regia: HANEKE, MICHAEL
genere: giallo
con Daniel Auteuil, Juliette Binoche, Maurice Benichou, Annie Girardot, Bernard Le coq, Walid Afkir, Daniel Duval, Nathalie Richard, Denis Podalydes, Aissa Maiga, Caroline Baehr, Christian Benedetti, Lester Makedonsky, Philippe Besson, Loic Brabant, Blandine Lenoir
location: Francia
voto: 8
La vita di Georges (Auteuil), curatore di una rubrica letteraria televisiva, di sua moglie Ann (Binoche), editrice, e del loro figlio dodicenne sembra scorrere nella più assoluta normalità, finché non vengono loro recapitate, una dopo l'altra, alcune videocassette contenenti immagini strappate al loro quotidiano, accompagnate da sinistri disegni prodotti con tratto infantile. Le riprese - dapprima centrate unicamente sul loro appartamento - si estendono alla casa avita di Georges e a quella dove abita il figlio di un colono di famiglia, morto insieme alla moglie durante la violentissima repressione di Parigi del 1961 a danno degli algerini. Georges comincia a sospettare che si tratti di una vendetta del bambino allora rimasto orfano al quale, per colpa sua, non fu data la possibilità di una nuova famiglia. La polizia è impotente e le tracce che sembrano portare all'amico d'infanzia non sono forse quelle giuste.
Haneke confeziona un film algido, con almeno un paio di scene da fare accapponare la pelle, superbamente interpretato dai due protagonisti, in cui il "gioco" delle videocassette, pur non contenendo alcun esplicito elemento di ricatto, fa da sponda ai sensi di colpa di Georges. Ed è proprio su questi che si innesca la parabola esistenziale di una famiglia divorata dai reciproci sospetti, figlio incluso: nel finale (semi)aperto, che tocca una dimensione quasi metafisica, lo spettatore - coinvolto nel voyeurismo del film - si trova a dover dare un'identità a chi ha architettato la macabra trovata (guardando attentamente i titoli di coda si capisce qualcosa). Ma il film va assai oltre la trama gialla che propone: la sola idea che qualcuno ci possa spiare ci lascia sprofondare negli abissi dei nostri sensi di colpa, a cui cerchiamo goffamente di fare fronte nella convinzione, apparente, di non avere niente da nascondere. Premio al festival di Cannes per la migliore regia.
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