giovedì 30 aprile 1998

Z - L'orgia del potere

anno: 1968   
regia: COSTA-GAVRAS, CONSTANTIN   
genere: storico   
con Yves Montand, Irene Papas, Jean Louis Trintignant, François Perier, Jacques Perrin, Charles Denner, Pierre Dux, Georges Géret, Bernard Fresson, Marcel Bozzufi, Julien Guimar, Magali Noël, Renato Salvatori, Habib Reda, Clotilde Joanno, M.Baquet, Sid Ahmed Agoumi, Allel El Mouhib, Hassan Hassani, Gerard Darrieu, Jean Bouise    
location: Grecia
voto: 8   

Nella Grecia sottomessa al regime semi-dittatoriale dei colonnelli (siamo nel 1963), il deputato democratico Gregoris Lambrakis (Yves Montand) viene ucciso in occasione di un comizio. Un integerrimo magistrato (Jean Louis Trintignant), aiutato da un giornalista d'arrembaggio (Jacques Perrin, qui anche in veste di produttore), riesce a smascherare il complotto. Ma le pene per i colpevoli saranno minime.
Dal romanzo di Vassili Vassilikos basato su un fatto vero, Costa Gavras ricava un film di grande impegno politico e civile, sobrio e teso nei dialoghi (di Jorge Semprun), talvolta datato nelle tecniche di ripresa e nel commento sonoro. Z è la lettera che in greco antico stava per "è vivo". Premio speciale della giuria e Palma d'oro a Trintignant a Cannes 1969 nonché Oscar come miglior film straniero.

martedì 28 aprile 1998

Un topolino sotto sfratto (Mouse hunt)

anno: 1997   
regia: VERBINSKI, GORE  
genere: comico  
con Nathan Lane, Lee Evans, Vicki Lewis, Maury Chaykin, Christopher Walken, Eric Christmas, Michael Jeter, Debra Christofferson, Camilla Søeberg, Ian Abercrombie, Annabelle Gurwitch, Eric Poppick, Ernie Sabella, William Hickey, Cliff Emmich, Susan Blommaert, Carmen Filpi, Brianna Shebby, Saverio Carubia, Fred Pierce, David Weisenberg, Scott Alan Smith, Jose' Rey, Michael X. Sommers, Valorie Armstrong, Steve Bean, Peter Anthony Rocca, Pep Torres, Mario Cantone, Leslie Upson, E.J. Callahan, Pat Thomas, Michael Ross, Peter Gregory, Sarah Dampf, Suzanne Krull, Clement Blake, Harper Roisman, Danielle Shebby, Melanie MacQueen, Orville Stoeber, William Frankfather, David Fresco  
location: Usa
voto: 8

Negli States di fine anni cinquanta i fratelli Ernie (Nathan Lane) e Lars Smuntz (Lee Evans) ereditano dal padre la fabbrica di spago che l'uomo aveva diretto con tanta passione ed una casa progettata da un grande architetto del passato, valutata una miseria ma diventata col tempo una fortuna incalcolabile. I due, persi il lavoro e la moglie, ingaggiano un'asta per la cessione dell'abitazione a cifre cosmiche. Ma all'interno della stessa risiede un diabolico topolino, impermeabile a fucilate, rattizzatori e quant'altro la mente umana possa escogitare per eliminarlo. In sottofinale l'asta si concluderà con un disastro, ma i due, grazie al topolino, convertiranno la fabbrica di spago in una eminente industria casearia. Collocato tra gotico, Stanlio e Ollio, Hanna & Barbera, i fratelli Coen, Terry Gilliam e il fumetto, il film scritto da Adam Rifkin si muove con incredibile disinvoltura nella fitta ragnatela di situazioni comiche che la sceneggiatura ha predisposto per l'occasione. Girato con rara finezza, montato prodigiosamente da Craig Wood, sorretto dalla superba vis comica dei due protagonisti ed animato dagli stupefacenti effetti di verosimiglianza dalla Rhythm & Hues Studios, Un topolino sotto sfratto si rivela un gigante persino rispetto alle produzioni Disney.    

sabato 25 aprile 1998

Condannato a morte per mancanza di indizi (The star chamber)

anno: 1983       
regia: HYAMS, PETER  
genere: thriller  
con Michael Douglas, Hal Holbrook, Y.Kotto, S.Gless, J.B.Sikking, J.Regalbuto, D.Calfa, J.Disanti          
location: Usa
voto: 6,5

Cosa accade se l'elefantiasi burocratica, il cavillo legislativo, l'inezia giudiziaria hanno il potere di evitare ai colpevoli la loro giusta condanna? Succede che un tribunale-ombra di Los Angeles, apparecchiato da giudici disillusi rispetto al sistema del quale fanno parte, emetta sentenze di morte per chi è riuscito a sfuggire dalle larghe maglie del codice penale. Al sinedrio del magistrati l'ultimo arrivato è Steven Hardin (Michael Douglas), penalista integerrimo costretto a liberare due farabutti accusati di pedofilia. Anche per loro arriverà, puntuale, la sentenza di morte emessa dal tribunale clandestino, salvo però che stavolta i due sono innocenti. È allora che Hardin decide di denunciare i suoi colleghi onde ripristinare l'antico e malato sistema. Cinema di destra? La giustizia, comunque la si guardi, è un'utopia? L'elegante dramma giudiziario scritto da Roderick Taylor (alla sceneggiatura ha collaborato il regista) in sottofinale lascia intendere che le soluzioni autarchiche sono sempre le più efficaci e che un delinquente, anche se lo risparmi per un reato che non ha commesso, rimane un delinquente e in quanto tale va giustiziato. Salvo poi, nell'ultima inquadratura del film, volere correre ai ripari e occhieggiare ad un sistema penale malato ma più umano. Levate le ambiguità e la recitazione bovina di Michael Douglas, il film di Hyams rimane un passaggio obbligato per chi volesse riflettere sull'intricato dedalo del sistema penale.    

A 30 secondi dalla fine (Runaway train)

anno: 1986       
regia: KONCHALOVSKY, ANDREI
genere: thriller
con Jon Voight, E.Roberts, R.De Mornay, K.T.Heffner, J.P.Ryan, T.K.Carter, K.McMillan
location: Usa       
voto: 8

Manny (uno Jon Voight in forma smagliante) e Buck (Eric Roberts, fratello di Julia) riescono a fuggire dal carcere di massima sicurezza dell'Alaska. Arrivati caparbiamente alla stazione ferroviaria dopo avere attraversato fogne e tundra, i due prendono il treno sbagliato. Il macchinista infatti è morto e il convoglio si dirige a tutta velocità verso una tragica fine. A complicare le cose c'è l'accanimento del direttore del penitenziario (John P.Ryan), disposto a tutto pur di ingaggiare una sfida personale con Manny. Ma questo, che salverà la vita a Buck e alla ragazza (Rebecca DeMornay) che accidentalmente si trovava sullo stesso treno, deciderà per entrambi.
Nel suo film di gran lunga migliore, basato su una sceneggiatura di Akira Kurosawa e sceneggiato da Djordje Milicevic, Paul Zindel e Edward Bunker, Konchalovsky vira in chiave avventurosa un apologo sulla bestialità umana e la fallibilità della tecnologia, mettendo insieme Shakespeare e Hobbes. Ne esce un'opera tesa, esasperata, con qualche debito verso Il colpo della metropolitana di Joseph Sargent, fotografata splendidamente da Alan Hume, perfettamente in grado di capovolgere la raffigurazione del bene e del male.    

lunedì 13 aprile 1998

The jackal

anno: 1997       
regia: CATON-JONES, MICHAEL 
genere: thriller 
con Bruce Willis, Richard Gere, Sidney Poitier, D.Venora         
location: Canada, Finlandia, Russia, Usa
voto: 6

La mafia russa ingaggia un killer professionista soprannominato "the Jackal" (lo sciacallo, interpretato da Bruce Willis) per eliminare la first lady americana e lanciare un chiaro messaggio all'F.B.I. Come contromisura, gli 007 USA non hanno altro rimedio che ricorrere all'unica persona che conosce la vera identità di Jackal, un ex-terrorista irlandese (Richard Gere) rinchiuso nelle patrie galere che con il killer ha un conto personale in sospeso. Fuoco e vernice rossa a volontà, esito scontato.
Caton-Jones riadatta il soggetto de Il giorno dello sciacallo (diretto nel 1973 da Fred Zinneman), mettendolo nelle mani di Chuch Pfarrer, ne aumenta il dosaggio di violenza, addobba la confezione con armi micidiali, colpi di scena, riprese effettuate per mezzo mondo (Mosca, il Canada, Helsinki, la Virginia, ecc.) e due idoli del gentil sesso con l'accuratezza che è propria del grande circo hollywoodiano. Se non si guarda troppo per il sottile - a cominciare dal fatto che di film così, anche di recente, ce n'è a bizzeffe, basti pensare a The rock o Heat - il risultato è accettabile: il ritmo, la suspense e l'inespressività di Bruce Willis sono garantiti come sempre. Richard Gere sembra aver cominciato a capire in cosa consiste la sua professione.    

La vita è meravigliosa (It's a wonderful life)

anno: 1946   
regia: CAPRA, FRANK  
genere: fantastico  
con James Stewart, Donna Reed, Lionel Barrymore, Thomas Mitchell, Henry Travers, Beulah Bondi, Frank Faylen, Ward Bond, Gloria Grahame, H.B. Warner, Frank Albertson, Todd Karns, Samuel S. Hinds, Mary Treen, Virginia Patton, Argentina Brunetti, William Edmunds, Charles Williams (IV), Sara Edwards, Lillian Randolph  
location: Usa
voto: 10

Dopo la perdita del padre alla fine degli anni '20, George Bailey (James Stewart) deve abbandonare le proprie ambizioni di esploratore per rilevare l'attività del genitore, un credito per le costruzioni. Ma la spietata avidità del concorrente Potter (Lionel Barrymore) e una buona dose di sfortuna lo porteranno sul lastrico. Quando però decide di farla finita, un angelo (Henry Travers) viene in suo soccorso, gli mostra cosa sarebbe stata la vita di Bedford Falls, la cittadina in cui vive, se lui non fosse mai nato e imprime nuova fiducia nello sfortunato George. Così, tornato, a casa, la notte di Natale del 1945 il buon George troverà i suoi concittadini pronti a rimpinguare le casse del credito. Una delle pietre miliari di tutta la storia del cinema riflette appieno la weltanschauung di Capra: non scevro da intenti moralizzatori, questa parabola dickensiana è un autentico monumento alla solidarietà e al contempo una sardonica e pessimistica presa in giro dell'arrivismo capitalista. Soggetto e sceneggiatura di Frances Goodrich, Albert Hackett e Capra da una storia di Philip Van Doren Stern.    

martedì 7 aprile 1998

Il ladro (Vor)

anno: 1997   
regia: CHUKHRAI, PAVEL  
genere: drammatico  
con Vladimir Mashkov, Ekaterina Rednikova, Mikhail Filipchuk, Dmitriy Chigaryov, Yuriy Belyaev, Amaliya Mordvinova, Lidiya Savchenko, Anatoliy Koshcheev, Anna Shtukaturova, Ervand Arzyumanyan, Natalya Pozdnyakova, Olga Pashkova, Lyudmila Selyanskaya, Galina Petrova, Viktor Bunakov, Yuliya Artamonova, Evgeniy Popov, Natalya Aitova, Valentina Ananina, Sergey Artemev, S. Akhapkin, Klavdiya Belova, V. Belyakov, Valentina Berezutskaya, Andrey Bessolitsyn, Mikhail Burlakov, Vyacheslav Vdovin, Igor Vetrov, Tatyana Goncharova, Vyacheslav Gorbunchikov, Viktor Grigoryuk, Aleksandr Dedyushko, Vladimir Dyachkov, A. Zaychik, Sergey Zuev, Konstantin Ignatikov, Aleksandr Karnaushkin, S. Klimushkin, Galina Komarova, Antonina Konchakova, Ivan Kosykh, Sergey Makarov, Alla Meshcheryakova, Yuriy Mitrofanov, S. Nesselman, Aleksandr Nizhegorodtsev, Vladimir Pivovarov, Natalya Pikula, V. Smirnov, Nikolay Smorchkov, Stepan Starchikov, Anton Tabakov, Evgeniy Tetervov, Vladimir Firsov, A. Khalafova, Viktor Tsaryov, R. Tsataryan, Aleksandr Chislov, Kseniya Entelis  
location: Russia
voto: 7,5

1952. Durante un viaggio in treno con la madre (la bellissima Ekaterina Rednikova), il piccolo Sania (Misa Philipchuk), un bambino di 6 anni, si imbatte in Tolyan (Vladimir Mashkov, star del teatro russo), 33enne in divisa. I tre prendono una stanza in affitto in un condominio e per un po', nonostante i modi bruschi di Tolyan, la vita di Sania trascorre in relativa serenità. Ma il fragile equilibrio si sfalda quando madre e figlio scoprono la reale identità di Tolyan: un ladro. L'uomo viene arrestato e mandato ai lavori forzati in Siberia. Il piccolo, dolcissimo Sania vede spirare la madre dopo un aborto malriuscito e finisce così in un orfanotrofio. 7 anni più tardi ritrova il suo padre putativo, confidando di poter tornare con lui. Davanti al rifiuto di Tolyan, ormai malridotto, Sania lo uccide.
Il film premiato a Venezia e candidato al premio Oscar come miglior film straniero si inserisce nel solco di una tradizione del Nord-Est europeo che, passando per Papà è in viaggio d'affari, Kolya e La mia vita a quattro zampe, è capace di lasciare un segno profondo su qualsiasi spettatore. Virando su toni da commedia un racconto intenso e saturnino sul tema della paternità condotto a tre livelli (il padre morto durante la guerra e rievocato come una presenza fantasmatica, quello reale incarnato da Tolyan e quello di tutta la nazione, rappresentato da Stalin), Chukhrai mette a segno un'opera  di pregio che deve molto anche alla straordinaria recitazione dei tre protagonisti.

lunedì 6 aprile 1998

I laureati

anno: 1995       
regia: PIERACCIONI, LEONARDO  
genere: commedia  
con Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Leonardo Pieraccioni, GianMarco Tognazzi, Maria Grazia Cucinotta, Alessandro Haber, Tosca D’Aquino, E.Cavallotti, Sabrina Knaflitz, N.Parigi, B.Colella, Barbara Enrichi, C.Fadda, E.Gori          
location: Italia
voto: 1  

Le avventure di quattro vitelloni della periferia di Firenze che vivono nello stesso appartamento e sono in colossale ritardo con gli studi universitari. Leonardo (Pieraccioni) è invaghito della bella sorella (l'inespressiva Maria Grazia Cucinotta) di Rocco (Papaleo, "solo attore del gruppo  degno di questa definizione", come ha scritto Paolo D'Agostini). Quest'ultimo non sopporta il suo lavoro di metronotte. Bruno (Gian Marco Tognazzi) è impegolato in una relazione adulterina con la sorella di sua moglie. Infine Pino (Massimo Ceccherini) sogna una carriera nell'avanspettacolo.
Fragile come i collegamenti sinapsici del suo protagonista, volgare come non riuscirebbe a essere nemmeno Alvaro Vitali se facesse un film con Aristide Massaccesi, inutile come Gigi Marzullo, lento tanto da far rievocare nella memoria i film di Tarkovskij come fossero polizieschi, meschino nel citare Salinger per sfruttare l'unica battuta del film passandola per farina del proprio sacco, il primo lungometraggio del nuovo Re Mida della commedia italiana è un autentico insulto all'intelligenza. Firmato da Pieraccioni con Giovanni Veronesi e concepito a sketch, il copione mira a confezionare un Amici miei anni '90, rimandando invece a certe operazioni d'accatto di un altro comico toscano: Francesco Nuti. E a Pieraccioni non possiamo che augurare la stessa, ignominiosa fine professionale. Il montaggio è di Mirco Garrone.