regia: AMELIO, GIANNI
genere: documentario
con Glauco Bettera, Giorgio Bongiovanni, Mosè Bottazzi, Nicola Calì, Ciro Cascina, Francesco Cocola, Roberto David, Ninetto Davoli, John Francis Lane, Corrado Levi, Pieralberto Marchesini, Alba Montori, Claudio Mori, Fernando Nigiro, Roberto Pagliero, Paolo Poli, Lucy Salani, Aldo Sebastiani, Vittorio Gassman, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Pier Paolo Pasolini, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello
location: Italia
voto: 7
Era dal 1978, anno in cui diresse La morte al lavoro, che Gianni Amelio non firmava un documentario, il suo terzo (il primo fu La fine del gioco). E non avrebbe potuto siglare meglio questo ritorno dopo il passo falso de L'intrepido, raccogliendo le testimonianze di omosessuali, tutti molto avanti con gli anni (l'unica eccezione è il ragazzo filmato in coda al film), che ricordano la dolorosa repressione dei tempi del Fascismo e del Dopoguerra, scoperchiano l'ipocrisia dilagante negli ambienti democristiani dell'epoca (gli stessi che misero alla gogna il ministro Sullo, costringendolo al matrimonio coatto), raccontano i rapporti con madri e padri, i percorsi talora sghembi di accettazione della propria condizione di "diversi". Se le interviste, quasi sempre realizzate nel più assoluto rispetto dei testimoni, a macchina da presa ferma e senza alcuna voce fuori campo, sono raccolte con criterio mirabile e punte di estremo interesse (come quando si parla della cementificazione del linguaggio operata dalla parola gay, che da sola faceva piazza pulita delle differenze nella differenza tra i vari femminiello, ricchione, per non dire di termini come invertito, capovolto o anfibio), lasciano di stucco i materiali d'epoca. Cinegiornali e mezzi a stampa esprimevano un'incessante turlupinatura all'insegna di una scorrettezza politica che non risparmiò neppure Pasolini. Quella stessa scorrettezza che non ebbe alcuna remora nemmeno con l'attore-simbolo della Gran Bretagna, John Gielgud, incarcerato per la sua omosessualità. Dopo, a dare la croce sulle spalle degli omosessuali, sarebbe arrivato l'AIDS. Oggi per fortuna qualcosa è cambiato e il fatto questa sorta di meritevolissima contro storia dell'omosessualità sia riuscita a circolare, seppure in maniera semi-carbonara, ne è in parte la prova. Anche se a prezzo di un appiattimento sull'omologazione, come suggerisce il verso di Sandro Penna che dà il titolo al film: "Felice chi è diverso / essendo egli diverso. / Ma guai a chi è diverso / essendo egli comune".
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