domenica 25 novembre 2007

Cronaca di una fuga

anno: 2006   
regia: CAETANO, ISRAEL ADRIAN  
genere: drammatico  
con Rodrigo De La Serna, Nazareno Casero, Pablo Echarri, Lautaro Delgado, Matías Marmorato, Martín Urruty, Julian Krakov, Pacho Guerty, Ruben Noceda, Erasmo Olivera, Alfonso Tort, Rito Fernandez, Daniel Dibiase, Guillermo de la Vega, Daniel Cuparo, Andres Chinello, Alfredo Castellani, Enrico Caetano, Cesar Albarracin, Leonardo Bargiga, Micaela Vazquez, Daniel Valenzuela, Pablo Urruty, Silvia Ribe, Pablo Ribba, Leonardo Ramirez, Susana Pampin, Diego Alonso  
location: Argentina
voto: 7,5

Argentina, 1978. In piena dittatura, una unità operativa al servizio del governo golpista rapisce Claudio Tamburrini (l'autore del libro da cui è tratto il film e intyerpretato da De La Serna), portiere di una squadra di calcio che ha sede nei pressi di Buenos Aires. Il ragazzo è accusato di essere uno dei sovversivi che vorrebbero ristabilire la democrazia nel Paese. Insieme a molti altri, viene recluso in una casa e tenuto in cattività in condizioni disumane per oltre 4 mesi, fino a quando, insieme ad altri tre compagni, non decide di fuggire.
Come accade da tempo nei paesi del'Est europeo, anche l'Argentina sta cominciando a guardare ai propri scheletri nell'armadio, trovandoli pieni zeppi di orrori. Se gli esuli già da tempo denunciano una porzione di storia orribile (Bechis, Solanas), anche i più giovani cominciano a rovistare negli archivi di stato trovando tante belle sorprese. Mentre il mondo apprezzava le gesta di Kempes e compagni, che nei mondiali di calcio scippavano il titolo all'Olanda, i generali erano impegnati a soffocare ogni palpito democratico: torture, desaparecidos, violenza psicologiche di ogni genere, crimini contro l'umanità sono solo parte dell'inventario che il regime militare argentino produsse in quegli anni. Il film ha un andamento, per l'appunto cronachistico: la regia dell'uruguayano Caetano (in Argentina soltanto dal 1985) è convenzionale, i colori desaturati in tonalità verde ocra enfatizzano il luogo desolanti della prigionia, i corpi perennemente umidi e martoriati, le unghie incrostate, le barbe incolte rendono iperrealistici e tangibili i sistemi usati nel centro clandestino di detenzione.    

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