finisce col girare sempre intorno alla stessa solfa, senza guizzi e con divagazioni narrative tanto inutili quanto imbarazzanti, a cominciare dall'incontro tra nuora e suocera alternativa (Bening). Magari con il terzo film si riuscirà a capire se Little Miss Sunshine sia stato o meno un incidente di percorso.    

sabato 22 dicembre 2012

La Regola del Silenzio - The Company You Keep

anno: 2012       
regia: REDFORD, ROBERT 
genere: thriller 
con Robert Redford, Shia LaBeouf, Julie Christie, Sam Elliott, Jackie Evancho, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Anna Kendrick, Brit Marling, Stanley Tucci, Nick Nolte, Chris Cooper, Susan Sarandon, Hamza Adam, Barry Bowman, Jennifer Bradley, Mark Brandon, Andrea Brooks, Lane Edwards, Dan Gerrity, G. Michael Gray, Lucie Guest, Eddy Huber, Lexie Huber, Jon Johnson, Hiro Kanagawa, Matthew Kimbrough, Kelly-Ruth Mercier, David Milchard, Kenneth Miller, Lochlyn Munro, Allison Riley, Stephen Root, Erin Simms, Clay St. Thomas, Mark Steinberg, Jordan Weller, Bernie Yao 
location: Usa
voto: 5

Campione del cinema impegnato, promotore infaticabile del cinema giovane legato al Sundance festival, irriducibile attivista politico, da regista Robert Redford non è mai riuscito a tenere il passo con la sua vocazione politica. Non fa eccezione questo La regola del silenzio, che racconta la vicenda di un pacifista (lo stesso Redford) che negli anni settanta venne accusato dell'omicidio di una guardia giurata durante una rapina. L'uomo si è rifatto una vita, è un affermato avvocato rimasto vedovo con una figlia adolescente al seguito, ma quando, dopo più di trent'anni, la sua identità viene svelata da un giovane reporter di Albany, è costretto alla fuga. Con una serie di mosse astute e coraggiose, l'uomo cerca di far emergere la verità, ben diversa dalle colpe di cui è imputato.
Nel migliore dei casi, il film tratto dal romanzo di Neil Gordon è il parente povero de Il fuggitivo, con una spruzzata di generico impegno che sembra messo lì per ricordare i bei tempi andati e con tanto di passerella di star democratiche (Sarandon, Christie, Nolte, Elliott) che non va oltre il cammeo. Per essere un film basato sull'inseguimento - come gran parte del cinema hollywoodiano - non contiene neppure una scena capace di tenere alta la tensione. Per di più, il protagonista è poco credibile come genitore, e lo svolgersi del racconto è fiacco e prevedibile, in linea con un cinema dall'impianto molto classico, apprezzabilissimo per gli intenti e l'invito alla riflessione, ma incapace di autentici sussulti. Notevole l'accompagnamento della colonna sonora firmata da Cliff Martinez.    

martedì 18 dicembre 2012

La bottega dei suicidi (Le magasin des suicides)

anno: 2012       
regia: LECONTE, PATRICE 
genere: animazione 
location: Francia
voto: 5

Dopo più di trent'anni di carriera e dopo successi come Il marito della parrucchiera o Confidenze troppo intime, Patrice Leconte riesce finalmente a coniugare due sue passioni finora inespresse: l'animazione e il musical. Lo fa raccontando una storia all'apparenza macabra, tratta dal libro di Jean Teulé e parente alla lontana di certe atmosfere degne di Tim Burton: quella di una società talmente annichilita nella quale il suicidio diventa gesto comune. Così c'è chi pensa che anche quello dell'autosoppressione possa essere un business e rastrella denaro grazie a una bottega, quella del titolo, che offre qualsiasi tipo di rimedio, dalla corda col cappio al veleno, per chi aspira a un veloce trapasso. Le cose vanno bene fino a quando nella famiglia Tuvache, che gestisce la bottega (papà si chiama, neanche a dirlo, Mishima…) nasce Alan, che rappresenta un grosso problema: ride troppo ed è sempre allegro. Gli affari saranno compromessi? Nella città comincia a respirarsi un'aria nuova…
Difficile confezionare un messaggio più ingenuo, flebile e retorico, a prescindere da come si vede il mondo e l'esistenza, se con la beota gaiezza di un Candide o come una fatica di Sisifo. Fatto sta che nel primo cartone animato da regista di Leconte tanto è originale e accattivante la forma, tanto sono deboli e inconsistenti trama e contenuti. Se questi ultimi esprimono un livello cognitivo da terza elementare, la forma, più vicina ai Simpson o alle animazioni di D'Alò che alle meraviglie di Dreamworks e Pixar, si lasciano apprezzare per la caratterizzazione dei personaggi, per le ardite "riprese" dall'alto, per la spettacolarità dei tetri scenari urbani, ma anche per le molte invenzioni visive disseminate qua e là: da una seduta psichiatrica in cui i pensieri si trasformano nella macchie di Rorschach agli scenari metropolitani che rifanno il verso a De Chirico. Da non perdere i titoli di coda, che con semplici caratteri latini richiamano le diverse modalità di suicidio, e da notare qualche bella torvata in sede di sceneggiatura, come il nome della bottega che, una volta convertita in una creperie, si chiama Dulcis in fundo…     

lunedì 17 dicembre 2012

Lawless

anno: 2012       
regia: HILLCOAT, JOHN
genere: gangster
con Shia LaBeouf, Tom Hardy, Jason Clarke, Guy Pearce, Jessica Chastain, Mia Wasikowska, Dane DeHaan, Chris McGarry, Tim Tolin, Gary Oldman, Lew Temple, Marcus Hester, Bill Camp, Alex Van, Noah Taylor, Mark Ashworth, Tom Proctor, Bruce McKinnon, Eric Mendenhall, Toni Byrd, Robert T. Smith, Jake Nash, William J. Harrison, Joyce Baxter, Jeff Braun, Malinda Baker, Tom Turbiville, Chad Randall, Terry Keasler, Duncan Nicholson, Ron Clinton Smith, Anna House, Ricky Muse, Peter Krulewitch
location: Usa
voto: 6

1931. Il proibizionismo vige già da una decina d'anni ma non basta a fermare l'attività di produzione illegale di whisky e di altri superalcolici da parte dei tre fratelli Bondurant. Lo sceriffo di Franklin County, in Virginia, chiude un occhio e prende una parte fino a quando non arriva un cattivissimo e determinatissimo vicesceriffo (Pearce) a guastare le feste. Si scatena così una guerra all'ultimo sangue nella quale viene coinvolta anche mezza cittadina.
Tratto dal romanzo autobiografico scritto da Matt Bondurant, nipote di Jake, uno dei tre fratelli, e tratto da una sceneggiatura del rocker australiano Nick Cave (che ha composto la colonna sonora insieme a Warren Ellis), il film di Hillcoat esegue il compito con diligenza, rifacendo il verso a Scorsese, De Palma, Coppola e Leone senza averne lontanamente il talento. La tensione tuttavia è garantita, il sangue scorre a ettolitri e la violenza non risparmia il grand guignol. Abbastanza per riscattare la pessima prova del precedente The road, ma troppo poco per rimanere opera da cineteca: qui, tra scene viste e riviste e la voce fuori campo che spiega e raccorda, non si va oltre la variante rurale del gangster movie.    

domenica 16 dicembre 2012

Rapunzel - L'intreccio della torre (Tangled)

anno: 2010   
regia: GRENO, NATHAN * HOWARD, BYRON 
genere: animazione 
location. Usa
voto: 8

Nata da un re e una regina molto amati, la piccolissima Rapunzel viene rapita ancora nella culla da una vecchia strega che sa che i suoi capelli sono miracolosi: permettono di non invecchiare mai. La megera cresce la ragazzina nell'alto di una torre in mezzo al bosco, intimandole di non lasciare mai la sua residenza coatta. Ma arriva il giorno, quando ormai la ragazza sta per raggiungere il diciottesimo anno di vita, in cui nella torre fa capolino, durante una fuga, un ladro di bell'aspetto: per Rapunzel sarà l'occasione per prendere finalmente contatto con il mondo e mettersi alla ricerca della sua famiglia.
Tratto da uno dei più noti racconti dei fratelli Grimm (Raperonzolo nella versione italiana, qui ampiamente ritoccata), Rapunzel mette insieme inventiva visiva, avventura, molta comicità (la scena della ragazzina che capita nella taverna "infestata" da bruttissimi ceffi dal cuore tenero è memorabile) e un certo numero di canzoni delle quali si farebbe volentieri a meno.    

sabato 15 dicembre 2012

The Grey

anno: 2012       
regia: CARNAHAN, JOE
genere: avventura
con Liam Neeson, Frank Grillo, Dermot Mulroney, Dallas Roberts, Joe Anderson, Nonso Anozie, James Badge Dale, Ben Bray, Anne Openshaw, Peter Girges, Jonathan Bitonti, James Bitonti, Ella Kosor, Jacob Blair, Lani Gelera, Larissa Stadnichuk
location: Usa
voto: 2

Partiti per andare a lavorare presso una piattaforma petrolifera in Alaska, un gruppo di operai rimane vittima di un brutto incidente aereo. Il velivolo si schianta in aperta alta montagna e i sopravvissuti, che non hanno provviste né armi, sono anche costretti a vedersela con dei lupi ringhiosi e affamati.
Non si quale sostanza psicotropa abbia assunto il produttore del film per buttare soldi in uno spettacolino così avvilente. Siamo alla fiera del già visto in materia di drammi catastrofici, con tutte i cliché del caso: il leader carismatico (Neeson, che nel film interpreta un uomo rimasto recentemente vedovo, - proprio come è accaduto nella sua vita privata - spedito lì dalla compagnia proprio per salvaguardare gli operai dagli attacchi dei lupi), l'antagonista rompiballe, il sognatore sfortunato, la decimazione dei sopravvissuti, l'accanimento della natura contro questi poveri superstiti. Il regista, che ha già dato forma e firma a un blockbuster come A-Team, pare indeciso tra un horror con effetti speciali risibili (i primissimi prototipi di Rambaldi erano meno meccanici dei lupi di The grey) e il dramma interiore posticcio (il protagonista ha qualche rimorso per una vicenda di malattia della moglie che rimane a dir poco ellittica) con forti quote di machismo. Schematico e didascalico, il film tratto dal racconto Ghost Walker di Ian Mackenzie Jeffers fa rimpiangere persino la trascurabilissima serie di Airport e non ci regala un attimo di bellezza neppure sfruttando le scenografie naturalistiche che fanno da contorno alla vicenda.    

mercoledì 12 dicembre 2012

Bolt - Un eroe a quattro zampe

anno: 2008   
regia: HOWARD, BYRON * WILLIAMS, CHRIS 
genere: animazione 
location: Usa
voto: 3

Fin da piccolo il cane Bolt recita un copione senza saperlo, come già si era visto in The Truman show, convinto di avere dei superpoteri (è, a sua insaputa, il protagonista di una serie tv che furoreggia tra il pubblico a stelle e sctrisce). Quando viene allontanato per errore dal set comincia - purtroppo e per fortuna - ad assaggiare la vita vera in compagnia di una gatta piuttosto navigata e di un criceto.
Non va oltre una fiacchissima trasposizione del blockbuster di Weir in formato cartoon questo film melenso, scontatissimo, nel quale latitano persino le invenzioni animate che sono il pepe dei film di questo genere. Nella versione italiana la voce di Bolt è affidata a Raoul Bova. Se proprio non avevano di meglio, è sempre meglio di DJ Francesco.    

domenica 9 dicembre 2012

Alì ha gli occhi azzurri

anno: 2012       
regia: GIOVANNESI, CLAUDIO 
genere: drammatico 
con Nader Sarhan, Stefano Rabatti, Brigitte Apruzzesi, Marian Valenti Adrian, Cesare Hosny Sarhan, Fatima Mouhaseb, Francesco Panetta, Yamina Kacemi, Salah Ramadan, Marco Conidi, Alessandra Roca 
location: Italia
voto: 7

Alì non si chiama Alì, ma Nader (Sarhan), e per avere gli occhi azzurri si mette le lenti a contatto. Già, perché lui si sente italiano, nonostante i genitori, egiziani trapiantati nella periferia romana del Laurentino 38, antepongano a ogni altra cosa la loro identità musulmana. È in nome di quella identità che ingaggiano col figlio una battaglia affinché il ragazzo, sedicenne, rinunci alla storia d'amore con la sua fidanzata italiana: per il Corano la cosa non va bene. Per Nader ha così inizio una settimana brava durante la quale si ritrova a pendolare di giorno tra espedienti vari e qualche comparsata a scuola, dove c'è anche l'amico Stefano (Rabatti) e a girovagare di notte in cerca di alloggi di fortuna. Per i due amici le cose si mettono male quando, durante una rissa in discoteca, ci scappa la coltellata. E si mettono peggio quando Stefano si invaghisce della sorella di Nader.
Ritaglio di vita in una Roma che più pasoliniana (a partire dal titolo del film) non potrebbe essere, e nella quale i ragazzi di vita si arrabattano come possono tra multiculturalismo, marginalità e aspirazioni minime. Giovannesi, qui al suo secondo lungometraggio di finzione dopo La casa sulle nuvole, aiutato anche dalla fotografia cupissima di Daniele Ciprì e da un cast di attori credibilissimi presi dalla vita reale e che nel film conservano i loro nomi, immortala una realtà talmente vivida da rendere quasi impalpabile il confine tra finzione e documentario. Un'opera di indubbio interesse alla quale manca soltanto un pizzico di lucidità in più nella traiettoria narrativa, davvero molto esile.
Premio speciale della giuria e premio alla migliore opera prima e seconda alla VII edizione del festival internazionale del film di Roma (2012).    

sabato 8 dicembre 2012

Exit through the gift shop

anno: 2010   
regia: BANKSY 
genere: documentario 
con Banksy, Mr. Brainwash, Debora Guetta, Monsieur André, Zeus, Shepard Fairey, Ron English, Caledonia Curry, Borf, Buffmonster, Steve Lazarides, Wendy Asher, Roger Gastman, Laurent Nahoum-Vatinet, Amanda Fairey, Romain Lefebure, Clemence Janin, David Healy, Celeste Sparrow, Derek Walborn, Adam Lawrence, Justin Murphy, Justin Saliman, Sonja Teri, Grace Jehan, Rhys Ifans, Space Invader, Christina Aguilera, Beck, Victor Borrayo, Angie Crouch, Mary Cummins, Liam Gallagher, Noel Gallagher, Angelina Jolie, Jude Law, Jay Leno, Joshua Levine, Shaquille O'Neal, Brad Pitt, Alastair Stewart, Tai, Alex Thomson 
location: Regno Unito
voto: 8

Di Banksy, writer inglese ormai assurto a fama mondiale, si sa pochissimo, vista la caparbietà con cui riesce a nascondere la sua identità. Eppure i suoi disegni disseminati sui muri di mezzo mondo - compresi quelli dei territori palestinesi dove ha dipinto degli squarci esotici - rappresentano una delle pagine più innovative, rivoluzionarie e dissacranti della street art. Dai graffitari degli anni '90 alle mostre nei grandi spazi espositivi di Los Angeles e del Moma di New York, il suo documentario è una strana creatura tutt'altro che autocelebrativa: in esso, piuttosto, vi è un singolare gioco di specchi tra lui, che compare sempre rigorosamente in controluce e incappucciato, e Thierry Guetta, un francese mezzo pazzo con una mania compulsiva che lo spinge a filmare sempre e qualsiasi cosa. Filma di qua, filma di là, Thierry - trasformatosi poi in Mister Brainwash (il signor lavaggio del cervello) - si ritrova a filmare i writer nelle loro incursioni più acrobatiche (e, tra questi, lo stesso Banksy), fino a quando non decide di trasformarsi lui stesso in un marchio, arrivando a diventare una star a metà strada tra pop e street art, capace di rastrellare milioni di dollari saccheggiando Obey, Banksy e Andy Warhol.
La forza di questo straordinario documentario sta nel restituire un'immagine a tutto tondo della street art, mostrando - senza esplicitarla - la zona liminare tra arte e impostura. Si colgono il ruolo centrale della ripetizione dell'atto e i punti di contatto tra arte di strada e branding. È esemplificativo il caso di Invader, uno che incolla sui muri, nelle posizioni più inarrivabili, i personaggi del videogioco Space Invaders, piccoli mosaici realizzati con piastrelle colorate. Un documentario poco convenzionale, per nulla didascalico, eppure capace di ricostruire il percorso accidentato di questa forma d'arte che è la quintessenza della volatilità e al tempo stesso la summa della riproducibilità tecnica di cui parlava Benjamin: un vero coacervo di contraddizioni.    

mercoledì 5 dicembre 2012

Il sospetto (Jagten)

anno: 2012       
regia: VINTERBERG, THOMAS
genere: drammatico
con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrøm, Susse Wold, Anne Louise Hassing, Lars Ranthe, Alexandra Rapaport, Ole Dupont, Rikke Bergmann, Katrine Brygmann, Allan Wibor Christensen, Nina Christrup, Daniel Engstrup, Josefine Gråbøl, Steen Ordell Guldbrandsen, Øyvind Hagen-Traberg, Nicolai Dahl Hamilton, Bjarne Henriksen, Karina Fogh Holmkjær, Jacob Højlev Jørgensen, Jytte Kvinesdal, Birgit Petersen, Rasmus Lind Rubin, Frank Rubæk, Søren Rønholt, Sebastian Bull Sarning, Hana Shuan, Troels Thorsen
location: Danimarca
voto: 3

Una bambina dell'asilo (Wedderkopp) racconta una cazzata e un adulto (Mikkelsen), il suo maestro, finisce in prigione. Non è un film di fantascienza, anche se ci si avvicina moltissimo, bensì una variante sul tema della pedofilia, che con Festen già aveva fruttato gli allori al regista in squadra col Dogma 95, Thomas Vinterberg. Pur avendo le sembianze del melodramma realista, Il sospetto è un'accozzaglia di trovate inverosimili che assemblano alla rinfusa Cane di paglia, Il dubbio e Caccia selvaggia. La storia è quella di un maestro d'asilo, separato, che diventa vittima di un'accusa del tutto gratuita da parte di una mocciosa che è anche la figlia del suo migliore amico. Convocato dalla dirigente scolastica, che non si è fatta scrupolo di sottoporre la bambina a una sommaria perizia da parte di uno psicologo che usa alla piccola gli stessi metodi di estorsione che la Gestapo rivolgeva agli ebrei, il maestro si limita a dire: "la situazione è grave". Un altro al suo posto avrebbe rovesciato la scrivania e sarebbe tornato dopo un quarto d'ora col fucile a canne mozze. Lui no: resiste stoicamente, aspetta che le indagini facciano il loro corso, per qualche tempo vede persino il sole a scacchi. L'epidemia della maldicenza è esiziale, si innesca un effetto contagio per cui dopo qualche giorno il mite maestro viene trasformato nel mostro di Marcinelle. Gli amici lo abbandonano, i commercianti gli usano una delicatezza che fa rimpiangere i metodi dei Casalesi e qualcuno gli fa anche trovare il cadavere del cane davanti all'uscio di casa. Dalla sua parte rimangono soltanto il figlio adolescente e un amico. Il sottofinale è talmente assurdo che mi piacerebbe raccontarlo per sfregio al film, ma vi lascio la sorpresa se avete 7 euro da buttare.
C'è da rimanere costernati dopo aver visto un film del genere. Ci si domanda: perché tanta voglia di colpire il pubblico con una favola che è al più una sorta di sbiadita parabola cristologica? Perché eliminare dal plot narrativo qualsiasi elemento di plausibilità (un minimo di strategia difensiva da parte dell'accusato; una minor prontezza al linciaggio prima morale e poi fisico da parte dei cittadini; il sottofinale che, ancora una volta, non sto a dire)? Nella sua voglia di colpire lo spettatore al basso ventre, con un racconto al quale va comunque riconosciuta una notevole potenza narrativa e una capacità indubbia di tenere la tensione sempre su quote altissime, Vinterberg finisce per offrire un'analisi delle dinamiche comunitarie quanto mai rozza, approssimativa, persino didascalica (ci viene spiegato passo per passo come e perché la bambina arriva all'accusa infamante), in consistente ritardo persino sulle teorie già a loro tempo semplicistiche di Tarde e Le Bon.
L'unico merito del film, oltre alla bella prova di Mads Mikkelsen - che a Cannes si è conquistato il massimo alloro - è quello di ricordarci - come fece L'innocenza del diavolo - quanto di diabolico possa esserci nei bambini.    

domenica 2 dicembre 2012

Un matrimonio all'inglese (Easy Virtue)

anno: 2008   
regia: ELLIOTT, STEPHAN 
genere: commedia 
con Jessica Biel, Colin Firth, Kristin Scott Thomas, Ben Barnes, Kris Marshall, Kimberley Nixon, Katherine Parkinson, Pip Torrens, Christian Brassington, Charlotte Riley, Jim McManus, Georgie Glen, Laurence Richardson 
location: Regno Unito
voto: 5

Già autore di film eccentrici come Priscilla la regina del deserto e The eye, l'australiano Stephan Elliott per la sua opera terza si cimenta sul tema dello scontro tra culture, incarnato da una nuora americana e una suocera inglese. La prima (Biel) è una donna indipendente e anticonformista, che si è fatta apprezzare nel campo delle corse automobilistiche nel primo dopoguerra. Ha però il difetto di essere una yankee. È per questo, e per il modo irruento con cui la ragazza porta un'aria di freschezza, innovazione e disinvoltura sessuale, che la suocera (Scott-Thomas) - un'aristocratica donna inglese decaduta che vive con la famiglia in una specie di reggia - non riesce a sopportarla. Lo scontro tra le due donne sarà senza esclusione di colpi.
Tratto da una commedia scita da Noel Coward e già portata al cinema da un giovanissimo Hitchcock quando il cinema era ancora muto (Fragile virtù), Un matrimonio all'inglese passa dal registro grottesco (l'uccisione del cane) al melodramma, tira frecciate allo snobismo british e chiude con un finale telefonato. Attori tutti perfettamente in parte, fotografia con colpi di genio.    

sabato 1 dicembre 2012

Una famiglia perfetta

anno: 2012
regia: GENOVESE, PAOLO
genere: commedia
con Sergio Castellitto, Marco Giallini, Claudia Gerini, Eugenia Costantini, Francesca Neri, Carolina Crescentini, Ilaria Occhini, Eugenio Franceschini, Giacomo Nasta, Lorenzo Zurzolo, Romuald Andrzej Klos, Paolo Calabresi, Maurizio Mattioli, Sergio Fiorentini
location: Italia
voto: 7

La famiglia perfetta è la commedia che non ti aspetti, convinto di entrare in sala per vedere l'ennesima variante insipida sugli Immaturi d'Italia. E invece si rimane spiazzati fin dalla prima scena, quando Leone (interpretato dal solito Castellitto da applausi), durante il pranzo prenatalizio nella sua gigantesca residenza umbra, attacca ferocemente il più piccolo dei suoi figli (Nasta). Ma è tutta finzione. Già, perché Leone, uomo tanto straricco quanto solo, ha preso in affitto una compagnia di attori per passare il Natale simulando di avere una famiglia e preparando per loro tanto di copione. Le brusche virate improvvisative del padrone di casa innervosiscono i commedianti, contenuti a stento dal capocomico (un impeccabile Marco Giallini dai tempi sempre giusti) in vista del lauto guadagno che si prospetta loro. Quando a casa arriva una donna rimasta in panne per strada (Neri), i teatranti saranno costretti a improvvisazioni ancora più acrobatiche. Finale assolutamente a sorpresa e tutto da gustare.
Con La famiglia perfetta Paolo Genovese gioca la sua carta migliore, scrivendo un copione che - con Happy family di Salvatores - sembra finalmente portare nuova linfa alla stantia commedia italiana. Merito certamente della trama così ricca di trovate, ma anche dei due protagonisti maschili, che con una Claudia Gerini in costante crescita formano un trio di esuberante comicità. Peccato solo che il resto del cast, a partire da Francesca Neri, Ilaria Occhini e Eugenio Franceschini, non sia all'altezza della situazione.