sabato 11 maggio 2013

Miele

anno: 2013       
regia: GOLINO, VALERIA  
genere: drammatico  
con Jasmine Trinca, Carlo Cecchi, Libero De Rienzo, Vinicio Marchioni, Iaia Forte, Roberto De Francesco, Barbara Ronchi, Massimiliano Iacolucci, Claudio Guain, Elena Callegari, Teresa Acerbis, Jacopo Crovella, Valeria Bilello, Gianluca De Gennaro  
location: Italia, Messico, Turchia
voto: 8

Eros e thanatos si confondono nella vita di Irene (Trinca), conosciuta con lo pseudonimo di Miele da chi non sopporta più lo strazio di un corpo annichilito dalla malattia e decide così di morire. Una volta al mese, tra una nuotata, una corsa, una relazione con un uomo sposato che si permette anche di essere geloso (Marchionni), Miele va in Messico a procurarsi un barbiturico per cani che somministra ai suoi "pazienti". Ha un'etica, Miele. Così, quando viene a sapere che un ingegnere settantenne (Cecchi), il suo ennesimo "cliente", è in realtà un uomo che gode di ottima salute, va su tutte le furie. Tra i due nasce un rapporto conflittuale ma anche confidenziale, che induce Miele a cercare di dissuadere l'ingegnere dai suoi propositi suicidari.
Tratto dal romanzo "A nome tuo" di Mauro Covacich (rielaborato in fase di sceneggiatura con Francesca Marciano e Valia Santella), il film d'esordio di Valeria Golino è una magnifica sorpresa. Non tanto per il tema spinoso che coraggiosamente sceglie di affrontare (l'eutanasia, il suicidio), quanto per la qualità della messa in scena, per la regia capace di scelte mai banali, dal montaggio del sonoro alla fotografia di una Roma spesso inedita. Potente, a tratti commovente e persino ironico, Miele riesce a mostrare la complessità d'animo di quest'angelo della morte arrivando a sospendere completamente il giudizio in merito all'aspetto etico (la ragazza ne ricava pur sempre dei soldi e forse, come sembrano suggerire i flashback ellittici di alcune bellissime riprese sulla neve, da giovane ha perso la madre in modo traumatico). Al solito, immenso Carlo Cecchi il merito di avere dato volto e anima a un personaggio che rimane scolpito nella memoria; a Jasmine Trinca, l'attrice più androgina del nostro cinema, quello di aver offerto la sua prova migliore (sebbene la sua gamma espressiva continui a essere confinata nelle espressioni torve e crucciate) e a Valeria Golino quello di averci regalato un esordio memorabile e un finale bellissimo, anche se un po' telefonato.    

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