regia: SCOLA, ETTORE
genere: commedia
con Stefania Sandrelli, Arnoldo Foà, Valerio Mastandrea, Fiorenzo Fiorentini, Lola Pagnani, Antonello Fassari, Rolando Ravello, Sabrina Impacciatore, Simona Cianti, Salvatore Marino, Augusto Fornari, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, Fabio Ferrari
location: Italia
voto: 4
Lo aveva fatto, con risultati assai apprezzabili, Federico Fellini. Lo aveva fatto anche Roberto Meddi, in un piccolo-grande film intitolato Ponte Milvio e circoscritto a un quartiere romano. Anche Ettore Scola prova a raccontare la città eterna con un film a cavaliere tra fiction e documentario, nel quale la macchina da presa non esce dal perimetro del centro capitolino, negando l'esistenza delle periferie pur evitando la tentazione dell'oleografia. Scorci della città ripresi a bordo dell'autobus, Aziende Sanitarie Locali, sezioni di partito, la grande manifestazione del 14 settembre 2002 contro la legge Cirami e immagini di barboni che solidarizzano si alternano a momenti di fiction: un uomo che non confessa alla moglie di essere stato licenziato; un altro che va a trovare la sua ex; una madre che perde il figlio durante una manifestazione (lo ritrovano De Gregori e la Mannoia!); un vecchio in procinto di andare in un ospizio; un giornalista che fa un'inchiesta sui romani; un trentenne che ascolta le voci dei morti al Verano. La confezione ne esce penalizzata da un eccesso di discontinuità, messa a nudo dall'incertezza dei movimenti della macchina da presa e dall'approssimazione del montaggio, che non riesce a dare la giusta fluidità nel passaggio da una scena all'altra. A Gente di Roma, girato in digitale, manca la capacità di cogliere l'ethos dei romani. Il copione che il regista ha scritto con Paola e Sofia Scola è affettuoso ma incapace persino di sfiorare la dimensione socioantropologica della città e dei suoi abitanti. Da un'idea interessante ne esce un'occasione sprecata, con molti episodi addirittura imbarazzanti (quello con la Sandrelli, inspiegabile, e quello girato al Verano). Ma la presenza e il pezzo di bravura di un immenso Arnoldo Foà vale, da sola, il prezzo del biglietto.
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