giovedì 19 febbraio 2009

Frozen river - Il fiume di ghiaccio

anno: 2009       
regia: HUNT, COURTNEY   
genere: drammatico   
con Melissa Leo, Misty Upham, Michael O'Keefe, Mark Boone Junior, Charlie McDermott, James Reilly, Dylan Carusona, Jay Klaitz, Michael Sky, John Canoe, Nancy Wu, Adam Lukens, Betty Ouyang, Craig Shilowich    
location: Usa
voto: 6   

Ray (Leo) ha due figli da crescere da sola, è sempre in bolletta e il suo sogno è quello di comprare un prefabbricato per abbandonare la baracca dove vive da tempo. L'occasione per raggranellare qualche quattrino, del tutto fortuita, gliela fornisce una giovane mohawk (Upham) che trasporta clandestini asiatici dal Canada agli Stati Uniti attraverso il pericoloso fiume ghiacciato che divide le due nazioni. Ma non è detto che il ghiaccio regga il peso dell'auto e che tutto vada a buon fine.
Girato come un noir in sedicesimi, il film della esordiente Courtney  Hunt è un dramma declinato interamente al femminile, imperniato sull'idea di limite: quello che separa i due stati, innanzitutto, ma anche quello tra legalità e illegalità, tra maternità/collettivismo e sopravvivenza/individualismo. La Hunt accorda il suo cast su un registro sommesso, accenna a una svolta thriller senza perdere la direzione del racconto, firmando un'opera dominata dall'essenzialità dei paesaggi, assai compatta ma con una regia piuttosto anonima.    

lunedì 16 febbraio 2009

Religiolus - Vedere per credere (Religulous)

anno: 2009   
regia: CHARLES, LARRY   
genere: documentario   
con Bill Maher, Steve Burg, George Coyne, Jerry Cummings, Jose Luis De Jesus Miranda, Reginald Foster, Dean Hamer, Ken Ham, Aki Nawaz, Andrew Newberg, Mark Pryor, Yisroel Dovid Weiss, Tom Cruise, Pat Robertson, Fred Phelps, John McCain, George W. Bush, Kirk Cameron, John Travolta    
location: Usa
voto: 7,5   

Religulous (Religiolus nella versione italiana stupidamente storpiata): ovvero religious e ridiculous. Fuse nella crasi di un'unica parola stanno tutte le intenzioni di questo film di Larry Charles, che riesce finalmente a convogliare quell'attitudine grottesca spesa malissimo nella approssimativa biopic di Masked and anonimous e nel mockumentary Borat. Il regista americano affida al comico Bill Maher (uno che è mezzo cattolico e mezzo ebreo: "quando mi andavo a confessare portavo con me l'avvocato", dice) il compito di intervistare rappresentanti di spicco e adepti delle tre grandi religioni monoteiste e dei loro derivati ("volevo anche intervistare il Papa, ma mi hanno buttato fuori", dichiara): cristianesimo, islam ed ebraismo. Giocato tutto sul filo dell'ironia e in assoluta mancanza di qualsiasi forma di acrimonia antireligiosa, il film mette le religioni di fronte al loro coacervo di contraddizioni, fanatismo, irrazionalità diffusa, ignoranza sconcertante. Ne esce un quadro esilarante che raccoglie le grandi religioni e quelle minori (ci sono i musulmani gay, i Mormoni, Scientology, la setta di marijuana di Amsterdam…) sotto il comune denominatore di un dogmatismo irrazionale e ostinato, oltre che segnato da una colossale ignoranza. Non è necessario avere studiato la storia del cristianesimo per convincersi che - come diceva Umberto Eco - "la Bibbia è tutt'al più una raccolta di storie, peraltro di scarso valore letterario" o che la storia di Gesù ricalca pedissequamente quella del Dio Horus, che continuiamo a festeggiare ogni 25 dicembre ma la cui leggenda inizia 1400 anni prima della nascita di Cristo, o che i Vangeli riconosciuti dalla Chiesa furono scritti diversi decenni dopo la morte di Gesù, o che il Corano contiene passi che incitano alla violenza: sono cose che dovrebbero essere note a tutti. Mantenendo saldamente il timone di un registro ironico e leggero, Maher fa sì che gli intervistati di mettano in ridicolo da soli, evitando - con l'eccezione del pistolotto degli ultimi cinque minuti - di raccontare cose troppo sgradevoli. Come per esempio il fatto che la pena di morte è tuttora contemplata, in via di principio, dal Catechismo cattolico che recita: "2267 - L' insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell' identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l' unica via praticabile per difendere efficacemente dall' aggressore ingiusto la vita di esseri umani", o che in tutti i paesi musulmani vengono tradotti meno libri stranieri di quanti non se ne traducano nella sola Grecia. Alla faccia del dialogo, dell'amore, della tolleranza e della fratellanza.    

domenica 15 febbraio 2009

Tootsie

anno: 1982   
regia: POLLACK, SYDNEY 
genere: commedia 
con Dustin Hoffman, Jessica Lange, Teri Garr, Dabney Coleman, Charles Durning, Bill Murray, Sydney Pollack, George Gaynes, Geena Davis, Doris Belack, Christine Ebersole, Susan Merson, Kenny Sinclair, Amy Lawrence, Debra Mooney, Ronald L. Schwary, Lynne Thigpen, Peter Gatto, Ellen Foley, Pamela Lincoln, Mary Donnet, Richard Whiting, Greg Gorman, Gavin Reed, Richard Wirth, Susan Egbert, Bernie Passeltiner, Anne Shropshire, Tony Craig, Barbara Spiegel  
location: Usa
voto:7

Non riuscendo più a farsi scritturare da nessuna parte a causa del suo caratteraccio, Michael Dorsey (Hoffman) decide di presentarsi a un'audizione per una serie televisiva travestito da donna. Lo ingaggiano e grazie a lui la serie raggiunge un insperato successo. Ma quanto a lungo Michael potrà sopportare la sua falsa identità?
Ironico e garbato, il film di Pollack - sul quale ha messo mano un gran numero di sceneggiatori - scivola su qualche banalità ma riesce a raccontare assai bene la frustrazione derivata dall'assaggio di un successo vissuto sotto mentite spoglie.
Oscar 1982 a Jessica Lange come miglior attrice non protagonista.

giovedì 12 febbraio 2009

Appaloosa

anno: 2009   
regia: HARRIS, ED
genere: western
con Ed Harris, Viggo Mortensen, Renée Zellweger, Jeremy Irons, Timothy Spall, Lance Henriksen, Tom Bower, James Gammon, Ariadna Gil, Gabriel Marantz, Timothy V. Murphy, Corby Griesenbeck, Bob L. Harris, Cerris Morgan-Moyer, Bobby Jauregui
location: Usa
voto: 6

Appaloosa, New Mexico, 1882. Virgil Cole (Harris) e il suo dioscuro Everett Hitch (Mortensen) vengono assoldati dagli autoctoni per difendersi dai soprusi continui di Randall Bragg (Irons) e dei suoi scagnozzi. Le cose andrebbero secondo i piani se tra i due non si intromettesse una vedova (Zellweger) perennemente preoccupata di ingraziarsi il più potente.
Giunto al suo secondo lungometraggio dopo la biopic dedicata a Jackson Pollock, Ed Harris dirige un buddy movie in chiave western sul quale aleggia il cinema di Hawks, Ford e, ancor più, di Eastwood (Il cavaliere pallido su tutti). I modelli dei grandi autori del cinema western del passato vengono arricchiti da una sottile ironia che trova sbocco soprattutto nella complementarietà tra le afasie di Virgil e i puntuali contrappunti di Hitch, in una sorta di Jules e Jim della frontiera nel quale la lealtà e il valore supremo di un'amicizia virile sono capaci di sovrastare le meschine tessiture di una donna. Tutto funzionerebbe a perfezione se Renee Zellweger non sciorinasse smorfie per quasi due ore, convinta di trovarsi ancora sul set di Bridget Jones.    

lunedì 9 febbraio 2009

Frost/Nixon - Il duello

anno: 2009       
regia: HOWARD, RON 
genere: biografico 
con Frank Langella, Michael Sheen, Sam Rockwell, Kevin Bacon, Matthew Macfadyen, Oliver Platt, Rebecca Hall, Toby Jones, Andy Milder, Kate Jennings Grant, Gabriel Jarret, Jim Meskimen, Patty McCormack, Geoffrey Blake, Clint Howard, Rance Howard, Gavin Grazer, Simon James, Eloy Casados, Jay White, Wil Albert, Keith MacKechnie, Penny L. Moore, Janneke Arent, David Ross Paterson, Jennifer Hanley, Robert Pastoriza, Louie Mejia, Kevin P. Kearns, David Kelsey, James Ritz, Pete Rockwell, Ned Vaughn, Simone Kessell, Ben Pauley, Noah Craft, Talley Singer, Kaine Bennett Charleston, Gregory Alpert, Kimberly Robin, Michelle Manhart, Steve Kehela, Antony Acker, John Kerry, Jenn Gotzon, Googy Gress, Marc McClure, Joe Spano    
location: Usa
voto: 7 

Nella primavera del 1977 Richard Nixon (Langella), primo presidente della storia americana a essersi dimesso dall'incarico, accetta di lasciarsi intervistare da David Frost (Sheen), un presentatore di talk show inglese che lui ritiene innocuo e che proprio per questo potrebbe tornargli utile in vista di una possibile riabilitazione agli occhi degli americani. Ma Frost inchiodò Nixon sulle responsabilità dello scandalo Watergate, e per "Tricky Dicky" fu la fine della carriera politica.
Dopo l'enorme successo ottenuto a teatro, il testo di Peter Morgan, costruito su fatti realmente accaduti, passa sul grande schermo. Ron Howard - che dopo Apollo 13 e Cinderella man dimostra ancora una volta di riuscire a sfoderare le sue opere migliori quando guarda alla storia del suo Paese - rievoca quello storico duello televisivo come fosse un incontro di boxe. La logomachia vale i ganci, i diretti e i montanti di due pugili, i rispettivi staff di esperti richiamano il ruolo dei preparatori atletici. A fronteggiarsi, sul ring televisivo, ci sono un uomo avido, razzista, astuto e spregiudicato, probabilmente uno dei peggiori presidenti della storia americana, e un dandy ambizioso e volitivo, lo sfidante di turno partito con scarsissima credibilità e nettamente in svantaggio nelle prime tre delle quattro interviste che vennero registrate. Lo spettacolo si trasforma così in una triplice lezione sul cinema, il teatro e la televisione e rimane lì a dimostrare che da quest'ultima si possono trarre grandi vantaggi (Nixon imparò moltissimo dopo aver perso lo scontro presidenziale con Kennedy nel 1960) ma se ne può anche morire, condannati all'oblio e alla solitudine. Il tallone d'Achille del film è nel poco carisma dei due protagonisti, caratteristi abituali chiamati stavolta a interpretare personaggi di grosso calibro.    

domenica 8 febbraio 2009

Home

anno: 2009       
regia: MEIER, URSULA  
genere: grottesco  
con Isabelle Huppert, Olivier Gourmet, Adélaïde Leroux, Madeleine Budd, Kacey Mottet Klein, Renaud Rivier, Kilian Torrent  
location: Svizzera
voto: 5,5

L'idea di partenza non è male: una famiglia francese (lui, lei, e 3 figli che più diversi tra loro non si potrebbe) vive felicemente in una villetta ai bordi di un'autostrada che non ha mai visto concludersi i lavori, una delle tante cattedrali nel deserto di cui noi italiani siamo degli specialisti. Ma un bel giorno qualcuno decide di concludere l'opera e quell'insolita serenità bucolica si trasformerà in un inferno. Pur di non allontanarsi dalla loro magione, i cinque si mureranno in casa.
Il film d'esordio dell'elvetica Ursula Meier comincia come un film di Bunuel, con un forte senso di irrealtà, prosegue come uno di Shyamalan o di Dan Siegel, con il transito delle prime automobili simili all'arrivo di astronavi aliene e si chiude come un horror claustrofobico che ricorda Gli uccelli o L'inquilino del terzo piano. Tanto, troppo, se si considera che il film vuole essere una parabola apocalittica sui meccanismi oppressivi della famiglia ma che finisce con lo stemperarsi in un climax di follia piuttosto noioso, dalla quale l'unica che riesce a salvarsi è la più menefreghista di tutti, in ossequio a un darwinismo sociale secondo cui il gene egoista esce sempre vincitore. Sempre più consunta, la Huppert dà corpo (quello che le rimane) e nervi all'ennesimo personaggio borderline della sua monocorde carriera.    

Ex

anno: 2009   
regia: BRIZZI, FAUSTO 
genere: commedia 
con Vincenzo Alfieri, Claudio Bisio, Nancy Brilli, Cristiana Capotondi, Cécile Cassel, Dario Cassini, Eleonora Ceci, Fabio De Luigi, Claudia Fiorentini, Anna Fusco, Alessandro Gassman, Claudia Gerini, Gianluca Grecchi, Angelo Infanti, Flavio Insinna, Babak Karimi, Urbano Lione, Fulvia Lorenzetti, Paola Minaccioni, Enrico Montesano, Colin Moss, Francesca Nunzi, Silvio Orlando, Marina Pennafina, Martina Pinto, Nathalie Rapti Gomez, Elena Sofia Ricci, Vincenzo Salemme, Rosabell Laurenti Sellers, Carla Signoris, Marco Simeoli, Gianmarco Tognazzi, Fabio Traversa, Matteo Urzia, Valentina Valsania, Giorgia Wurth, Malik Zidi, Marta Zoffoli 
location: Italia   
voto: 7,5

C'è il giudice esperto in cause di separazione (Orlando), il professore di psicologia (Bisio), il prete (Insinua), la ragazza che ha vinto una borsa di studio all'altro capo del mondo (Capotondi) e il poliziotto dalla sberla facile (Gassman): chi lo è per un attimo, chi si avvicina a esserlo, chi torna sui propri passi e chi non può più tornare indietro, ma prima o poi tutti siamo stati "ex". Fausto Brizzi, già sceneggiatore di indigesti cinepanettoni e di un paio di film insulsi (i due episodi di Notte prima degli esami), alla sua terza prova da regista fa centro in pieno: la commedia sul tema degli ex si muove in perfetto equilibrio tra comicità e pathos, assortisce un cast ben affiatato, strizza l'occhio al botteghino aggiungendo qualche motivetto musicale alla moda e cuce il tutto con un montaggio ritmato ed efficace. Evitate le battute di grana grossa, Brizzi riesce a far ridere - e tanto - con una commedia aggiornata ai tempi della precarietà familiare, senza però possedere quella cattiveria con la quale Monicelli o Risi avrebbero trasformato il film in un capolavoro.    

lunedì 2 febbraio 2009

Volevo solo vivere

anno: 2006   
regia: CALOPRESTI, MIMMO   
genere: documentario   
con Andra (Alessandra) Bucci, Esterina Calò Di Veroli, Nedo Fiano, Luciana Momigliano Nissim, Liliana Segre, Settimia Spizzichino, Giuliana Tedeschi, Shlomo Venezia, Arminio Wachsberger    
location: Italia
voto: 8   

Attingendo allo sterminato archivio dello Shoah Foundation Institute for Visual History and Education creato da Steven Spielberg, qui nelle vesti di produttore esecutivo, Mimmo Calopresti ha selezionato  le testimonianze di quegli italiani sopravvissuti ai campi di concentramento di Auschwitz. Dal film documentario emerge un intreccio dolentissimo che parte dalla promulgazione delle leggi razziali nel 1938, prosegue con l'invasione del ghetto ebraico a Roma, continua con un viaggio interminabile di persone trattate come animali e stipate nei carri bestiame e finisce, per molti di loro, nelle atrocità del lager.
L'intersezione tra le testimonianze lucidissime di oggi e le raccapriccianti immagini d'archivio di ieri restituisce un quadro agghiacciante che non ha mai bisogno di attingere a toni da romanzo tanto sono vividi e netti i ricordi dei sopravvissuti. Un documento di enorme valore storico, un tassello della memoria alla cui visione dovrebbero essere costretti i negazionisti della Shoah che ancora danno aria alle loro ugole.