regia: GREEN, KITTY
genere: documentario
con Inna Shevchenko, Sasha Shevchenko, Anna Hutsol, Oksana Shachko
location: Ucraina
voto: 2
Dal 2008 le Femen, un gruppo di ragazze ucraine, manifesta contro il turismo sessuale e lo sfruttamento dell'immagine delle donne attraverso coreografie in topless. Queste amazzoni quasi tutte altissime e assai magre cercano di riposizionare l'iconografia femminile in un quadro antimachista e contro il regime dispotico di un Paese che, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, a partire dagli anni '90 ha fatto registrare una situazione economica drammatica che ha indotto molte donne alla prostituzione.
La maggior parte dei sit in delle Femen si svolgono a Kiev, ma non sono mancate manifestazioni in Turchia, contro Erdogan e il regime islamico, né contro quel puttaniere di Berlusconi. La scena è quasi sempre la stessa: loro si presentano in piazza a seno nudo e con dei cartelloni che riportano alcuni slogan elementari e i poliziotti - generalmente in rapporto di 6/7 uomini contro una donna - le ammanettano e le caricano sul blindato. Colpiscono due aspetti di queste manifestazioni: il fatto che tutto sembri terribilmente posticcio, un copione sempre identico a sé stesso che per ottenere la giusta risonanza mediatica fa ricorso al nudo, incoraggiando così il pregiudizio di quella parte di popolazione che già le addita come prostitute. Ma il fenomeno più contraddittorio è un altro: dietro tutto questo c'è un uomo, un tale Victor, l'ideologo che le manette ai polsi non sa neppure cosa siano. Lui orchestra; loro - a quasi totale digiuno da qualsiasi idea di femminismo - eseguono. Dire che il documentario è rozzo è un eufemismo. Si concentra sulle interviste a 4 delle maggiori esponenti delle Femen, raccoglie pochissime immagini di repertorio - nelle quali colpisce il fatto che le loro irruzioni in pubblico siano annunciate con tale anticipo che puntualmente è presente uno stuolo di fotografi, nemmeno fossimo alla Croisette -, non documenta, non ricostruisce, non spiega. E alle Femen, dotate di tante buone intenzioni, rende un pessimo servizio, restituendo l'idea di un gruppetto di fanatiche teatranti.
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